Allegato A
Seduta n. 274 del 4/3/2003


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MOZIONI PAOLETTI TANGHERONI ED ALTRI N. 1-00166, BOLOGNESI ED ALTRI N. 1-00098, GIULIO CONTI ED ALTRI N. 1-00106 E CIMA ED ALTRI N. 1-00167 SULLE INIZIATIVE PER CONTRASTARE LA PRATICA DELL'INFIBULAZIONE

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
è grave la situazione in Kenya dove 100 ragazze si sono rifugiate in una chiesa per proteggersi dal rischio di subire l'infibulazione, nonostante che la legge keniota consideri da un anno illegale tale pratica di mutilazione sessuale;
sempre in Kenya, un numero assai elevato di ragazze (circa 700) sono pronte a lasciare le proprie case per proteggersi dal pericolo di essere mutilate;
tale rifiuto da parte di tante giovani evidenzia che l'infibulazione non appartiene più alla cultura delle nuove generazioni keniote e, più in generale, africane;
la Commissione giustizia del Senato della Repubblica ha approvato una legge di modifica del codice penale che rende illegale l'infibulazione sul territorio nazionale;
si auspica che Governo e Parlamento si facciano congiuntamente carico di rendere quanto più celere possibile l'approvazione della predetta legge;

impegna il Governo:

a potenziare i programmi di assistenza e sensibilizzazione in quei Paesi dove la pratica è ancora consentita;
ad assicurare sostegno, eventualmente anche legale, alle ragazze che intendano evitare la pratica dell'infibulazione;
a considerare l'opportunità di concedere asilo politico nelle sedi diplomatiche italiane a quelle donne che intendano sottrarsi a tale grave mutilazione.
(1-00166)
«Paoletti Tangheroni, Bertolini, Licastro Scardino, Elio Vito, Francesca Martini, Rizzi, Caligiuri, Blasi, Rivolta, Savo, Baldi, Gigli, Galvagno, Michelini, Costa, Lavagnini, Fontana, Bianchi Clerici, Bolognesi, Filippeschi, Bindi, Boato, Realacci, Montecchi, Di Virgilio».
(27 febbraio 2003)

La Camera,
premesso che:
ogni anno 2 milioni di bambine dai 4 ai 12 anni di età, in 28 Paesi dell'Africa e in 11 Paesi del sud-est asiatico, subiscono mutilazioni genitali femminili;
nel mondo le donne che hanno subito mutilazioni genitali sono circa 100 milioni;
le donne provenienti dai Paesi della fascia subsahariana, dove vengono abitualmente praticate mutilazioni genitali femminili, sono attualmente nel nostro Paese circa 30.000 ed il numero è destinato ad aumentare;


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in Italia è già presente una nuova generazione di bambine immigrate o nate nel nostro Paese, che corrono comunque il rischio di essere mutilate;
le mutilazioni genitali femminili sono parte di una struttura culturale antica e profonda, non prevista da alcuna religione, condivisa dalle donne, che, non solo la patiscono sul proprio corpo, ma che contribuiscono a trasmetterla di generazione in generazione, tramandando tale pratica di madre in figlia;
l'intervento di mutilazione viene abitualmente eseguito in condizioni igieniche precarie, con strumenti inadeguati e personale senza alcuna cognizione di carattere sanitario, cosa che determina spesso complicazioni post-operatorie, quali infezioni, emorragie, setticemie e lesioni, oltre ai problemi che si presentano alle donne al momento del rapporto sessuale e alle complicazioni ed ai rischi ai quali sono soggette insieme ai nascituri al momento del parto;
l'autodeterminazione e la salute delle donne, anche immigrate, è uno degli obiettivi che il Governo Prodi si era posto con la direttiva Prodi-Finocchiaro del 1997, in attuazione della piattaforma di Pechino, la quale condanna la violenza contro le donne, sia essa pubblica o privata, come infrazioni ai diritti umani;
le mutilazioni genitali femminili, infatti, si collocano in questo contesto e sono la palese dimostrazione della violazione dei diritti umani che interferiscono con l'integrità della persona;
le strutture sanitarie del nostro Paese sono spesso inadeguate ad affrontare problemi concernenti la natura culturale e la diversità delle questioni che le donne provenienti da altre culture e contesti sociali pongono agli operatori socio-sanitari operanti sul territorio nazionale;
in altri Paesi, quali Inghilterra e Canada, tali pratiche sono state dichiarate illegali tramite precisi provvedimenti. Negli Stati Uniti, inoltre, una giovane donna del Ghana ha ottenuto l'asilo politico, avendo riconosciuto il Governo di tale Paese la mutilazione genitale come una forma di persecuzione contro la persona;

