Resoconto stenografico
AUDIZIONE
La seduta comincia alle 15.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del ministro dell'interno sullo scontro a fuoco verificatosi sulla statale Verona-Brescia, nel quale hanno perso la vita due appartenenti alla Polizia di Stato e sulle politiche di prevenzione del crimine.
Ringrazio il ministro Pisanu per essere intervenuto all'odierna seduta; lo accompagna il dottor Adriano Soi, al quale rivolgiamo il nostro benvenuto. Do quindi la parola al ministro per il suo intervento.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Essendo stato informalmente sollecitato al riguardo, se il presidente e la Commissione lo ritengono, potrei fornire prime e sommarie informazioni sugli attentati alle caserme dei Carabinieri di Milano e Genova.
PRESIDENTE. Le apprezzeremo senz'altro, signor ministro.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Naturalmente, si tratta di una informativa sommaria; se lo riterrete, in seguito sarò però in grado di fornirvi elementi di maggiore dettaglio.
Alle 19,50 circa di ieri, a Genova, in piazza Sciesa, è deflagrato un ordigno in un cassonetto dei rifiuti ubicato sul retro di un edificio che ospita una stazione dell'Arma dei carabinieri e uffici della Guardia di finanza, provocando solo lievi danni materiali. Dopo dieci minuti circa, i militari dell' Arma, giunti sul posto, hanno rinvenuto, in un cestino dei rifiuti situato nelle vicinanze, i residui di un secondo congegno esplosivo, simile al primo per confezionamento, che ha provocato soltanto una fiammata senza esplosione. Poco dopo, in via Verità, distante circa un chilometro da piazza Sciesa, è deflagrato un altro ordigno di potenziale più elevato, anch'esso collocato in un cassonetto di rifiuti nei pressi di una stazione dei Carabinieri. L'esplosione ha provocato danni materiali e i militari dell'Arma hanno rinvenuto residui di un timer.
Più tardi, sempre a Genova, in vie del centro, sono stati incendiati, mediante liquido
infiammabile, quattro cassonetti di raccolta della spazzatura, due dei quali ubicati rispettivamente nelle vicinanze dei commissariati di pubblica sicurezza Foce Sturla e Prè. Aggiungo che nei pressi di uno dei cassonetti, in via del Campo, il personale della polizia di Stato ha notato una scritta vergata con vernice spray che recita testualmente «Nadia libera, fuori gli sbirri dai quartieri», accompagnata da una stella cerchiata, con a fianco una falce e martello.
Ancora nella giornata di ieri, alle 21,30, a Milano, in piazza San Giovanni XXIII, è esploso un ordigno che ha provocato solo danni materiali, collocato in un cassonetto per rifiuti e ubicato nei giardini antistanti la caserma dei Carabinieri Vincenzo Monti. Dopo alcuni minuti, militari dell'Arma, che erano accorsi sul posto, nell'ispezionare un vicino contenitore per la raccolta dei rifiuti di carta, notavano all'interno dello stesso contenitore una vaschetta di plastica per alimenti su cui era incollato un foglio che lasciava leggere la frase «Carabinieri, ordigno carta». Il personale presente, naturalmente, si allontanava subito dal luogo per prudenza e subito dopo, esattamente alle 22 circa, si verificava un'altra esplosione che provocava il solo danneggiamento del cassonetto.
I primi accertamenti hanno consentito di determinare la composizione dei diversi manufatti: in particolare, gli ordigni consistevano, a Milano, in contenitori di alluminio con all'interno polvere pirica e un congegno elettronico a batterie con timer, mentre a Genova in barattoli di ferro di piccole dimensioni, contenenti polvere pirica ed un innesco costituito da una lampadina collegata ad una batteria e ad un timer.
Gli episodi appaiono riconducibili all'area anarco-insurrezionalista, atteso che le azioni sono state compiute nelle adiacenze di strutture delle Forze dell'ordine che, come noto, sono da sempre considerate tra gli obiettivi primari da colpire.
Inoltre, la tecnica di far detonare in breve lasso di tempo ordigni ravvicinati, nell'intento evidente di provocare vittime tra le Forze dell'ordine nel frattempo accorse, è tipica, come noto, degli anarco-insurrezionalisti, segnatamente della Federazione anarchica informale che ha rivendicato in passato analoghe iniziative.
Infatti, stamattina, presso la redazione de IL SECOLO XIX di Genova è pervenuto, per posta ordinaria, un documento siglato dalla FAI (appunto, la Federazione anarchica informale) e da ulteriori sei gruppi dell'area anarco-insurrezionalista.
Il volantino è intitolato «Allarme bomba per i Carabinieri» ed è costituito da due fogli dattiloscritti su entrambe le facciate. Nel testo, sono richiamate le azioni di Genova e Milano e viene fatto riferimento ad un ulteriore ordigno che sarebbe dovuto esplodere in Sanremo, alle ore 23,38 di ieri, all'interno del teatro Ariston. Al riguardo, è stato effettuato un accurato sopralluogo, per la ricerca di eventuali riscontri, ma finora non è stato ritrovato alcunché. Sono naturalmente in corso le attività investigative sotto la direzione dell'autorità giudiziaria competente e anche con l'intervento del ROS dell'Arma dei carabinieri.
I gruppi insurrezionalisti, uniti dal dicembre 2003 sotto la sigla FAI, hanno nel più recente passato concentrato la loro attenzione nell'ambito di una campagna contro la asserita repressione dello Stato, che si è tradotta in azioni dirette contro le forze di Polizia e del sistema penitenziario. Ricordo a questo proposito gli attentati più recenti: quello del 25 gennaio di quest'anno a Cagliari, rivendicato da un gruppo rivoluzionario sardo; quello dell'8 novembre 2004 al carcere di San Vittore a Milano; quello del 29 marzo 2004 al commissariato di pubblica sicurezza di Genova Sturla. Gli ultimi due attentati citati sono stati siglati dal FAI.
