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PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del testo unificato delle proposte di legge recanti norme in materia di procreazione medicalmente assistita.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati approvati gli articoli 2 e 3 ed è iniziato l'esame dell'articolo 4.
PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, all'esame dell'emendamento Battaglia 4.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, personalmente esprimo il mio voto contrario su questo emendamento e sugli altri che introducono la fecondazione eterologa non per motivi religiosi, ma in base a riflessioni del tutto laiche.
Già vari colleghi, contrari alla fecondazione eterologa, sono intervenuti esponendo le ragioni a giustificazione della loro posizione e io vorrei aggiungere un'altra riflessione.
Nel dibattito, svoltosi da ieri in aula, è risuonato in continuazione il richiamo forte al rispetto del principio della responsabilità personale dei soggetti coinvolti. Tuttavia, mi chiedo: cosa vi è di più contrario a tale principio dell'assoluta irresponsabilità del donatore, sia esso uomo o donna, nella fecondazione eterologa? Nella generazione di una persona umana
di cui questo soggetto, pur non essendo deputato a divenire pater o mater, è senz'altro il genitor o la genetrix?
Un altro punto che, laicamente, mi è di difficile accettazione è quello di considerare la generazione e la nascita di una nuova persona umana - che è un fatto di assoluta rilevanza umana e sociale e, senz'altro, di coppia - come avvenimento attinente non solo all'esclusiva sfera privatistica, ma addirittura come preminente ed esclusivo del corpo della donna.
La generazione e la nascita di una persona umana è un fatto privato della coppia, ma è anche un fatto eminentemente e profondamente sociale e, nel rapporto tra individuo e società, si gioca poi l'esistenza della nuova persona.
Ritengo che, in quest'aula, nessuno si stia ponendo il problema in termini fondamentalistici, ma è proprio con riferimento alla rilevanza che ognuno attribuisce - e l'onorevole Tuccillo è intervenuto al riguardo in modo molto esplicito - al peso sociale di questa decisione e di questo atto e, dall'altra parte, alla rilevanza che ognuno dà alla decisione personale - mi riferisco all'onorevole Bogi e a tanti altri che sono intervenuti, come l'onorevole Villetti - che si gioca, poi, il posizionamento sulla direttrice che da una parte conduce all'altra e che media e contrappone società ed individuo in questo evento.
Non penso che una persona sia più o meno fondamentalista a seconda del convincimento che esprime. Penso che tutte le opinioni debbano essere rispettate e viste come opinioni di coscienza. Infatti qui ogni deputato, proprio per libera espressione dei gruppi, viene chiamato a rispondere in coscienza e secondo la propria coscienza.
Mi sembra che riferire al puro corpo della donna il rapporto con il concepito e la decisione sia una posizione - questa sì - molto ideologica e, sotto certi aspetti, fondamentalista. Mi posso sbagliare, ma a me suona così. Cari colleghi, la fecondazione eterologa mi trova contrario proprio perché si fonda sull'assoluta irresponsabilità di uno dei fattori, di uno dei soggetti coinvolti che è il donatore. La generazione di un figlio è un atto umano fondamentale e il genitor non può irresponsabilmente far finta che sia un atto insignificante e lavarsene nelle mani. Io penso che nemmeno la società possa lavarsene le mani, lasciando ad una posizione intimistica la regolamentazione di tutto questo.
Per questo motivo, pur rispettando tutte le posizioni espresse, in ultimo quella dell'onorevole Battaglia, tra l'altro cattolico come me - e non penso che lo sia meno di me perché esprime queste posizioni -, dichiaro la mia netta contrarietà alla tecnica e alla scelta della fecondazione eterologa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione tutti gli interventi, molti dei quali non ho condiviso nel merito ma ho apprezzato per la passione civile con cui sono stati svolti. Purtroppo, non tutti sono stati così.
Consentitemi, però, come donna di dire ad alcune colleghe dell'opposizione - e non solo - che non possono parlare a nome delle donne perché non tutte le donne sono sulla loro lunghezza d'onda. Il paese è pieno di donne che non fanno dell'autodeterminazione spinta una bandiera per le loro idee e per i loro comportamenti. Tutt'altro. Esse fanno della responsabilità, della riflessione, della pacatezza dei toni e delle idee la loro maniera di essere e di essere presenti nella società. Mi riferisco a quelle donne che, laiche o cattoliche, di destra, di sinistra o di centro, non scendono in piazza - lo dico anche metaforicamente - a fare rumore per dare visibilità alle loro idee, ma che fanno del loro costante impegno e sacrificio il volano per conquistare senza urla lo spazio che loro compete nella società.
Ci tenevo, colleghe e colleghi, a precisare questo prima di entrare nel merito dell'emendamento Battaglia 4.27 sul quale, anche a nome del gruppo di Alleanza nazionale, preannuncio un voto contrario.
Siamo contrari alla fecondazione eterologa e, quindi, esprimeremo un voto contrario su tutti gli emendamenti che, anche in maniera surrettizia, tendono ad introdurre la fecondazione eterologa. Vi assicuro che non è una posizione ideologica né tantomeno clericale; essa è maturata già nel corso della precedente legislatura, sia alla Camera sia al Senato, dove praticamente quasi l'intero gruppo di Alleanza nazionale ha votato contro la fecondazione eterologa. Dicevo che si tratta di una posizione maturata con il confronto, con il ragionamento, con i dubbi e le certezze che sono tipici di ogni essere umano o gruppo politico umano.
Anche oggi, onorevoli colleghe e colleghi, ho ascoltato con grande interesse le argomentazioni svolte in quest'aula, che, però, possono essere contrastate con altrettanti ragionamenti e convinzioni. È indubbio che il senso misteriosamente intenso della famiglia e del rapporto di filiazione è alterato profondamente dalla fecondazione eterologa pensata come metodo per avere un figlio ad ogni costo. Inoltre, la fecondazione eterologa implica un altissimo rischio di selezione eugenetica, ossia di uno strisciante pericolo per cui il seme o l'ovocita possono essere scelti in rapporto alle caratteristiche somatiche e psicologiche preferite per il figlio. Le banche dei gameti possono favorire questa tendenza che trasforma veramente il figlio in un prodotto.
D'altra parte, non si può trarre argomento a favore della fecondazione eterologa, come già ho sentito, dalla disciplina dei trapianti d'organo, per due ordini di motivi. Il primo perché la fecondazione artificiale non è una terapia che risolve le cause della sterilità. L'uomo e la donna, o entrambi, se sterili, rimangono sterili anche dopo l'inseminazione artificiale. In secondo luogo, perché proprio la legge sui trapianti nega la fecondazione eterologa: infatti, in essa è proibito il trapianto degli apparati riproduttivi e del cervello. Evidentemente, perché le gonadi, come il cervello, sono stati intesi dal legislatore come organi che contraddistinguono due identità fondamentali della persona: l'identità genetica e l'identità del pensiero. Questa legge, onorevoli colleghe - lo dico prevalentemente a voi -, anche voi l'avete votata. Ne deduco, quindi, che anche per voi l'identità genetica era un valore.
D'altro canto, non si può trarre argomento a favore della fecondazione eterologa dalla legge sulle adozioni. L'adozione è un rimedio per un male già esistente, cioè l'abbandono di un minore da parte dei genitori biologici. Non si può premeditatamente determinare l'abbandono - e non il dono - da parte di donatore o donatrice di gameti, o entrambi, per potervi porre rimedio con l'adozione da parte dei genitori sociali, per intero o per metà. La logica legislativa dell'adozione, quindi, esige che si guardi con sfavore alla fecondazione eterologa. Ricordo, prima di tutti a me stessa, che la legge sulle adozioni, che ha come impalcatura giuridica il fine di dare dei genitori a un minore e non viceversa, tant'è che titolo della legge è «Diritto del minore ad una famiglia», ha avuto nella precedente legislatura come relatrice l'onorevole Serafini, autorevole esponente del gruppo dei Democratici di sinistra.
Inoltre, non può essere portato a sostegno della fecondazione eterologa dire che molti figli legittimi, se sottoposti ad esame del DNA, risulterebbero illegittimi, perché, mentre la fecondazione naturale o fisiologica è atto - questo sì - privato e frutto della responsabilità o irresponsabilità dei singoli, la fecondazione artificiale eterologa, invece, coinvolge più soggetti genitoriali e strutture sociali e sanitarie che dovranno coscientemente assumersi la responsabilità di far nascere un figlio, che magari affettivamente potrà non avere problemi, ma che sarà condannato per la vita a non sapere di chi è o chi sono i suoi veri genitori biologici.
Per concludere, un ultimo argomento. Ho sentito dire in più interventi che questa proposta di legge ci allontana o ci allontanerà dell'Europa. Onorevoli colleghi, non credo, anzi auspico, visto il vento nuovo che tira in Europa, che questa possa diventare disciplina di riferimento per quei paesi che non hanno ancora
varato una normativa in merito e - perché no? - di riferimento anche per quei paesi che vogliano rivedere alcune loro posizioni, come sta già accadendo in Svezia e in Germania (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.
MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, in quest'aula è stato richiamato continuamente il termine di laicità dello Stato. Ora la laicità è un termine che si può adoperare un po' come vogliamo, ma ha dei significati precisi.
Purtroppo, è stato fatto proprio da certo laicismo libertario, che non ha niente a che fare con l'umanesimo liberale; l'umanesimo liberale è quello che noi vogliamo rappresentare in quest'aula e, in questo senso, ho sentito degli interventi di altissimo livello. Nessuno ha avuto il coraggio di usare il termine «umanesimo liberale» che ci rende cittadini a tutto tondo, che non ci fa preda di ideologie, che non ci rende strumento di prese di posizione vetero-femministe. Anch'io come l'onorevole Castellani - sto parlando da donna - ci tengo a ribadire che, visto che in questo Parlamento rappresentiamo la maggioranza dei cittadini italiani, certamente rappresentiamo la maggioranza delle donne italiane, comunque ne rappresentiamo una gran parte. L'identità di genere non è un valore da sbandierare soltanto a sinistra, ma rappresenta un valore anche per la destra, per il centrodestra; è un valore a cui noi teniamo perché è il valore dell'accoglienza, il valore che ci ha reso madri, anche attraverso la pratica dell'adozione a distanza. Abbiamo fatto in modo che la legge sulle adozioni internazionali voluta dalla sinistra - e da noi fortemente appoggiata - potesse essere approvata, poiché si trattava di una legge di accoglienza che soddisfaceva il desiderio di maternità e paternità che sentono tanti cittadini italiani.
Purtroppo, l'entrata sempre più ritardata nel mondo del lavoro fa sì che le donne italiane possano accedere con difficoltà alla maternità: ecco perché vedo con estremo favore tutto ciò che va incontro al senso di maternità, al senso dell'accoglienza. Ciò, però, non significa stravolgere le regole della vita. Infatti, quando si parla di Stato laico, si fa riferimento ad uno Stato che risponde alla legge naturale, al diritto naturale, il quale si basa su alcuni principi fondamentali che sono rappresentati, innanzitutto, dal diritto alla vita; vi sono poi - è stato detto molto bene dall'onorevole Lucidi - il diritto alla propria identità genetica ed il diritto alla propria famiglia.
Ormai il DNA diventerà una sorta di documento di identità: ebbene in quel DNA è scritto ciò che siamo. Qualcuno ha parlato di imprinting, di Lorenz, di anatroccoli, ma qui stiamo parlando di esseri umani e l'imprinting dell'essere umano è nel DNA, non è nella mamma anatroccolo che indica la strada agli altri. Quando si parla di biologia bisogna che questi termini siano usati nel loro giusto significato e non tanto perché, intorno ad essi, si faccia della propaganda. Ebbene, vorrei ancora ricordare - in parte lo ha già fatto l'onorevole Castellani - che in Europa, il 50 per cento dei paesi che ne fanno parte non ha ancora normato in tema di maternità assistita. Comunque, anche nei paesi in cui la materia è stata regolata, si stanno rivedendo le posizioni precedentemente assunte. La Francia, giustamente, ha approvato una norma in base alla quale, dopo un certo numero di anni, la legge approvata sarebbe stata rivista. A tutt'oggi, sono al corrente dell'esistenza, in quel paese, di commissioni di studio che stanno approvando delle misure molto più restrittive, poiché la legge non va assolutamente bene. La Germania ha normato solamente riguardo ai diritti dell'embrione usando una severità estremamente consapevole: consapevolezza che non ho riscontrato da tanta parte di questa Assemblea.
Quando si parla di Europa bisognerebbe far riferimento anche alla raccomandazione europea - l'unica che ha trattato il tema della maternità assistita - che consiglia gli Stati a non introdurre
l'eterologa nella loro legislazione. L'Europa sta andando verso l'approvazione di un suo statuto, di sue regole, di sue leggi, di un suo imprinting. Ebbene, l'Italia deve normare con severità, guardando ai progressi, ai diritti della scienza e al loro combinarsi con il diritto naturale, pensando anche ai diritti dell'essere umano; tali diritti non sono diritti dell'uno contro l'altro o dell'uno sopra l'altro, ma sono l'uno a protezione dell'altro.
Questo è il vero diritto che ci fa essere cittadini del mondo ed è proprio questo diritto che non consente gli escamotage o le vie traverse, caro collega Battaglia, delle commissioni presso i ministeri le quali dovrebbero valutare qual è il caso eccezionale. Basta con le commissioni, basta con i carrozzoni: non li vogliamo più! Vogliamo un provvedimento serio che di qui parta e si applichi nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, vorrei svolgere rapidamente alcune considerazioni in merito all'emendamento in esame. Credo di aver condiviso insieme ai colleghi del centrosinistra una battaglia nella quale abbiamo sostenuto, a ragione, che questo provvedimento autorizza la fecondazione omologa, garantendola sostanzialmente a pochissimi cittadini. Escludendo l'intervento precedente, vorrei capire la ratio di questo emendamento con il quale costringeremo i cittadini, che saranno comunque costretti a pagare la loro prestazione, ad essere sottoposti alla valutazione di una commissione la quale, in questo caso, dovrebbe valutare non si sa bene che cosa, per consentire semplicemente di recarsi da qualche privato ed ottenere alcune prestazioni che dovrebbero pagarsi da soli. Mi sembra un meccanismo che, nel merito delle considerazioni che sono state svolte dalla sinistra, non è sufficientemente comprensibile. Già non siamo in grado di garantire la fecondazione omologa a livello essenziale di assistenza; inventiamo pure una commissione al fine di garantire, a pagamento, nei centri privati l'accesso ad una fecondazione che solo le coppie ricche e benestanti potranno permettersi. Esse, pertanto, dovranno avere un imprimatur di una commissione.
Questa commissione, inoltre, viene prevista a macchia di leopardo sul territorio nazionale; sia la composizione sia i termini della valutazione saranno diversi da regione a regione. Pertanto, come è stato affermato, si vuole evitare di varare un provvedimento che consenta di intromettersi pesantemente nelle libere scelte dei singoli soggetti, ma, di fatto, prevediamo una commissione che, a macchia di leopardo, si ingerirà pesantemente nelle scelte dei liberi soggetti. Tale commissione sarà diversa da regione a regione - lo ripeto - a seconda di chi la nominerà e dei criteri della sua nomina. Questo può, pertanto, essere considerato un meccanismo surrettizio per ripristinare totalmente l'eterologa come, di fatto, emerge dalla volontà del firmatario.
