Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 621 del 5/5/2005
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(Iniziative per potenziare il gruppo investigativo impegnato nelle indagini su Unabomber e per accelerare la liquidazione delle indennità richieste dalle parti offese nonché misure per contrastare la criminalità nella provincia di Treviso - n. 2-01507)

PRESIDENTE. L'onorevole Nitto Palma ha facoltà di illustrare l'interpellanza Antonio Leone n. 2-01507 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), di cui è cofirmatario.

NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, per l'illustrazione rimando al testo scritto dell'interpellanza urgente e a quanto ebbi modo di illustrare in altra seduta, quando si stabilì il rinvio dell'interpellanza stessa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Saponara, ha facoltà di rispondere.

MICHELE SAPONARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole Nitto Palma, dopo il gravissimo attentato verificatosi il 13 marzo scorso, a Motta di Livenza, in provincia di Treviso, ricordato dagli onorevoli Leone e Palma, sono state ulteriormente intensificate le indagini volte ad identificare l'autore degli episodi criminosi che si susseguono da più di un decennio nel triangolo compreso tra le province di Pordenone, Treviso, Venezia e, in alcuni casi, in provincia di Udine.
In merito alle strategie investigative, ai mezzi e al personale impegnati nella ricerca del responsabile di questi vili attentati, l'impegno delle Forze dell'ordine e della magistratura è incessante e si realizza attraverso forme di coordinamento delle indagini anche sotto il profilo tecnologico.
In questi ultimi anni, l'obiettivo è stato quello di far convergere informazioni ad un unico centro investigativo che pianificasse una strategia unica nelle indagini. Ricordo che, a tal fine, in seguito ad una direttiva del Ministero dell'interno, emanata il 29 aprile 2003, è stato istituito il gruppo investigativo interforze al quale sono state affidate, sotto il coordinamento dell'autorità giudiziaria, le attività di intelligence e di informazione riguardanti gli episodi riconducibili a Unabomber.
Il gruppo, composto da personale particolarmente qualificato della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, costituisce l'unico nucleo di riferimento per le procure della Repubblica di Venezia e Trieste, alle quali è affidato il coordinamento delle attività informative ed investigative.
In merito alla qualificazione giuridica e penale dei fatti, la procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia ha precisato che, di intesa con la procura della Repubblica di Trieste, ha ritenuto di ipotizzare, in relazione ai delitti di lesioni volontarie e detenzione e porto di esplosivi, l'aggravante delle finalità di terrorismo, fatto questo che ha consentito di attribuire alle procure distrettuali di Venezia e Trieste i procedimenti prima di competenza di più procure dei due distretti.
Dalla data di istituzione, il citato gruppo interforze, al quale sono confluite le informazioni e le indagini raccolte negli anni, ha svolto un'attenta analisi del materiale probatorio ed investigativo e ha elaborato ed eseguito programmi di indagine che non escludono alcuna ipotesi di ricerca.
Il supporto scientifico a tale attività è assicurato dal RIS di Parma, affiancato da esperti della polizia scientifica e dalle strutture universitarie e di ricerca di volta in volta interpellate in ragione degli approfondimenti necessari alle indagini.
Per conseguire livelli ottimali di scambi di informazioni e di efficienza sono stati definiti i protocolli operativi tra l'organo investigativo unitario e l'autorità giudiziaria.
Le procure impegnate nelle indagini, recependo la citata direttiva del ministro


