COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 17 luglio 2003


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI

La seduta comincia alle 14,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del commissario dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, avvocato Gian Paolo Sassi, sugli effetti per le imprese agricole della cartolarizzazione dei crediti INPS.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, l'audizione del commissario dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, avvocato Gian Paolo Sassi, sugli effetti per le imprese agricole della cartolarizzazione dei crediti INPS.
Saluto il riconfermato commissario dell'INPS, avvocato Sassi, e lo ringrazio per avere corrisposto all'invito della Commissione. Lei, avvocato Sassi, conosce il motivo dell'audizione in quanto abbiamo già avuto un incontro informale nei giorni scorsi: si tratta, per il mondo agricolo, di un tema estremamente sentito, che deve essere assolutamente affrontato dal Governo. La Commissione, dunque, vuole conoscere quale sia esattamente la situazione con riferimento al fenomeno delle «cartelle pazze», che si sta diffondendo nelle nostre aziende agricole e crea al loro interno non pochi problemi e malumori. Vogliamo, altresì, essere informati circa l'ipotesi di cartolarizzazione dei crediti INPS.
Do, pertanto, la parola all'avvocato Sassi.

GIAN PAOLO SASSI, Commissario dell'Istituto nazionale della previdenza sociale. Nell'ambito delle operazioni di cartolarizzazione che si sono sin qui realizzate, sono stati ceduti dall'INPS tutti i crediti vantati dall'istituto verso le diverse categorie di debitori, così classificati dall'ente che rappresento: rispettivamente, le aziende, i lavoratori autonomi e i crediti agricoli.
Nella prima operazione, del novembre 1999, è stato ceduto tutto lo stock dei crediti maturati fino a quel momento; nella seconda, del maggio 2001, sono stati ceduti i crediti sorti entro il 31 dicembre 2000; infine, nella terza cartolarizzazione, del luglio 2002, i crediti sorti fino al 31 dicembre 2001. L'attuale portafoglio, posseduto dalla società di cartolarizzazione crediti INPS Spa (la SCCI), ammonta a 51 miliardi di euro, di cui 4,4 sono costituiti da crediti agricoli. I titoli complessivamente emessi nelle tre operazioni ammontano, comunque, a 9,4 miliardi di euro, di cui una parte equivalente a 4.700 milioni è ancora in essere.
Vi è, poi, una quarta operazione, che sarà perfezionata proprio domani con la cessione di ulteriori crediti e che è stata definita dal Ministero dell'economia e delle finanze INPS4; operazione per la cui realizzazione è stato identificato l'advisor e che si dovrebbe completare entro la fine del giugno 2003. In realtà, la sottoscrizione dovrebbe avvenire proprio domani mattina con il collocamento dei titoli. Di questa operazione, che riguarda cinque miliardi di euro, i crediti agricoli rappresentano una percentuale compresa tra il 15 ed il


