COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 30 ottobre 2002


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LEO

La seduta comincia alle 14.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del capo del dipartimento per le politiche fiscali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma dell'amministrazione finanziaria, l'audizione del capo del dipartimento per le politiche fiscali.
Innanzitutto vorrei ringraziare l'avvocato Andrea Manzitti per la sua presenza a questa audizione. Abbiamo già avuto una serie di incontri con i direttori delle agenzie ed anche con il direttore pro tempore del dipartimento per le politiche fiscali, che ci ha illustrato quali erano i rapporti e quale era l'attività che svolgeva il Dipartimento alla luce della riforma avviata nell'amministrazione finanziaria. Pertanto chiedo all'avvocato Manzitti di farci un quadro degli aspetti generali e, successivamente, di segnalarci quali sono le problematiche concrete che si trova ad affrontare in questa fase di avvio della sua esperienza.

ANDREA MANZITTI, Capo del dipartimento per le politiche fiscali. Premetto che ho assunto questo incarico in data estremamente recente, soltanto agli inizi del mese di agosto, quindi la mia percezione è commisurata al breve tempo avuto per familiarizzare con la struttura. Il Dipartimento, come è noto, è strutturato, sulla base del regolamento di organizzazione, in otto direzioni centrali: ufficio giuridico-tributario; ufficio politiche economico-fiscali; ufficio relazioni internazionali; ufficio agenzie ed enti della fiscalità; ufficio amministrazione delle risorse; ufficio del federalismo fiscale; ufficio coordinamento tecnologie informatiche; ufficio comunicazione istituzionale. Ognuna di esse costituisce una parte importante dell'attività del dipartimento. Ho trovato un'organizzazione solida, grazie al mio predecessore dottor Tino, che ha svolto un ottimo lavoro per quanto riguarda l'impianto e l'avvio della struttura. Ho trovato uffici ben organizzati, anche se, ovviamente, tutto è perfettibile, e quindi il mio sforzo e quello dei direttori centrali sarà quello di andare verso una maggiore efficienza e focalizzazione delle risorse e dei risultati.
Dal mio ingresso ad oggi il dipartimento è stato impegnato su numerosi fronti a carattere straordinario, soprattutto per quanto riguarda la predisposizione dei documenti istruttori per la legge finanziaria e per le altre misure urgenti in materia fiscale, in particolare il decreto legislativo n. 209. Ci stiamo attrezzando per affrontare le opportunità che nasceranno dalla recente acquisizione dell'intero capitale sociale della Sogei SpA e stiamo continuando il lavoro di collaborazione di finanza e controllo sulle agenzie


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fiscali e sugli altri enti della fiscalità in vista della predisposizione delle convenzioni per l'anno 2003.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che desiderino intervenire.

GIORGIO BENVENUTO. Intanto vorrei sapere se l'avvocato Manzitti ha portato con sé una memoria, come aveva fatto a suo tempo il dottor Tino.

ANDREA MANZITTI, Capo del dipartimento per le politiche fiscali. No, anche perché avevo chiesto se fosse possibile avere un'idea dei punti che sarebbero stati in discussione in modo da prepararmi prima e lasciare una memoria scritta, ma mi è stato invece comunicato che l'audizione non verteva su questioni specifiche. Pertanto, laddove non mi fosse possibile rispondere in questa sede ad eventuali quesiti posti, mi riservo di fornire successivamente le informazioni richieste.