L'analisi del documento di rivendicazione è ancora in corso, e sarebbe prematuro fare valutazioni definitive.
Mi segnalano in questo momento che rivendicazioni ulteriori, ma con lo stesso volantino, sono pervenute anche ai giornali Il Tirreno e IL SECOLO XIX.
Come dicevo, non è il caso di anticipare giudizi definitivi. Posso però dire che,
anche dalla prima lettura del documento, riemerge il tentativo, che altre volte ho sottolineato, di collegare gli anarchici insurrezionalisti della FAI con altri gruppi eversivi di diversa matrice ideologica. In questo caso si tratta del Movimento di resistenza rivoluzionaria sarda. In altre circostanze, tentativi analoghi sono emersi in direzione delle Brigate rosse e di altri gruppi di matrice marxista leninista.
Il permanere di questi segnali non deve destare allarmi eccessivi, ma non deve neppure consentire alcuna sottovalutazione dei fatti. È comunque necessario che istituzioni e paese rispondano con la massima fermezza.
Per quanto riguarda questo argomento, signor Presidente, io avrei concluso.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor ministro. Passiamo ora all'argomento della presente audizione.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'Interno. Vengo ora all'argomento principale della informativa odierna.
Alle ore 02:24 del 21 febbraio scorso la questura di Verona ha ricevuto una comunicazione via radio dall'agente scelto della polizia di Stato Giuseppe Cimarrusti che, gravemente ferito in un conflitto a fuoco, chiedeva soccorsi immediati sulla strada «Bresciana».
Poco dopo lo stesso agente chiamava anche il 113 con il proprio telefono cellulare, ma l'operatore udiva solo lamenti di dolore.
La volante «Milano», giunta per prima sul posto, ha confermato la richiesta urgente di ambulanze. Il personale sanitario, intervenuto successivamente, ha constatato il decesso di un uomo, identificato nell'investigatore privato Andrea Arrigoni, e ha tentato la rianimazione di tre persone ferite da colpi d'arma da fuoco: l'agente Cimarrusti, il suo collega Davide Turazza e una donna, poi identificata come Galyna Shafranek, di origine ucraina.
Dopo le prime cure di pronto soccorso, i tre feriti sono stati trasportati d'urgenza in ospedale: l'agente scelto Turazza purtroppo è deceduto pochi minuti dopo l'arrivo, l'agente scelto Cimarrusti e la Shafranek alcune ore più tardi. Allo stato attuale delle indagini, subito avviate dalla squadra mobile e coordinate dalla procura della Repubblica di Verona, si può ipotizzare che i fatti si siano svolti come cercherò di riferire.
L'Arrigoni, uscito di casa verso le 23, dicendo alla madre che stava recandosi nel proprio ufficio, risulta essersi poi appartato con la Shafranek in un parcheggio della periferia veronese. I due erano a bordo di una Fiat Panda di proprietà dell'investigatore privato. Questi, verosimilmente dopo una colluttazione con la donna, le ha sparato due colpi con una pistola modello Glock 9x21.
Nell'abitacolo dell'autovettura sono stati rilevati danni al parabrezza e allo specchietto retrovisore, danni che avallano l'ipotesi della colluttazione; sono stati inoltre ritrovati i due bossoli della Glock e uno dei due proiettili, privo del rivestimento e quindi non appartenente alle armi in dotazione ai due agenti della Pubblica sicurezza.
La donna è stata trovata agonizzante fuori dalla utilitaria, tra il muretto di recinzione del parcheggio e la parte anteriore di un'altra autovettura. Indossava abiti normali, mentre sul sedile posteriore della Panda sono stati rinvenuti abiti succinti.
Sul luogo sopraggiungeva la volante «Brescia», in servizio di vigilanza nella zona: alla guida della vettura, una Fiat Marea, vi era l'agente scelto Cimarrusti; capo pattuglia era l'agente scelto Turazza. I due componenti dell'equipaggio, avendo probabilmente notato qualcosa di anomalo, fermavano l'autovettura di servizio a breve distanza dalla Fiat Panda: il motore rimaneva acceso ed erano accesi anche i fari sulla barra dei lampeggianti.
Il capo pattuglia Turazza è sceso dalla volante portandosi dal lato del collega ad una distanza di pochi metri, in una posizione che gli consentiva una visuale migliore. L'agente scelto Cimarrusti rimaneva, invece, in prossimità del lato guida del mezzo, con la portiera aperta.
L'intervento della pattuglia ha, verosimilmente, determinato la reazione dell'Arrigoni, che scaricava, in direzione dei due agenti, tutti i 14 colpi rimasti nella sua Glock. La pistola può contenere in tutto 16 proiettili, 15 nel caricatore e 1 in canna (due erano stati già scaricati sul corpo della prima vittima). I due agenti rispondevano al fuoco con le pistole d'ordinanza.
Tre proiettili hanno colpito l'agente scelto Turazza, cinque l'agente scelto Cimarrusti: sono tutti dello stesso calibro 9x21 e tutti sono stati sparati dalla Glock dell'Arrigoni. Quest'ultimo, invece, è stato raggiunto, come risulta dall'autopsia, da 9 dei 19 colpi calibro «9 Parabellum» esplosi dai due agenti con le loro pistole d'ordinanza. Degli altri 6 proiettili sparati dalla Glock, tre sono strati ritrovati nel parabrezza della volante dal lato dell'autista, uno sul montante sinistro, uno sulla portiera dell'autista della volante e uno nella carrozzeria di un camper parcheggiato nelle vicinanze. Nessun proiettile ha trapassato il parabrezza o la carrozzeria della volante.