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20 per cento. Il ricavo che si prevede di ottenere ammonterebbe a 2,5 miliardi di euro.
Non voglio entrare nel dettaglio di cosa tecnicamente significhi la cartolarizzazione per quanto riguarda l'INPS ed il Governo italiano; è bene, però, chiarire che, al momento, questo tipo di operazioni hanno ottenuto, da un lato, dal mercato - dalle tre maggiori agenzie di rating - la tripla «A» (quindi, un'indicazione di affidabilità, superiore anche allo Stato italiano, che ha solo una doppia «A»); dall'altro, però, si è di fatto spossessato l'istituto dei crediti in quanto, in questo momento, essi appartengono ad un'altra società. I crediti sono garantiti, appunto, da queste società di rating e dalle banche, che li hanno acquistati per poi cederli agli investitori.
Nel caso dovesse essere effettuato un condono per una qualsiasi delle categorie - agricoltori, aziende industriali, autonomi -, evidentemente vi sarebbe un'operazione di riduzione del rating, sia per quanto riguarda questa cessione sia per tutte le cartolarizzazioni effettuate dallo Stato. Quindi, di fatto, l'INPS, con l'operazione che si concluderà domani mattina, si è spossessata di tutti i suoi crediti, compresi quelli agricoli, fino alla data del 30 giugno 2003.
Per quanto riguarda specificamente il settore dell'agricoltura, come voi sapete, dal 1995, lo SCAU - la Società contributi agricoli unificati - ha cessato di esistere, essendo stata assorbita dall'Istituto nazionale della previdenza sociale.
Ho con me una tabella riassuntiva che illustra quale fosse la riscossione dei crediti agricoli da parte dello SCAU; ebbene, fino al 1995 la percentuale di riscossione era pari a zero: lo SCAU, semplicemente, non incassava i contributi agricoli. Ciò ha determinato, da una parte, una minore entrata, che ha contribuito a far saltare i conti dell'ente e quindi ha richiesto l'assorbimento da parte dell'Istituto nazionale di previdenza sociale; dall'altra parte, dal 1996 e fino al 2000 - quando è iniziata l'operazione di cartolarizzazione -, gli unici incassi derivati dall'agricoltura si sono ottenuti attraverso i condoni effettuati negli anni, condoni che, però, hanno portato ad incassi sempre piuttosto modesti. Dal 2000, poi, è intervenuta la cartolarizzazione; proprio a tale riguardo vorrei fornire alcuni elementi ed alcuni numeri.
Per quanto riguarda il mondo agricolo, dal 2002 (l'anno più recente; ma i dati sono sostanzialmente simili anche per gli altri anni) le aziende che hanno assunto lavoratori sono state complessivamente 187 mila 356, distribuite in maniera abbastanza disomogenea tra nord, centro e sud. Infatti, i lavoratori a tempo determinato assunti nel 2002 sono stati: nel nord, 27 mila 75; nel centro, 12 mila; nel sud, sono «esplosi», diventando 107 mila (ma questo è un dato costante: l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato, nel sud, è sempre almeno quattro o cinque volte superiore alla media); nelle isole, 39 mila. I lavoratori assunti a tempo indeterminato - in totale, 11 mila 302 -, sono invece così distribuiti: 7 mila 300 nel nord; 2 mila 200 nel centro; 1.072 nel sud; infine, solo 608 nelle isole.
Se consideriamo i dati contabili relativi alle riscossioni, nel 2000 sono maturati contributi a favore dell'istituto per 1.209 milioni di euro, per un incasso effettivo di 872 milioni di euro; nel 2001, sono stati richiesti un milione 255 mila euro di contributi, di cui ne sono stati incassati 902 mila; nel 2002 (il dato si riferisce solo a giugno), a fronte di 500 milioni di euro maturati, ne sono stati incassati 335. Ciò per quanto riguarda le aziende agricole, mentre, per i lavoratori autonomi agricoli, abbiamo registrato una maturazione di crediti per un ammontare di 1.233 milioni di euro ed un incasso di 749 milioni di euro. Vi do solo il dato del 2002; le tabelle dalle quali ho tratto tali cifre fanno parte del materiale di documentazione che lascerò all'attenzione della Commissione.
Non voglio tediarvi ancora con i numeri, per esempio con quelli che riguardano la differenza di assunzioni tra lavoratori nazionali ed extracomunitari (nella documentazione troverete anche tale indicazione). Voglio, però, chiarire che, per


