Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 474 del 26/5/2004
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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2896 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004-2005, nonché in materia di esami di Stato e di Università (Approvato dal Senato) (5015) (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004-2005, nonché in materia di esami di Stato e di Università.
Ricordo che nella seduta del 25 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5015)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 5015 sezione 3), nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 5015 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo della Commissione recante le modifiche apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 5015 sezione 5).
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5015 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo di Rifondazione comunista è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.


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GIOVANNA GRIGNAFFINI. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, per quanto riguarda il provvedimento che ci accingiamo ad esaminare, vorrei sottolineare alla Presidenza il seguente dato.
Ci è stato consegnato proprio in questo momento il parere della Commissione bilancio (che ieri si era riunita, ma non aveva espresso il parere), che contiene alcune condizioni. Anche qui c'è un piccolo giallo, perché in una prima versione vi erano due condizioni mentre, in una seconda ve ne era soltanto una; comunque, la sostanza non cambia. Tali condizioni implicano necessariamente che dovranno essere presentati emendamenti modificativi del testo del decreto-legge, il che significa che, con queste modifiche, il testo dovrà comunque ritornare al Senato per la terza lettura.
Anche stamattina ci siamo trovati, è un po' la storia del provvedimento in esame, a discutere in Comitato dei diciotto con una ampia condivisione da parte dei relatori, e quindi della maggioranza e dell'opposizione, relativamente alla possibilità di modificare il provvedimento, sia nel merito sostanziale che nella forma - visto che esso riguarda la vita di migliaia di persone e la qualità della scuola pubblica -, posto che molti emendamenti avrebbero trovato il consenso della maggioranza e dell'opposizione. In quella sede ci è stato detto che il testo non poteva tornare al Senato per motivi di decorrenza dei termini e siamo stati dunque invitati a ritirare gli emendamenti.
Alla luce del nuovo fatto che il testo dovrà tornare al Senato, chiedo al Governo e anche ai relatori, oltreché ai presidenti delle due Commissioni, di valutare l'opportunità di convocare subito il Comitato dei diciotto per decidere se, stante il fatto che comunque ci sarà un nuovo passaggio al Senato, vi possa essere un'altra serie di emendamenti migliorativi del testo, come riconosciuto dagli stessi relatori e dalla maggioranza che aveva presentato essa stessa emendamenti, in modo tale da consentire, a fronte di un testo prodotto anche dalla confusione e dal regime di incertezza con cui è arrivato dal Senato, comunque il rispetto del contenuto e del titolo di questo provvedimento, finalizzato a assicurare un «ordinato avvio dell'anno scolastico».
Chiedo quindi al Governo, ai relatori e alla presidenza delle Commissioni di pronunciarsi su questa nostra richiesta.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, ho chiesto la parola per esprimere alcune considerazioni anche sul tema sollevato dall'onorevole Grignaffini. Prima di farlo, Presidente, mi consenta però di rivolgerle un appello.
Devo testimoniarle, a nome di tutta la Commissione, il disagio nel quale siamo stati costretti a lavorare, alla luce della ristrettezza dei tempi a disposizione per esaminare un provvedimento così importante. La responsabilità di tale situazione non è, ovviamente, di nessuno: tra l'altro, è imminente la sospensione dei lavori delle Camere in prossimità dello svolgimento delle elezioni europee ed il Senato ha «tenuto» il provvedimento qualche giorno in più: trentaquattro giorni per l'esattezza. Quindi, non ci sono particolari appunti da muovere a nessuno.
Pur tuttavia, vorrei segnalare a lei ed al Presidente della Camera se non sia il caso di trovare una qualche forma di regolamentazione dei nostri rapporti con il Senato, in modo tale che, se un decreto-legge debba essere convertito in legge entro sessanta giorni, si possa stabilire una ripartizione di trenta giorni, per non creare uno squilibrio che vada a svantaggio dell'una o dell'altra Camera, a secondo di chi inizia per primo l'iter.
Devo testimoniare questo disagio perché le circostanze richiamate, da un


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lato, hanno impedito all'opposizione, come è suo diritto, di lavorare proficuamente di fronte a tempi ristretti, e, dall'altro, alla maggioranza di intervenire laddove lo ritenesse necessario per migliorare il decreto-legge, come è nell'autonomia e nella sovranità del Parlamento. Quindi, ci troviamo di fronte, e non è la prima volta, ad una restrizione dei nostri spazi di sovranità.
Questa è la questione che intendevo segnalarle e la ringrazio se potrà riferire le mie considerazioni anche al Presidente Casini, affinché si possa ragionare su questo punto.
Per quanto attiene alla questione specifica relativa al parere della Commissione bilancio, credo che sia corretto e saggio chiedere una sospensione e riunire il Comitato dei diciotto, magari facendo intervenire qualche membro della Commissione bilancio, oltreché il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, le rispondo subito, non solo come Presidente di turno in questo momento; credo che la sua richiesta corrisponda ad un'esigenza di parità temporale e funzionale dei rapporti tra i due rami del Parlamento, anche perché il numero dei senatori è esattamente la metà di quello dei deputati ed i tempi d'esame dei provvedimenti dovrebbero essere, da questo punto di vista, corrispondenti all'esigenza del dibattito e alla partecipazione allo stesso (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Riferirò ovviamente al Presidente Casini le sue osservazioni, affinché ponga il problema nell'Ufficio di presidenza e nelle altre sedi in cui ciò possa essere affrontato non in termini conflittuali ma collaborativi.
Per quanto riguarda la sua richiesta di una breve sospensione, non essendovi obiezioni, riterrei di potervi accedere.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, l'intervento del presidente della VII Commissione, che giudico puntuale, coerente, molto attento ed anche rispettoso del lavoro della Commissione da lui presieduta, non può passare inosservato, come se si trattasse di un fatto routinario.
Non so, signor Presidente, se lei fosse presente in aula, ieri, quando il presidente del gruppo della Lega Nord Federazione Padana ha mosso un attacco pesantissimo al presidente della Commissione attività produttive e, soprattutto, un attacco molto grave, gravissimo direi, al Presidente della Camera.

PRESIDENTE. Non ero io il Presidente di turno in quel momento.

ANTONIO BOCCIA. Infatti, presiedeva il suo collega Mussi, il quale ha già preannunciato una riunione dell'Ufficio di Presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo. Il Presidente Casini sicuramente fornirà i chiarimenti dovuti.
Stamane il presidente Adornato, oltre a contribuire al buon andamento dei lavori ed al proficuo esame del provvedimento con alcune proposte che non possiamo non condividere, rivolge al Presidente Pera una critica che noi gli abbiamo rivolto già in altre occasioni.
A tale riguardo, il Presidente Casini ha invitato l'Assemblea a non infierire in una polemica nei confronti del Presidente del Senato. Tuttavia, lei deve comprendermi, signor Presidente: nel momento in cui un esponente della Casa delle libertà - che, senza timore di esagerare, definirei autorevolissimo - muove una critica al Presidente del Senato per il modo in cui organizza i rapporti con la Camera dei deputati e per i reiterati ritardi con i quali trasmette a quest'ultima i disegni di legge di conversione di decreti-legge, noi dell'opposizione non possiamo fare finta di niente.
Non è la prima volta, signor Presidente, che ciò si verifica; potrei fare riferimento a circostanze anche molto più gravi di quella attuale (penso, ad esempio, a quando fummo costretti ad esprimere il


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voto definitivo sul disegno di legge finanziaria in pochissime ore). Insomma, si è già verificato che, dal punto di vista dei tempi che i due regolamenti della Camera e del Senato prescrivono per l'esame dei provvedimenti (in particolare, dei disegni di legge di conversione di decreti-legge), noi deputati siamo stati costretti a completare i lavori in ambiti temporali ristrettissimi. Bisogna sottolineare, invece, che noi della Camera - debbo darne atto al Presidente Casini ed ai suoi Vicepresidenti - non abbiamo mai tenuto analoghi comportamenti.
Allora, signor Presidente, di fronte a tutto ciò, non ci si può limitare ad una risposta formale (del tipo: «Vedremo...»; «Parleremo...»; «Il Presidente Casini farà...»): si tratta di una questione che deve essere risolta! Il Presidente Pera presiede il Senato come se fosse un dio, un padreterno. Ci sono i regolamenti: bisogna rispettare le regole e bisogna rispettare questa Camera! Occorre che la Presidenza della Camera si faccia sentire!
Berlusconi non viene al question time? Ci si risponde: «Va bene, ma cosa ci posso fare?»; il Presidente Pera ci trasmette i disegni di legge di conversione dei decreti-legge in ritardo e ci si risponde allo stesso modo! Allora, se non dobbiamo più esistere e se dobbiamo soltanto prendere atto della nostra debolezza, forse è il caso che l'Ufficio di Presidenza dica basta. Noi deputati non ne possiamo effettivamente più! È il momento che il Presidente della Camera prenda una posizione più energica e non soltanto di apparenza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, lei sa, perché è un parlamentare assai esperto, che i due rami del Parlamento hanno una rispettiva e rispettabile autonomia e che, nell'ambito della stessa, nessuno di essi può esprimere una valutazione negativa o critica. Sono condizioni a volte parallele e a volte convergenti. Ieri - per richiamare un esempio - abbiamo trasmesso al Senato un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che speriamo possa essere esaminato e votato in un giorno. Può succedere.
Io stesso precedentemente ho sottolineato che è bene che delle cose ci si faccia carico nell'ambito di una collaborazione fattiva tra i due rami del Parlamento; non per acquiescenza né per ecumenismo, ma per un'esigenza di reciprocità nei rapporti tra le due Camere, non dubito che tali rapporti siano improntati a quella collaborazione che i due Presidenti di solito esprimono anche in termini di relazioni personali. Anche per questo motivo, riferirò al Presidente della Camera le sue osservazioni e sono certo che ne terrà conto nell'ambito delle sue prerogative, senza invadere quelle del Presidente dell'altro ramo del Parlamento.
Accedendo alla richiesta formulata dall'onorevole Adornato, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 11,20.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto statale di istruzione superiore Mercantini di Ripatransone, che sono presenti in tribuna (Applausi).
Onorevoli colleghi, poiché la riunione del Comitato dei diciotto è ancora in corso, saranno necessari altri 20 minuti di sospensione.
Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle 11,40.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

