COMMISSIONI RIUNITE
IV (DIFESA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 4a (DIFESA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

AUDIZIONE


Seduta di marted́ 21 agosto 2001


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La seduta comincia alle 17,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Propongo, se non vi sono obiezioni, che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro della difesa, Antonio Martino, in ordine all'incidente occorso il 9 agosto 2001 in Kosovo, in cui sono rimasti coinvolti due appartenenti al 3o reggimento Alpini della brigata Taurinense.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'ordine del giorno reca l'audizione del ministro della difesa, onorevole Antonio Martino, in ordine all'incidente occorso il 9 agosto 2001 in cui purtroppo hanno perso la vita due soldati italiani appartenenti al terzo reggimento Alpini della brigata Taurinense.
Si tratta di una prima informativa e debbo dire che personalmente ho chiesto al ministro di cogliere l'occasione di intervenire in questa seduta, perché ho ritenuto estremamente opportuno, assieme al presidente Contestabile, che le Commissioni difesa di Camera e Senato fossero informate ed avessero gli elementi che il ministro ci può dare in questo momento circa l'incidente che è accaduto il 9 agosto. Il ministro, che ringrazio, ha aderito e abbiamo concertato che fornisse semplicemente (come risulta dalla convocazione) una prima informativa (ho trovato su questo l'assenso dei rappresentanti dei vari gruppi). Do la parola al ministro.

ANTONIO MARTINO, Ministro della difesa. Signori Presidenti, onorevoli colleghe e colleghi, alle ore 22,50 circa del giorno 9 agosto scorso due giovani alpini, il caporalmaggiore scelto Giuseppe Fioretti ed il caporalmaggiore Dino Paolo Nigro del 3o reggimento Alpini della brigata Taurinense - in servizio presso il contingente militare italiano in Kosovo - , sono tragicamente deceduti precipitando da un elicottero in fase di atterraggio, nel corso di una missione addestrativa.
Nel caso in argomento, l'elitrasporto di quattro pattuglie dell'esercito, effettuato da un elicottero della marina militare in tempi successivi, era finalizzato all'addestramento del personale per un possibile impiego dell'unità in una forza di reazione rapida, in grado di spostarsi tempestivamente dall'aeroporto di Dakovika al passo di Morines, in una zona situata ad ovest dell'abitato di Ponosevac.
La missione si sarebbe dovuta svolgere in prossimità del confine albanese, area considerata di particolare interesse operativo nel quadro dei compiti assegnati alla forza multinazionale KFOR.
Tali compiti, infatti, prevedono che la forza KFOR stabilisca i presupposti generali di sicurezza pubblica, di rispetto della legge e dell'ordine capaci di consentire la ricostruzione della società civile kosovara nell'ambito della missione ONU denominata UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo), anche attraverso l'adozione di misure e di attività destinate a contrastare il traffico illegale di armi e di persone a ridosso del confine tra Kosovo ed Albania.