GIORGIO BENVENUTO. A nome del gruppo dei Democratici di sinistra, desidero rivolgere anche all'avvocato Manzitti, come ai suoi colleghi che hanno ricoperto prima di lui questo incarico, gli auguri di buon lavoro. Nell'ambito di questa indagine conoscitiva abbiamo svolto una serie di audizioni nelle quali abbiamo apprezzato molto la presentazione di elaborati, da parte dei diversi direttori delle agenzie, che fornivano notizie ed informazioni puntuali e precise su come si sta realizzando la riforma dell'amministrazione finanziaria. Sono meravigliato che non le abbiano fornito delle indicazioni al riguardo, ma l'indagine che noi stiamo conducendo tende ad approfondire la grande novità rappresentata dalla trasformazione subita dall'ex Ministero delle finanze, oggi inglobato nel Ministero dell'economia e delle finanze. Intendiamo valorizzare il lavoro che si è organizzato nelle agenzie e abbiamo osservato con grande interesse i risultati ottenuti delle agenzie, la loro capacità di comunicazione e di costruire un rapporto con l'esterno. Nel corso di queste audizioni abbiamo sollevato anche problemi delicati: come infatti il presidente ricorderà, siamo partiti proprio dal rapporto tra agenzie e ministero soprattutto in merito al tema delle norme e della loro interpretazione.
Era per noi interessante disporre di elementi che consentissero di valutare e di riflettere sulla riforma dell'amministrazione finanziaria in questo primo anno e mezzo di attuazione, in modo da valutare gli aspetti critici e quelli positivi esistenti nel rapporto tra il ministero e le agenzie fiscali. Sarebbe interessante anche ricevere ulteriori informazioni in ordine alla vicenda relativa alla trasformazione di Sogei SpA. Tutto ciò anche al fine di prevedere i problemi che in futuro si potrebbero porre.
Ho provveduto a ringraziare il Governo, tramite l'onorevole Leone, per averci consentito di risolvere il problema relativo all'inquadramento del personale che poteva rappresentare un elemento di particolare delicatezza per la gestione e la funzionalità del Ministero dell'economia e delle finanze e delle agenzie fiscali.
I problemi sui quali desidereremmo che si effettuasse un'opportuna riflessione concernono innanzitutto l'elaborazione della normativa di carattere fiscale, spesso confusa e contraddittoria; al riguardo, auspicherei anche che fossero auditi nuovamente i rappresentanti degli ordini professionali. La qualità delle norme rappresenta per il Parlamento un aspetto fondamentale e delicato ed è per noi molto importante disporre di elementi di valutazione che consentano di comprendere come il Ministero dell'economia delle finanze intende operare.
Sottolineo, a tale proposito, come negli ultimi tempi si vada evidenziando una sorta di attenuazione dell'impegno dell'amministrazione finanziaria nella valorizzazione di uno strumento, lo statuto del contribuente, che aveva fatto registrare, in sede parlamentare, un grande consenso e un forte coinvolgimento tanto dell'amministrazione quanto della Guardia di finanza, e che riteniamo fondamentale per una corretta dinamica dei rapporti tra amministrazione e contribuente.