PRESIDENTE. Chiedo al presidente della VII Commissione di riferire all'Assemblea sull'esito della riunione del Comitato dei diciotto.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, innanzi tutto chiedo scusa ai colleghi se la


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riunione si è protratta per un tempo maggiore rispetto a quello previsto. Abbiamo lavorato per cercare di raggiungere un accordo - perlomeno, questo era nei miei auspici -, ma purtroppo non ci siamo riusciti. Un accordo avrebbe consentito di superare il problema che abbiamo tutti di fronte, sia la maggioranza sia l'opposizione, vale a dire i tempi di conversione in legge del decreto-legge in esame, e non la volontà di non dialogare.
Purtroppo, non è stato possibile giungere ad un accordo tra maggioranza ed opposizione - anche perché avevamo poco tempo a disposizione -, e pertanto dovremo riprendere i lavori senza un'intesa. Un accordo nella maggioranza, invece, è stato, più o meno, raggiunto e vedremo successivamente, nel corso dell'iter del provvedimento, se verrà rispettato. Pertanto, possiamo riprendere l'esame dal punto in cui i lavori sono stati sospesi.

PRESIDENTE. Allora, riprendiamo gli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.

GIOVANNI RUSSO SPENA. La maggioranza, più o meno...

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, ciò che mi ha inquietato è quel «più o meno» con cui si è espresso il presidente Adornato perché, nonostante una lunga discussione svolta nell'ambito del Comitato dei diciotto, allo stato attuale ci troviamo ancora di fronte all'incertezza circa il modo con cui ottemperare al parere espresso dalla Commissione bilancio, che rappresenta un punto dirimente nell'esame del provvedimento in discussione. Infatti, all'interno della maggioranza sono emerse sia indicazioni orientate ad accogliere tale parere in sede di coordinamento formale del testo, sia altre che, nel rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, ritengono necessaria l'approvazione di una proposta emendativa volta a recepire le condizioni espresse dalla Commissione bilancio.
Signor Presidente, intendo porre tale questione perché dalla valutazione circa il recepimento delle condizioni formulate dalla V Commissione consegue se il provvedimento debba tornare o meno al Senato. Tale valutazione incide, infatti, sia sui tempi relativi alla prosecuzione dei nostri lavori, sia sul fatto che, se il decreto-legge in esame dovesse tornare all'altro ramo del Parlamento a seguito del recepimento della condizione posta dalla Commissione bilancio, dal momento che si è svolta un'ampia discussione e si è registrata anche una convergenza tra i relatori, la maggioranza e l'opposizione su ulteriori proposte emendative migliorative del testo, è ovvio che una valutazione favorevole circa la possibilità di modificare ulteriormente il provvedimento starebbe nell'ordine delle cose. Tutto ciò, allora, muterebbe radicalmente l'atteggiamento delle opposizioni sul decreto-legge in esame, per cui pregherei il presidente Adornato, i relatori o il Governo di chiarire il senso di questo «più o meno», che non ci aiuta nel regolare svolgimento dei nostri lavori.

TITTI DE SIMONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, apprendiamo con un certo sconcerto che siamo di fronte ad una maggioranza del «più o meno» su un provvedimento estremamente importante ed urgente come quello in esame. Vorrei ricordare, infatti, che abbiamo a che fare con il destino lavorativo e personale di decine di migliaia di lavoratori del comparto della scuola, in particolare dei docenti.
Tuttavia, su tale provvedimento la maggioranza oggi dichiara, in Assemblea, di avere «più o meno» raggiunto una convergenza su alcune questioni fondamentali. Ci preme capire, allora, se questo «più o meno» riguardi proprio la conformità al parere - a nostro avviso, assolutamente


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indiscutibile - espresso dalla Commissione bilancio, la quale oggi ha stabilito che il decreto-legge in esame, pena la violazione dell'articolo 81 della Costituzione, deve comunque tornare al Senato perché dovrà essere oggetto di modificazioni in questa sede.
Apprendiamo che vi è una profonda divisione all'interno della maggioranza, che si è rivelata anche nella discussione in seno al Comitato dei diciotto. Il gruppo di Alleanza nazionale sostiene che il parere della Commissione bilancio debba essere recepito solo in sede di coordinamento formale del testo - è un'opinione inaccettabile, non solo per noi -, ma o si rispettano le regole che il Parlamento si è dato, o siamo alla devastazione completa di qualsiasi regola di funzionamento democratico dell'istituzione parlamentare!
Noi siamo per il rispetto delle regole parlamentari, e non per il loro stravolgimento a vostro uso e consumo, per approvare un provvedimento che volete usare in campagna elettorale (perché di ciò si tratta). Noi ciò non lo vogliamo assolutamente e siamo disponibili a svolgere in quest'aula, per l'intera giornata di oggi, un dibattito di merito, approfondito e serio, su tutti gli emendamenti che abbiamo presentato.
Riteniamo che il provvedimento in esame, a seguito del parere espresso dalla Commissione bilancio, debba necessariamente tornare al Senato. Pertanto, se non volete andare incontro all'approvazione di un provvedimento che sarà inevitabilmente esposto, oltre che a contestazioni, anche a ricorsi successivi, perché si tratta di un provvedimento pasticciato, che presenta lacune ed alcuni errori gravi, dovreste ascoltare ciò che noi abbiamo proposto, cioè la riapertura, con senso di responsabilità, di una discussione di merito. Non si può, infatti, sottoporre all'esame dell'Assemblea un provvedimento sostanzialmente blindato, anche a causa dei tempi di esame contingentati e molto complessi che ci avete imposto vista l'imminente scadenza dello stesso. Questo è inaccettabile!

ANTONINO LO PRESTI. Spiegaci perché!

TITTI DE SIMONE. Credo sarebbe meglio che vi prendeste una pausa di riflessione seria e che poi ci diceste, in termini molto concreti, cosa volete fare, risolvendo questo «più o meno», che mi sembra sia anche un po' offensivo per lo svolgimento dei lavori parlamentari.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Innocenti?

RENZO INNOCENTI. Per un richiamo al regolamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Innocenti.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, vorrei richiamarmi all'articolo 86 del regolamento, che riguarda le funzioni del Comitato dei nove (nel caso specifico, del Comitato dei diciotto).
Abbiamo appreso dal presidente della Commissione cultura che un accordo non è stato raggiunto, ma vi è «più o meno» un'intesa - così mi è sembrato di capire; mi corregga, se sbaglio, onorevole Adornato - all'interno della maggioranza.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Adesso lo rispiego!

RENZO INNOCENTI. Siccome mi risulta che la seduta sia stata sospesa al fine di consentire al Comitato dei diciotto di riunirsi, i lavori di tale Comitato dovrebbero essere resi pubblici. Dovremmo capire quali sono i punti di tale intesa, non perché siamo curiosi, ma perché ritengo che questo sia un diritto di ogni singolo parlamentare, dopo un'ora e mezzo di sospensione dei lavori, ed anche un dovere da parte di chi deve riferire all'Assemblea, per tentare di organizzare al meglio i lavori. Tutti devono essere resi consapevoli di ciò che si sta decidendo. Non si può


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fare un percorso a tappe e, quando ci si trova di fronte ad un emendamento, trovare un escamotage all'ultimo minuto, frutto di un accordo di maggioranza o di altro genere.
Insisto, quindi, signor Presidente, affinché tutti i deputati siano messi in condizione di conoscere l'esito della riunione del Comitato dei diciotto, dopo un'ora e mezzo di sospensione dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La fase in cui siamo è quella degli interventi sul complesso degli emendamenti. Tuttavia, essendo state formulate richieste di chiarimento...