A seguito delle perquisizioni svolte nell'ufficio dell'Arrigoni e nelle abitazioni da lui usate è stato rinvenuto materiale utile per le indagini, tra cui svariate confezioni contenenti cartucce e bossoli d'arma da fuoco, un coltello a baionetta, due telefoni cellulari, una pistola Beretta, regolarmente denunciata, ed uno storditore elettrico.
Le indagini sono tuttora in corso e tendono, da una parte, ad accertare il motivo della presenza dell'Arrigoni a Verona a quell'ora; dall'altra a verificare quali fossero i rapporti tra lo stesso Arrigoni e la signora Shafranek. È stata anche disposta una perizia balistica per chiarire meglio la dinamica del conflitto a fuoco.
Dai primi accertamenti è risultato che la Shafranek era stata identificata dai Carabinieri il 16 gennaio 2005, durante un servizio antiprostituzione, e trovata priva del permesso di soggiorno. All'indomani, il prefetto di Verona aveva adottato nei suoi confronti un decreto di espulsione.
La donna aveva quindi impugnato il provvedimento e, dopo il rigetto del ricorso, avvenuto il 17 febbraio, aveva fatto perdere le sue tracce (per poi ricomparire tragicamente sulla scena che vi ho descritto).
Per quanto riguarda l'Arrigoni, è ormai noto che, dopo aver svolto, dal 1994 al 1996, servizi di vigilanza per conto di alcuni esponenti della Lega Nord, era diventato titolare dell'agenzia di investigazioni ed informazioni Mercury, con sede a Bergamo, ed era in possesso di regolare licenza di porto d'armi per difesa personale, rinnovata, da ultimo, il 5 marzo 2004.
La pistola Glock risulta denunciata il 27 aprile 2004 presso il comando stazione Carabinieri di Osio di Sotto (BG).
Preciso che la licenza per l'attività di investigazione privata e raccolta delle informazioni commerciali era stata rilasciata dalla prefettura di Bergamo il 7 aprile 1998, all'esito di regolare istruttoria iniziata nel luglio 1997 e sulla base di una documentazione che attestava, oltre agli studi, alle attività di volontariato ed all'assolvimento degli obblighi militari, le specifiche attitudini professionali dell'interessato, già collaboratore di altri istituti di investigazione.
Nel corso dell'istruttoria era stata accertata la sussistenza dei requisiti soggettivi previsti dal Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza e verificata l'idoneità dei locali che l'Arrigoni intendeva adibire a sede della propria attività, siti in Vilminore di Scalve (BG).
Questa sede è stata poi trasferita due volte, con autorizzazione della prefettura di Bergamo: la prima, nell' agosto 1998, nello stesso comune di Vilminore di Scalve; la seconda, il 2 aprile 2003, a Bergamo, in Via S. Alessandro, 32, con conseguente rinnovo dell'autorizzazione rilasciata nel 1998.
Il 20 maggio 1999 era stata inoltre rilasciata all'Arrigoni, in presenza dei requisiti di legge e della capacità tecnica, l'autorizzazione a svolgere indagini difensive. Anche questa autorizzazione è stata rinnovata il 2 aprile 2003 in seguito al trasferimento della sede.
Negli anni intercorrenti, e da ultimo il 2 aprile 2004, l'Arrigoni ha regolarmente presentato dichiarazione di prosecuzione delle attività autorizzate e gli accertamenti di Polizia hanno confermato il possesso da parte sua dei requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti per l'esercizio dell'attività.
A seguito dell'autorizzazione a gestire l'istituto di investigazioni private, nel giugno 1998, l'Arrigoni richiese anche il porto di pistola per difesa personale, motivando la richiesta con l'esposizione a rischio derivante dalla sua professione.
Sulla base di tale motivazione, sorretta dal parere favorevole del locale comando dei Carabinieri, e dalla idoneità psico-fisica certificata dalla ASL, la licenza fu rilasciata 1'11 settembre 1998.
Negli anni seguenti, il titolo di polizia è stato regolarmente rinnovato fino, come ho già ricordato, al 5 marzo 2004.
A questo proposito, va ulteriormente precisato che al centro elaborazione dati del Dipartimento della pubblica sicurezza risulta una denuncia a carico dell'Arrigoni per lesioni lievi, guaribili in 7 giorni, che non ha avuto seguito penale.
Non si può non rilevare che, pur in presenza di questo severo e collaudato sistema di controlli, nessuno, né medico né organo di Polizia, abbia avuto elementi per dubitare della affidabilità dell'Arrigoni.
Ritengo ora doveroso dare conto alla Commissione dei profili professionali dei due agenti scelti che hanno perso la vita nell'adempimento del proprio dovere. Il capo pattuglia della volante, Davide Turazza, era entrato in Polizia seguendo le orme del fratello Massimiliano Rodolfo, medaglia d'oro al valor civile, caduto eroicamente a Fumare di Verona, il 19 ottobre 1994. Quel giorno, pur libero dal servizio dopo un turno di volante, aveva tentato di bloccare un malvivente che lo uccise con quattro colpi di pistola. Assunto nel 1996 ed assegnato l'anno successivo alla questura di Verona, Davide Turazza si distinse subito per capacità e coraggio. Nel 2000 ha conseguito l'abilitazione di «operatore di squadra volante», incarico assolto con elevata professionalità, come attestano i numerosi riconoscimenti del questore di Verona. Il 26 ottobre 2000, il procuratore della Repubblica della stessa città ha espresso uno speciale apprezzamento nei riguardi suoi e di un gruppo di colleghi della Polizia di Stato. Proporrò per Davide Turazza, che lascia la moglie e due figlie, la medaglia d'oro al valor civile e la promozione per merito straordinario.