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Un altro problema delicato, che sottopongo all'attenzione del dottor Manzitti, concerne l'amministrazione finanziaria la quale è sicuramente tra le migliori di cui dispone il paese in termini di capacità di comunicazione e di sistemi informatici; non a caso, ha ottenuto riconoscimenti ed apprezzamenti sia nazionali - Corte dei conti - sia internazionali. Nonostante ciò, il Parlamento - l'opposizione, la maggioranza - e gli stessi sottosegretari non dispongono di dati che invece vengono regolarmente pubblicati dagli organi di stampa (come, ad esempio, Il Sole 24 Ore). Si tratta di una vera e propria mancanza di rispetto del ruolo e delle funzioni del Parlamento, che di fatto non viene coinvolto ed informato nel modo corretto e attraverso canali istituzionali. Ad esempio, in ordine al tema della emersione del lavoro sommerso, è stata fornita alla Commissione finanze una documentazione che non è possibile qualificare; se il livello di elaborazione dei dati fosse veramente quello che traspare da tale documentazione si dovrebbe dare un giudizio poco lusinghiero di un'amministrazione che, al contrario, dispone di notevoli capacità e professionalità. Se invece sussistessero difficoltà di carattere politico, allora dovrà essere il ministro ad assumersi la responsabilità della mancata comunicazione dei dati. Per non parlare poi della discussione svoltasi sulla DIT, in occasione della conversione in legge del decreto fiscale, durante la quale il relatore, la maggioranza e l'opposizione disponevano solo di dati ormai superati, mentre dati più aggiornati erano contenuti in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore. È inutile sottolineare come la mancata informazione sui dati renda difficile lo svolgimento del nostro lavoro.
Trovo singolare che, da un lato, con riferimento alla legge Tremonti-bis, si registra il rifiuto politico del Governo a fornire alla Commissione finanze e al Parlamento la relazione (che avrebbe dovuto essere disponibile entro il mese di giugno) e, dall'altro, sulle questioni ordinarie, invece di fornire i dati al Parlamento si lascia che esso li apprenda dagli organi di stampa. Sono poi al corrente della lodevole presentazione, il 5 novembre, dei dati sulle dichiarazioni tributarie del 1999, ma rilevo come la vecchia amministrazione finanziaria, pur non così efficiente come l'attuale, si caratterizzasse tuttavia per la precisa e costante capacità di comunicazione dei dati al Parlamento, tanto nella prima quanto nella cosiddetta seconda Repubblica.
Ricordo che fu il ministro Visentini a stabilire ed ottenere la trasmissione puntuale dei dati. Alcuni problemi sono stati registrati con il ministro Visco, ma sono poi stati risolti con il ministro Del Turco e - come i colleghi ricorderanno- il tradizionale invio dei dati a disposizione dell'amministrazione era ripreso.
Vorrei che non fossimo costretti, anche in questa occasione, a leggere i dati sulla stampa specializzata o a rincorrerli attraverso altre fonti di informazione e che la Camera - o meglio la Commissione finanze - fossero messe piuttosto in condizione di conoscere direttamente la situazione, dal momento che il valore e la professionalità riconosciute all'amministrazione finanziaria grazie al cambiamento intervenuto rendono possibile la disponibilità dei dati in tempo reale.
Pertanto, la raccomandazione che rivolgo - potrà verificare dal resoconto stenografico che c'è stato una sorta di confronto sulla materia con il dottor Tino - è che, al di là di eventuali ostacoli di odine politico, la trasmissione di informazioni possa procedere a ritmi regolari, tanto più se si considera che le quattro agenzie, a cominciare da quella guidata dal dottor Ferrara, si muovono secondo linee di comportamento che consentono puntualmente di venire a conoscenza dei dati in loro possesso.
Concludo ricordando che fino a quando non ho avanzato una formale richiesta in sede di question time in Commissione, durante la quale il sottosegretario ha anticipato i dati che verranno presentati il 5 novembre, la ripartizione dei contribuenti per classi di reddito a disposizione del Parlamento risaliva addirittura all'anno 1995. Alla luce di tutte le considerazioni


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che ho svolto, auspico per il futuro di poter contare su una maggiore collaborazione nella trasmissione di dati la cui elaborazione è frutto del lavoro svolto con molta competenza e capacità dal personale dell'amministrazione finanziaria.

ALFIERO GRANDI. Desidero aggiungere qualcosa sulla Sogei, in relazione alla funzione di indirizzo esercitata su di essa dal Ministero dell'economia, azionista di riferimento della società, e al suo rapporto con il dipartimento in termini di operatività.
Due sono i problemi che desidero sollevare. Innanzitutto, l'iniziativa del 5 novembre che, da una sommaria lettura dei partecipanti, mi pare connotata da una logica fortemente aziendale e di parte. Tra l'altro, nell'organizzazione dell'evento, si è anche dimenticata la competenza sul controllo dei dati della Commissione bicamerale di vigilanza sull'anagrafe tributaria. Mi sembra insomma una presentazione di dati molto orientata alla maggioranza e poco altro.
Vi è poi un elemento - recentissimo, di queste ore - che mi è stato segnalato dal collega Cennamo e che riguarda la decisione della Sogei di trasferire personale da diverse sedi italiane a Roma, con motivazioni discutibili ma, soprattutto, senza alcuna valutazione degli effetti di tale scelta sugli interessati e senza alcun loro coinvolgimento nella decisione assunta.
Se il direttore lo desidera, posso lasciare copia del materiale che il collega Cennamo mi ha fatto pervenire affinché, nel caso non fosse in grado di rispondere oggi, possa comunque compiere una verifica nel più breve tempo possibile.
Si tratta di persone che vengono da tutta l'Italia, da Palermo fino ad aree del nord, che improvvisamente vengono informate da Sogei che a decorrere da una certa data sono stati trasferiti e assegnati ad altra sede. Poiché questo problema riguarda una struttura che oggi è di proprietà del Ministero, bisogna che quest'ultimo si faccia carico, tramite il dipartimento, di una soluzione adeguata.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grandi. Va precisato però che Sogei resta una struttura di tipo privatistico, che si muove quindi con regole e logiche privatistiche senza rispondere ai canoni e ai paradigmi propri del settore pubblico, dove un trasferimento implica sicuramente procedure più complesse.

