Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 156 dell'11/6/2002
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La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 47)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Valpiana 1.7 e Rizzo 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.


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LUCIANO VIOLANTE. La ringrazio, signor Presidente. Affrontiamo una materia nella quale occorre uno speciale esercizio di prudenza da parte di tutti noi. È emerso anche dagli interventi di alcuni colleghi che hanno parlato stamani...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto e di prestare attenzione. Onorevole Violante, la prego di avere pazienza.

LUCIANO VIOLANTE. Prego, faccia pure, signor Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio. Onorevole Paolo Russo... Prego, onorevole Violante.

LUCIANO VIOLANTE. Come dicevo, affrontiamo una materia nella quale occorre uno speciale esercizio di prudenza da parte di tutti noi ed è emerso anche nell'intervento di alcuni colleghi che hanno parlato stamani. La procreazione assistita si colloca al confine tra la scienza e la morale, fra il diritto e il mercato, fra l'etica del desiderio e l'etica della responsabilità, fra la condizione delle generazioni presenti e la condizione delle generazioni future. Su ciascuno di questi confini esistono convinzioni politiche, religiose, morali che sono, almeno in parte, non negoziabili, perciò il confronto è difficile.
Oggi, in quest'aula, signor Presidente, colleghi, la politica è chiamata a valorizzare i suoi pregi, a ridurre i suoi difetti, a tener conto dei suoi limiti. Quando parlo dei pregi della politica, intendo sottolineare la necessità del confronto; quando parlo dei difetti della politica, mi riferisco al difetto di sentirsi detentori dell'unica verità; quando parlo di limiti, intendo riferirmi alla necessità di non restare vittime di una sorta di onnipotenza regolativa. Alcune norme ed alcuni emendamenti sembrano animati dalla pretesa di chiudere grandi ed irrisolte questioni metafisiche o questioni scientifiche già definitivamente risolte in categorie giuridiche pensate e costruite per tutt'altri fini e, quindi, dannose per le stesse finalità che si intendono perseguire.
Quando si legifera in materie di questo tipo, si interviene nella vita, nei progetti di futuro, anche nei sogni delle persone, perché avere un figlio è un sogno per moltissime coppie. Oggi sono più di cinquantamila le coppie che guardano a noi per sapere se potranno trasmettere la vita, se potranno avere un figlio, ma il tipo di copertura prevista per il primo anno assicura soltanto a circa 300 di queste coppie la possibilità di esercitare questo diritto.
Credo si debba fare una riflessione, colleghi, perché con questo tipo di emendamento la salute riproduttiva rischia di essere tagliata totalmente fuori dalla protezione della salute nel nostro ordinamento. Dobbiamo rifletterci, non credo che sia questa la nostra finalità. Per queste ragioni è opportuno avere una legislazione non invasiva, non totalitaria, rispettosa delle persone.
In materia di procreazione esiste un'indiscutibile specificità femminile ed è nostro convincimento che il valore della persona umana non affondi in un indistinto sessuale. La persona umana non è una categoria astratta. Donne e uomini sono soggetti concreti, distinti, con storie, esperienze e vissuti distinti. Hanno occhi ed orecchie diversi. Vedono e ascoltano spesso cose diverse. Questa diversità, presente in tutti i momenti della vita, emerge con una forza dirompente in materia di procreazione. La responsabilità della procreazione è uguale per la coppia, ma l'esperienza della procreazione è diversa per l'uomo e per la donna. Quando poi la procreazione è assistita, questa diversità diventa abissale. Le tecniche delle quali discutiamo sono prepotentemente invasive del corpo delle donne e sostanzialmente indifferenti al corpo dell'uomo. Esistono, quindi, molte ragioni perché a questa discussione partecipino in misura uguale donne e uomini.
A volte, in noi uomini, c'è la tendenza a delegare alle colleghe donne, in quest'aula, i temi relativi alla cura, all'affiliazione e alla famiglia, come se si trattasse di recinti: non è questa la scelta giusta.


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Noi Democratici di sinistra intendiamo da oggi fare uno sforzo in più e costruire davvero nel dibattito politico una presenza tendenzialmente paritaria tra donne e uomini del nostro gruppo, affinché il confronto sia più ricco e più vicino alla verità.
La seconda considerazione riguarda il modo in cui il nostro gruppo si comporterà nelle singole votazioni. Non c'è nulla forse di più politico, nel senso di più attinente alla comunità, della trasmissione della vita, dell'assicurazione della continuità della specie e della comunicazione fra le generazioni delle conoscenze e della cultura. Allo stesso tempo, non c'è nulla forse che, più di questi temi, attenga ai convincimenti profondi e non piegabili di ciascuno di noi. Di fronte alla vita, ciascuno è chiamato alla propria responsabilità: davanti a Dio, se credente o davanti a se stesso, nella solitudine, a volte drammatica, della propria coscienza.
Consapevole di queste specificità, il nostro gruppo ha deciso di assumere un atteggiamento pienamente laico, rispettoso delle sensibilità di chi non concorda con gli orientamenti della maggioranza. È ferma convinzione dei deputati Democratici di sinistra che nelle materie della vita, come nelle materie della guerra, gli indirizzi della maggioranza del gruppo, che ci sono e sono stati decisi insieme, non possono essere considerati vincolanti. Le identità personali devono poter prevalere sulle appartenenze parlamentari, perché nel campo della vita la disciplina politica deve cedere il passo al principio di responsabilità delle singole persone, donne e uomini (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti e di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e di Forza Italia).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Vorrei richiamarmi, signor Presidente, all'articolo 86 del regolamento. È accaduto che oggi in Commissione è stato modificato un articolo (peraltro un articolo molto importante, che pone seri problemi di coscienza e che ha visto anche uno scontro in Commissione); pertanto, tutti gli emendamenti presentati dai deputati sono decaduti e devono quindi essere ripresentati sulla base del nuovo testo, cioè l'articolo 13 e l'articolo 13-bis.
Inoltre, alcuni subemendamenti che hanno trovato anche consenso e che sono stati recepiti (ad esempio, a mia firma) non li posso presentare perché è richiesta, a mo' di tutela, la sottoscrizione da parte di un capogruppo o di 30 deputati. Quindi il Governo (e dunque la Commissione) possono apportare modifiche al testo del provvedimento, mentre noi parlamentari non possiamo presentare subemendamenti, non per nostra volontà ma perché è stato modificato il testo dell'articolo - un testo, peraltro, importante - ed abbiamo quindi bisogno, per presentarli, della sottoscrizione da parte di un capogruppo - questo è un fatto politico - oppure di 30 deputati. Trovo ciò estremamente lesivo dell'attività e del mandato del parlamentare (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo e del deputato Moroni). Chiederò all'onorevole Boato di sottoscrivere i miei subemendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, questo è quanto prevede il regolamento della Camera e personalmente non posso che applicarlo. Vedremo, comunque, cosa accadrà quando giungeremo all'esame dell'articolo in questione, per valutare se, a seguito della presentazione di emendamenti della Commissione, effettivamente l'articolo al quale sono riferite le proposte emendative a sua firma verrà meno; pertanto, la questione sarà riesaminata in quel momento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Grazie, Presidente. Intervengo in generale sull'articolo 1 e specificatamente sull'emendamento a mia firma, perché credo che tale articolo sia


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il cuore della legge. Non è, infatti, un caso che sull'articolo 1 - che peraltro chiediamo di sopprimere - noi Comunisti italiani (ma anche altri colleghe e colleghi dell'opposizione) abbiamo presentato un testo alternativo al progetto di legge.
Questa è una legge profondamente sbagliata, pericolosa e inefficace e l'articolo 1 lo dimostra. È una legge sbagliata perché non è più una legge sulle tecniche, bensì una legge sull'embrione.
Purtroppo, siamo di fronte alla prima proposta di legge confessionale della storia della Repubblica - laica e democratica - italiana, pericolosa perché ripropone la cultura della colpa e perché allorquando, al comma 2 dell'articolo 1, assicura il diritto alla nascita del concepito, sferra un attacco aperto alla legge n. 194 del 1978 e, quindi, ai diritti ed alle libertà delle donne. Peraltro, una volta approvata, la legge risulterà inefficace perché continuerà la migrazione sanitaria verso quei paesi nei quali le tecniche di procreazione assistita già esistono.
Inoltre, il Governo ha presentato un emendamento che sopprime il riferimento, nell'articolo 1, comma 1, ai livelli essenziali delle prestazioni; perciò, come tutti i provvedimenti delle destre, questo progetto di legge, anziché parlare di diritti, parla di privilegi: saranno soltanto le coppie socialmente ed economicamente avvantaggiate quelle che potranno utilizzare le predette tecniche; le altre si arrangeranno!
È per questo che abbiamo presentato un testo alternativo. Su una materia così complessa - ha ragione l'onorevole Violante - il dibattito e il confronto sarebbero dovuti essere molto più ampi, non solo in questo Parlamento, ma anche nella società. Invece, abbiamo assistito ad un dibattito monco in Commissione, connotato, sin dall'inizio, da una forte carica ideologica: non vi è stato un confronto sulla complessità delle tecniche e sui conseguenti scenari, certamente inquietanti, da governare. Penso al rischio del grande business delle biotecnologie, di un'offerta tecnologica che governi la domanda, dell'onnipotenza e del narcisismo di una medicina del desiderio. Credo che tali questioni vadano affrontate ascoltando la società, gli uomini e le donne libere e responsabili che ricorrono alle tecniche di procreazione assistita esprimendo un desiderio di maternità.
La legge deve essere laica. Mi rivolgo ai colleghi, anche dell'opposizione, che oggi hanno parlato in nome di una laicità vera, quasi vi fosse una laicità debole, espressione di un pensiero debole e di relativismo etico. Addirittura si è parlato di agnosticismo! Per noi, la laicità è un pensiero forte, è il pensiero costitutivo della nostra democrazia: la cultura democratica è tale proprio in quanto laica; è il pensiero costitutivo della Carta costituzionale, non è espressione di relativismo etico e neanche anticlericalismo.
Mi rivolgo anche ai cattolici, che sul piano dei principi pensano di essere all'avanguardia: quando parla di principi, la sinistra rischia di essere ideologica; quando lo fanno i cattolici, sono etici! In realtà, vorrei ricordare a tutti noi che c'è etica soltanto dove c'è libertà di scelta. Anche quando vengono in rilievo i dogmi e i principi più assoluti - sui quali non credo che non si debba mediare - è indispensabile sempre fare riferimento alla libertà di scelta di un soggetto libero e responsabile. Perciò, una legge non deve essere imposta e non deve imporre principi, non deve imporre un'etica: deve essere leggera, laica e deve interviene sulla libertà e sulle responsabilità delle donne e degli uomini di questo paese.
Noi siamo contro l'articolo 1 e chiediamo - ritenendo che ne ricorrano le condizioni - la votazione segreta: quest'articolo mette in discussione, infatti, principi fondamentali della nostra Carta costituzionale. Chiediamo a tutti i colleghi di esprimere, con il voto segreto, la loro libertà e la loro responsabilità.

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, vorrei porre all'Assemblea una


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questione riguardante le modalità di organizzazione dei nostri lavori.
Apprendiamo adesso che sono stati presentati, da parte della Commissione, emendamenti in relazione ai quali il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti scadrebbe alle ore 19.
Si tratta di emendamenti di grandissimo rilievo, riguardanti divieti generali e sanzioni, la sperimentazione sugli embrioni umani, il limite all'applicazione delle tecniche sugli embrioni. Come lei facilmente può verificare, è difficile poter lavorare, stare in aula, seguire il provvedimento e, contemporaneamente, subemendare il testo che viene proposto adesso dalla Commissione. Voglio farle presente, signor Presidente, che ieri il testo di modifica all'articolo 1 è pervenuto ai nostri uffici alle 21,54, e il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti era fissato per questa mattina alle 11.
Allora, stiamo parlando di una materia delicatissima, e questi sono sicuramente aspetti centrali. Noi le chiediamo di poter seguire in maniera rigorosa l'esame del testo e di poter fare una battaglia anche culturale e politica.
Un'ultima osservazione. Sono stato un presidente di gruppo che nella Conferenza dei capigruppo ha sempre osteggiato - come risulta dai verbali - questo provvedimento. Mi è stato risposto che questo provvedimento era oramai maturo, visto che su di esso si discuteva da più di un anno. Io le chiedo come sia possibile che, nonostante si discuta da più di un anno, solo adesso siano stati presentati degli emendamenti, con un termine di solo qualche ora per la presentazione di eventuali subemendamenti. Onestamente, non è accettabile una simile modalità di esame e di organizzazione dei nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, naturalmente farò presente al Presidente della Camera, che ha fissato il termine da lei richiamato, questa sua osservazione. Spero di poterle dare risposta nei prossimi minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio riprendere un argomento che è stato già sollevato dai colleghi e dalle colleghe dell'opposizione. Esiste un vizio di fondo nell'impianto dell'intera legge, cioè il tentativo molto plateale di affermare sul piano giuridico una tesi morale, un'impostazione etico-confessionale, che pretende di dettare le regole della vita delle persone, della società e di rendere funzionale a se stessa, cioè all'impostazione etico-confessionale, la funzione dello Stato. È una tesi morale, un'impostazione etico-confessionale, fermamente sostenuta dalla parte cattolica della società o di una parte significativa della parte cattolica, ma altrettanto fermamente non condivisa da molti e molte, lo ripeto, altrettanto fermamente non condivisa.
Voglio qui ricordare che, secondo il principio della modernità giuridica, compito del diritto non è quello di affermare o rafforzare una determinata morale. Questa concezione, in base alla quale il diritto non può essere al servizio di una morale o di una concezione confessionale, è una garanzia fortissima, una concezione filosofica, politico-istituzionale e giuridica di grandissima forza morale. Essa è alla base della democrazia, dello Stato di diritto, di quell'universalismo radicato nel riconoscimento delle differenze e nei modi per far convivere, in un orizzonte universalistico, le differenze, che costituisce il nucleo forte della democrazia che vogliamo difendere e che, evidentemente, è messa sotto tiro da molti dei vostri provvedimenti. Tra di essi, questo riveste un ruolo particolarmente pesante proprio perché rimette in discussione radicalmente il principio in base al quale il diritto è al servizio di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, non solo di una parte.
Questa è la forza del diritto della civiltà giuridica che vogliamo difendere contro la vostra pretesa di legarci al carro di una impostazione etico-confessionale di parte. Tutto questo è evidentissimo, ed ha carattere addirittura emblematico, nell'articolo


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1 del testo al nostro esame, che è una specie di messaggio bandiera, vero e proprio manifesto ideologico che riassume lo spirito della legge. In particolare, voglio sottolineare quanto valga in questo senso la posizione espressa nel testo relativamente all'embrione, come persona assimilata ad un soggetto tra gli altri, anzi, degna di una particolare cura. Anche questa è una tesi del tutto morale che non ha nessuna base scientifica; è una tesi morale, è una tesi etica di parte. Tra l'altro, voglio ricordare ai colleghi ed alle colleghe cattoliche che si tratta di una tesi che ha subìto una forte evoluzione (come è inevitabile) nel tempo. Voglio ricordare, ad esempio, che all'epoca della scolastica la chiesa cattolica riteneva, secondo la dottrina ilomorfistica, che si potesse parlare di persona nel ventre materno solo quando la materia - hyle - aveva preso la forma di persona, quando, cioè, la materia diventava forma. In quel caso si poteva parlare di persona. Oggi, la vostra visione etica è prigioniera, fino allo spasimo, della potenza tecnologica che fruga nel ventre materno, di una sorta di ossessione cognitiva che non conosce limite nel cercare di costruire finalità...

PRESIDENTE. Onorevole Deiana, il tempo a sua disposizione è abbondantemente scaduto.

ELETTRA DEIANA. Concludo, Presidente.
Sostanzialmente giungete a stabilire, contro il diritto delle donne, contro la soggettività delle donne, contro la responsabilità delle donne, un assurdo primato dell'embrione, del feto, del nascituro, che è un progetto di vita e che non può giungere alla vita se la fattrice, la matrice della vita di quell'embrione, feto, nascituro, che è la donna, non decide di portarlo a termine. Ciò per dire quanto l'articolo 1 sia portatore di una visione regressiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, faccio riferimento al testo alternativo che ho presentato come relatore di minoranza con il quale si propone non di sopprimere, bensì di sostituire l'articolo 1 che è estremamente ambiguo e dà il segno, da subito, di come questa legge giochi sull'ambiguità a tutti i livelli; da una parte parla di procreazione assistita quando, invece, si tratta di tecniche di procreazione artificiale che bisogna chiarire di quale tipo siano e, dall'altra parte, al comma 2, introduce un principio estremamente pericoloso, censurato anche dalla Commissione giustizia nel suo parere. Quando si dice che (cito dal parere della Commissione Giustizia) il principio del «diritto a nascere del concepito, se esteso oltre l'ambito applicativo del provvedimento in esame, coinvolgerebbe gli stessi principi fondamentali dell'ordinamento, in quanto per la prima volta in una norma di legge»... «si afferma il diritto a nascere del concepito». Mi pare ci sia un segnale di estrema gravità che la relatrice non ha raccolto. Noi pensiamo sia importante che quest'Assemblea respinga tale principio.
Anche il problema della mistificazione diventa abbastanza evidente quando, al terzo comma dell'articolo 1, si dà una interpretazione della procreazione medicalmente assistita - e non artificiale, come è in realtà - molto generica: «il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità».
Signor Presidente, il Parlamento e la politica, di fronte a fatti così delicati come quelli che la presente proposta di legge vorrebbe regolamentare, devono innanzitutto fare chiarezza su quali siano le finalità della legge, e questo testo, nel merito, mi pare che tenda solo ad una soluzione repressiva che, peraltro, è stata censurata, qui alla Camera, anche dalla Commissione giustizia. Se vogliamo non favorire queste tecniche - ed i Verdi non vogliono sicuramente favorire tecniche di fecondazione artificiale -, abbiamo tanti strumenti per indirizzare la ricerca, tanti


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strumenti per pretendere, ad esempio, che colui che dona il seme non rimanga nell'anonimato ma sia responsabilizzato. Ritengo invece che sia una mistificazione ed una falsificazione il voler cancellare ogni possibilità di ricorrere alla procreazione eterologa in un'Europa senza confini in cui basta recarsi in Francia o in Svizzera (o in qualsiasi altro paese europeo) per ricorrere a tale tecnica. Tra l'altro, così facendo, ci dovremmo poi preoccupare di gestire gli effetti giuridici che derivano dalla presenza di un figlio nato in seguito, appunto, alla fecondazione eterologa, non prevista e non consentita dalla nostra legge. Questa è una mistificazione contenuta nella presente proposta di legge che i Verdi, con il testo alternativo proposto, intendono contrastare; allo stesso tempo, abbiamo voluto mantenere il rigore, perché se è effettivamente vero che bisogna spingere la ricerca al fine di rimuovere le cause della sterilità, è falso ciò che viene detto nell'articolo 1, cioè che il ricorso alle fecondazione permetterebbe di trovare la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità. Essa, infatti, non risolve i problemi, bensì crea solo dei palliativi, e ciò va detto in modo chiaro, perché altrimenti giochiamo su troppi piani e con troppa facilità, intervenendo poi nell'ambito della responsabilità individuale delle persone, ambito che non possiamo regolamentare in modo repressivo. Il presente testo, invece, tende a seguire proprio questa strada, anche quando ciò è anacronistico perché, come detto, è assurdo che in Italia si sostengano leggi che, in Europa, potrebbero essere bypassate con grande facilità semplicemente varcando una frontiera che non esiste più.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi dispiace fare questo richiamo in tale circostanza, ma non è la prima volta che, durante l'esame di singoli provvedimenti, il nostro gruppo non è rappresentato al tavolo dei nove.