In ordine poi ai commi 5 e 6, secondo cui addirittura il figlio deve avere motivi fondati per chiedere di conoscere il suo padre genetico, per chi conduce una battaglia di libertà, la previsione di non far conoscere al figlio, anche se lo vuole, il padre genetico non fa altro che privare il figlio di uno dei suoi diritti naturali fondamentali.
Mi si deve spiegare cosa si intende difendere se non un concetto di proprietà; un soggetto che è di proprietà di qualcun altro non può sapere chi ha contribuito a metterlo al mondo, ma un essere umano ha l'obbligo di conoscere chi è il suo padre biologico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare che il gruppo dell'UDC (CCD-CDU) esprimerà un voto personale contrario sull'emendamento
Battaglia per le ragioni già citate dal collega Fioroni e da tanti colleghi che mi hanno preceduto, nonché su altri emendamenti che riguardano lo stesso oggetto della discussione di queste prime ore del pomeriggio, vale a dire la possibilità di attribuire alla fecondazione eterologa il diritto di essere presente nella gamma di scelte di una coppia che ha necessità di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, faccio riferimento ad alcuni studi importanti compiuti, nel 1999 e nel 2000, sia dal dipartimento della sanità americano sia dalla commissione nazionale della Gran Bretagna per l'autorizzazione alla fecondazione artificiale.
Entrambi questi studi, che non possono essere tacciati certamente di partigianeria e di essere frutto di ricerche di istituti e di dipartimenti di studi di paesi che abbiano una grandissima ed esclusiva influenza sulla morale religiosa - in questo caso cattolica -, dimostrano che, al di là del piano etico, anche sul piano della convenienza ad adottare, in questi Stati, oltre alla fecondazione omologa anche la fecondazione eterologa, stia iniziando un'ampia riflessione che parte da alcuni risultati oggettivi.
La fecondazione omologa in queste due grandi nazioni, che prima di noi hanno avuto occasione di legiferare su questo argomento, registra il 30 per cento di successi mentre la fecondazione eterologa registra solo ed esclusivamente il 9 per cento di possibilità di successo.
Partendo da tali considerazioni, non vorrei formulare una battuta per cui la scienza, in qualche modo, conferma alcuni principi di morale civile. Tuttavia, oggettivamente, partendo da questi dati della realtà scientifica, e non relativi all'etica morale, di queste nazioni, due organismi appartenenti agli Stati Uniti d'America ed alla Gran Bretagna stanno cominciando a riflettere sulla convenienza, anche in campo scientifico, di proseguire le ricerche per aumentare la percentuale dei successi, portandola oltre il 9 per cento.
Ci sono poi altre ragioni attinenti meno alla scienza e, in misura maggiore, ai principi costituzionali. Non vorrei ripetere ed intrattenermi sul concetto di civiltà morale, né tantomeno sul corretto significato di laicità per il legislatore e per lo Stato.
La base della civiltà morale di questa nazione, il corretto uso del potere che ognuno di noi ha nel legiferare, non può che essere quella di partenza, ovvero quella costituzionale, dentro la quale si riconosce la famiglia, il fondamento del matrimonio; gli si riconosce tale ruolo, proprio perché, come in tutti gli Stati liberali occidentali, questa è a fondamento prima ancora della nascita dello Stato. Il valore della persona e della famiglia vennero infatti riconosciuti dai padri costituenti e non venne certificata la loro esistenza, né tanto meno fu dato loro riconoscimento giuridico come se fosse stato esercitato un potere dispotico da parte dei costituenti o della nazione.
Quindi sulla famiglia fondata sul matrimonio di due persone si fondano non soltanto l'ordinamento giuridico del nostro paese e una serie di leggi che contribuiscono allo sviluppo più corretto della società italiana, ma la stabilità di questo matrimonio è anche preferita nei confronti della innaturale separazione.
Per quale ragione dunque la fecondazione omologa deve essere mantenuta come esclusiva all'interno di questo provvedimento? Perché essa risponde a criteri diversi, a quelli di rigore scientifico e a quelli di morale civile di una nazione, a seconda del dettato costituzionale che, come ebbi modo di dire nella scorsa legislatura, può essere cambiato. Finché ciò non avviene, non è certo possibile che una legge ordinaria vada ad incidere addirittura sul dettato costituzionale, che forse qualcuno auspica di modificare in questo articolo, attraverso questo emendamento e attraverso altri articoli che esamineremo nel prosieguo del dibattito.
La fecondazione eterologa si pone cioè come un fenomeno innaturale rispetto alla corretta interpretazione che la Costituzione e le leggi dello Stato danno della
famiglia e del riconoscimento familiare, fondati sull'affetto, l'amore e la condivisione di responsabilità reciproche fra un uomo ed una donna.
Anche in questo troviamo quindi fondamento per affermare che l'azione della fecondazione eterologa potrebbe violare questo principio e questo elemento che sta alla base del nostro ordinamento e della nostra convivenza civile. Si provocherebbe cioè una distorsione del tutto innaturale all'interno dall'ambito familiare e in questo - non solo a rigor di logica, ma anche per esperienze di fatto - non si potrebbe che creare contemporaneamente un'origine di conflitto, tra l'altro paradossalmente suffragato - come diceva il collega Fioroni - anche dal comma 5 dell'emendamento Battaglia 4.27, attraverso il quale il concepito, se mai si andasse per questa strada drammatica, non potrebbe nemmeno conoscere l'origine della sua paternità o della sua maternità.
Queste, in breve, sono le ragioni che ci confortano nel lavoro svolto da questa Assemblea nella scorsa legislatura in difesa della fecondazione omologa. Sono ragioni che ci danno conforto per le motivazioni scientifiche e per l'ampia riflessione in questo campo, di carattere tecnico-scientifico oltre che istituzionale e di bilancio, dei singoli Stati, americani e inglesi. Sono ragioni che legano il nostro operato come semplici legislatori e come importanti - a volte determinanti - responsabili soggetti che decidono del futuro e delle norme di questo Stato e li ancorano al principio primo della laicità del nostro compito, che è quello di seguire quel dettato costituzionale che sta a fondamento dell'ordine morale e civile e della prosperità di questa nazione.
Sono motivazioni che si legano al concetto stesso di famiglia, sul piano giuridico-civile e non esclusivamente, come ho cercato di non fare, sul piano di un'etica morale e religiosa al quale sono onorato di ispirarmi e che può illuminare questo tipo di argomentazioni, come è stata data ampia prova da tanti altri colleghi, ma che non devono assolutamente essere espresse come ragioni prime di una maggioranza parlamentare che io spero voglia, insieme a noi, respingere questa serie di emendamenti che, invece, prevedono una china che ritengo, come ho detto all'inizio, pericolosa per la nostra convivenza civile e per l'ordinamento costituzionale della nostra nazione (Applausi di deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, vorrei intervenire, molto brevemente, sull'emendamento Battaglia 4.27. Noi non voteremo a favore di questo emendamento, anche se capisco che esso rappresenta un tentativo per non legittimare una legge repressiva - ed anche ipocrita - che non permette la fecondazione eterologa.
I motivi sono molto semplici: siccome affermiamo l'autodeterminazione della donna, ci pare che il comma 2 in realtà ponga nuovamente la donna sotto la tutela di una commissione tecnico-consultiva che non offre particolari garanzie. Il comma 5 e il comma 6 ripropongono l'anonimato del donatore e sono anche in contraddizione con leggi che noi abbiamo già approvato - che sono quindi leggi dello Stato, come la legge sulla adozione - che prevedono invece molto correttamente un principio fondamentale, cioè che è un diritto inalienabile - vorrei che vi fosse attenzione su questo punto - di ogni persona poter risalire alle proprie origini genetiche.
Colleghi, vi invito a compiere un atto di coraggio. Il reale emendamento che si può votare, per compiere un atto di chiarezza, è la soppressione del comma 3. Dopo di che, ci metteremo d'accordo probabilmente su tutte le cautele che si devono usare per evitare e per limitare un uso indiscriminato della fecondazione eterologa, e sicuramente il non anonimato del donatore, da questo punto di vista, è fondamentale. Però credo che qui dobbiamo essere chiari e non promuovere una legge ipocrita. L'anonimato del donatore va contro principi affermati da altre leggi
e, peraltro, costituisce anche una grave lesione dei diritti inalienabili che comunque vanno riconosciuti, ma tanto più devono essere riconosciuti qualora vi siano gravi motivi sanitari che determinino la necessità di risalire al proprio padre genetico.
Ciascun individuo, comunque, deve avere questa libertà. Non possiamo per legge vietare questo diritto inalienabile, che abbiamo riconosciuto, ad esempio, nella legge per l'adozione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deodato. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DEODATO. Signor Presidente, desidero svolgere alcune considerazioni brevi - né laiche, né confessionali, bensì con una valenza giuridica ed assolutamente personali - sui principi che sono contenuti nel testo unificato al nostro esame.
Onorevoli colleghi, i diritti dei quali si discute sono diritti inviolabili dell'uomo, quali il diritto alla vita, all'identità personale e alla famiglia. In base all'articolo 2 della nostra Costituzione, nel quadro dei valori da tutelare, il diritto del nascituro di essere figlio, nel suo fondamento etico e storico, è sicuramente preponderante rispetto al diritto alla procreazione.
Opportunamente, dunque, il testo che stiamo esaminando vieta il ricorso alla fecondazione eterologa e quindi, sulla base di ciò, il terzo comma dell'articolo 4 del testo in esame preclude anche la possibilità che alla procreazione medicalmente assistita si faccia ricorso con finalità eugenetiche. È chiaro, infatti, che attraverso la scelta mirata del donatore diventerebbe peraltro possibile assicurarsi determinate caratteristiche genetiche in capo al nascituro. Poiché non è azzardato prevedere la creazione di un vero e proprio mercato della genetica, si evidenzia, sul piano generale, la necessità di riaffermare in questa sede un espresso divieto alla fecondazione eterologa. In caso contrario, colleghi, si creerebbe uno scenario, nel quale si renderebbe possibile l'esistenza non di persone, ma di semplici individui. Si può dire che l'evoluzione scientifica è tale solo se a favore dell'uomo.
Non va dimenticato che il legislatore non può prescindere dall'inalienabilità dei diritti inviolabili dell'uomo e in particolare della posizione del concepito, secondo quanto indicato anche recentemente dalla Corte costituzionale. Nel nostro sistema, infatti, non è ammissibile porre in essere anomali concepimenti per realizzare un embrione da utilizzare nell'inseminazione assistita.
Un ulteriore argomento contrario alla legittimazione della fecondazione eterologa può desumersi dall'articolo 30 della nostra Costituzione, che statuisce il principio in base al quale è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Con tale disposizione il legislatore ha inteso affermare che il rapporto fra genitore e figlio si pone sul terreno non soltanto del dovere, bensì anche del diritto. Ciò significa che il collegamento che si determina per effetto della procreazione responsabile non consente al legislatore ordinario alcuna discrezionalità di disciplina.
Il ricorso alla fecondazione eterologa comporta che il soggetto che ha procreato (per il fatto di avere donato il seme) si pone al di fuori del rapporto con il soggetto procreato, il quale avrà come referente di paternità il marito della donna che lo ha partorito, per cui non è possibile attuare l'articolo 30 della nostra Costituzione per una persona che abbia un padre o una madre che non siano i genitori di cui al medesimo articolo.
Occorre tenere ben presente che il rapporto di filiazione, sia legittima sia naturale, è legato alla generazione e quindi alla procreazione; dunque, non alla coppia, ma ai genitori, di cui al citato articolo 30 della Costituzione. Cioè coloro che realmente generano sono i soggetti che secondo il costituente sono relazionali al figlio. Viceversa, il ricorso alla fecondazione eterologa determinerebbe l'interruzione del rapporto fra il genitore che procrea ed il figlio che è procreato; rapporto che si determina per effetto del fatto
naturale dell'incontro tra il seme maschile con l'ovulo femminile e che viene alterato attraverso l'inseminazione eterologa.
Alla luce dunque dei principi inderogabili sanciti dall'articolo 30 della Costituzione, l'inseminazione assistita potrebbe trovare legittimazione solo a condizione che essa si venga a determinare nell'ambito di un rapporto, nel quale i fattori naturali e la qualificazione giuridica coincidano.
Infine, mi sembra utile ricordare che secondo le recenti stime della società europea di riproduzione umana ed embriologica il 95 per cento degli interventi ha riguardato tecniche di fecondazione di tipo omologo e soltanto il 5 per cento tecniche di fecondazione eterologa.
Concludo, Presidente, ribadendo la necessità e l'opportunità del divieto di ricorso a tecniche di fecondazione medicalmente assistita di tipo eterologo (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, intervengo per affermare che noi deputati Socialisti voteremo a favore dell'emendamento Battaglia 4.27.
Vi sono aspetti - mi rivolgo all'onorevole Battaglia - che non ci convincono del tutto. Per quanto riguarda la vita individuale delle persone noi Socialisti siamo sempre stati molto refrattari. Vi sono anche - come ha già detto l'onorevole Cima - problemi riguardanti l'identità che dovrebbero ulteriormente essere approfonditi. Voteremo comunque a favore, perché la nostra idea non è quella che sembra circolare in Assemblea, cioè che dinanzi ad un grande tema civile e morale, che investe i sentimenti religiosi e le concezioni filosofiche, la maggioranza trasversale della Camera dei deputati debba completamente mettere ai margini l'opinione della minoranza trasversale.
Questa operazione significa mettere ai margini un'opinione che, come è stato dimostrato dai referendum sul divorzio e sull'aborto, è maggioranza all'interno del paese. Ecco l'utilità, colleghi, di trovare un punto di mediazione e di compromesso che non renda l'Italia anomalia all'interno del quadro delle democrazie occidentali, nella maggior parte delle quali vi è la possibilità di effettuare la fecondazione eterologa. Il fatto che in qualche modo sia possibile andare all'estero e comunque svolgerla dovrebbe sospingere l'Assemblea a trovare un punto di mediazione.
Voteremo a favore dell'emendamento Battaglia 4.27 perché esprime questo spirito di mediazione e di compromesso in cui non vi siano né vincitori né vinti. Voi invece volete che vi siano i vinti ed i vincitori. Noi, di fronte a coloro che intendono far vincere una concezione integralista, sosterremo e continueremo a sostenere principi liberali e di libertà che difendono l'individuo, l'uomo e la donna, specialmente nelle situazioni più rilevanti, che riguardano la persona.
Guardate al paese: ogni volta che la Camera prende una decisione che non tiene conto del paese commette un errore che ricade sui cittadini e, prima o poi, sarà necessario a correggere questo errore, modificare la legge e far ritornare, anche sotto questo aspetto, l'Italia ad essere un paese moderno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani e di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ricordo che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battaglia 4.27, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
PIERO RUZZANTE. Presidente, ciascuno voti per sé.
PRESIDENTE. Certo, ciascuno voti per sé.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Sardelli non ha funzionato.
Intendo fare una comunicazione.
Il massimo ampliamento dei tempi concessi nel corso della XIV legislatura, da parte della Presidenza della Camera, è stato pari al 50 per cento. Peraltro, per il disegno di legge sull'immigrazione, la Presidenza, oltre ad aver concesso un aumento del 50 per cento, ha consentito uno sforamento con un notevole ampliamento del tempo complessivo.