impegna il Governo:

a verificare quanto e come tale pratica sia diffusa nel nostro Paese;
a emanare, previo concerto con la conferenza Stato-regioni, un atto di indirizzo nei confronti delle strutture sanitarie, affinché, laddove si ravvisino pratiche di mutilazione genitale femminile, queste vengano prontamente segnalate alle autorità competenti;
a promuovere un'efficace azione di prevenzione delle pratiche di mutilazioni sessuali, attraverso i consultori, le strutture sanitarie ed i soggetti che operano per garantire la piena integrazione delle persone immigrate, allo scopo di far conoscere loro la legislazione italiana al riguardo, ma anche di far loro comprendere quanto tale pratica sia disumana ed umiliante per le bambine e per le donne e quanto, a differenza del Paese d'origine, la mutilazione non costituisca requisito per l'introduzione delle stesse nel contesto sociale italiano;
a promuovere, d'intesa con le regioni, un adeguato sviluppo delle iniziative di formazione di personale socio-sanitario per affrontare in maniera adeguata i problemi derivanti dall'eventuale pregressa pratica di mutilazione sessuale dal punto di vista della salute delle donne, anche in riferimento ai rischi connessi al momento del parto, sia per la donna che per il nascituro;
a prevedere la possibilità di concedere alle donne, il cui Paese di origine consenta alla pratica della mutilazione genitale femminile, di richiedere l'asilo nel nostro Paese per sottrarsi esse stesse o le proprie bambine a simile pratica.
(1-00098)
«Bolognesi, Finocchiaro, Sereni, Folena, Pinotti, Magnolfi, Zanotti, Trupia, Abbondanzieri, Alberta De Simone».
(12 luglio 2002)


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La Camera,
premesso che:
in molte zone del pianeta, ammantati da motivazioni etniche, sociali, spesso religiose, permangono costumi che non è possibile accettare senza provare orrore, disgusto e pietà, come le pratiche di mutilazione genitale, dolorose, umilianti, cui sono sottoposte adolescenti e giovani donne, soprattutto nella zona africana, che si estende dall'oceano atlantico al Mar Rosso e dall'oceano indiano al mediterraneo orientale (circa 2.000.000 di casi all'anno): organismi internazionali (Oms e Onu) valutano in 100 milioni il totale delle donne viventi che hanno subito questo barbaro trattamento;
queste usanze hanno cittadinanza anche nello Yemen, nell'Oman, negli Emirati Arabi Uniti, nelle comunità musulmane dell'Indonesia, della Malesia, del Pakistan ed ora, purtroppo, anche in Europa;
esistono modi differenti per infliggere queste ferite corporali e psicologiche, come l'infibulazione, che consiste nell'asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di almeno due terzi della parte anteriore e, di frequente, dell'intera parte media delle grandi labbra, realizzata con lamette da barba, pezzi di vetro o con uno speciale coltello, senza alcuna garanzia di igiene;
altra atroce pratica è l'escissione (clitoridectomia) e la «intermedia», che è la rimozione della clitoride e di tutte o parte delle piccole labbra e del cappuccio della clitoride;
la descrizione di queste pratiche è necessaria al fine di illustrare i contenuti di usanze, che, per la loro gravità, determinano conseguenze assai pericolose, come il pericolo di un'emorragia, shock post-operatorio, lesioni ad altri organi (uretra, vescica) e, a causa delle scarse condizioni igieniche in cui si «opera», finanche il tetano o la setticemia e altre complicazioni (ascessi vulvari, dismenorrea, emorragie, complicazioni nel parto);
queste pratiche mortificano la dignità della donna, offendono la sua femminilità e provocano danni permanenti, irreversibili, sia fisici che psicologici;
in numerosi Stati europei occidentali (come la Svezia, la Norvegia, il Belgio, alcuni Stati degli Usa, il Canada, la Gran Bretagna), a causa della presenza di comunità provenienti dagli Stati nei quali certe pratiche sono effettuate, si è provveduto all'adozione di specifiche leggi per arrestare questi penosi fenomeni che rappresentano una vera e propria persecuzione contro la persona;