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quanto riguarda l'agricoltura, i lavoratori autonomi agricoli, ovvero i coltivatori diretti, nel 2000 erano 447 mila; sono scesi, nel 2001, a 431 mila; quindi, nel 2002, sono ulteriormente scesi a 419 mila. Se sommiamo i coltivatori diretti e i collaboratori (di solito, si tratta di collaboratori familiari), abbiamo 645 mila coltivatori diretti nel 2000, 616 mila nel 2001, 590 mila nel 2002. Dunque, da una parte, diminuiscono i coltivatori diretti, dall'altra aumentano gli imprenditori a titolo principale, che sono passati dai 7 mila 500 del 2000 agli 8 mila 850 del 2002.
Per quanto riguarda la cessione dei crediti e l'esito delle cartolarizzazioni, ricordo che la prima cessione dei crediti maturati fino al 1999 ha riguardato, complessivamente, 461 mila aziende agricole e 283 mila coltivatori diretti, interessando un importo che, per le aziende agricole, è ammontato a 2.736 milioni di euro e, per i lavoratori autonomi, a 919 milioni, con una percentuale sul totale dei crediti ceduti pari al 7,53 per cento. Con la seconda cessione del 2000, i cui importi erano ovviamente più bassi in quanto l'operazione riguardava il periodo di un anno, i crediti dell'agricoltura erano pari all'11,42 per cento; con la terza cessione del 2001, tali crediti sono stati pari al 18 per cento. Nella quarta operazione di cessione, l'importo dovrebbe essere pari al 16,71 per cento.
Un altro dato significativo è che dei crediti relativi alle aziende agricole ceduti nei vari anni, pari a 3.127 milioni di euro, 175 milioni sono stati «sgravati», ossia è stata fatta opposizione, di solito in via amministrativa, ed è stato riconosciuto il fondamento delle richieste avanzate dalle aziende agricole in ordine ai pretesi contributi. Quindi, il 5,65 per cento di tali crediti è stato sgravato d'ufficio dall'istituto. Inoltre, per un importo di 34 milioni di euro, pari all'1,09 per cento, è stata chiesta la rateizzazione, quindi sostanzialmente vi sono stati un riconoscimento del debito ed una richiesta di rimborso rateizzato. I concessionari, al momento, hanno incassato 71 milioni di euro, mentre la restante parte è stata iscritta a ruolo.
Per quanto riguarda i coltivatori diretti, i crediti iscritti a ruolo ammontano a 1.214 milioni di euro, di cui il 14 per cento circa è stato sgravato perché riconosciuto da parte dell'istituto come non dovuto. Per 52 milioni di euro è stata chiesta la rateizzazione, mentre la riscossione da parte dei concessionari è stata pari a 106 milioni di euro. Questo è il dettaglio dei risultati della cartolarizzazione per il settore agricolo.
In merito alla vicenda delle «cartelle pazze» cui accennava il presidente, abbiamo svolto un'analisi molto attenta della situazione e non risultano scostamenti significativi tra le cartelle inesatte del settore agricolo (che possiamo chiamare «pazze» per semplificare) e quelle dei settori dell'industria o del commercio. Tra l'altro, nel 14 per cento dei casi l'istituto ha riconosciuto autonomamente come non dovuti i contributi richiesti tramite tali cartelle; questa voce riguarda circa il 99 per cento delle cosiddette «cartelle pazze». Bisogna ricordare che lo SCAU lavorava esclusivamente a mano; quando è stato incluso nell'INPS, nel 1995, non possedeva neanche un computer, ma aveva solo macchine da scrivere e calcolatrici, di solito impolverate. Con lo SCAU, di fatto, i contributi agricoli non si pagavano.
Per quanto riguarda il pagamento dei contributi agricoli maturati in questi anni, oggi la tendenza è esattamente in linea con i contributi dei settori dell'industria e del commercio. Questa è una gradita sorpresa. Non si verificano più, quindi, quei picchi di mancati pagamenti che prima erano normali nel settore dell'agricoltura. Esiste, dunque, un grosso residuo da recuperare e vi sono le inadempienze fisiologiche tipiche di tutti i settori.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che desiderino intervenire.

ALDO PREDA. La questione in esame riguarda le cosiddette «cartelle pazze», dovuta ad inadempienze dell'INPS nella


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fase della cartolarizzazione dei crediti. Le società che hanno rilevato il credito non sono in condizione di fornire delle risposte e ciò ha determinato le proteste di coloro che hanno ricevuto tali cartelle.
Mi rendo conto che in fase di cessione dei crediti possano insorgere dei problemi. Le chiedo, quindi, che cosa sia stato fatto una volta che è emerso il problema e se il contratto con le società subentrate all'INPS preveda qualcosa al riguardo.