Per quanto riguarda il provvedimento in esame, in via del tutto eccezionale, chiarendo però subito ai gruppi che mi farò carico che da parte della Presidenza non ci siano sforamenti dei tempi previsti - per cui invito tutti ad un uso parsimonioso dello stesso tempo per evitare che nelle fasi conclusive dell'esame della proposta di legge non ci sia la possibilità di intervenire -, la Presidenza concede il raddoppio previsto per i tempi ai gruppi. Per cui gli uffici aggiorneranno uno schema riassuntivo dal quale si desumeranno i tempi residui a disposizione dei singoli gruppi parlamentari.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo ora per evitare di interromperla successivamente. Le voglio chiedere se può fissare, per cortesia, atteso che molti colleghi mi chiedono di organizzare la loro vita parlamentare, gli orari per la parte pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Se mi consente, verso le 18, faremo il punto della situazione.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rizzo 4.19, Cima 4.7 e Bolognesi 4.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussi. Ne ha facoltà.
FABIO MUSSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi questo ulteriore tentativo, con la richiesta di voto favorevole a questi emendamenti soppressivi. Consentitemi anche di aggiungere qualcosa a questo dibattito, che è già stato molto ampio e molto ricco. Parliamo di sterilità e di infertilità, che non sono affezioni dell'anima e non entrano nella sfera delle colpe della donna. Sembra banale dirlo, ma - lo ha ricordato l'onorevole Bimbi - ci sono state e ci sono culture e società che ne hanno fatto esattamente una colpa quando non addirittura un castigo di Dio. L'onorevole Gerardo Bianco ieri ha voluto evocare il diritto romano, lo ius familiae dei nostri progenitori. Mi piacerebbe, ma non oso farlo, perché egli in questa materia è un maestro, consigliare la lettura di un piccolo grande libro di una donna, Lidia Storoni Mazzolani, Una moglie, che racconta delle disavventure della sessualità e della riproduzione in quelle antiche famiglie romane, anche nelle famiglie patrizie, nelle quali - voglio ricordarlo - c'erano gli schiavi e le schiave e c'era il diritto di ripudio, riservato al marito.
FABIO MUSSI. Gerardo Bianco ha parlato di questo perché ha voluto rievocare un'istituzione antica, il tutor ventris. Mi permetto qui di ricordare che negli ultimi 2 mila anni è successo qualcosa; è successo che tutrices ventris sui sono le donne (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo), e questa è la
più grande rivoluzione culturale dell'umanità, il segno fondamentale forse, onorevoli colleghi, della civiltà moderna.
Infertilità e sterilità sono una patologia femminile e maschile; sono malattie che si curano per noi stessi, per la nostra salute, il nostro benessere, ma la domanda di cura, sì, è una terapia, onorevole Cè, lo dice anche il titolo della legge; questa patologia appartiene ad un universo strano e straordinario; discende dall'amore, dal desiderio e dell'amore per un figlio, e deludere tutto ciò sarebbe davvero un atto contro l'amore.
Parliamo dell'eterologa. Qui non stiamo discutendo dell'istituzione, della possibilità dell'eterologa in Italia, stiamo discutendo della proibizione di qualcosa che c'è.
Non è un passo nell'ignoto, è la proibizione di una tecnica oggi applicata in Italia e ci sono migliaia di uomini e donne, bambini e bambine figli della fecondazione eterologa. E c'è un numero significativo, il 5 per cento del totale, ma sono centinaia e centinaia, di coppie che, non riuscendo con altri sistemi, si rivolgono all'eterologa.
Ieri l'onorevole Finocchiaro ha ricordato che la proibizione della fecondazione eterologa si ferma a quattro paesi, Turchia, Egitto, Arabia saudita e Germania e sarebbe interessante discutere anche le ragioni storiche per cui sono questi quattro.
Quando arrivammo a questo punto, incontrammo una difficoltà anche nel corso della scorsa legislatura. In questo Parlamento, ora, c'è uno schieramento che si chiama Casa delle libertà. Colleghi, c'è un principio fondativo di ogni sistema delle libertà e il principio è questo: lo Stato non impone un'etica. Stili e condotte di vita, modelli e valori vengono liberamente professati, anche collettivamente, da chi appartiene ad una chiesa o si ispira ad una religione, ma le decisioni appartengono alla sfera esclusiva degli individui, della loro coscienza. Anche questo è un punto irrinunciabile. Non c'è altra regola che il rispetto di tutti.
Onorevole Bindi, lei ha sollevato un tema vero, impegnativo. Una legge offre delle opportunità e delle chance e pone anche dei limiti perché norma, ma dove si collocano questi limiti? È un quesito importante. Io dico, onorevole Bindi, si collocano il più vicino possibile - fatemi citare Bloch e Jonas - al principio speranza e al principio responsabilità. Questi limiti devono essere collocati il più possibile vicini a questi principi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
Lo Stato non impone divorzio o aborto e non impone neanche matrimonio o fedeltà coniugale, ma una volta sì. Chi crede in Dio aderisce ad una religione positiva, testimonia fortemente la sua fede, dà l'esempio, anche nel campo dell'etica, ma sbaglia se chiede che venga imposta per legge perché sa che la sua libertà, anche la sua libertà, nel campo religioso ed etico, dipende dalla libertà degli altri (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo). La libertà è un reciproco riconoscimento, non è una delimitazione di spazi chiusi.
PRESIDENTE. Onorevole Mussi, mi spiace interrompere il suo discorso, capisco che è fastidioso vedersi interrompere, però il tempo è trascorso.
FABIO MUSSI. Concludo.
È giusto ed umano sottrarre alle coppie ed alle persone l'ultima possibilità di ricorrere ai gameti di una terza persona?
GUSTAVO SELVA. C'è l'adozione!
Ma anche l'imposizione dell'eterologa è un'ideologia.
FABIO MUSSI. Ma con quale diritto lo Stato pretende la garanzia del marchio genetico? Da dove gli viene questa superiore autorità? È per questo che non possiamo accettare un'impostazione proibizionista che sarebbe anche un atto di ipocrisia perché nel resto d'Europa queste
tecniche sono accessibili. E quando arbitrio e ipocrisia si sposano, essi sì, danno vita ad una pessima coppia.
Per questo, proprio nel nome di uno Stato che non può adottare una ideologia, perché questa sarebbe una ferita al principio, buono per tutti gli atti, della laicità dello Stato, chiedo un voto favorevole alla soppressione di questo comma dell'articolo 4 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo, Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, non vorrei scendere in polemica, come tante ne ho sentite oggi, sul fatto se siamo uno Stato etico o meno, detto poi dai comunisti (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Io ricordo che, forse, hanno preso vita da Hegel e da Marx, che pure riconosceva lo Stato etico. Non è una battaglia femminista, ritengo sia un concetto superato; ritengo sia superato tornare indietro alla contestazione e parlare della battaglia femminista (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Non è nemmeno il caso di parlare di chi è più cattolico e di chi lo è meno. Non è così, eppure io sono contrario alla fecondazione eterologa ma non mi sento meno cattolico di un altro o viceversa.
Si tratta di una condizione della donna che procrea, ma altresì è una condizione nella quale si mette il bambino che dovrà nascere. Penso che si sia parlato di tutto ma che ci si sia soffermati troppo poco sull'oggetto di questa tecnica o di questa terapia (personalmente penso infatti che si tratti proprio di una terapia). Del bambino non abbiamo parlato: esso arriva per fare contenta la mamma o per rispettare un diritto della donna che procrea? Possiamo discutere di questo, ma certamente il bambino nascerà ed in base all'emendamento che abbiamo appena respinto egli non avrebbe mai conosciuto il padre.
KATIA ZANOTTI. Un papà ce l'avrebbe!
GIULIO CONTI. Egli, cioè, non conoscerà mai il padre, ma potrebbe cercarlo, come dimostrano tanti fatti di cronaca, anche di questi giorni (Commenti di deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Non credo che sia una bella cosa utilizzare uno sperma anonimo, lo sperma di un altro soggetto per procreare.
MARIDA BOLOGNESI. Anche gli ovociti!
GIULIO CONTI. Questi sono i fatti, poi possiamo dire ciò che vogliamo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima abbiamo ascoltato, nel silenzio dell'Assemblea, il discorso molto interessante svolto dall'onorevole Mussi. Ora vi prego di ascoltare anche gli altri interventi con lo stesso rispetto. Prego, onorevole Giulio Conti, prosegua.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, capisco che non si può mai contraddire chi pretende di avere sempre ragione: questa è una regola delle sinistre (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
KATIA ZANOTTI. Ma cosa stai dicendo?
GIULIO CONTI. Credo che non sia molto educativo che la mamma o la coppia scelgano il tipo di sperma che desiderano, facendo cadere la scelta su quello di un bianco, su quello di un nero, oppure su quello di un donatore molto alto...
KATIA ZANOTTI. Smettila! È una cosa seria!
GIULIO CONTI. Ciò accade regolarmente negli Stati Uniti, con una diversità di prezzo a seconda del tipo di sperma che viene prescelto; c'è anche il caso della Svezia, dove - onorevole Bolognesi, lo ha detto anche lei in Commissione - da quando si è imposta la notorietà del nome del donatore, i casi di donazione sono diminuiti del 90 per cento. Questo è ciò che avviene dove il ricorso all'eterologa è consentita. Non credo che dovremmo nasconderci questi fatti. Se lo facessimo, saremmo molto ipocriti.
Non credo nemmeno che si tratti di una battaglia tra destra e sinistra. Questa, mi pare, sia una grande conquista che abbiamo fatto oggi e che non avevamo fatto nella scorsa legislatura; però, con le vostre urla di accettazione o di rifiuto delle opinioni altrui mi sembra che vogliate tornare indietro di qualche anno. Io credo che la genitorialità del padre non possa essere negata al figlio, oppure siete contrari anche a questo? Il fatto che questa legge debba imporre l'anonimato del padre al figlio che nasce credo sia una prepotenza, una violenza su chi dovrà nascere. Non credo neanche che siano da non valutare i tentativi inutili che si verificano nell'80 o 90 per cento dei casi in cui si ricorre all'eterologa (perché è vero che in Italia l'eterologa attualmente viene applicata) quando si cerca di risolvere i problemi con questa tecnica. Mi sembra che anche questo sia un danno psicologico per la donna (forse anche più che psicologico) che voi non valutate affatto. Quindi non c'è tutta questa certezza nella scelta di questa tecnica.
Voglio dirlo a voi, anche se lo sapete benissimo: ne state facendo una battaglia contro il Governo! Ritengo che sia un errore impostare la discussione in questa maniera (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
KATIA BELLILLO. Ma cosa stai dicendo?
GIULIO CONTI. Inoltre, il fatto che in Europa queste tecniche vengano adottate non credo sia molto significativo.
MARIDA BOLOGNESI. La Spagna che piace tanto a Berlusconi!
GIULIO CONTI. Non ritengo infatti educativo per noi imitare in ogni caso ciò che avviene in Europa, in quanto in Europa si è scelta, ad esempio, l'eutanasia, così come in Australia, e non credo, sia giusto dire che, se tale scelta è stata compiuta in quei paesi, la stessa debba essere fatta in Italia. In qualche Stato europeo è libero l'uso della droga, ma non vedo perché questa legge, questa usanza, dovrebbe essere trasferita in Italia senza che noi potessimo dire qualcosa a tal proposito. Questi qualunquismi sono finiti, lo ripeto, sono finiti! Il fatto che noi diciamo «no» alla clonazione mentre l'Inghilterra dice di «sì» non mi insegna assolutamente nulla! Noi siamo persone civili! Noi vogliamo che il padre ed il figlio si conoscano, che si amino e che non solo la mamma ami il figlio (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! Non vogliamo che i figli soffrano per la mancanza del padre!
KATIA ZANOTTI. Sono cose serie, Conti, finiscila!
GIULIO CONTI. Questo è il nostro principio di fondo, e noi a questo crediamo (Applausi di deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Per tali motivi voteremo contro l'eterologa (Applausi di deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bolognesi. Colleghi, vi prego di ascoltare. Prego, onorevole Bolognesi, ne ha facoltà.
MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, io non ero presente ed ho un alibi, ma mi dicono che lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti.
MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, vorrei intervenire per un fatto che non c'entra nulla con gli emendamenti in esame (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, cerchiamo di attenerci tutti alle regole.
MARIDA BOLOGNESI. Allora, signor Presidente, interverrò per fatto personale alla fine della giornata, visto che gli onorevoli Lusetti, Conti, Burani Procaccini...
PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, gli interventi per fatto personale si svolgono alla fine della seduta, secondo il nostro regolamento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
MARIDA BOLOGNESI. Sto dicendo proprio questo...
PRESIDENTE. Peraltro, non si tratta di un fatto personale, ma di una valutazione di carattere generale. Comunque, se lei ne fa un fatto personale, è un suo diritto, ma interverrà alla fine della seduta. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanotti. Onorevole Zanotti, mi dicono che anche lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti. Io non ho nulla in contrario ad ascoltarla, ma se ha già parlato non può più intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo perché non ho parlato sul complesso degli emendamenti e perché sono rimasto veramente toccato (non in senso personale, ma in senso politico) da ciò che ha affermato l'onorevole Conti in risposta all'onorevole Mussi. Egli, trattando di una materia così delicata che attiene al tema della coscienza, ha ritenuto di evocare il comunismo anche a questo riguardo.
Onorevole Conti, credo che siamo di fronte a qualcosa di un po' diverso e, cioè, a situazioni difficili, travagliate e anche molto dolorose per le coppie che devono affrontarle, rispetto alle quali si possono assumere due atteggiamenti. Il primo è quello di pensare che le chiese, le religioni e l'etica parlino alle coscienze, cercando liberamente di convincerle ad assumere un certo comportamento. L'altro è quello di assumere che lo Stato, attraverso un atteggiamento proibizionista, imponga in qualche modo un determinato comportamento ed una determinata etica, che pone molti interrogativi in questa situazione. Si tratta, infatti, di intervenire su una materia che certamente avremmo dovuto regolare per evitare gli abusi, il commercio e la mancanza di tutela per chi si sottopone a queste pratiche, ma che non possiamo pensare (lo ha detto molto bene, anche con personale conoscenza, l'onorevole Bogi) di estirpare dalla nostra vicenda.
In proposito, credo veramente che l'onorevole Villetti abbia avuto ragione invitando a non dividersi fra credenti e non credenti, laici e non laici. Ritengo che da questo punto di vista vi debba essere, da parte del Parlamento italiano, la predisposizione di elementari norme di tutela e di controllo, ma non un atteggiamento proibizionista.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VALDO SPINI. Allora, con il senso di chi crede che si possa essere, al tempo stesso, credenti e laici, raccomando di votare a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, su un tema così importante vorrei esprimere alcune considerazioni. In questo dibattito si è parlato e si è sparlato spesso del fatto che questo provvedimento sia illiberale. Ieri, il collega Gerardo Bianco si è espresso molto bene, difendendo un concetto di libertà che, a mio parere, rappresenta la vera accezione della stessa, che non corrisponde alla libertà limitata, a quella degli adulti, ma alla libertà rispettosa, innanzitutto, dei diritti dei più deboli.
Allora, se vogliamo vederla nella giusta prospettiva (e noi la vediamo in questo modo), il diritto del più debole è quello del nascituro, di chi oggi non può pronunciarsi (Applausi di deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU)), ma del quale tutti dobbiamo avere estremo rispetto. Credo sia chiaro a tutti che si tratta di una scelta epocale, perché prefigura un futuro nel quale dobbiamo delineare le condizioni che rendono umana la procreazione. Non dobbiamo incamminarci su un pericoloso piano inclinato, che ci può portare all'ectogenesi o all'utero in affitto, perché chi oggi è a favore della fecondazione eterologa si rende ben conto che la lesione del diritto del concepito che si attua attraverso tale pratica è addirittura più grave di quella derivante dall'utero in affitto. Infatti, gli si toglie l'identità genetica che è qualcosa di fondamentale nello sviluppo della personalità di chiunque.
