XIII COMMISSIONE
AGRICOLTURA

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 18 ottobre 2001


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La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della regione Puglia, Raffaele Fitto, commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia, del presidente della regione Sardegna, Mario Floris, commissario delegato per l'emergenza idrica in Sardegna, e del generale Roberto Jucci, commissario per l'emergenza idrica in Sicilia, sulle problematiche relative alla situazione dell'approvvigionamento idrico per il settore produttivo agricolo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del presidente della regione Puglia, Raffaele Fitto, commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia, del presidente della regione Sardegna, Mario Floris, commissario delegato per l'emergenza idrica in Sardegna, e del generale Roberto Jucci, commissario delegato per l'emergenza idrica in Sicilia, sulle problematiche relative alla situazione dell'approvvigionamento idrico per il settore produttivo agricolo.
Comunico che il presidente Floris non potrà essere presente in questa seduta a causa degli impegni istituzionali connessi alla crisi politica nella regione Sardegna.
Propongo, se i colleghi concordano, di procedere come segue: interverranno prima il presidente Fitto e il commissario Jucci che forniranno, con la loro esposizione, gli elementi conoscitivi sui quali poi potranno prendere la parola i parlamentari per porre domande o svolgere considerazioni; successivamente si svolgeranno le repliche del presidente Fitto e del commissario Jucci.
Informo i colleghi, inoltre, che l'Associazione nazionale delle bonifiche ha messo a disposizione della Commissione un documento aggiornato sulla crisi idrica, che è in distribuzione.

SALVATORE ADDUCE. Signor presidente, mi consenta di intervenire sull'ordine dei lavori. Non faccio parte della Commissione, tuttavia sono interessato all'argomento oggetto dell'audizione odierna, che presenta un notevole interesse per le aree meridionali del paese. Ferma restando l'assoluta linearità con la quale si è voluta organizzare l'audizione di figure istituzionali che, oltre a svolgere incarichi di tipo commissariale, ricoprono anche incarichi - come i presidenti di regione - di assoluto valore politico, come esponente di una forza di opposizione sono particolarmente preoccupato del rilievo politico che tale audizione assume, a fronte di assenze che comprendo sul piano formale, molto meno sul piano politico.
Sarebbe stato opportuno attribuire a tale audizione una minore formalità e prevedere un maggiore spazio per i protagonisti di questa fase di emergenza idrica; mi riferisco in particolare, al presidente della regione Basilicata. A tale


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proposito, ricordo che fra le regioni Puglia e Basilicata, in materia idrica, vige un accordo di programma che anche recentemente è stato riaffermato dai rispettivi presidenti di regione (Fitto e Bubbico). Fra l'altro, la regione Basilicata, tra le regioni meridionali, è quella che sopporta il carico maggiore, in termini di invasi e di condotte per trasferire l'acqua (in particolare verso la Puglia), pertanto risulta essere direttamente interessata al tema oggetto dell'audizione, sia in termini di approvvigionamento e di trasferimento delle risorse idriche, sia per quanto attiene alle competenze specifiche della Commissione agricoltura. È sufficiente ricordare infatti che nella Piana del metapontino vengono praticate coltivazioni agricole di grandissima importanza sia in termini quantitativi, sia in termini qualitativi (in tale zona si esporta per valori notevoli verso le aree del nord e soprattutto verso l'estero).
Signor presidente, d'accordo con altri colleghi, ritengo opportuno evidenziare tale contraddizione, anche se comprendo che l'audizione si inquadra in un contesto formale che lei, come presidente di questa Commissione, deve rispettare; tuttavia, ritengo che non debba sfuggire alla Commissione la delicatezza del mancato coinvolgimento degli altri soggetti direttamente interessati all'argomento in questione.

PRESIDENTE. La richiesta di svolgere questa audizione è stata presentata da numerosi parlamentari delle regioni che risultano essere maggiormente colpite dall'emergenza idrica. Si tratta di un'emergenza che non riguarda soltanto le regioni i cui soggetti istituzionalmente responsabili sono oggi auditi, ma tutto il meridione e anche altre zone d'Italia. L'ufficio di presidenza della Commissione, all'unanimità, ha deciso di svolgere tale audizione, prevedendo anche la possibilità di audire successivamente, in via informale, altri soggetti interessati al tema dell'emergenza idrica: come presidente della Commissione, infatti, non posso invitare il presidente di una regione ad un'audizione ufficiale. L'ufficio di presidenza di questa Commissione ha sempre avuto in animo di calendarizzare trimestralmente degli incontri con gli assessori regionali preposti al settore agricolo, nell'ottica di uno scambio di informazioni e di conoscenze reciproche che ritengo fondamentale al fine di assolvere correttamente il nostro ruolo istituzionale.
Nell'audizione odierna avremo la possibilità di ascoltare i commissari ad acta per l'emergenza idrica di due regioni; sono certo che l'ufficio di presidenza, che si terrà successivamente all'audizione, converrà sullo svolgimento di un'audizione informale di tutti i rappresentanti delle regioni colpite dall'emergenza idrica, sempre nel rispetto dei diversi ruoli che svolgono i commissari ad acta e gli assessori regionali all'agricoltura. Come ho già detto prima, l'emergenza idrica costituisce un problema che non presenta distinzioni tra regioni e riveste una notevole importanza; per questo la Commissione vuole svolgere un'audizione a 360 gradi per comprendere esattamente qual è lo stato di crisi che attanaglia l'agricoltura, non solo nelle regioni interessate dall'audizione di oggi, ma anche - come giustamente l'onorevole Adduce ricordava - nella Basilicata e in altre regioni interessate dal problema.
Nelle prossime sedute della Commissione avremo quindi la possibilità di audire i rappresentanti del Molise, della Calabria, della Campania e anche di alcune regioni del nord coinvolte in tale emergenza, che è un problema nazionale da affrontare e risolvere nel migliore dei modi.
Desidero anche ricordare che il settore agricolo, nell'ordine delle priorità dettate dalla legge Galli, costituisce il secondo comparto interessato in termini di disponibilità di risorse idriche.
Abbiamo la consapevolezza di quanto si sta verificando nel mondo: una continua desertificazione del territorio, dovuta ad una scarsità di piogge sempre più marcata; a ciò si aggiunge il fatto che il cambiamento climatico sta creando in Italia delle zone di clima tropicale o subtropicale. Abbiamo di fronte la prospettiva, evidenziata nella Conferenza dell'Aja lo scorso anno, che entro dieci o quindici anni il 53


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per cento delle superfici destinate all'agricoltura non potrà più essere irrigato. Siamo di fronte, quindi, ad un problema estremamente grave, che oltretutto coinvolge regioni nelle quali la vocazione agricola è primaria e nelle quali vi sono delle coltivazioni di indubbia rilevanza, continentali e mediterranee, che hanno necessità di essere irrigate. Vorremmo effettivamente capire quale sia la situazione reale di queste zone e soprattutto quali siano le prospettive, considerato che ci stiamo avviando alle semine autunnali con grossi problemi di approvvigionamento. Sarebbe utile capire come affrontare un inverno che si prospetta siccitoso e, di conseguenza, il problema delle semine primaverili: infatti, se gli invasi non consentiranno l'irrigazione di queste colture, l'agricoltura subirà danni veramente rilevanti. A titolo esemplificativo, vorrei ricordare quanto mi hanno detto alcuni colleghi pugliesi a proposito della loro regione: in Puglia, quest'anno, in alcuni casi si è avuta una produzione di grano duro di circa 6 o 7 quintali per ettaro ed addirittura per certe zone non si è neanche proceduto alla trebbiatura. È una situazione drammatica, che riteniamo vada evidenziata.
Do ora la parola al presidente Fitto, che ringrazio per la sua presenza.

RAFFAELE FITTO, Presidente della regione Puglia e commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia. Signor presidente, il mio ruolo di commissario delegato per l'emergenza ambientale esiste in ragione di un'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri risalente all'agosto del 2000 e diventata operativa nel mese di novembre dello stesso anno, alla luce del passaggio delle competenze e delle strutture commissariali che facevano capo, in precedenza, al prefetto di Bari. L'ordinanza contiene tre aspetti fondamentali relativamente ai temi di nostro interesse (cercherò di attenermi ai temi che coinvolgono direttamente il settore agricolo, anche se dovrò fare qualche inevitabile richiamo a problemi di carattere generale in quanto strettamente collegati al tema), che sono: il risanamento ambientale dei suoli e delle falde, la tutela delle acque superficiali e i cicli di depurazione. Sono aspetti che si ricollegano in qualche modo a quanto è stato detto qui poc'anzi e che evidentemente costituiscono, per quanto riguarda la nostra regione, una priorità assoluta, anche alla luce della volontà del Governo - manifestata nell'agosto 2000 - di far coincidere il ruolo del commissario per l'emergenza con quello di presidente della regione. Questo ha comportato la possibilità di valutare in modo diverso gli interventi e le scelte da compiere i quali forse, per la prima volta, si sono trovati in sintonia ed in sinergia tra loro.
Esistono tre questioni di carattere generale che ritengo debbano essere utilizzate come premessa. La prima è quella delle grandi reti di approvvigionamento idrico, che costituiscono un problema di carattere generale regolato in base all'attuazione degli accordi di programma. Per quanto ci riguarda, esiste un solo accordo di programma sottoscritto con la regione Basilicata; aggiungo che, proprio in merito a tale accordo ed al fine di verificarne l'attuazione, questo pomeriggio si terrà un incontro tra i rappresentanti delle due regioni presso il Ministero delle infrastrutture. Fra gli altri aspetti da evidenziare vi è un tavolo per la definizione di un accordo di programma con la regione Molise, strettamente collegato con le urgenti questioni di approvvigionamento idrico che riguardano in modo specifico la Capitanata, cioè la provincia di Foggia, la parte che, in questo momento, è più interessata dalla carenza idrica. Su mia iniziativa sono stati attivati altri due tavoli - anche alla luce delle difficoltà di quello citato - in accordo con i presidenti delle regioni Campania e Abruzzo, per cercare di giungere alla definizione di un accordo quadro in base a quanto previsto dalla cosiddetta legge Galli. In termini generali questo è il quadro generale dei problemi legati all'approvvigionamento idrico.
Un secondo aspetto decisivo ed importante è rappresentato dalla condizione delle condotte esistenti e dalla perdita di