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Dalle informazioni di cui sono in possesso risulta che nel corso dell'attività preparatoria della missione, alle ore 14 circa di quel 9 agosto, il capo equipaggio dell'elicottero della marina militare abbia effettuato un briefing al vicecomandante della compagnia esercitata, per illustrare le attività e le procedure del volo notturno, e che quest'ultimo, a sua volta, abbia illustrato ai quattro capi pattuglia interessati alla missione - ogni pattuglia era costituita da un team di sei militari - le attività da svolgere, riferendo anche in merito al suddetto briefing pre-volo.
Le ultime istruzioni sono state impartite al personale della prima pattuglia, di cui facevano parte i due giovani graduati periti nell'incidente, al momento dell'imbarco, da uno degli assistenti di volo dell'equipaggio dell'elicottero.
Alle ore 22,40 l'elicottero è decollato con a bordo: l'equipaggio, composto da due ufficiali (capo equipaggio e copilota) e da due sottufficiali (assistenti di volo, dislocati uno a prua e uno a poppa), tutti della marina militare; un sottufficiale della marina militare, in addestramento di familiarizzazione al volo, senza alcun compito o responsabilità; i sei militari dell'esercito, componenti la prima pattuglia; il comandante della task force «Falco», colonnello dell'esercito, in qualità di osservatore per seguire da vicino l'addestramento della sua unità, anche nella successiva fase di attività a terra.
In prossimità dell'area di sbarco, il capo equipaggio ha dato inizio alle procedure per l'atterraggio che prevedono, tra l'altro, l'apertura del portellone laterale posteriore per il controllo a vista dell'area di atterraggio.
A questo punto del volo, quando ancora l'elicottero si trovava a circa 50 metri di altezza dal suolo, i due alpini sono balzati fuori dal portellone. Informato dell'accaduto dall'assistente di volo, il capo equipaggio ha attivato la sala operativa dell'aeroporto e il comandante della task force «Falco» ed ha deciso di sospendere l'attività e di rientrare in aeroporto. Intanto, dalla sala operativa venivano disposte le ricerche dei due militari, alle quali partecipavano tre elicotteri e personale della task force «Falco» che già si trovava nell'area addestrativa con funzioni di pattuglia guida.
Il caporalmaggiore scelto Giuseppe Fioretti e il caporalmaggiore Dino Paolo Nigro venivano individuati rispettivamente alle 23,50 e alle 0,30. Il medico ne constatava il decesso e i corpi venivano trasferiti con elicottero all'ospedale militare italiano di Pec.
Questa la dinamica del tragico incidente. Sulle cause che lo hanno determinato sono state avviate immediatamente indagini collegate della magistratura militare e civile ed inoltre è stata nominata, come da norme in vigore, una commissione di investigazione per la sicurezza del volo, composta da sei ufficiali di esercito e marina, che dovrà esperire gli accertamenti prescritti dalle normative e approntare una relazione di incidente che sarà sottoposta al vaglio della commissione permanente sugli incidenti di volo.
Per quanto attiene alle indagini, le procure interessate hanno proceduto, in data 13 agosto ultimo scorso, all'audizione, quali persone informate dei fatti, degli alpini imbarcati sullo stesso elicottero.
Le dichiarazioni raccolte hanno confermato la professionalità e l'impegno personale dei due giovani graduati che hanno perduto la vita nell'espletamento dei loro compiti. Inoltre, dalle acquisizioni operate, gli organi inquirenti ritengono di poter escludere con certezza dinamiche dell'accaduto riconducibili sia ad ipotesi di natura dolosa sia a scherzi o atti di nonnismo compiuti a bordo dell'elicottero.
Inoltre, i magistrati hanno ravvisato la necessità di condurre rapidamente accertamenti di tipo tecnico sul velivolo coinvolto. Le stesse procure hanno poi evidenziato come i comandi dell'esercito e della marina, interessati dall'autorità giudiziaria a fornire elementi conoscitivi e di valutazione, stiano collaborando attivamente per un completo accertamento dei fatti e delle responsabilità.
Al riguardo, il comandante della compagnia carabinieri che fa parte della brigata, nel corso della stessa notte dell'incidente,