MARIO LETTIERI. Innanzitutto rivolgo, a titolo personale e a nome del gruppo della Margherita, i migliori auguri al dottor Manzitti per l'alto incarico a cui è stato chiamato.
Ho sempre nutrito grande rispetto e ammirazione per il ruolo dei manager, siano essi pubblici o privati. Tuttavia, siccome sono venute alla luce alcune distorsioni nelle relazioni tra il Parlamento - in questo caso la Commissione finanze - e la struttura in quanto tale, per quanto attiene la trasmissione dei dati - problema su cui ritornerò - voglio precisare che la struttura, cioè la dirigenza - come tutti i dipendenti pubblici - è vincolata al solo rispetto della legge.
Nel caso specifico, quest'ultima, la cosiddetta Tremonti-bis, prevedeva che il 30 giugno i dati sarebbero stati trasmessi al Parlamento, ma ciò non è avvenuto!
Ritengo che vi sia senza meno una precisa responsabilità politica ma, allo stesso tempo, sono convinto che il dipartimento preposto avrebbe dovuto trasmettere quei dati alla Camera dei deputati, in questo caso alla Commissione finanze che li ha richiesti.
Nella mia concezione (naturalmente si tratta di un'interpretazione che potete contestare, anche se mi auguro che ciò non avvenga) la pubblica amministrazione dovrebbe collocarsi in posizione di terzietà rispetto a chi governa e rispetto al cittadino che, in questo caso, risulta deputato a svolgere un mandato che è anche di controllo e di verifica.
Abbiamo assistito a situazioni veramente offensive per il ruolo del parlamentare: essere costretti a leggere sulla stampa - bene ha fatto il collega Benvenuto a rilevarlo - informazioni che non siamo riusciti invece ad ottenere in questa sede!