MAURA COSSUTTA. C'è la relatrice!

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, la relatrice è del suo gruppo!

LUCA VOLONTÈ. Le chiederei la cortesia, considerando questa circostanza, di valutare se vi siano gruppi sovrarappresentati e, se è il caso, di far sì che anche il nostro possa avere il proprio rappresentante al tavolo dei nove.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, c'è la relatrice! Quali sarebbero poi i gruppi sovrarappresentati?

LUCA VOLONTÈ. Ci sono due rappresentanti del gruppo di Forza Italia e due rappresentanti del gruppo misto.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, prendo atto di questo suo rilievo. Affronteremo tale argomento nella prossima riunione dell'Ufficio di Presidenza. Inoltre, la relatrice, che ovviamente è presente al tavolo dei nove, appartiene al suo stesso gruppo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, ho ascoltato l'invito proveniente da tutte le parti di questa Assemblea - e da ultimo formulato dall'onorevole Violante - ad un confronto sereno con tutte le componenti della Camera. Lo stesso invito è stato formulato questa mattina da rappresentanti del mio gruppo, così come da esponenti di tutti gli altri gruppi. Devo però dire - dopo aver ascoltato tutti gli interventi svolti nel corso del dibattito odierno - che è difficile pensare di poter andare ad un confronto sereno se non si mettono sul tavolo tutti gli elementi della questione.
È difficile pensare di poterci attribuire la paternità di un atteggiamento oscurantista, antiscientista e quant'altro (come


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avete brillantemente affermato), senza che voi citiate il fatto che numerosi scienziati di ogni fede, in tutto il mondo, sostengono che la vita umana comincia dal concepimento e che - come dicevano gli antichi - natura non facit saltus, per cui vi è un continuo sviluppo biologico fin dal momento del concepimento. Si potrebbero citare anche le considerazioni del comitato nazionale di bioetica e quelle svolte a Roma tre mesi fa da docenti di tutte le facoltà di medicina e chirurgia. Tuttavia, questo è il punto fondamentale: come possiamo giungere ad un confronto sereno con voi, con chi la pensa in modo diverso, con chi propone di sopprimere l'articolo 1 che dà il tono a tutto il provvedimento, quando voi negate la verità e, cioè, che gran parte degli scienziati affermano che l'embrione è vita umana e che quest'ultima comincia fin dal concepimento (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia)?

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo per chiederle se sia possibile differire il termine per la presentazione dei subemendamenti all'emendamento presentato all'articolo 13, associandomi alle richieste ed alle condivisibili motivazioni che altri colleghi hanno sollevato prima di me. Vista la delicatezza della materia che trattiamo, credo sia necessario concedere ai colleghi che lavorano sull'eventualità della presentazione dei subemendamenti un tempo maggiore.

PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, prorogo il termine alle 21,30.

RENZO INNOCENTI. In tal caso, signor Presidente, la ringrazio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Valpiana 1.7 e Rizzo 1.20, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 314
Astenuti 112
Maggioranza 158
Hanno votato
49
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Orsini non ha funzionato e che l'onorevole Meduri ha espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

PAOLO ROMANI. Chiedo di parlare sull'ordine lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI. Signor Presidente, ho osservato che nella precedente votazione il rappresentante di Forza Italia ha fornito un'indicazione di voto. Dal momento che, nel corso dell'ultima riunione del gruppo parlamentare di Forza Italia, è stato deciso di dare libertà di voto ai rappresentanti del nostro gruppo, troverei irrituale che il rappresentante di Forza Italia al tavolo dei nove dia indicazioni di voto. Pregherei, quindi, il capogruppo di chiedere al rappresentante di Forza Italia di non fornire indicazioni di voto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e di deputati della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Cima, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 289
Astenuti 145
Maggioranza 145
Hanno votato
11
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Cusumano non ha funzionato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Cossutta, e sull'identico emendamento Zanella 1.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 426
Astenuti 16
Maggioranza 214
Hanno votato
139
Hanno votato
no 287).

Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Valpiana.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, credo che non sfugga a nessuno quanto sia delicata questa materia perché, specialmente l'articolo 1, tocca la scelta più intima e più importante che una persona debba compiere: quella del come, se e quando procreare.
Noi, per tutto il nostro testo di minoranza, così come avevamo fatto anche nella nostra proposta di legge, abbiamo deciso di portare avanti la legge più leggera possibile sulle scelte delle persone e la più rigida sulle possibilità date ai centri. Cerchiamo di contrastare punto per punto il testo presentato dalla maggioranza laddove sovrappone una morale astratta alla coscienza delle persone, alla coscienza delle donne. Noi abbiamo scelto di trattare questa materia nel modo meno invasivo e più rispettoso possibile del principio della responsabilità individuale. In questo testo abbiamo, dunque, eliminato tutti i divieti e tutto il proibizionismo di cui il testo della maggioranza è infarcito.
Il nostro articolo 1 recita: «Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi» - ed ogni donna sarà testimone e garante dei suoi problemi riproduttivi - «è consentito il ricorso alla fecondazione assistita alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge». Si tratta di un testo che non entra nelle scelte individuali della persona, che rispetta ciascuna nel proprio principio di responsabilità e che delega, poi, alla legge la gestione e la regolamentazione dei centri.
Invito, dunque, i colleghi a votare il nostro testo alternativo proprio perché è più rispettoso del principio di responsabilità individuale.

PAOLO ROMANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI. Mi corre l'obbligo di sottolineare nuovamente quanto accaduto in precedenza: il rappresentante di Forza Italia ha di nuovo dato indicazioni di voto. Chiedo, quindi, al capogruppo di Forza Italia di ricordare al rappresentante di Forza Italia seduto al banco del Comitato dei nove che dalla riunione del gruppo non è stata espressa una posizione che rappresentasse il partito ed è stata, invece, data indicazione di libertà di voto (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Dunque, pregherei - se possibile - il capogruppo di chiedere al rappresentante di Forza Italia di non dare indicazioni di voto (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Valpiana, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 427
Astenuti 15
Maggioranza 214
Hanno votato
136
Hanno votato
no 291).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Cusumano non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bolognesi 1.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su questo emendamento (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... Presidente, mi sembra che ci sia un po' di agitazione...

PRESIDENTE. Cosa è successo?

MARIDA BOLOGNESI. C'è un po' di agitazione, ma non ho ancora aperto bocca.

PRESIDENTE. Fate parlare, non capisco...

MARIDA BOLOGNESI. Non credo che il problema sia io, Presidente, mi sembra che i problemi siano altri.

ALESSIO BUTTI. Il problema sei anche tu!

MARIDA BOLOGNESI. Vorrei richiamare i colleghi alla finalità, alla necessità ed alla volontà, con l'emendamento che abbiamo proposto, di tenere la barra sul tema della salute riproduttiva. Si tratta di un tema che ha sicuramente ampie implicazioni etiche e culturali, ma che ha e deve avere il principio del riconoscimento di un bisogno (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Bolognesi. Colleghi, vi prego di prendere posto. Capisco che vi siano problemi politici, ma dobbiamo rispettare...

MARIDA BOLOGNESI. Presidente, se ci sono problemi, possiamo anche sospendere qualche minuto e poi, quando i problemi politici sono risolti...

PRESIDENTE. No, non credo sia il caso. Prosegua pure, onorevole Bolognesi.

MARIDA BOLOGNESI. Dicevo che il tema del diritto alla salute delle donne, delle coppie e di chi nascerà con tali tecniche a me sembra abbondantemente dimenticato anche nelle prime fasi di questo dibattito.
Diremo dopo di ciò che la Commissione sia il Governo hanno inteso oggi presentare: si tratta di una volontà di restringere ancora la possibilità di difendere il diritto alla salute delle persone coinvolte nelle tecniche riproduttive.
Tuttavia, credo che se, fin dall'articolo 1, precisiamo... signor Presidente, non è possibile.

PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, lei ha perfettamente ragione. Per favore, chiedo ai colleghi di prendere posto e di fare silenzio. Prosegua pure, onorevole Bolognesi.

MARIDA BOLOGNESI. Noi dobbiamo capirci: se quelli della sterilità e dell'infertilità sono problemi patologici, cioè problemi su cui bisogna intervenire per tutelare la salute delle persone coinvolte, è evidente che dobbiamo nominarli fin dal


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primo articolo. Quindi, credo che, se il diritto alla salute implica anche il diritto alla salute riproduttiva, non possiamo dimenticare fin dall'articolo 1 la necessità di utilizzare le tecniche di fecondazione assistita non come una terapia, perché non risolvono un problema...

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, la prego.

MARIDA BOLOGNESI. ... ma come un intervento di tipo terapeutico. Quindi, credo che questo problema patologico si riveli - lo dicono i medici - sia nell'uomo sia nella donna sia nella coppia, tant'è che abbiamo una sterilità di coppia. Allora, trovo che, oltre a richiamare l'obiettivo, cioè il tema della salute riproduttiva, il mio emendamento 1.33 sia più preciso.

ENZO BIANCO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO BIANCO. Signor Presidente, voglio ricordare che questa mattina il nostro presidente di gruppo, onorevole Castagnetti, con la consueta correttezza ha efficacemente sintetizzato quale sia la posizione del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo, e cioè su una materia come quella in esame non vi è un'indicazione di voto del gruppo ma la scelta è rimessa alla valutazione e alla libertà di coscienza di ciascun deputato. Per questa ragione, rispetto alle indicazioni di voto che il collega Fioroni - che fa parte dei componenti del Comitato dei nove - fornisce sulla base della sua valutazione di coscienza, noi ne daremo di altre e diverse laddove non fossimo d'accordo con lui.

LUIGI GIUSEPPE MEDURI. Noi chi?

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, anche approfittando dell'intervento dell'onorevole Enzo Bianco, intervengo per evitare equivoci o confusioni. È evidente che, quando un gruppo, come nel caso di Forza Italia, a seguito di una decisione che non è stata presa in una sua assemblea - non solo, ma nella tradizione del nostro gruppo su questi temi era assolutamente scontata -, decide di dare ai propri colleghi la libertà di voto secondo coscienza, si interviene in questo modo non per abolire la presenza del gruppo stesso in aula. Credo che il gruppo abbia espresso degli interventi qualificati sia durante il dibattito sulle linee generali che stamattina sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, esprimendo posizioni a volte differenziate su singoli temi, ma - l'ha detto bene il collega Cicchitto, vicepresidente del gruppo - mantenendo, comunque, ben saldo il punto comune di Forza Italia.
Noi vogliamo che, dopo decenni, su questo tema ci sia una legge e per farlo vogliamo partire dal testo che era stato approvato dalla Camera nella scorsa legislatura. Conseguentemente, non potremo che votare contro emendamenti soppressivi o che stravolgano quel testo. Quindi, questa è la posizione che il presidente di gruppo nella Commissione affari sociali della Camera ha dato come indicazione di voto sugli emendamenti, sulla votazione degli articoli e su quella finale della legge, fermo restando che, essendo stata assicurata e garantita come nostra posizione politica la libertà di voto ai singoli colleghi, questi ultimi potranno legittimamente discostarsi dalle indicazioni fornite dal presidente di gruppo.
Di conseguenza, sussistono la libertà di coscienza e la scelta politica di fondo di Forza Italia e della maggioranza di approvare una legge che, tranne modifiche tecniche e aggiustamenti, ricalchi il testo approvato nella passata legislatura. Questo era stato deciso nell'assemblea del gruppo e questo mi pareva inutile confermare e ricordare questa sera. Credo che, forse, le cose ce le possiamo anche dire in privato piuttosto che in diretta ma, visto che si


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vuole questo, lo possiamo anche fare senza alcun problema (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bolognesi 1.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 428
Astenuti 15
Maggioranza 215
Hanno votato
149
Hanno votato
no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cima 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 342
Astenuti 108
Maggioranza 172
Hanno votato
49
Hanno votato
no 293).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cima 1.10 e Valpiana 1.9, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 416
Astenuti 27
Maggioranza 209
Hanno votato
42
Hanno votato
no 374).

Passiamo all'emendamento Moroni 1.5.

CHIARA MORONI. Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. La definizione di regole attorno alle relazioni sessuali, al concepimento, alla gravidanza, alla nascita e alla filiazione ha costituito, da sempre, un'area di dibattito e di conflitto in ogni società umana. In particolare, la regolazione sul corpo femminile, attorno alla scena del parto e della gravidanza, è stata terreno di conflitto tra pratiche mediche e ricerca scientifica da una parte e filosofie morali dominanti, religiose o non religiose, dall'altra.
La scena di questo conflitto ha influenzato le forme della regolazione giuridica e ha vincolato le scelte concrete delle donne, degli uomini e delle coppie che, da sempre, si sono esercitati, obbedendo o trasgredendo, a confrontare le loro capacità di scelta morale soggettiva, su cui si fonda la qualità stessa della persona umana, con le forme regolative delle leggi positive.
Pensiamo che, per tutta la metà del diciottesimo secolo fino alla fine dell'ottocento, si sia discusso, operato e legiferato sul corpo delle donne, sulla volontà di donne e uomini concreti pro e contro il cesareo post mortem o pro e contro il cesareo in vita, dividendosi tra medici sull'efficacia del metodo e tra medici e chiesa sul conflitto tra la salute della donna e la salvezza dell'anima del nascituro.
Esistono molte assonanze tra il dibattito di allora e quello odierno. Cosa c'è di diverso nello scenario attuale del nostro dibattito? Alcuni principi si sono consolidati: la separazione del metodo scientifico e dei suoi criteri deontologici da principi religiosi e ideologici.


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Il pluralismo dei criteri etici di riferimento è, dunque, una costruzione negoziata e paziente dell'etica pubblica. I diritti attinenti alla sessualità e alla riproduzione - si veda la piattaforma di Pechino delle Nazioni Unite -, pur non essendo assoluti, costituiscono tuttavia un'area rilevante per la definizione di ciò che riconosciamo come capacità morale attinente alle qualità umane delle singole persone. Mi riferisco, in particolare, al riconoscimento, in un contesto di etica relazionale, dell'autodeterminazione della donna non in ragione della sua biologia, ma in ragione di un fondamento del suo essere morale...

PRESIDENTE. Onorevole Cesaro, per cortesia!

FRANCA BIMBI. ...e al riconoscimento del principio in base al quale ogni essere umano dipende per la sua nascita da un «sì» o un «no» pronunciato da labbra femminili in ogni società.
La ricerca sull'inizio della vita, di cui la fecondazione assistita non è che un piccolissimo episodio, mette oggi alla prova i principi che ho menzionato, principalmente per i seguenti motivi: in primo luogo, perché le potenzialità applicative della ricerca sembrano sopravanzare le capacità autoregolative della comunità dei ricercatori e dei singoli ricercatori, esponendole al rischio di sperimentazioni non abbastanza sorvegliate dal principio della responsabilità rispetto alle conseguenze sociali delle loro azioni; in secondo luogo, in quanto la possibilità di intervenire sulla vita nascente fuori dal corpo femminile impone una nuova riflessione sul rapporto tra libertà di ricerca, senso sociale da assegnare ai processi di riproduzione della vita, responsabilità delle donne e degli uomini coinvolti nonché responsabilità ed autonomia del medico nelle relazioni di cura; in terzo luogo, perché le modalità di applicazione della procreazione medicalmente assistita rischiano di riaprire conflitti secolari tra la libertà morale della donna e la tutela della vita nascente.
L'articolo 1 del testo unificato in esame non risolve bensì aggrava alcuni di questi problemi. Il comma 1, nell'attuale formulazione, fornisce una descrizione altamente imprecisa delle finalità della legge, rispetto a ciò che si ritiene di voler ottenere o regolare. Proponiamo di riconoscere più semplicemente e precisamente che la legge intende regolare le modalità con cui si utilizzano tecniche volte ad un obiettivo: ottenere una gravidanza di una donna che la chiede per sé - quindi, non è una maternità surrogata -, all'interno di una decisione di coppia.

PRESIDENTE. Onorevole Mormino, prego!

FRANCA BIMBI. Questo emendamento non vuole affatto rivendicare una preminenza femminile nella procreazione o una preminenza della maternità rispetto alla paternità, in quanto relazioni sociali; piuttosto, si intende riconoscere due principi rispetto a processi di intervento medico.

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, la invito a concludere.

FRANCA BIMBI. Ho concluso, signor Presidente.
Innanzitutto, per ora almeno, la gravidanza costituisce un ambito non tanto biologico quanto socioculturale di responsabilità morale femminile rispetto al quale né i medici né i partner possono imporre ad una donna l'obbligo di dare o non dare la vita. In secondo luogo, la libertà e la responsabilità del medico devono essere valutate con questo criterio, anche in considerazione della sua relazione con il processo complessivo della decisione di coppia. Si ricordi che il consenso all'atto medico è sempre individuale, anche quando la formazione della decisione comporta la scelta di due persone che hanno un progetto di genitorialità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 413
Astenuti 27
Maggioranza 207
Hanno votato
112
Hanno votato
no 301).

Prendo atto che il deputato Milioto intendeva astenersi.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Giulio Conti 1.36 e Bindi 1.19.

PRESIDENTE. Onorevole Giulio Conti, accede all'invito al ritiro formulato dalla Commissione?

GIULIO CONTI. Sì, signor Presidente, anche perché dopo la presentazione dell'emendamento 1.100 del Governo la mia proposta ha perso il suo valore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Fioroni, accede all'invito al ritiro dell'emendamento Bindi 1.19, di cui è cofirmatario?

GIUSEPPE FIORONI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Bindi 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, non ho ritirato l'emendamento Bindi 1.19, di cui sono cofirmatario, perché ritengo che esso porti una correzione al testo di legge nel quale si prevede, al comma 2, una dizione chiaramente anticostituzionale, laddove si dice: «la presente legge assicura il diritto di nascere del concepito». In tal modo, si determina una lesione dei diritti della donna sanciti anche costituzionalmente. Ma di questo abbiamo già discusso.
Il secondo motivo per cui non accediamo all'invito al ritiro è che intendiamo eliminare dal comma 1 dell'articolo 1 il riferimento ai livelli essenziali di assistenza, per trasferirlo, con l'emendamento Bindi 6.21, all'articolo 6, sede più appropriata per affrontare il tema dell'essenzialità o meno di questi interventi terapeutici; inoltre, proponiamo una riformulazione del comma 3 dell'articolo 1, che nel testo attuale parla di metodi terapeutici efficaci. A noi sembra molto più consono, dal punto di vista scientifico, fare riferimento a metodi che non dovessero risultare idonei: in tal modo, si lascia alla competenza professionale del medico la valutazione dell'idoneità o meno di un metodo terapeutico. Parlare di efficacia, invece, significa rendere il medico legislativamente responsabile di una certezza di successo che richiede capacità divinatorie che non attengono alla sua professionalità.
Pertanto, non accedo all'invito al ritiro e propongo, eventualmente, alla relatrice la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, noi siamo assolutamente contrari all'emendamento Bindi 1.19. Certamente, è stato riformulato il comma 2 rispetto all'obbrobrio originale: «la legge assicura il diritto alla nascita del concepito». Vorrei, tuttavia, far riflettere i colleghi e le colleghe. La formulazione proposta, che recita: «assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolare del concepito», presuppone, comunque, una scala gerarchica di priorità, una scala di valori.
Comunque, si sovverte, anche qui, il cardine della cultura giuridica scritta nel codice civile e si pone in conflitto il diritto


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della madre e quello del feto, un conflitto assolutamente innaturale, perché se c'è, appunto, una cosa naturale quella è l'esperienza della nascita.
Io credo che la richiesta di voto segreto vada fatta esattamente qui, perché anche questa riformulazione, che comunque certamente corregge quanto scritto nel comma 2, anche rispetto alle posizioni della Commissione affari costituzionali, lede profondamente un principio costituzionale: in altre parole, il diritto alla salute della madre. Quindi, chiedo ai colleghi di riflettere: il nostro voto sarà assolutamente contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, la sua richiesta di voto segreto non è sostenuta - lei questo lo sa -, perché non ha i numeri per poter avanzare questa richiesta.
Quindi, non posso esaminarla.

MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, mi permetto di chiedere all'onorevole Boato di sostenere la mia richiesta di voto segreto.

MARCO BOATO. La sostengo, signor Presidente.

GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, volevo precisare il senso della mia proposta al relatore per la maggioranza. Volevo sapere il parere del relatore per la maggioranza sulla mia non accettazione del suo invito al ritiro e, nel qual caso, sapere come si comportava. In base alla sua risposta decidere di richiedere se votare o meno per parti separate.

PRESIDENTE. Il relatore intende rispondere?

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, rimane l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bindi 1.19 ...

MAURA COSSUTTA. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Cossutta, se lei non mi presenta i numeri necessari per la richiesta di voto segreto, non posso...

MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ribadisco la richiesta avanzata dall'onorevole Maura Cossutta, ma a questo punto vorrei aggiungere un'altra considerazione.
Siccome si è posto un problema, che in precedenza la collega Mussolini ha posto a me e, indirettamente, anche all'Assemblea, avendolo fatto pubblicamente, io credo che noi dobbiamo dare la possibilità all'Assemblea stessa di pronunciarsi liberamente. Quindi, per quanto mi riguarda, in quanto presidente del gruppo misto, tutte le richieste che vengano dalla componente di centrosinistra o dalla componente di centrodestra del gruppo misto o anche da altri gruppi, volte al fine di consentire, come è avvenuto poco fa, per esempio, la presentazione di subemendamenti o, in questo caso, che l'Assemblea possa liberamente pronunciarsi, se ce ne sono i presupposti - e mi pare che ce ne siano -, anche con voto segreto su una materia che attiene alle libere coscienze di ciascuno di noi, verranno da me appoggiate, non necessariamente quando siano condivise, ma verranno appoggiate per consentirne all'Assemblea di pronunciarsi sul merito dei subemendamenti, quando si tratti subemendamenti, e con la segretezza del voto, quando ci siano le condizioni per la segretezza del voto. Tutto questo, a prescindere dagli schieramenti politici, ma in una veste


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istituzionale di presidente del gruppo misto (Applausi del deputato Maura Cossutta).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, questo emendamento anticipa un tema molto importante, quello dei diritti individuali. Qui si parla espressamente dei diritti del concepito e, quindi, quando ci troviamo di fronte alla pratica, quando si troviamo di fronte a una gravidanza difficile, il medico, spesso purtroppo, deve scegliere, in un'evenienza drammatica, tra la vita della madre e la vita del figlio: in questo caso, si potrebbe optare per la vita del nascituro, del concepito. Questo sarebbe gravissimo e incostituzionale, perché siamo tutti uguali, tutti hanno uguali diritti di fronte alla legge. Pertanto, questo articolo è incostituzionale.
In questo senso, io prendo la parola per dire che voterò contro, anche nel voto segreto, perché anticipa la soppressione del comma 2, dell'articolo 1, che è ancora un aggravio, perché lede una legge «stravotata», che ha anche passato il referendum, ossia la legge n. 194 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, vorrei cercare di comprendere meglio la formulazione dell'emendamento in questione che, a mio parere, non è particolarmente chiara. Per quanto riguarda la prima parte dell'emendamento - che eventualmente si potrebbe votare separatamente -, quest'ultima così recita: al comma 1, sostituire le parole da: «i livelli essenziali» fino alla fine dell'articolo con le seguenti: «i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolare del concepito», poi però è aggiunto un comma 2. Ciò che voglio dire è che, secondo me, la formulazione stessa dell'emendamento non è molto chiara perché, altrimenti, bisognerebbe per lo meno indicare che vi è la sostituzione di un comma 2 con un altro comma 2. Non riesco a trovare una motivazione che giustifichi l'introduzione di un comma 2 nell'emendamento in questione. Vi è poi un'altra questione di fondo che entra nel merito di quella che è stata prefigurata come la procedura che vorrà seguire il Governo per quanto riguarda i livelli essenziali.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cè, tutto questo emendamento, compreso il punto 2, riguarda sempre il comma 1 dell'articolo, non tocca il comma 2.

ELETTRA DEIANA. Legga bene Presidente, non è così!

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, su questo sono d'accordo però nell'emendamento viene indicato anche un comma 2, bisognerebbe specificarlo. Ho fatto questo intervento affinché in seguito non si ingeneri alcun tipo di confusione per quanto riguarda il testo finale che ci potrebbe costringere ad un coordinamento.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Cè, ha ragione.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, l'altra questione riguarda l'iniziativa che c'è stata preannunciata e che il Governo assumerà. A fronte del fatto che il Governo vuole sopprimere l'espressione «i livelli essenziali», conseguentemente vi sarà un finanziamento aggiuntivo che verrà predisposto e ripartito tra le regioni, proprio per venire incontro alle esigenze delle coppie che si sottoporranno agli interventi di procreazione medicalmente assistita. È chiaro che, a mio parere, sarebbe preferibile votare l'emendamento del Governo che correla direttamente la soppressione dell'espressione «i livelli essenziali» con l'introduzione di un finanziamento. Faccio presente questo anche all'onorevole Fioroni, perché credo che la


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formulazione del Governo sia più completa. Ciò detto, sono d'accordo nel merito e nella sostanza della prima parte dell'emendamento che vede come cofirmatario l'onorevole Fioroni, ma lasciamo stabilire alla relatrice quale sia l'interpretazione migliore che ci possa consentire di procedere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, credo sia sufficientemente chiaro che, sostituendo la parte relativa ai livelli essenziali - lo dico all'onorevole Cè, che ben conosce l'emendamento Bindi 6.21 -, dal mio punto di vista, si sarebbe dovuto riferire l'emendamento più correttamente alla parte rappresentata dall'articolo 6, nel quale si dà mandato di informare la coppia dei costi delle prestazioni dei centri privati, o meglio autorizzati, ed in quel caso si ribadisce che questa tecnica rientra nei livelli essenziali di assistenza. In questo caso, questo emendamento sostituisce interamente l'articolo 1 perché modifica il comma 1, abroga il comma 2 e sostituisce il comma 3 con una riformulazione. È questo il valore dell'emendamento in questione. Vorrei solo far presente che, con queste proposte di legge, intendiamo favorire la vita, dove i soggetti in causa sono tre: un padre, una madre ed un figlio. Credo sia compito del legislatore tutelare - visto che trattasi di nascita assistita - il nascituro (che sarà persona vivente a tutti gli effetti) dal poter subire danni per non avere, in questo momento, voce in capitolo in quanto rappresenta l'elemento più debole. Questo emendamento è completamente sostitutivo dell'articolo 1, dove il comma 2 dell'emendamento sostituisce il comma 3 dell'articolo. Mi sembra evidente - e gli uffici credo lo possano confermare - che questo è il significato da attribuire all'emendamento in questione. Voglio spiegare, inoltre che sostituire il termine «efficaci» con «idonei» è una cosa estremamente delicata.
Pretendere che un medico stabilisca con la palla di vetro la tecnica a cui sottoporre una donna, vale a dire la fecondazione omologa - questo è l'impianto del provvedimento in esame - solamente quando è certo che altri metodi non consentano di far nascere bambini e non semplicemente perché lo si ritiene inidoneo, mi sembra francamente un atto di cattiveria e di crudeltà mentale; lo è anche ipotizzare che il medico debba addirittura certificare che altri provvedimenti terapeutici non saranno efficaci, nonché garantire che quella donna, se sottoposta ad una certa tecnica, non avrà figli. Sappiamo benissimo che, in questo modo, renderemo ancora più difficile la fecondazione omologa perché solo di quest'ultima parliamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, intervengo per affermare che l'onorevole Fioroni ha ragione solo fino ad un certo punto, poiché propone un'interpretazione estensiva dell'emendamento Bindi 1.19; egli, infatti, vorrebbe riscrive l'articolo 1, ma l'emendamento non si propone tale obiettivo. La prima parte dell'emendamento che - lo ricordo - si propone di considerare i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolare del concepito, si inserisce nell'emendamento Lucchese 1.35 che contemporaneamente sopprime il comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame. È quindi più completo e più chiaro.
Con l'interpretazione estensiva proposta dal collega Fioroni, al contrario, si intende riscrivere l'articolo 1, ma non è così; con il suddetto emendamento non si intende farlo dal punto di vista tecnico. Viene, inoltre, inserito un comma 2 che alcuni di noi non condividono (pertanto non possiamo votarlo), mentre ne condividiamo la prima parte (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberta De Simone. Ne ha facoltà.


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ALBERTA DE SIMONE. Signor Presidente, sento il bisogno di sottolineare che la discussione in atto è artificiosa e inconcepibile; il dato di fatto è che una coppia che non può avere figli, in particolare la donna, sceglie l'opportunità offerta dalla ricerca scientifica della fecondazione assistita. La donna sceglie una pratica medica invasiva, pericolosa, dannosa e oltretutto costosissima, per desiderio di maternità, per mettere al mondo un bambino. In base ad un ragionamento che attiene ad altra legge, come ha affermato l'onorevole Mussolini e non a questa situazione, si può immaginare che si voglia mettere in contrasto la saluta della donna con il diritto del concepito quando il concepito esiste. Una donna ha deciso a caro prezzo per la sua salute e per il suo portafoglio, anche a rischio di non farcela, poiché solo in una certa percentuale di casi riuscirà a mettere al mondo un bimbo.
Se si riconosce il diritto del concepito, è chiaro che tale diritto potrebbe venire meno solo in presenza di una situazione gravissima, non di un optional della mamma.
Ritengo, pertanto, incostituzionale che si parli di diritto di una persona che non esiste ancora ed assurdo e artificioso mettere il concepito contro la mamma che ha voluto che esistesse; ritengo, inoltre, che queste proposte vadano semplicemente ritirate per una questione di pulizia del testo legislativo, anche con riferimento a quanto è stato affermato da qualche collega, in nome della morale cattolica.
Se si è contro la fecondazione assistita, si dica chiaramente che, in base ad una certa etica, non si possono mettere al mondo figli attraverso la via consentita oggi dalla ricerca scientifica; se, al contrario, si è a favore, molte questioni devono afferire esclusivamente agli specialisti e ai professionisti che seguono e che dirigono le situazioni sotto la loro responsabilità professionale.
Non può essere compito del legislatore interferire in questioni tecnico-mediche che gli non competono. Tanto meno il legislatore può permettersi di prevedere la tutela del bambino contro la madre e non insieme alla stessa che, per desiderio di maternità, riesce ad assoggettare il proprio organismo a queste pratiche così pericolose ed invasive, proprio perchè ella vuole mettere al mondo un bambino. È una cosa che non ha senso alcuno.
Vi prego pertanto, a prescindere dagli schieramenti politici di appartenenza, di riflettere su tale aspetto, la cui previsione è assolutamente inaccettabile in un testo di legge (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei deputati Mussolini e Garnero Santanchè).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, condividendo quanto ha affermato il mio capogruppo, vorrei chiarire che occorre rispettare tutti coloro che in Commissione hanno lavorato e che continuano a fornire un'indicazione, avendo infatti la fiducia della stragrande maggioranza del gruppo.
In tal senso, vorrei chiarire soprattutto al mio gruppo, che questa prima parte dell'emendamento Bindi 1.19 è sicuramente condivisibile, tant'è che noi preannunciamo già da adesso voto favorevole sul successivo emendamento a prima firma Lucchese. Di fatto, non so se lo ha rilevato l'onorevole Fioroni, accettare anche soltanto la prima parte di questo emendamento, precluderebbe totalmente il passaggio successivo relativo allo stanziamento finanziario previsto dal Governo, ma soprattutto verrebbe eliminato il terzo comma che credo sia estremamente importante. Di fatto, tale emendamento esclude i livelli essenziali di assistenza, non individuando però le risorse che invece noi individuiamo nel prossimo emendamento.
Per questa ragione, a volte occorre fornire indicazioni, dal momento che non tutti possono conoscere esattamente, in ogni virgola, il testo del nostro provvedimento, che ha richiesto il sacrificio, per tanti mesi, di persone che hanno lavorato


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in Commissione e che meritano rispetto anche da parte dei colleghi che dissentono (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, comprendo il senso di questo emendamento che edulcora una formulazione inaccettabile presente nel testo base della legge. Anche tale emendamento tuttavia reca una formulazione che trovo assolutamente contraddittoria rispetto all'esigenza elementare di salvaguardia anche della dignità della donna. Per questa ragione, esprimo voto contrario sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, dal punto di vista della portata dell'emendamento, è sufficiente leggere la premessa che reca: «al comma 1, sostituire le parole da: i livelli essenziali fino alla fine dell'articolo...». È quindi evidente che, una volta presentato e stampato in questi termini l'emendamento, esso dall'espressione «i livelli essenziali» sostituisce interamente l'articolo, anche i commi 2 e 3.
Condivido il fatto che le colleghe Mussolini, De Simone, Maura Cossutta abbiano giustamente anticipato l'attenzione dell'Assemblea su questa materia già in riferimento a questo emendamento. Si tratta di un emendamento contro il quale personalmente voterò, come, a maggior ragione, immaginando che non venga accolto tale emendamento, esprimerò voto favorevole sulla soppressione del comma 2 dell'articolo 1.
Vorrei far notare al collega Massidda, che è intervenuto poc'anzi, la questione relativa agli identici emendamenti 1.100 della Commissione e 1.101 del Governo: il «conseguentemente» di quell'emendamento sostituisce interamente l'articolo 17 in materia di fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita e, pertanto, basterebbe che la Commissione ed il Governo, che possono presentare emendamenti in qualunque momento, lo ripresentino quale emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 17, senza la parola «conseguentemente» che l'ha anticipata all'articolo 1.
Da ultimo, vorrei ricordare pacatamente all'Assemblea - a tutta l'Assemblea - che il Comitato pareri della Commissione affari costituzionali, all'unanimità aveva posto una condizione alla Commissione affari sociali che essa non ha neppure preso in considerazione. Non si tratta di un'osservazione, ma di una condizione, posta dal Comitato pareri della Commissione affari costituzionali all'unanimità, che afferma: «valuti la Commissione l'opportunità di riformulare l'articolo 1, comma 1-bis» - che è il nuovo comma 2 - «come introdotto dall'emendamento 1.33, alla luce della possibile lesione del principio di uguaglianza, sancito dall'articolo 3 della Costituzione, che potrebbe derivare in sede interpretativa dalla disparità di trattamento tra maternità assistita e maternità non assistita». È ciò che ha detto, in termini più espliciti, la collega Mussolini prima, che ha ripreso quanto detto dalla collega Alberta De Simone ed anche altri colleghi.
La Commissione affari costituzionali ha richiamato l'attenzione della Commissione affari sociali sulla grave lesione, sotto il profilo costituzionale, che con questo testo si opererebbe, laddove fosse approvato, e credo sia altrettanto grave che la XII Commissione non abbia preso in considerazione una condizione posta dalla I Commissione. È questo il motivo per cui personalmente - credo sia bene che qui ciascuno parli a titolo personale - voterò contro l'emendamento Bindi 1.19, ma voterò anche a favore degli emendamenti soppressivi del comma 2.

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, se lei ci spiegasse, dopo questo dibattito, la portata


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dell'emendamento Bindi 1.19, di cui è cofirmatario, potremmo passare ai voti. Ha facoltà di parlare.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, mi sembra che l'onorevole Boato, pur non condividendo nulla dell'emendamento Bindi 1.19, abbia spiegato che si tratta di un emendamento sostitutivo dell'articolo 1. Per i colleghi che lo condividono e che conoscono il dibattito che è avvenuto oggi in Commissione - credo che l'onorevole Mussolini lo ricordi e che ricordi anche che ciò che riguarda la legge n. 194 è stato più volte fatto salvo e ribadito in articoli diversi, come l'articolo 13 - prevedere in una legge che favorisce la vita l'espressione «in particolare del concepito», non ha altro scopo se non quello di richiamare l'attenzione del legislatore su altri articoli, che esamineremo, sulla paternità, la maternità, i disconoscimenti e i diritti di colui che nasce. Questo è il significato ascritto all'espressione «in particolare del concepito».
Per quanto riguarda la sostituzione, ribadisco ancora, per coloro che sono chiamati a votare, che il Governo e il sottosegretario Vegas possono far approvare tranquillamente il loro articolo sostitutivo dell'articolo 17, perché non è vero - come ha tentato di dire in maniera un po' sprovveduta il collega Massidda - che qui si abrogano i livelli essenziali di assistenza e poi non ci saranno i fondi. Nella nostra logica i livelli essenziali non vengono abrogati, perché vengono assicurati dall'articolo 6, come è corretto fare da un punto di vista legislativo. Se il Governo, comunque, vuole fare altro, lo può fare all'articolo 17, visto che quello che propone nel suo emendamento 1.101 è solamente una riscrittura dell'articolo 17.
La cosa chiara è che, bocciando l'emendamento Bindi 1.19, voi rendete la fecondazione omologa - l'unica a cui fa riferimento questa legge - accessibile praticamente a pochissimi, soltanto a quelli per cui i medici potranno certificare che soltanto quel metodo è efficace e non altri. C'è una bella differenza - lo dico ai tanti colleghi medici dell'Assemblea - tra il dover dire che l'omologa è più o meno idonea rispetto ad altri meccanismi e doverne certificare l'efficacia! È vero che non stiamo parlando di un modo alternativo di procreare, però è anche vero che vi sono valutazioni che riguardano la professionalità del medico, per cui non possiamo obbligarlo a certificare anche ciò che il mago non è in grado di fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l'approvazione dell'emendamento Bindi 1.19 rappresenterebbe un fatto gravissimo: l'introduzione e l'affermazione di un principio di competizione di diritti fra la madre e il frutto del concepimento. Vorrei ricordare che il concepito - come l'abbiamo chiamato per molti mesi in Commissione - non è un'entità separata che vive indipendentemente dal corpo materno. È un'identità che vive in ragione del corpo materno, che permette la sua vita. Gli stessi principi della bioetica affermano un diverso grado di tutela dei soggetti.
Vorrei ricordare che questo emendamento è stato presentato proprio per fare un passo indietro, al fine di edulcorare uno scellerato comma 2, introdotto in Commissione, in cui si assicura il diritto a nascere del concepito; si assicura cioè un qualcosa che non si è in grado di garantire, perché è in netta contraddizione con la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, di deputati del gruppo di Forza Italia e del deputato Mussolini), una legge confermata da un referendum e votata in modo trasversale da tutti i cittadini, indipendentemente dalle confessioni religiose e indipendentemente dalla cultura personale.
Ebbene, questa è una legge che tutti aspettiamo e credo che, in un Parlamento che legifera, non possa che essere una legge laica; personalmente non desidero