MAURA COSSUTTA. Voi volete adottare gli embrioni!
ALESSANDRO CÈ. Perciò da questa parte difendiamo il nascituro, ma credo sia importante anche esporre un altro ordine di ragioni. Credo che siamo tutti d'accordo in quest'aula, tranne una sparuta minoranza, sulla necessità della legge perché il far west procreatico non è più sostenibile: quasi tutti vi siete dichiarati in questo senso. Perciò, se è necessaria la legge - e lo voglio ribadire, siamo quasi tutti d'accordo su questo -, allora bisogna spostare il problema dal piano del privato al piano della collettività. Noi, come rappresentanti dei cittadini, siamo chiamati ad esprimere una nostra logica che deve essere rispettosa dei diritti di tutti, ma anche dei diritti di chi verrà e oggi non può esprimersi.
Gli esempi che fate sulla normativa internazionale non sono veritieri. Onorevole Mussi, vorrei ricordarle che un paese antesignano di molte riforme come la Svezia dopo pochi anni di sperimentazione dell'eterologa, viste le conseguenze estremamente negative, ha fatto un passo indietro, tanto è vero che oggi in Svezia non è possibile la fecondazione eterologa. Vi sono altri paesi in Europa, come la Germania, l'Austria e la Svizzera in particolare, che hanno normative estremamente restrittive, andatevele a leggere.
Perciò, se la sfera è quella collettiva - e su questo credo che dovremmo trovarci tutti d'accordo, altrimenti non saremmo qui in Parlamento a legiferare, non sarebbe questo il nostro compito -, pur nel rispetto dei diritti degli adulti, dobbiamo mettere al centro il diritto del nascituro.
MAURA COSSUTTA. Dio, padre e famiglia! Sono quattro i diritti del nascituro e sono diritti prepositivi, precostituzionali.
ALESSANDRO CÈ. Onorevole Finocchiaro, lei parla sempre del diritto come se fosse un diritto patrimoniale o esigibile in sede di procedimento giudiziario.
ANNA FINOCCHIARO. Ma che dici?
MAURA COSSUTTA. Senti chi parla!
ALESSANDRO CÈ. Vi sono diritti che, anche se non scritti nella Costituzione, sono diritti naturali che vengono prima delle Costituzioni (Applausi di deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia). Si tratta del diritto alla vita, del diritto all'identità, del diritto alla dignità e del diritto alla famiglia naturale, non alla famiglia che volete voi, dove c'è un misto di uomini e di donne e non si sa di che origine siano (Proteste dei deputati del
gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
TITTI DE SIMONE. Che vergogna!
ELETTRA DEIANA. Razzista!
MAURA COSSUTTA. Queste sono le tue paure!
KATIA BELLILLO. Taci, è meglio!
PRESIDENTE. Colleghi, vogliamo ristabilire un minimo di...
Prego, onorevole Cè, riprenda il suo discorso e voi lasciateglielo fare. Il diritto di parola qui dentro è sacro e non è controllabile, il regolamento dice questo.
MAURA COSSUTTA. Bravo, non è controllabile!
ALESSANDRO CÈ. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Comunque, computerò i tempi in maniera da consentire un ulteriore prosieguo.
ALESSANDRO CÈ. È assurdo, è disumano, è incivile...
MARIDA BOLOGNESI. Tu sei incivile!
ALESSANDRO CÈ. ...prefigurare una procreazione nella quale un essere umano, onorevole Bogi, non una cosa, non un animale...
MARIDA BOLOGNESI. Tu sei un animale!
ALESSANDRO CÈ. ...non possa mai sapere e conoscere l'identità del proprio genitore. Nella vicenda naturale che appartiene ad ognuno di noi la responsabilità di alcune scelte che rispondono e vengono confinate (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)... Presidente, non posso parlare.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Parlamento consente a ciascuno di esprimere le proprie opinioni. Si può dissentire, ma non impedire che si esprimano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Sento sempre parlare di liberali: comportatevi come liberali, rispettate le opinioni degli altri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
ALESSANDRO CÈ. Le scelte che competono ad ognuno di noi nella sfera del privato riportano la responsabilità soggettiva su ognuno di noi, ma saremo noi che, eventualmente, dovremo spiegare ai nostri figli perché avremo commesso un adulterio: questo non è pertinente al rispetto della legge, la legge non può agire così (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi di deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)! Qui c'è una responsabilità collettiva. Noi dobbiamo dire se un individuo, un essere umano, può nascere secondo queste regole. Io dico e ribadisco che questo è incivile e disumano. Non è pensabile che un bambino, come è già avvenuto in America o in tanti altri paesi dove si applica l'eterologa, abbia tre madri (una genetica, una biologica ed una affettiva) e due padri (uno genetico ed uno affettivo). Questa è una vergogna, questo paese non deve andare in questa direzione (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi di deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)!
Il bambino ha diritto ad una famiglia, ad avere un solo padre ed una sola madre e questo è sicuramente qualcosa che dobbiamo sancire per legge.
MAURA COSSUTTA. I figli adottivi dove li metti?
ALESSANDRO CÈ. Sulle vicende personali ognuno di noi si arrangerà e ne risponderà ma non all'interno del Parlamento.
PIERO RUZZANTE. Pensate alle vostre faccende personali!
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, termino il mio intervento. Vi sono altri rischi che voi sottovalutate. In aula ho sentito alcune argomentazioni da parte di alcuni vostri colleghi, una in particolare, secondo me molto ingenua, alla quale do l'attenuante dell'età.
MARCELLA LUCIDI. Come ti permetti, Cè?
ALESSANDRO CÈ. Addirittura, ha detto testualmente che la selezione eugenetica - che, in questo caso, è immancabile - potrebbe portare benefici alla razza. Se noi avessimo detto questa cosa, mi immagino cosa sarebbe successo in quest'aula: è una persona che appartiene al vostro schieramento.
TITTI DE SIMONE. Tu sei pazzo!
ALESSANDRO CÈ. Questi rischi di selezione eugenetica sussistono e sono gravi perché mi dovete spiegare, quando si vogliono giustamente escludere le malattie genetiche ereditarie gravi trasmissibili e le infezioni, perché non si dovrebbe escludere - come avviene negli Stati Uniti, ve l'ha detto bene l'onorevole Conti, dove gli ovociti sono venduti a milioni su Internet e, se prendiamo tale strada, questa sarà la norma - che uno abbia delle predisposizioni alle malattie.
PRESIDENTE. Onorevole Cè, la prego di avviarsi alla conclusione.
ALESSANDRO CÈ. Questa è la strada della selezione eugenetica della razza. Volete questo voi della sinistra?
PIERO RUZZANTE. No!
ALESSANDRO CÈ. Io spero proprio di no. Gli altri problemi e le altre questioni legate alla famiglia, ai problemi del terzo escluso, ai rischi per la maturazione della personalità di quel bambino...
MAURA COSSUTTA. E la tua personalità!
ALESSANDRO CÈ. ...sono tutte questioni che ci fanno dire con grande chiarezza e fermezza che quella di votare contro la fecondazione eterologa è una scelta di grande civiltà (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, siccome seguirà l'intervento del presidente del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, onorevole Violante, vorrei dire che dal mio posto ho sentito in altri interventi parole diverse da quelle che normalmente pronuncio ma nobili. Volevo cercare di riportare l'attenzione di tutti soltanto su alcune asserzioni che ho sentito oggi in questa sede per capire quell'invito ragionevolissimo che un mio collega di partito, oltre che di coalizione, onorevole Maurizio Lupi, ha posto questa mattina, cioè quella di distinguere la posizione laica di chi, credente o ateo, affronta questi temi sulla posizione del reciproco rispetto dalle posizioni ideologiche, fondamentaliste ed integraliste che possono esser state espresse in questa sede non soltanto, anzi, spesso non proprio da chi, magari, ha una fede.
MARIDA BOLOGNESI. Lo hai sentito, Cè?
ROBERTO ROSSO. Scusate, vorrei ricordare un bell'intervento che ho sentito da una collega deputata da cui, in un passato recente, mi hanno diviso alcune posizioni, parlo dell'onorevole Rosy Bindi. Ha fatto notare che ci sono già limitazioni importanti al diritto di essere madre e padre all'interno del nostro ordinamento giuridico (nel campo delle adozioni, oltre ad una certa soglia di età o, ad esempio,
alle coppie gay già oggi non è consentito di poter soddisfare una legittima aspirazione alla maternità e alla paternità).
Da parte dei banchi della stessa coalizione in cui l'onorevole Bindi è stata eletta - in un caso, contigua, in particolare l'onorevole Deiana - si è replicato dicendo: si è trattato di argomentazioni gesuitiche non degne di essere usate nel Parlamento nazionale; dall'onorevole Melandri si è replicato: dispotica limitazione delle libertà soggettive.
Infine, voglio ricordare che c'è stato un passaggio che ha già ricordato l'onorevole Cè che mi ha lasciato allibito e che, probabilmente, è stato detto con disattenzione dalla collega deputata che ha usato questa frase. Si è detto esattamente: le tecniche eterologhe potranno anche contribuire ad un risanamento genetico della razza (Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza nazionale: «Vergogna»!).
MARIDA BOLOGNESI. Dicci chi l'ha detto!
ROBERTO ROSSO. Voglio dire che questo può essere sfuggito però capite che significato abbia una frase di questo tipo. Quando la nostra collega ha finito l'intervento, forse distratta dal contenuto aberrante nei limiti in cui era stato detto, probabilmente alla stessa è sfuggito che un intero settore di questo emiciclo ha applaudito.
MARIDA BOLOGNESI. Sono bugie piemontesi!
ROBERTO ROSSO. Si può essere tifose, ma non su cose così delicate.
Credo, onorevole Violante, visto che il suo sarà l'intervento successivo al mio, che su cose così delicate tra di noi possano esistere opinioni molto diverse. Ho anche apprezzato un bellissimo intervento dell'onorevole Lucidi, che fa parte dello stesso partito cui appartiene l'onorevole Violante, così come ho sentito voci diverse e distanti da quella che io rappresento all'interno del mio partito e del mio schieramento.
Tuttavia, ritengo che, su temi di tale importanza - con riferimento ai quali l'onorevole Melandri e l'onorevole Mussolini, giustamente, affermavano che bisogna cominciare a regolamentare -, si debba avere il rispetto di concepire che questa regolamentazione può avvenire anche nel rispetto dei limiti che, già su altri temi come l'adozione, sono stati adottati, senza sconvolgere l'ordine costituito entro il quale, in qualità di legislatori, realizziamo la nostra attività.
Poiché mi sembra che il clima infervorato di quest'Assemblea faccia perdere a tutti il senso e il limite della nostra funzione, mi auguro che la discussione sui prossimi articoli possa svolgersi con quella tolleranza della diversità delle opinioni che, ritengo, tra noi ci debba e ci possa essere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (CCD-CDU)).
PRESIDENTE. Anche io auspico si realizzi ciò che lei ha proposto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, ringrazio il collega Rosso per i toni che ha usato e intendo rapidamente - riprendendo alcuni argomenti usati dal collega Mussi - spiegare al collega Cè quali siano le ragioni per le quali noi non siamo d'accordo con la sua posizione, e non parlo degli accenti, che ci sono sembrati eccessivi.
Lei ha detto che il nascituro ha quattro diritti naturali, cioè precostituzionali, pregiuridici: alla vita, all'identità genetica, alla famiglia naturale e alla dignità.
Noi stiamo parlando di una cosa diversa, in quanto vogliamo far nascere una persona, mentre lei non lo vuole (Commenti del deputato Cè). Infatti, attraverso la fecondazione eterologa si rende possibile che una persona nasca, attraverso il vostro divieto voi impedite che una persona che può nascere nasca. Questa è la grande differenza tra noi e voi (Commenti di deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! Noi stiamo cercando di batterci
affinché persone che potrebbero nascere nascano mentre, sulla base del vostro divieto, queste persone non potranno nascere.
Il secondo argomento che avete usato...
GUSTAVO SELVA. E con l'aborto?
CARLA CASTELLANI. E con l'aborto come la mettiamo?
MAURA COSSUTTA. Che c'entra l'aborto?
PRESIDENTE. Non so se siate interessati allo svolgimento di un argomento e all'esposizione della sua motivazione; io, per natura, sono portato ad ascoltare le motivazioni.
Onorevole Violante, la prego di continuare.
LUCIANO VIOLANTE. La seconda questione è la seguente. Ci è stato detto che sarebbe una cosa gravissima far nascere da una procreazione eterologa una persona, la quale non avrebbe un padre genetico.
Cari colleghi, se leggete l'articolo 16 della vostra legge, noterete che in esso c'è scritto che vi è l'adozione dell'embrione o degli embrioni da impiantare contestualmente. Ciò vuol dire che una coppia che non ha prodotto per nulla quell'embrione...
ALESSANDRO CÈ. È l'adozione!
LUCIANO VIOLANTE. Ciò vuol dire che un embrione che non è stato prodotto da quella coppia viene impiantato nell'utero della donna di quella coppia: questa è fecondazione eterologa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
ALESSANDRO CÈ. No!
LUCIANO VIOLANTE. Allora, per quale motivo in questo caso l'eterologa non risponde a tutte le obiezioni che avete fatto e nell'altro caso sì?
La ragione per cui non siamo d'accordo sta nel fatto che notiamo una contraddizione. Infatti, nell'articolo 16, riconoscete che è possibile ricorrere alla procreazione eterologa mentre, in questo caso, la vietate. Dunque, in questo comportamento vi è una irrazionalità.
L'ultima questione è la seguente. Tutti hanno rilasciato delle dichiarazioni di laicità su tale terreno, anche se poi non sempre abbiamo tenuto fede a ciò. Tuttavia, vorrei fosse chiaro che, a nostro avviso, laicità è non utilizzare una legge per imporre un'ideologia a chi non la condivide. Questa è la laicità!
Riconosco che vi sono persone che la pensano diversamente da me, ma non uso la legge per imporre la mia cultura all'altro. Io affermo che si debba poter far ricorso alla fecondazione eterologa, comunque ciò non è obbligatorio, come non è obbligatorio divorziare. Tuttavia, chi ritiene di farlo lo deve poter fare; si tratta di un problema di libertà e di scelta responsabile di ciascuno. Questa è la differenza.
Onorevole Cè, nei suoi accenti e nel suo intervento noi vediamo il tentativo di imporre, attraverso una legge, un elemento metafisico a tutta la collettività nazionale, anche a quelli che hanno un'opinione diversa. E per questo abbiamo dissentito. Credo che ciò sia grave e pericoloso per le libertà dei cittadini. Questa è la questione che stiamo ponendo.
Signor Presidente, io spero che sulla questione si possa riflettere con la necessaria coerenza, sia riguardo a questo punto sia riguardo ai punti successivi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, anch'io intervengo in questa fase cercando di dare un contributo ad una riflessione pacata. In effetti, qualche minuto
fa ho sofferto il disagio che qui ha riportato anche il collega Rosso. Quando sento dire, da una parte e dall'altra, «noi e voi» su un provvedimento di questo genere, sono molto a disagio. Vorrei che potessimo riflettere senza il «noi e voi», quando il «noi e voi» ha a che fare con schieramenti precostituiti.