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acqua da esse trasportata. È una delle principali difficoltà a cui ci troviamo di fronte: basti pensare che oltre il 40 per cento dell'acqua che attraversa queste condotte - ormai vecchie - viene dispersa per la mancanza di tenuta. L'aspetto più direttamente collegato è quello del riutilizzo delle acque reflue ai fini irrigui, che si ricollega in modo diretto alla specificità di un territorio rispetto ad un altro. È evidente che operiamo in un contesto nel quale il rischio che abbiamo di fronte, come ricordato poc'anzi dal presidente, sta per diventare quasi una certezza. È necessario prestare la massima attenzione al problema se è vero, come è vero, che l'approvvigionamento a fini irrigui nella nostra regione avviene mediante l'utilizzo dei pozzi. In conseguenza di questa situazione, a lungo andare si arriverà sicuramente alla salinizzazione della stessa falda e quindi ad un processo di desertificazione, che rappresenta il vero problema al quale occorre guardare in prospettiva.
In questo contesto abbiamo cercato di mettere insieme i vari aspetti e proprio nei giorni scorsi, dopo una verifica, abbiamo attivato una serie di interventi concreti. Nella nostra regione, infatti, gli impianti di depurazione programmati negli anni scorsi, alcuni nel periodo 1989-1990 e non ancora entrati in funzione, sono stati inseriti in una programmazione rispetto alla quale si è avuta, nel frattempo, la realizzazione di impianti di affinamento delle condotte per l'approvvigionamento idrico da utilizzare a fini irrigui in posizione differente dall'impianto di depurazione stesso. Questo elemento, inserito in un contesto di carenza generale di acqua, ha portato ad una difficoltà oggettiva. Tuttavia, nei giorni scorsi abbiamo attivato un finanziamento per complessivi 510 miliardi, resosi possibile proprio perché il ruolo di commissario per l'emergenza ambientale è coinciso con quello di presidente della regione; per questa ragione è stato possibile indirizzare tali risorse, che nel dettaglio corrispondono a circa 190 miliardi a valere sui fondi del commissario delegato e la restante parte, circa 310 miliardi, sulle risorse del programma operativo regionale, finalizzati agli interventi di adeguamento o costruzione di nuovi impianti di depurazione. In questo contesto sono partiti sia interventi (per oltre 40 miliardi) per l'adeguamento di tutti gli impianti di depurazione inattivi da oltre un decennio, sia 79 interventi per reti fognanti nuove o di risanamento di quelle esistenti. Un'altra misura del programma operativo regionale, collegata all'utilizzo delle risorse FEOGA (relativamente quindi al contesto agricolo), è stata programmata collegandola all'utilizzo delle acque reflue ai fini irrigui e soprattutto alla messa a norma dei vecchi impianti di depurazione per cercare di utilizzare in modo adeguato questo tipo di interventi.
In questo contesto, si evidenzia una rilevante problematica da fronteggiare; colgo l'occasione rappresentata da questa audizione per sottoporre tali temi all'attenzione di questa Commissione.
L'ordinanza con la quale sono stato nominato commissario richiama, come tutte le precedenti, le ordinanze che la Presidenza del Consiglio dei ministri (e per essa il dipartimento della protezione civile, d'intesa con i ministeri interessati), ha varato negli anni. Tutte le ordinanze precedenti sono state sempre richiamate all'interno della successiva come, appunto, l'attuale. Tra queste, la n. 3045 del 2000 in modo particolare, cioè quella precedente alle mie indicazioni, imponeva una serie di limiti specifici che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha attivato per quanto riguarda le modalità di smaltimento, al fine di eliminare gli scarichi nel sottosuolo e tutelare la risorsa idrica.
A questo punto si inserisce un problema che è strettamente collegato all'utilizzo dell'acqua ai fini irrigui, ma anche alla ragione originaria della nomina della struttura commissariale e del commissario: l'emergenza ambientale, laddove la valutazione sulla tutela ambientale supera nettamente le indicazioni per l'utilizzo dell'acqua a fini irrigui. Al massimo nella giornata di domani potrò consegnare anche alla Commissione una relazione specifica sui punti richiamati, che consentirà


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una valutazione complessiva della situazione nella nostra regione; abbiamo ricevuto una serie di indici dal Ministero dell'ambiente e della tutela ambientale che sono di gran lunga più rigidi sia di quelli del decreto legislativo n. 152 del 1999, sia di quelli utilizzabili nelle altre regioni. Ci troviamo nella situazione paradossale di non poter utilizzare l'acqua a fini irrigui per ragioni di carattere ambientale, a differenza di altre regioni che, con gli stessi parametri, possono utilizzare le stesse acque. Si tratta di confrontare le due legittime esigenze che oggi consentono un'utilizzazione limitata: da un lato quella di carattere ambientale, dall'altro quella di carattere agricolo per l'utilizzo dell'acqua.
Questo è uno degli aspetti decisivi riguardo alla situazione della nostra regione. Si sono avviate una serie di valutazioni (che sarebbero pronte, poiché una serie di studi sono già stati predisposti), su interventi di realizzazione di impianti relativi al recupero di acqua: parlo in modo particolare dei dissalatori, che però creano un problema - che è necessario porsi in partenza -, cioè quello del costo dell'acqua al metro cubo. Questo è un altro tema da tenere presente, riguardo al quale abbiamo l'esigenza di produrre una valutazione complessiva degli interventi che devono essere attivati.
La proposta che avanzo, alla luce del lavoro svolto, è quella di un confronto che deve avvenire tra le strutture dei differenti ministeri, laddove è necessario individuare una intesa tra il Ministero delle politiche agricole e forestali e quello dell'ambiente e della tutela del territorio, riguardo ai limiti cui ho fatto riferimento che, secondo il mio punto di vista, oggi assumono una dimensione enorme. Tenendo ferme la certezza e la volontà dell'applicazione dei poteri commissariali, è evidente che anche il commissario deve considerare il regime di deroga entro il quale si muove e deve sapere che esiste un limite entro il quale questo regime, previsto all'interno dell'ordinanza commissariale, comincia ad intervenire con valutazioni di carattere differente e quindi con aspetti decisamente più complessi. Rispetto agli interventi a cui ho fatto riferimento precedentemente, vorrei dire che si sta realizzando l'adeguamento degli impianti di depurazione - che nella nostra regione, nella maggior parte dei casi, non erano adeguati e a norma e quindi non erano funzionanti -, legandolo direttamente da un lato all'attività dei consorzi di bonifica e dall'altro ai progetti esistenti per avviare il collegamento per il riutilizzo delle acque a fini irrigui. È forse la prima volta che tutti questi aspetti, strettamente connessi tra loro, sono coordinati rispetto agli interventi da porre in atto.
Avanzo una considerazione di carattere finanziario in relazione alla necessità di utilizzare pienamente altre risorse. L'approvazione del piano stralcio d'ambito (che la struttura commissariale sta predisponendo e che il 4 dicembre sarà sottoposto all'esame del comitato di sorveglianza e al confronto con i rappresentanti della Commissione europea rispetto al programma operativo regionale) consentirà a questa regione, in relazione agli interventi che ho poc'anzi citato pari a 510 miliardi, di sbloccare complessivamente altri 700 miliardi, che sono vincolati all'approvazione del piano d'ambito. Ciò consentirà di esaurire le due graduatorie che abbiamo già predisposto, collegate agli interventi relativi all'impianto di depurazione e all'ammodernamento o realizzazione di impianti di rete fognaria, nonché agli interventi conseguenti anche all'interno del programma operativo regionale (per la parte collegata al FEOGA), per il riutilizzo delle acque a fini irrigui, di intesa col sistema dei consorzi. È evidente che questa analisi ed i problemi richiamati presuppongono due questioni fondamentali, sulle quali possiamo certamente tornare ma che voglio evidenziare.
Dall'esperienza commissariale di questi otto mesi emerge che il primo grande tema è quello, che citavo all'inizio del mio intervento, dell'approvvigionamento idrico, che si sviluppa su un livello di grande difficoltà in alcuni casi e di proficua collaborazione, al di là di quanto avvenuto in questi giorni, in altri: penso che l'accordo di programma tra Puglia e Basilicata


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sia un esempio di cooperazione positiva interregionale, del modo in cui si possono individuare gli aspetti collegati alle esigenze di due territori, laddove si sviluppa una forma di solidarietà interregionale molto positiva. In questo contesto vanno chiariti alcuni aspetti - tramite un'intesa e senza immaginare divergenze - poiché, come è noto, la cosiddetta legge Galli indica come prima esigenza l'approvvigionamento idrico per uso civico e, successivamente, l'approvvigionamento idrico per uso irriguo. Per quanto ci riguarda, se fossimo posti di fronte ad una scelta obbligata, dovrebbe prevalere l'uso civico e successivamente quello irriguo. Si tratta di una scelta difficile, che a nessuno piace compiere, ma che diventa indispensabile.
Penso che sia essenziale individuare un modo per accelerare il percorso degli accordi di programma con le altre regioni. Con il massimo spirito di collaborazione abbiamo sollecitato più volte, in base alla legge Galli, l'istituzione di un tavolo tecnico, in modo specifico con la regione Molise. Penso che le richieste della regione Molise siano legittime, ma credo sia errato non condividere il percorso che la legge Galli ci indica, che è quello di istituire il tavolo tecnico intorno al quale sederci, immaginare gli interventi da realizzare, condividerne il contenuto e sottoscrivere conseguentemente l'accordo di programma, anche finanziando in via prioritaria gli interventi di chi cede qualcosa in via iniziale. Se non si costituisce il tavolo tecnico attorno al quale sedersi, la legge stabilisce il ricorso ai poteri sostitutivi: mi auguro che esista ancora la possibilità di sedersi attorno a quel tavolo, affinché la logica del dialogo, della collaborazione, della definizione delle intese prevalga su quella dei poteri sostitutivi. Ciò consentirebbe di risolvere il problema a breve termine, in un quadro complessivo nel quale la questione dell'approvvigionamento idrico (per evitare di ritrovarsi tra qualche anno nelle condizioni attuali) presuppone obbligatoriamente una programmazione adeguata. Tale programmazione non può che partire, come abbiamo fatto in questi giorni, dall'attivazione dei tavoli per la definizione degli accordi di programma con le altre regioni, per ottenere soluzioni a breve termine in un caso, soluzioni a medio e lungo termine nell'altro, anche riguardo ai tempi di realizzazione degli interventi che devono essere avviati.
Credo che sia decisivo manifestare una forte preoccupazione rispetto alla mancata definizione di questo accordo di programma e la difficoltà oggettiva determinata dal contrasto tra le indicazioni del Ministero dell'ambiente (il decreto legislativo n. 152 del 1999) e le previsioni di una delle ordinanze che sono ancora vigenti e che non consentono, in parte, il riutilizzo delle acque a fini irrigui.
Per quanto riguarda l'aspetto collegato all'agricoltura, ritengo che esso sia uno dei passaggi decisivi perché può consentire ai due aspetti di procedere in parallelo: il primo, quello dell'approvvigionamento generale dell'acqua e quindi della realizzazione delle condotte; il secondo, quello dell'utilizzo in modo intelligente dell'acqua disponibile, alla luce anche delle opere che stiamo realizzando sulla base di un programma avente cadenza precisa (da qui a 12 mesi) i cui primi interventi, che si realizzeranno nel giro di un paio di mesi, attiveranno un notevole numero di impianti di depurazione nei confronti dei quali sarà necessario un collegamento e un adeguamento per poter riutilizzare l'acqua nel contesto agricolo.

PRESIDENTE. Do ora la parola al generale Jucci.