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, capisco che l'opposizione è sempre più o meno polemica rispetto a qualsiasi argomento, anche nei modi ordinari di esprimersi. Ad ogni modo, vorrei chiarire quanto detto.
Il Comitato dei diciotto, come ho già detto ieri, era riunito per tentare - visti i tempi a nostra disposizione (altrimenti, non ve ne sarebbe stato alcun bisogno) di raggiungere un accordo che - se fosse stato di vasta portata - ci avrebbe permesso di concludere l'esame del decreto-legge in mattinata. Si intendeva accertare se fosse possibile apportare alcune modifiche che anche l'insieme delle forze politiche avrebbe voluto operare per rinviare il provvedimento al Senato. Questo accordo non è stato raggiunto.
Allora, poiché si ritiene prioritaria la conversione in legge di questo decreto-legge, che riguarda una questione assai delicata per tante migliaia di persone nel nostro paese, la maggioranza ha raggiunto un altro accordo. Il «più o meno» era riferito ad una questione concernente l'articolo 4-bis e, in particolare, la copertura finanziaria di questa norma; a tal proposito, la maggioranza avrebbe deciso di proporre al Governo un ordine del giorno.
Tuttavia, poiché non è ancora chiaro come si possa modificare la copertura, di qui deriva il «più o meno», che - come si vede - non aveva il valore politico che l'opposizione ha ritenuto di dovergli attribuire.
Del resto - signor Presidente, mi corregga se sbaglio - queste obiezioni non hanno comunque senso, perché in ogni modo i nostri lavori devono procedere con l'espressione del parere sugli emendamenti da parte dei relatori (e ciò avverrà per ogni proposta emendativa), preceduta dagli interventi sul complesso degli emendamenti. Quindi, la questione posta è anche proceduralmente abbastanza superflua. Possiamo, dunque, procedere nell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Nelle «curve» della politica, la Costituzione e i regolamenti parlamentari rappresentano una guida sicura. Il regolamento prevede che, qualora vi sia una condizione della Commissione bilancio, essa venga presentata in forma di emendamento, a meno che le Commissioni competenti non propongano esse stesse un emendamento di eguale tenore.
Pertanto, se in tal caso esistono condizioni della Commissione bilancio, esse diventeranno proposte emendative; dopodiché, le Commissioni esprimeranno il loro parere al riguardo.
Tuttavia, in questo momento, i relatori non sono ancora chiamati ad esprimere i pareri, poiché ci troviamo nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, vorrei domandarle quanto tempo ho a disposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Bellini, ha ben 15 minuti. Anche questo lo prevede il regolamento.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, dopo ciò che abbiamo ascoltato dal


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presidente Adornato, credo che il buonsenso dovrebbe consigliare alla maggioranza di riflettere su questo provvedimento e dare la possibilità, riaprendo la discussione, di tornare sul merito, cosa che non è stato possibile fare finora, né durante i lavori delle Commissioni riunite né in sede di Comitato dei diciotto.
Il disegno di legge che converte in legge il decreto-legge del 7 aprile 2004, n. 97 - come è ormai chiaro - non risolve, ma anzi aggrava i problemi del personale precario della scuola. Il provvedimento - che è stato inizialmente presentato per mettere ordine nel caos delle graduatorie e non per definire una strategia di lungo respiro volto a coniugare un nuovo tipo di reclutamento attraverso la formazione del personale scolastico, una formazione di alto profilo per qualificare la scuola pubblica - sta offrendo soluzioni sbagliate.
Il provvedimento al nostro esame infatti cozza in primo luogo con la mancanza di una idea generale sulla formazione e sul reclutamento del personale degli insegnanti; l'assenza di questa idea non riesce nemmeno a garantire l'ordinaria amministrazione, giungendo così a proposte di basso profilo, quali quelle contenute in questo decreto-legge. Colpisce, in tale situazione, come, di fronte alla complessità della materia scolastica, il Governo e la maggioranza di centrodestra abbiano portato avanti un provvedimento tutto sommato «bloccato», chiusi ad ogni sollecitazione e proposta che l'opposizione del centrosinistra ha presentato nelle sedi delle Commissioni lavoro e cultura, senza trovare la loro disponibilità.
Meno male che almeno qualcosa è avvenuto al Senato! In quel ramo del Parlamento è infatti stata espunta dal corpo della normativa, «depurandola», proprio la previsione più discriminatoria, quella nei confronti delle donne, favorendo chi aveva svolto il servizio militare. Un atto discriminatorio chiarissimo che lede palesemente l'articolo 51 della Costituzione.
Avete fatto una brutta scelta che non serve a superare... Signor Presidente, la prego di consentire lo svolgimento del mio intervento.

PRESIDENTE. Lei ha ragione, onorevole Bellini. Onorevole Elio Vito, questa è una Assemblea, non un luogo di consultazione!

GIOVANNI BELLINI. C'è una riunione di maggioranza presso il Governo: ne abbiamo già viste! L'accordo è ancora un tema di discussione ed evidentemente non si riesce ad addivenire ad una soluzione.
A noi tuttavia interessa tornare al merito della discussione perché, colleghi della maggioranza e Governo, avete, lo ripeto, fatto una brutta scelta, che non serve a superare il clima di confusione che, adesso in modo particolare, prevale nella scuola pubblica: qui si scontano infatti gli effetti degli improvvisati provvedimenti che avete adottato, come la legge n. 333 del 2001, che unificò i docenti delle fasce superiori e che ha determinato nuove tensioni con gli specializzandi delle SSIS.
Con questo provvedimento è stato poi riconosciuto un alto punteggio per il servizio reso in scuole non statali anche non paritarie, determinando davvero una situazione di caos all'interno della scuola pubblica.
E così, avete preferito forzare e svilire il Parlamento, demandando ad un decreto legislativo la soluzione delle questioni irrisolte e dando così al Governo quella che abbiamo definito una delega in bianco, senza definire criteri certi e senza nemmeno stabilire quanto dureranno i percorsi transitori di formazione. Ad incertezza, sommate incertezza: avete cioè evitato l'adozione di un provvedimento organico sulla formazione e sul reclutamento del personale insegnante per mirare all'approvazione di un provvedimento esclusivamente volto alla definizione dei punteggi delle graduatorie. Avete poi fatto, qua e là, qualche favore, come quello che è stato richiamato stamane, ovvero l'assunzione di 41 insegnanti all'università di Messina, cosa del tutto avulsa dal contesto di questo provvedimento.


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Un provvedimento che contiene una serie di misure che erano invece adottabili per via amministrativa, proprio per la necessità di una maggiore elasticità nella formazione delle graduatorie scolastiche in vista dell'apertura dell'anno scolastico. Con gli atti amministrativi si può rispondere a situazioni che interessano maggiormente la scuola.
La scelta della fonte di rango legislativo è dunque quella di «ingessare» ed irrigidire la situazione: sembra una soluzione adottata proprio per incrementare la precarietà ed il disorientamento di coloro i quali, sperando in un lavoro nella scuola come insegnanti, non sanno cosa devono fare e come. Non ci sono infatti certezze né per la formazione né per il reclutamento.
Guardo con preoccupazione a questa situazione, anche in considerazione della mia passata esperienza: ricordo quando, tanti anni fa, le cose cominciarono a cambiare, sin dal 1973, con la conquista, da parte del personale scolastico, dello stato giuridico degli insegnanti, che segnò il culmine di una grande rivendicazione della categoria scolastica e delle confederazioni generali dei sindacati dei lavoratori.
Tali sindacati condussero una grande battaglia per la democratizzazione della scuola, a cominciare dal nuovo stato giuridico degli insegnanti, dai corsi abilitanti per titoli ed esami e dai primi concorsi a cattedra. Si tratta di risultati ben lontani da quanto sta accadendo negli ultimi mesi con le controriforme ed i decreti adottati dal ministro Moratti, che mettono in discussione i principi dell'istruzione pubblica come sanciti dalla nostra Costituzione.
Nonostante vari tentativi nel corso degli ultimi anni - anche generosi, come la legge n. 124 del 1999, che tentò di mettere a sistema il regime del proselitismo degli insegnanti - ha purtroppo prevalso la tentazione di intervenire con leggine, con sanatorie, con immissioni in ruolo straordinarie, con abilitazioni riservate. La situazione è davvero disarmante per chi vuole riflettere serenamente su quanto è accaduto in questo periodo. Ad un certo punto, la situazione sembrava perfino sfuggita di mano al Governo, alla parte pubblica, sotto l'incalzare delle sentenze della magistratura amministrativa che spesso - è bene ricordarlo - è intervenuta annullando i pasticciati provvedimenti ministeriali.
La responsabilità principale è del Governo che non ha coerentemente gestito le leggi di riforma avviate nel 1999 dal Governo di centrosinistra, che aveva fissato due canali di reclutamento: il 50 per cento dei posti per concorso ordinario e l'altro 50 per cento per corsi abilitanti, per i SSIS, per i precari storici. Non avete dato regolarità nell'attuazione delle diverse procedure e così tutte le situazioni si sono esasperate.
Siete animati dall'idea di non voler riconoscere quanto di buono ha fatto il precedente Governo e siete intenzionati ad affrontare le questioni complesse nel quadro di una politica di dequalificazione della scuola pubblica. Infatti, negli ultimi due anni non si sono coperti i posti vacanti con assunzioni in ruolo, penalizzando, così, i vincitori del passato concorso e moltiplicando il precariato. A distanza di ben cinque anni dal precedente concorso, non è stato bandito alcun nuovo concorso a cattedra e l'effetto dei combinati inadempimenti si scarica tutto sulle graduatorie, sulle aspettative e sulle tensioni che con le graduatorie pensate di poter governare.
Dalla relazione della Corte dei conti che riferisce dei dati del 2002, risulta che quell'anno vi erano circa 100 mila posti disponibili nella scuola. Il dato, adesso, è presumibilmente aumentato e probabilmente saranno circa 150 mila i posti disponibili. Il Governo fa sapere che non saranno più di 12-15 mila i posti per le nuove assunzioni per la stabilizzazione del personale. Si tratta di un dato assolutamente inaccettabile perché aggrava la situazione.
Naturalmente, tutte queste considerazioni sono rivolte al Governo che non riesco a vedere ai propri banchi...