Giuseppe Cimarrusti, l'agente alla guida della volante, era entrato in Polizia nel 1998 come ausiliario in servizio di leva ed era stato assegnato al reparto mobile di Milano. Immesso in ruolo nel 2001, è stato destinato alla questura di Verona dando ottima prova di sé, tanto da essere ripetutamente premiato per il comportamento in servizio e le spiccate attitudini professionali. Tra queste vi era, come per l'agente Turazza, il conseguimento degli standard di abilità al tiro, mantenuti con frequenti esercitazioni. Anche per Giuseppe Cimarrusti, che lascia una giovane moglie, proporrò la medaglia d'oro al valor civile e la promozione per merito straordinario.
Ad entrambi va il pensiero commosso del Governo e la gratitudine profonda del paese per il sacrificio estremo che li ha strappati prematuramente all'affetto dei loro cari e li consegna alla più nobile tradizione della Polizia di Stato. L'Amministrazione della pubblica sicurezza ha immediatamente avviato le procedure per la concessione ai familiari dei due agenti della speciale elargizione e dell'assegno vitalizio previsti dalla legge. È inoltre prevista l'erogazione di un contributo per i figli di Davide Turazza.
Avviandomi alla conclusione, ricordo che a Verona, come in tutto il territorio nazionale, per i servizi di volante è utilizzata la Fiat Marea. La vettura è stata realizzata con una blindatura anteriore ed accorgimenti interni tali da consentire il servizio con due operatori anziché tre. L'efficienza di queste autovetture è assicurata mediante «pacchetti di manutenzione» garantiti dalla casa costruttrice.
L'Amministrazione ha già predisposto le specifiche tecniche delle auto destinate a sostituire quelle attualmente in servizio, prevedendo sistemi di protezione ancora
più efficaci, con particolare riguardo ai cristalli e alle portiere anteriori, al lunotto e al serbatoio del carburante. Più in generale, e con riferimento a tutte le altre esigenze di impiego e protezione del personale di Polizia, sottolineo che nonostante le esigenze di riduzione e controllo della spesa pubblica, sono state recentemente assegnate al Ministero dell'interno specifiche risorse aggiuntive per le attività anticrimine e antiterrorismo: 87 milioni di euro, di cui 34 per investimenti, con l'articolo 1 della legge finanziaria 2005; 100 milioni di euro, con l'articolo 1 del decreto-legge 21 febbraio 2005, n. 16. Queste risorse consentiranno inoltre di affrontare il ripianamento dell'organico della Polizia di Stato, anche per quanto riguarda il trattenimento in servizio e la successiva assunzione degli ausiliari.
Il nostro intento è chiaro: commisurare il livello delle risorse umane e finanziarie alle strategie di prevenzione e controllo del territorio che costituiscono, assieme al coordinamento delle Forze dell'ordine, i pilastri della politica del Governo in materia di sicurezza. Questa politica sta dando i suoi frutti, giorno dopo giorno, gradualmente, come accade quando si lavora con serietà e perseveranza, puntando più sul consolidamento dei migliori risultati che non sul clamore dei successi immediati. I risultati ci sono e spesso si vedono; qualche volta ci sono ma non si vedono, come nel caso di molte attività di prevenzione; qualche altra volta ci sono ma non si vogliono vedere.
In ogni caso è giusto, è umanamente doveroso riconoscere allo spirito di servizio di tutte le Forze dell'ordine il merito principale di questi risultati.
A maggior ragione, dobbiamo dirlo oggi, secondo anniversario del sacrificio di Emanuele Petri.
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per il suo intervento. Do la parola ai colleghi che intendano porre eventuali domande.
FRANCESCA MARTINI. Ringrazio il signor ministro per essere venuto in Commissione a riferire sulla vicenda purtroppo accaduta a Verona, che ha visto due agenti della Polizia di Stato, impegnati in servizio sul territorio veronese, perire tragicamente. Quindi va, da parte del movimento Lega nord, ancora ribadita la solidarietà alle forze di Polizia.
Signor ministro io, da cittadina veronese, le chiedo nello specifico se il Governo intenda riprendere la discussione, a mio avviso inderogabile, su un tema scottante come quello della prostituzione.
Non abbiamo ricordato, oppure è stato ricordato in modo secondario, il fatto che la signora Galyna Shafranek era persona dedita alla prostituzione; era, come abbiamo visto, una persona che si stava sottraendo a un decreto di espulsione.
Noi sappiamo che moltissime donne sono oggi sulle nostre strade. Si tratta per la maggior parte di persone che sono immigrate senza alcun titolo, vivono quindi in una condizione di clandestinità, non sussistendo le motivazioni per cui potrebbero restare sul nostro territorio.
Vorrei citare il grande sforzo delle Forze dell'ordine, fatto proprio per combattere la prostituzione. La statale n. 11 di Verona, in particolare, è, oggi come oggi, un vero e proprio mercato del sesso a cielo aperto, durante tutte le ore della giornata, tanto da risultare imbarazzante.
Vorrei rilevare che si tratta di una via importante di raccordo tra la città di Verona, il cuore di Verona, e il bresciano, nonché di un'area per trasferimenti sul lago di Garda, varie zone commerciali e via dicendo.
A questo proposito, ricordo, signor ministro, che è iniziata la discussione sul tema del contrasto alla prostituzione, quindi sulle modifiche da apportare alla legge n. 75 del 1958, la cosiddetta legge Merlin. Il disegno di legge n. 3826, presentato il 26 marzo 2003, reca anche la sua firma. Ritengo che la direzione indicata da quel provvedimento fosse molto buona, ovviamente nel rispetto poi della valutazione di tutte le altre numerose proposte che sono state presentate da tutti i gruppi parlamentari.
Come dicevo, la direzione indicata era molto buona, perché si intendeva rafforzare, nello spirito della legge Merlin, gli strumenti di tutela, sia dei soggetti coinvolti nella prostituzione, che della sicurezza dei cittadini, prevedendo il divieto dell'esercizio della prostituzione per le strade delle nostre città, o in luoghi pubblici.
Inoltre, quel disegno di legge indicava altre misure estremamente importanti, relative al contrasto della tratta di esseri umani, e in particolare di persone di minore età.