TITTI DE SIMONE. Siete solo voi!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Abbiamo detto fin dall'inizio che vogliamo lavorare per scrivere una buona legge. Non voglio riferirmi ad alcuni interventi, anche di grande livello, che ho ascoltato oggi pomeriggio. Non mi riferirò certamente al diritto romano. Eppure, se confronto ciò che sto dicendo con gli argomenti, con gli atteggiamenti e con le reazioni che ho già sperimentato in quest'aula, sento che il richiamo a certi principi viene considerato arcaico da parte di alcuni colleghi. Non faccio riferimento al diritto romano, mi limito a tempi molto più recenti e ad argomenti di cui sono convinto. Comunque la si pensi, credo profondamente nel valore di dire e di ascoltare cose che, altrimenti, non vengono più dette, che venivano dette e che facevano parte di un patrimonio comune, sino a qualche anno fa. È importante che facciamo la fatica di dirle, anche se è scomodo, e di ascoltarle, anche se è scomodo.
Quanto alla prima osservazione, cari colleghi, io so che l'infertilità e la sterilità sono una malattia. Però, non diciamo che la fecondazione eterologa è una questione di tecnica e di tecnicalità. Quando discutiamo dell'utilizzazione di un seme esterno alla coppia, per generare un figlio della coppia, non stiamo parlando di una tecnica. La tecnica ha a che fare con l'impianto. Stiamo parlando di una cosa diversa, di un fatto che ha una rilevanza diversa dall'aspetto tecnico. Stiamo parlando di una scelta che, comunque - si può avere un'opinione o l'altra -, modifica le caratteristiche generative della coppia. C'è un seme esterno che entra per la generazione di un figlio di una coppia. C'è un fatto nuovo. Allora, facciamo la fatica di misurarci con questo fatto nuovo. Non è una modalità, non è una tecnicalità. Chi ha una certa opinione pensa di introdurre alcune limitazioni? Sì. Lo ha già riconosciuto l'onorevole Mussi. Per il solo fatto che stiamo scrivendo una legge, stiamo discutendo di limiti e stiamo intervenendo perché in questo settore, purtroppo - come si è detto -, c'è il far west e non ci sono limiti. Quindi, non deve meravigliare se discutiamo di limiti. Poi, discuteremo di quali limiti. Ma non deve creare scandalo il fatto che stiamo discutendo di una limitazione. Stiamo discutendo di un'interferenza nella libertà della coppia in senso stretto? Io dico: «no». Quando vi è di mezzo un soggetto che, per varie ragioni, non è ancora attore, la legge può intervenire? Deve intervenire? E, intervenendo, determina un'interferenza nella libertà dei soggetti che sono già attori?
Io credo che questo tipo di interferenza da parte della legge sia non illegittima e non inopportuna. Lontano da me qualsiasi atteggiamento di giudizio nei confronti delle coppie che vivono questo dramma, questa sofferenza, e che per risolvere questo dramma e questa sofferenza ricorrono a dei mezzi che possono superare questa difficoltà: ho molto rispetto di tutto ciò e ne ho conoscenza. Tuttavia, vi sono delle scelte che, a mio avviso, non sono sottratte né sottraibili alla responsabilità del legislatore. Nel momento in cui decidiamo, anche al di là delle intenzioni e anche al di là delle percezioni che possiamo avere di questo tema, si modifica di fatto - io lo chiamo così, cari colleghi - il codice etico condiviso. Non credo che lo Stato laico sia uno Stato agnostico. Io sono, come tutti voi, un difensore dei principi fondamentali della Costituzione e questi sono la descrizione di un codice etico condiviso.
TITTI DE SIMONE. Ma da chi?
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Lo Stato non è etico, la Costituzione non impone un'etica, ma fa delle scelte nell'interesse collettivo: i principi fondamentali della nostra Carta sono questo. Possiamo differire nel giudizio e nelle valutazioni? Io
credo che in questo caso si interferisca, ad esempio, sull'articolo 2 della nostra Carta costituzionale: opinioni rispettabili quelle diverse dalla mia; tuttavia, stiamo discutendo di una modifica (per me di questo si tratta) del codice etico condiviso.
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, la prego di concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. In questo codice etico vi è anche il valore del limite. Non mi riferisco al limite delle potenzialità della tecnica, ma al limite nella vita. Cari colleghi, quando ci battiamo contro l'accanimento terapeutico per tenere in vita una persona, interveniamo. Qui, invece, stiamo discutendo di un accanimento terapeutico per dare una vita, per far venire alla luce una persona. Ma è accanimento terapeutico anche nell'altro caso. Allora, discutiamo su quale tipo di accanimento terapeutico si può legiferare e su quale si può consentire.
Guardate, sono convinto che quando il limite comporta anche dei costi soggettivi molto elevati - e io lo so -, se è sostenuto da una solidarietà sociale e da una condivisione sociale, può trasformarsi in opportunità. Noi sappiamo della straordinaria fecondità affettiva che si determina in molte famiglie che fanno i conti, non con delle scelte, ma con delle limitazioni con le quali debbono misurarsi. Quanti casi di sterilità si sono trasformati in occasioni di forme diverse di fecondità affettiva attraverso l'affido e la donazione?
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, ora le devo dire di concludere. Ha superato di tre minuti il tempo a sua disposizione.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Non intervengo su altri punti, signor Presidente. Se mi consente, finisco questo ragionamento.
Quanta di questa straordinaria fecondità affettiva potrebbe essere preclusa dal fatto che oggi noi cerchiamo di togliere ogni limite alla fecondità generativa assistita, che, se portata a forme degenerative, diventa persino surrogata? E come non dubitare che, attraverso questa strada, si possa arrivare anche alla licenza della generazione monogenitoriale?
Vedete, amici e colleghi, a me ha fatto impressione, ad esempio, nel ragionamento di un collega che stimo molto, l'onorevole Mussi, e nella maggior parte degli interventi, che dei problemi del figlio, del bambino, non si sia mai parlato (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Dei diritti a un contesto psicologico sopportabile per il bimbo generato in questo modo, di questi diritti, quando ne parliamo, come li tuteliamo? Due padri? Io forse dubito: posso persino pensare nessun padre.
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, mi eviti di fare due pesi e due misure, la prego di concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Quanti dubbi identitari, quante curiosità esistenziali paralizzanti! Dunque, quanta sofferenza imprevista in questo caso dalla legge!
Vedete, cari colleghi, riusciremo almeno noi parlamentari a farci attraversare da alcuni di questi dubbi, di questi interrogativi e a sopportarli?
Io, se posso dire la mia, in questo dibattito non sopporto i punti esclamativi. Ho ascoltato troppi punti esclamativi in un confronto che non era aperto come avrebbe dovuto essere (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Io invece, per il mio dovere di Presidente pro tempore di questa Assemblea, i punti esclamativi li metto. Pregherei i colleghi di stare nei tempi perché non vi sono oratori di serie A e B. Tutti debbono stare nei tempi che il regolamento assegna a ciascuno: questo è anche un modo di rispettare le argomentazioni degli altri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, come si è visto - lo dico con amarezza - la discussione relativa a questa proposta di legge ben presto - anche attraverso l'intervento del capogruppo della Lega, onorevole Cè -, invece di esprimere i desideri, i diritti delle donne, il bisogno di paternità e di maternità vissuto responsabilmente, ha trattato i diritti del nascituro, del concepito: questo è il quadro, a mio modo di vedere avvilente, che ci viene presentato. Questa discussione riporta indietro culturalmente e allude, oggettivamente, ad una modifica di convinzioni che sono diventate leggi dello Stato italiano e sulle quali la popolazione italiana si è più volte espressa. Secondo me, questo è un argomento che ha molto a che vedere con le leggi sull'aborto e sul divorzio. Attraverso questo dibattito, infatti, in maniera drammatica, si vuole rimettere in discussione la stessa legge sull'aborto.
Da parte dell'onorevole Cè si è parlato del diritto del concepito, del diritto alla vita, alla dignità, alla famiglia. Onorevole Cè, voi avete negato ad un immigrato la ricongiunzione con la propria famiglia, di quale diritto alla famiglia state parlando? Il vostro è un diritto diseguale, non guardate ai diritti delle donne, ai diritti degli uomini e, al contrario, guardate ai diritti di un concepito. La verità è che vi volete prendere una rivincita nei confronti delle leggi sull'aborto e sul divorzio, ma non passerete perché la società italiana è molto in avanti rispetto ad un Parlamento che, su questo tema, esprime reazioni ed orientamenti così retrivi (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
All'onorevole Castagnetti vorrei dire che non condivido per nulla la concezione dello Stato e l'idea che vengono proposte in quest'aula. Onorevole Castagnetti, glielo dico proprio con tanta forza, tensione e passione, non è così, non vi sono due campi ideologicamente contrapposti, con voi che decidete di stare in mezzo e regolamentare - come affermate - il consenso etico condiviso. Che cos'è l'etica condivisa quando nei fatti, in quest'aula, sta avvenendo qualcosa di drammatico dal punto di vista della concezione dello Stato? Ciò non era mai stato messo in pratica ed oggi voi cercate la legittimazione solo attraverso il consenso delle gerarchie ecclesiastiche quando, al contrario, bisognerebbe costruire in altra maniera un consenso democratico. Lo Stato non può impedire a me ed a ciascun cittadino un qualcosa su cui si è consolidato un proprio comportamento, un proprio diritto. La vera intolleranza è quella che nega al soggetto la possibilità di compiere una scelta precisa; in questo momento, gli intolleranti siete voi, poiché noi le vostre scelte le rispettiamo fino in fondo.
Nessuno vi obbliga a scegliere il metodo della fecondazione eterologa, mentre voi state decidendo di infliggere una penale indicibile dal punto di vista della concezione dello Stato. Si tratta di un atteggiamento integralistico che non è possibile accettare (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Noi siamo le vittime di questa concezione di negazione dello Stato di diritto. Non l'avete fatto in cinquant'anni, lo fate oggi in una contesa, nel rapporto con le gerarchie ecclesiastiche, drammatica nella vicenda democratica di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montecchi, a cui ricordo che ha a disposizione solo un minuto di tempo. Ne ha facoltà.
ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, l'onorevole Castagnetti ha posto la questione della fecondazione eterologa che è complessa - non vi è dubbio - sia sul piano del successo tecnico, sia su quello psicologico ed emotivo. Tuttavia, noi stiamo ponendo la questione che la fecondazione di tipo eterologo sia un'eventualità
da esplorare nel nostro paese, non che vi sia un divieto aprioristico.
Nel contesto di tale provvedimento, in merito ad un altro tema delicato sollevato dall'onorevole Castagnetti, vale a dire il rapporto tra la responsabilità individuale e quella collettiva, la responsabilità collettiva si esprime, all'articolo 6, nel consenso informato che risponde ai quesiti posti da Castagnetti nella parte, che noi non condividiamo in larga misura, delle sanzioni e negli articoli 8 e 9 che riguardano la tutela dei diritti di chi nasce. In tale caso, Castagnetti, è stata posta una questione, non da lei, che sottende - a mio parere - elementi di ipocrisia e di integralismo.
Voglio liquidare la facile propaganda dell'onorevole Rosso perché potrei citare l'intervento di ieri dell'onorevole Romani e le risposte che ha fornito l'onorevole Elio Vito. Pertanto, non facciamo facile propaganda! L'ipocrisia e l'integralismo risiedono in un aspetto ricordato dall'onorevole Violante; voi vi applaudite reciprocamente per quanto riguarda il divieto all'eterologa, ma, probabilmente, quei colleghi che applaudono con tanto entusiasmo non hanno mai letto il comma 4 dell'articolo 16 del provvedimento in esame che riguarda l'adozione dell'embrione. Qui stanno l'ipocrisia ed il fanatismo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Montecchi. Ha concluso il suo tempo a disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, colleghi, nel corso degli interventi che mi hanno preceduto si è parlato di logica; sono state, inoltre, svolte alcune affermazioni che vorrei sottolineare, a partire dalle ultime parole dell'onorevole Montecchi che stimo per intelligenza e senso della logica. Perché nel comma 4 dell'articolo 16 si parla di adottabilità? Non per il motivo espresso dall'illustrissimo presidente Violante, vale a dire perché vi è chi vuole far nascere dei bimbi e altri no. Si parla di ciò perché nell'articolo 16, qualora si tratti di embrioni crioconservati, la scelta è tra la ricerca e la possibilità di avere un padre e una madre o finire distrutti, come scientificamente provato, in un cestino; ad esempio gli inglesi ne hanno bruciati centinaia di migliaia (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia)! La scelta non è per il bene assoluto: diamo a questo figlio un padre e una madre; è tra vederlo morto o dargli dei genitori!
Vi sono livelli del giudizio del bene e del male che non sono fuori da quest'aula come non lo è, onorevole Rizzo, un certo ragionamento che mi lascia perplesso. Come si fa ad affermare che è intollerabile la posizione di una parte di questo Parlamento perché impedisce un comportamento consolidato? A parte il fatto che bisognerebbe capire quale sia in Italia un comportamento consolidato e quali tipi di comportamenti ripetuti nel tempo siano da considerare tali. Seguendo questo ragionamento ci sarebbe da ragionare sul significato delle parole «tolleranza» o «intolleranza» per cui, per esempio, la pedofilia potrebbe diventare un comportamento consolidato e, quindi, dovrebbe essere tollerata. L'uso di stupefacenti e l'utilizzo di droga potrebbero essere comportamenti tollerati e considerati importanti, o quanto meno permessi.
In questo Parlamento, da quando esiste un Parlamento nella storia liberale, repubblicana e democratica, non soltanto di questo paese ma anche di altre democrazie occidentali, si danno giudizi. Non si tratta assolutamente di giudizi sui comportamenti, ma certamente si giudica, rispetto ad ogni singolo comportamento delle persone, quale sia il comportamento consono e da valorizzare per il bene civile di una nazione e quale no; tanto è vero che diciamo a quelli che rubano molto, che fanno male a farlo e che devono andare in prigione. Non che, siccome si tratta di un comportamento consolidato, siamo intolleranti perché non glielo consentiamo.
Proprio per richiamarmi allora alla logica che qui è stata ricordata, volevo che
prima di argomentare in altri modi, in una posizione distinta dalla mia, si tornasse ad un minimo di logica, ovvero ad un minimo di considerazione delle conseguenze tra alcune posizioni espresse e ciò che da giorni noi stiamo considerando nel nostro comportamento civile, personale, e nella nostra responsabilità di uomini del Parlamento.
Perché la laicità dello Stato, ha detto bene il presidente Castagnetti, non è nell'impedire qualsiasi limite; così non è nel nostro comportamento, così non è nella storia di ogni potere legislativo, bensì di porre quei limiti che richiamino, per il bene della società, libertà e responsabilità.
Non si può immaginare che si è intolleranti soltanto perché si impedisce a chiunque, sul territorio di una nazione, di fare ciò che piaccia. Questo è un concetto utilitaristico che viene da una scuola lontana, che riguardava Mill, il quale parlava di questa libertà, tra l'altro, non in Inghilterra, ma tra gli inglesi e gli schiavi indiani. Non è possibile che si reggano le sorti di uno Stato in questo modo. Non è possibile, al di là dei punti di vista e delle credenze religiose di ognuno di noi o del fatto che non si abbia alcuna credenza.
Non si può reggere un consesso, non soltanto pubblico-costituzionale, ma anche familiare, associativo o di amici, senza una regola che limiti nel fare ciò che mi pare e piace.