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PRESIDENTE. Onorevole Aprea...

GIOVANNI BELLINI. Probabilmente, insiste a non voler essere presente nella discussione perché si tratta del merito di provvedimenti portati alla nostra attenzione ma incapaci di risolvere alcunché.
Con gli emendamenti che abbiamo presentato chiediamo che il 70 per cento dei posti disponibili sia destinato, all'inizio dell'anno, alla stabilizzazione del personale. Quella del 70 per cento, onorevole sottosegretario, è una quota realistica, come ci dicono anche i tecnici che, se attuata, significherebbe per tanti insegnanti una situazione sostenibile ed una soluzione ai gravi problemi del precariato. Limitarsi, invece, come fa il Governo con il provvedimento in esame, ad una semplice rivalutazione dei titoli per le graduatorie nasconde la volontà di disciplinare tali punteggi con la forza di una norma legislativa, abbandonando, cioè, una scelta di riordino complessivo del sistema formativo e del reclutamento del personale scolastico.
Si tratta di una rivalutazione dei titoli, che però non trova sostegno nemmeno nella concertazione con le categorie coinvolte. Anzi, procede senza un criterio generale, senza concertazione, senza ascoltare le nostre proposte migliorative, né quelle dei precari, che hanno lamentato (e che lamentano ancora oggi) come vengano introdotte sanatorie generalizzate, quando sarebbe invece possibile in molti casi ottenere l'abilitazione con l'iscrizione ai corsi di specializzazione SSIS. Molte rappresentanze dei precari contestano inoltre il fatto che chi ha insegnato materie diverse non possa inserire il punteggio su una sola di queste, mentre prima ciò era possibile.
Questo decreto rende addirittura abilitante il diploma di accademia senza il numero chiuso, come succedeva con il percorso abilitante SSIS all'inizio. Vi è inoltre il doppio punteggio per le scuole di campagna e di montagna, delle quali è prevista una lista, che contiene solo cinque scuole in Trentino ed esclude, per esempio, Cortina d'Ampezzo. Buona norma sarebbe quella di inserire la dicitura che le scuole di montagna, di ogni ordine e grado, sono tutte quelle collocate perlomeno al di sopra dei mille metri sul livello del mare.
Con questo provvedimento si è inoltre previsto di introdurre ancora una volta un iter abilitante accelerato per tutti coloro che sono compresi in un'articolata casistica, senza distinguere quelli che, a causa dell'illegittimo blocco dei concorsi, non hanno mai avuto la possibilità di seguire - come nel caso degli insegnanti tecnico-pratici e dei maestri non laureati - una procedura normale. Si raggiunge poi l'assurdo, con questo provvedimento, nel rendere biennali le graduatorie degli abilitanti. Così, ogni due anni, avremo una procedura di aggiornamento delle graduatorie, con la conseguenza che chi si diplomerà negli anni senza aggiornamento dovrà aspettare un anno (o addirittura due) per potersi inserire, a differenza di chi avrà invece la fortuna di diplomarsi in coincidenza dell'aggiornamento delle graduatorie. Avremo, insomma, per gli aspiranti insegnanti e per i diplomati, gli anni buoni e quelli cattivi, così come accade per la raccolta di certi prodotti agricoli: un anno le olive buone, un altro quelle non buone.
È stato autorevolmente detto che con questo provvedimento le graduatorie, già coperte da centinaia di migliaia di docenti, che ogni anno si ampliano per l'afflusso fisiologico di nuovi specializzati SSIS e di laureati in scienze della formazione primaria, avrebbero un ulteriore gonfiamento patologico e in assenza di concorsi esse costituirebbero l'unico canale di reclutamento.
In definitiva, intervenire con una serie di sanatorie, così come fa il provvedimento, in un sistema di reclutamento che con fatica sta cambiando, come nel caso degli insegnanti, è semplicemente sbagliato. Ne conseguiranno altre sanatorie che saranno sempre situazioni provvisorie, senza fissare mai un'organicità generale e definitiva sulla formazione e sul reclutamento.


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I nostri emendamenti rispondono proprio alla necessità di costruire un sistema organico di abilitazione, per tutti coloro che hanno insegnato senza abilitazione, riportandoli tutti all'interno di un percorso di formazione. Non sono emendamenti ostruzionistici, né di contrarietà. Abbiamo un'altra idea per costruire una seria e qualificata scuola pubblica. Per fare questo occorrono però risorse adeguate, che voi invece negate nella legge finanziaria, così come occorrono leggi appropriate per la scuola. Per questo motivo siamo contrari ad un provvedimento che è confuso ed incerto e che aumenterà la conflittualità nel mondo della scuola. Riteniamo invece che ci si debba battere per una scuola pubblica di qualità e per tutti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, nell'illustrare la ratio dei nostri emendamenti vorrei porre alla vostra attenzione una domanda non retorica. Siamo al termine dell'anno scolastico, ma che ne sarà della scuola italiana, dopo tre anni di «slavoro» di questo Governo e del ministro Moratti?
Il provvedimento in esame, connotato dall'improvvisazione, è in linea con alcune scelte politiche di fondo del Governo, per le quali siamo molto preoccupati, ma ad essere preoccupati non siamo solo noi, gli insegnanti, i precari o i dirigenti incaricati, che ieri hanno manifestato a Roma, perché sono in attesa di concorso, pur avendo svolto l'incarico per lungo tempo e pur evidenziandosi dei vuoti in organico. La preoccupazione riguarda le famiglie, anche con riferimento al disagio dei bambini e degli studenti che, evidentemente, vivono la scuola ben più direttamente ed in maniera meno edulcorata rispetto a ciò che racconta, in maniera piuttosto favolistica, il ministro Letizia Moratti in televisione.
Apparentemente, per il ministro va tutto bene; eppure, durante l'anno scorso sono state cancellate 202 classi, 6.855 cattedre, a fronte di un aumento di 44 mila alunni. Un Governo deve saper programmare e spesso il ministro Moratti ci parla di programmazione, ma con riferimento alla stessa dovremmo riflettere sulle cause dell'aumento degli alunni. In primo luogo, vi sono molti alunni figli di genitori stranieri o con almeno un genitore straniero. Una parte di questi bambini non risulta neanche di cittadinanza italiana. Non è un caso che anche dalla parte più sensibile della maggioranza come dall'Ulivo sia stato depositato un progetto di legge che riconosce la cittadinanza ius soli non solo per i bambini nati in Italia, ma anche per quei bambini ed adolescenti che sono presenti da un certo numero di anni nella nostra scuola. Gli alunni aumentano, inoltre, perché vi è una domanda di scolarizzazione che raggiunge le classi sociali che finora non hanno mandato i propri figli alla scuola superiore.
Il Governo, quindi, dovrebbe avere una funzione importante nella programmazione della scuola ed uscire dalla logica dell'approssimazione e dell'emergenza. Purtroppo, persino le quindicimila assunzioni autorizzate l'anno scorso non sono state ancora integralmente attuate e, nello stesso tempo, la politica di smantellamento di un serio esame di Stato ha visto un fiorire di scuole paritarie, non quelle legate alla Chiesa cattolica o ad altre confessioni religiose, ma le scuole di ciascuno e di tutti, inventate con una mentalità di impresa da avventurieri, che regalano l'esame di Stato e che il Governo non controlla per niente o non controlla adeguatamente.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, vorrei intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Sottosegretario Aprea, le darò la parola successivamente. Prego, onorevole Bimbi.