impegna il Governo:

a verificare se tali pratiche, come prevedibile, esistano anche in Italia e quale sia la loro diffusione e la prevedibile consistenza numerica;
ad esercitare una consistente azione preventiva, affinché sia denunciata l'eventuale adozione di tali pratiche a livello di poliambulatori, distretti, consultori, assistenti sociali, medici e di chiunque operi a contatto di ambienti o comunità di soggetti immigrati dagli Stati interessati;
a promuovere un'iniziativa legislativa che vieti e punisca chiunque (medico e non) eserciti tali tristi, penose e violente pratiche.
(1-00106)
«Giulio Conti, La Russa, Airaghi, Alboni, Amoruso, Anedda, Armani, Arrighi, Ascierto, Bellotti, Benedetti Valentini, Bocchino, Bornacin, Briguglio, Buontempo, Butti, Cannella, Canelli, Carrara, Caruso, Castellani, Catanoso, Cirielli, Cola, Giorgio Conte, Coronella, Cristaldi, Delmastro Delle Vedove, Fasano, Fatuzzo, Fiori, Foti, Fragalà, Franz, Gallo, Gamba, Geraci, Ghiglia, Alberto Giorgetti, Gironda Veraldi, La Grua, Lamorte, Landi di Chiavenna, Landolfi, La Starza, Leo, Lisi, Lo Presti,


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Losurdo, Maceratini, Maggi, Malgieri, Gianni Mancuso, Luigi Martini, Mazzocchi, Menia, Meroi, Messa, Migliori, Mussolini, Angela Napoli, Nespoli, Onnis, Paolone, Patarino, Antonio Pepe, Pezzella, Porcu, Raisi, Ramponi, Riccio, Ronchi, Rositani, Saglia, Saia, Garnero Santanché, Scalia, Selva, Serena, Strano, Taglialatela, Trantino, Villani Miglietta, Zaccheo, Zacchera, Di Virgilio».
(16 settembre 2002)

La Camera,
premesso che:
secondo stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, 130 milioni di donne e di bambine hanno subito mutilazioni genitali negli ultimi anni, anche se le cifre reali sono probabilmente molto più elevate, e ogni anno almeno due milioni di bambine sono ancora vittime di questa pratica tradizionale;
in almeno 28 paesi la pratica delle mutilazioni genitali è ancora la normalità, e il fenomeno colpisce ora, attraverso l'emigrazione, anche l'Europa, gli Usa, il Canada, l'Australia. Solo nell'Unione europea, si ritiene che circa 180.000 bambine, ragazze, giovani donne, siano state mutilate o rischino di esserlo;
l'infibulazione è già vietata in diversi paesi europei, e numerose sono state le condanne internazionali contro questa pratica, come quelle venute dal Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite;
nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni unite sulle donne di Pechino del 1995, è stata adottata una piattaforma di azione nella quale la lotta alle mutilazioni genitali femminili è stata indicata fra le iniziative contro la violenza sulle donne che devono essere intraprese dai vari Governi nazionali;
il 13 marzo 2002 il Parlamento europeo, vista la relazione della Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità e sentito il parere della Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, ha approvato una risoluzione sulle «Donne e il fondamentalismo»: il documento ha sottolineato che, nel corso della storia fino ai nostri giorni, le donne sono state e sono una delle principali vittime dei fondamentalismi religiosi, denunciando tra le altre violazioni, punizioni e attentati contro l'integrità fisica e la vita delle donne, soprattutto il ricorso a pratiche culturali e tradizionali quali le mutilazioni genitali come la clitoridectomia e l'infibulazione;
nell'Unione europea nessun sistema politico e nessun movimento religioso può essere al di sopra del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e delle libertà democratiche e non sarà mai ammessa alcuna violazione dei diritti umani; i diritti della donna, sanciti dai trattati e dalle convenzioni internazionali, non possono quindi essere limitati né trasgrediti con il pretesto di interpretazioni religiose, tradizioni culturali, costumi o legislazioni;
il Parlamento europeo, nel denunciare il ricorso alle pratiche di mutilazioni genitali nell'Unione europea ha invitato gli Stati membri a prevedere concrete misure preventive e ad adottare una legislazione contro qualsiasi atto che ponga in pericolo l'integrità psicofisica e la salute della donna;
il 10 dicembre 2002, in occasione della giornata mondiale dei diritti umani, che ricorre ogni anno il 10 dicembre, è stata lanciata a Bruxelles una campagna mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, di cui sono vittime nel mondo 130 milioni di donne e bambine;
l'obiettivo dichiarato di questa campagna, appoggiata da diverse Organizzazioni non governative europee e dei Paesi in via di sviluppo, è quello di sradicare definitivamente su tutto il pianeta queste violazioni gravissime dei diritti fondamentali e dell'integrità delle donne entro 15 anni;
nel nostro paese il fenomeno è ben presente ma sostanzialmente ancora clandestino e sommerso, e la non conoscenza