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uno Stato etico e credo che come legislatori non dobbiamo approvare leggi etiche.
Penso che il collega Fioroni abbia detto una grande verità: dobbiamo tutelare anche il concepito. Ciò è certamente condivisibile da tutti, anche se non significa far prevalere il diritto del nascituro sul diritto della donna e della madre, la quale deve poter autodeterminare le proprie scelte (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e del deputato Mussolini).
Come hanno ricordato la collega Alberta De Simone e molte altre, chi si avvia a pratiche di fecondazione medicalmente assistita lo fa dopo aver maturato una dolorosa decisione; si avvia, infatti, a pratiche invasive e dolorose dal punto di vista sia fisico sia psicologico; si avvia convinto e deciso di voler assumere responsabilmente il ruolo di genitorialità. La difesa del concepito sta nell'atto stesso d'amore di voler applicare tecniche di fecondazione medicalmente assistita per mettere al mondo un bambino e per diventare genitori.
Pertanto, non accetto, colleghi - come ho sentito dire spesso -, che la fecondazione medicalmente assistita sia un atto di egoismo e in quanto tale debba essere caratterizzata da un percorso di sofferenza. Non è un atto di egoismo, bensì è un atto d'amore! Costituisce infatti un'opportunità che la scienza offre alle donne, agli uomini e alle coppie; pertanto, non può essere culturalmente rappresentata come atto di egoismo ed essere, quindi, caratterizzata da percorsi di sofferenza.
Il comma 2 dell'articolo 1 assicura il diritto a nascere del concepito; un concepito che potrebbe portare delle gravi malformazioni genetiche; un concepito che potrebbe mettere a rischio di vita la donna che lo porta in grembo. Tale comma assicura un diritto che è in contraddizione con una legge dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e del deputato Mussolini).
Annuncio, pertanto, il voto contrario su questo emendamento da parte del mio gruppo: un voto contrario a introdurre, nel nostro ordinamento, la competizione dei diritti fra madre e bambino. Annuncio, dunque, il nostro voto contrario (a prescindere dal voto segreto), in piena coerenza con la nostra storia, con il nostro impegno politico e con il nostro impegno sociale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo, di deputati del gruppo di Forza Italia e del deputato Mussolini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Se potessi - so che l'onorevole Fioroni non lo farà -, chiederei ai presentatori di ritirare questo emendamento per due motivi: in primo luogo, perché apre la strada ad un panorama assolutamente incerto su quelli che potremmo definire i diritti del concepito. Si tratta, infatti, di una questione complicatissima e incerta, che non sappiamo bene dove ci potrebbe portare, ma soprattutto cala, in categorie giuridiche, questioni che sono morali e metafisiche. In secondo luogo, ripropone - come diceva prima (e condivido il senso del suo intervento), con molta chiarezza e passione, la collega Moroni - un bilanciamento che è già risolto nel nostro ordinamento, ma non autoritariamente da maggioranza e parlamentari, bensì caso per caso dalla madre, in ogni singolo momento della sua vita. Questo è un punto ineliminabile della nostra cultura, nonché del nostro livello di civiltà!
Anche se so che certamente non è questa la sua intenzione, tuttavia lei, collega Fioroni, comprende bene come stabilire in una legge una gerarchia di valori (anziché lasciarli caso per caso alle scelte tragiche - che sappiamo sono tali - della singola circostanza) possa porci, tutti quanti, in una condizione di grande difficoltà.
Allora, mentre introduce incertezze per quanto riguarda i diritti, questo emendamento


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pretenderebbe di fissare con legge una gerarchia tra valori che, in realtà, debbono essere oggetto di ponderazione e di decisione nel singolo caso.
Onorevole Fioroni, io credo senz'altro che noi siamo titolari di doveri nei confronti di chi deve nascere, ma non credo che chi deve nascere sia titolare di diritti: questo significherebbe una «animificazione» di un soggetto che non è ancora soggetto di diritto.
Per questo complesso di ragioni, andremmo a cozzare contro alcuni principi consolidati dell'ordinamento (consolidati anche da referendum) ed apriremmo la strada a conseguenze che nemmeno lei, credo, vorrebbe si producessero nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, ma anche in maniera sofferta (i temi ed i termini di questa discussione sono a tutti noti).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 17,25)

PIERLUIGI MANTINI. Desidero dire che quest'emendamento è infinitamente migliore del testo che ambisce a sostituire, il quale addirittura ardisce, con tono integralista, ad assicurare il diritto a nascere del concepito, concezione che, affermata per legge, ritengo, in breve, grave. Tuttavia, non potrò votare nemmeno a favore di quest'emendamento perché faccio fatica a distinguere e a riconoscere, anche in termini giuridici, i diritti del concepito: posso riconoscere i diritti della personalità, che si distinguono da quelli della persona, ma è ben difficile identificare nel concepito una persona nel senso che l'ordinamento giuridico dà a tale termine.
Pertanto, dichiaro che voterò contro l'emendamento Bindi 1.19, pur considerandolo migliorativo rispetto al testo della proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bindi, alla quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, spero nella sua clemenza perché è molto complesso tentare di spiegare in un minuto il senso di un emendamento che vorremmo non finisse nel crogiolo di qualche tentazione ideologica che, da una parte e dall'altra, emerge pure in una discussione così importante e così seria.
Premetto subito che voterò per la soppressione del comma 2 dell'articolo 1. Ritengo, infatti, che chi ha voluto l'emendamento in Commissione non voglia bene a questa proposta di legge e approfitti di essa per fare incursioni in altre parti del nostro ordinamento. Quando la legge sull'aborto fu approvata, io non ero parlamentare: mi adoperai per il successo del referendum abrogativo, ma adesso riconosco che quella legge è legge dello Stato vigente, per cui non ritengo corretto, da parte nostra, cercare di intervenire in maniera surrettizia su quella parte dell'ordinamento mentre stiamo dettando la disciplina per un'altra.
Se noi vogliamo dare a questo paese, come dobbiamo fare, una legge sulla fecondazione assistita, non dobbiamo affidare a tale legge ulteriori finalità, che sarebbero improprie e che farebbero del male all'obiettivo che ci siamo posti. Tuttavia, ritengo che fare riferimento, qui, ai diritti del concepito - forse, e pregherei la relatrice di ascoltarmi, la parola «concepito» potrebbe essere preceduta non dalle parole «in particolare del», ma dalle parole «compreso il» - non significhi, perché non sono queste non sono le nostre intenzioni, mettere in contrapposizione i diritti del concepito con quelli della madre, ma soltanto tenere presente il concepito nel momento in cui si applicano tecniche di procreazione che, al di là della


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volontà della madre e della coppia, potrebbero essere, in qualche modo, aggressive nei confronti della vita anche del nascituro.
Questo è il senso dell'emendamento. Volevo intervenire - ringrazio il Presidente per avermi lasciato il tempo per esprimermi - perché, visto che esso porta, per prima tra tutte, la mia firma, mi dispiacerebbe molto se fosse inteso come un tentativo che va nella stessa direzione di chi ha voluto il comma 2 di questo articolo, che assolutamente non condivido. Questo è il senso dell'emendamento. Rivolgo un appello a tutt'e due le parti del Parlamento: siamo sicuri che riusciamo a sopprimere il comma 2? Guardate che questo è molto importante. Lo dico perché in questi casi vale il bene possibile (Applausi di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo e del deputato Chiaromonte).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente. Mi sembra che la parola «concepito» venga intesa solo come un modo di dire. Desidero richiamare a tutti i colleghi e a me stesso che nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e nei documenti internazionali successivi, come pure nella Convenzione dei diritti del fanciullo approvata dall'ONU nel 1989 e ratificata dall'Italia, si afferma chiaramente che anche il concepito, fin dalla fecondazione, è considerato come un bambino titolare del diritto alla vita. La stessa Corte costituzionale, in due sentenze, nel 1975 e nel 1997, più volte si riferisce al diritto alla vita del concepito, che non deve essere contrapposta a quella della madre, ma va tutelata perché costituisce l'anello debole, trattandosi di colui che non può farsi sentire e va tutelato dallo Stato. Quindi, questa non è una parola, ma un'entità vera e reale, che trova un'espressione di tutela anche nei documenti internazionali (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palma. Ne ha facoltà.

NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, l'articolo 13, comma 5, del provvedimento in discussione afferma che, ai fini della presente legge, è vietato l'aborto selettivo di gravidanze plurigemellari; il che equivale a dire che, al di fuori del caso espressamente e tassativamente vietato dalla legge, anche nella gravidanza assistita è possibile l'interruzione di gravidanza. Orbene, se ciò è vero, a me pare che sia l'emendamento Bindi 1.19 in discussione sia, a maggior ragione, il comma 2 dell'articolo 1, ove si parla più espressamente di diritto a nascere del concepito, rappresentino una disciplina degli interessi eventualmente in gioco tra madre e concepito, in cui la valutazione del legislatore si sposta nettamente a favore del concepito, in tal senso dovendosi evidentemente interpretare la frase «in particolare del concepito», che pone in capo al concepito una posizione di tutela rafforzata rispetto, ad esempio, a quella della madre. Se ciò è vero, come a me pare, credo che permangano ferme le perplessità che erano state avanzate in Commissione affari costituzionali, la quale ebbe ad esprimere il parere sulla disciplina di cui all'attuale comma 2 dell'articolo 1; perplessità che si fondavano sull'articolo 3 della Costituzione, cioè su una irragionevole disparità di trattamento tra maternità assistita e maternità non assistita.
Queste le ragioni, Presidente, per le quali io, nonostante ci si approssimi al voto segreto, dichiaro che voterò contro questo emendamento, mentre voterò a favore di tutti gli emendamenti tendenti alla soppressione del comma 2.

PRESIDENTE. Ora devo fornire un chiarimento sulle questioni sollevate in merito alla portata dell'emendamento Bindi 1.19. Preciso che esso sostituisce integralmente il testo dalle parole «i livelli essenziali» sino alla fine dell'articolo.
La sua eventuale approvazione precluderebbe quindi tutti i restanti emendamenti


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riferiti all'articolo 1. Questa è la precisazione che intendevo fare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.

SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, abbiamo di fronte una questione piuttosto rilevante, che ha sollevato testé il collega Nitto Francesco Palma e, precedentemente, il collega Boato. Presidente, la prego di ascoltarmi.
Presidente, se nei lavori di questa Camera la Commissione affari costituzionali ha il potere di porre condizioni alle altre Commissioni in materia di Costituzione lei deve spiegarmi perché queste condizioni, che non sono osservazioni, non vengono prese in esame e neanche accolte (Applausi del deputato Cima). O lei, Presidente, sospende l'esame di questo punto e chiede alla Presidenza quale sia l'utilità dei lavori da noi svolti in Commissione affari costituzionali oppure potete anche dirci che si tratta di pura ginnastica. Se è così, va bene, vorrei però che venisse verbalizzato. Lei ha ascoltato i membri della Commissione affari costituzionali sia della Casa della libertà sia del centrosinistra, dell'Ulivo che hanno sollevato questa questione. Nella fattispecie, Presidente, vi è un parere della Commissione nel quale si dice che l'attuale comma 2 e, per converso, anche l'emendamento che non lo modifica, sono lesivi della Costituzione. Suggerirei che la Presidenza della Camera sospendesse i lavori su questo punto e suggerisse alla Commissione affari sociali di riesaminare la questione alla luce del parere della Commissione affari costituzionali che è una proposta di saggezza (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La saggezza sta certamente in una indicazione che potrebbe essere valutata, ma non in termini di cogenza; lei sa benissimo che i pareri della Commissione affari costituzionali, in sede referente, non determinano necessariamente l'interruzione del corso dei lavori: si tratta di pronunzie autorevoli, ma non di una realtà vincolante. Dunque non sarebbe possibile, per le ragioni che lei dice, dare corso ad alcun tipo di sospensiva.

GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, viste le osservazioni sollevate, vista la delicatezza di questo tema (anche se io resto del parere che una serie di emendamenti oggi accettati dal Comitato dei nove fugavano ogni sospetto relativo alla volontà di inserire elementi che non riguardano questa legge), la proposta fatta dall'onorevole Bindi di sostituire le parole «in particolare del» con «compreso il» e visto il dubbio che resta relativamente ad un impianto stravolto dalla presentazione di un emendamento del Governo che potrebbe vanificare l'approvazione dell'emendamento Bindi 6.21 (che reinseriva i livelli essenziali di assistenza nel luogo appropriato e che genera, in molti di noi, preoccupazione), chiederei al relatore se sia possibile accantonare l'emendamento 1.19 di cui sono cofirmatario insieme all'1.35 dell'onorevole Lucchese; ciò per evitare confusione e per valutare se ci sia una possibilità di riformulazione che, con voto a scrutinio segreto, consenta di ottenere un risultato significativo. D'altro canto, vorrei essere certo che non mi sarà poi impossibile riproporre, a prescindere dall'emendamento del Governo, la reintroduzione dei livelli essenziali di assistenza (che l'emendamento Bindi 1.19 propone di sopprimere) con l'emendamento Bindi 6.21 o con il subemendamento 0.1.100.1 presentato dall'onorevole Valpiana.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Fioroni, vedremo dopo.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio discutere nel merito; vorrei solo capire in che modo procederemo sugli emendamenti riferiti a questo provvedimento se, cioè, si interviene nel merito degli emendamenti, se si fanno riformulazioni di emendamenti o se, non per colpa di alcuno, ma probabilmente anche per via del pathos che coinvolge tutti i deputati, non stiamo dando ad ognuno la possibilità di alzarsi e di discutere su tutto ciò che gli viene in mente. Lo dico per me perché altrimenti non capisco quando si voterà questo emendamento, in che forma si voterà e se la riformulazione dell'onorevole Bindi, ad esempio, sia quella che stiamo votando o che voteremo oppure a che tipo di accantonamento procederemo. Non capisco più io, che mi ritengo non ultimo per intelligenza, di cosa stiamo parlando.
Sarebbe bene se, nell'elasticità e nella comprensione di tutti su un argomento che riguarda tutte le coscienze, riportassimo un po' di ordine nel procedere. Io stesso, lo dico per me, non capisco cosa stiamo facendo.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei sa benissimo che, nell'intervenire su un emendamento, ognuno svolge l'argomentazione che ritiene essere la più consona al sostegno o, magari, alla critica dell'emendamento stesso.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non possono però parlare d'altro!

PRESIDENTE. Per quanto attiene alla richiesta di riformulazione avanzata dall'onorevole Bindi, mi sembra che l'onorevole Fioroni abbia chiesto alla relatrice la possibilità di avere un po' di tempo a disposizione per riesaminare la questione, accantonando per ora l'emendamento Bindi 1.19.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, dopo l'interpretazione che è stata data dell'emendamento Bindi 1.19, ossia degli effetti che produrrebbe la sua eventuale approvazione, le chiedo formalmente di sapere se l'eventuale bocciatura di tale emendamento precluda, in qualche modo, l'emendamento Lucchese 1.35. Dunque, l'eventuale bocciatura dell'emendamento Bindi 1.19, che sostanzialmente riproduce un testo analogo anche se non identico, potrebbe in qualche modo precludere l'emendamento Lucchese 1.35?

PRESIDENTE. Onorevole Cè, vorrei tranquillizzarla a tal proposito, in quanto ciò che lei dice non è possibile. L'emendamento Bindi 1.19 si riferisce, infatti, ad una frase specifica, mentre l'emendamento 1.35 Lucchese riprende una parte di questa frase specifica. Si tratta, pertanto, di due realtà distinte, per cui la bocciatura dell'emendamento Bindi 1.19 non produrrebbe alcun effetto a catena in danno dell'altro.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi invito a fare un po' di silenzio. Ha ragione il collega Volontè: in queste condizioni è difficile capire anche per i più intelligenti.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ascoltiamo ciò che deve dire il relatore!

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare tutti i colleghi deputati: oggi non vogliamo certo discutere la legge n. 194 che, tra l'altro, è già legge dello Stato. La nostra finalità è quella di riconoscere, in questa proposta di legge, il desiderio dei coniugi di avere un figlio ed il diritto alla vita del bambino. Questo, però, non va assolutamente ad intaccare la legge n. 194. Tra l'altro, vorrei ricordare che l'articolo 1 di tale legge recita: «tutela la vita umana dal suo inizio». Perciò,


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introducendo l'espressione «in particolare del concepito» (come propone l'emendamento Lucchese 1.35), non andiamo assolutamente ad intaccare la legge n. 194.
La Commissione è poi favorevole alla riformulazione proposta dall'onorevole Bindi, ed invita anche l'onorevole Lucchese a sostituire le parole «in particolare» con la parola «compreso».

PRESIDENTE. Onorevole Dorina Bianchi, la Commissione pertanto è favorevole, se ho ben compreso, alla riformulazione proposta dall'onorevole Bindi?

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Esatto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Faccio presente che se si dovesse accantonare l'emendamento Bindi 1.19, si dovrebbero accantonare anche i restanti emendamenti...

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione è contraria alla proposta di accantonamento. È favorevole solamente alla riformulazione dell'emendamento Bindi 1.19 proposta dalla stessa onorevole Bindi.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare la nostra posizione contraria all'emendamento Bindi 1.19. Si tratta di una proposta emendativa che rimette in ordine due principi generali che ispirano la legge. Mi riferisco innanzitutto al riconoscimento dei soggetti: noi neghiamo che il soggetto embrione sia un soggetto diverso dalla donna che lo porta in grembo. Con l'emendamento viene pertanto introdotto un principio che rifiutiamo. In secondo luogo, si prevede la reiterazione delle tecniche di fecondazione artificiale unicamente al fine di superare il problema dell'infertilità. Noi rigettiamo anche questo principio, perché riteniamo che ci debba essere una possibilità di accesso la cui titolarità noi facciamo risiedere nel soggetto donna. Di conseguenza, ancorché in forme forse meno repellenti di quanto non faccia il testo illustrato dalla relatrice, l'emendamento Bindi 1.19 ne ripropone però i medesimi principi.

MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, vorrei dire alla relatrice ed anche ai colleghi che dovremmo attenerci ai fatti, ossia a ciò che è scritto nell'articolo e negli emendamenti che stiamo esaminando. Infatti, per quanto riguarda l'articolo 13, in Commissione vi è stato uno slalom non ancora concluso, per cui non è stato neanche espresso il parere del Comitato dei nove, essendovi profondi contrasti anche nella maggioranza. Alla mia esplicita richiesta, rivolta al Presidente, di far riferimento alla Commissione non è stata data risposta. Nell'articolo 13 si mantiene il divieto all'aborto selettivo, in conflitto con la legge n. 194 e, contemporaneamente, la relatrice ha espresso un parere favorevole su un emendamento. Non si sa come se ne uscirà, perché quello è il testo proposto dalla relatrice.
Pertanto, signor Presidente, chiedo che ci si attenga ai fatti e, soprattutto, alle parole che in questa sede hanno un peso. L'articolo 1 e gli emendamenti ad esso presentati parlano, purtroppo, in modo chiarissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, intervengo solo per fare una precisazione. Abbiamo già chiesto ai colleghi di ritirare l'emendamento in questione. In ogni caso, se quest'ultimo venisse posto in votazione, bisognerebbe chiarire se il riferimento ai livelli essenziali delle prestazioni precluda, ove l'emendamento sia ap


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provato, le altre proposte emendative che fanno riferimento ai livelli essenziali di assistenza. Se così dovesse essere...

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, le dico subito (in modo che lei si regoli per il prosieguo del suo intervento) che, se l'emendamento venisse approvato, precluderebbe i restanti emendamenti all'articolo 1.

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo, dunque, ai colleghi presentatori dell'emendamento di eliminare questa parte dell'emendamento, altrimenti sarebbero loro a stabilire che queste prestazioni sono fuori dai livelli essenziali di assistenza e ciò sarebbe gravissimo, come tutti conveniamo.

ROSY BINDI. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, lei è già intervenuta: ne bis in idem...

ROSY BINDI. Potrebbe parlare un altro firmatario, ma...

PRESIDENTE. Ma lei è già intervenuta!