FRANCA BIMBI. Con questo Governo si è cancellato l'organico funzionale e,


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conseguentemente, l'irrigidimento delle cattedre attorno alle 18 ore ha comportato non solo la diminuzione in questione, ma anche un irrigidimento complessivo della struttura organizzativa della scuola, a dispetto dell'idea di una scuola più flessibile e più amica degli insegnanti, degli studenti e delle famiglie.
Si è reintrodotta, dopo un contenzioso, l'organizzazione dell'istituto comprensivo, che veniva demonizzato come una creatura del centrosinistra, mentre si trattava di uno degli strumenti di razionalizzazione e di sviluppo di pratiche positive nel campo della continuità del progetto educativo nei vari ordini di scuola che rendevano almeno alcuni settori della scuola italiana invidiabili anche a livello internazionale.
Vi è poi stata una ideologizzazione del percorso scolastico: basti pensare all'ingenuo tentativo di cancellare Darwin a vantaggio di ipotesi creazioniste nel campo delle scienze umane e naturali. Dico «ingenuo» perché il dibattito scientifico ha ormai messo in discussione sia il positivismo riduzionista sia quell'idealismo, purtroppo derivante anche da alcuni giudizi di Croce, che sostanzialmente forniva un giudizio negativo sull'influenza del contesto rispetto all'evoluzione.
Su questo provincialismo tutto italiano, vi è stato un dibattito addirittura a livello internazionale e, con riferimento ai programmi scolastici, ancora non siamo usciti da una versione non ideologizzata. È come se non si sapesse che la scuola non trasmette verità, ma il metodo del dubbio nella ricerca delle verità, che sono sempre provvisorie - sia in campo scientifico sia in campo filosofico e morale -, anche quando appaiono orientate verso valori di fondo, a nostro avviso scritti nella Costituzione, che costituisce quel patto di cittadinanza e formativo stravolto in parte dalla legge n. 53 del 2003.
Questo è il contesto della scuola italiana in cui si colloca l'attuale provvedimento, il quale trasforma un atto tipicamente amministrativo in legge, pensando di risolvere per sempre un problema e mettendo invece delle «toppe», alcune delle quali irragionevoli. Trasformare un atto tipicamente amministrativo in legge significa irrigidire il sistema e significa anche scegliere di non gestire un'ordinata transizione, procedendo per sanatorie, che creeranno nuove tipologie di ricorsi e di iniquità.
Sostanzialmente, si è cercato di pasticciare, anche se non di cancellare, una scelta cruciale adottata cinque anni fa, quando l'Italia, allineandosi ai paesi europei, in modo anche originale scelse la formazione degli insegnanti attraverso un percorso biennale di specializzazione universitaria integrata con la presenza al suo interno di insegnanti provenienti dalla scuola primaria e dalla scuola superiore.
I tutor delle SSIS costituiscono un'esperienza assolutamente originale nel panorama della formazione degli insegnanti e, come per tutte le riforme positive, si tratterà di rimetterla a fuoco migliorandola, implementandola e non cercando di trasformare le SSIS in corsi abilitanti annuali con esame finale, ritornando a vecchie metodologie che non hanno fornito buona prova di sé.
La nostra linea rispetto a questo provvedimento si lega ad una visione organica del problema del precariato, che definisca un sistema equo, con un piano pluriennale di assunzioni nella scuola, gestendo la formazione degli insegnanti con serietà e la transizione con giustizia. In prospettiva, occorrerà scegliere un unico modello di formazione, attraverso l'università, integrato però con le esperienze scolastiche piuttosto che con stage esterni al percorso di formazione.
Anche in un periodo di transizione è necessario assicurare stabilità alla scuola, dare certezze agli insegnanti e affrontare il problema degli incentivi, difendendo la scuola nella sua interezza di comunità educativa. Per questo abbiamo chiesto di trasformare i posti a tempo determinato in posti a tempo indeterminato, considerando quelli per i quali c'è bisogno di copertura in maniera sostanziale, quindi non procedendo goccia a goccia solo per lasciare la scuola in una situazione di incertezza. Tale incertezza può non essere


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direttamente nota agli studenti che, però, la subiscono sulla propria pelle perché, come minimo, trovano insegnanti demotivati, i quali non si sentono valutati in maniera certa, ma secondo punteggi non trasparenti che danno adito a sospetti di iniquità, estendibili anche alla loro formazione.
Abbiamo proposto di salvaguardare la formazione universitaria, integrata con l'esperienza scolastica di insegnanti che lavorano nelle SSIS con quella ormai acquisita da molti anni, sia dai laureati giovani che da quelli meno giovani. Però, abbiamo proposto anche regole di transizione che non penalizzino chi si è ormai preparato nel campo, affrontando magari a proprie spese la formazione. Le nostre proposte riguardavano l'inserimento in sovrannumero dei non abilitati all'interno delle SSIS. Ciò avrebbe comportato anche l'abbassamento del conflitto tra i percorsi di formazione degli insegnanti, perché tutti alla fine sarebbero potuti uscire con lo stesso titolo che valuta, per un verso, la formazione fatta durante la professione di insegnante, per quanto non abilitata, e per un altro verso riconosce anche la fatica di un percorso prevalentemente universitario.
Abbiamo quindi rifiutato la proposta governativa delle graduatorie ad esaurimento con revisione biennale, perché tale revisione finisce per lasciare per strada sia una parte di specializzandi SSIS, sia una parte di altri abilitati. Chi è pronto ad entrare in graduatoria nelle more della revisione, tra un anno e l'altro, viene chiaramente penalizzato; sostanzialmente può restare anche un anno senza lavorare, a differenza di chi, acquisendo il titolo, può entrare in graduatoria il mese successivo.
Tuttavia, in questo percorso di inserimento nelle SSIS di insegnanti non abilitati, abbiamo anche previsto, per serietà, che le università possano richiedere un numero limitato di crediti aggiuntivi per l'ammissione a diplomi di specializzazione, secondo quella che a noi pare una transizione positiva, legata alla deducibilità delle tasse di iscrizione alle SSIS in base ai redditi inferiori.
Concludo, signor Presidente, osservando che abbiamo esplicitato la nostra contrarietà a sanatorie e riconoscimenti retroattivi di punteggi, cercando tuttavia di salvaguardare in prospettiva il principio per cui chi lavora in situazioni disagiate deve vedersi riconosciuto tale disagio.
Infine, per quanto concerne l'università, abbiamo proposto un emendamento...

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, ha superato ampiamente il tempo a sua disposizione.

FRANCA BIMBI. Sto concludendo, signor Presidente. Abbiamo dunque proposto un emendamento per le chiamate dei professori e ricercatori idonei e vincitori, nei limiti delle risorse del bilancio universitario.
Le nostre proposte emendative sono pertanto ispirate a una visione complessiva, ad una razionalità e ad una moderazione degne di attenzione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, non è ammissibile l'assembramento nei pressi del banco del Governo! Si può eventualmente sospendere la seduta, se c'è una richiesta in tal senso.
In attesa delle soluzioni, ha chiesto di parlare l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, ritengo che si debba riunire il Comitato dei diciotto, qualora se ne ravvisi la necessità: mi rifiuto di parlare in queste condizioni, con la maggioranza, il Governo e parte dell'opposizione che discutono (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Qualche volta avviene che si facciano parlare gli oratori per prendere tempo, anche se non lo si dice!


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Questo capannello non è ammissibile; prego ciascuno di sedere nel proprio banco!
Presidente Adornato, ritiene necessaria una breve sospensione della seduta?

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, stiamo agendo con buona volontà, ma lei ha pienamente ragione: ritengo necessaria una breve sospensione della seduta per riunire il Comitato dei diciotto.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Adornato. Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,55.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, devo ringraziare tutti i colleghi dell'opposizione e della maggioranza: è sempre un fatto lodevole quando, in una Camera come questa, si tenta veramente di raggiungere l'accordo - questo è il motivo del ritardo di cui chiediamo scusa ai colleghi - e voglio ringraziare per questo sia i colleghi dell'opposizione che quelli della maggioranza, che hanno lavorato in tal senso. Purtroppo, sia per alcuni problemi di copertura, relativamente ad alcuni emendamenti che si intendeva proporre, sia perché abbiamo capito che il nostro sforzo rischiava di essere vanificato dal fatto che il Senato non sarebbe stato in grado di riesaminare il decreto-legge, questo accordo non è stato raggiunto.
Quindi, come dicevo, dobbiamo andare avanti. Se oggi quest'Assemblea approverà il decreto-legge, sarà raggiunto un risultato importante; altrimenti, vedremo come procedere nei nostri lavori (ma questo, ovviamente, lo deciderà la Presidenza della Camera). In ogni caso, noi dobbiamo andare avanti con l'esame del provvedimento.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, vorrei rivolgere un appello al Parlamento - in questa sede, alla Camera dei deputati - perché, come è noto, questo decreto-legge ha una lunga storia. Il Governo si è mosso per tempo, ha presentato al Senato un disegno di legge il 10 ottobre 2003. Come i colleghi della VII e della XI Commissione sanno, si tratta di un provvedimento che riguarda punteggi da rivedere e da assegnare a docenti che sono inseriti nelle graduatorie permanenti, ma che soprattutto nasce dalla volontà di riequilibrare i punteggi a favore degli insegnanti precari, dei precari storici. È un provvedimento voluto fortemente dalla categoria, voluto e sostenuto dalle organizzazioni sindacali e che ha creato tantissime aspettative. Forse, in questo caso, se c'è un rimprovero che posso fare a tutti noi, è che i lavori parlamentari sono andati troppo a rilento nella prima fase dell'iter e in modo sbagliato nella seconda, quando il Governo ha preso atto che rispetto all'anno scolastico 2004-2005 - qui voglio parlare di date - l'ordinanza ministeriale per la predisposizione delle graduatorie permanenti rischiava di doversi rifare ai vecchi punteggi, quindi di ignorare questo provvedimento, di ignorare questi interventi.
Guardate, non è stato facile neanche per noi scegliere la via legislativa. Come avrete capito, stiamo parlando di un provvedimento amministrativo, cioè di punteggi che vengono assegnati agli insegnanti e a coloro che sono in graduatoria. Abbiamo dovuto fare ricorso alla via legislativa perché è stato presentato più volte ricorso in sede giuridica e l'elevato numero di contenziosi, che davano ragione ora ad una ora all'altra categoria, hanno determinato una guerra che possiamo definire tra poveri, guerra tra disperati, ma che è comunque una guerra tra persone che