Questa è un'argomentazione che ritengo debba essere sottoposta all'Assemblea per ragioni di logica, di buon senso e per un corretto argomentare le nostre singole convinzioni rispetto ad alcune materie, quali la fecondazione eterologa e quelle relative a molti altri aspetti che esamineremo nel prosieguo dei successivi articoli.
Ci sono altre ragioni che dicono che uno Stato laico si fonda, come ha detto Castagnetti, sui principi condivisi che stanno alla base della convivenza civile, per cui si premiano alcuni comportamenti e se ne limitano altri, non per esprimere un giudizio di merito sul singolo comportamento.
Allora, onorevoli colleghi, anche le battute che ho ascoltato in queste ultime ore sull'incoerenza della vita matrimoniale rispetto all'adulterio, non possono essere battute che riguardano la serietà di argomentazioni che si vogliono sostenere a favore della fecondazione eterologa. Non lo possono essere per ragioni di logica; non lo possono essere perché i comportamenti che io definirei disordinati - ma che ognuno definisce come vuole - non sono mai le regole che stanno alla base dell'ordinamento della coppia o dell'ordinamento civile di una nazione. Mi sono permesso di ricordare questi singoli principi di logica e di ragionevolezza per evitare, a me stesso e ad altri colleghi, di incorrere in alcune affermazioni, le cui conseguenze porterebbero questo Parlamento a dover riconoscere ogni, e più bassa, istintività di ciascun cittadino italiano. (Applausi di deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, mi ero riproposto, nel corso della legislatura, di non intervenire in materie che non attengono alla responsabilità del ruolo che svolgo in questo momento di presidente della Commissione affari esteri. Tuttavia, l'intervento dell'onorevole Giordano mi fa sentire in dovere di intervenire su questo tema.
L'onorevole Giordano si è meravigliato che gran parte dei nostri interventi sia incentrata sul diritto del concepito.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Selva, ma lei sta parlando a titolo personale, perché per il suo gruppo è già intervenuto il collega Giulio Conti. Volevo dirglielo, affinché lei si possa regolare con i tempi.
GUSTAVO SELVA. Quanto tempo ho a disposizione?
PRESIDENTE. Ha un minuto di tempo a partire da adesso.
GUSTAVO SELVA. Ma di quale diritto primario dovrebbero occuparsi coloro che vogliono concepire addirittura in modo eterologo? Di quale altro diritto si dovrebbero occupare? Soltanto della libertà, della licenza di usare qualsiasi metodo, anche quello che non fa riconoscere né il padre né la madre, che non sa affidarsi a quella soluzione, che è una soluzione primaria, dopo il concepimento naturale, per poter godere della bellezza di essere genitori, diciamolo pure, per noi padri che abbiano generato dei figli naturali, vale a dire l'adozione?
Credo che questa sia la soluzione più naturale, la più logica per accoppiare l'appagamento di quel grande bene che è la paternità e la maternità, accompagnandola anche ad un altro grande risultato, che è quello di dare una famiglia a coloro che, altrimenti, famiglia non avrebbero. Ecco la ragione per la quale occuparsi di un concepito che già ha una sua vita, mi sembra sia un diritto fondamentale, di cui possono fare uso anche coloro i quali non hanno la gioia di dare la vita con la procreazione naturale.
Quanto alle gerarchie ecclesiastiche, onorevole Giordano, credo davvero che per la prima volta, almeno da quando io siedo in quest'aula, qui sia risuonato un contrasto di questo genere. Non ho mai visto mettere in dubbio né in pericolo la laicità dello Stato. Non credo che, anche sostenendo un diritto, che è il diritto del concepito, secondo metodi naturali, si arrechi offesa alla laicità dello Stato, ma ritengo si dia, invece, valore a quella grande umanità che credo debba presiedere al nostro diritto e dovere di legislatori (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, sono mosso a questo intervento dalle considerazioni espresse dai colleghi Castagnetti e Volontè. Al primo ha già risposto, per ciò che riguarda il nesso tra le scelte individuali e i poteri della politica, della legge e dello Stato, con grande efficacia, il capogruppo, onorevole Giordano. Io però vorrei sottolineare un aspetto dell'argomentazione di Castagnetti, che rifiuto: quella portata sul piano etico.
Egli ha fissato un paragone, che io ritengo improponibile, non solo in quest'aula, ma sempre e comunque. Egli ha detto: noi non possiamo insistere in un accanimento terapeutico per salvare una vita allo stesso modo con cui non possiamo insistere in una fecondazione eterologa per darla. Collega Castagnetti, questo paragone non ha fondamento etico né nelle concezioni religiose, né nelle concezioni laiche. Stiamo ai fatti e sono i fatti dolorosi di tanta gente che soffre.
Nel primo caso, la non prosecuzione dell'accanimento terapeutico - e non sto parlando di eutanasia, naturalmente - non si attua di fronte ad un disfacimento del corpo, di fronte ad un profondo ed irreversibile buio della mente, di fronte all'orrore di una vita che nega se stessa, le sue caratteristiche e le sue determinazioni. Lo si fa di fronte all'assenza della speranza, ed è giusto, secondo me, farlo.
Nel secondo caso, è giusto fare una fecondazione eterologa, al di là che si conosca il padre o no, perché si dischiude una vita, si apre una speranza, si aprono delle occasioni. C'è una differenza fondamentale: come potete non coglierla?
Ma questo accade anche in altri campi. Si dice: non conosco il padre. Ma lasciamo a quelli che parlano di identità genetica le loro argomentazioni; posso solo compiangerli, perché ho poco da dire dal punto di vista del dialogo. Mi rivolgo, invece, a quell'altra parte che solleva quegli argomenti. Ebbene, vi è chi riceve in dono un organo...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Gianni.
ALFONSO GIANNI. ...e continua a vivere, avendo - per così dire - un debito verso una persona; poi magari non la conosce e non la vuole conoscere, allo
stesso modo con cui un bambino magari non conosce il padre, ma comunque è vivo ed ha la possibilità di costruire una sua vita. Ha possibilità di essere padre, cosciente e consapevole lui stesso. Questa differenza va colta, perché, dal punto di vista etico, è tutta qui la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi, al quale ricordo il rispetto del tempo a sua disposizione (anche se sono stato piuttosto bonario, come al solito, nell'applicare il divieto di continuare). Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Grazie Presidente, cercherò di rispettare i tempi a mia disposizione.
Sono molto interessato alle affermazioni che sono state svolte sul fatto di evitare un confronto tra noi e voi su un argomento di questa delicatezza. È tanto vero che, se l'onorevole Mussolini non avesse trovato in altro modo il sostegno per i suoi emendamenti, li avrei firmati io, contribuendo così (con le firme dei parlamentari) a consentirle di presentarli e lo farò anche in futuro, perché ritengo che il confronto e il dialogo siano importanti.
Allo stesso tempo, vorrei però dire che non favorisce il dialogo paragonare la possibilità dell'uso di una tecnica per procreare, in condizioni che sono già state ben descritte, alla pedofilia. Non capisco cosa ci sia di paragonabile e mi pare francamente un atteggiamento che ci porta fuori strada.
Sempre nella linea del dialogo, vorrei dire che ho sentito altre affermazioni, che hanno parlato di punti esclamativi (ne ha parlato poco fa il collega Castagnetti). Vorrei allora rileggere insieme a voi il comma 3 di cui stiamo ragionando: «è vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo». Tanto è vero che all'articolo 16 si cerca di introdurre delle norme transitorie di fronte ad una pratica già esistente. Allora, questa è la tipica frase che ha, alla fine, il punto esclamativo. È scritto: è vietato. Lo Stato non ha in questo caso il compito di vietare, bensì di regolare e di indicare ciò che non si può fare, consentendo che sulla base di motivazioni etiche, individuali e di coppia, ciascuno decida come utilizzare quelle norme.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Grandi.
ALFIERO GRANDI. Concludo, Presidente. In questo caso lo Stato non farebbe lo Stato, ma svolgerebbe effettivamente un compito che non è suo, cioè quello appunto di vietare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ricordo che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rizzo 4.19, Cima 4.7 e Bolognesi 4.24, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Delbono non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 4. 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.
MARIDA BOLOGNESI. Vorrei intervenire a favore dell'emendamento Lettieri 4.2 non richiamando gli argomenti già illustrati da altri colleghi, ma confutando argomenti offensivi ascoltati in Assemblea. Cercherò di contenere il mio ardore toscano e di rimanere pacata.
Sull'onda di un approccio che trovo integralista ed irrazionale, ho sentito affermazioni
gravi rispetto ad un tema complicato come quello della tecnica eterologa ma sicuramente assimilabile ad una forma di semiadozione dal momento in cui la donazione di un ovocita è divenuta una situazione sempre più frequente. Onorevole Giulio Conti, capisco la sua ossessione maschile del seme, ma sono sempre più frequenti le donazioni a donne che hanno avuto, ad esempio, problemi alle ovaie. Si tratta di un tipo di donazione che permette una gravidanza propria. L'argomento da voi portato, rifiutando questa forma di semiadozione, tradisce ed esplicita una cultura offensiva anche per altre forme di genitorialità.
Essendo una madre adottiva, intervengo anche a difesa delle migliaia e migliaia di coppie di genitori adottivi e di quelle che aspirano ad esserlo e di bambini adottati, a differenza di ciò che ha detto l'onorevole Lusetti (come risulta dal resoconto stenografico), il quale afferma che si possono chiamare padre e madre un uomo ed una donna che siano veramente tali sotto il profilo genetico ed affettivo. Poiché è chiaro che, per un genitore adottivo e per uno che si è sottoposto a fecondazione artificiale, il profilo affettivo sia innegabile, quello genetico fornisce una patente di serie B ai genitori adottivi. Trovo grave che la presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia, onorevole Burani Procaccini, affermi che il diritto all'identità genetica è avere una famiglia, come se le famiglie adottive non fossero tali ed i genitori adottivi non avessero diritto a chiamarsi padre e madre (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Nella Vandea integralista avete perso il lume, la realtà di questa situazione. Sulla stessa linea, l'onorevole Lucchese ha insistito sul tema del diritto naturale, negando la semiadozione della fecondazione eterologa, ma anche l'essere pienamente genitori per le madri ed i padri adottivi.
Credo che questo dibattito sulle modalità di essere genitori, nella società, nel paese e nel mondo, sia ormai scontato. Onorevole Lusetti, anche la Dichiarazione dei diritti del fanciullo afferma un diritto ad avere una famiglia. Allora le famiglie adottive non sono famiglie? Le famiglie adottive, per voi (mi riferisco in particolare all'ultimo intervento dell'onorevole Cè), non sono famiglie. L'onorevole Cè afferma che ciascuno debba «arrangiarsi» nel privato. Si tratta di un altro elemento di cultura, tanto che voi vietate la semiadozione della fecondazione eterologa e poi, non soltanto la ammettete attraverso l'adozione dell'embrione, ma soprattutto nel disconoscimento della paternità, quando ne affermate il divieto, pur sapendo che verrà effettuata all'estero o in clandestinità con gameti maschili o femminili non controllati, ignorando quindi la salute dei bambini che nasceranno con metodi proibiti dalla legge ma, immediatamente dopo, ammessi nello stesso provvedimento.
Io, comunque, credo che dobbiate ripensare a questa cultura. Credo che le migliaia e migliaia di genitori adottivi e quelli che lo vogliono diventare sono, in una scala di valori sportiva, di serie A1 e non di serie C, dove dai vostri interventi dimostrate di volerli relegare. Risulta dal resoconto stenografico, state dicendo queste cose; fermatevi, riflettete e forse troveremo regole ragionevoli che non offendano le famiglie italiane; quelle famiglie italiane che sono composte da genitori naturali, da genitori che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita, da genitori adottivi (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, ho apprezzato molto, anzitutto, la dichiarazione di rispetto del mio capogruppo, l'onorevole Castagnetti, per le diverse sensibilità culturali presenti nel gruppo della Margherita. La procreazione eterologa, prima che in quest'Assemblea, ovviamente, ha suscitato nella società italiana discussioni e polemiche tra le donne, tra gli studiosi, tra i medici, tra i giuristi, tra i teologi e tra le tante associazioni. Non
poteva che essere così. Sono in gioco infatti ruoli, sensibilità, convenzioni morali e religiose, vissuti e desideri profondi delle persone, delle donne e delle coppie.
MARIO LETTIERI. Non è solo in gioco la laicità dello Stato, ma la vita privata dei singoli, di tante coppie. La complessità del tema è tale da richiedere ad ognuno di noi una onesta e libera scelta, senza integralismi né vincoli di appartenenza, e credo che nessuno di noi abbia il diritto di negare a coloro che volessero fare ricorso alla procreazione eterologa questo diritto. Credo che sarebbe un atto di arroganza e di prepotenza da parte nostra.
Vorrei ricordare che ben il 15 o il 18 per cento delle coppie soffre di queste malattie: la sterilità e l'infertilità. Sono convinto che esista anzitutto una titolarità innegabile delle coppie, ed in particolare delle donne, sulla questione della nascita e della riproduzione. Il desiderio di maternità è quindi soprattutto legato ad una libera scelta delle donne. Perché negarla a chi liberamente voglia compierla? In tutti i paesi dell'Unione europea la procreazione eterologa è consentita; vietarla in Italia significherebbe spingere centinaia di migliaia di donne e di coppie sterili italiane verso altri paesi dove essa è legale. Questa sì che sarebbe una grande ipocrisia che favorirebbe soltanto le coppie benestanti, punendo, invece, ancora una volta, coloro che non hanno i mezzi materiali per ricorrere a queste tecniche.
Oggi, anche in Italia si può effettuarla. Non si tratta di incentivarla, si tratta di regolamentarla, di riconoscerne il diritto. Oggi è possibile quindi dare a queste coppie la possibilità di soddisfare il desiderio di maternità e di paternità e, a proposito di questo desiderio, vorrei dire che il mio emendamento non è lassista, ma mira, con regole, modalità e limiti precisi, a consentire l'esercizio di questo diritto. Ecco perché, colleghi, io chiedo di votare con tutta serenità, senza remore di natura religiosa, che io comunque rispetto. Pensate alla sacra famiglia. Sia chiaro, nessun intento blasfemo da parte mia.
Mi auguro, quindi, che il mio emendamento venga accolto e che nessuno in quest'Assemblea abbia la pretesa di imporre un solo modello di affettività materna, di coppia e genitoriale. Sarebbe, a mio avviso, un fatto molto grave, e per il Parlamento sarebbe una pagina buia (Applausi di deputati della Margherita, DL-l'Ulivo e dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per replicare ad una affermazione della collega Bolognesi che assolutamente non condivido e che rischia di ingenerare parecchi equivoci. A prescindere dalla rispettabilità del suo intervento, credo che il paragone fatto, anzi l'equiparazione, tra l'adozione e l'inseminazione, non regga assolutamente. Riflettevo prima, insieme alla collega Burani, e, giustamente, dicevamo che un conto è l'adozione, che pone rimedio ad uno stato di abbandono del bambino, che è un atto di generosità con implicazioni facilmente intuibili e che, ovviamente, merita il consenso ed il plauso di tutta la società. A tale atto di generosità, che i genitori pongono in essere, tutti, credo, tributiamo il giusto riconoscimento e, in questo caso, il diritto di un padre e di una madre è incontestabile; sono veri padri e vere madri. Qui, invece, parliamo di inseminazione, di fecondazione; qui ci sono due persone che non pongono rimedio allo stato di abbandono di un bambino ma che cercano un bambino, con implicazioni e conseguenze completamente diverse dallo situazione che ho citato prima.