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Gli stessi sottosegretari, per quanto ben disposti, spesso si sono trovati in difficoltà nel fornire dati certi. Se siamo ridotti in questa situazione, allora povera Italia: altro che quinta potenza del mondo dal punto di vista industriale! Qui c'è una situazione di regresso, magari non sarà attribuibile tutta al Governo attuale (probabilmente anche a quello precedente, non ho difficoltà ad ammetterlo), ma è in materia di concezione dei rapporti tra istituzioni che bisogna regolarsi diversamente.
È stata poi evidenziata la necessità, che mi vede concorde, di un miglioramento qualitativo dei testi di legge; ritengo che il dipartimento abbia più titolo di chiunque altro per fornire al ministro testi più consoni e, per così dire, meglio elaborati. Non manca occasione che il Comitato per la legislazione, che opera molto bene nell'ambito della Camera dei deputati, non rilievi con puntualità, anche con sistematicità ossessiva se volete, il richiamo al dovere della novellazione, che ci deriva da una lettera circolare del Presidente del Consiglio, del Presidente della Camera e del Presidente del Senato. Ma è un adempimento al quale, purtroppo, si viene meno con regolarità e ciò incide sulla qualità della nostra legislazione.
Citerò, a titolo esemplificativo, il decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138 (convertito nella legge 8 agosto 2002, n. 178), il cosiddetto decreto omnibus, il quale, a mio parere, ha rappresentato uno strumento intervenuto - al di là della volontà politica di effettuare una riforma in peius rispetto alla disciplina del credito di imposta previsto dalla legge n.388 del 2000, relativamente al bonus su occupazione e investimenti - anche in modo farraginoso in materia. Peraltro la nuova normativa ha condotto a complicazioni tali per cui i commercialisti, così come i consulenti del lavoro, oltre che gli imprenditori interessati si sono trovati in enormi difficoltà, anche in ragione di un susseguirsi di circolari attuative emanate dall'agenzia delle entrate di Pescara, titolata a ricevere le domande presentate dagli interessati. Mi auguro che una vicenda del genere non abbia a ripetersi.
Sono particolarmente preoccupato da un fatto: in sede di discussione del disegno di legge finanziaria, il relatore Angelino Alfano ha presentato un emendamento modificativo - a mio avviso peggiorativo, ma questo è chiaramente un giudizio politico, me ne rendo conto - per quanto riguarda la detrazione - a fini Irpef - del 36 per cento per i lavori di ristrutturazione. Mi auguro che il Governo e il dipartimento delle politiche fiscali valutino bene quella norma, nel rispetto di chiarezza e semplicità dispositiva, per renderla effettivamente fruibile dai cittadini beneficiari e non trovarci in un caso analogo a quello del credito di imposta determinato dall'emanazione del decreto omnibus di luglio.
Sul federalismo fiscale, chiedo che il dipartimento si cimenti nella elaborazione di tutte le simulazioni possibili, considerando le varie ipotesi, di modo che in futuro il Parlamento, disponendo di un quadro completo, sia messo nella condizione di tenere un confronto a più voci con le regioni, per verificare quale sia la legislazione finale da approvare, così da non provocare grandi squilibri nel nostro paese.
Infine, visto che si è parlato della Sogei, struttura informatica detenuta dal Ministero dell'economia, sebbene gestita secondo le norme di tipo privatistico, aggiungo una provocazione: perché richiamare strutture e personale e fare in modo che questo si trasferisca interamente a Roma? Si tratta infatti di sistemi informatici, i quali bene potrebbero essere allestiti ad esempio nei territori montani della Basilicata: tanti cittadini ed operatori, tanti giovani laureati potrebbero lavorare tranquillamente in quei territori, che si vanno invece spopolando rapidamente. Sarebbe un andare contro tendenza di segno positivo.

PRESIDENTE. Così aumenteremmo anche il reddito locale! Vorrei anch'io chiedere qualcosa all'avvocato Manzitti. Mi


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sembra - da come è stata avviata questa indagine conoscitiva - che tutto abbia preso spunto da una certa difficoltà di interazione tra dipartimento delle politiche fiscali e agenzie.
Ormai, però, un passo avanti è stato compiuto, perché ciascuno dei soggetti interessati sembra aver individuato bene il proprio campo di azione: è ora noto che le agenzie svolgono attività interpretativa mentre il dipartimento delle politiche fiscali si occupa della normativa secondaria, di ausilio all'ufficio legislativo e al ministro nella redazione dei testi legislativi.
Un altro punto intendo segnalare all'avvocato Manzitti, visto che nelle sue competenze rientra anche la gestione degli organi giurisdizionali tributari. Per quanto riguarda i giudici tributari, forse occorrerebbe un ripensamento e credo che i tempi siano maturi per vedere quale sorte assegnare alla commissione tributaria centrale. Abbiamo infatti un organismo che continua ad operare ma che ormai costituisce un vero binario morto, in un momento in cui dovremo verificare l'economia e anche il carico gravante sulla commissione tributaria centrale. Ci è chiaro che i gradi di giudizio sono tre: provinciale, regionale e infine Corte di cassazione. Tenuto presente questo, forse sarebbe necessario esaminare quale sia l'effettivo carico rappresentato dal contenzioso in atto.
A mio modo di vedere, in base alle mie personali reminiscenze riferite al precedente incarico di direttore al Ministero, tutto il gravame di contenzioso non dovrebbe più aver ragione di essere, in seguito a quanto determinato da condoni, definizioni, sanatorie: il problema dovrebbe essere praticamente risolto. Non dovremmo avere liti pendenti da decidere. Inviterei l'avvocato Manzitti a compiere un approfondimento di questa tematica, per realizzare economie per i nostri conti pubblici evitando la dilatazione temporale del fenomeno.