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dell'interno, hanno stabilito le regole operative nei rapporti tra tali uffici giudiziari ed il gruppo investigativo interforze.
I due procuratori distrettuali hanno, inoltre, emanato una direttiva congiunta rivolta agli uffici di polizia giudiziaria dei distretti di corte d'appello di Venezia e di Trieste tesa ad ottimizzare i rapporti collaborativi tra il gruppo interforze e gli organi investigativi territoriali.
Per soddisfare al meglio le esigenze di ordine logistico, le due procure hanno messo a disposizione del gruppo interforze locali appositamente attrezzati presso l'aula bunker del palazzo di giustizia di Mestre.
L'organizzazione interna del gruppo prevede tre distinti settori di impiego del personale: analisi merceologiche, azioni di sistema (acquisizione e valutazione dei dati e delle segnalazioni), attività di indagine sul territorio.
In questo quadro, da ultimo, il 21 marzo scorso si è svolta a Venezia una riunione alla quale hanno partecipato i magistrati delle procure della Repubblica di Venezia e Trieste, nonché gli investigatori della Polizia di Stato e dei carabinieri.
Faccio presente, inoltre, che il comando generale dei carabinieri, dopo l'episodio di Motta di Livenza, ha integrato il gruppo interforze con altri sei militari.
Sottolineo, altresì, che accanto all'avanzato coordinamento di natura investigativa ed all'impegno profuso nell'indagine, è stata parallelamente intensificata, in tutte le province interessate, l'attività di prevenzione e di controllo del territorio per uscire a percepire qualsiasi segnale indicativo utile.
Sul piano generale del contrasto alla criminalità nella provincia di Treviso, riferisco che i dati statistici del 2004, relativi all'andamento delle denunce per illeciti penali, non evidenziano, in generale, elementi di particolare criticità.
Complessivamente sono stati denunciati 27 mila 802 reati, che rappresentano il 14,8 per cento del totale di quelli denunciati nel Veneto, con un'incidenza pari a 3.496 ogni 100 mila abitanti, inferiore sia a quella regionale sia a quella nazionale.
Circa il 70 per cento del totale generale è costituito dai furti, che sono stati 19 mila 63, di cui 2 mila 375 in appartamento, attribuibili, in larga misura, a nomadi o a giostrai, ad extracomunitari di provenienza nordafricana e balcanica e a pregiudicati italiani provenienti da altre regioni.
Nel territorio della provincia di Treviso, pur non essendo interessato da manifestazioni criminali tipiche delle regioni ad alta incidenza mafiosa, sono presenti sodalizi nordafricani, albanesi e macedoni dediti al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, nonché al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione.
Recenti episodi criminosi hanno richiamato l'attenzione sulle attività di alcune comunità cinesi, che anche in questa provincia hanno incrementato gli investimenti in attività imprenditoriali.
Nel 2004, comunque, gli indici relativi a tutte le più gravi e frequenti tipologie di reato risultano, nella provincia di Treviso, sensibilmente inferiori sia alle medie regionali sia a quelle nazionali.
I dati relativi allo scorso anno evidenzano, inoltre, l'efficacia dell'attività di contrasto svolta dalle forze dell'ordine trevigiane, che hanno conseguito percentuali di individuazione ed arresto degli autori di reati superiori alle medie regionali e nazionali: infatti, l'indice provinciale delle persone denunciate dalle forze di polizia per 100 mila abitanti è stato pari a 1.105, nella regione è stato pari a 1.061, a livello nazionale a 1.072.
In particolare, sono stati arrestati i responsabili di 25 casi di usura denunciati, dell'86 per cento degli episodi di ricettazione, con l'arresto di 232 persone, di oltre il 70 per cento delle estorsioni, con l'arresto di 28 persone, e di oltre il 52 per cento degli autori di tutti quei reati classificati, nelle tabelle statistiche delle forze dell'ordine, sotto la voce «altri delitti».
Per quanto riguarda gli organici della questura di Treviso e del commissariato di pubblica sicurezza di Conegliano Veneto, secondo dati aggiornati allo scorso mese di aprile, sono in servizio, nei vari ruoli della Polizia di Stato, complessivamente 312


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dipendenti, rispetto ad una previsione organica di 314, con un saldo negativo di appena due unità, più favorevole rispetto alla media nazionale di tali uffici che denota una carenza di circa il 4 per cento.
A tale personale vanno aggiunti quarantuno dipendenti dell'amministrazione civile del Ministero dell'interno, i quali consentono di liberare personale di polizia da compiti burocratici ed amministrativi. Recentemente, la conferenza permanente per l'organizzazione tecnica della Polizia di Stato ha deliberato l'assegnazione alla questura di Treviso di ulteriori nove dipendenti, di cui sei per il servizio del poliziotto di quartiere, che saranno inviati non appena disponibili.
Tornando alle questioni - cui lei, onorevole Palma, tiene molto - relative alle tragiche conseguenze degli attentati di Unabomber, informo che, in ordine alle cinque richieste attualmente presentate per ottenere i benefici della normativa a favore delle vittime del terrorismo, il Ministero dell'interno, solo al termine dell'istruttoria - che assicuro sarà svolta in tempi più che rapidi - potrà portare le accennate richieste all'esame della commissione consultiva per le vittime del terrorismo e della mafia, prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 510 del 1999, ai fini della verifica della sussistenza dei requisiti diversi da quello sanitario, cui è subordinata la concessione dei benefici economici.
In attesa, quindi - e voglio tranquillizzarla definitivamente, onorevole Palma -, che si giunga all'accertamento della matrice terroristica degli eventi delittuosi, segnalo che sono state di recente presentate due proposte di legge di iniziativa parlamentare - una, al Senato, a carattere interpretativo e l'altra, presso questo ramo del Parlamento, intesa ad introdurre una lex specialis - per estendere alle vittime di Unabomber i benefici previsti dalla normativa a favore delle vittime del terrorismo.

