Allegato A
Seduta n. 392 del 20/11/2003


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(Sezione 7 - Decisione del Governo di ubicare il deposito nazionale delle scorie nucleari in Basilicata)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, per sapere - premesso che:
il Governo ha deciso di ubicare in Basilicata il deposito nazionale delle scorie nucleari;
tale decisione è stata assunta senza alcun coinvolgimento del comune, della provincia di Matera e della regione Basilicata, senza alcuna informazione delle autorità civili (a cominciare dalla prefettura) o preposte alla tutela della salute dei cittadini (aziende sanitarie locali) o del territorio (Gruppo grandi rischi - ufficio geologico - commissione beni ambientali e comitato tecnico regionale per l'ambiente), senza alcuna seria indagine scientifica e senza nemmeno un sopralluogo sul posto;
l'area individuata è inserita in zona sismica di III categoria, così come si evince dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, n. 3274 del 20 marzo 2003, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 maggio 2003;
l'area è ubicata in territorio a rischio idrogeologico, secondo quanto stabilito dalla competente autorità interregionale di bacino;


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la scelta del Governo è in contrasto con l'intero impianto di valutazione della commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, depositato sul finire degli anni novanta;
la scelta del Governo è in contrasto con l'articolo 1 della legge regionale 31 agosto 1995, n. 59;
l'area è stata oggetto di inondazioni, essendo vicinissima (150 metri) al fiume Cavone e vicina al mare (300 metri);
i rilevamenti tecnici registrano, in corrispondenza del sito prescelto, un crescente arretramento della costa di circa 3 metri all'anno e, dunque, nel lungo periodo, il sito individuato finirebbe per ricadere sotto l'acqua del mare;
il territorio circostante è ad alta intensità di popolazione;
nell'area sono presenti strutture turistiche di notevole interesse, finanziate anche con risorse pubbliche, in relazione ad una gradevole utilizzazione della stagione balneare;
esistono nel circondario siti archeologici di pregio mondiale;
in tutto il metapontino vi sono prodotti agricoli di primissima qualità e sono diffusissime le produzioni agrobiologiche;
l'ecosistema del luogo è ricco di zone naturalistiche, di una pineta secolare, di un'eccellente salubrità dell'aria e dell'acqua;
passa nelle adiacenze del sito prescelto la grande condotta adduttrice dell'acqua potabile verso la regione Puglia;
per tutte queste caratteristiche del sito, la scelta del Governo contrasta con la normativa emanata dall'Agenzia mondiale per l'energia atomica;
per il modo e le procedure con cui il Governo ha proceduto all'individuazione del sito è evidente, ad avviso degli interpellanti, l'illegittimità della deliberazione assunta dal Consiglio dei ministri nell'approvazione del decreto-legge;
al di là di ciò, la decisione del Governo è inopportuna, perché in contrasto con tutti i programmi di sviluppo riguardanti l'area del metapontino in cui è ubicato il sito del deposito delle scorie radioattive;
l'ubicazione compromette anche la realizzazione di un'importante opera idrica di raccolta delle acque reflue del metapontino per convogliarle verso la Puglia;
la decisione del Governo è iniqua, perché colpisce una popolazione ed un territorio che non contribuiscono per niente alla produzione di scorie nucleari e che, già da tempo, con i depositi alla Trisaia di Rotondella, pagano il proprio tributo di responsabilità alla comunità nazionale;
è più idonea la soluzione di conservare le scorie radioattive nei siti dove sono attualmente depositate, sia per ridurre gli effetti disastrosi della concentrazione, sia per evitare i danni derivanti dal loro trasporto in altre località;
la decisione del Governo è disdicevole, perché pare rispondere esclusivamente alla logica che con l'ubicazione in una piccola regione si paga un prezzo elettorale minore;
la decisione del Governo è ingiusta, perché ancora una volta scarica i rifiuti prodotti nel Nord nelle aree più povere e più deboli del Sud, costrette a pagare due volte il prezzo della loro arretratezza;
la decisione del Governo calpesta la dignità dei lucani ed i sacrifici che meritoriamente in tanti anni hanno fatto per avviare a realizzazione condizioni di sviluppo autopropulsivo ed è, pertanto, inaccettabile;
il popolo lucano si sta opponendo con forza alla decisione del Governo -:
se non intenda - rinunciando alla conversione in legge del provvedimento - attivarsi per individuare una soluzione alternativa a quella prevista dal decreto-