Credo non sia una cosa seria contestare un articolo come l'articolo 4, rilasciando affermazioni sulla base di presupposti che non reggono e attaccare colleghi sulla base dei medesimi presupposti. Ciò tende ad equiparare due fenomeni completamente
diversi ed a generare, cosa che non può esistere, accuse o sottovalutazione del ruolo dei genitori nell'adozione che invece tutti noi consideriamo altamente stimabile ed apprezzabile e, lo ripeto, nulla ha a che fare con l'articolo 4.
Allora, non creiamo confusione, misuriamo i due aspetti secondo le loro logiche e cerchiamo di evitare identificazioni che, assolutamente, non reggono un confronto serio ed una riflessione seria quale compete a quest'Assemblea parlamentare (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 4.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 403
Astenuti 9
Maggioranza 202
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 252).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 4.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.
Vi prego, colleghi, di limitarvi un po'.
BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale.
Ringrazio l'onorevole Bimbi per aver presentato questo emendamento al quale darò voto favorevole. Non userò punti esclamativi ma solo qualche punto interrogativo per un minuto.
L'onorevole Castagnetti ha parlato di Stato non agnostico che mette in pratica un codice etico condiviso. Vorrei soltanto porre alcune domande: condiviso da chi? Dal paese o da una maggioranza parlamentare? Siamo certi che queste due entità coincidano? Condiviso dall'Europa che è la nostra nuova comunità? Insomma quale comunità deve condividere questo codice? Forse la comunità dei credenti, che può arrogarsi il diritto di imporre a tutti gli altri una verità di fede, ma questa non mi pare sia una condivisione.
Oggi, Rita Levi Montalcini, che non è l'ultima della comunità scientifica, afferma che l'embrione non è una persona. Qui, invece, ieri, si è imposto il concetto del diritto del concepito assegnando ad un organismo di poche cellule una personalità giuridica. Ora si parla di fecondazione eterologa che per molte coppie è l'unico modo per avere, non dico la certezza, ma almeno la speranza di avere un bambino. La speranza della felicità mi sembra un bel diritto. Ma noi sappiamo cosa significa per una donna la privazione della maternità? Questa è un'altra cosa che desidero chiedervi, colleghi. Sappiamo cosa vuol dire guardare con tormento i bambini degli altri? Guardare con invidia le pance degli altri? E sentirsi in colpa perché, magari, non si riesce a gioire della gravidanza di un'amica o addirittura di una sorella. E se non lo sappiamo, con quale insopportabile arroganza usiamo il nostro potere di legislatori per impedire questa opportunità? In nome di un timore che non ha nulla di scientifico, nulla di oggettivo, ovvero quello di mettere al mondo un bambino che avrà dei problemi (ma chi non ne ha nel genere umano?), vogliamo impedire ad una donna questa opportunità. Decretiamo per legge l'infelicità di questa donna. Ripensiamoci colleghi (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Bianco. Ne ha facoltà.
ENZO BIANCO. Signor Presidente, desidero rivolgermi ai colleghi che nel corso delle votazioni precedenti hanno avuto alcuni dubbi, rimanendo fino all'ultimo indecisi sulla tesi alla quale - tra quelle
sostenute - dare prevalenza. L'emendamento che ho presentato insieme alla collega Bimbi si limita a prevedere la possibilità che sia autorizzata o consentita la fecondazione eterologa soltanto in due casi specifici e ben circostanziati: quando non sia altrimenti possibile ottenere la fecondazione con i gameti della coppia richiedente oppure solo nel caso di gravi malattie individuate da un'apposita commissione. Credo che i colleghi che poco fa hanno avuto dei dubbi, di fronte ad una possibilità così circostanziata e limitata, potranno sostenere questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 4.21, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 415
Astenuti 6
Maggioranza 208
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 264).
Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Bottino e Fanfani non hanno funzionato e che il collega Burtone ha espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mussolini 4.1 (Nuova formulazione) e Moroni 4.5 (Nuova formulazione).
Avverto che è stata chiesta dal gruppo misto la votazione per parti separate di tali identici emendamenti. Sulla prima parte è stata avanzata altresì la richiesta di voto segreto. La richiesta è ammissibile, trattandosi di materia riferibile ai principi costituzionali di tutela della famiglia e del rapporto di filiazione. Ricorre quindi uno dei casi previsti dall'articolo 49 del regolamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale (non voglio assolutamente rubare tempo alla discussione). Le ragioni del mio dissenso rispetto alla fecondazione eterologa le ho già spiegate questa mattina. Purtroppo la collega Bolognesi non le ha comprese molto bene. Personalmente, sono assolutamente favorevole al regime delle adozioni. Ciò l'ho dimostrato sul piano politico e parlamentare presentando, in passate legislature, proposte di legge per l'innalzamento dell'età rispetto alla quale era possibile l'adozione o l'affido di bambini. Vorrei inoltre ricordare alla collega Bolognesi - che purtroppo non vedo ora in aula - che per motivare la mia posizione sono costretto a citare un'esperienza personale: infatti, fino a qualche anno fa, ho avuto in affido tre bambini che venivano dalla Bosnia Erzegovina, e poiché credo che in questi casi valga anche l'esperienza personale, vorrei sottolineare come su questo piano l'interpretazione che l'onorevole Bolognesi ha dato dell'intervento che ho svolto questa mattina sia assolutamente errata e, per questo, da me non condivisa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il mio voto contrario e credo anche quello di gran parte dei deputati di Alleanza nazionale sugli identici emendamenti presentati dalla collega Mussolini e dalla collega Moroni in relazione all'introduzione, in questa diversa forma, della possibilità di ricorrere alla procreazione eterologa. I colleghi Mancuso, Castellani e Conti hanno già ampiamente spiegato i motivi per i quali siamo contrari a questo tipo di tecnica, ma un argomento che forse non è
stato ancora indicato è quello dell'invocazione e dell'appello alla prudenza. Non c'è dubbio che questo tipo di tecnica non costituisca una forma curativa, ma un rimedio che viene posto a situazioni non diversamente affrontabili; se questo è, come effettivamente è in relazione alla procreazione assistita, dobbiamo cercare di mantenerci quanto meno possibile distanti dalla procreazione naturale. È evidente, oltre che per le ragioni indicate dal collega Cè, che la procreazione eterologa prevede una dissociazione tra la realtà biologica e quella fattuale che si auspicherebbe in relazione ai genitori, creando, oltre a quanto già si diceva, potenzialità negative molto elevate in ordine alle conseguenze psicologiche per il nascituro o il procreato. Non c'è d'altra parte ragione per introdurre, con questo emendamento forse peggiorativo rispetto a quelli precedentemente esaminati, una delega in favore di una commissione che dovrebbe decidere circa l'autorizzazione al ricorso di tecniche di tipo eterologo, visto che di tale commissione non si conosce bene né la composizione (da chi sarebbe composta?) né i criteri in base ai quali dovrà agire.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Leggi l'emendamento!
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Ritengo pertanto che sia ancor più negativo il fatto di voler delegare, come si propone in tali emendamenti, una tale scelta ad un'entità estranea, che non sarebbe né la donna né tanto meno la famiglia.
È forse banale sottolineare come l'attività legislativa, per sua natura, ponga limiti alla libertà dell'uomo, in senso teorico assolutamente illimitata. Tali limiti vengono posti proprio per consentire che, all'interno degli stessi, ciascuno possa esercitare la propria libertà senza danneggiare quella altrui.
Infine, credo si debba stigmatizzare l'utilizzo di un'argomentazione che ricorre spesso in quest'aula e che fa riferimento al fatto che molti altri paesi prevederebbero e prevedono la procreazione eterologa. Ebbene, credo che non ci si possa limitare ad indicare questa situazione, al di là di tutte le particolarità che le singole legislazioni prevedono in proposito, perché altrimenti sarebbe come invocare la presenza di norme in altri ordinamenti, soltanto per giustificare l'introduzione di norme simili nel nostro. Insomma, paradossalmente, sarebbe un po' come invocare l'introduzione o l'abolizione della bigamia, perché in alcuni paesi essa è consentita. Allora, ciò che non è giusto o non è buono non diventa automaticamente giusto e buono perché è consentito in altri paesi. Pertanto, il mio voto rispetto a questi emendamenti sarà contrario.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi chiedo di contenere un po' i tempi e mi rivolgo soprattutto ai gruppi che li hanno esauriti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Savo. Ne ha facoltà.
BENITO SAVO. Signor Presidente, il tema è delicatissimo e prendo la parola per dare il mio apporto costruttivo come medico, padre di famiglia, cattolico e tollerante (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo). Cari colleghi, le donne e gli uomini di questo paese devono essere liberi di avere un figlio, anche attraverso la procreazione assistita, omologa o eterologa, in rapporto alle condizioni fisiche, culturali e di credo, ma soprattutto secondo la propria coscienza.
Questa mattina si è fatto riferimento allo Stato e alla famiglia. Lo Stato deve garantire solo il diritto alla salute della coppia, del singolo e, soprattutto, del concepito, prima e dopo la nascita. Compito dello Stato è ricercare tecniche meno invasive, che non mettano in pericolo la vita del genitore e del nascituro. La famiglia nell'ottocento era patriarcale, nel novecento si è ridotta a padri e figli, nel nostro secolo, il ventunesimo, essa può anche essere costituita da una madre e un figlio o da un padre e un figlio. Infatti, il
processo educativo ed evolutivo di un figlio non è direttamente proporzionale al numero dei componenti della famiglia e lo Stato non può codificare profondamente sul tema insieme a quanti non hanno figli per scelta di vita.
Colleghi, la famiglia equilibrata e normale non sempre, purtroppo, è reale. La famiglia di Beethoven era equilibrata e normale? La famiglia di Leopardi era equilibrata e normale? La famiglia del cattolico Manzoni era equilibrata e normale? È certo, però, colleghi, che l'arte l'hanno partorita, al di fuori dell'etica dello Stato e della normalità della famiglia che pretendiamo per la procreazione assistita (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani e di deputati dei gruppi di Forza Italia e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.
AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, interverrò molto sinteticamente. Questi emendamenti sono un ulteriore tentativo di mediazione (come, del resto, lo era il mio precedente), per dare una soluzione realistica e prudente (perché la prudenza in queste materie è d'obbligo) e per fornire una risposta a quelle coppie per le quali questa tecnica rappresenta l'unica possibilità e l'unica speranza di poter mettere al mondo un figlio.
Credo che noi dobbiamo dare questa opportunità e la proposta che ci viene da questi emendamenti mette insieme rigore, selettività, ma anche apertura verso queste tecniche. Se non accogliamo questo tipo di emendamenti e persistiamo in una posizione di netta chiusura determineremo una grande ingiustizia: l'ingiustizia di quelle persone che potranno rivolgersi a centri esteri pagando rispetto a quelle che non avranno questa possibilità. Ciò anche perché, a differenza di quello che voi sostenete, questa legge ammette la fecondazione eterologa: l'articolo 9, commi 1 e 2, consente alle coppie che vanno all'estero ad effettuare queste tecniche di tornare in Italia e registrare il figlio a parità di condizioni con quelle che hanno utilizzato le tecniche di fecondazione omologa. Non vi è alcuna limitazione, alcuna sanzione.
In sostanza, voi escludete che queste tecniche si possano sviluppare all'interno del nostro paese - dove potremmo controllare il fenomeno e, attraverso le commissioni, potremmo verificare, selezionare e garantire che non vi siano accanimenti e speculazioni - e, consentite, invece, che si possa completare, con tutti gli effetti giuridici, il percorso di una coppia che va in Francia o in Svizzera, effettua la tecnica, poi torna in Italia e la legge gli concede una sanatoria.
Credo che tutto questo sia, uso una parola un po' pesante, ipocrita e, soprattutto, costituisca una grave ingiustizia per quelle coppie che non hanno queste possibilità finanziarie e dovranno rinunciare alla possibilità di avere un figlio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, è vero che questa è la tecnica della riduzione del danno che ha fatto inquietare tanti colleghi che la propongono, ma faccio presente solo due aspetti nel merito di questo emendamento. In primo luogo, a chi dovrebbe accedere alle tecniche eterologhe addirittura viene chiesto che sia accertato che la coppia non coniugata conviva in modo stabile da non meno di tre anni, quando il testo in esame prevede semplicemente che le coppie debbono essere conviventi: dunque, chiediamo un'ulteriore corsa ad ostacoli. Inoltre, si stabilisce che il figlio, per sapere chi è il padre, questa volta - e la complicazione era già proposta dall'emendamento dell'onorevole Battaglia - si rivolga all'autorità giudiziaria che dovrà valutare se abbia diritto o meno a conoscere il proprio padre genetico. Credo sia veramente il caso di dire che la toppa è peggiore del buco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare la condivisione di questi emendamenti sotto un profilo legislativo, giuridico e di corretta legalità nella formazione di una legge dello Stato.
Credo sia innegabile che con questi emendamenti, purtroppo ne sono stati respinti altri, si consentirebbe, almeno in via residuale, di salvare l'esercizio di un diritto. Onorevoli colleghi, nel rivolgermi in particolare a coloro che seguono anche con attenzione normativa e legislativa questo tipo di legislazione vorrei ricordare che il bilancio di questa legge sta diventando sempre più chiaro. Si sono compiuti lavori di ingegneria legislativa, etica, storica e letteraria per stabilire il diritto di chi non esiste. Si sta facendo un lavoro veramente ai limiti della anticostituzionalità per bloccare i diritti di chi esiste, il diritto di chi vuole esercitare la famiglia, di chi vuole esercitare la coppia, di chi vuole esercitare la maternità.
Questo è il bilancio, è innegabile, e somiglia al tipo di legislazione un po' doppia che si preoccupa molto di conservare il pretesto di grandi principi e poco di tutelare le garanzie vere di libertà e di esercizio dei diritti delle categorie che soccombono. Soccombono solamente, come stanno soccombendo in quest'aula, nei confronti di pretesti culturali.
PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi, la prego di avviarsi alla conclusione.
VINCENZO SINISCALCHI. Un attimo soltanto per concludere, signor Presidente. Io non sono mai intemperante nei confronti del tempo dei poveri, cioè vorrei dire quod superest date pauperibus.
Vorrei concludere su un invito convinto, anche nei confronti dei cattolici democratici, a tener conto che, forse, adesso è tempo di consentire - attraverso le garanzie proposte dagli identici emendamenti Mussolini 4.1 (Nuova formulazione) e Moroni 4.5 (Nuova formulazione) - al superamento della riserva esclusivamente di carattere etico e pervenire, finalmente, a un porto di corretta applicazione della legge eguale per tutti (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, finora ho evitato di parlare nel merito della proposta di legge in esame e vorrei farlo brevemente adesso su questo punto specifico. Ho chiesto lo scrutinio segreto e la votazione per parti separate su emendamenti che non sono miei o nostri. Si tratta degli identici emendamenti Mussolini 4.1 (Nuova formulazione) e Moroni 4.5 (Nuova formulazione). Vorrei leggere il testo su cui chiedevo di votare per parti separate e con voto segreto perché è bene che i colleghi dell'Assemblea sappiano cosa rechi: «Il ricorso a tecniche di fecondazione medicalmente assistita di tipo eterologo non è ammesso tranne nei casi autorizzati dalla commissione nazionale per la procreazione assistita».