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della questione unita ad una sorta di accettazione passiva di un «costume» straniero e l'inesistenza di una figura autonoma di reato non esplicitamente previsto nella legislazione italiana, può contribuire a spiegare l'assenza di segnalazioni e/o denunce da parte di medici, pediatri, operatori scolastici cosi come da parte di quei genitori che cominciano ad avere dubbi e a rifiutare le mutilazioni per le proprie figlie;
all'interno del dipartimento per le pari opportunità ha operato, dal 1999 fino alla primavera del 2001, la commissione per la definizione delle linee essenziali del progetto nazionale contro le mutilazioni genitali femminili, poi sciolta nell'ambito di una riorganizzazione generale al momento dell'insediamento di questo Governo;
le campagne di informazione costituiscono la base indispensabile per un corretto approccio alla problematica delle mutilazioni genitali femminili e favorire così lo spontaneo abbandono di tali pratiche;
l'attività di sensibilizzazione deve essere affrontata a vari livelli istituzionali in modo da coinvolgere, anche nell'ambito delle amministrazioni locali, il sistema sanitario, il sistema sociale e quello educativo e scolastico;

impegna il Governo

a riconoscere il diritto di asilo per le donne fuggite dai propri paesi, perché minacciate di mutilazione;
a condizionare la nostra politica estera modulandola anche sulla base del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e della donna da parte dei paesi stranieri, e ad adoperarsi sul piano internazionale, intervenendo sugli accordi economici e commerciali, in modo che i governi dei paesi terzi (con cui si sono conclusi tali accordi) siano costretti a riconoscere i diritti umani e i diritti delle donne;
a rafforzare non solo l'azione centrale, ma anche a dare linee d'intervento e supporto alle regioni e agire con la Conferenza Stato-regioni e le amministrazioni locali per affrontare adeguatamente questo grave problema sia nelle sue implicazioni di carattere giuridico sia di carattere culturale;
ad istituire una nuova commissione che, in base al lavoro svolto dalla precedente, e insieme alle altre amministrazioni dello Stato competenti, elabori un progetto di intervento per contrastare le pratiche di mutilazioni genitali femminili;
a prevedere capillari programmi di istruzione, formazione e sensibilizzazione rivolti agli operatori sanitari, assistenti sociali e insegnanti, attivando altresì tutti quegli interventi necessari di assistenza, sostegno e tutela delle vittime di questa pratica;
ad attuare un lavoro di monitoraggio articolato con l'aiuto delle regioni e della Conferenza Stato-regioni, al fine di individuare quali e quante siano in Italia le comunità e le situazioni a rischio intervenendo con l'aiuto indispensabile delle associazioni delle donne immigrate e le organizzazioni non governative che operano su questo drammatico problema, anche attraverso una adeguata campagna di informazione.
(1-00167)
«Cima, Zanella, Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Lion».