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nei giorni scorsi, in Campania, sono state arrestate tredici persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e al disastro ambientale;
sono state eseguite 110 perquisizioni in tutta Italia e sequestrati otto impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti pericolosi, nonché quattro milioni di euro, che, secondo l'accusa, i titolari del gruppo Pellini, al centro dell'inchiesta, avrebbero preteso a titolo di rimborso dal commissariato di governo per l'emergenza rifiuti;
secondo gli inquirenti il contesto ambientale era «caratterizzato da una ben ramificata rete di soggetti appartenenti a diversi rami della pubblica amministrazione, nonché di vari esponenti delle forze dell'ordine, che per anni hanno costituito un solido appoggio agli indagati nello svolgimento delle attività illecite», tale per cui gli indagati «per lungo tempo hanno potuto agire indisturbati, al sicuro da qualsivoglia controllo sia amministrativo che penale, riuscendo anzi a sviare le indagini a loro carico e a divenire veri leader e monopolisti nel settore della gestione dei rifiuti»;
il giro d'affari è stato quantificato in 27 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti, in base alle indagini del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza, 750mila euro di evasione dalla ecotassa;
emerge, quindi, che nelle campagne di Acerra, nelle acque dei Regi Lagni e in quelle del golfo di Napoli in questi anni sono finite tonnellate di veleni, con enormi danni alla salute dei cittadini e all'ambiente -:
come intenda intervenire il Governo, anche attraverso il commissario straordinario alla gestione dei rifiuti in Campania, per disporre la bonifica del territorio e se intenda mettere in atto una moratoria per la costruzione dell'inceneritore di Acerra, atteso che il territorio di tale comune e di quelli limitrofi è stato già investito da un alto grado di inquinamento, come dimostra l'inchiesta richiamata in premessa. (3-05323)
(31 gennaio 2006)