Quindi, signor ministro, le chiedo formalmente, a nome del mio gruppo, di impegnarsi, di dare voce al Governo, per la ripresa della discussione, e per la possibile approvazione entro questa legislatura, di una legge volta a contrastare la prostituzione.
MARCO BOATO. Presidente, bisognerebbe anche ricordarsi che questa persona è stata assassinata. Una parola sul suo omicidio non l'ho ascoltata!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, se vuole intervenire, le darò parola.
MARCO BOATO. Ho fatto solo una notazione.
PIERO RUZZANTE. Ho sollecitato questa audizione con riferimento ai tragici fatti di Verona. Vorrei però partire brevemente dalla prima parte della comunicazione del ministro, per esprimere, a nome del mio gruppo, la solidarietà all'Arma dei carabinieri. È evidente che qui non ci possiamo fermare all'aspetto dei danni materiali abbastanza esigui. La scansione temporale, come spesso avviene in questo genere di attentati, poteva portare anche a danni per il personale intervenuto, come lei ha giustamente ricordato.
Anch'io credo che gli episodi non destino allarme eccessivo per il tipo di esplosivo utilizzato, ma ritengo che ci sia un elemento nuovo: il fatto che contemporaneamente si colpiscano due grandi città, Milano e Genova, deve rappresentare un elemento di approfondimento e di preoccupazione, a partire dai lavori di questa Commissione, ma in particolar modo del suo ministero.
Venendo all'altro punto, quello su cui ho chiesto questa audizione, anche in questo caso non mi resta che esprimere un profondo cordoglio e solidarietà per le vittime, come abbiamo fatto rivolgendoci personalmente al capo della Polizia e ai familiari dei due poliziotti.
Dobbiamo esprimere cordoglio anche per la giovane ucraina, ha ragione il collega Boato a richiamarci su questo punto. Trovo veramente fuori luogo l'intervento della collega Martini. In questo caso, cara collega, la prostituta è la vittima. È stata uccisa insieme ai due poliziotti.
MARCO BOATO. È stata uccisa da un italiano che conosciamo anche noi, perché lo abbiamo audito!
PIERO RUZZANTE. Credo che la questione della prostituzione, in questo caso, non c'entri nulla. Questo è un altro tema, da trattare in un altro luogo, in altro modo.
Condivido ovviamente le proposte che il ministro ha qui riportato, quelle relative alle medaglie d'oro e ai riconoscimenti ai due poliziotti uccisi. L'indagine chiarirà meglio i contorni, e il ruolo di Arrigoni all'interno di questa inchiesta.
Voglio sottolineare come esista il problema del porto d'armi, che il ministro ha posto a termine del suo intervento. Conosciamo perfettamente la posizione del ministro Pisanu, che egli ha espresso in più occasioni, e la condividiamo. Notiamo però che all'interno della compagine di Governo si sono viste prese di posizione diametralmente opposte. Mi riferisco alle posizioni del ministro della difesa, il ministro Martino, che invece auspicava in qualche modo una presenza più forte di armi per garantire la difesa dei privati cittadini. Esistono depositate proposte di legge di parlamentari appartenenti ai gruppi della maggioranza che vanno proprio nella direzione della diffusione delle armi tra i privati cittadini.
Condivido le sue parole, signor ministro, il suo punto di vista: credo che più armi circolano nella società, più rischio c'è per tutti i cittadini. Credo che l'esempio degli Stati Uniti d'America rappresenti per noi un monito di cosa significa una maggiore diffusione di armi tra i privati cittadini.
Dico anche con franchezza al signor ministro che relativamente alla figura dell'Arrigoni, alla sua prestazione lavorativa a favore della Lega nord nel periodo 1994-1996, mi sarei aspettato un riferimento anche al fatto che questo signore è stato audito in questa Commissione. Certo, è stato riportato, però il ministro degli interni secondo me, cosi come correttamente ha richiamato una parte del passato di questo soggetto, forse doveva anche ricordare che con questa persona questa Commissione si è confrontata relativamente alla proposta di legge sulla polizia privata.
Non voglio assolutamente né generalizzare né tanto meno strumentalizzare, non vi è alcuna intenzione in tal senso da parte di questo gruppo parlamentare. Crediamo però che, riconoscendo la professionalità di una parte della polizia privata che garantisce quotidianamente il territorio, ci debba essere più attenzione al percorso legislativo sulla relativa proposta di legge, sulla quale ci confronteremo.
Chiediamo anche al ministro se vi sia una connessione, così come accennato da alcuni giornali, relativamente alla sottrazione della delega al sottosegretario Mantovano, per quanto riguarda questo aspetto della polizia privata. C'è stata, indubbiamente, una contemporaneità di eventi e avremmo voluto capire se vi fosse un elemento di connessione tra i due fatti o quali fossero state le motivazioni che hanno poi portato il ministro a sottrarre tale delega al sottosegretario Mantovano.
Vorrei svolgere un'ulteriore riflessione in merito alla situazione della sicurezza. Ritengo infatti che, in particolar modo nella regione del Veneto, così come già sottolineava la collega Martini, ci sia stato un incremento nel numero dei reati.
Mi rifaccio agli ultimi dati ufficiali che sono stati forniti al Parlamento, quelli relativi al 2002, dai quali si rileva un incremento (così nell'ultima relazione che lei ha consegnato al Parlamento) del 4 per cento dei reati, con particolare riferimento a rapine, furti in abitazione ed una presenza maggiore di rapine a mano armata (quindi, di una certa pericolosità). Abbiamo anche visto i dati presentati in questi giorni dall'osservatorio della regione Veneto e ritengo che, da questo punto di vista, il ministro debba consegnare, secondo gli obblighi di legge, la relazione per il 2003 al Parlamento.
PRESIDENTE. È già stata trasmessa! Ve ne è una copia presso la Commissione, ma ne è stato dato annuncio all'Assemblea il 17 gennaio 2005.