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legge, che non penalizzi la Basilicata, presso la quale già esiste il deposito della Trisaia di Rotondella.
(2-00983) «Boccia, Adduce, Lettieri, Luongo, Molinari, Potenza».
(19 novembre 2003)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2003 il Consiglio dei ministri ha varato un decreto-legge concernente l'individuazione del sito nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive presso la località di Scanzano Ionico, in provincia di Matera;
la decisione è giunta inopinata e priva di qualsiasi coinvolgimento preventivo delle autorità istituzionali, regionali e locali;
il sito in questione presenta aspetti di dubbia rispondenza ai criteri individuati dal Governo, tra cui la presenza di area sismica e il rischio esondazioni, che sono frequenti;
la decisione del Governo di allocare a Scanzano Ionico, nel cuore del più importante polo agrituristico dell'area lucana, pugliese e calabrese, una discarica di rifiuti nucleari ha rappresentato una scelta assurda e incongruente rispetto alle posizioni assunte dalle stesse autorità governative negli ultimi anni, con gli investimenti di svariate centinaia di milioni di euro in favore del turismo;
la recente decisione, infatti, solleva la giusta indignazione popolare, non per un'accademica professione di fede ecologista, ma per le sacrosante ragioni di cittadini, che vedono esercitare, con un gesto, ad avviso degli interpellanti, autoritario ed eclatantemente inopportuno per la tempistica ed il merito, una scelta governativa che distrugge, senza una plausibile ragione, la splendida stagione di sviluppo dell'area metapontina;
solo l'assoluta mancanza di consapevolezza (a meno di non voler prendere in considerazione un deliberato spirito antimeridionalistico), infatti, può aver indotto il Governo ad una decisione che sembra ignorare che l'agricoltura più evoluta d'Italia, per uso di sistemi e tecnologie avanzati, si coltiva nell'area metapontina, con un ottimo esempio di scambio culturale tra gli imprenditori dell'agroalimentare dell'Emilia Romagna e gli imprenditori locali;
solo una colpevole dimenticanza degli ingenti investimenti già fatti può far trascurare al Governo che in quell'area, al centro delle provincie di Matera e Taranto e al confine con la Calabria, sono sorti insediamenti turistici di dimensioni tali da competere con la riviera romagnola; insediamenti ed imprese che oggi, con la presenza della discarica, sarebbero destinati a morire, mettendo in crisi migliaia di posti di lavoro e allontanando gli investitori privati dal Sud, per l'assoluta mancanza di credibilità nell'atteggiamento dello Stato, che prima incoraggia una vocazione del territorio e poi, senza nessuna ragione plausibile, la distrugge impunemente -:
se non ritengano di attivarsi per individuare una soluzione alternativa a quella prevista dal decreto-legge, rinunciando conseguentemente alla conversione in legge del provvedimento.
(2-00985) «Potenza, Pisicchio, Acquarone, Albertini, Bellillo, Buemi, Bulgarelli, Cento, Cima, Maura Cossutta, Damiani, De Franciscis, Detomas, Di Gioia, Diliberto, Grotto, Intini, Lion, Mastella, Mazzuca Poggiolini, Montecuollo, Ostillio, Pappaterra, Pecoraro Scanio, Luigi Pepe, Pistone, Rizzo, Sgobio, Zanella, Zeller, Boato, Oliverio».
(19 novembre 2003)


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I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, per sapere - premesso che:
il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri il 13 novembre 2003, recante «Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio in condizioni di massima sicurezza dei rifiuti radioattivi», ha suscitato le più immediate e vive reazioni delle autorità e delle comunità della Basilicata, ma anche della conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, dei massimi organi nazionali di alcune forze politiche e di un folto numero di esponenti di tutti gli schieramenti;
il provvedimento è stato adottato in aperta violazione dei contenuti e delle procedure di consultazione e di informazione previsti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3267 del 7 marzo 2003, posto che né istituzioni locali, né la conferenza Stato-regioni sono state chiamate a pronunciarsi in merito;
lo studio predisposto nel giugno 2003 dalla Società di gestione degli impianti nucleari (Sogin), incaricata della messa in sicurezza dei materiali nucleari, appare un elaborato precipuamente metodologico, come tale non comparabile all'impegno profuso in altre analoghe indagini condotte in sede, come quelle svolte in New Mexico, che hanno richiesto ben 25 anni di studi;
notizie di stampa non smentite riportano l'annuncio, sconcertante se non inquietante, dell'imminente effettuazione della valutazione di impatto ambientale da parte del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, che avrebbe dovuto rappresentare semmai una delle precondizioni imprescindibili della decisione assunta;
la localizzazione prescelta investe un territorio di particolari vocazioni e suscettività, con importanti e promettenti prospettive nel campo delle risorse storico-archeologiche ed ambientali, della ricettività turistica e delle produzioni agro-alimentari di pregio, determinando, dunque, un danno irrimediabile all'immagine complessiva di quel territorio ed ai rilevanti interessi economici ivi insediati;
il provvedimento ha già aperto la strada ad inevitabili conflitti di competenza, dato che la regione Basilicata ha annunciato un ricorso di legittimità alla Corte costituzionale e la stessa amministrazione comunale di Scanzano Jonico ha adottato un'ordinanza di requisizione del sito individuato -:
quali siano le ragioni per le quali il Governo abbia ritenuto di assumere un provvedimento tanto delicato, eppure connotato da tanti aspetti di arbitrarietà e di approssimazione, e se lo stesso non ritenga opportuno attivarsi per individuare una soluzione alternativa a quella prevista dal decreto-legge, rinunciando conseguentemente alla conversione in legge del provvedimento, a fronte dei tanti aspetti di incongruenza che il decreto contiene e delle pressanti richieste avanzate in tal senso da amministrazioni e comunità locali e da un così ampio fronte di soggetti politici ed istituzionali, ripristinando le condizioni di trasparenza e responsabilità condivisa intorno a decisioni attinenti agli stessi interessi primari e unitari del Paese.
(2-00986) «Violante, Adduce, Luongo, Piglionica, Agostini, Bogi, Innocenti, Montecchi, Calzolaio, Magnolfi, Nicola Rossi, Ruzzante, Abbondanzieri, Bandoli, Chianale, Dameri, Raffaella Mariani, Sandri, Vianello, Vigni, Zunino, Oliverio».
(19 novembre 2003)