ROBERTO JUCCI, Commissario per l'emergenza idrica in Sicilia. L'incarico affidatomi, dall'aprile 2001, di commissario per l'emergenza idrica in Sicilia concerne cinque province siciliane. Ringrazio il presidente e tutti i componenti della Commissione per avermi invitato e per consentirmi di illustrare la situazione idrica in Sicilia, che desta qualche preoccupazione in quanto non può essere risolta in breve tempo, ma necessita di alcuni anni.
In Sicilia esistono 51 invasi con una capacità di 1.120 milioni di metri cubi di


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acqua; di questi, per motivi di sicurezza e di collaudo stabiliti dall'ufficio speciale per le dighe (presso la Presidenza del Consiglio), soltanto 591 milioni possono essere invasati. Nelle cinque province a me affidate - Caltanissetta, Enna, Palermo, Trapani e Agrigento - esistono 24 invasi che possono invasare, teoricamente, 659 milioni di metri cubi di acqua, ma per le ragioni che ho poc'anzi citato ne invasano soltanto 389 milioni, cioè il 59 per cento. Il primo giugno 2001 sono stati invasati 225 milioni di metri cubi di acqua, successivamente - il primo ottobre - i metri cubi di acqua invasati sono stati 75 milioni perché nel periodo estivo sono stati distribuiti 133 milioni di metri cubi (101 milioni per usi irrigui e la parte rimanente per usi potabili). Quanto ho appena detto costituisce il dato numerico concernente la disponibilità di acqua.
Esistono inoltre ben nove invasi, nelle cinque province a me affidate, i cui lavori sono stati iniziati, in alcuni casi, negli anni settanta ed ancora non ultimati. Qualora questi invasi fossero oggi disponibili, avremmo la possibilità di invasare altri 120 milioni di metri cubi di acqua - cioè una notevole quantità - di cui almeno 90 avrebbero potuto essere destinati all'irriguo. Bisogna anche considerare che in alcuni invasi, poiché non sono state effettuate le operazioni di spurgo annuali, si è formata una sorta di interramento di fango e melma per un totale di circa 80 milioni di metri cubi di terra; ciò comporta l'impossibilità di scarico con gravi difficoltà per la stessa sopravvivenza delle dighe. D'altro canto, per liberare le dighe dalla terra esistono grossi problemi di tipo ambientale, tecnico ed economico; a tal proposito, faccio l'esempio della diga di Comunelli (in provincia di Caltanissetta), che ha potuto distribuire acqua soltanto per 1,5 milioni metri cubi perché contiene quattro milioni di metri cubi di fango; non solo, l'ufficio speciale per le dighe ha fatto presente che, qualora non si intervenisse, si correrebbe il rischio di dover abbattere la diga con gravi problemi ambientali e con una spesa di circa 40 miliardi di lire. Si spera di poter intervenire all'inizio del 2002 per risolvere tale problema con un sistema sperimentale il quale, se dovesse risultare valido, potrebbe essere utilizzato anche per altre dighe che si trovano nelle stesse condizioni, quali la diga Olivo, la diga Pozzillo ed altre ancora.
Noi speriamo che liberando il canale di spurgo, con l'eliminazione di 200 mila metri cubi di terra, l'acqua possa defluire e spurgare e nel giro di pochi anni, automaticamente, tutti i quattro milioni di metri cubi possano essere liberati. Con questa soluzione, se si dimostrerà valida - ed in questo senso sono in corso delle verifiche tecniche -, e con una spesa relativamente limitata che non dovrebbe raggiungere i 10 miliardi, potremo liberare la diga ed invasare subito dopo altri quattro milioni di metri cubi di acqua, risolvendo il problema irriguo di tutta la zona in cui, come ho detto poc'anzi, vi sono delle coltivazioni molto pregiate.
Poiché vi sono dighe non collaudate, vi ho riferito qual è la situazione di invaso rispetto ai circa 600 milioni di metri cubi. Le condotte, sia quelle di adduzione sia quelle comunali, che servono per il potabile, le definisco dei colabrodo, perché perdono acqua da tutte le parti! Vi illustrerò in seguito quanto è stato fatto l'estate scorsa per mettere quelle che io definisco delle «toppe» e garantire una certa sopravvivenza. Non solo, anche gli impianti di irrigazione (attualmente notevoli) non sono stati oggetto né di adeguata manutenzione né di buona gestione, per cui non funzionano in maniera continuativa ed il primo giugno alcuni di essi non hanno potuto iniziare l'irrigazione destinata a determinate colture. Attualmente può essere fatto molto poco, perché i fondi disponibili per il commissario sono stati, fino a questo momento, circa 42 miliardi, con i quali abbiamo fronteggiato le esigenze idriche di questa estate, sia potabili che irrigue, e le esigenze legate al collaudo dei vari invasi. Inoltre, abbiamo preso provvedimenti per alcuni bracci di condotte di adduzione che non consentivano un trasporto di acqua adeguato nel caso alcune dighe avessero potuto consentire un maggior afflusso di acqua.


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Ci troviamo in sostanza in una situazione che, per poter essere risolta definitivamente, richiede dai tre ai cinque anni. Questo per vari motivi, intanto perché è necessario innanzitutto completare le dighe, per complessivi 120 milioni di metri cubi d'acqua, di cui vi ho parlato poc'anzi, e sulle quali, qualora lo desideriate, sono disponibile a fornire chiarimenti più dettagliati sia sulla situazione attuale, sia sul perché si trovino in queste condizioni. Un altro motivo è che vi sono alcune condotte di adduzione da costruire in toto (io le definisco «autostrade delle acque»), tra le quali ricordo il tratto Gela-Aragona, il Favara di Burgio, il Montescuro ovest ed il Montescuro est. Per realizzare queste condotte, dal momento in cui si svolge la gara di appalto (dopo aver approntato quindi i progetti) sono necessari dai due ai tre anni, il che porta a considerare che per tre o quattro anni dovremo fronteggiare la situazione al meglio mettendo «toppe» nelle condotte che attualmente perdono acqua da tutte le parti, cercando le varie autorizzazioni per invasare al massimo le dighe, gestendo al meglio l'acqua di cui disponiamo ed infine facendo «rivivere» tutte quelle sorgenti che per un motivo o per un altro sono state trascurate.
Trovandomi di fronte alla Commissione agricoltura, ritengo opportuno sottolineare alcuni dei motivi per i quali l'irrigazione si trova attualmente in un momento difficile. A volte la gestione delle varie dighe è affidata in compartecipazione all'Ente per lo sviluppo agricolo e ai vari consorzi. Quando vi sono doppie responsabilità di gestione ovviamente le cose non vanno come dovrebbero; spesso mancano i misuratori, cioè l'acqua viene concessa senza una misurazione esatta, spesso il consumo viene conteggiato all'arrivo e quindi l'acqua, prima di arrivare nella sede dove viene misurata, attraversa alvei liberi di cui gli agricoltori si servono abusivamente. I consorzi di bonifica, anche se sono stati attualmente riordinati, non presentano una sufficiente consistenza e a volte non tengono conto del valore della scarsa acqua disponibile. L'acqua è pagata poco, quindi i consorzi non hanno praticamente entrate; non avendo risorse, ma avendo del personale i ricavi vengono utilizzati essenzialmente per pagare quest'ultimo: così stando le cose la manutenzione non viene effettuata, o almeno non in maniera adeguata. Dunque le condotte di adduzione per l'irriguo fanno acqua da tutte le parti e gli impianti di irrigazione non sono oggetto di manutenzione tale da consentire un'operatività continuativa, soprattutto al momento opportuno; voi sapete meglio di me che di tali impianti vi è necessità in determinati periodi, quando cioè l'agricoltore ha bisogno di acqua. Il personale di questi consorzi spesso non è adeguato e, quando lo è, non ha le competenze tecniche per poter svolgere determinate funzioni: l'impianto irriguo non può essere tenuto in funzione ed essere oggetto di manutenzione da parte di operai generici, ma sono necessari operai specializzati.
Per far fronte a queste esigenze sono stati presi alcuni provvedimenti. Nell'ambito di Agenda 2000 è stato previsto il completamento delle ultime sei dighe; ma, come ricordavo prima, dal momento in cui iniziano i lavori sono necessari tre anni. Inoltre è stata prevista una condotta per il trasporto dell'acqua pubblica dall'Ancipa al Pozzillo, che consentirà l'approvvigionamento di 20 milioni di metri cubi di acqua per fini irrigui a vantaggio delle coltivazioni del catanese. In questi giorni, oltre a quanto previsto da Agenda 2000, stiamo cercando una soluzione che consenta un utilizzo meno oneroso di circa 40 o 50 milioni di metri cubi di acqua provenienti dal fiume Simeto, la cui portata viene in parte dispersa in mare perché a Lentini ancora non è stata completata la diga in cui dovrebbe confluire.
Da parte mia, ho fatto eseguire tutte le riparazioni possibili (si perde acqua se non vengono eseguite subito) alle condotte durante la scorsa estate. Ho convocato una riunione di tutte le associazioni, dei sindacati e dei consorzi ed ho chiesto loro di costituire un comitato ristretto per affrontare i problemi che già conosciamo, stabilendo un regolamento ed un costo unitario: infatti, bisogna regolarizzare una situazione in cui qualcuno fa pagare 15


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lire al metro cubo ed altri 50 o 80 lire. È necessario un regolamento che stabilisca le priorità per la ricezione dell'acqua nei vari periodi dell'anno, in modo che non si creino disparità. Per il prossimo anno è prevista un'unità di crisi anche per l'agricoltura, al fine di poter fronteggiare le varie esigenze del momento.
Onorevoli deputati, tenete presente che quest'anno gli agricoltori hanno chiesto circa 100 milioni di metri cubi d'acqua: gli abbiamo concesso tutto quello che ci hanno chiesto. Successivamente, abbiamo accontentato ulteriori richieste di 500 mila e 200 mila metri cubi; la questione dovrebbe essere sufficientemente risolta. In Sicilia, durante gli ultimi quarant'anni, tutti gli interventi sono stati varati a pioggia, sia per quanto riguarda le acque potabili sia per quanto riguarda quelle irrigue. È necessario imboccare una strada maestra, un programma sicuro che dev'essere seguito passo dopo passo. Sarà necessario gestire bene queste ricchezze: esiste una molteplicità di enti, che rendono ancora più difficile la gestione. Forse ho tracciato un quadro molto doloroso, ma se in cinque anni si seguirà il programma che la regione ed il commissario hanno indicato riguardo ai 659 milioni di metri cubi di acqua, ne avremo aggiunti 120 milioni ed avremo gli invasi collaudati. Dopo sforzi sovrumani, soltanto in questi giorni siamo riusciti a compiere i primi passi nel collaudo della diga di Rosamarina, vicino a Cefalù (che ha una capienza di 80 milioni di metri cubi di acqua), che ci consentirà di non svasare 44 milioni di metri cubi d'acqua.
Abbiamo inoltre stipulato un accordo tra AMAP ed ESA che ci permetterà, tra quattro mesi, di avviare una condotta che porterà l'acqua da Rosamarina a Risalaimi, dove è situato un potabilizzatore che consentirà a Palermo di utilizzare 15 milioni di metri cubi in più di acqua, che in parte saranno utilizzati per il potabile e in parte libereranno per l'irriguo i milioni di metri cubi d'acqua che attualmente sono al Poma ed a Scanzano. La situazione è preoccupante ma migliorerà, se sarà svolta un'opera continuativa in questi cinque anni.
Vorrei accennare, dopo aver ascoltato il presidente Fitto, al problema dei dissalatori. Ho chiamato esperti da Israele e dagli Stati Uniti; esistono procedure nuove con le quali i dissalatori non vengono pagati alla base, ma vengono stipulati contratti di circa 20 anni per la loro utilizzazione e per il pagamento da parte della regione, che sarebbe inferiore a quello attuale. Adesso la regione paga 3.500 lire al metro cubo per i dissalatori, mentre con questo sistema ne pagherebbe 2.000 e la costruzione dei dissalatori stessi non costerebbe nulla. Pertanto, mi sono tenacemente opposto alla costruzione di altri moduli dei dissalatori, ognuno dei quali costa 30 miliardi, per evitare spese che possono essere risparmiate. La questione dei dissalatori è invece fondamentale per le isole minori della Sicilia, che con l'installazione di dissalatori a moduli diversi (600, 1200, 1800, 2400) potranno essere autonome; ciò eviterà di portare l'acqua con le navi che, passando attraverso tre o quattro recipienti, arriva nelle case in condizioni pietose.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che desiderino intervenire.