PIERO RUZZANTE. È stata annunciata ma non è mai stata consegnata!
PRESIDENTE. Mi permetto di contraddirla; è stata anche depositata!
PIERO RUZZANTE. Mi scusi, ma all'ufficio del controllo risultava come non consegnata. Ovviamente, essa deve contenere anche la parte relativa alle regioni in modo tale da confrontarci con i nuovi dati.
L'ultima osservazione che vorrei fare riguarda, in particolare, i 187 milioni di euro di nuove risorse. Infatti, il ministro non ha esplicitato quanti tagli sono stati inseriti in questa finanziaria relativamente alle forze di Polizia, ai Carabinieri e alla Guardia di finanza: ritengo che il saldo sia decisamente negativo. Pertanto, le nuove risorse che sarebbero state recuperate non sono sufficienti neppure ad integrare i fondi che sono stati sottratti.
Nei giorni scorsi, insieme a due colleghi, l'onorevole Minniti e l'onorevole Lucidi, ho avuto l'opportunità di visitare una questura vicina a quella di Verona, quella di Padova: su 34 volanti delle forze di Polizia, 21 (di cui 13 incidentate gravemente) erano ferme nei garage per riparazioni; su un parco macchine di 34 auto, solo 13 erano utilizzabili.
C'è poi il problema degli straordinari e degli uomini destinati alle forze di Polizia,
nonché delle volanti con due uomini, un elemento che comporta una minore sicurezza. Dubito che, nel caso specifico, di fronte ad un soggetto che ha sparato 14 colpi, di cui 9 andati a segno, un terzo uomo sarebbe stato sufficiente ad evitare quello che è accaduto. Tuttavia, è evidente che le volanti con tre uomini di equipaggio costituiscono un elemento di garanzia e di sicurezza in più. Queste proteste non sono sollevate solo dai partiti e dai gruppi dell'opposizione; quotidianamente leggiamo su tutti i quotidiani che sindacati delle forze di Polizia si lamentano di questa situazione.
PIERO RUZZANTE. Sono diversi sindacati: se vuoi ti mando anche l'elenco.
FILIPPO ASCIERTO. Ringrazio il signor ministro per averci informato subito su quanto accaduto a Genova e a Milano ieri sera. Le chiedo, signor ministro, di fare tutto il possibile affinché l'intelligence possa sviluppare appieno, con tutte le sue potenzialità e risorse, le investigazioni opportune in modo da risalire al filone anarco-insurrezionalista, già distintosi per altri attentati nel nostro paese.
Gli attentati di ieri potrebbero essere una prova, un avvertimento, una minaccia. È quindi bene mantenere alto il livello di attenzione perché, considerato il potenziale, potrebbero essere una prova prima di qualcosa di molto più grave.
Per quanto riguarda la questione di Verona, mi sono recato a casa delle famiglie degli agenti uccisi e la ringrazio fin da subito per la speciale elargizione e per il contributo che arriverà alle famiglie.
Vorrei però domandarle qualcosa di più. La vedova dell'agente Cimarrusti è giovane ed ha l'età giusta per entrare nelle forze di Polizia. La prego di verificare la possibilità, al primo concorso utile, di farla entrare, considerato che ciò è previsto anche dal regolamento della Polizia di Stato. Si tratta di una volontà che è stata espressa dalla vedova.
Sarebbe poi il caso, soprattutto per quelle vedove che non svolgono attività lavorativa, di ipotizzare - vediamo se, a tal fine, sarà possibile prevedere uno strumento normativo - un ingresso nell'ambito del Ministero dell'interno perché l'attaccamento alle istituzioni si radica ancora di più in ognuno di noi dopo un fatto di profondo dolore.
Condivido gli aspetti legati al rilascio delle armi. C'è già una normativa in proposito, abbastanza dettagliata, che prevede condizioni severe per il rilascio delle armi: è la strada giusta perché non possiamo pensare che le armi possano finire - come spesso verifichiamo - nelle mani di coloro che non le usano per difesa o per attività professionali. Quindi, concordo su una maggiore severità nell'accertamento dei requisiti per il rilascio del porto d'armi (certo, la follia non è prevedibile e la mente umana è ancora sconosciuta anche alla scienza moderna).
Inoltre, vorrei domandare qualcosa riguardo alla sicurezza sussidiaria. Le professionalità legate alla cosiddetta sicurezza sussidiaria - gli istituti di vigilanza, il settore dell'investigazione - meritano una trasformazione: le leggi sono degli anni trenta e vanno messe al passo con i tempi.
Stiamo riflettendo da anni sulla trasformazione di queste realtà e ritengo che non possiamo fermarci di fronte al gesto di un folle, che si abbina poi al gesto di altri folli che fanno un uso distorto delle armi: dobbiamo combattere questi fenomeni. Non possiamo bloccare una processo di trasformazione che ormai è irrinunciabile, per cui si chiede al Parlamento e al Ministero dell'interno maggiore precisione, regolarizzazione, formazione; insomma un passo verso il futuro.
Per quanto concerne, infine, le blindature agli automezzi, tali soluzioni non sempre si rivelano elemento di svolta, anzi, servono a poco; per esempio, nel caso concreto, la blindatura non è servita ad evitare il peggio: la morte di due fedeli servitori dello Stato. Talvolta, invece di una blindatura - i casi nei quali tale soluzione può salvare la vita sono talmente pochi - sarebbe meglio verificare se esistano
dei giubbetti antiproiettile diversi da quelli in uso che possano essere dati in dotazione a poliziotti e carabinieri per essere comodamente usati durante il servizio ordinario. Capisco che quelli oggi esistenti non siano garanzia di impenetrabilità alle pallottole, in ogni caso potrebbero rappresentare uno strumento di maggiore sicurezza.