ANDREA MANZITTI, Capo del dipartimento per le politiche fiscali. Ho ricevuto numerose sollecitazioni, a cui risponderò senza rispettare necessariamente l'ordine degli interventi.
In primo luogo, per quanto riguarda la memoria illustrativa, a seguito di questa audizione sarà mia cura predisporre un aggiornamento e un'integrazione di quella a suo tempo preparata dal dottor Tino, sulla base di quanto intervenuto tra la data della sua audizione presso questa Commissione ed oggi.
Ho molto apprezzato il plauso riscosso relativamente a capacità, doti e professionalità raggiunte dall'amministrazione finanziaria.
Io provengo dal mondo privato, ma ho sempre avuto una vocazione istituzionale. Avendo lavorato nel mondo del diritto tributario per molti anni, ho avuto modo di percepire e apprezzare particolarmente l'enorme trasformazione di tutta l'amministrazione finanziaria soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni. Volontà e desiderio di partecipare - e per quanto possibile contribuire - a questo cammino sono stati gli elementi decisivi capaci di spingermi ad abbandonare il mondo privato per entrare in quello pubblico. Ed è sulla base di questa considerazione che svolgerò tutte le riflessioni che seguiranno.
Per quanto riguarda il problema dei dati aggregati, ovvero la rilevazione di quelli fiscali, essa notoriamente comporta acquisizione, stabilizzazione, gestione ed organizzazione di una massa enorme di informazioni. A questo scopo è predisposta una struttura specifica e gli input relativi alle varie elaborazioni dipendono dall'ufficio dell'analisi economica, il quale è sottoposto, a sua volta, al dipartimento delle politiche fiscali. Ovviamente, la predisposizione di prospetti riassuntivi intanto è facilitata in quanto più ci si muova verso una telematizzazione delle comunicazioni fiscali da parte del contribuente all'amministrazione finanziaria.
Siamo molto avanti da questo punto di vista: la presentazione, prevista per il 5 di novembre prossimo, di prospetti inerenti all'anno 1998, sarà solo la prima di una serie da svolgersi con cadenze molto più ravvicinate. Il 5 novembre verranno presentati i dati relativi al 1998 a quattro