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vantano gli stessi diritti, cioè docenti che da anni lavorano nella scuola e rivendicano una stabilizzazione anche ai fini del riconoscimento di un punteggio - quindi ai fini degli incarichi e delle supplenze - e docenti che nel frattempo concludono le scuole di specializzazione e rivendicano il diritto di essere inseriti «a pettine», come prevedeva la legge n. 124 del 1999 e come ha previsto successivamente il decreto legislativo n. 333 del 2001. Quindi, per superare questa fase di contenziosi, abbiamo dovuto fare ricorso ad un disegno di legge governativo, ripeto, con un consenso veramente ampio.
Devo anche aggiungere che nel passaggio al Senato i gruppi parlamentari hanno trovato molte intese ed accordi. Il decreto-legge, così come arriva oggi all'esame della Camera, è molto diverso sia dal disegno di legge presentato dal Governo ad ottobre sia dal testo originario presentato ad aprile, e in esso si era già tenuto conto di alcune scelte effettuate all'unanimità dal Senato nel passaggio parlamentare.
Sennonché, il Senato, in questo passaggio ulteriore, soprattutto in Assemblea, ha aggiunto altri aspetti, modificando sia alcuni punteggi nelle tabelle, sia alcune norme. Peraltro, voglio ricordare - è importante sottolineare queste cose - che il decreto-legge ha creato premesse molto importanti per una nuova generazione di precari: si riferisce a situazioni personali!
Vorrei sollecitare la Camera a riconsiderare il fatto che queste norme non possono attendere per due ragioni: innanzitutto, perché si riferiscono a categorie, ben specifiche e ben individuate dalla legge, di docenti aspiranti all'insegnamento, creando nuovi diritti per la nuova generazione di precari: mi riferisco ai docenti in possesso di titoli di studio superiori o accademici che abbiano maturato trecentosessanta giorni di servizio e che quindi potranno aspirare a conseguire l'abilitazione attraverso percorsi brevi e speciali; in secondo luogo, perché introducono tutta una serie di garanzie per le assunzioni. Poiché il Governo ha autorizzato 15 mila assunzioni per il prossimo anno scolastico, vorremmo fare le assunzioni stesse in base alle graduatorie nuove, che riconoscono nuovi punteggi ai precari storici e nuovi diritti.
Se tale decreto-legge non sarà convertito oggi, non solo si dimostrerà che il Parlamento non è stato in grado nel corso di un anno di approvare una legge - questo può anche succedere - ma verranno meno le garanzie che i gruppi parlamentari della maggioranza e dell'opposizione hanno dato a questi docenti, garanzie da «spendere» ora e non l'anno prossimo, perché il 31 maggio dovremo pubblicare le nuove graduatorie; altrimenti rimarranno quelle vecchie, e quindi avremo scherzato rispetto alle attese, bruciando, nel giro di una giornata, non solo un anno di lavoro dell'altro ramo del Parlamento, ma tutta una serie di aspettative che molto generosamente, in qualche caso - devo riconoscerlo - anche contro il parere del Governo, i gruppi parlamentari del Senato avevano comunque riconosciuto.
Noi abbiamo il problema di approvare oggi il disegno di legge, perché non soltanto i vostri tempi non ci consentiranno agevolmente di convertire in legge questo decreto legge, ma...

PIERO RUZZANTE. I nostri tempi? È il regolamento della Camera!

ELENA EMMA CORDONI. I nostri tempi?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. ... No, infatti! Grazie per avermi fatto notare questo! Intendevo i tempi del Parlamento e del calendario dei lavori già fissato. Soprattutto, daremmo all'amministrazione un segnale bruttissimo, in quanto sarebbe autorizzata a questo punto ad utilizzare i vecchi criteri per la predisposizione delle graduatorie permanenti per l'anno scolastico 2004-2005 e soprattutto per le assunzioni.
Quindi, mi appello a voi affinché possiate trovare la volontà e la forza necessarie, pur permanendo tutti i motivi di


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dissenso, che pure capisco: il vostro è il nostro disagio, perché abbiamo aspettato pazientemente da ottobre.
Pertanto, vi chiedo di approvare questo provvedimento. Nella fase dell'esame degli ordini del giorno, il Governo si assumerà precisi impegni anche con riferimento alle assunzioni nel prossimo triennio, argomento caro all'opposizione, ma, ve lo assicuro, caro anche alle forze della maggioranza ed al Governo. Sarò ben lieta di accettare ordini del giorno che astringano il Governo ad assumere una decisione relativamente alle assunzioni, da contemplare nel decreto legislativo da emanare ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 53 del 2003.
Mi auguro che possiate dare il via libera ai punteggi, alla parte amministrativa. Ritorneremo a fare politica non appena avremo dato all'amministrazione gli strumenti per andare avanti e per dare maggiori garanzie agli insegnanti precari rispetto al prossimo anno scolastico. Approviamo, oggi, lo strumento amministrativo; da stasera, ricominceremo a fare politica sulle grandi questioni: gestione del personale, funzionamento e qualità della scuola! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

ANTONIO RUSCONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, dopo le osservazioni della Commissione bilancio, non so come si possa proporre alla Camera di approvare questo provvedimento senza emendamenti. Inoltre, non capisco l'appello alle buone intenzioni rivoltoci dal sottosegretario Aprea, la quale dovrebbe tenere conto delle responsabilità, chiare ed evidenti, del Governo e della maggioranza.
Ricordo che il provvedimento è pervenuto all'esame della Commissione giovedì 20 e che, ieri, potevate accettare la nostra proposta di approvare alcuni emendamenti e di prendere accordi con il Senato affinché l'iter fosse comunque completato entro oggi. Invece, la nostra proposta è stata respinta, il provvedimento è stato blindato e ci è stato dato un solo giorno per concluderne l'esame! Ciò non è avvenuto a causa del destino «cinico e baro», ma perché la maggioranza, litigando al proprio interno, ha tenuto fermo il disegno di legge all'esame del Senato per cinque mesi!
Ciò detto, tutte le opposizioni erano disponibili a presentare un unico emendamento che offrisse ai precari una prospettiva seria e non soltanto le future buone intenzioni a cui lei, signor sottosegretario, ha fatto riferimento: «Ci penseremo stasera», ha affermato poc'anzi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista); ma una prospettiva seria per i precari poteva essere costituita esclusivamente da un piano pluriennale di assunzioni!
Su questo punto, debbo ringraziare il presidente Adornato, il quale aveva dato la sua disponibilità; non v'era, però, né la disponibilità del Presidente del Senato né quella del Governo!
Dei tempi non rispondiamo noi. Agli occhi del paese, le responsabilità sono chiare: sono della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Socialisti democratici italiani)!

GERARDO BIANCO. Bravo!

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, condivido l'analisi svolta dal collega Rusconi.
Invero, nel suo precedente intervento, la sottosegretaria Aprea si è un po' arrampicata sugli specchi.


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VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. No, no!

PIERO RUZZANTE. È evidente che siamo di fronte ad una palese responsabilità del Governo: anche della maggioranza, ma, considerato lo stato di difficoltà nel quale ci troviamo, soprattutto del Governo.
Onorevole sottosegretario, il provvedimento è giunto alla Camera giovedì 20 maggio. Il presidente della VII Commissione, onorevole Adornato - che, se non sbaglio, appartiene al suo stesso gruppo parlamentare - si è lamentato nei confronti della Presidenza della Camera per i tempi stretti con i quali la Camera dei deputati è stata costretta a lavorare. L'onorevole Adornato si è espresso a nome delle Commissioni VII e XI e del Comitato dei diciotto. La lamentela rispetto ai tempi ristretti proviene, dunque, dalla sua stessa maggioranza.
Onorevole sottosegretario, questa mattina abbiamo letto (è la dimostrazione che questo provvedimento è stato male elaborato) il parere favorevole della Commissione bilancio con la condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Il parere, votato all'unanimità (quindi, anche dai rappresentanti della Casa delle libertà), ha posto una condizione su questo decreto-legge. Evidentemente, il lavoro era stato effettuato male dal Governo o al Senato. Crediamo che tale aspetto non possa assolutamente essere taciuto.
L'opposizione si è assunta fino in fondo le proprie responsabilità. Abbiamo offerto la piena disponibilità. Tra l'altro, il Comitato dei diciotto - di ciò vogliamo dare atto - ha mostrato disponibilità ad accogliere alcune proposte emendative presentate unitariamente dai colleghi dell'opposizione; ciò avrebbe garantito l'approvazione, entro le ore 14, di questo provvedimento. I gruppi parlamentari dell'opposizione al Senato avevano espresso piena disponibilità assumendosi la responsabilità di approvare, nella giornata odierna, la conversione in legge del decreto-legge, per non farlo decadere, ovviamente con le modifiche che avremmo introdotto.
Questo è il senso di responsabilità che l'opposizione ha dimostrato. Abbiamo colto un senso di responsabilità nel Comitato dei diciotto, ma non nel Governo. Il rappresentante del Governo, il sottosegretario Aprea, è responsabile delle decisioni che ha assunto nel bocciare le ipotesi di modifica del testo proposte dall'opposizione. Vi assumerete una responsabilità ancora più grave. Infatti, se non sarà approvato l'emendamento della Commissione bilancio, questo provvedimento correrà il rischio di essere impugnato poiché non rispetta l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Se l'intenzione è di rispettare i principi del regolamento e della Costituzione, la Camera ha l'obbligo di approvare il provvedimento in esame apportando determinate modifiche. Sottosegretario Aprea, crediamo di dover rispedire al mittente le accuse di irresponsabilità.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Non ho parlato di responsabilità. Ho rivolto solo un appello.