Ricordo che sono disponibili 160 milioni di euro, signor ministro, stanziati per il secondo anno, per il riordino delle carriere e che il relativo provvedimento è in esame dal mese di dicembre presso questa Commissione. Vorrei un impegno da parte sua perché l'obiettivo possa essere conseguito nel minor tempo possibile, vista e auspicata una convergenza tra le varie forze politiche.
Da ultimo, vorrei esprimere un'osservazione sul problema della prostituzione, difendendo la collega Martini. Indubbiamente, così come siamo addolorati per la perdita della vita di due servitori dello Stato, allo stesso modo lo siamo per qualsiasi perdita umana, in modo particolare quella della povera prostituta. Tuttavia la prostituzione è un fenomeno esistente nel veronese; lo dimostra il fatto che la stessa omelia del vescovo di Verona, il giorno dei funerali dei due agenti, è stata in gran parte dedicata proprio a questo tema. Indipendentemente da questo fatto particolare e grave che si è verificato, ritengo comunque necessario che la Commissione affronti il problema di un provvedimento a riguardo.
PRESIDENTE. Ne pende già uno presso la Commissione giustizia, onorevole Ascierto.
MARCO BOATO. Signor presidente, sarò molto breve. Ascoltando l'intervento che mi ha preceduto, mi sono tornate alla mente le parole dell'Ecclesiaste: c'è un tempo per parlare e c'è anche un tempo per tacere. Condivido dalla prima all'ultima parola, sia pure accogliendo tutte le riflessioni ulteriori, in parte anticipate dal collega Ruzzante, la sua relazione. Come in altre occasioni, lei è stato leale e anche misurato nelle parole, anche nella parte iniziale. In proposito, mi associo ancora alle parole del collega Ruzzante nell'esprimere solidarietà all'Arma dei carabinieri rispetto agli attentati - per fortuna incruenti - che assumono la rilevanza che lei ha, con equilibrio, ricordato. Mi associo, a maggior ragione, ovviamente, alla solidarietà dimostrata nei confronti della Polizia di Stato per l'assassinio degli agenti Turazza e Cimarrusti.
Non so se esista un modo per far arrivare anche ai familiari della giovane signora ucraina, la mia solidarietà, umana e cristiana. Se esistesse, avrei piacere di farlo.
Vorrei solo far immaginare a questa Commissione, e non mi riferisco a lei, signor ministro, che cosa sarebbe successo se invece che - come ha definito un giornale - «un fascista padano» ad avere assassinato i due poliziotti ed una giovane ucraina fosse stato un emigrato dell'est. Proviamo ad immaginare cosa sarebbe accaduto in questa Commissione nel corso del dibattito.
La ringrazio per la sua pacatezza, per la sua determinazione e il suo equilibrio. Ulteriori considerazioni potremmo fare in ogni caso in occasione di un prossimo incontro.
PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi, do la parola al ministro per la replica.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Cercherò di essere rapido e puntuale. La legge sulla prostituzione è all'attenzione del Parlamento - mi riferisco all'intervento della collega Martini - e sull'argomento non sento, anche dati i limiti di tempo, di insistere. Purtroppo è vero che l'immigrata ucraina era un'immigrata clandestina. Questo fatto ci ripropone un problema drammatico. Ho sottolineato tante volte che l'immigrazione clandestina rappresenta la forma più spietata di sfruttamento dell'immigrazione, e tra le forme spietate di sfruttamento dell'immigrazione clandestina, una volta che il clandestino sia arrivato a destinazione,
vi sono la prostituzione, la consegna al mercato non meno turpe del lavoro nero, o addirittura la manovalanza criminale.
Per quanto riguarda questo aspetto, in termini di repressione, siamo intervenuti soprattutto con le operazioni «vie libere». Di quindici operazioni intraprese sinora, sette hanno interessato la provincia di Verona e uno degli obiettivi di queste azioni era appunto la lotta alla prostituzione di strada. Abbiamo cercato di svolgere un'attività anche dal punto di vista umano, oltre che della sicurezza, assai più consona, ed è quella che abbiamo svolto insieme a Don Benzi, con le prostitute nigeriane, povere donne che - nella stragrande maggioranza dei casi - sono vittime di uno sfruttamento spietato. Abbiamo cercato di toglierle dalla strada, facendole rimpatriare; nel loro paese di origine, utilizzando fondi europei, sono stati promossi corsi di formazione professionale e di reimmissione nella vita ordinata e normale.
Per quanto riguarda il porto d'armi e la nuova disciplina, mi limito a ricordare che nel maggio 2003 ho disposto l'avvio di due iniziative parallele e complementari. La prima è rivolta al monitoraggio delle licenze di durata pluriennale e la seconda alla predisposizione di un nuovo testo unico sulle armi, le munizioni, gli esplosivi. Nel frattempo, è stata incrementata la vigilanza su questa delicata materia, seguendo anche esortazioni ripetute del Parlamento.
Ad esempio, nella rilevazione effettuata l'ottobre scorso, risultavano verificate 500 mila licenze per la caccia, e circa 100 mila licenze per il tiro al volo, con l'adozione di 5.050 provvedimenti negativi (cioè sospensione o revoca delle licenze stesse).
Sul piano legislativo, è stata costituita una commissione ad hoc che dovrebbe a breve concludere i propri lavori. La materia, come sapete, è estremamente complessa perché diverse sono le fonti normative su cui occorre lavorare (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, relativo regolamento di esecuzione, codice penale e codice di procedura penale, legislazione speciale di pubblica sicurezza, legislazione antimafia...).
In ogni caso, è maturata anche l'ipotesi di inserire, nel disegno di legge di delega che stiamo predisponendo, un gruppo di norme da far entrare immediatamente in vigore, stralciandole dalla delega stessa. Ma questo è un problema che in una occasione più appropriata sottoporrò alla vostra valutazione.