ROSY BINDI. Intervengo per dichiarare che accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROSY BINDI. Siccome un nostro emendamento reintroduce i livelli essenziali, elimino il riferimento ai livelli essenziali e chiedo la riformulazione per cui l'espressione «in particolare del concepito» venga sostituita con «compreso del concepito».

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la Commissione non ha accettato questa impostazione.
È stata avanzata richiesta di votazione a scrutinio segreto sugli emendamenti Bindi 1.19 e Lucchese 1.35, sugli identici emendamenti da Mussolini 1.1 a Bolognesi 1.34, nonché sull'articolo 1 del testo unificato.
Tale richiesta deve essere accolta. Infatti, le finalità per l'accesso alle tecniche di procreazione assistita e la previsione del diritto alla vita del concepito sono riferibili a principi costituzionali di tutela della famiglia e del rapporto di filiazione richiamati dall'articolo 49, comma 1, del regolamento interpretati in chiave evolutiva, come ha precisato nella scorsa legislatura il Presidente della Camera su un provvedimento di analogo contenuto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bindi 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 448
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato
82
Hanno votato
no 336).

TIZIANA VALPIANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, credo non sfugga a nessuno quanto questa materia sia delicata e richieda, da parte di tutti, la massima serietà ed il massimo rigore.
Mi rivolgo al presidente della Commissione ed alla relatrice, ma anche ai rappresentanti del Governo. Sul fascicolo degli emendamenti troviamo l'emendamento 1.100 della Commissione. I subemendamenti che noi abbiamo presentato e che ci sono stati dati in fascicolo a parte recano il titolo «subemendamenti all'emendamento 1.100 della Commissione». Alle ore 14, in Commissione, ci è stato detto che il


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suddetto emendamento della Commissione è stato ritirato e che è stato presentato un identico emendamento del Governo su cui non potevamo più presentare subemendamenti perché di contenuto identico a quello della Commissione.
Credo che su una materia così delicata, se non vi è certezza né dei titoli né di chi firma gli emendamenti, non possiamo procedere. Chiedo, dunque, che questo venga accantonato perché se il mio subemendamento 0.1.100.1 non potesse essere discusso o venisse bocciato verrebbero escluse dai livelli di assistenza le tecniche di procreazione assistita. Ciò vuol dire che a tutte le odiose discriminazioni che avete messo in atto aggiungerete anche quella di tipo economico che è inaccettabile da qualsiasi punto di vista morale si possa vedere.

PRESIDENTE. Onorevole Valpiana, i subemendamenti da lei indicati, uno dei quali a sua firma, erano riferiti all'emendamento 1.100 della Commissione che è stato ritirato, come lei ha osservato. Tuttavia, l'emendamento ritirato è identico a quello presentato dal Governo. Di conseguenza, permane la «vitalità» dei subemendamenti rispetto all'emendamento 1.101 del Governo. Pertanto, preciso che i subemendamenti assumono la numerazione di Valpiana 0.1.101.1 e Battaglia 0.1.101.2.
Passiamo alla votazione degli identici subemendamenti Valpiana 0.1.101.1 e Battaglia 0.1.101.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, credo che l'emendamento presentato dal Governo sia il motivo per cui vi è stato un grosso dibattito da parte della maggioranza nel cercare di non far decadere questa cosa che ritengo ignobile. Il Governo, dopo aver bocciato la possibilità di accedere anche alla fecondazione omologa se non con la certificazione del medico dell'inefficacia di tutti gli altri provvedimenti terapeutici (chiedendo a tanti colleghi di fare i maghi), si accinge anche a compiere una delle discriminazioni più ignobili. Infatti, invece di prevedere questo intervento terapeutico all'interno dei livelli essenziali di assistenza, il Governo va ad ipotizzare per l'anno 2002 una copertura di 3,4 milioni di euro, sufficiente solo a qualche centinaio di unità. Credo non sfugga a nessuno che con questo meccanismo trasformiamo la possibilità di accedere alla fecondazione omologa in una vittoria del bingo, una specie di superenalotto. Il sistema sanitario nazionale sarà in grado di fornirlo soltanto a chi arriva prima, altrimenti si tratterà di un lusso per chi potrà andare nei centri privati a pagare. Lì troveranno anche medici compiacenti che dichiareranno che i metodi alternativi sono inefficaci e non idonei.
Credo che una volta di più il sottosegretario Vegas confermerà che, al di là di quanto dichiarato dal ministro Sirchia, il termine «livelli essenziali di assistenza» significa «livelli minimi di assistenza». Era già stata impedita ai nostri cittadini la possibilità, nella stragrande maggioranza delle regioni italiane, di usufruire in ospedale della terapia del dolore per i malati di cancro e di consentire diete aproteiche ai dializzati o ai nefropatici cronici; erano stati smantellati i centri per i cardiopatici; è stata approvata una norma, in questo ramo del Parlamento, in base alla quale i farmaci innovativi (siano essi farmaci antitumorali o contro qualunque tipo di patologia) potranno essere ammessi solo se il ragioniere generale dello Stato certificherà che non si aumenta la spesa farmaceutica dell'8 agosto 2001. In tal modo avevamo già privato di ogni possibilità di intervento terapeutico innovativo i malati della stragrande maggioranza delle regioni italiane, sicuramente delle regioni del centrosud, a cominciare dal nostro Lazio. Ecco che troviamo finalmente la vera concezione dei livelli essenziali, che non è dal punto di vista della salute e dell'articolo 32: questo prevede un intervento terapeutico se appropriato ed indispensabile.
Voi avete preteso ancor di più, che ci sia scritto «efficace» e neanche «idoneo», pretendete di operare una violazione costituzionale


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perché discriminante tra cittadini di serie A e di serie B, perché non darete a tutti ma solo a quelli che arriveranno per primi, mentre il resto saranno costretti a pagarselo da soli. Ritengo che questo sia un ulteriore modo di vanificare le attese di tanti cittadini che pensano di trovare in questa legge una risposta alla loro legittima aspettativa alla voglia di procreare. Forse, l'emendamento 1.101 del Governo sarà stato visionato dalla Commissione affari costituzionali ma è veramente inconcepibile che l'esercizio del diritto sancito dall'articolo 32 della Costituzione - che prevede che la salute sia un diritto che lo Stato e le regioni debbono garantire - sia in questo modo consentito a tempo per chi arriva primo: se qualcuno vincerà al superenalotto avrà la fecondazione omologa, mentre chi non vincerà, se la pagherà di tasca sua.
Credo sia una cosa veramente non concepibile, che rende questa legge sempre più lontana dalla aspettative dei cittadini. Relativamente al fatto che il provvedimento venga presentato e si sia fatta una battaglia perché fosse discusso oggi con una copertura finanziaria ridicola, credo che in quest'aula tanti colleghi più esperti di me - sicuramente in tema di fecondazione artificiale - sappiano che con queste cifre veramente pochi casi potranno avere una risposta dal sistema sanitario nazionale.
Tuttavia, quello che è più grave è che viene confermato che quelli essenziali non sono livelli appropriati ed uniformi di cura ma un minimo che viene erogato con quei quattro soldi che si è deciso di spendere; il resto, d'altronde il Governo già ci sta lavorando, affidiamolo alle assicurazioni e ai meccanismi integrativi. Peccato che con i soldi dei cittadini integreremo il 95 per cento perché questo Stato darà solo un 5 per cento che non basterà per ciò che è indispensabile ma solo per ciò che è veramente minimo.
Credo che la gravità dell'emendamento 1.101 del Governo sia proprio nell'aver eliminato le prestazioni terapeutiche indispensabili, perché abbiamo appena respinto un emendamento che si riferiva ai metodi inidonei mentre adesso ci si riferisce a metodi inefficaci - quindi, è stata attestata l'indispensabilità per i cittadini italiani, uomo e donna, che vogliono avere un figlio con la fecondazione omologa e che non hanno altri metodi efficaci -, certificandolo con la caparbia volontà della maggioranza: ebbene, vi diciamo che questo è un modo che sarà consentito solo a chi avrà i soldi.
Mi verrebbe da dire che questo, anche per tanti colleghi parlamentari cattolici, è veramente un metodo clerico-fascista, e come per chi pensava che il matrimonio si potesse sciogliere con il tribunale della sacra Rota se c'erano i soldi, così anche con la fecondazione omologa i figli si faranno fare solo se ci saranno i soldi.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma va!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, vorrei un po' di attenzione da parte dei colleghi e del Governo perché l'emendamento 1.101 del Governo - che, tra l'altro, sostituisce l'emendamento 1.100 della Commissione e quindi, evidentemente, su questo punto l'esecutivo ha voluto mettere tutto il suo peso e di fronte avrà delle reazioni che ci sono state anche da parte della maggioranza - introduce delle norme molto gravi. Voi istituite un fondo per l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita di 6,8 milioni di euro, che corrispondono a circa 12 miliardi di lire a regime e quindi, in questo caso, dato che siamo a metà anno, non stiamo parlando del 2002 ma del 2003.
Le stime che facevamo questa mattina in Commissione ci dicono che con quella cifra si possono fare al massimo dai duecento ai trecento interventi l'anno, cioè a Roma, in proporzione, con il contributo dello Stato si dovrebbero fare circa dodici o quindici interventi, con una sproporzione enorme rispetto alla domanda di


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questi interventi, visto che, durante il dibattito, abbiamo parlato di circa 20.000-25.000 famiglie l'anno.
Di conseguenza, a queste 25.000 famiglie rispondiamo che trecento di loro avranno la possibilità di avere la risposta dal servizio sanitario nazionale. Allora, dovete chiarire che tipo di legge stiamo approvando perché, tra l'altro, nella formulazione del nuovo articolo, voi eliminate lo stesso riferimento - che, del resto, era ambiguo e generico - ai livelli essenziali, dato che nel vostro testo si parlava di livelli essenziali di prestazioni. Si trattava di una formulazione ambigua ma che, comunque, faceva riferimento ad un diritto del cittadino ad avere questo tipo di prestazioni.
Eliminando anche ogni riferimento ai livelli essenziali di prestazioni, non solo affermate il principio che queste saranno prestazioni a pagamento quasi per tutti i cittadini italiani, ma eliminate anche la facoltà, che prima tanti cittadini italiani avevano, di rivolgersi al servizio pubblico per poter usufruire della fecondazione assistita.
Quindi, vi proponiamo di rivedere questo aspetto dell'emendamento, introducendo un riferimento ai livelli essenziali di assistenza. Infatti, queste prestazioni sono prestazioni sanitarie, in quanto parliamo di fecondazione medicalmente assistita, con un medico, un sanitario; dunque, vi è un diritto alla salute riproduttiva che questa legge dovrebbe tutelare e che, in tal modo, non tutela.
Se eliminate i riferimenti ai livelli essenziali di assistenza, chi potrà usufruire di questa legge? Certamente non la grande maggioranza dei cittadini italiani, vale a dire quelli che non hanno le risorse sufficienti per pagare i 20, 30, 40 milioni necessari per portare a compimento tutto il percorso della fecondazione assistita. Ne potranno usufruire esclusivamente i più ricchi i quali, se vorranno affrontare tale questione ricorrendo a tecniche omologhe, si rivolgeranno, avendo le risorse, ai presìdi sanitari pubblici e privati del nostro paese mentre, se vorranno accedere a tecniche eterologhe, avendo comunque le risorse, i piemontesi e i liguri andranno in Francia, i lombardi andranno in Svizzera e i siciliani andranno a Malta.
Dunque, attraverso questa legge, affermate un principio di diseguaglianza. Tale provvedimento si conferma come una legge che non vuole introdurre e regolare la possibilità per le coppie di accedere ad un percorso che può portarle ad avere un figlio, ma che vieta, preclude e nega alla grande maggioranza dei cittadini italiani, che hanno un reddito medio o basso, di poter avere il diritto di avere un figlio alla stregua delle coppie che hanno le disponibilità finanziarie.
L'eliminazione di ogni riferimento ai livelli essenziali di assistenza rappresenta un punto di estrema gravità di questa legge. Dunque, vi chiediamo di modificare tale previsione, accogliendo il subemendamento in esame (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 17,55)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione di tutta l'Assemblea sul subemendamento 0.1.101.1 a mia firma, che rappresenta l'unica possibilità di cui, al momento, disponiamo per cancellare una stortura, un'aberrazione enorme presente all'interno di questo provvedimento.
Ritengo che su molte cose, in quest'aula, ci si possa dividere, come ad esempio sulla concezione dell'autodeterminazione della donna e sulla concezione della laicità dello Stato, tuttavia credo non ci si possa dividere sul fatto che sia possibile concedere di fare un figlio a chi ha soldi e non a chi non ne ha.
Se non approviamo questo subemendamento, che inserisce le tecniche di procreazione nei livelli essenziali di assistenza, realizziamo esattamente ciò. Il fondo previsto dal Governo è di 6,8 milioni


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di euro e, in relazione a quanto ci è stato detto durante le audizioni in Commissione in ordine al fatto che sono circa 25-30 mila all'anno le coppie che chiedono di accedere a tali tecniche, vuol dire che, dal 2003, potranno accedere alle tecniche, assistite dallo Stato, 260 coppie. Quindi, ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente improbabile dal punto di vista della democraticità e della cittadinanza in questo Stato.
Chiedo, dunque, a tutti colleghi di considerare con attenzione questo nostro subemendamento, in quanto costituisce l'ultimo passaggio utile per vietare questa aberrazione e questa follia presenti nel presente provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente in quanto ritengo che l'emendamento proposto dal Governo sia molto grave.
Non solo si tratta di una legge pesante e confessionale, fatta di divieti e pericolosa per le conseguenze che produrrà sulla legge n. 194, ma anche di un provvedimento che determina pesantissime discriminazioni rispetto al censo. Si rivedrà, appunto, il diritto rispetto al reddito, all'appartenenza territoriale alla regione ricca che potrà finanziare, attraverso un fondo particolare, la tutela attraverso il servizio sanitario nazionale.
Altro che diritto alla vita! Evidentemente, anche per gli embrioni ci sono differenze di classe. Ci sarà un diritto alla vita per l'embrione dei ricchi.

PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio per favore!

MAURA COSSUTTA. Questo è ciò che bisognerebbe dire ai pochissimi che stanno manifestando sul diritto alla vita o alle tantissime donne che stanno partecipando ad un presidio davanti alla Camera e alle migliaia che lo stanno facendo in tutta Italia, in tutte le nostre città, contro questo provvedimento odioso. Con l'emendamento 1.101 del Governo sarà ancora più odioso. Le donne non ve lo perdoneranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, durante la discussione sulle linee generali di questo provvedimento, ricordo di aver rivolto un appunto al ministro Sirchia perché, al di là dell'urgenza manifestata su questa proposta di legge, mi risultava che il Governo non avesse operato alcun controllo sui centri privati. Stranamente una settimana o dieci giorni dopo fu attivato il controllo e si verificò che quasi la metà - se non sbaglio - dei centri privati operavano al di fuori della legge.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo punto: l'emendamento 1.101 del Governo, su cui non ripeto le osservazione dei colleghi che mi hanno preceduto, stanzia una cifra ovviamente ridicola per quest'anno - si parla di 6 miliardi -; con la sua approvazione opereremo un'incentivazione dei centri privati e una mistificazione nei confronti di chi usufruirà di queste tecniche. Queste persone, infatti, non soltanto andranno incontro ad un'altissima percentuale di insuccessi ma, nella maggior parte dei casi, non potranno accedere alle tecniche di procreazione assistita se non ad altissimi costi. Quindi, si tratta soltanto di incentivare i centri privati e il business che sotto questi provvedimenti c'è sempre stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, vorrei ricordare che con l'accordo dell'8 agosto il Governo ha messo a disposizione delle regioni 8 mila miliardi di aumento per la spesa sanitaria. Quindi, lo stanziamento stabilito con questo emendamento, per favorire l'accesso alla fecondazione assistita da parte delle coppie che non abbiano i denari sufficienti ad affrontare


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il lungo e faticoso procedimento, rappresenta qualcosa in più. Infatti, le regioni, nell'ambito della loro autonomia, possono ampiamente disporre di denari per affrontare questo problema. Certamente, la coperta è corta; certamente, è una coperta difficile da allungare di qua e di là; certamente, tutti vorremmo il meglio per tutti. Ma la demagogia non dovrebbe far parte del consesso del Parlamento italiano (Applausi del deputato Polledri).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, vorrei rivolgere al Governo una domanda diretta e molto semplice per la quale è gradita una risposta. Chiedo al sottosegretario di Stato se queste prestazioni siano previste dentro i livelli essenziali di assistenza.

PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo intenda rispondere. Passerei, dunque, ai voti (Proteste). Il Governo può rispondere o non rispondere. Vedo che non intende rispondere.

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, dev'essere chiaro cosa sta per votare questo Parlamento. Quanto meno, deve essere chiaro nei confronti dei cittadini italiani: il Governo ci deve dire se, con l'approvazione del suo l'emendamento 1.101 e una volta entrata in vigore la legge, le coppie italiane, i cittadini italiani avranno diritto ad accedere alla procreazione assistita oppure se dovranno pagare

ELIO VITO. Non è sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, questo sarebbe il suo secondo intervento. Lei non sta parlando sull'ordine dei lavori. Sta entrando nel merito.

AUGUSTO BATTAGLIA. Questo il Governo ce lo deve dire. Mi scusi, come facciamo a votare se non sappiamo qual sia la natura dell'emendamento del Governo?

PRESIDENTE. Mi pare che il Governo non intenda parlare. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, chiedo al Governo di accantonare questo emendamento e lo chiedo perché la sua approvazione ha conseguenze devastanti su questa materia. Infatti, o questo significa che voi finalizzate questo fondo ai controlli o alla qualificazione dei centri oppure, senza la specificazione che la fecondazione regolata da questa legge è a carico dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, tutto questo comporterà che noi regoleremo una materia di fatto collegata ad un diritto che non è assicurato in questo nostro paese. In questo modo, da questo momento, mentre nelle strutture pubbliche si può praticare soltanto la fecondazione omologa (questa è a carico del servizio sanitario nazionale) e, per una scelta del ministro Degan che non ho mai condiviso, la fecondazione eterologa è lasciata ai gabinetti privati a pagamento, con questa legge si consente soltanto la fecondazione omologa e di fatto la si impedisce, perché non è a carico del servizio sanitario nazionale.
Questo è gravissimo: l'approvazione di questo fondo, per come l'avete fatta, è come dire che si toglie l'assistenza odontoiatrica e si regalano 800 mila dentiere! Siamo esattamente sullo stesso piano ed è una cosa gravissima.
Non dite più che avete regolato la fecondazione assistita, perché di fatto l'avete impedita (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati della Margherita, DL-l'Ulivo)!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Craxi. Ne ha facoltà.

BOBO CRAXI. Signor Presidente, intervengo per dire che voteremo contro questo emendamento del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montecchi. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta dell'onorevole Bindi nel chiedere di accantonare questo emendamento, anche perché il Governo, che ha fatto proprio un emendamento della Commissione, dovrebbe spiegare come renda compatibile quel fondo con quel primo comma dell'articolo 10 che prevede che «gli interventi di procreazione medicalmente assistita sono realizzati nelle strutture pubbliche e private autorizzate dalle regioni e iscritte al registro di cui all'articolo 11».
Su questo punto grava un vincolo finanziario, tant'è che la Commissione bilancio, nella sua nota del 28 maggio, invitò la Commissione affari sociali a cancellare il primo comma e a sostituirlo con l'espressione: «oneri a carico delle coppie richiedenti». Dunque, il Governo deve spiegare cosa intende fare rispetto a quel primo comma dell'articolo 10, come intende coprirlo, se è coperto dalla riformulazione articolo 17 e che tipo di rapporto c'è fra questo e i livelli essenziali di assistenza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, volevo precisare che in questo momento siamo in fase di votazione degli identici subemendamenti Valpiana 0.1.101.1 e Battaglia 0.1.101.2, riferiti all'emendamento 1.101 del Governo.