FILIPPO MISURACA. Cercherò di essere breve. Sono stato eletto in provincia di Caltanissetta, dove qualche anno fa un ministro della Repubblica ha scoperto che la cittadinanza faceva turni per l'acqua di 8-10 giorni. Questo fa capire quale situazione stiamo vivendo.
Rivolgo un ringraziamento al presidente Fitto ed al generale Jucci e vorrei rassicurare il collega Adduce riguardo al fatto che non c'è nulla di politico rispetto al dramma che è stato descritto. Condivido la risposta del presidente a questo riguardo e ritengo che altre regioni, come la Basilicata, dovranno essere ascoltate perché siamo eletti, al di là della rappresentanza politica dei territori specifici, per risolvere i problemi di tutto il territorio nazionale, cercando di individuare le soluzioni.


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Mi sembra esista un accordo - sia per quanto concerne la regione Puglia, sia per la Sicilia - riguardo all'analisi del passato e alle cause della situazione attuale: sul piano politico il presidente Fitto ha già individuato un percorso che, indubbiamente, può essere attivato in breve tempo. Le cause sono le stesse: il riutilizzo delle acque reflue e la perdita delle acque nelle condotte, temi che si ripeteranno anche nelle successive audizioni.
Vorrei soffermarmi sui problemi della regione Sicilia, e mi scuso per questo con il presidente Fitto, anche se ritengo estremamente interessante la questione degli accordi di programma che ha già attivato o che auspica di attivare con altre regioni. Credo che il presidente Fitto debba proseguire su questa strada.
Generale Jucci, sono stato uno dei primi che ha criticato la sua nomina: non ho criticato l'uomo, perché il generale ha un passato di cui il nostro paese deve essere fiero, bensì la nomina, perché la Sicilia veniva esautorata di un potere che rientra nella competenza (per la devolution) di una regione a statuto speciale. Tuttavia, si tratta semplicemente di una critica di carattere politico. Devo complimentarmi con il generale Jucci per il lavoro svolto; in particolare, per essersi prodigato giornalmente nel monitorare, anche con l'impiego di elicotteri, i problemi e nel cercare di trovare delle possibili soluzioni, nonché nell'individuare coloro i quali rubano l'acqua, per utilizzarla a fini zootecnici e irrigui, sparando sulle condutture.
La situazione idrica evidenziata dal generale Jucci è veramente drammatica e, come egli stesso ha osservato nel corso della sua esposizione, le soluzioni non sono realizzabili nel breve termine, ma nell'arco di tre, quattro o cinque anni. La preoccupazione riguarda quello che, nell'immediato, si può fare soprattutto se le condizioni meteorologiche di siccità dovessero perdurare; ciò si tradurrebbe, inevitabilmente, in un dramma per le zone colpite dall'emergenza idrica.
Potrebbe anche esservi la necessità di fare delle scelte in merito all'utilizzo della poca acqua disponibile, perciò le chiedo, signor generale, se in tale caso essa verrà utilizzata per usi irrigui o potabili. Un'analoga situazione si è già registrata in Sicilia ed ha condotto alla sommossa degli agrumicultori delle zone del catanese e dell'ennese in merito all'utilizzo dell'acqua della diga dell'Ancipa (diga, come quella di Comunelli, interrata e da abbattere). Pertanto, ci si potrebbe trovare, ripeto, a dover fare delle scelte drammatiche, sia per le città, sia per i cittadini che vi abitano.
In questa sede occorre, a mio parere, soffermarsi su alcuni aspetti; in particolare, sul fatto che non piove e, quindi, non si riesce ad irrigare e a seminare. Ciò ha determinato la richiesta dello stato di calamità naturale da parte degli agricoltori, non solo delle cinque province di competenza del commissario Jucci, ma anche delle rimanenti province siciliane. Pongo tale drammatico problema in questa sede in modo che, nelle fasi conclusive, in presenza del Governo, si possa stilare un documento che faccia riferimento non solo alla Sicilia, ma anche alle altre regioni.
Signor generale, nel suo intervento lei ha anche fatto cenno alle varie competenze attribuite, in materia, ad enti quali l'EAS e l'AMAP (un discorso a parte vale per gli IATO che hanno competenza territoriale in ordine agli usi potabili); al riguardo si è tanto parlato di un'autorità unica per gli usi irrigui, finora non istituita, che consentirebbe al commissario incaricato di controllare l'intero territorio regionale. Pertanto, sono d'accordo con lei quando afferma che non si debbono attribuire competenze in materia ai consorzi di bonifica, così come sono d'accordo che occorre aumentare il canone dell'acqua, anche se ciò mi renderà impopolare.
Il completamento delle opere, a cui lei faceva riferimento, sarà oggetto di una disputa politica in merito al soggetto incaricato di gestirlo. Si potrà intervenire con i fondi previsti da Agenda 2000 per i progetti che saranno presentati e su altri che sono già esecutivi; in tal senso, un'autorità unica avrebbe la possibilità di accelerare


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i tempi per portare a termine tale completamento, mentre un eventuale incarico affidato a vari enti desta in me una notevole preoccupazione.
L'ordinanza n. 64 dell'allora ministro dell'interno, con cui lei è stato nominato commissario per l'emergenza idrica nella regione Sicilia, conteneva delle indicazioni idonee ad accelerare la soluzione del problema della crisi dell'acqua: è passato del tempo ma non se ne fatto più niente.
Infine, signor generale, le chiedo a che punto si è giunti per quanto riguarda la diga Blufi, in quanto tale diga potrebbe in alcune zone alleviare le difficoltà connesse con l'emergenza idrica.

GIUSEPPE ROSSIELLO. L'emergenza idrica non può più essere ascritta nell'ambito del concetto di calamità naturale, perchè parlare di calamità significa fare riferimento ad eventi che in qualche modo hanno carattere di straordinarietà, mentre la siccità è ordinaria nell'Italia meridionale. Siamo di fronte ad un processo progressivo di desertificazione e l'agricoltura è il comparto che risente più di ogni altro di questa emergenza, che non rappresenta un semplice momento transitorio.
Presidente Fitto, ritengo che nel momento in cui siamo tutti mossi da un alto interesse per la nostra regione - la Puglia - si possa dire che «mentre a Roma si fanno chiacchiere, la Puglia sta pagando assai». Credo che nei confronti di questa emergenza si sia perso troppo tempo, anche per giuste ragioni, soprattutto in merito agli assetti dell'acquedotto pugliese; si è sistematicamente messo un punto e si è andati a capo, ma non si è mai proceduto a mettere nero su bianco. Mi auguro che l'incontro di oggi pomeriggio con i rappresentanti della regione Basilicata possa in qualche modo farci uscire da questa impasse; perché la regione Puglia ha i rubinetti, ma questi funzionano solo se c'è l'acqua! Forse abbiamo tardato a capire questo: adesso, il re è nudo, nel senso che non possono più esserci rinvii o scaricabarile. Occorre trovare i mezzi finanziari per pagare la regione Basilicata che fornisce acqua alla Puglia: l'importante è che l'acqua arrivi in Puglia! Se l'accordo di programma con il Molise non è possibile, data la situazione interna di tale regione, si accelerino i tempi per un accordo di programma con la regione Campania (e per questo apprezzo l'atteggiamento disponibile del presidente Fitto), perché l'accordo con il presidente della provincia di Benevento, Carmine Nardone (per anni componente della Commissione agricoltura) non è sufficiente.
In questo momento, il ritardo ha posto la regione Puglia in una condizione di subordinazione ma, presidente Fitto, la Puglia non può continuare a chiedere risorse idriche che poi disperde attraverso la propria rete idrica e, soprattutto, non può continuare a non utilizzare l'acqua contenuta negli invasi di cui dispone. Sto pensando, ad esempio, alla diga del Locone. Devo aggiungere che - ahimè - vi è una serie di enti tutti commissariati, come il consorzio Terre d'Apulia, ed i commissariamenti non portano da nessuna parte, se non andiamo nella direzione prevista, signor presidente, anche da un documento stilato in Lombardia dalle autorità d'ambito.
Chiedo pertanto che si faccia meno politica e che questa si renda utile. Se le autorità d'ambito devono essere provinciali, proviamo a non guardare ai colori delle province; ripeto, con le «magliette» non si va da nessuna parte! È del tutto evidente come sia fondamentale la concertazione e la collaborazione tra tutti gli enti di Governo. Mi auguro che i finanziamenti, cui accennava il presidente, vengano sostanzialmente finalizzati all'efficacia ed all'efficienza dei sistemi irrigui, soprattutto attraverso l'uso delle nuove tecnologie: su questo, signor presidente, siamo d'accordo, non foss'altro perché il risparmio idrico si collega al riutilizzo ed all'uso plurimo delle acque. Chiediamo anche noi, e siamo nuovamente d'accordo con il presidente, che venga assicurato un flusso continuativo e significativo di risorse finanziarie (mi riferisco allo Stato, alle regioni, all'Unione Europea) per garantire infrastrutture efficienti e moderne.


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Chiediamo che sia rafforzato il ruolo dei consorzi di bonifica, adeguandolo alle nuove funzioni richieste dalle problematiche territoriali ed ambientali - il problema cui poc'anzi si è accennato esiste ed è «grande come una casa» -, e che la loro presenza venga assicurata nei vari livelli di pianificazione e di governo delle risorse idriche. Senza la collaborazione con enti locali e altri soggetti istituzionali, passi in avanti, signor presidente, non se ne faranno, e certo non apriremo il cuore alla speranza, in particolare per le imprese agricole che, come lei sa, «boccheggiano» ormai per antica sete.
Sono a conoscenza del fatto - ma forse la mia informazione è errata - che la SOGESID aveva a disposizione un patrimonio di 23 miliardi da gestire, in parte, per la manutenzione e progettazione della rete idrica. Domando se questi fondi esistevano effettivamente, se sono stati spesi e, se ciò è avvenuto, come lo si è fatto.
I finanziamenti sono fantomatici, a volte sono come i buchi che appaiono e scompaiono; se su questo vi saranno dei chiarimenti, ve ne sarò grato.

FABIO FATUZZO. Desidero ringraziare il generale Jucci ed il presidente Fitto per la loro presenza.
Il problema idrico che riguarda la Puglia, la Sicilia ma anche il resto dell'Italia meridionale a volte può sembrare illogico in quanto, a mio avviso, non si tratta tanto di gestire le risorse idriche esistenti quanto piuttosto - di qui forse l'illogicità - di produrre acqua. Il problema essenziale è che, se ci accontentiamo, specialmente in Sicilia, di amministrare i bacini esistenti, fra qualche anno dovremmo prendere atto che buona parte della Sicilia e dell'Italia meridionale saranno condannate alla desertificazione.
Siccome in molte parti del mondo, tra le quali Israele, come ricordava il generale Jucci, nei decenni passati questo problema è stato affrontato e risolto almeno in parte con ottima soddisfazione del settore agrumicolo, ritengo che il problema essenziale per i commissari alle acque sia quello di produrre acqua. È vero che occorrono interventi forti per risanare le condotte e poter gestire bene le risorse esistenti; certamente occorre che l'acqua venga pagata e, come dicono alcuni giornali riportando le parole del generale Jucci, è necessario il pugno duro. Il problema è che bisogna mettersi dalla parte anche degli agricoltori, i quali quest'anno non hanno avuto tutte le irrigazioni di cui avevano bisogno. So di alcune aree della Sicilia orientale che, stranamente, quest'anno per la prima volta non hanno ricevuto un numero di irrigazioni sufficienti, proprio perché a volte gli impianti idrici esistono e sono pieni d'acqua ma, come si ricordava poc'anzi per la diga di Lentini, l'acqua resta inutilizzata per motivi di carattere burocratico.
A mio avviso, anzitutto occorre che l'autorità preposta alla gestione delle risorse idriche in Sicilia sia una sola per tutta la regione e non soltanto per le cinque province assegnate al generale Jucci: è assurdo che fino alla provincia di Enna vi sia una competenza e che da quella provincia fino a Catania ve ne sia un'altra; ricordo che i bacini idrici sono spesso collegati l'uno con l'altro. Prima di tutto bisogna ovviare a questa assurdità di carattere burocratico, tenendo anche presente che un Governo nomina un commissario alle acque con lo scopo di affrontare il problema della produzione di acqua. La mia proposta è quella di spingere i commissari alle acque ad affrontare il tema dei dissalatori, della depurazione delle acque, della fitodepurazione, dell'utilizzazione delle acque raccolte. Spesso i canali di gronda finiscono col perdere l'acqua in mare. È assurdo spendere tanti miliardi per costruire questo tipo di canali, i quali invece di convogliare l'acqua all'interno dei bacini la disperdono nel mare. Allo stesso modo mi sembra assurdo che non si affronti il problema della depurazione, specialmente attraverso la fitodepurazione, ossia la depurazione eseguita utilizzando sistemi basati sull'agricoltura, perché questa soluzione consentirebbe di risolvere il problema restando all'interno del settore.