PRESIDENTE. L'onorevole Palma ha facoltà di replicare.

NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Saponara, per essersi sobbarcato all'ingrato compito di procedere ad un'inaspettata sostituzione di un altro suo collega.
Prendo atto con soddisfazione, onorevole Saponara, del fatto che si è proceduto, così come era stato richiesto dall'interpellanza in oggetto, ad un sensibile aumento del personale in servizio presso il gruppo interforze deputato a seguire le indagini su Unabomber. Prendo analogamente atto con soddisfazione che, nelle zone in cui più ricorrente è stata l'azione di questo delinquente, è stata intensificata l'attività di prevenzione e di controllo del territorio, al fine di riuscire a percepire qualsiasi segnale indicativo.
Mi consenta tuttavia, onorevole Saponara, di fare appello, oltre che alla sua autorevolezza, anche alla sua esperienza, e di rappresentare talune perplessità in ordine a quella parte della sua risposta che riguarda sì Unabomber, ma che concerne, molto più da vicino, le vittime. Spesso, infatti, si tratta di persone in tenera età, che hanno riportato gravi lesioni proprio in ragione dell'attività del citato criminale.
Nella sostanza, se non ho compreso male le sue parole, si afferma che l'istruttoria - ma non riesco a comprendere a quale istruttoria si faccia riferimento, se all'indagine preliminare o ad altro - sarà svolta in termini più che rapidi e che, una volta definita la sussistenza del reato terroristico, si procederà ad avviare la pratica presso la commissione consultiva per le vittime del terrorismo. Credo di non aver compreso male, perché sarebbe questo il senso del richiamo a due proposte di legge che sarebbero pendenti presso il Parlamento.
Onorevole Saponara, mi scusi, ma la natura terroristica del reato è già stata sostanzialmente conclamata dall'atteggiamento tenuto dalla procura di Venezia e di Trieste e, principalmente, dallo spostamento di competenza, che, proprio in ragione della qualificazione terroristica del reato, ha comportato che alcuni processi