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ha redatto un primo rapporto sui fatti, comprensivo delle dichiarazioni del personale a bordo dell'elicottero, e lo ha inoltrato direttamente alla procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, competente per le operazioni all'estero.
Aggiungo che, come previsto dalle direttive nazionali per l'operazione, il comandante della brigata multinazionale ovest ha acquisito la relazione tecnico-disciplinare del comandante del gruppo squadroni elicotteri che inquadra i velivoli e gli equipaggi di esercito, marina e aeronautica a disposizione della brigata stessa e tutta la documentazione di interesse. Anche tali atti, dai quali emergono possibili responsabilità, sono stati inviati alla magistratura.
Quali siano state le cause che hanno determinato questo doloroso incidente che ha spezzato due giovani vite, al momento non è ancora noto come non disponiamo, al momento, di elementi certi ed attendibili che ci consentano di capire. Certamente, le condizioni all'interno del elicottero, nel momento dell'incidente, erano particolari: buio e rumore molto forte dovuto ai motori del veicolo. Certamente, qualcosa non ha funzionato per il verso giusto. Vi sono state delle carenze che occorre accertare rapidamente con assoluto rigore, serietà e serenità.
Vi sono molte questioni da verificare, molti interrogativi a cui dare risposta per comprendere appieno cosa sia realmente accaduto.
Ci può essere stato un difetto nell'applicazione delle procedure, un difetto di valutazione, un malinteso, un malfunzionamento delle apparecchiature di bordo del veicolo o altro ancora. Fino a che non saranno state individuate con certezza le cause dell'incidente non è possibile né opportuno azzardare ipotesi o ricostruzioni, che sarebbero arbitrarie ed inoltre potrebbero risultare fuorvianti.
Vorrei, a questo punto, fare alcune puntualizzazioni su alcune notizie pubblicate dalla stampa in questi giorni.
In primo luogo, sono circolate ipotesi sulla natura della missione che i due militari, insieme ad altri colleghi, stavano svolgendo. Come ho detto prima, si trattava di una missione addestrativa, disposta, cioè, allo scopo di preparare il personale ad eventuali attività operative successive. È un tipo di attività che viene effettuata periodicamente dal contingente; una missione analoga, infatti, era stata svolta il 2 agosto scorso.
Si è poi parlato di contrapposizione tra esercito e marina sulle responsabilità dell'incidente. Non vi è stata nessuna contrapposizione: esercito e marina stanno lavorando e collaborando attivamente per giungere prima possibile alla verità.
Immediatamente dopo il tragico evento sono state formulate ipotesi di indisponibilità, chiusura o silenzio da parte del dicastero a fornire ai familiari delle vittime ed al paese una completa e chiara ricostruzione del tragico evento.
La scelta di non rilasciare immediate dichiarazioni sulla presumibile dinamica dell'evento rispondeva e risponde soltanto ad una logica di doveroso rispetto nei confronti dell'attività degli organi inquirenti, della memoria dei caduti e del dolore dei familiari. Ritengo, infatti, che ogni affermazione sull'incidente, non suffragata da riscontri oggettivi, nel momento in cui la magistratura ha in corso i dovuti accertamenti, costituirebbe solo una interferenza, foriera anche di sospetti che in seguito potrebbero risultare del tutto infondati.
L'esigenza di verità, di piena e totale trasparenza su quanto è accaduto la sera del 9 agosto è avvertita da noi tutti, è fortemente voluta da noi tutti, in primo luogo dal Governo, dal ministro della difesa e dalle Forze armate.
Sia ben chiaro che il Governo non accetterà che sulla vicenda possa scendere una coltre di silenzio o un velo di complicità e di copertura. Le Forze armate non devono temere e non temono l'accertamento della verità e delle responsabilità, quali che esse siano, anzi lo pretendono e lo domandano a gran voce. In questo senso l'amministrazione militare sta facendo la sua parte senza contrapposizioni interne, senza reticenze o pregiudizi, e


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auspica che lo stillicidio di voci non suffragate da fatti abbia fine in quanto rischia di minare il morale dei propri uomini, che invece hanno bisogno di sentire tutto il sostegno del paese nello svolgimento delle loro difficili missioni all'estero.
Per completezza di informazione, aggiungo che sono in corso le attività per la tempestiva attribuzione delle indennità e dei risarcimenti assicurativi alle famiglie dei due militari, per un totale di circa 500 milioni ciascuna.
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, nel rinnovare i sensi del mio più profondo, più sentito, più sincero cordoglio ai familiari dei due militari caduti per la patria nell'adempimento di una missione di pace, voglio ribadire, anche in questa occasione, il dovere del Governo tutto, nonché il sacrosanto diritto dei familiari, di accertare il più rapidamente possibile la verità sulle cause di questa tragica vicenda, sgombrando il campo da ogni illazione o sospetto. Una verità, posso garantire, a cui questo ministero e le Forze armate sono interessati non meno di chiunque altro e, al riguardo, sarà mia cura informare il Parlamento di ogni sviluppo certo delle indagini in corso.
Desidero concludere rassicurando i membri delle Commissioni che i nostri militari, in questa missione, come in tutte le altre alle quali l'Italia sta fornendo il proprio consistente contributo, stanno dando una prova di grande efficienza e di grande compattezza, pur in presenza di non trascurabili coefficienti di rischio. Si tratta di personale preparato professionalmente e profondamente motivato che sta mettendo la propria esistenza al servizio della comunità internazionale. I nostri militari sono sereni e molto determinati, convinti di operare in una missione che segue finalità chiare, innanzitutto umanitarie ed etiche, che intende far rispettare regole di civiltà nelle quali il nostro paese crede fermamente.
Tutti siamo rimasti scossi da questa tragedia e vogliamo che non si ripeta mai più. Una tragedia assurda che credo, però, ci debba far guardare con sempre maggiore rispetto a ciò che stanno facendo i nostri militari al di là dell'Adriatico.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro della difesa per le notizie che ha dato alle due Commissioni. Credo - ne sono convinto - di interpretare il desiderio di tutti nell'unirmi ad una espressione di solidarietà nei confronti delle famiglie, delle Forze armate e anche di coloro che reggono le sorti della difesa italiana in questo momento. Grazie a tutti.

La seduta termina alle 17,25.