AUGUSTO BATTAGLIA. Ma sono collegati!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti Valpiana 0.1.101.1 e Battaglia 0.1.101.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 429
Astenuti 5
Maggioranza 215
Hanno votato
186
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Angelino Alfano ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre intendeva esprimerne uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, credo che qualche breve parola di chiarimento su questo emendamento sia indispensabile. Il Governo ha presentato questo emendamento a una proposta di legge di assoluta iniziativa parlamentare, nell'ambito del cui dibattito si è tenuto lontano per dare piena autonomia al Parlamento sulle relative scelte, per un problema che riguarda la possibilità di realizzare quanto contenuto nella proposta di legge.
Se affrontassimo il tema in termini reali, senza retorica - che forse è aleggiata troppo in quest'aula in alcune argomentazioni - e senza valutazioni in qualche


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caso ipocrite, ci accorgeremmo che se il testo fosse rimasto quello dell'articolo 1 comma 1, ossia affidare ai livelli essenziali di assistenza anche questo nuovo tipo di intervento, avremmo avuto due risultati possibili; il primo sarebbe stato quello di rendere sostanzialmente inefficace questo provvedimento, poiché - come è stato detto in quest'aula - facendo un rapido conto della platea dei suoi destinatari, delle richieste di fecondazione e del costo dell'intervento, avremmo avuto una spesa notevole, valutabile nell'ordine di migliaia di miliardi che, attualmente, le nostre regioni - alle quali fa carico la realizzazione dei livelli essenziali di assistenza - non si potrebbero permettere. In questo caso, devo ringraziare i nostri predecessori poiché, grazie alla politica sanitaria che è stata portata avanti in questo paese, abbiamo avuto un buco molto serio che ha riguardato il finanziamento del settore sanitario (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani - Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, silenzio!

FRANCESCO GIORDANO. A che serve la legge?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Siamo dovuti intervenire con finanziamenti cospicui per integrare il fondo sanitario nazionale (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

SERGIO SABATTINI. «Intervento»: si fa per dire!

FRANCESCO GIORDANO. A che serve la legge, allora?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il buco nella sanità è un'eredità degli scorsi... (Applausi di deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio, se volete parlare avrete modo di replicare al Governo subito dopo.

ELENA EMMA CORDONI. Sono 20 mila coppie l'anno!

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, non credo che con le invettive si possono cancellare i fatti, il settore della sanità ha dei debiti e dei deficit cospicui che derivano da una politica costante di...

PRESIDENTE. Sottosegretario, le chiedo scusa: colleghi, l'intervento del rappresentante del Governo vi consente di parlare subito dopo con piena libertà, quindi vi prego di permettere al sottosegretario di ultimare il suo ragionamento.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La politica di chi ci ha preceduto consisteva nella tecnica di mettere la spazzatura sotto il tappeto per quanto riguardava la spesa sanitaria (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Noi stiamo cercando con difficoltà di riportare chiarezza nei conti della sanità. Stiamo introducendo una politica di rigore nei conti e ciò crea anche delle difficoltà alle regioni riguardo la loro gestione. Per questo motivo non possiamo permetterci di introdurre ulteriori spese - che non siano quantificate e coperte - a carico delle regioni. Affermare semplicemente che questa nuova spesa nella sua globalità debba gravare sulle regioni significa o rendere impossibile la realizzazione di questo tipo di interventi, o andare allo «scasso» completo della spesa sanitaria rendendo impossibile - per responsabilità vostra - la realizzazione di interventi veri per la medicina in questo paese. Per questo motivo il Governo si è fatto responsabilmente carico della necessità di dare una dotazione finanziaria...


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MAURA COSSUTTA. Date il sussidio agli embrioni!

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, posso proseguire?

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Vegas.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per questi motivi...

PRESIDENTE. Colleghi, ma insomma che modo è questo di effettuare un dibattito aperto e democratico non consentendo al Governo di esprimere la propria opinione?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per questi motivi, signor Presidente, il Governo si è fatto responsabilmente carico di definire una quantificazione finanziaria, molto modesta (me ne rendo conto) che, comunque, evita il rischio che il sistema sanitario venga scassato dall'introduzione di una ulteriore voce nell'ambito dei livelli essenziali. Si opera una dotazione iniziale, poi vedremo nel corso di attuazione di questa legge se quest'ultima sarà sufficiente, sarà insufficiente, sarà implementata. Comunque ne consente, in ogni caso, l'avvio, tenendo conto anche di un problema: non è detto che un diritto nuovo debba essere finanziariamente garantito dallo Stato, per esempio, anche ai più ricchi. Infatti, attribuirlo gratis a tutti significa favorire anche le fasce più ricche la popolazione. La dotazione - lo ripeto ancora una volta -, certamente modesta, sarà attribuita alle fasce meno abbienti della popolazione e consentirà di vedere sperimentalmente questa legge come funziona.
Credo che l'emendamento 1.101 del Governo sia finalizzato esclusivamente a consentire l'avvio e l'approvazione del provvedimento in esame, che comunque presenta caratteristiche innovative, e rappresenta uno strumento per permettere una valutazione in corso d'opera dell'attività del suddetto provvedimento e per evitare di fare ricorso a forme ipocrite o populiste...

MAURA COSSUTTA. Ipocriti siete voi!

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. ...di generalizzazione del problema, senza che si definiscano le risorse finanziarie. È inutile negarlo: ogni problema deve essere affrontato per quello che è e per i suoi risvolti. Io non credo che i nostri colleghi della sinistra vogliano utilizzare risorse finanziarie che servono a curare i malati gravi, per esempio, per questa malattia.

MAURA COSSUTTA. Ditelo alle donne!

PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta!

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Si tratta in sostanza, con riferimento a questo problema come ad altri argomenti, di compatibilità finanziaria (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Nel concludere, ribadisco che l'emendamento in esame deve essere inteso per quello che è, vale a dire come un tentativo del Governo di venire incontro alle necessità emerse nel corso del dibattito in Parlamento ed anche per rendere possibile il reale avvio di una legge innovativa (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale e dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, l'intervento del Governo mi spinge a svolgere alcune argomentazioni in merito a quanto era già evidente. Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che l'emendamento in esame è centrale in questo provvedimento e lo ha dimostrato la discussione in Commissione. Il Governo si è fatto carico di presentare


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l'emendamento in esame perché una parte della maggioranza si rifiutava di sottoscriverlo in Commissione, vergognandosi, giustamente, del fatto che non si tratta solo, con il medesimo, di non garantire le persone più povere o più ricche; noi affermiamo che la salute riproduttiva esce dal sistema del servizio sanitario nazionale. Con riferimento a tale aspetto, oggi diciamo a migliaia di cittadini e alle loro famiglie, che avvertono un problema di sterilità o di infertilità, che non si tratta di una questione che attiene alla salute e che la soluzione al medesimo non è garantita dalla Costituzione. Facciamo qualcosa di molto grave che se oggi vale per la salute riproduttiva della fecondazione, può valere per la legge n. 194 del 1978 domani con riferimento ad un'altra prestazione che riguarda la salute delle donne.
Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi perché trovo gravissimo il fatto che, con riferimento a quanto prevedete per le coppie italiane, spacciate, sottosegretario Vegas, come qualcosa in più quello che, al contrario, è qualcosa in meno.
Lei afferma che se si approvasse questo provvedimento, vi sarebbe un esborso di migliaia di miliardi. La fecondazione omologa - come giustamente ricordava la collega Bindi - oggi è già a carico del servizio sanitario nazionale e si effettua nelle strutture pubbliche. Voi togliete, oltre ai ticket e ad un'altra serie di prestazioni (i LEA sono utilizzati, in realtà, come strumento di contenimento della spesa sanitaria e non come garanzia del diritto alla salute di tutti i cittadini italiani), un altro pezzo del diritto alla salute riproduttiva, la fecondazione omologa (in questo provvedimento infatti, di questo si parla) che è già garantita oggi dal servizio sanitario nazionale.

GIACOMO BAIAMONTE. Non è così!

MARIDA BOLOGNESI. Questo è il motivo per cui vorrei che i colleghi riflettessero su tale aspetto. Se una coppia sposatissima sceglie l'omologa, oggi può avere la garanzia di fruire di un servizio in una struttura pubblica. Con l'emendamento 1.101 del Governo domani non sarà più possibile; lo dovete dire alle coppie italiane! Vorrei, inoltre, dire all'onorevole Volontè, e mi rivolgo anche ad altri colleghi molto sensibili che, spesso, in quest'aula sento parlare di aiuto alla maternità e alle famiglie: dov'è l'aiuto alla maternità?
Se noi diciamo alle coppie che pagheranno tutto, d'ora in poi, nel campo della salute riproduttiva, dov'è la garanzia per i più poveri? Questo fondo è esiguo, è ridicolo, lo ha ammesso lo stesso sottosegretario Vegas...

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Non ho detto ridicolo!

MARIDA BOLOGNESI. ...è un fondo a parte del servizio sanitario nazionale. Quindi il diritto alla salute riproduttiva non è più garantito dal Governo Berlusconi come diritto alla salute. Questo devono sapere i cittadini italiani! È un modo di risparmiare e di intervenire che non condividiamo e, guardate, altri passi di questa legge faranno da contorno a questo vergognoso emendamento.
La legge prevedeva campagne di informazione, la ricerca sulla sterilità e la infertilità. Non ci sono soldi, state dicendo! Tutto questo è oggetto di emendamenti successivi da parte della maggioranza e della Commissione: alla fine, si dirà che non si farà ricerca né informazione, niente!
Ora voi dite che la salute riproduttiva, delle donne e degli uomini che hanno un problema di sterilità, «esce» dal sistema sanitario nazionale, ovvero dalle garanzie che noi prevediamo nella nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, penso che il sottosegretario Vegas sia ancora scioccato dai dati sul deficit e da quelli della relazione della Corte dei conti sulla vostra gestione sanitaria.


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GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La vostra gestione!

AUGUSTO BATTAGLIA. Infatti, signor rappresentante del Governo, i parametri relativi al deficit li avete sfondati nel 2001 e la situazione è ancora più grave nel 2002, proprio nelle regioni governate da voi, con 700 miliardi di sfondamento in Lombardia, 600 nel Piemonte, altrettanti nel Veneto, 1.700 nel Lazio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo). Questo vostro cattivo governo lo stanno pagando i cittadini, attraverso i ticket, l'addizionale IRPEF, con il balzello sul pronto soccorso e attraverso la limitazione dei farmaci. Questo è il vostro malgoverno.
Voi state sfondando i parametri del deficit, mentre aumentano le liste d'attesa e addirittura sono aumentati i tempi di attesa agli sportelli delle ASL del servizio sanitario nazionale.
Quello che dice la Corte dei conti e quello che stanno verificando quotidianamente i cittadini italiani è il segno e la dimostrazione del fallimento della vostra politica sanitaria, dal momento che avete voluto favorire il settore privato, spostando risorse dal settore pubblico a quello privato, togliendo i limiti all'accreditamento e portando allo sfondamento dei parametri relativi al deficit, con una limitazione della tutela del diritto alla salute dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di Rifondazione comunista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà. (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Cosa è questo? È un Parlamento!

ROSY BINDI. Signor Presidente, nel corso dell'intervento precedente, la mia intenzione nel sollecitare il Governo a richiedere l'accantonamento di questo emendamento era davvero un'intenzione seria ed attenta, nonché benevola nei confronti del Governo.
Non mi sarei aspettata francamente che da parte del rappresentante del Governo, nel rispondere alla nostra assolutamente ragionevole richiesta, vi fosse una non so se definirla ingenua o presuntuosa spiegazione.
Non so se definirla ingenua o presuntuosa perché, onorevoli colleghi, il rappresentante del Governo, con il suo intervento, ci ha detto qualcosa di grave. Ha detto che con questa legge ha inizio l'individuazione, con legge, di settori dell'assistenza sanitaria che non sono più a carico del fondo sanitario nazionale.

MARIDA BOLOGNESI. Esatto! Questo è il punto!

ROSY BINDI. Vorrei chiedere al rappresentante del Governo: eravate distratti quando, approvando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che disciplina i livelli essenziali di assistenza e che è ispirato ad un metodo da noi condiviso, ovvero quello di stilare la lista di ciò che è escluso, non avete nominato la fecondazione assistita?

KATIA ZANOTTI. Brava!

ROSY BINDI. Come mai non lo avete nominato nei livelli essenziali di assistenza accanto alla chirurgia estetica, alla fisioterapia, all'odontoiatria? Non lo avete fatto perché eravate distratti!

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Non era consentito dalla legge!

ROSY BINDI. No, non eravate distratti. Allora, se non eravate distratti, con questa legge, che sicuramente ha più valore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza, voi iniziate un percorso molto pericoloso: cominciate a sottrarre settori importanti dell'assistenza sanitaria dalla copertura a


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carico della fiscalità generale. Ci sono parti della nostra assistenza sanitaria che cominciano a rispondere al principio «la tua salute della riproduzione è tutelata in base al tuo reddito e non in base al tuo bisogno». Da una materia che qualcuno potrebbe ritenere marginale - ma che, dopo tutti i discorsi che abbiamo fatto sulla fertilità, sulla maternità, sulla famiglia, sui figli, sull'importanza di dare un futuro a questo nostro paese, anche attraverso queste tecniche, che intervengono solo quando non sono possibili altre, è evidente che marginale non è - si parte per cominciare a scardinare il sistema.
Infatti, la spiegazione che lei ha dato, caro sottosegretario, è davvero inquietante. Cominciate a dire che il servizio sanitario nazionale non è più sostenibile finanziariamente ed allora si cominciano a trasferire settori importanti dell'assistenza sanitaria al sistema assicurativo. Questo è scritto nelle sue parole, caro sottosegretario! È la mancanza di sostenibilità del servizio sanitario nazionale! È ora che vi ricordiate che governate da un anno e che il centrodestra è al governo di regioni italiane da due anni! La responsabilità di quello che sta succedendo oggi nella sanità è tutta vostra, cari signori!
I conti che sono stati certificati dalla Corte dei conti, questa volta non sono stati generici. C'è una maglia nera e c'è una maglia rosa: la maglia nera spetta al Lazio, poi alla Lombardia, poi al Piemonte, poi alla Puglia, poi al Veneto, poi alla Sardegna, poi alla Sicilia e poi alla Calabria (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)! La maglia rosa comincia dall'Emilia Romagna, passa alla Toscana, arriva in Umbria ed in Basilicata. Come mai, signor sottosegretario? Di chi è la colpa? La colpa è di chi non sa governare (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. È tua! Tua! Tua!

ROSY BINDI. No! No! Io, i conti, li ho lasciati in ordine (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Colleghi! Lasciate parlare l'onorevole Bindi!

ROSY BINDI. Continuate così! Si dà anche il caso che, quando fu proposta quella che ingiustamente ritenete la causa del deficit, cioè l'abolizione dei ticket, non ero neanche ministro! Sbagliate anche in questo, perché i conti non sono generici! La colpa è di chi si avventura in sperimentazioni di sistemi sanitari impropri, selvaggi o di chi, comunque, non si assume la responsabilità del governo dei sistemi sanitari. Laddove le riforme sono state applicate, la sanità funziona, i conti sono a posto e ci sono anche centri pubblici di fecondazione assistita nelle università e negli ospedali pubblici, a carico dei servizi sanitari regionali (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Questa è la realtà! Allora, cari signori...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bindi...

ROSY BINDI. No, signor Presidente, c'è ancora un punto, si tratta di un intervento di carattere generale.

PRESIDENTE. Fate silenzio, colleghi! Prego, onorevole Bindi.


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ROSY BINDI. Cominciate a dire ai cittadini italiani, da qui, che state smantellando il sistema...

PRESIDENTE. Onorevole Bindi, lei ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ROSY BINDI. No, c'è un altro punto, c'è anche un altro regalo e c'è uno scambio, caro Presidente. Siccome con la vostra legge togliete la fecondazione eterologa ai centri privati - cosa che io magari condivido -, date loro in cambio la fecondazione omologa, cari signori (Vivi applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bindi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor sottosegretario, vorrei farle notare che il suo intervento è francamente un po' singolare e la singolarità è determinata dal fatto che questa legge la volete e l'avete cercata, con intensità, voi, in particolar modo alcuni gruppi del centrodestra.
Volete normare comportamenti e volete finanziare, con le risorse che lei - onorevole sottosegretario - ha testè affermato essere del tutto irrisorie, una domanda di fecondazione assistita omologa - solo omologa -, che prima era prevista normalmente; voi, in realtà, rispetto ad una serie di richieste esattamente su tale tipo di fecondazione, volete ridurle drasticamente, perché ne scegliete una su mille, rispetto ai casi esistenti. Ripeto, signor sottosegretario: una su mille; non volete infatti la fecondazione eterologa e proponete una serie di strumenti che invadono i comportamenti e l'autodeterminazione delle donne.
Si può sapere per quale motivo voi state provando a far passare questo tipo di legge? C'è un solo motivo ed è tutto ideologico; altro che le sciocchezze che sono state qui dette. Il motivo esplicito è quello di invadere il corpo e la vita delle donne e di determinare, per questa via, la fine di ogni forma di autodeterminazione. Lo dico perché fino ad oggi era possibile tale tipo di fecondazione, mentre ora volete normare quello che fino a ieri non lo era. Volete impedire la piena libertà, la piena soggettività e la piena autodeterminazione. Anche per questa via, da un punto di vista culturale e sotto il profilo della cultura autoritaria, state determinando una gestione privatistica della sanità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, cari colleghi, vorrei riportare un po' di calma in aula. Noi, qui, stiamo parlando della legge che riguarda la procreazione medicalmente assistita e, se non ricordo male, nel testo approvato nella precedente legislatura, con il centrosinistra al Governo, non si parlava affatto di dare l'assistenza per la procreazione medicalmente assistita ai cittadini. Quindi, cara Bindi, la pregherei, poiché siamo in Parlamento e non stiamo facendo un comizio, di rimanere tranquilli e di non dire quello che non rappresenta il vero.
L'attuale Governo sta cercando di bloccare la progressiva crescita della spesa sanitaria nel nostro paese, perché nel 2001 - signori miei - la spesa sanitaria è cresciuta in maniera vertiginosa. Vogliamo far saltare il bilancio dello Stato? Cerchiamo, allora, di mantenere l'equilibrio e stare con i piedi per terra; cerchiamo, altresì, di mettere ordine in una questione che è molto delicata, che è molto grave e che può veramente far saltare l'assistenza sanitaria pubblica nel nostro paese.
Signori, non siamo qui per fare comizi, bensì per legiferare per il bene del paese (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Qualcuno forse si è scandalizzato, a seguito dell'intervento del sottosegretario Vegas. Egli ha semplicemente detto che le risorse sono limitate; non ha affermato di negare un principio o un diritto, bensì ha semplicemente detto che le risorse sono limitate. Però, onorevole Bindi, dovremmo cercare di evitare di attribuirci sempre la parte dei paladini dei diritti e di assegnare agli altri, invece, la parte di quelli che vogliono negare il diritto alla salute ed ai livelli minimi di assistenza.
Ho fatto questa premessa, onorevole Bindi, perché, nell'esercizio della professione di psichiatra, ho dovuto applicare alcune disposizioni, da lei dettate in qualità di ministro, che specificavano quali medicinali potevano essere prescritti e quali no. Quelle disposizioni nascevano indubbiamente dall'idea di ridurre la spesa. Tuttavia, noi medici dovevamo guardare in faccia i nostri malati e i nostri anziani quando, pur vedendoli in condizioni di sofferenza effettiva e di disagio psichico marcato, eravamo costretti a dire loro: no, a te che sei pensionato, che hai la pensione minima, non posso prescrivere questo farmaco perché mi è stato proibito da una legge del Parlamento. Onorevole Bindi, noi abbiamo dovuto affrontare queste situazioni, noi abbiamo dovuto guardare in faccia i nostri malati! Quindi, quando parliamo di contenimento della spesa, il problema ci tocca tutti: non esiste una parte che difende di più i diritti e un'altra che li difende meno. Perciò, di fronte alle affermazioni del sottosegretario Vegas, lei non deve gridare allo scandalo perché lei, in qualità di ministro, si è rifatta agli stessi criteri (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha anche chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massidda. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MASSIDDA. Signor Presidente, credo che l'onorevole Giordano non credesse neanche lui in ciò che ha affermato. Forse, è stato tradito dalla foga della dichiarazione perché queste maschere non crediamo di meritarle.

