in questi ultimi giorni la Val di Susa è stata al centro delle cronache giornalistiche, suo malgrado, per la manifestazione di opposizione al progetto Tav-Tac e la nutrita presenza di corpi delle forze dell'ordine in quell'area;
la grande presenza di agenti delle forze dell'ordine in valle è stata, secondo gli interroganti, invasiva e percepita dalla popolazione residente come segno di sfida nei loro confronti;
tale presenza ha significato una lesione del diritto di mobilità dei cittadini sancito dalla Costituzione italiana;
si sono verificati numerosi fermi di polizia e denunce, che hanno coinvolto anche i principali rappresentanti delle istituzioni locali;
non si è in alcun modo ricercato un dialogo, neppure con i sindaci e i presidenti della comunità montane; ciò non sta avvenendo tuttora, pur sapendo che le convinzioni delle popolazioni locali poggiano su solide basi di studi e ricerche, che dimostrano la non economicità dell'opera. Esse dimostrano quanto sia necessario, invece, un potenziamento della rete ferroviaria esistente e una politica di trasporti verso la Francia in grado di utilizzare anche il mare. Dimostrano, infine, quanto sia pericoloso l'impatto ambientale per l'esposizione della popolazione a sostanze nocive, prima fra tutte l'amianto -:
se non ritenga di adottare un intervento urgente al fine di ristabilire un clima democratico in Val di Susa, che tenga conto delle istanze avanzate dai rappresentanti degli enti locali, e se non intenda attivarsi perché siano sospesi i lavori e riattivato immediatamente un tavolo di dialogo e concertazione, che ripristini la legittimità di tutte le istituzioni e, quindi, la loro credibilità.
(3-05148)
(9 novembre 2005)