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anni di distanza dall'anno di riferimento, mentre non si attenderà la decorrenza di un termine così lungo per comunicare i dati relativi al 1999; esiste infatti, un programma di smaltimento e di predisposizione di analoghe comunicazioni per gli anni successivi a distanza estremamente ravvicinata. Stiamo anche lavorando ad una predisposizione di dati su supporto elettronico non cartaceo in modo tale che questi possano essere più facilmente trasportati e addirittura inviati qualora se ne facesse richiesta.
Per quanto riguarda invece i dati richiesti in relazione a singole fattispecie, non sono assolutamente a conoscenza di alcun ostacolo politico; posso soltanto dire che, per quanto riguarda l'attività del nostro Dipartimento, non esiste alcuno ostacolo. A quanto mi risulta, i dati che ci vengono richiesti vengono forniti compatibilmente alla loro disponibilità. Non sono a conoscenza di alcun caso in cui vi sia stata una qualsiasi ritrosia. Per quanto riguarda l'esempio citato circa gli effetti della cosiddetta Tremonti-bis, la mia valutazione è che forse è stata fatta una previsione errata quando è stata promessa la consegna della relazione per il 30 giugno, perché per quella data era assolutamente impossibile avere i dati. Come sa chiunque conosca il meccanismo delle dichiarazioni dei redditi, infatti, queste, ovvero gli unici atti dai quali possono ricavarsi le informazioni che costituiscono poi la base per adempiere al citato dovere di comunicazione, sono ricevute entro il 31 di ottobre. Se dunque l'impegno di fornire i dati entro il 30 giugno non poteva essere mantenuto, essi verranno comunicati non appena avremo a disposizione la base conoscitiva indispensabile per estrarli.
Ho percepito ed apprezzato il richiamo circa la chiarezza delle norme e anche in questo caso vorrei partire dalla mia esperienza personale. Mi sono reso conto quanto sia più facile criticare piuttosto che fare. Premesso ciò, questa non deve assolutamente essere una scusa. Le vicende che hanno portato alla percezione di una certa farraginosità di alcuni strumenti legislativi probabilmente sono anche dovute al fatto che sulle norme di tax expenditure, cioè di spesa fiscale, si è inserito un meccanismo, il cosiddetto controllo dei flussi di spesa, che ha comportato, in presenza di un accertato sfondamento dei limiti di spesa, la necessità di una legislazione di urgenza, e, come tutti sappiamo, la fretta è nemica del bene. È chiaro che il Dipartimento per le politiche fiscali farà della maggior chiarezza dei testi normativi uno dei banchi di prova della propria efficienza in base al quale vorrà essere valutato dall'autorità politica.
Per quanto riguarda poi la Sogei, è già stato ricordato come i trasferimenti, nell'ambito di una società per azioni, vengono decisi dal consiglio di amministrazione. Il Ministero dell'economia e delle finanze come azionista delle SpA si comporta come qualsiasi azionista: i suoi poteri sono quelli di nominare il consiglio di amministrazione, di approvare i progetti di bilancio e le operazioni riservate alla competenza esclusiva delle assemblee ordinaria e straordinaria, ma al di fuori di tutto ciò è il consiglio di amministrazione che decide, trattandosi di fatto interno ad una struttura integralmente regolata dal diritto privato.
Sullo Statuto del contribuente, ho percepito il richiamo all'osservanza di una norma che io ho sempre giudicato di civiltà giuridica e sociale e da ciò l'operato del dipartimento non potrà sicuramente prescindere. È chiaro che tutto ciò che riguarda gli eventuali contrasti tra normativa successiva allo Statuto e attività normativa attiene alla sfera dell'attività politica. Tutto ciò che invece è più direttamente a contatto con i cittadini, ossia l'esplicazione dell'attività amministrativa, è soprattutto nelle mani delle agenzie. Il ruolo del dipartimento è comunque molto importante e non secondario, perché tra i sui compiti è incluso il controllo sulle agenzie, in particolare la vigilanza sull'adempimento dei criteri di correttezza, trasparenza ed imparzialità, che sono essi stessi alla base, in quanto principi generali, dello Statuto del contribuente. Il nostro dipartimento, attraverso gli uffici preposti, ha in atto una serie di programmi


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all'interno della vigilanza che riguardano tutta una serie di procedimenti amministrativi, anch'essi regolati dai principi ispiratori ed espliciti dello Statuto che si stanno sviluppando.
Per quanto riguarda infine la commissione tributaria centrale, faremo un esame per stabilire quale sia l'effettivo carico di lavoro. Ci siamo resi conto, ma queste sono notizie ancora non supportate da dati definitivi, che la maggior parte delle cause pendenti presso la commissione tributaria centrale sono richieste di rimborso, in relazione alle quali gli strumenti deflattivi del contenzioso tributario, non ultimo quello proposto nella legge finanziaria, e la chiusura delle liti pendenti non hanno alcuna possibilità di incidere, poiché si tratta di cause dove il flusso delle richieste è inverso rispetto a quelle che si vorrebbe deflazionare. È mio impegno quello di presentare uno stato dell'arte ed eventualmente proporre le modifiche, anche di carattere legislativo, che si dovessero rendere necessarie, opportune ed utili una volta accertato lo stato dei fatti.

PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato Manzitti per il suo intervento e rinnovo l'invito ad incontrarci periodicamente per verificare l'evoluzione della riforma dell'amministrazione finanziaria. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.40.