FRANCESCO GIORDANO. Perché la fate, se non avete i soldi?

PIERGIORGIO MASSIDDA. Vorrei precisare che i trasferimenti che voi state chiedendo li chiediamo anche noi. Per esempio, vorremmo che quelle famose regioni come l'Emilia Romagna e la Toscana non ricevessero mille miliardi in più della Puglia, che ha lo stesso numero di abitanti (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Dopo che avete privilegiato le vostre regioni, è troppo facile criticare e dire: i nostri sono più bravi.
Noi vogliamo fissare alcune priorità: i livelli essenziali di assistenza non possono essere estesi come vorremmo, ma questo fondo ci permette di dare comunque delle risposte alle donne che, come diceva poc'anzi la collega Cossutta, non hanno soltanto il problema della procreazione, ma anche quelli della sclerosi multipla e dei tumori e non hanno il denaro per risolverli. Allora, diamoci delle priorità! Abbiamo detto che per dare una risposta a tutte le trentamila coppie all'anno che lo richiedono occorrerebbero ben 12.000 miliardi!
Ricordatevi che solo il Governo di centrodestra ha fatto ciò che voi desideravate fare, ma non avete fatto: ha aumentato di 8.000 miliardi quel fondo sanitario di cui si è parlato ed ha cercato di responsabilizzare quelle regioni alle quali pagavate sempre a piè di lista e senza responsabilizzarle, oltre quelle che agevolavate con i vostri regali (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.


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FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, a certe affermazioni presuntuose di alcuni esponenti della minoranza non si può evitare di rispondere.

KATIA ZANOTTI. Ma smettila!

FABIO GARAGNANI. Con riferimento proprio all'intervento del sottosegretario, con il quale concordo, soprattutto quando pone l'accento sul debito pubblico del precedente Governo e sul ruolo delle regioni, debbo dire che vengo dall'Emilia Romagna e, pur essendo affezionato alla mia regione, non posso negare, essendo stato anche consigliere regionale, che questa regione presenta un debito sanitario notevolmente elevato ...

PIERO RUZZANTE. Notevolmente inferiore a quello del Veneto!

FABIO GARAGNANI. ...ed ha conosciuto fenomeni di malcostume e di cattiva gestione della sanità.
Poiché in questa sede sono state portate ad esempio di cattiva gestione alcune regioni governate dal centrodestra, anche i suddetti fenomeni vanno evidenziati.
Allora, è vero o no che ci si trova di fronte ad un fallimento della legge regionale sull'accreditamento, che comprime l'accreditamento delle strutture private privilegiando solo il pubblico ed indebitando ulteriormente la regione (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)? È vero o no che alcune aziende USL della mia regione, soprattutto in Romagna, hanno alterato i dati delle aziende medesime e che sono stati inviati ispettori ministeriali qualche mese fa per riscontrare i dati che non rispondono alla realtà? È vero o no (Dai banchi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo si grida: «No!») che c'è un turnover impressionante di direttori generali e che alcuni nosocomi, tra cui l'ospedale Maggiore di Bologna, hanno evidenziato difetti corposi nella ristrutturazione, che hanno costretto l'assessorato regionale ad inviare verifiche precise e puntuali? È vero o no (Dai banchi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo si grida: «No!») che ci sono piccoli ospedali che nessuna logica indurrebbe a mantenere sul territorio e che vi rimangono per ragioni politiche? È vero o no (Dai banchi dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani, si grida: «No!») - questi sono dati riscontrabili in ogni realtà, che dimostrano il monopolio pubblico del settore sanitario - che, in occasione della ristrutturazione del capoluogo regionale, si è preteso di creare...

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

FABIO GARAGNANI. Mi avvio a chiudere, Presidente.... un'azienda USL di neanche 100 mila abitanti per ragioni politiche. Allora, dico tutto questo per dimostrare che è troppo comodo in questa sede accusare il Governo ed altre regioni senza fare mea culpa sulle proprie evidenti mancanze. Occorre prenderne atto, anche perché ci troveremo tutti a fronteggiare una situazione che sarà particolarmente delicata nella nostra regione, ed è inaccettabile... (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Garagnani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, non parlerò di conti, però nel dibattito, prima dell'intervento del sottosegretario di Stato, si è fatto riferimento a valori quali il diritto alla vita e il diritto alla procreazione. Ho sentito negare decisamente che dietro alla fecondazione ci fosse il desiderio di appagare un bisogno egoistico, ma, francamente, nelle parole del sottosegretario di Stato, ho trovato l'idea di equiparare la fecondazione al desiderio di un seno più prosperoso - mi consente -, visto che lo trattiamo, dal punto di vista del bilancio dello Stato, allo


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stesso modo (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, in questa gara al deficit non vorrei far mancare la testimonianza del Piemonte, che è governato da una giunta di centrodestra da ben sette anni e ha un deficit per l'anno scorso di 450 miliardi. I fornitori vengono pagati dalle aziende sanitarie con un ritardo che va dagli otto mesi ai 14 mesi, a seconda dell'efficienza dei direttori generali. Ovviamente, non voglio far mancare la testimonianza di quello che è avvenuto nell'ospedale Molinette, che penso abbiate letto tutti quanti sui giornali del Piemonte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, io invece non intervengo sui deficit del Veneto perché penso che oggi, dopo le performance delle amministrative, sparare su Galan è come sparare sulla Croce rossa (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)! Impiego il mio minuto a titolo personale per fare una domanda diretta al sottosegretario di Stato o alla maggioranza, perché in realtà credo che su un tema così serio dobbiamo cercare di mantenere la lucidità.
Questo provvedimento è stato fortemente voluto dalla maggioranza, che però ci ha accusati in tutti i modi di voler provocare un ritardo perché volevamo farlo bene. In particolare, mi riferisco ai colleghi della Lega nord Padania e al collega Cè. Ora ci state dicendo che non si può farlo bene perché non ci sono i soldi sufficienti. Mi sto domandando perché l'avete voluto. Secondariamente, poiché i soldi non sono sufficienti, vorrei capire chi decide, quali sono le patologie o le scelte da fare, e con quali criteri poi sceglieremo questa donna, tra le mille richieste, che verrà fecondata a spese pubbliche. Voglio sapere chi sceglierà i criteri, chi sceglierà le modalità di una lotteria con la quale si vincerà la gioia di poter avere un figlio.

AUGUSTO BATTAGLIA. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, lei ha già parlato. Non posso darle la parola nuovamente. La ascolteremo in un'altra occasione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Vegas perché a forza di insistere può darsi che, se continuiamo così, oltre alle amministrative riusciremo a vincere, rapidamente, anche le politiche e di questo dobbiamo ringraziarlo (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Per 20 secondi! Mi vengano detratti i tempi dei boati; se li risparmino per la partita di calcio dell'Italia di giovedì prossimo.
Il sottosegretario si preoccupa di togliere la fecondazione omologa agli italiani facendogliela pagare e non ha un sussulto di preoccupazione di fronte a quello di cui si sta discutendo: di fronte alla penalizzazione di chi ha scelto il regime intra moenia, di fronte al mancato reperimento dei fondi per pagare i medici che rimarranno nel regime intra moenia a cui viene addossata, solamente a loro, la responsabilità di abbattere le liste di attesa per favorire, anche in questo caso, un'élite che decide di lavorare fuori senza mettere in dubbio che chi va fuori debba essere pagato allo stesso modo e debba anche avere gli stessi incentivi. Credo sia ridicolo non avere preoccupazioni né di bilancio né di rispetto etico e di dignità di fronte a ciò; e credo sia ridicolo venire qui a farci lezioni dicendo che chi vuole avere un figlio, solamente con l'omologa, e non può


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permetterselo, deve rientrare nelle 300 coppie all'anno previste oppure pagarsela, magari nei centri privati che, non avendo le risorse, non riusciremo neanche a controllare e affidando il tutto alle regioni.
Al sottosegretario Vegas non sfuggirà che in Puglia, non solo sono stati cambiati i direttori generali ogni sei mesi, ad ogni cambio di assessore alla sanità (altro che il cambio ogni tre anni della Toscana o dell'Emilia Romagna!) ma anche che in quelle regioni non sono più concessi oltre 350 farmaci salvavita, è stato imposto il pagamento del ticket sulle prestazioni di pronto soccorso e non si stanno concedendo i farmaci innovativi. Di fronte a tutto ciò noi però diciamo che le regioni, se vogliono, possono anche finanziare la fecondazione omologa perché tra le righe, si capisce che i costi saranno scaricati sulle regioni. O la fecondazione omologa viene fatta rientrare nei livelli essenziali di assistenza oppure avete deciso che non è un intervento terapeutico ma un lusso che qualcuno potrà permettersi se avrà i soldi per pagarsi le assicurazioni. Questa credo sia veramente una cosa indegna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, non mi intendo molto di questa materia e faccio affidamento, ovviamente, sui deputati delle Commissioni di merito. Tuttavia, il sottosegretario nel suo intervento, sconfessando un po' quanto detto dalla collega Moroni che aveva invitato a non trattare il desiderio di un figlio come un lusso o un atto di egoismo, ha, invece, usato proprio questi termini definendo tale desiderio come un lusso, una voglia, uno sfizio da togliersi e proponendo - non credo che ciò faccia onore né al lei, signor sottosegretario, né al Governo - un improponibile paragone con i malati gravi. Dunque la scelta sarebbe tra curare chi è malato grave o togliersi questa voglia di avere un figlio.
Vede, signor sottosegretario, io non me ne intendo però ho avuto modo, in questi anni, di conoscere coppie che si sottopongono, per avere un figlio...

PRESIDENTE. Onorevole Duca, la invito a concludere.

EUGENIO DUCA. Un momento Presidente, vorrei concludere.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Duca, può concludere.

EUGENIO DUCA. Ho conosciuto coppie che si sottopongono a vere e proprie violenze ripetute ed a sacrifici immensi per il desiderio di un figlio.
Lei ha detto che ci sono 30 mila coppie di italiani che, ogni anno, vorrebbero fare un figlio italiano. Signor sottosegretario, non dica che vuole aiutare i più poveri perché vi sarebbe un modo! Volete ridurre l'IRPEF dal 45 al 33 per cento e poi dite a chi vuole avere un figlio di pagarselo. Credo vi siano contraddizioni tutte al vostro interno che dovreste superare evitando, per cortesia - non le fa onore, onorevole sottosegretario - di stabilire una graduatoria fra chi è malato grave e chi, magari da cinque o dieci anni, va in giro a Bologna, a Milano o all'estero nel desiderio di avere un figlio all'interno della coppia. Non lo faccia più signor sottosegretario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.

DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, dato che ho sentito citare il sistema sanitario pugliese, mi permetto di sottolineare che si tratta di un sistema che «macina» 600 miliardi di debito l'anno e che ha posto 380 farmaci, tra cui quelli per curare l'emicrania, a carico dei cittadini. La Puglia è l'unica regione d'Italia che non è dotata ancora di un servizio di 118 e che, inseguita dalla magistratura, ha deciso di istituirlo solamente nella città di Bari. Vorrei inoltre dire all'onorevole Garagnani che è dimostrato che esiste un flusso di pazienti verso l'Emilia e che non


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c'è alcun flusso dall'Emilia verso la Puglia, regione che non riesce nemmeno a spendere i fondi per l'edilizia sanitaria che ha in bilancio da 14 anni. Vi prego pertanto di tenere presente quale sia la sofferenza, per chi vive al confine con una regione quale la Basilicata, dover immaginare che alcuni farmaci a 15 chilometri sono gratuiti mentre a casa propria sono a pagamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Introdurremmo un altro elemento...

PRESIDENTE. Onorevole Piglionica, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, il fatto che il ministro per la salute non sia presente in aula e che il problema sia stato trattato dal Governo solamente sul piano finanziario, la dice lunga su come sia considerata tale questione. Lo ripeto, l'intervento del Governo è stato solo di carattere finanziario, mentre mi sarei aspettato qualche considerazione in più sui temi della salute, temi che stiamo trattando, sulla loro importanza, affinché rientrassero tra gli obiettivi e le priorità del Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Mi sembra chiaro da ciò che state dicendo, cari colleghi e colleghe della maggioranza, che vi sono alcuni aspetti di cui a voi non importa assolutamente nulla: del desiderio di genitorialità, maternità e paternità, non ve ne importa assolutamente nulla (Commenti del deputato Rizzi)... magari del vostro sì, ma di quello della gente comune assolutamente no. Di un'utilizzazione razionale delle possibilità che le tecnologie offrono non ve ne importa assolutamente nulla, così come non vi importa nulla di regole di equilibrio sociale nella ridistribuzione delle risorse. Questo è un aspetto particolarmente odioso: l'introduzione di un criterio censuario, di classe, nel diritto alla salute psicofisica, come quello legato, per le donne, al desiderio di maternità. Volete semplicemente e crudamente imporre per legge un manifesto ideologico, un'operazione contraria a qualsiasi elemento del diritto e del buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pinotti. Ne ha facoltà.

ROBERTA PINOTTI. Signor Presidente, a fronte della preoccupazione espressa dal sottosegretario rispetto ai problemi finanziari legati alla sanità, alcuni deputati hanno provato a suggerire alcune soluzioni. L'onorevole Santagata chiedeva perché equiparare la chirurgia estetica con il desiderio di un figlio; l'onorevole Duca chiedeva perché si sia operato sull'IRPEF in un certo modo e non si pensi invece di rispondere ai bisogni di chi ha quest'esigenza, un'esigenza di amore che credo tutti quanti possiamo comprendere. A me viene in mente una proposta più semplice: abbiamo in questa sede deciso qualcosa che riguarda i figli. Abbiamo infatti deciso che la tassa di successione dovesse essere abolita per tutti i patrimoni. Perché allora non immaginare di eliminare questa agevolazione per i grandi patrimoni e destinare le risorse che da ciò deriverebbero a rimpinguare i fondi destinati a rendere concreta la possibilità di avere figli, per i ricchi e per i poveri (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, non avrei chiesto la parola se gli interventi svolti dai colleghi del centrosinistra non avessero per l'ennesima volta sostenuto un'ipotesi che non corrisponde assolutamente alla realtà dei fatti. Prescindo dalla


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polemica che caratterizza il confronto in quest'aula ogni qualvolta si parli di sanità. Sappiamo per certo che, in parte, le elezioni politiche del 2001 le abbiamo vinte proprio perché voi avete dato una cattiva sanità agli italiani durante la scorsa legislatura. Adesso ammettiamo anche di essere in difficoltà, in difficoltà in riferimento, secondo noi, a scelte che voi, in maniera strumentale e demagogica, avete fatto a fine legislatura (mi riferisco all'abolizione dei ticket e così via).
Di questo ci assumiamo la responsabilità e ne risponderemo davanti ai cittadini, perché questi ultimi sapranno giudicarci per ciò che saremo in grado di fare. Però, onorevole Bindi, lei innesta sempre discussioni basate su fatti che non sono veri. Le voglio rivolgere una domanda: lei, che oggi accusa il centrodestra di non fissare i livelli essenziali per quanto riguarda la procreazione assistita... vedo che è molto cortese, visto che si allontana dall'aula (Commenti del deputato Fioroni)... Comunque, il discorso interessa lei.
Visto che accusa il centrodestra di non garantire i livelli essenziali, vuole dirmi se lei è stata in grado di fissarli negli ultimi cinque anni? Vuole dirmi se nel piano sanitario nazionale (lei ne ha fatti ben due!) è stato mai citato il problema della procreazione medicalmente assistita? Vuole dirmi se esisteva ed esiste un DRG riferito alla procreazione medicalmente assistita (Applausi dei deputati Palumbo e Perrotta)? La verità dei fatti è che né lei né il professor Veronesi (quando le è subentrato come ministro) avete avuto il coraggio di fissare un DRG per la procreazione medicalmente assistita e che, di fatto, negli ospedali sono sempre stati utilizzati DRG impropri, per mettere a carico del sistema pubblico interventi che non erano di procreazione medicalmente assistita bensì di altro tipo. Siccome le cose non sono cambiate da questo punto di vista, tali modalità - che rappresentavano un illecito nei confronti del provvedimento che lei ha adottato nella scorsa legislatura - possono proseguire nel tempo e sono legate anche alla correttezza degli operatori. Pertanto, questo tipo di intervento ci sarà ancora. Sicuramente, lei non può dire che il centrodestra e la Casa delle libertà hanno fatto un passo indietro rispetto a ciò che lei non ha mai fatto. Infatti - lo voglio ribadire - lei non ha mai garantito una copertura tariffaria agli interventi di procreazione medicalmente assistita.
Allora, oggi la Casa delle libertà ha il coraggio, da un lato, di fissare i livelli essenziali (cosa che lei non ha mai fatto, tergiversando per cinque anni) e, dall'altro, di presentarsi in quest'aula dicendo di destinare un fondo (magari anche insufficiente e che può essere implementato) che va nella direzione di garantire realmente un intervento nominale nel settore della procreazione medicalmente assistita. Smettetela di raccontare fandonie, perché gli italiani non abboccheranno più (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo solo per precisare un aspetto importante riguardo alle politiche sanitarie dei cinque anni di Governo del centrosinistra. Bisogna ricordare ai colleghi del centrosinistra che in cinque anni è stata fatta una politica di distribuzione della spesa fortemente penalizzante per alcune regioni, in particolare per la Puglia. Basta ricordare che l'Emilia Romagna...

MAURA COSSUTTA. Pensa alla Lombardia!

LUCIANO MARIO SARDELLI. ...che ha 50 mila abitanti in meno della Puglia, vanta una capacità di spesa di 1000 miliardi superiore. Questa abnorme ricchezza della spesa sanitaria dell'Emilia Romagna si è accresciuta nei cinque anni di Governo di centrosinistra in quanto, sulla base di una forma di razzismo sanitario (e non ho alcuna paura a definirlo tale),


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è stata favorita la regione rossa di centrosinistra, distribuendo risorse in base all'età della popolazione.
Invece, sappiamo bene - come lo sa chiunque si interessi di sanità, un po' di più del ministro Bindi che ci ha preceduto, per nostra fortuna e determinando il nostro successo elettorale - che l'incidenza delle malattie è proporzionale alle condizioni economiche e si pone in rapporto alle condizioni sociali ed al reddito e, quindi, le regioni meridionali sono state fortemente sfavorite dalle decisioni del Governo di centrosinistra dal 1995 al 2000. Vorrei ricordare ciò a quanti in questa sede pontificano ingiustamente sulla pelle del meridione, che è stato fortemente penalizzato soltanto perché ha una popolazione più giovane (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 426
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
237
Hanno votato
no 189).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, stiamo affrontando un argomento che già abbiamo discusso lungamente esaminando un precedente emendamento a firma Bindi e Fioroni.
Vorrei, innanzitutto, chiedere alla relatrice se posso riformulare l'emendamento cambiando le parole «in particolare» con la dizione «compreso». Ciò perché si è creata un'interpretazione errata rispetto a quello che vogliamo fare inserendo questo emendamento. Non vogliamo privilegiare il concepito a scapito della madre e, quindi, dei genitori: i diritti dei genitori ed i diritti del concepito sono identici. Vogliamo, invece, stabilire che il concepito è al centro dell'attenzione perché è l'anello più debole di tutta la catena e, in quanto tale, va tutelato. Va tutelato non solo perché deve nascere, ma anche in funzione della sua condizione di nuovo nato che, quando nasce, ha diritti nuovi: ha diritto di avere genitori concreti e veri, genitori che siano padre e madre e che si curino di lui. Questo è il concetto.
Aggiungendo alla fine del comma 1 le parole dell'emendamento viene, conseguentemente, soppresso il comma 2, che è stato contestato ed inserito in Commissione.