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Suggerisco di affrontare il problema non tanto gestendo l'esistente, quanto cercando di ottenere dal mare quell'acqua che dal cielo non viene più, oltre che affrontando le calamità, la siccità ed i fenomeni della riduzione delle precipitazione atmosferiche in Sicilia e nell'Italia meridionale. Soltanto in questo modo ritengo si possa trovare una soluzione a questo problema ed alla grave crisi dell'agricoltura che ne consegue. Deve essere precisato che non tutti i comparti agricoli hanno bisogno di acqua in un determinato periodo; vi sono comparti che necessitano di acqua tutto l'anno, sia nei mesi estivi, sia in quelli invernali, ed hanno bisogno di una irrigazione regolare, che molto spesso non è consentita dalle precipitazioni naturali.
Ribadisco che tutti questi problemi debbono essere affrontati non gestendo l'esistente, ma affrontando il fenomeno della riduzione delle precipitazioni atmosferiche ed utilizzando questi sistemi praticabili per ottenere l'approvvigionamento idrico necessario.

ANTONIO PEPE. Voglio ringraziare il presidente Fitto, nella sua duplice veste di presidente della regione Puglia e di commissario per l'emergenza ambientale, ed il generale Jucci per la loro presenza e per l'impegno dimostrato nel risolvere il problema dell'emergenza idrica. In Puglia, soprattutto a Foggia e nella sua provincia, tale problema sta assumendo toni drammatici, con rischi anche per l'ordine pubblico: basti ricordare che l'acqua potabile viene erogata per poche ore al giorno, che dai pozzi si attinge acqua salata, che l'agricoltura è in ginocchio, tanto che il raccolto, specie del grano duro, si è ridotto di oltre il 50 per cento rispetto allo scorso anno. Devo dare atto alla regione Puglia (di ciò ringraziamo il presidente) di aver richiesto lo stato di calamità per la Capitanata: ciò consentirà al Governo ed al ministro delle politiche agricole e forestali di attivare le procedure previste dalla legge n. 185 del 1992.
Il collega Rossiello ha affermato che si sono fatte molte chiacchiere ma si è realizzato poco sul piano concreto: vorrei invece ringraziare nuovamente il presidente Fitto, perché ha parlato di iniziative già intraprese e ha detto che è necessario lavorare sulle grandi reti di approvvigionamento idrico. Apprendo con soddisfazione che oggi avverrà un incontro con la regione Basilicata; se si raggiungerà l'accordo di programma, potranno essere avviate talune opere, che il Ministero delle politiche agricole e forestali ha già approntato; inoltre, si stanno prendendo accordi con la Campania e con l'Abruzzo. Mi dispiace che con il Molise non si riesca a trovare un'intesa: mi auguro che non si attivino i poteri sostitutivi previsti dall'articolo 17 della legge Galli ma, come diceva il presidente Fitto, si possa giungere al dialogo ed all'intesa: ciò potrà essere utile per la Puglia, ma anche per il Molise. È un peccato gettare l'acqua al mare invece di cercare di giungere ad accordi che possano soddisfare entrambe le regioni in nome di una sana solidarietà regionale.
Concordo con il presidente Fitto sul fatto che molta acqua si perde nelle condotte e che occorre riutilizzare le acque reflue per uso irriguo: egli ha affermato che è già pronto un finanziamento di 510 miliardi per nuovi impianti di depurazione, per mettere a norma gli impianti di depurazione già esistenti, per sistemare le condotte e le reti fognanti. Poiché il nostro problema è relativo all'urgenza, la mia domanda riguarda i tempi di attuazione di questo programma, perché gli agricoltori foggiani, ma più in generale tutti i cittadini, non possono più attendere. È necessario cominciare a vedere fatti concreti. Prendo atto con soddisfazione che esistono progetti già avviati e vorrei sapere quando potranno essere realizzati compiutamente.

FRANCESCO ZAMA. Ringrazio per la loro presenza il presidente Fitto ed il generale Jucci, al quale chiedo di rettificare alcune cifre. Capisco che è difficile leggere i molti zeri delle migliaia e dei milioni di metri cubi, ma non vorrei che fossero riportati migliaia di milioni di


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metri cubi che non possono essere contenuti nei nostri bacini, anche se sono molto capaci.
Speravo che sarebbe stato presente anche Mario Floris, presidente e commissario per le acque della Sardegna, perché esistono uguali problemi anche in quella regione, dove esistono invasi per un miliardo e 400 milioni di metri cubi, di cui ne sono utilizzati solo 620 milioni perché le dighe non sono collaudate; anche in Sardegna le perdite delle condotte sono nell'ordine del 30-40 per cento e l'emergenza idrica diventa un'emergenza nell'emergenza.
La bieticoltura sarda è la questione più grave del momento: per sostenerla servirebbero 3 milioni di metri cubi di acqua, che non sono molti se paragonati alle centinaia di milioni di metri cubi disponibili ma che, secondo la gestione dei consorzi, non vengono messi a disposizione a causa delle lentezze burocratiche. Capisco che ognuno ha i suoi problemi ma, a fronte di richieste precise, un assessore all'agricoltura ha affermato che in questo momento ci sono problemi più gravi di quelli che riguardano la bieticoltura. Ci sono treni che passano e non tornano e quello della bieticoltura sarda rischia di non passare mai più: se non si seminano le bietole quest'anno, fallisce l'intero settore bieticolo-saccarifero della Sardegna. Vorrei che questa affermazione rimanesse agli atti, perché non è presente il presidente Floris, ma l'avrei pronunciata in sua presenza con la stessa determinazione: si sta mettendo a rischio un settore che, una volta distrutto, non potrà più essere ripristinato. Tremila famiglie vivono del lavoro nel comparto bieticolo-saccarifero, esiste un indotto, sono state spese energie per tenerlo in vita: esso è molto importante per l'economia agricola della Sardegna, perché se scomparisse si procederebbe verso la desertificazione.
Un problema che non è stato sollevato è quello del risparmio: bisogna imparare a risparmiare l'acqua per irrigare. Abbiamo affermato che le condotte sono rotte e provocano dispersioni: molti però irrigano sciupando l'acqua e lo spreco è evidente dove l'acqua viene data ad ettaro e non a contatore. A volte, invece, si irriga quando non è più necessario, il che è un altro fattore di spreco.
Il problema dei bacini non collaudati è tra i più gravi: in Sardegna, infatti, piove abbastanza ma male e, in teoria, se si potesse riempire il miliardo e 400 milioni di metri cubi di bacini, la Sardegna sarebbe autosufficiente, come si sostiene anche nel documento che ci è stato consegnato. Al contrario, quando piove l'acqua finisce nel mare, salvo poi lamentarsi che manca.
Le questioni principali dunque riguardano il collaudo, la riparazione delle tubazioni ed il risparmio nell'irrigazione, cioè la microirrigazione a goccia. In Sardegna si sono avviati dei lavori con il POR (sono stati stanziati quattro miliardi di finanziamenti) per cominciare l'attività di irrigazione a goccia, che ha dato grandi frutti, come ci insegnano Israele e la Spagna che l'hanno attuata con successo.

SANTINO ADAMO LODDO. Ringrazio i nostri illustri ospiti per la loro presenza.
Sono felice che il collega Zama, che mi ha preceduto, sia stato molto preciso sugli aspetti tecnici, che non conosco. Sono stato eletto in Lombardia, ma sono nato in Sardegna e constato, presidente, che la mia regione è nuovamente penalizzata, perché il presidente Floris non è presente a causa di problemi con la Giunta regionale che gli auguro di risolvere. Sarebbe stata opportuna la presenza di un suo delegato, ma forse ciò non è previsto dallo statuto: se per questo motivo gli fosse stato impedito di essere presente, non avrei nulla da obiettare.
La Sardegna, purtroppo, è un'isola infelice sotto il profilo che ha appena illustrato il collega Zama. Mi auguro che nel prossimo futuro vengano accolte le soluzioni che egli ha appena prospettato, oltre a quelle sostenute dai colleghi riguardo alle altre regioni. Presidente Fitto e generale Jucci, non possiamo intraprendere le vostre stesse iniziative, perché dovremmo chiedere aiuto alla Spagna o alla Corsica: si tratta di una battuta, ovviamente, ma vi


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chiedo di farvi promotori di un aiuto al vostro collega sardo, che ha avuto un incidente di percorso, ma che spero possa essere presente la prossima volta.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor presidente, a differenza di quanto evidenziato da alcuni colleghi in precedenti interventi, forse perché non sono molto aduso ai rituali della politica, non colgo alcuna rilevanza politica nello svolgimento di questa audizione, ma solo la necessità di chi, avendo un ruolo istituzionale - come i componenti di questa Commissione -, vuole comprendere che cosa sta avvenendo nelle regioni meridionali del paese.
Sono siciliano e sono stato eletto, tra l'altro, in un collegio, quello di Sciacca (nella zona occidentale della provincia di Agrigento), prettamente vocato all'agricoltura e, come tale, strettamente interessato all'irrigazione. Si tratta di una fascia di territorio quasi desertificata, di una zona la cui piovosità annuale, a fronte di una media isolana compresa fra i 400-600 millimetri, non supera, a volte, i 250 millimetri, causando un vero e proprio disastro che non ha più le caratteristiche dell'eccezionalità, essendo ormai una costante nel tempo.
Signor generale, durante la campagna elettorale qualche esponente politico, appartenente al fronte avverso a quello in cui milito, andava spiegando quello che si era già fatto e quello che si stava facendo in ordine all'emergenza idrica, avvalendosi anche della compagnia del commissario alle acque; di ciò ero felice, sebbene corressi il rischio, in quanto politico, di perdere qualche centinaio di consensi. Tuttavia, in quanto operatore del settore agricolo, avrei preferito che tali problemi fossero stati risolti. Invece anche quest'anno abbiamo registrato in agricoltura, nella zona occidentale dell'isola, grossissime difficoltà legate alla mancanza d'acqua; tali problemi dipendono, come ha brillantemente osservato nel suo intervento il generale Jucci, essenzialmente da una rete idrica distributiva che è un colabrodo, da invasi che non riescono ad invasare o perché non collaudati o perché interessati da interramenti che di fatto riducono enormemente la loro capacità, nonché dalla presenza di tutta una serie di enti di gestione e di consorzi che, francamente, sarebbe meglio se non esistessero. Occorre una seria riflessione per capire se, con riferimento alla legge Serpieri (importantissima nella storia economica ed agricola del nostro paese), l'istituzione e la gestione dei consorzi sia ancora attuale in una società moderna.
Non penso, a differenza dei colleghi, che tutto debba essere necessariamente partecipazione, gestione e quant'altro; vi sono dei fatti che afferiscono a cose da realizzare e, quindi, delle risposte da dare all'utenza, che non è possibile pensare di gestire sempre e comunque come un fatto politico. Il mio discorso potrà risultare impopolare, pur tuttavia voglio svolgere una riflessione seria, in quanto non sono innamorato delle mie idee ma, anzi, sono pronto a confrontarmi con tutti, sia con chi appartiene alla mia parte politica, sia con gli avversari politici. Non possiamo pensare che decine e decine di enti che fino ad un recente passato sono serviti solo ed esclusivamente per assumere personale e per gestire lavori ed appalti, nella totale e assoluta mancanza di una capacità di coordinamento, continuino a gestire quello che hanno gestito male, fallendo nella gestione dell'esistente.
Le dolenti note arrivano da zone come quella del Riberese, che il signor generale conosce benissimo, dove viene praticata la coltivazione di cultivar - un tipo unico di arancia bionda (navel) - che rappresenta nel suo genere circa il 70-80 per cento della produzione complessiva nazionale. Inoltre, proprio per evidenziare la rilevanza della produzione agrumicola di quella zona, che fra l'altro costituisce un ambito territoriale ristretto, sottolineo che si produce, con riferimento al comparto agrumicolo, circa il 18 per cento del prodotto interno lordo della Sicilia. E si tratta di una zona dove da quattro anni, di fatto, non si riesce più ad irrigare con serenità; fra l'altro, durante il periodo estivo in queste zone si registrano turbative


