Allegato A
Seduta n. 292 del 3/4/2003


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(Sezione 3 - Gestione dei materiali ad alto contenuto radioattivo)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle attività produttive e dell'ambiente e della tutela del territorio, per sapere - premesso che:
con il referendum del 1987 l'Italia decise la sospensione definitiva della produzione di energia elettrica attraverso l'uso di reattori nucleari e la conseguente dismissione delle attività dei quattro impianti di produzione di Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano;
le residuali produzioni di materiali radioattivi prodotte fino a tale data, e quelle tuttora derivate dall'utilizzo in campo sanitario, sono «provvisoriamente» stoccate in una ventina di siti, che, oltre ai 4 citati, sono Casaccia-Enea, Bosco Marengo, Saluggia, Trisaia, Ispra, Pavia, Pisa, Palermo ed altri;
per il 2005 è stato stimato che il totale di tali materiali, aventi diverso grado di radioattività, sarà pari a 90.000 tonnellate, a cui vanno aggiunte circa 60.000 tonnellate provenienti dal previsto smantellamento delle centrali citate e dalla quota italiana della centrale francese di Creys-Malville, a seguito della sua recente chiusura;
per la dismissione degli impianti e la definizione di un sito nazionale per la custodia definitiva delle scorie nucleari, su indicazione del Governo, nel maggio


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1999 l'Enel costituiva la s.p.a. Sogin, la cui proprietà alcuni mesi dopo veniva trasferita al ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica;
nello stesso periodo il Governo decideva i tempi per l'identificazione del sito (entro il 2005), per la costruzione del deposito (entro il 2010), per il totale smantellamento degli impianti e per lo smaltimento delle scorie (entro il 2020);
il Governo, pur rinnovando con il decreto legislativo n. 241 del 2000, e, successivamente, con il cosiddetto «decreto Letta» del 7 maggio 2001 parte della materia in oggetto, non definiva alcune questioni fondamentali, fra le quali l'identificazione del soggetto che avrebbe custodito (per molte centinaia di anni) il deposito nazionale, le procedure per la gestione dei rifiuti a più alta radioattività (plutonio e uranio 235), il soggetto che, al termine dello studio promosso dall'Enea e con la collaborazione di altri enti (Anpa, conferenza Stato-regioni), avrebbe scelto il sito definitivo;
nell'ottobre del 2002 il Governo ha presentato il disegno di legge attinente al riordino del settore energetico (A.C. 3297), contenente l'articolo 27, che delega il Governo, attraverso nuovi decreti da adottare entro un anno dall'entrata in vigore della relativa legge, a disciplinare la gestione dei rifiuti radioattivi;
nel corso dell'ultimo anno, confermando scelte di Governi precedenti, sono stati annunciati progetti di parziale smantellamento e di ritrattamento di scorie nucleari, che prevedono la spedizione a impianti esteri, come Sellafield in Gran Bretagna, dove, a costi altissimi e attraverso lavorazioni ad alto rischio fortemente contestate in ambito locale, le scorie verranno ritrattate (con eventuali accantonamenti per uso militare), riconfezionate e rispedite al Paese committente;
secondo fonti di stampa, dal sito di Saluggia nei prossimi mesi sarà inviato materiale radioattivo a Sellafield;
questo trasferimento comporterà enormi problemi di sicurezza per le inadeguate procedure di trasporto a lunga distanza via terra e via mare e, comunque, riguarderà meno del 50 per cento delle sostanze radioattive presenti (non più di 274 chilogrammi di plutonio su un totale di 600);
a Bosco Marengo sono previste azioni di disattivamento degli impianti di fabbricazione nucleare, così come a Sessa Aurunca (Garigliano), dove i costi stimati sono almeno di 250 milioni di euro ad intervento;
alla fine del febbraio 2002 il presidente della Sogin nel corso di un'audizione alla Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha informato che, in seguito alla decisione del Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato d'emergenza per i territori interessati dai centri nucleari, per ragioni di prevenzione ad eventuali attentati terroristici, sono stati adeguati i sistemi di sicurezza e sono state custodite le scorie in contenitori di acciaio, poi messe in blocchi di cemento armato a prova di attacchi aerei;
ha informato, inoltre, della decisione del Consiglio dei ministri di nominare al più presto un commissario responsabile di gestire la sicurezza e di dare, quasi certamente, l'incarico alla stessa Sogin;
queste misure eccezionali di sistemazione in loco dei rifiuti accumulati nei vari centri rischiano, di fatto, di trasformare gli attuali siti provvisori in definitivi, o comunque a lunga permanenza, elevando enormemente il rischio di contaminazione;
secondo fonti competenti, come il comitato etico nazionale, i costi per la sola gestione provvisoria dei siti, dei prodotti e dei rifiuti di origine nucleare, è pari ad almeno 1 milione di euro al giorno, che in un anno diventano l'esorbitante cifra di circa 500 milioni di euro, buona parte dei quali vengono inconsapevolmente pagati da anni dagli utenti Enel, attraverso un'addizionale sulla bolletta