PIERO RUZZANTE. È irresponsabile il suo comportamento. Oggi - mi rivolgo anche ai colleghi che sono stati meno coinvolti nella discussione sul provvedimento - avremmo potuto approvare rapidamente la conversione in legge di questo decreto-legge. Ci saremmo assunti la responsabilità di approvarlo al Senato con la stessa celerità. Si poteva risolvere il problema, accettando la condizione posta dalla Commissione bilancio ed accogliendo alcune proposte emendative dell'opposizione.
Crediamo che il comportamento irresponsabile del rappresentante del Governo condizionerà i nostri lavori odierni. Non affronto neanche la questione riguardante la posta di bilancio che sottrae risorse all'associazionismo sportivo, perché su questo tema anche i deputati della maggioranza hanno mostrato sensibilità. Non


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ci resta che condurre una battaglia parlamentare attraverso le nostre proposte emendative, cercando di convincere l'Assemblea della giustezza delle nostre posizioni e della necessità di modificare questo provvedimento.
È evidente - e deve esserlo anche al mondo della scuola - che lei, onorevole Aprea, e il Governo, attraverso questo atteggiamento di chiusura rispetto al buonsenso e al senso di responsabilità dimostrati questa mattina dall'opposizione, vi siete assunti una responsabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

TITTI DE SIMONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, l'onorevole Aprea sa troppo bene quanto sia lunga e articolata la materia che stiamo affrontando. Dunque, ci scuserà ma francamente gli appelli alla responsabilità dovrebbe rivolgerli al suo Governo e alla sua maggioranza. Infatti, sono diversi anni, da quando voi vi siete insediati, che noi dell'opposizione vi poniamo con fermezza e con urgenza il grande tema del precariato nella scuola e vi chiediamo di mettere ordine ed equilibrio in un sistema caotico, che si è determinato, anche a causa dei vostri provvedimenti, sulla questione delle graduatorie e dei punteggi.
La scorsa estate, quando esplose il problema in seguito ai ricorsi e alle prese di posizione dei TAR, fummo noi a chiedervi un provvedimento di urgenza, che mettesse la parola «fine», in termini di certezza del diritto, a questa situazione; questa estate ci avete risposto «no, grazie», avete risposto «no grazie» alle decine di migliaia di docenti precari che aspettavano un intervento e avete presentato poi un disegno di legge al Senato, che è rimasto vergognosamente bloccato, fra discussioni in seno alla maggioranza e impaludamenti vari, perché mancava un accordo tra di voi. Poi ci presentate qui un decreto-legge blindato, che è davvero inaccettabile anche sotto il profilo formale. Siamo stati costretti a discutere in 48 ore, in meno di 48 ore, un provvedimento che riguarda la situazione di decine di migliaia di lavoratori della scuola. Non abbiamo avuto la possibilità reale di aprire una discussione di merito; non l'abbiamo avuta noi dell'opposizione, sottosegretario Aprea, ma non l'avete avuta neanche voi della maggioranza, perché nei lavori compressi e risicati delle due Commissioni sono stati anche esponenti della vostra maggioranza a dichiarare e ad ammettere quanto confuso, pasticciato e assolutamente inadeguato fosse questo provvedimento, evidenziandosi la necessità di riaprire qui alla Camera una discussione di merito.
Ma siete stati voi del Governo, ancora oggi, quando c'è stata la possibilità, anche con il senso di responsabilità delle opposizioni, che sono state disponibili fino alla fine a sedersi intorno a un tavolo di lavoro...

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sulle assunzioni! Non sul decreto! Non sui punteggi! Dite la verità!

TITTI DE SIMONE. ... per discutere nel merito di questo provvedimento (Commenti). Voi ci avete risposto picche! Ci avete risposto che questo testo è blindato! Allora, sottosegretario Aprea, se voi oggi non dichiarate la vostra disponibilità (in modo irresponsabile, visto che non avete nemmeno i numeri oggi, qui alla Camera, per portarvi a casa questo provvedimento), di chi è la responsabilità, signori del Governo e della maggioranza? È soltanto vostra, e il mondo della scuola questo lo sa, perché questo è un provvedimento che scontenta tutti e che priva di certezza del diritto centinaia di migliaia di lavoratori della scuola.
Voi portate in aula un provvedimento che è sbagliato non solo nel metodo, ma anche nel merito, perché istituzionalizza la questione del precariato, estendendola nella sua condizione. Noi qui vi abbiamo proposto un emendamento, che corrispondeva anche a quanto indicato dal parere della Commissione bilancio - visto che


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comunque il provvedimento deve tornare al Senato - e che almeno introduceva alcuni elementi forti di riequilibrio (che è ciò che vi stanno chiedendo tutti). Questa esigenza di certezza e di riequilibrio è stata tradotta in un emendamento, che voi oggi avete rifiutato. Tale emendamento prevede un piano pluriennale di immissioni in ruolo, a fronte di tutti i posti vacanti e disponibili, a partire dal prossimo anno scolastico.
Questo emendamento, che avrebbe introdotto la certezza dei diritti nell'ambito di un provvedimento sbagliato, non è stato accettato proprio da voi! Allora, colleghi della maggioranza e signori rappresentanti del Governo, credo che a questo punto il re sia veramente nudo!
«Il re è nudo» e quindi, signor sottosegretario, sarebbe meglio che lei rivolgesse gli appelli alla responsabilità al Governo ed alla sua maggioranza! Con questo atteggiamento, volto alla «blindatura» totale del provvedimento in esame, ci state infatti impedendo davvero di discutere nel merito, e ciò è inaccettabile! Siete voi a dovervi assumere le responsabilità della vostra chiusura!

PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, si avvii a concludere!

TITTI DE SIMONE. Per quanto ci riguarda, in Assemblea saremo intransigenti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale), e il nostro atteggiamento...

ROBERTO MENIA. Basta!

TITTI DE SIMONE. ... è determinato dalla vostra chiusura rispetto ad una discussione sul merito del provvedimento. Vedremo cosa accadrà in quest'aula oggi pomeriggio; credo che, per questo Governo, si prospetti davvero una magra figura che - ne sono certa - non potrà che riaccendere una contestazione radicale all'interno del mondo della scuola (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che siamo nella fase della discussione sul complesso delle proposte emendative.
Prego, onorevole Volpini: lei aveva precedentemente chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Basta!

DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, attendevamo il decreto-legge in esame, tuttavia ci siamo accorti che si tratta dell'ennesimo «decreto-annuncio», vuoto di significato, poiché, come gli altri provvedimenti di riforma in questa materia (la legge delega ed il primo decreto legislativo di attuazione), è privo sia di copertura finanziaria, sia di efficacia.
Ciò è ancora più grave se viene inquadrato nel contesto più generale della riforma dell'intero sistema scolastico nazionale. Il decreto-legge in esame, infatti, mira ad organizzare il lavoro precario nella scuola, ma non reca il minimo spunto per il superamento del problema del precariato stesso. Ciò rientra nella filosofia specifica del Governo, che tende alla precarizzazione generalizzata di tutto il sistema.
In tal senso, si è iniziato dall'università, precarizzando praticamente un po' tutto: infatti, è stata resa stabilmente precaria la funzione dei ricercatori e sono state precarizzate anche le fasi successive della carriera accademica, concernenti i ruoli di professore associato ed ordinario, contemplando fino a sei anni di precarizzazione dopo la vincita del concorso. Ciò si inserisce nell'ambito del processo di precarizzazione contemplato dal primo decreto legislativo di attuazione della riforma, il quale, tagliando il 10 per cento delle ore frontali di didattica, riduce le cattedre del 10 per cento. Pertanto, si tratta di una filosofia complessiva mirata alla precarizzazione del settore.
Penso che né a noi, né tanto meno ai precari interessi un decreto-legge volto solamente ad ordinare, ed in modo maldestro, il punteggio per l'accesso alle graduatorie, senza prevedere tuttavia alcuna