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non solo ai fini economici e di gestione dell'agricoltura, ma anche di ordine pubblico.
Signor generale, su tutto ciò dobbiamo riflettere ed attivarci affinché si possa giungere al completamento degli invasi attuali ed alla costruzione di ulteriori invasi. È paradossale che non si riesca a fornire delle risposte, soprattutto se si pensa che in quelle zone scorre un fiume a portata perenne che immette in mare circa 100 milioni di metri cubi di acqua. Viceversa, assistiamo a politiche che non prevedono la realizzazione di opere di interconnessione, che consentirebbero l'invasamento dell'acqua per caduta, quindi ad un costo bassissimo, con conseguente imissione, sempre a basso costo, della stessa nelle canalizzazioni. Molto spesso si compiono scelte irrazionali; mi riferisco in particolare ai folli impianti di pompaggio che rendono l'acqua costosa e, quindi, antieconomica per gli enti preposti alla gestione e, molto spesso, anche per gli stessi agricoltori.
Da lei, signor generale, la popolazione siciliana attende delle risposte in tempi rapidi. Mi rendo conto delle difficoltà in cui lei è costretto ad operare, tuttavia, in merito alle interconnessioni a cui ho fatto riferimento, volevo farle osservare che nelle zone riguardanti la Garcia, il lago Arancio, la diga Castello, il Garmauto di Brizzi, l'acqua c'è ed esistono pure i bacini ma, nonostante ciò, anno dopo anno si presentano sempre gli stessi problemi.
Mi dispiace se nel corso del mio intervento sono entrato un po' troppo nel particolare, ma era doveroso verso le popolazioni siciliane, interessate dal problema in questione, che mi hanno eletto; pertanto, gradirei avere da lei, signor generale, delle risposte precise.

LELLO DI GIOIA. Il generale Jucci mi scuserà se, per questioni di territorialità che brevemente illustrerò, mi rivolgerò al presidente Fitto.
Presidente Fitto, la ringrazio per essere stato estremamente chiaro nella sua esposizione e soprattutto per aver evidenziato come intende muoversi nel prossimo futuro. Ritengo opportuna, tuttavia, un'analisi più dettagliata di talune situazioni della regione Puglia e degli interventi che occorre realizzare per far fronte all'emergenza idrica.
Una prima questione su cui intendo soffermarmi concerne, come il presidente Fitto ha evidenziato, l'esistenza di una discrasia nel provvedimento con cui si è proceduto alla sua nomina a commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia; bisogna attivarsi affinché questa discrasia sia eliminata in modo che il commissario abbia effettivi poteri.
Una seconda questione riguarda gli interventi programmati per il futuro; apprezzo quanto si è predisposto, i 510 miliardi che sono già stati investiti ed i circa 700 che dovrebbero essere recuperati per l'attivazione degli ATO, oltre a tutto quello che si è definito all'interno del programma operativo regionale, su cui mi consentirà, signor presidente, qualche piccola considerazione.
Credo sia necessario realizzare un monitoraggio sulle perdite idriche e non soltanto su quelle relative agli acquedotti; lei ha operato bene (ci tengo a sottolineare il mio assenso) in merito al confronto-scontro con l'Acquedotto pugliese non solamente per la questione dell'acquisto, ma anche per la gestione di queste reti. Una buona percentuale delle reti della nostra realtà regionale (ed in particolar modo della provincia e della città di Foggia) è gestita dall'Acquedotto pugliese; basti pensare che il centro della città di Foggia è servito ancora da condutture realizzate in cemento di amianto. È una questione veramente grave, che dovrà essere affrontata con puntualità e con molta energia. Accennavo prima ad un monitoraggio necessario anche sulle perdite idriche relative alle realtà collinari, che non sono ancora regimentate; se così fosse, potremmo usufruire di una quantità di acqua - anche se non notevole - che potrebbe essere utilizzata per uso «civile» e potremmo spostare a valle altre quantità di acqua per uso agricolo.
Desidero sapere quando si inizierà il recupero e la ristrutturazione di tutte le


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reti idriche, affinché vi sia la possibilità di eliminare il 40 per cento di perdite idriche; aggiungo che questa percentuale è una media e lei sa che per alcune realtà si tratta di molto più del 40 per cento. Sono anche convinto che si può operare a livello di programma operativo regionale, verificando, assieme al comitato preposto, le risorse che possono essere indirizzate verso le cosiddette vasche di accumulo.
Un'altra questione, che credo vada affrontata in termini estremamente seri e puntuali, riguarda la previsione che nei prossimi mesi si avranno delle giornate di gran caldo ma anche degli eventi alluvionali, il che significa che queste precipitazioni non produrranno effetti positivi per il territorio. Esiste comunque la possibilità di un eventuale accumulo delle precipitazioni e, dunque, occorre fare in modo di avere una ricaduta positiva per la realtà della Capitanata. Si pone il problema di verificare la possibilità di realizzare tali vasche, la cui spesa non dovrebbe essere eccessiva; vi sono progetti esecutivi già pronti, che possono essere finanziati per dare il via alla apertura dei cantieri.
Un altro tema legato a questi possibili eventi climatici è quello del dissesto idrogeologico. Credo che al riguardo si debba essere fortemente preoccupati perché, se i dati che abbiamo di fronte sono veritieri, oltre al problema dell'emergenza idrica avremo anche (specie nelle realtà collinari) quello del dissesto, che riguarderà il territorio nel suo complesso ed influenzerà negativamente il comparto agricolo. Credo quindi che sia necessario affrontare con la Commissione ambiente ed il Ministero delle infrastrutture la questione del riassetto idrogeologico del territorio pugliese. So benissimo quali sforzi il presidente Fitto sta producendo in questi mesi e so anche quali sono gli interventi «spostati» a livello di POR per ciò che riguarda il dissesto idrogeologico nella realtà pugliese, ed in modo particolare nella realtà della Capitanata; so altrettanto bene come le risorse previste siano poche per risolvere un problema destinato ad accentuarsi nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.
L'ultima considerazione è che a mio avviso è necessario l'impegno di tutti, a partire dalla regione; peraltro, mi pare che in questo si sia stati puntuali. Non stiamo facendo politica, ma solo tentando di ragionare in modo molto tranquillo e responsabile per cercare una soluzione a problemi che oggettivamente esistono. Mi permetta di dire, signor presidente, che se non si risolveranno questi problemi sarà difficile che lei, nel prossimo maggio, possa venire ad inaugurare la Fiera dell'agricoltura di Foggia: sarà molto difficile perché di agricoltura si parlerà veramente poco. Noi dobbiamo fare pressioni sul ministero in merito alle risorse esistenti perché ieri è stata approvata la legge obiettivo, che dà la possibilità di realizzare grandi opere infrastrutturali. So benissimo che vi sono dei problemi fra le regioni Puglia e Molise per definire questo accordo di programma e che vi sono delle situazioni oggettivamente difficili (nel prossimo novembre si voterà), ma credo che una ipotesi che comprenda, fra le grandi opere infrastrutturali, anche le infrastrutture irrigue per la provincia di Foggia e la regione Molise rappresenti una soluzione che consentirebbe alla diga di Occhito di disporre della quantità di acqua necessaria per ridiscutere nuovamente, con gran forza, di agricoltura. Noi abbiamo perso già la stagione 2002, questa è la grande verità; con i problemi esistenti la stagione è già persa, al di là degli interventi di emergenza da porre in essere nei prossimi giorni. Dobbiamo, sì, affrontare l'emergenza, ma passare anche ad una seconda fase, che è già attuale, quella cioè della programmazione e soluzione di un problema oggettivamente rilevante.
Ringrazio nuovamente per la loro presenza il presidente Fitto ed il generale Jucci.

RAFFAELE FITTO, Presidente della regione Puglia e commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia. Vorrei sottolineare alcune questioni già affrontate nel mio intervento iniziale e dare risposte su alcuni temi sollevati.