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elettrica pari a 8 delle vecchie lire a chilowatt, progressivamente scesa fino a 1 lira a chilowatt, a causa delle valutazioni negative della Autorità per l'energia elettrica ed il gas;
tali costi confermano, tra l'altro, le valutazioni critiche sui reali costi del nucleare, espresse più di venti anni fa dagli oppositori a tale scelta energetica -:
se sia corretta la stima indicata sul costo complessivo dell'attuale gestione «provvisoria» dell'insieme di materiali radioattivi, impianti e rifiuti stoccati attinenti alle attività pregresse e attuali e, se così non fosse, quale sia il costo reale;
se il Governo ritenga giustificati e razionali gli interventi di smantellamento, ritrattamento e di disattivazione dei materiali nucleari, anche nei casi in cui tali attività prevedano lo spostamento a lunghe distanze, il mantenimento parziale o il ritorno di tali materiali negli attuali siti provvisori, anche alla luce delle decisioni prese da altre nazioni, le quali hanno rinunciato a tali attività o le hanno fatte seguire dalla definizione e costruzione di depositi definitivi, dove per tali materiali è prevalentemente deciso il conferimento «a secco», senza pericolose attività di pre-ritrattamento;
se e in che tempi il Governo preveda di adottare iniziative legislative, in particolare per quanto concerne le procedure per la gestione dei materiali ad alto contenuto di radioattività (plutonio-uranio 235), la precisa definizione del sito per la costruzione di un deposito definitivo nazionale, l'indicazione di un responsabile della sicurezza del deposito, la validità economica e l'utilità tecnologica di trasferimenti di materiali radioattivi, in particolare all'estero, l'autorizzazione a trattamenti parziali dei materiali radioattivi, sulla base di presunte quanto azzardate valutazioni di prevenzione antiterrorismo, e, infine, i rifiuti radioattivi;
se siano stati calcolati i tempi e i costi per la restituzione all'Italia della sua quota di materiale ad alto contenuto di radioattività presente nel fallimentare progetto del reattore veloce disattivato Superphoenix di Creys Malville o, in alternativa, i costi per un suo eventuale smaltimento all'estero;
se il Governo sia a conoscenza di quanto hanno finora direttamente pagato sulla bolletta gli utenti Enel per la gestione provvisoria dei materiali nucleari (dalla quale non si ottiene né la produzione di un solo chilowatt, né lo smaltimento definitivo di un solo chilogrammo di sostanze radioattive) e quale sia la previsione di spesa per la sistemazione definitiva di tutti i materiali nucleari presenti sul territorio nazionale, o attribuibili al nostro Paese, prevista ad oggi entro il 2020.
(2-00697)
«Cima, Cento, Lion, Pecoraro Scanio, Boato».
(1o aprile 2003)