Ho proposto di votare per parti separate perché la parola «conseguentemente» introduce l'articolo 7-bis (Norme sulla fecondazione eterologa), su cui se l'Assemblea decidesse, come mi auguro, di esprimere la propria approvazione rispetto alla prima parte - quella che ho letto poco fa -, eventualmente, se ci fossero delle proposte al riguardo, si potrebbe anche perfezionare o modificare il testo dell'articolo aggiuntivo 7-bis, che a me pare, comunque, condivisibile.
Signor Presidente, credo che molti colleghi abbiano già avuto modo di leggere - perché si parla molto in astratto ma vorrei che facessimo riferimento anche alle esperienze concrete - la terza pagina del Corriere della Sera di oggi. Sotto la rubrica «La storia» c'è una testimonianza intitolata: «Io mamma grazie ad una donatrice».
Vorrei leggere solo alcune parole: «Il dottore fu diretto: spiegò che alcune decisioni le prende il medico, ma poi sarebbe toccato a noi scegliere chi, fra me e mio marito, avrebbe dovuto rinunciare al desiderio di tramandare il proprio DNA al bimbo che cercavamo da anni. Le possibilità erano due: utilizzare spermatozoi di un donatore oppure ovociti di una donatrice. (...) Paola imboccò la seconda via: a 38 anni disse sì ad un tentativo di ovulodonazione, che consiste nell'accettare un ovulo da una donna fertile, accettare che venga fecondato con il seme del coniuge e portarlo in grembo per nove mesi, pregando il cielo di arrivarci, al nono mese. Quel colloquio ci spinse ad una decisione che, vista con la felicità del meraviglioso bambino che ne è nato, nessuno ha mai rimpianto. (...) Perché Paola vuole riprovarci per il secondo figlio. Che alternative avevamo? - chiede - Non si sceglie un compagno o una compagna in base alla sua fertilità e qualche volta l'unico elemento che manca per realizzare una famiglia è proprio questo. Se la legge vieterà la fecondazione eterologa faremo come tutti gli altri, andremo all'estero».
Questa è una testimonianza di chi ha già fatto nel nostro paese l'esperienza lecitamente, alla luce del sole e ne parla. Credo che noi, come legislatori, abbiamo il dovere - sono un credente ma ritengo che sia giusto affermare ciò sul piano della laicità dello Stato di diritto - di regolare questa materia e di impedire che Paola o tante altre Paole, se dovessimo obiettare in modo assoluto, debbano andare all'estero come succedeva in passato con l'interruzione della gravidanza; oppure che Paola o tante altre Paole o Marie e via dicendo debbano immergersi nuovamente nella clandestinità perché quello che oggi hanno potuto fare alla luce del sole e ricordare sulla terza pagina del principale quotidiano del nostro paese con parole che mi hanno commosso nel leggerle, invece domani debbano rifarlo, o qualcun altro al loro posto, nella clandestinità, addirittura rischiando sanzioni penali.
Colleghi, non abbiamo il diritto di fare ciò e per questo mi pare che sia giusto esprimere un voto favorevole all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo, di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e del deputato Mussolini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.
BOBO CRAXI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento che abbiamo, presentato a firma della collega Moroni, sottoscritto dall'onorevole Milioto e identico a quello presentato dall'onorevole Mussolini, cui va il mio personale plauso per la sua forza libertaria, potrebbe benissimo chiamarsi «l'emendamento Sirchia».
Infatti, gli amanuensi pratici di tale emendamento fanno parte di un gruppo di esperti del Ministero della salute. Tanto è vero che, se dalla pagina 3 del Corriere della Sera si torna alla pagina 2, si può notare che il ministro Sirchia, a proposito della possibilità di prevedere un'authority, afferma che si tratta di una buona via di uscita, di un compromesso, aggiungendo di non aver dubbi sul fatto che il Parlamento ne terrà conto. Queste sono le parole del ministro della salute.
MAURA COSSUTTA. Sarà il primo ministro «silurato» nel rimpasto!
BOBO CRAXI. È vero che il Governo ha mantenuto la posizione di equilibrio - anche se così non è sembrato dalle parole del ministro Pisanu -, tuttavia occorre tener conto di ciò che ha espressamente affermato il ministro della salute.
Per questa ragione vi chiedo di concentrarvi su questo nostro emendamento e di esprimervi con tutto il senso di giustizia e di coscienza di cui è capace questo Parlamento. Infatti, è inutile essere ipocriti: siamo divisi, esiste una divisione che, tuttavia, non possiamo riprodurre nel nostro paese. Inoltre, proprio nel nome della laicità - di cui hanno parlato anche i
colleghi Villetti e Spini -, non possiamo non garantire il massimo di espressione di laicità dello Stato, assicurando ciò che, oggi, non solo l'Italia ma anche altri paesi garantiscono, come è avvenuto persino nella cattolicissima Spagna, verso la quale credo si dirigeranno molti italiani, qualora il Parlamento negasse la possibilità di riprodurre attraverso la fecondazione eterologa.
Voglio concludere dicendo, affinché rimanga agli atti che, a mio avviso, la minoranza di questo Parlamento ha svolto una battaglia politica e civile di cui molti italiani ci saranno grati. E, qualora questa battaglia non raggiungesse il suo risultato, ritengo debba essere compito della minoranza di questo Parlamento quello di trasportare questa nostra lotta civile nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI, di deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Verdi-l'Ulivo, di Forza Italia e del deputato Mussolini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà.
ALFREDO BIONDI. Intervengo anche per sottoscrivere l'emendamento presentato dalla collega Moroni. Lo faccio non solo per la libertà di coscienza che ci è concessa e che, del resto, sono solito prendermi anche da solo, ma in quanto ritengo che su certe questioni occorra avere il coraggio, della misura e nella misura, delle proprie opinioni.
Ritengo si debba affermare con sincerità che, in ciò, dobbiamo trovare un minimo riferimento ai problemi che sono stati evidenziati. E devo dire di aver ascoltato un bel dibattito (qualche volta meno) caratterizzato da diverse modulazioni e opinioni.
Ho, dunque, ritenuto mio dovere esplicitare la volontà di aggiungere la mia firma a quelle dei colleghi, soprattutto a seguito delle dichiarazioni rese dal collega Craxi. Infatti, il voto segreto non deve costituire un voto di ipocrisia, ma un voto di libertà di coscienza (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghedini. Ne ha facoltà.
NICCOLÒ GHEDINI. Signor Presidente, mi associo completamente a quanto testè prospettato dall'onorevole Biondi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, anch'io intervengo per chiedere l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento Moroni 4.5 (Nuova formulazione).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte degli identici emendamenti Mussolini 4.1 (Nuova formulazione) e Moroni 4.5 (Nuova formulazione), da: «Il ricorso a tecniche» a «procreazione assistita», non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 434
Astenuti 4
Maggioranza 218
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 221).
Avverto che è preclusa la votazione sull'ulteriore parte degli identici emendamenti Mussolini 4.1 (Nuova formulazione) e Moroni 4.5 (Nuova formulazione).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 426
Astenuti 11
Maggioranza 214
Hanno votato sì 276
Hanno votato no 150).
Prendo atto che l'onorevole Valpiana ha commesso un errore nell'espressione del voto.
Prendo altresì atto che gli onorevoli Giulio Conti, Lucà e Lucidi hanno commesso un errore nell'espressione del voto e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, avevamo chiesto la votazione a scrutinio segreto sull'articolo 4.
PRESIDENTE. No, sul successivo. Gli uffici non hanno registrato tale richiesta. Ho concesso la votazione a scrutinio segreto fino a questo momento; non avrei motivo di fare una cosa diversa.
Comunque, scusate, onorevoli colleghi. Visto che votazioni a scrutinio segreto sono state concesse in abbondanza - ce ne sono state su questo provvedimento -, per favore, segnalate la richiesta in tempo, per evitare equivoci che si possono verificare anche in buona fede, da parte di tutti. Mi riferisco anche agli uffici, perché in questo caso non mi è stato segnalato.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'articolo 4, recante il divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, risultano preclusi i seguenti emendamenti e articoli aggiuntivi, in quanto contrastanti con il divieto suddetto: Bimbi 5.4; testo alternativo all'articolo 6 del relatore di minoranza, onorevole Cima, al comma 2, limitatamente alla parte da «fermo restando» fino alla fine del comma; Moroni 7.2, limitatamente alle parole: «nonché delle procedure autorizzative nel caso di tecniche di fecondazione medicalmente assistita di tipo eterologo»; Bolognesi 7.03, concernente la donazione di gameti, fatta eccezione per le lettere d) ed e) del comma 5 dell'articolo 7-ter; Mussolini 8.2, limitatamente al comma 4; Moroni 8.3, limitatamente al comma 4; Cima 8.01, 8.02, 8.03 e 8.04, concernenti la cessione di materiale genetico; testo alternativo all'articolo 10 del relatore di minoranza, onorevole Valpiana, con esclusione del comma 6; Maura Cossutta 11.01; Maura Cossutta 11.02, fatta eccezione per le lettere e) ed f) del comma 2; Maura Cossutta 11.03, limitatamente, al comma 1, alle lettere b) e d) e, alla lettera e), alle espressioni «o la donazione» e «o la donazione effettuata a favore di un soggetto la cui identità sia nota al donatore»; Maura Cossutta 11.06, limitatamente, al comma 1, alla lettera a), relativamente all'espressione «nonché dei soggetti donatori alle lettere b) ed e), alla lettera f), relativamente alle parole «o la donazione» e, nella parte conseguenziale, ai richiami alle lettere b) ed e); Maura Cossutta 11.05 limitatamente, alle lettere a), c) e d), relativamente alle parole «o la donazione»; Bolognesi 14.02 e Maura Cossutta 14.01, limitatamente al comma 3.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e, per qualche verso, anche per un richiamo al regolamento. Il fatto che continuiamo a lavorare senza conoscere gli orari di inizio e di conclusione delle sedute sta causando notevoli difficoltà nell'organizzazione della vita parlamentare. Signor Presidente, me lo deve consentire. Vale per questa sera, ma è una questione che vale per sempre. Le Commissioni cominciano a fare lo stesso: non si sa quando si riuniscono o quando si sconvocano; cominciano a dif
fondersi convocazioni strane: per esempio, un quarto d'ora dopo la conclusione dei lavori dell'Assemblea. Effettivamente, si sta determinando una condizione di invivibilità dei lavori parlamentari.
Signor Presidente, non intervengo per limitare i tempi di lavoro; intervengo perché si dicano con chiarezza quali sono gli orari del lavoro parlamentare. Possibilmente, le chiedo se possiamo sostituire nelle convocazioni la dizione a.m. e p.m. mettendo degli orari, in modo tale che tutti i colleghi possono utilizzare gli intervalli di mezzogiorno e le sere per organizzare anche la loro vita parlamentare, che non è fatta soltanto di voti come in un «votificio»: questo ci è letteralmente impedito, non solo per gli orari di lavoro, ma anche perché non sappiamo quando è possibile dare un appuntamento o ricevere una persona.
Quindi, signor Presidente, anche ai sensi dell'articolo 26 del regolamento, che è una previsione esplicita, la pregherei proprio di fissare l'orario delle sedute, di dirci stasera quali sono gli orari di chiusura e poi, per cortesia, le chiedo se da oggi è possibile avere sempre gli orari di inizio e di chiusura delle sedute (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, l'articolo 26 del regolamento prevede l'orario di inizio della seduta. Per quanto riguarda il suo richiamo, sul piano generale io lo condivido ed ho avuto già modo di dirlo non solo a lei, perché l'onorevole Violante, in un colloquio che ho avuto con lui questa settimana, mi ha posto lo stesso problema di certezza dei tempi in riferimento ai lavori delle Commissioni. Quindi, credo che sia un problema reale. Nel caso specifico, se esiste una previsione di calendario costruita sul contingentamento dei tempi ed il Presidente viene sollecitato a concedere l'ampliamento dei tempi e questo non basta perché si vuole un ulteriore ampliamento dei tempi rispetto a quelli che il Presidente concede, non le posso rispondere se questa sera la seduta finirà alle 20, alle 20,30 oppure alle 21.
ANTONIO BOCCIA. Cosa c'entra?
PRESIDENTE. Questo c'entra e come!
ANTONIO BOCCIA. Presidente, ci deve dire l'orario!
PRESIDENTE. Infatti, stasera è prevista la seduta notturna e io penso che si possa fare la seduta notturna. Tuttavia, adesso non rispondo alla sua domanda - che ha legittimità, sia ben chiaro - ma credo che il buonsenso che anima il Presidente - che non è scritto nel regolamento, ma attiene, appunto, al buonsenso - sia compreso da tutti coloro che lo vogliono capire.
Sto cercando di condurre ordinatamente il dibattito consentendo a tutti di parlare. Se fossi fiscale, le direi - ma non glielo dico - che questa sera finiremo alle 21, dopodiché, seguendo quanto previsto nel calendario dei lavori per domani, l'esame del provvedimento terminerà alle ore 12 perché non ci saranno più tempi a disposizione. Ma non lo faccio, perché farei una cosa corretta dal punto di vista regolamentare, ma stupida sotto il profilo della corretta dinamica dei lavori di quest'aula che io voglio rispettare, e mi sembra che ciò sia molto chiaro.
Pertanto, scusate colleghi, vi chiedo di agevolarmi, non personalmente, ma come Presidenza, affinché l'andamento dei lavori sia costruttivo, come peraltro è stato fino ad ora da parte di tutti. Allora, andiamo avanti anche con un minimo rispetto della tempistica che la Presidenza ha dato, altrimenti, francamente, non so come rispondere.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, volevo darle atto del modo in cui sta conducendo i lavori e la ringraziamo per i tempi concessi.
D'altra parte, signor Presidente, come lei ben vede, questo è un tema di grande intensità e stiamo intervenendo tutti, maggioranza ed opposizione. Quindi, non c'è
nulla di ostruzionistico, se non la tensione legata al tema: tutti stanno intervenendo.
In ogni caso, volevo dire che la domanda del collega Boccia credo riguardasse questo aspetto: sapere a che ora si chiude la seduta aiuta complessivamente lavori. Capisco quanto lei dice, e lo condivido profondamente, ma se, magari, a partire dalla prossima settimana o quando sarà, si potrà fissare l'inizio e il termine dei lavori dell'Assemblea, questo ci aiuterebbe complessivamente a lavorare meglio ed anche a tener conto, con maggiore rigore, dei tempi che lei ci assegna. Volevo dirle questo, signor Presidente, e in ogni caso valuteremo a un certo momento della serata se precisare...
PRESIDENTE. Onorevole Violante, è chiaro: non penso che a mezzanotte saremo qui a votare!
LUCIANO VIOLANTE. Questo anche indipendentemente dalla sua volontà...
PRESIDENTE. Sì, onorevole Violante.
Comunque, cerchiamo di evitare di continuare questa discussione. Andiamo avanti cercando di portare l'esame del provvedimento ad un livello accettabile sotto il profilo della tempistica.
BOBO CRAXI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOBO CRAXI. Signor Presidente, intervengo affinché rimanga agli atti questa mia osservazione. Vorrei parlare del voto segreto attraverso il quale è stato respinto per cinque od otto voti - quanti sono - l'emendamento. Naturalmente, come ho detto, il voto è segreto, quindi non posso immaginare da che parte avrebbe pesato il pendolo, tuttavia vi sono stati alcuni colleghi che hanno votato per conto di altri. Volevo far presente questo affinché lo sappiano anche gli italiani che ci ascoltano...
PRESIDENTE. Onorevole Craxi, questo lo doveva rilevare prima.
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