GIAN PAOLO SASSI, Commissario dell'Istituto nazionale della previdenza sociale. Non sono in grado di fornire i numeri delle «cartelle pazze». Alcuni episodi erano inevitabili, considerato che è stata ereditata una situazione di totale dissesto. L'INPS, però, dal 1o gennaio di quest'anno ha assorbito l'INPDAI, il quale, nonostante avesse i conti in rosso, aveva le carte in regola. Dallo SCAU, invece, l'INPS ha ereditato soltanto cartacce; ricordo che allo SCAU di Varese, che frequentavo per motivi professionali, vi erano pile di fascicoli polverosi a cui nessuno metteva mano.
È evidente che, in occasione della prima cartolarizzazione, quando ciò ha avuto origine con il passaggio all'INPS di tutto il pregresso, si è creata una «bolla» di inesattezze notevole. D'altra parte, devo ricordare con molta franchezza che alcune persone erano abituate da anni a non pagare affatto i contributi. L'impatto è stato, quindi, doppiamente negativo.
Stiamo parlando, lo ripeto, della prima cartolarizzazione. Dal 1995, i conti sono stati messi a posto a fatica e devo dire che oggi la gestione del fondo agricolo non crea alcun problema. Effettivamente, ci sono stati degli errori che si sono scaricati sulla prima cartolarizzazione, però debbo anche ricordare che la legge ha posto dei rimedi. Innanzitutto, è possibile il ricorso in via amministrativa all'istituto ed entro 30 giorni si può chiedere una sospensione della cartella. Nel 14 per cento dei casi è stato riconosciuto l'errore e questo è un dato abbastanza significativo: per le gestioni degli altri settori le cifre non superano mai lo 0,5 per cento.
Esiste anche la possibilità di ricorrere al giudice del lavoro per contestare queste cartelle. Io stesso, che come avvocato mi occupavo di diritto del lavoro, mi sono dovuto privare di 41 cause intentate contro l'istituto, che per il 90 per cento riguardavano procedure di opposizione a cartelle esattoriali. Quindi, i rimedi di legge c'erano e ci sono. Si poteva prevedere, forse, una maggiore rateizzazione dei crediti, proprio in virtù del pregresso, ma questa scelta spettava al legislatore.

GIUSEPPE ROSSIELLO. Mi rendo conto che non dovrei avanzare una domanda su una questione di natura tutta politica.
Tuttavia, sono stato spinto ad intervenire da un'affermazione del commissario, che condivido: il mondo agricolo, in passato ritenuto un mondo a parte, godeva di alcuni privilegi e presentava alcuni scompensi, come in genere accade per tutti i settori autonomi.
So bene che occorre una forte volontà politica per cercare di capire le difficoltà che incontra un'azienda agricola nel passare da una gestione «allegra» ad una gestione seria, in cui si riconosce il ruolo dell'impresa. Non bisogna comunque dimenticare che dal 1996 in poi questo adeguamento è stato accompagnato da alcune leggi: penso agli accordi di riallineamento, ossia alla possibilità di pagare sulla base del salario reale e non del salario convenzionale, cosa assai diffusa nel Mezzogiorno del nostro paese.
Tenendo conto del fatto che nel Mezzogiorno la gestione delle multe sulle quote latte, che ha previsto la loro rateizzazione, è stata resa possibile in quanto non ritenuta un aiuto improprio al settore, è possibile concedere una identica opportunità alle imprese agricole rateizzando quanto da esse dovuto rispetto alle cartelle cartolarizzate? Quali sono gli spazi di intervento dell'INPS? Sappiamo che a suo tempo il legislatore non ha previsto questo; continuare a non prevederlo può derivare da una valutazione politica più generale: tuttavia, è possibile intervenire in via amministrativa?


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GIAN PAOLO SASSI, Commissario dell'Istituto nazionale della previdenza sociale. Su questo punto è necessario un intervento legislativo, a cui certamente l'INPS non si opporrebbe.
Bisogna comunque tenere conto del fatto che una parte dei nostri crediti sono costituiti, per una parte, da capitale, sul quale è abbastanza facile lavorare, e per un'altra parte, in virtù di una norma demagogica risalente agli anni '80 (che, se mi si consente, definirei sciagurata), da sanzioni e interessi, che sono arrivati, rispetto a quei periodi, anche oltre il 200 per cento del capitale. Su questa parte il legislatore potrebbe intervenire in maniera anche drastica. So per certo, avendo letto alcuni documenti riservati al riguardo, che sono state fatte delle simulazioni per consentire il condono delle sanzioni senza intaccare la credibilità dello Stato riguardo alle cartolarizzazione. Si tratta, tuttavia, di una decisione squisitamente politica.
Per quanto ci riguarda, sui crediti attuali possiamo concedere rateizzazioni fino a 36 mesi, mentre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può arrivare fino a 60 mesi. Tutte le volte che ci viene richiesta la rateizzazione noi la concediamo; si tratta di una linea quasi automatica che, salvo gravi e reiterate inadempienze, l'istituto mette sempre a disposizione del richiedente. Per i crediti pregressi, e soprattutto per le sanzioni, che hanno portato all'esplosione del debito a cui si riferiscono queste cartelle, occorre un intervento legislativo.

PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato Sassi per la sua disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.