Per quanto riguarda la figura dell'Arrigoni, io sapevo benissimo della circostanza, non mi sono permesso di richiamarla, perché qualunque cosa avessi detto avrebbe potuto essere intesa come un atto di interferenza in decisioni sovrane di questa Commissione. Tengo a precisare che il sottosegretario Mantovano ha rinunziato spontaneamente al compito che gli avevo affidato non già in concomitanza con questo fatto ma esattamente il giorno 17. Quindi due o tre giorni prima del fatto stesso.
Le idee del sottosegretario Mantovano, su questo come su altri argomenti, sono ovviamente discutibili, come le idee di tutti, ma la sua correttezza è veramente fuori discussione.
Quanto ai dati sull'andamento della delittuosità nel nostro paese, preferirei poterne parlare diffusamente. Faccio solo una raccomandazione, se mi è consentito: ogni volta che si valutano dati al riguardo, bisogna valutare contemporaneamente quelli sulla risposta delle Forze dell'ordine, perché l'efficacia dell'azione dello Stato si misura sì con la prevenzione ma anche con la repressione ed allora si vedrà che la partita è a vantaggio dello Stato e delle Forze dell'ordine.
Accerterò i dati che mi sono stati riferiti sullo stato delle volanti a Padova: mi sembra strano che il questore (anzi l'ex questore perché è cambiato da poco), in occasione dell'ultima visita, non me ne abbia parlato; è un questore di grandissimo valore e mi sembra strano che non mi abbia presentato questo dato. Farò una verifica e darò una risposta più....
PIERO RUZZANTE. Si trattava già del nuovo questore.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Con lui non ho parlato.
Per quanto concerne le risorse, mi riferisco a quelle assegnate al Ministero dell'interno, che non riguardano la Guardia di finanza che invece attinge a fondi del Ministero dell'economia.
Onorevole Ascierto, ho pudore di dirlo ma prima del giorno del funerale mi sono occupato del futuro della signora Cimarrusti, che tra l'altro aveva il desiderio di tornare al suo luogo d'origine; le assicuro che ha ricevuto tutta la solidarietà da parte del Dipartimento della pubblica sicurezza, che in questo momento le è vicina anche in ordine alle sue prospettive future. Mi piacerebbe molto una norma che consentisse l'assunzione presso il Ministero dell'interno di familiari di caduti nell'assolvimento del proprio dovere.
Per quanto riguarda la sicurezza sussidiaria, come sapete, abbiamo preso una iniziativa che ha assunto proposte emerse dal Parlamento ed è stata sottoposta anche al vaglio della Conferenza unificata Stato-Regioni. Naturalmente ribadisco i vincoli severi che ho sempre indicato perché non è possibile in alcun modo qualificare le attività della vigilanza privata come semplici servizi commerciali da affidare, come qualcuno vorrebbe, solo al mercato e ai codici di autoregolamentazione della categoria. No, occorrono norme rigorose e vigilanza severa sul loro rispetto. Aggiungo che in attesa della riforma il Ministero dell'interno si è orientato in direzione del rafforzamento dei controlli sulle attività autorizzate con interventi frequenti dal centro soprattutto per quanto riguarda le attività di vigilanza e trasporto valori, ma anche con riferimento ai servizi di investigazione.
Sui giubbotti antiproiettile è già iniziato il lavoro di sostituzione dei medesimi; se non ricordo male 500 di quelli di tipo flessibile sono stati già forniti alle Forze dell'ordine; una parte consistente (mi pare un terzo) proprio nel nord-est; proprio l'altro giorno guardando una nota su Verona, ho appreso che 10 erano stati assegnati alla Polizia di Stato di quella città.
Infine, non posso non condividere le parole di umana solidarietà che l'onorevole Boato ha espresso nei confronti dei familiari della povera prostituta ucraina assassinata nell'evento di cui abbiamo discusso.
MARCO BOATO. Presidente, possiamo chiedere al ministro quando potremo ascoltarlo sui collegi?
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Su questo, se il presidente è d'accordo, posso dire brevemente qualcosa.
PRESIDENTE. Si, signor ministro. La Commissione inizierà domani l'esame di talune proposte in materia elettorale e, come evidenziato anche in ufficio di presidenza, uno degli aspetti significativi di questa riforma è costituito dal ridisegno dei collegi. Atteso che su questo argomento a tutt'oggi la Commissione non ha al suo esame alcuna iniziativa, né parlamentare né di Governo, vorremmo sapere se l'Esecutivo ritiene di dover assumere una iniziativa ovvero sia possibile eventualmente interloquire ma senza riferimento ad uno specifico provvedimento legislativo.
GIUSEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Senza voler precludere alcuna autonoma iniziativa del Parlamento, mi permetto soltanto di rilevare che la revisione dei collegi è resa necessaria dal censimento e dalla applicazione della legge Tremaglia sul voto degli italiani all'estero. Il mio ministero ha già esaminato a fondo il problema e, premesso che si deve comunque ricorrere ad una norma legislativa, le vie percorribili sembrano essere due: una molto drastica che comporterebbe la revisione praticamente di tutti i collegi perché si metterebbe in moto una sorta di domino, per gli effetti di ricaduta di una correzione sull'altra; ovvero si potrebbe, salvaguardando quasi totalmente l'attuale assetto dei collegi, intervenire con un norma di lieve impatto, ma capace
comunque di creare le condizioni giuridiche necessarie per applicare la legge Tremaglia.
Sono a disposizione della Commissione. La data più opportuna potrebbe forse collocarsi subito dopo le prossime elezioni, ma - ripeto - sono a disponibile anche prima se la Commissione decidesse di anticiparla.
PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il ministro per il contributo recato.
Avverto i colleghi che il ministro ha consegnato alla Commissione il testo del suo intervento per la parte relativa ai fatti verificatisi sulla statale Verona-Brescia con due documenti allegati, che sono a disposizione.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16,10.