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non fossero più trattati dalle autorità di Treviso o di Pordenone, ma fossero concentrati in capo alle autorità giudiziarie di Venezia e di Trieste.
Aggiungo, onorevole Saponara, che se per ipotesi si dovesse esaminare la definizione dell'indagine preliminare come il presupposto per avviare successivamente la pratica presso la commissione consultiva, si verificherebbe il paradosso - già occorso - di non poter procedere a tale liquidazione ogni qual volta il reato rimanga nei confronti di ignoti.
Onorevole Saponara, si è in presenza di una ragazzina che, ormai due anni e mezzo fa, ha perso un occhio a seguito di un'azione di Unabomber, protetta da una famiglia che ha sicuramente affrontato, nei limiti del suo possibile, le spese relative alle terapie necessarie, probabilmente con la solidarietà che è una caratteristica tipica della zona, ma che ancora non ha avuto una tangibile presenza dello Stato. So perfettamente che proprio di recente si sono avviati - e mi dispiace che nella sua risposta ciò non è citato - accertamenti sanitari, ma credo che il compito dello Stato, una volta avuta come certa la matrice terroristica di un determinato reato, sia di accelerare il più possibile le pratiche necessarie a quella forma di indennizzo di cui lo stesso Stato, con una legge, si è fatto carico. Mi auguro, onorevole Saponara, che ella, nel suo ruolo di sottosegretario, possa farsi autorevole portavoce di queste mie parole all'interno del suo ministero.
Per ciò che concerne la seconda parte della risposta, prendo atto con soddisfazione che si è assunta la decisione di potenziare il personale delle strutture della Polizia di Stato esistenti nella provincia, con 9 dipendenti, 6 dei quali per dare corso al servizio di poliziotto di quartiere, un servizio che - ella lo sa molto meglio di me - ha già avuto positivi risultati nelle zone in cui è stato sperimentato. Mi permetta, tuttavia di sottoporre alla sua esperienza talune considerazioni. Nella risposta si fa riferimento ad una serie di dati statistici che, presi nella loro freddezza numerica, ed anche in una rappresentazione comparativa anch'essa assolutamente numerica, non sembrano dare il senso di ciò che sta accadendo.
Mi importa poco - e credo che molto poco importi alle persone che mi onoro di rappresentare - che nella provincia di Treviso il numero dei reati sia inferiore rispetto alla media nazionale o regionale. Il problema è capire se negli ultimi anni il numero dei reati commessi nella provincia di Treviso è aumentato o no e, qualora sia aumentato, in quale misura lo sia.
Onorevole Saponara, per chi, come me, frequenta, e a maggior ragione per chi vi vive, quelle zone è pacifico l'aumento dell'allarme sociale. Quando leggo che vi sono circa tremila furti in appartamenti, se dovessi analizzare il dato secondo la mia esperienza romana, probabilmente lo terrei in poco conto; ma se lo analizzo con la mia esperienza veneta, devo dire che tale dato è preoccupante, perché, essendo le persone di quella zona abituate a vivere in villette che si trovano in aperta campagna, una presenza così rilevante di furti in appartamento ha come conseguenza non solo l'allarme sociale, ma una profonda modifica delle condizioni e delle abitudini di vita cui tali persone hanno, finora, uniformato il proprio comportamento.
Inoltre, signor sottosegretario, quando leggo che la maggior parte dei reati, se non quasi tutti, sono commessi da nomadi, giostrai e da extracomunitari nordafricani o slavi, dico che anche su tale dato dovremmo ragionare, perché siamo in presenza di una delinquenza che non è autoctona, ma, importata e per ciò che riguarda gli extracomunitari, mi permetto di rappresentarle che tale tipo di delinquenza avviene ad opera di extracomunitari, presuntivamente clandestini, in una zona in cui la presenza degli extracomunitari regolari è già superiore al 10 per cento, ossia 4 punti percentuali in più rispetto a quelli che sono considerati gli standard di assorbenza per una corretta integrazione. Vede, dunque, come il problema, oltre ad avere una sua valenza criminale, ne ha anche una sociologica.
Infatti, se lo Stato non riesce ad intervenire con prontezza e con la durezza


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necessaria, gli effetti sotto il profilo sociologico possono essere devastanti e possono creare anche forme di intolleranza che taluno può strumentalizzare, assumendo nei loro confronti un'aggettivazione completamente diversa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 14,10)

NITTO FRANCESCO PALMA. Infine, ho letto con attenzione i dati dei dipendenti della Polizia di Stato, ma mancano completamente quelli dei carabinieri, che pure sarebbe stato utile conoscere, per capire se la presenza del personale delle forze dell'ordine è adeguata al contrasto alla criminalità nella zona.
So perfettamente che la colpa di ciò non è da attribuire a questo Governo, bensì al precedente, che ha ritenuto di posizionare il commissariato di pubblica sicurezza in quel di Conegliano, anziché in altra zona del territorio trevigiano. Mi richiamo a Conegliano, perché qui già vi era una compagnia dei carabinieri. Quindi, sostanzialmente, ci troviamo ad avere una parte del territorio coperto da due forti strutture delle forze dell'ordine (una compagnia dei carabinieri e un commissariato di polizia) ed un'altra parte del territorio - peraltro quella, forse, più vicina ai confini del veneziano - assolutamente sfornita di una struttura di questo genere.
Credo che, in questa situazione, non si possa immaginare che solo 41 dipendenti dell'amministrazione civile siano in grado di assumere su di sé il carico di lavoro burocratico e che, conseguentemente, oltre ad essi, molti dei 312 dipendenti della Polizia di Stato saranno impiegati in attività di ufficio.
In altri termini, sono sufficientemente soddisfatto per la sua risposta. Però, credo che questo problema debba essere affrontato al di fuori della freddezza statistica e di ciò le chiedo di farsi portavoce. Ritengo che il Ministero dell'interno si debba fare carico delle possibili conseguenze di una mancata repressione del fenomeno. Onorevole Saponara, oggettivamente so quanto ella sia autorevole e la prego di farsi portavoce di tale richiesta. Credo che il Ministero dell'interno possa, in qualche modo, prestare maggiore attenzione a tale situazione, se del caso potenziando il personale (rispetto al potenziamento già determinato in nove unità) e, principalmente, dotando le forze dell'ordine della zona di quei mezzi e di quelle strutture logistiche necessarie ai fini del contrasto alla criminalità che la gente di quel territorio correttamente e legittimamente chiede.

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