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Inizio dall'intervento dell'onorevole Rossiello, il quale mi ha rivolto un invito particolarmente appetibile a parlare dell'Acquedotto pugliese; dovrei farlo svestendo i panni di commissario ed indossando quelli di presidente della regione. Oltre a ribadire le posizioni politiche già espresse, relativamente alla vicenda dell'Acquedotto pugliese voglio affermare che, pur essendo - nella veste di presidente della regione - in posizione fortemente critica, in qualità di commissario ho avviato una serie di collaborazioni con l'Acquedotto pugliese. La prima concerne gli interventi tesi ad adeguare gli impianti di depurazione tramite una convenzione sottoscritta fra la regione Puglia, la struttura commissariale e l'Acquedotto pugliese. La seconda attiene alla costituzione di un tavolo tecnico (che sta elaborando il piano stralcio d'ambito ed il piano d'ambito) all'interno del quale vi è sempre l'Acquedotto pugliese. La terza è relativa alle misure contenute nel programma operativo regionale che abbiamo attivato insieme all'Acquedotto pugliese, al quale forniamo anche finanziamenti.
Aver fatto tutto ciò dimostra una volontà tesa a collaborare con il gestore unico della risorsa idrica nella nostra regione, l'Acquedotto pugliese; d'altro lato, ciò non esclude la possibilità di esprimere, in maniera indipendente, una posizione totalmente differente rispetto al futuro e agli scenari che sono stati predisposti per l'Acquedotto pugliese.
Vorrei chiarire alcuni aspetti riguardo agli accordi di programma: questo tema è molto delicato perché dovrebbe emergere la volontà di un adeguamento della cosiddetta legge Galli che, a distanza di sette anni, non ha prodotto alcuno degli effetti che si era proposta, pur essendo una buona legge dal punto di vista dell'impostazione, del coinvolgimento e del rapporto di cooperazione tra diverse realtà regionali. Penso che risulti in modo chiaro, al di là della situazione della Puglia, della Sicilia e delle altre regioni, che in questo momento la questione dell'approvvigionamento idrico e dell'utilizzo delle risorse idriche costituisce il problema infrastrutturale prioritario, anche rispetto a quello dei trasporti, nel Mezzogiorno d'Italia. Considerata la sua importanza, abbiamo bisogno di immaginare forme di collaborazione su questo tema.
L'accordo di programma con la Basilicata è stato sottoscritto ed è già operativo. Oggi la Basilicata pone una serie di questioni: non saremo inadempienti rispetto agli impegni assunti in base alla sottoscrizione dell'accordo di programma, che ritengo possano e debbano essere inseriti in un quadro di riferimento nel quale ministero, regione Puglia e regione Basilicata diano attuazione a quanto previsto, chiarendo alcuni aspetti. Non esiste alcuna difficoltà riguardo a questo tema: con la regione Basilicata, pur avendo impostazioni politiche diverse, vi è stata una perfetta collaborazione ed esprimo un giudizio positivo sul percorso avviato, sull'accordo sottoscritto oltre che sulle prospettive indicate. Il problema riguarda l'accordo di programma con la regione Molise, che è l'unica soluzione per la provincia di Foggia: non illudiamoci che vi possano essere altre soluzioni. Se non si sbloccherà questo tavolo, avrò difficoltà ad inaugurare la fiera di Foggia il prossimo maggio, ma gli agricoltori della provincia di Foggia non arriveranno fino al prossimo maggio!
Si tratta di un problema centrale, che sottopongo all'attenzione della Commissione, rispetto agli interventi che possiamo e dobbiamo realizzare con una quantità minima di risorse. Le inadempienze della Puglia, negli anni 1974, 1975, 1978, 1983, 1987 e 1992, nei confronti del Molise sulla vicenda della diga di Occhito sono state il punto di partenza della richiesta di istituzione del tavolo tecnico. La Puglia, per una continuità istituzionale, non solo riconosce e recupera tali inadempienze, ma intende anche considerarle a favore del Molise nelle trattative in atto. Una volta affermato ciò, mi auguro che si possa definire quanto prima un accordo di programma tra Puglia e Molise, nell'interesse del Molise stesso: mi rivolgo a tutta la comunità molisana, perché è un problema che non riguarda semplicemente un'istituzione,


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ma tutta la cittadinanza; non bisogna operare distinzioni politiche, ma una valutazione seria e serena rispetto a questo percorso.
Vorrei schematicamente rispondere alle altre questioni sollevate. La SOGESIT ha un ruolo e 23 miliardi per la progettazione, come rilevava l'onorevole Rossiello; la regione Puglia aveva avviato collaborazioni ed il commissario ha già sottoscritto con la SOGESIT un'intesa ufficiale che rende operativa l'attuazione e la previsione del piano d'ambito: quelle risorse sono finalizzate alla progettazione relativa all'individuazione degli interventi del piano d'ambito che stiamo redigendo e costituisce lo strumento fondamentale affinché, onorevole Di Gioia, non si ripetano gli errori del passato, che oggi paghiamo, dovuti alla mancanza della programmazione. Rispetto a ciò possiamo inseguire l'urgenza, in questo caso obbligatoriamente, non come nel passato ma in un contesto di programmazione, nel quale si abbia chiaro l'intero ciclo integrato del sistema idrico delle acque ed il percorso da seguire. Abbiamo accelerato un accordo già definito con la Basilicata, ne stiamo predisponendo un altro, mi auguro, con il Molise ed abbiamo avviato con la Campania e l'Abruzzo un percorso molto più lungo, ma che ci consente di guardare al futuro con maggiore tranquillità. Il piano d'ambito ha questi obiettivi: la verifica delle perdite della rete idrica, la definizione degli interventi nell'ambito delle reti esistenti, la necessità delle nuove reti. Si tratta di predisporre un monitoraggio che fotografi complessivamente l'esistente: per questo motivo, nell'ambito di Agenda 2000 e del programma operativo regionale, la regione Puglia, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Commissione europea hanno concordato un percorso che prevede l'utilizzo immediato del 30 per cento dei 1200 miliardi disponibili per la regione Puglia; si tratta dei 310 miliardi, cui ho fatto riferimento, che sommati ai 190 dell'ordinanza commissariale, divengono circa 510. Mancano altri 700 miliardi, che verranno sbloccati quando approveremo il piano d'ambito, condizione essenziale a garanzia della programmazione, per poter utilizzare queste risorse. Il 4 dicembre sottoporremo un piano d'ambito stralcio, alla luce dell'accordo con la SOGESIT e con l'Acquedotto pugliese, all'approvazione del comitato di sorveglianza al fine di sbloccare i 700 miliardi disponibili, da utilizzare in questo modo.
Rispondo alla domanda dell'onorevole Pepe, ripresa dall'onorevole Di Gioia, riguardo ai tempi: 510 miliardi sono stati sbloccati grazie alla coincidenza, che definisco favorevole (questo forse creerà delle difficoltà al generale Jucci, a seconda dei punti di vista), della gestione commissariale con la presidenza della regione. Ciò mi ha permesso di concentrare sullo stesso tavolo, nello stesso momento decisionale, le risorse comunitarie, le disponibilità regionali e le strutture commissariali, consentendo l'utilizzo di 510 miliardi. Come? Con un'ulteriore modifica, perché non ho assegnato le risorse in quanto presidente della regione (può sembrare una sottigliezza, ma non lo è riguardo ai tempi) ma come commissario. Sono quindi intervenuto sul decreto di assegnazione delle risorse ad ogni singolo comune - già operativo da 15 giorni per ogni singola realtà comunale che utilizza tali risorse - apportando una modifica al programma operativo regionale, che come presidente avrei dovuto rispettare, ma che come commissario posso imporre riducendo drasticamente i tempi per la trasformazione del progetto esecutivo, in modo tale da poterlo immediatamente cantierizzare. Poiché sono risorse comunitarie, ho una giustificazione per poterlo fare, perché costituiscono le prime due annualità da rendicontare entro il 31 dicembre 2002; per questo motivo gli interventi sono più che giustificati. Voglio dunque tranquillizzare riguardo alla velocità di utilizzazione di queste risorse. Aver predisposto due graduatorie, a cavallo di una struttura commissariale regionale, sugli impianti di depurazione e sulle reti fognarie, che oggi sono state utilizzate fino a 310 miliardi l'una e 190 l'altra, mi consentirà, la mattina del 5 dicembre, quando il comitato di


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sorveglianza avrà ratificato la richiesta di approvazione del piano stralcio d'ambito, di completare le due graduatorie, omettendo solamente le risorse ed avviando la procedura di una comunicazione con la tempistica per appaltare le opere. Ritengo che buona parte dei 1200 miliardi, distribuiti nei sei anni del programma operativo regionale, grazie a questo meccanismo consentirà un'accelerazione della spesa sul fronte del programma operativo regionale delle risorse comunitarie, fornendoci contestualmente lo strumento per spendere in tempi rapidi queste risorse. Credo che ciò costituisca un aspetto importante.
Riguardo al dissesto idrogeologico, ci siamo impropriamente fatti carico di una situazione del tutto straordinaria e particolare, che non dovrebbe essere compito della regione affrontare, all'interno del programma operativo regionale. Oggi si sta privando la nostra regione di una parte di risorse da destinare in modo specifico ai dissesti idrogeologici, a beneficio di un intervento sottratto alle altre misure del programma operativo regionale (ad esempio quelle che ho poc'anzi citato), ma anche rispetto a tutte le altre misure. Lo abbiamo fatto perché il problema esiste e le zone montane vivono questa difficoltà; si tratta di un problema che caratterizza quasi totalmente la provincia di Foggia, tranne il comune di Canosa (in provincia di Bari) che vive una situazione specifica sulla quale interveniamo.
La richiesta di risorse è indispensabile perché quelle già destinate rientrano nell'ordinanza - non si tratta solo di acqua e depurazione ma anche, per alcuni ambiti, di rifiuti e protezione civile - ma incontrano difficoltà rispetto alla previsione iniziale a causa del dissesto idrogeologico che procede. Rischiamo, dunque, di trovarci di fronte a sorprese che possono evidenziarsi dalla mattina alla sera e che mi auguro non ci innalzino agli onori della cronaca; un problema, quindi, che riguarda realtà esistenti e situazioni che cominciano ad essere ovvie.
Esiste anche l'aspetto della responsabilità che, nella qualità di commissario, ho fatto presente in tutte le sedi competenti. In tal modo, nel caso in cui accadesse qualcosa, non potrò essere accusato di comportamento irresponsabile. Ciò non giustifica nulla e non tranquillizza, ma anzi sottolinea il problema nella sua drammaticità. Questo è il quadro della situazione, anche in merito alle risposte sulle questioni indicate.
L'onorevole Marinello, nel suo intervento, si è soffermato sui consorzi di bonifica, su cui concordo perfettamente. Ritengo, infatti, che i consorzi di bonifica siano uno dei primi veri grandi problemi dell'approvvigionamento idrico a fini irrigui, in quanto si sovrappongono ai livelli esistenti con competenze ulteriori e procedure d'altri tempi. È sufficiente ricordare, a tal proposito, che un consorzio di bonifica, nel migliore dei casi, è composto da 50 consiglieri e da 15 componenti della deputazione, quasi quanti i membri del consiglio regionale (nella sola Puglia esistono sei consorzi di bonifica), il che chiaramente crea, a livello decisionale, numerose difficoltà. Intervenire nei confronti dei consorzi è pertanto essenziale (noi, a livello regionale, lo faremo con atti legislativi), soprattutto se si tiene presente la situazione debitoria di tali enti: in Puglia non è inferiore a 100 miliardi di lire, posto che le indennità spettanti ai presidenti è pari o superiore a quella prevista per il presidente della regione. Da questo punto di vista ritengo che le risorse finanziarie vadano utilizzate per far fronte alle reali esigenze, in un contesto nel quale funzionino meglio tutti i vari passaggi.
In conclusione, vorrei segnalare alla Commissione due esigenze reali ed essenziali. La prima, su cui mi sono già soffermato, concerne, in generale, l'approvvigionamento idrico. L'altra riguarda in modo specifico il ruolo della Commissione agricoltura. Mi riferisco all'ordinanza n.3045 del 2000 del Presidente del Consiglio dei ministri (fra l'altro, negli ultimi sette anni le ordinanze commissariali sono state modificate o rinnovate ogni sei mesi, implicando spesso anche il cambio della persona incaricata, e venendo così a costituire un evidente ulteriore problema), che ha imposto alla regione Puglia, su


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indicazione del Ministero dell'ambiente, dei limiti qualitativi in ordine al riutilizzo, in agricoltura, delle acque reflue. A tale fine si potrebbe utilizzare l'acqua prodotta da venti impianti di affinamento, adeguati alla legge n. 319 del 1976, ma oggi non utilizzati; ma non intendo assumermi la responsabilità di un loro eventuale impiego per evitare possibili conseguenze con le autorità competenti, cioè con la Procura della Repubblica. Riguardo a tali impianti vi è un paradosso tutto pugliese. Essi, se attivati, potrebbero erogare, a fini irrigui, almeno due metri cubi di acqua al secondo, cifra che moltiplicata per il numero degli impianti esistenti - 20 - e spalmata sull'intero territorio regionale non sarebbe poca cosa. Il paradosso è che, nella maggior parte dei casi, le acque utilizzate, al momento, dai comprensori a fini irrigui ed emunte dal sottosuolo, hanno caratteristiche qualitative non conformi ai limiti imposti dal Ministero dell'ambiente e peggiori di quelle affinate dagli impianti a cui poc'anzi facevo riferimento. Di qui la necessità - è la richiesta più pressante, meno politica ma più tecnica - di un momento di coordinamento fra il Ministero dell'ambiente, quello delle politiche agricole e forestali e tutti i soggetti interessati alla struttura commissariale. Domani o lunedì, trasmetterò un promemoria dettagliato in materia alla presidenza della Commissione, affinché si predisponga un intervento mirato che consenta alla nostra regione di utilizzare gli impianti di affinamento di cui dispone a fini irrigui. Perché, ripeto, oggi viene utilizzata acqua avente caratteristiche qualitative peggiori rispetto a quella che potremmo utilizzare proveniente dagli impianti esistenti. Si tratta, ripeto, di un paradosso che chiedo alla Commissione di tenere presente.
Mi scuso se non posso trattenermi ulteriormente, ma altri impegni istituzionali - l'incontro con i rappresentanti della regione Basilicata, presso il Ministero delle infrastrutture, in ordine all'accordo di programma - richiedono la mia presenza altrove.