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copertura finanziaria per superare - almeno per un certo numero di loro - la condizione di precari e per farli accedere alla cattedra.
Il problema è grave. Mi rivolgo anche ai larghi settori della maggioranza che, per loro cultura, hanno a cuore la scuola. Con questo provvedimento si mina non tanto la cosiddetta riforma Berlinguer, quanto la scuola, così come l'abbiamo concepita e come si è sviluppata negli ultimi cento anni della nostra storia. Un minimo di reazione sarebbe necessario.
Nella scorsa legislatura si è andati verso la costruzione di un modello europeo di scuola e di università. Si trattava di un modello che rispondeva ad alcuni criteri, tra cui quello secondo cui l'istruzione è un diritto fondamentale e imprescindibile della persona umana e deve essere tutelato da un sistema nazionale che lo assicuri come un obbligo per lo Stato. Il ministro Moratti è intervenuta, cambiando alcuni piccoli termini, come fosse un fatto da niente. Cambiare il termine «obbligo» con il termine «dovere» non è cosa da poco, perché l'obbligo vincola a livello giuridico e costituzionale lo Stato ad intervenire per tutelare il diritto fondamentale della persona umana all'istruzione.
Il dovere ha molti connotati etici e morali, ma, qualora non vi siano le condizioni, nessuno è tenuto a soddisfare gli impegni che i doveri gli impongono. Altro è l'obbligo. È un colpo duro, molto duro, al sistema scolastico nazionale e al diritto della persona umana all'istruzione. Ci troviamo di fronte ad una sorta di dirottamento della scuola - ma, non solo della scuola: anche della sanità, della previdenza, e via dicendo - dal sistema sociale europeo a quello statunitense, ossia ad un sistema che considera l'istruzione non un diritto fondamentale della persona, ma un bisogno della stessa, per esplicare alcune funzioni all'interno della società e del mondo del lavoro. Sappiamo che i bisogni sono soddisfatti dal mercato e non dai sistemi sociali o nazionali. Tale dirottamento della filosofia della scuola noi non lo condividiamo.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Signor Presidente, a volte la testardaggine parlamentare ha buon esito. Pertanto, le chiedo, a nome del Comitato dei diciotto, di sospendere i lavori dell'Aula per altri dieci minuti, perché credo di poter affermare che è stato raggiunto un accordo su alcuni emendamenti da presentare. Naturalmente ciò ci impegna a concludere l'esame di questo provvedimento nel più breve tempo possibile, poiché esso dovrà ritornare al Senato per la definitiva approvazione.

PRESIDENTE. Ritengo di poter accedere alla sua richiesta, onorevole Adornato. Sospendo pertanto la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 14,50.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non è stata scritta una pagina memorabile di vita parlamentare...

FERDINANDO ADORNATO, Presidente della VII Commissione. Invece sì!

PRESIDENTE. No, perché i tempi vanno rispettati.
Avverto che lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata sarà rinviato di mezz'ora.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato le seguenti proposte emendative: 1.100, 1.101, 2.100, 4-bis.100 e l'articolo aggiuntivo 1.0100 (vedi l'allegato A - A.C. 5015 sezione 5). Tali proposte emendative sono state trasmesse alla Commissione bilancio che ha espresso il parere di propria competenza.
Trattandosi, tuttavia, di emendamenti che comportano oneri, essi possono essere esaminati nella giornata odierna solo ove vi sia un consenso unanime di tutti i gruppi a derogare al termine previsto dall'articolo 86, comma 5-bis, del regolamento.


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Tale consenso, nonché la volontà di rinunziare ai termini per la presentazione di subemendamenti sono stati manifestati alla Presidenza ed immagino vengano in questa sede confermati.
Procediamo, dunque, all'esame delle proposte emendative.
Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Titti De Simone 1.17, nonché sull'emendamento Sasso 1.40 se ne viene accettata la seguente riformulazione: «Si intendono come scuole di montagna quelle di cui almeno una sede è collocata in località situata sopra i 600 metri dal livello del mare».
Esprimo poi parere favorevole sull'emendamento Capitelli 1.37; raccomando l'approvazione degli emendamenti 1.100, 1.101, 2.100, 4-bis.100 delle Commissioni, nonché dell'articolo aggiuntivo 1.0100 delle Commissioni ed esprimo, infine, parere favorevole sull'emendamento 2.50, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento.
Esprimo infine parere contrario sulle restanti proposte emendative non ritirate.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.44, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato
172
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che deputati del gruppo di Rifondazione comunista hanno erroneamente espresso il loro voto ed avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1. 10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 377
Astenuti 8
Maggioranza 189
Hanno votato
165
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 377
Astenuti 7
Maggioranza 189
Hanno votato
166
Hanno votato
no 211).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 268
Astenuti 118
Maggioranza 135
Hanno votato
52
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 232
Astenuti 155
Maggioranza 117
Hanno votato
16
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 242
Astenuti 147
Maggioranza 122
Hanno votato
23
Hanno votato
no 219).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 284
Astenuti 100
Maggioranza 143
Hanno votato
23
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 241
Astenuti 140
Maggioranza 121
Hanno votato
22
Hanno votato
no 219).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.17, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 375
Astenuti 17
Maggioranza 188
Hanno votato
364
Hanno votato
no 11).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 281
Astenuti 108
Maggioranza 141
Hanno votato
65
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.19 , non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 234
Astenuti 158
Maggioranza 118
Hanno votato
21
Hanno votato
no 213).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 237
Astenuti 158
Maggioranza 119
Hanno votato
21
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 366
Astenuti 19
Maggioranza 184
Hanno votato
152
Hanno votato
no 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Annunziata 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 313
Astenuti 80
Maggioranza 157
Hanno votato
95
Hanno votato
no 218).

Passiamo all'emendamento Sasso 1.40.
Chiedo all'onorevole Sasso se accetti la riformulazione proposta dal relatore per la XI Commissione.

ALBA SASSO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 1.40, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 372
Astenuti 22
Maggioranza 187
Hanno votato
363
Hanno votato
no 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meduri 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 388
Astenuti 6
Maggioranza 195
Hanno votato
177
Hanno votato
no 211).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 382
Astenuti 7
Maggioranza 192
Hanno votato
171
Hanno votato
no 211).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti Simone 1.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 249
Astenuti 144
Maggioranza 125
Hanno votato
35
Hanno votato
no 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 237
Astenuti 154
Maggioranza 119
Hanno votato
25
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 237
Astenuti 151
Maggioranza 119
Hanno votato
25
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 27


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 231
Astenuti 158
Maggioranza 116
Hanno votato
20
Hanno votato
no 211).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 232
Astenuti 159
Maggioranza 117
Hanno votato
18
Hanno votato
no 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meduri 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 266
Astenuti 119
Maggioranza 134
Hanno votato
44
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meduri 1.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 250
Astenuti 127
Maggioranza 126
Hanno votato
37
Hanno votato
no 213).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.33, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 224
Astenuti 155
Maggioranza 113
Hanno votato
20
Hanno votato
no 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.37, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 367
Astenuti 21
Maggioranza 184
Hanno votato
347
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 388
Astenuti 4
Maggioranza 195
Hanno votato
384
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato
386
Hanno votato
no 1).

Ricordo che gli emendamenti Sasso 1.38 e 1.39 e Griffagnini 1.35 sono stati ritirati dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
393
Hanno votato
no 1).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Capitelli 1.01 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 2.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 388
Astenuti 14
Maggioranza 195
Hanno votato
172
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
181
Hanno votato
no 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 2.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 394
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato
179
Hanno votato
no 215).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 2.17, non accettato dalle


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Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 387
Astenuti 9
Maggioranza 194
Hanno votato
170
Hanno votato
no 217).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 369
Astenuti 23
Maggioranza 185
Hanno votato
161
Hanno votato
no 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato
393
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 385
Astenuti 5
Maggioranza 193
Hanno votato
173
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 2.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 387
Astenuti 4
Maggioranza 194
Hanno votato
171
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato
387
Hanno votato
no 6).


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Ricordo che l'emendamento Griffagnini 2.21 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 2.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato
182
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che il deputato Riccardo Conti ha erroneamente espresso il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molinari 3.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 293
Astenuti 95
Maggioranza 147
Hanno votato
78
Hanno votato
no 215).

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Modificando il parere precedentemente espresso, il Governo si dichiara favorevole all'articolo aggiuntivo Capitelli 3-ter.01.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 15,05)

PRESIDENTE Ne prendo atto, onorevole sottosegretario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
179
Hanno votato
no 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 3-ter.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 335
Astenuti 65
Maggioranza 168
Hanno votato
116
Hanno votato
no 219).

Ricordo che l'emendamento Bianchi Clerici 3-ter.1 è stato ritirato dai presentatori.
Chiedo al relatore qual è il parere delle Commissioni sull'articolo aggiuntivo Capitelli 3-ter.01.

EMERENZIO BARBIERI, Relatore per la XI Commissione. Il parere è favorevole, signor Presidente.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Capitelli 3-ter.01, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 394
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato
390
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato
396
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 5.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 398
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
183
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che l'emendamento Martella 5.4 è stato ritirato dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 5.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 398
Astenuti 3
Maggioranza 200
Hanno votato
180
Hanno votato
no 218).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

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