PRESIDENTE. Ci auguriamo che l'incontro sia fruttuoso ed aspettiamo il promemoria da lei promesso.
Do la parola al generale Jucci.

ROBERTO JUCCI, Commissario per l'emergenza idrica in Sicilia. Risponderò in maniera sintetica ai quesiti che mi sono stati rivolti. Sarò successivamente a disposizione per fornire eventuali chiarimenti che consentano di inquadrare nel modo migliore il problema in questione.
Rispondo all'onorevole Zama su una questione di fondo, cioè sulla cultura del bene acqua, che sento tanto profondamente da aver firmato un'ordinanza specifica, rispetto alla quale in un primo momento sarò impopolare e, forse, benedetto in un momento successivo. Tale ordinanza, di cui ho informato anche i procuratori della Repubblica, prescrive che ogni utente debba possedere un contatore a misura; tralascio di indicare le cose che non funzionano, su cui ho fatto finta di non vedere, anche perché determinati problemi non possono essere affrontati in maniera dura proprio per evitare scontri inopportuni. D'altra parte sono un militare, il che potrebbe far pensare che sia venuto solo per imporre; di conseguenza, cerco di usare il cosiddetto guanto di velluto.
Per quanto riguarda l'acqua per uso irriguo, ho trattato con le associazioni, i sindacati ed i consorzi, ma poi in coscienza dovrò decidere io; pertanto, predisporrò un'ordinanza sulle misurazioni dell'acqua irrigua affinché abbia un trattamento adeguato.
Il secondo quesito è se si privilegi il potabile piuttosto che l'irriguo. Per quanto riguarda il potabile, che è un bene prioritario e nessuno lo può mettere in dubbio, nel giro di pochi giorni chiederò al presidente della regione di inviare un'ingiunzione all'ERGA affinché si dia il via, entro febbraio, ai lavori per il risanamento dell'Ancipa, che era stato richiesto nel 1987, nel 1997, nel 2000 e nel 2001 sia dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, sia dall'ufficio speciale per le dighe della Presidenza del Consiglio dei ministri. Se questa


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ingiunzione non avrà seguito, il Governo e la regione dovranno provvedervi in proprio; in questo caso inizieremo i lavori e l'Ancipa, che fino a questo momento presenta un invaso di 8,5 milioni di metri cubi di acqua, nel giro di quattro anni, con cadenza di tre o quattro milioni l'anno, raggiungerà un livello tra i 22 ed i 28 milioni di metri cubi d'acqua e - ahimè - Caltanissetta sarà inondata d'acqua!

FILIPPO MISURACA. Era ora!

ROBERTO JUCCI, Commissario per l'emergenza idrica in Sicilia. Vi sono poi i fautori dell'irriguo, per il quale ho ottenuto dal Governo che anche la galleria che porta 20 milioni di metri cubi d'acqua al Pozzillo sia realizzata; mi sto dando da fare affinché l'ERGA ed i coltivatori rimuovano parte di quei 17 metri di fango dal Pozzillo, per riportare la capacità di invaso da 80 a 110 milioni di metri cubi d'acqua. Non solo, siccome il fiume Simeto, come ricordato prima, non è utilizzato perché Lentini non ha finito i lavori (vi sono dei debiti e tutto è stato bloccato), ho indetto una riunione ad Enna affinché almeno 25 milioni di metri cubi di acqua vengano recuperati e messi a disposizione (chiaramente dietro pagamento). Inoltre mi sto adoperando affinché venga trovata una soluzione per il periodo estivo per gli agricoltori che si trovano a destra ed a sinistra del fiume Simeto. In questo caso siamo di fronte ad una barzelletta: Catania, che per l'irriguo dipende in gran parte da Enna, non ricade sotto la mia competenza, però, siccome abbiamo tutti una certa conoscenza, me ne sto interessando ugualmente.
Plaudo al deputato che ha sollevato la questione delle competenze: la mia aspirazione è di concludere il mandato entro la fine dell'anno, però chi prenderà il mio posto dovrà avere la responsabilità di tutta la Sicilia. Non debbono esistere barriere tra una provincia e l'altra. Al riguardo, mentre affermo che i piani d'ambito sono una soluzione, dico anche - questo è il mio umilissimo pensiero - che ci vuole un'unica autorità di bacino che abbia responsabilità su tutte le acque senza interferenze di altri assessorati, consorzi od altri. Altrimenti sulla questione dei dissalatori possono intervenire cinque enti differenti: in queste condizioni tutto si allunga e nulla si fa! Molte volte si fanno le cose con una certa durezza e per una persona che vorrebbe trattare la materia in armonia diventa tutto difficile. Con questo, credo di aver dato una risposta politica a quanto mi era stato chiesto dall'onorevole Misuraca.
Per quanto riguarda quello che si sta facendo in merito ad Agenda 2000, nella mia ordinanza era previsto che dovessi predisporre il progetto per le due «autostrade delle acque» di cui vi parlavo prima: Gela-Aragona e Favara di Burgio. Il bando di gara per queste due opere sarà pronto entro novembre o dicembre, sia che lo realizzi il Governo, sia che lo realizzi l'Unione Europea. Le condotte attuali perdono acqua da tutte le parti e non si fa in tempo a mettere le toppe che si aprono nuove falle.
Per tutte le altre dighe, il problema non riguarda solamente la gestione, ma anche le altre tipologie di acque; ho esaminato la situazione diga per diga recandomici di persona, ho parlato con il procuratore della Repubblica per l'eventuale dissequestro, ho affrontato le diverse questioni con tutti gli enti. Per il futuro, cercherò di completare queste dighe (pari a 120 milioni di metri cubi d'acqua) e le «autostrade delle acque»: per due di esse posso predisporre personalmente i progetti, per le altre due non è così, per cui ho chiesto di mettere a verbale che qualora questi progetti non vengano predisposti in tempo, lo farò io nel giro di quattro mesi. Più di questo non potevo fare!
Relativamente al problema della gestione, abbraccio simbolicamente chi ha citato la molteplicità di enti, consorzi, eccetera. Siamo di fronte ad una Babele nella quale è difficile districarsi. Il presidente Fitto, in maniera molto più autorevole,


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ha affrontato il problema dei consigli di amministrazione, ma questo è un aspetto politico nel quale non voglio addentrarmi. Analizzo la situazione dal punto di vista tecnico e posso affermare che - ripeto - è una Babele. È stata costituita una commissione che inizierà a lavorare dai primi di novembre, stabilendo diritti e doveri (anche i prezzi saranno stabiliti), ed alla fine, se non vi sarà accordo, emetterò una ordinanza quanto più equa possibile. Il prossimo anno consiglierò che si creino unità di crisi anche per questo problema.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Quindi, una sorta di commissione di verifica dei costi di gestione?

ROBERTO JUCCI, Commissario per l'emergenza idrica in Sicilia. Dei costi e di tutto il necessario, comprese le questioni relative al Sosio-Verdura, perché nel programma di Agenda 2000 vi erano quattro progetti che prevedevano il prelievo di acqua dal Sosio-Verdura, oltre ad un progetto presentato dall'ESA. Ma l'acqua non è molta, quindi vi deve essere un unico progetto - prioritario - che più opportunamente dovrebbe prevedere l'uso irriguo, visto che di acqua potabile, a Palermo, ne avremo in grande abbondanza.
Si è accennato ai dissalatori; forse andrò controcorrente rispetto alla maggioranza delle opinioni, ma se in Sicilia si realizzassero, e lo dovremo fare, le sei dighe di cui si è parlato, di acqua ve ne sarebbe in abbondanza. L'acqua che viene dalle dighe è migliore di quella dei dissalatori. Sono un fautore dei dissalatori solo per quanto riguarda le piccole isole, a patto che si realizzino senza spendere, perché, se è vero che abbiamo dei fondi dell'Unione Europea, dobbiamo spenderli nel migliore dei modi con le modalità che vi illustrerò in seguito. Per quanto riguarda Blufi, o la ditta finisce i lavori oppure si blocca tutto ed il magistrato stabilirà chi ha torto e chi ragione; in questo caso, si predisporrà immediatamente il bando per il completamento dei lavori. La proposta spetta all'EAS, la quale, più volte sollecitata per iscritto, non ha risposto.

FILIPPO MISURACA. L'impatto ambientale è superato?

ROBERTO JUCCI, Commissario per l'emergenza idrica in Sicilia. Anche su questo problema abbiamo ricercato una soluzione. Ho preso contatto con gli ambientalisti e posso assicurarvi che abbiamo cercato di risolvere ogni problema.

PRESIDENTE. La ringrazio, generale Jucci.
Vorrei ricordare che non è la prima volta che la nostra Commissione si occupa di problemi idrici e dei consorzi di bonifica: nel 1994 era stata deliberata una indagine conoscitiva ed il Parlamento era venuto a conoscenza delle difficoltà esistenti.
Non interverrò sui temi oggetto del dibattito, ma ringrazio tutti i commissari per la correttezza e la pacatezza con la quale sono intervenuti. Vorrei ricordare le cosiddette leggi Cutrera e Galli; quest'ultima, in particolare, si riferisce all'uso plurimo delle acque, problema estremamente importante che è stato evidenziato anche dal presidente Fitto e dal generale Jucci. Gli impianti di depurazione, in questo momento, non sono in grado di depurare l'acqua che potrebbe essere utilizzata per l'irrigazione e per l'uso in agricoltura. Dobbiamo renderci conto che il bene dell'acqua diventerà sempre più prezioso e che disperdere una tale ricchezza costituisce un grande delitto.
Per quanto riguarda la dispersione delle acque del fiume Simeto in mare, la cosiddetta legge Cutrera impone il «minimo deflusso vitale»: sono convinto che sia più importante irrigare la terra e le campagne che far sopravvivere alcune specie di pesci. Si tratta di scegliere le priorità in un momento di difficoltà.


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Dobbiamo inoltre riflettere sulle lungaggini burocratiche ed amministrative che hanno portato al ritardo esasperante nella costruzione di dighe, invasi e canali irrigatori. Cavour, nel 1861, costruì il canale Cavour, che ha arrecato ricchezza e benessere a tutta la pianura del lombardo veneto: la costruzione del canale è avvenuta in soli in tre anni, dalla progettazione alla realizzazione, utilizzando 14 mila operai con i mezzi tecnici ed i macchinari dell'epoca. Oggi ciò non sarebbe più possibile, ma si potrebbero trovare soluzioni intermedie, che arrecherebbero benefici e vantaggi in questa drammatica situazione.
Ringrazio i membri della Commissione ed i nostri ospiti per la loro presenza e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.35.