MAURA COSSUTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, abbiamo affrontato prima esaminando un altro emendamento la questione serissima della formulazione «in particolare del concepito». Le chiedo, chiedendo anche all'onorevole Boato di supportare questa mia richiesta, che anche su questo emendamento vi sia il voto segreto.

PRESIDENTE. Sì, è già stato annunciato, onorevole Cossutta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.

KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, colleghi della maggioranza, mi rivolgo direttamente a voi. Vi chiedo, se possibile, di essere ascoltata: forse un pensiero di saggezza, da una parte, vi ha spinto a recedere dal mantenimento del comma 2 dell'articolo 1 e forse, per alcuni di voi, anche un atteggiamento di dissenso netto.
Voi eravate pronti a stabilire per legge un piano di disparità che definisco racca


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pricciante fra il diritto della madre e quello del bambino. Eravate pronti a sostenere un pregiudizio incredibile nei confronti delle madri che sembrate prendere in considerazione solo come possibili portatrici di interessi e desideri dannosi per il concepito anziché riconoscere le loro responsabilità primarie ed i loro saperi in fatto di procreazione, di relazioni, di vita. Eravate giunti fino a stabilire - pensate con quanta fiducia nei confronti delle donne, pensateci - che al concepito tramite tecniche di procreazione assistita deve essere garantito il diritto alla nascita. E del diritto alla vita ed alla salute della madre? Ve lo ricordo, cari colleghi della maggioranza: si tratta di un diritto soggettivo che viene considerato prevalente dal legislatore. Che cosa pensavate di fare di questi diritti?
Proprio a proposito di diritti, colleghi della maggioranza, sarebbe utile che voi rifletteste. Prendo anche spunto dagli argomenti e dagli elementi proposti dalla famosa decisione della Corte costituzionale del 1975. Colleghi della maggioranza, tale pronunciamento della Corte non è rimuovibile, ma non può essere neanche una coperta che viene tirata da una parte o dall'altra come sento nelle vostre argomentazioni, e come ho letto nella relazione dell'onorevole Dorina Bianchi. Non è rimuovibile perché è vero che considera la situazione giuridica del concepito, ma lo tratteggia come embrione che deve ancora diventare persona.
Soprattutto, in quel famoso bilanciamento degli interessi fa soccombere la posizione del concepito rispetto a quella ritenuta preminente di chi persona è già, cioè della donna, e, in questo caso, di una donna che ricorre alla procreazione assistita perché è sterile. Quindi, vi siete, forse, ravveduti sulla conflittualità che con la legge in esame si apriva fra il diritto a nascere e il diritto alla salute psichica e fisica della donna, come sappiamo tutti pienamente tutelato dalla legge n. 194 del 1978. Tuttavia, non rinunciate - anche con la riformulazione originaria proposta dall'emendamento Lucchese 1.35 - a ridefinire il riconoscimento in particolare dei diritti del concepito. Onorevole Lucchese, l'ascolto e ho ascoltato anche gli altri interventi: come si fa a dire che stiamo interpretando male quando nel suo emendamento 1.35 leggiamo la definizione di una gerarchia di valori, per cui bisogna preferire la tutela di un soggetto piuttosto che di un altro? Noi la leggiamo così perché ci convince la formulazione «la garanzia dei diritti di tutti i soggetti coinvolti».
In tale formulazione è insito, assolutamente, il concepito, non c'è bisogno di scrivere «in particolare» e di correggere con quel «compreso» che, se mi scusate, secondo me diventa una toppa peggiore.
Secondo voi, con questa formulazione, da che parte mai dovrà schierarsi la legge? Voi la risposta la date già, perché dite che dovrà sostenere il debole concepito contro le prevaricazioni del soggetto forte che, appunto, secondo una vostra interpretazione così come la leggiamo noi, in questo caso è la madre: secondo noi questo è il tentativo da voi posto in essere. Ancora una volta - e, in questo caso, sussiste la nostra valutazione più preoccupata - la donna è da voi ridotta ad un contenitore ed il suo corpo è separato dalla mente e la vita torna a diventare soltanto biologia e non un ricco e complesso luogo di relazioni.
Ancora una volta vi muovete nell'ottica di difendere il concepito contro la madre, non madre e concepito insieme, e mettete - inevitabilmente, volenti o nolenti - in scena un conflitto di interessi. Siccome l'emendamento Lucchese 1.35 è uno dei punti dirimenti, vorrei svolgere una considerazione finale. Secondo noi, nella proposta di legge al nostro esame non ha fatto irruzione una ricerca convergente delle soluzioni ma qualcosa d'altro (Commenti).
Siate cortesi, signori uomini della maggioranza, perché quando parla una donna voi siete sempre molto intolleranti. Sussiste da parte vostra un bisogno più ideologico e di parte dei fondamentalismi che, secondo noi, hanno mutato pesantemente il segno della proposta di legge in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei De


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mocratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, ritengo che la riformulazione fatta dall'onorevole Lucchese del suo emendamento 1.35, dopo l'inspiegabile bocciatura del testo precedente, vada nel senso auspicato anche dall'onorevole Violante. Infatti, credo che con molta difficoltà - tenendo presente anche il complesso degli emendamenti già accettati dalla Commissione e che fanno totalmente salvo tutto l'impianto della legge n. 194 del 1978 che non è oggetto di questo dibattito - il volere evitare la dizione «i soggetti compresi», che resterebbe ambigua perché potrebbe non contenere il concepito, e l'aver espresso semplicemente «compreso il concepito» non dia ordine di priorità gerarchica ai soggetti interessati.
Onorevole Lucchese, onorevole relatore, l'emendamento riformulato nel senso di «compreso» non dà ordine gerarchico ma specifica solamente che in tutti i soggetti ci sia, oltre ad un uomo e una donna, cioè un padre e una madre consapevoli perché vogliono avere un figlio, anche quel figlio, con diritti da tutelare alla stregua di tutti gli altri.
Oggettivamente, non accettare questa riformulazione o non mostrare attenzione alla stessa, mi dà l'idea di un inasprimento di scontro ideologico rispetto ad un termine che significa solo che, oltre ad una donna ed un uomo, questa legge riguarda anche un figlio: mi sembrava che nell'argomentazione precedente queste cose fossero state date per scontate.
Credo che - dopo che, oggi in Commissione, sono stati accettati subemendamenti ed emendamenti presentati dall'onorevole Mussolini e sottoscritti dall'onorevole Boato come capogruppo, che tolgono ogni dubbio rispetto alla legge n. 194 - l'espressione «compreso il concepito», che pone sullo stesso livello i diritti di tutti e li affida a chi ha la responsabilità di attuarli, costituisca una forzatura non comprensibile se non è seguita almeno da un gesto di attenzione, come segnale di superamento di barriere ideologiche. Infatti, fino a qualche minuto fa, ho ascoltato con attenzione le parole dell'onorevole Violante, che mi invitava a ritirare l'emendamento in quanto il termine «particolare» ci faceva entrare in un campo minato. Oggi, il termine «particolare» non c'è più, si dice semplicemente: «compreso». Si tratta di quell'attenzione al figlio che ha la stessa dignità del padre e della madre, fermo restando l'impianto della legge n. 194 del 1978 che nessuno mette in discussione e che, a partire dall'articolo 13, sarà riscritta anche in maniera più chiara rispetto al testo della precedente legislatura.
Dunque, ritengo che, alla luce di tutto ciò, il termine «compreso» sia incomprensibile se non viene apprezzato come segnale di superamento di schemi e di barriere ideologiche.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intendevo precisare che accetto la riformulazione proposta dall'onorevole Lucchese per il suo emendamento 1.35.
Invito, dunque, anche l'opposizione a riflettere sul fatto che sarebbero loro ad introdurre il concetto di priorità. Ritengo che l'espressione «compreso il concepito» attribuisca una giusta attenzione alla donna, alla coppia e al concepito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni, alla quale comunico che il suo gruppo ha terminato il tempo a disposizione. Onorevole Moroni, le consento, comunque, di intervenire per un minuto a titolo personale. Prego.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario


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dei Socialisti anche alla riformulazione, che trovo quanto mai sorprendente e superflua. Infatti, ritengo che la formulazione «la tutela di tutti i soggetti coinvolti» comprenda, di fatto, anche il concepito che - ribadisco - non ha un'esistenza propria separata dal corpo della madre.
Il concepito non è soggetto di diritto indipendentemente dal corpo della madre. È vero, la legge n. 194 del 1978 tutela la vita dal suo inizio. Ebbene, vorrei ricordare che il nostro codice civile identifica l'inizio della vita con il primo respiro compiuto dal bambino fuori dal corpo materno (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Mi sembra chiaro che i diritti tutelati dal nostro ordinamento, dal codice civile e dalla Repubblica italiana, inizino da quel momento e non prima (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).

MAURA COSSUTTA. È così!

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma che dici!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, mi pare che il problema non sia rappresentato dalle espressioni «in particolare» o «compreso », ma da quella precedente, prevista al comma 1, vale a dire «di tutti soggetti coinvolti».
Siccome nei successivi emendamenti il concepito è definito come ovulo fecondato e se ne chiede anche l'adottabilità, assegnandogli un giudice tutelare, è chiaro che, indipendentemente dal conflitto con la legge n. 194 del 1978, questa legge intende stabilire che tutti gli ovuli fecondati sono soggetti al pari della madre. Quindi, non dobbiamo nasconderci dietro un dito; si tratta di un terreno minato.
Ciò è molto diverso dalla legge n. 194 del 1978, in quanto questa legge tutela la vita dalla dodicesima settimana in avanti. Questa definizione stabilisce che un ovulo fecondato fuori dal corpo della madre è un soggetto giuridico. Mi pare che il dibattito non sia assolutamente all'altezza della questione. Io sono assolutamente contraria anche a questa nuova formulazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, credo che la nuova formulazione dell'emendamento Lucchese 1.35 possa essere approvata, anche perché non è affatto vero che si entri in contrasto con la garanzia di vita della madre. Io sarei stato contrario a questa interpretazione, come alla precedente formulazione dell'emendamento in esame. Il termine «compreso» rappresenta un'aggiunta, forse un pleonasmo di natura politica ed anche ideologica che però, da questa parte politica, possiamo comprendere benissimo e che certamente approveremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, intervengo soltanto per esprimere la nostra posizione su questo emendamento. Noi abbiamo sempre sostenuto in passato che l'originaria dizione «in particolare» sarebbe stata una soluzione auspicabile nel caso della fecondazione artificiale, che è una fattispecie molto diversa dalla fecondazione naturale ed è scelta per consenso libero e determinato da parte di coloro che diventeranno il padre e la madre. Con tale dizione si metteva in risalto che, nel caso della procreazione medicalmente assistita, la fattispecie è completamente diversa dalla fecondazione naturale; proprio per questo il diritto del nascituro deve essere maggiormente garantito (Commenti del deputato Maura Cossutta). Scusa, Cossutta, mi lasci parlare?


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Però, proprio perché non vogliamo che si apra un pesante scontro ideologico, crediamo che la riformulazione dell'emendamento Lucchese 1.35 sia sicuramente accettabile perché mette sullo stesso piano i diritti di tutti i soggetti coinvolti. La vera innovazione sta nell'aver specificato che è compreso il nascituro: a differenza di quanto qualcuno vorrebbe sostenere, fino ad oggi non è mai stato riconosciuto il diritto del nascituro. Si è sempre parlato di garanzie e di tutela nelle sentenze della Corte costituzionale. In questo momento, noi stiamo facendo un importante passo in avanti perché, nel caso della procreazione medicalmente assistita, i diritti vengono messi realmente sullo stesso piano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, noi stiamo scrivendo un testo di legge e non libri a soggetto. Non possiamo inventare le norme. Dunque, per quanto riguarda il concepito, la capacità giuridica si acquista con la nascita. È vero che il concepito può ricevere donazioni e può essere previsto nelle successioni, ma tutto è subordinato alla nascita. Vorrei far presente a lor signori che, quando la madre muore, perché c'è un problema grave, il concepito non nasce, perché la madre è morta. Allora, noi non mettiamo il concepito contro la madre. Noi vogliamo tutelare questa unione. Voi la state frammentando. Voi state facendo diventare il concepito qualcosa di estraneo, detentore di diritti che non ha in questo momento. È la madre stessa, con il suo istinto materno, con l'affetto, con l'amore, a tutelare il concepito, perché il concepito si nutre del sangue della madre. Lo state facendo diventare un alieno! Io voto contro questo emendamento perché è una premessa a qualcosa di diverso che è inaccettabile ed incostituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, la relatrice ci ha invitato a riflettere sulla riformulazione dell'emendamento Lucchese 1.35. Io ho riflettuto e vorrei ribadire la mia e la nostra contrarietà anche alla nuova riformulazione. Vorrei spiegarne il motivo. Io sono assolutamente sensibile al tema della tutela del concepito e anche al tema della tutela dell'embrione; ma è diverso parlare di tutela o di diritto giuridico soggettivo che nel nostro ordinamento si acquista con la nascita. Si tratta di una formulazione ambigua che distingue il soggetto concepito dalla madre, essendo, invece, la madre con il soggetto concepito tutelata dall'espressione: «tutti i soggetti coinvolti».
Credo, quindi, che sia sbagliato - anche per chi vuole tutelare il concepito - ammettere diritti soggettivi giuridici che non possono essere a lui riconosciuti!

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Grazie, signor Presidente. Naturalmente questa formulazione è molto migliorativa rispetto al testo iniziale previsto dal comma 2. Onestamente credo, però, che se ragioniamo in termini di complesso madre e concepito (non ripeto tutte le argomentazioni delle mie colleghe, ma qualsiasi donna che abbia concepito un figlio sa di che cosa si parla cioè dell'insieme di interrelazioni inscindibili per cui non si può pensare a qualcosa di diverso) si introduce un concetto giuridicamente non chiaro, che è quello del concepito, che non esiste e che è difficile da capire. La formulazione più corretta era quella decisa in un primo tempo in Commissione che affermava che si assicuravano i livelli essenziali di prestazione e i diritti di tutti i soggetti coinvolti.


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Allora, i livelli essenziali di prestazione, purtroppo, li abbiamo già tolti ma i diritti di tutti i soggetti coinvolti comprendevano anche il concepito e non c'è bisogno di andare a crearsi ulteriori complicazioni. Per questo, pur riconoscendo che comunque la formulazione è migliore, credo che bisogna votare contro perché si introduce un concetto che non è chiaro e si scinde l'unità inscindibile tra una madre che porta in grembo un figlio ed il figlio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, a titolo personale, l'onorevole Volpini, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DOMENICO VOLPINI. Grazie signor Presidente. Rimango un po' perplesso perché molti colleghi intervenuti hanno affermato che nella formulazione sui soggetti coinvolti è già compreso il concepito. Non capisco allora quale sia questo scandalo di puntualizzare ciò, a meno che non vi siano dei sottintesi.
La tecnica specifica della fecondazione medicalmente assistita provoca proprio il distacco tra l'embrione e la madre e non è vero che l'evoluzione e la crescita, poi, dell'embrione e del concepito sono per forza inscindibilmente legati all'utero materno (Commenti).
No! Può esser anche fatto crescere in provetta.

MAURA COSSUTTA. Che sta dicendo? Nasce in un rapporto di coppia!

DOMENICO VOLPINI. Ma scusi, lei è un medico, dovrebbe saperle queste cose.

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di rivolgersi alla Presidenza.

DOMENICO VOLPINI. Non vedo lo scandalo di puntualizzare il diritto del concepito dato che tutti quelli che si oppongono stanno affermando che ciò è già compreso nella formulazione sui soggetti coinvolti.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gamba, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizioni. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Grazie, signor Presidente. Intervengo per ribadire che, certamente a titolo personale, ma buona parte dei colleghi del gruppo di Alleanza nazionale si atterranno alle indicazioni del collega Giulio Conti, che ha espresso parere favorevole su questo emendamento. Ciò avviene proprio per motivazioni in qualche modo opposte a quelle sostenute poc'anzi dall'onorevole Mussolini.
Siccome viene posta in discussione proprio la titolarità del concepito, in quanto soggetto, ad essere tutelato come gli altri soggetti di cui si parla nella medesima norma, appare assolutamente opportuno che venga ribadito e precisato che fra i soggetti tutelati dalla legge è compreso anche il concepito proprio per fugare il dubbio di coloro che ritengono, invece, che il concepito non sia un soggetto e quindi non rientri automaticamente nella dizione che si vorrebbe lasciare senza questa giustissima ed opportuna precisazione.

MARIDA BOLOGNESI. Allora fai una legge sul riconoscimento giuridico dell'embrione!

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Quindi, a questo proposito, certamente chi parla - ma credo anche molti colleghi - voterà convintamente a favore di questo emendamento che assorbe altri emendamenti che colleghi Alleanza nazionale avevano presentato al comma 2 ed alla stessa formulazione: «in particolare del concepito» (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale e dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, condividendo pienamente l'emendamento


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Lucchese 1.35 voglio dire che quest'ultimo è basato su dati di fatto scientifici, non si tratta di una sua concezione filosofica. Gilbert, in un indiscusso testo di riferimento in questa materia, ha affermato che la fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali si fondono insieme per creare un nuovo individuo con corredo genetico derivato da entrambi i genitori. Kalthoff, dell'università del Texas, nel 2001 ha affermato che gli animali, inclusi gli uomini, iniziano la loro vita come ovociti fertilizzati, che si sviluppano in adulti attraverso lo stadio embrionale. Il giapponese Yanagimachi dice che la fertilizzazione nei mammiferi normalmente rappresenta l'inizio della vita di un nuovo organismo individuale. Infine, Shostak, dell'università di Pittsburg, ha affermato che lo sviluppo lega il passato e il futuro. Mentre gli adulti sono i genitori dell'embrione attraverso la riproduzione, l'embrione è l'inizio dell'adulto attraverso lo sviluppo. In ultimo, ricordo nel 1996 la conclusione all'unanimità del convegno nazionale di bioetica: l'embrione umano va trattato fin dalla fecondazione secondo criteri di rispetto e tutela che si debbono adottare nei confronti degli individui umani, a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persona.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco, al quale ricordo che ha un minuto a sua disposizione. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, ho sentito più volte ripetere che questa legge non dovrebbe avere nessuna ispirazione specifica di carattere etico, dovrebbe mantenere una sua impostazione rigorosamente laica: su questo sono d'accordo. Coloro i quali affermano il rifiuto della cultura che ispira questa legge propongono quella che definiscono l'assoluta autodeterminazione. Per confermare questa tesi essi si vedono costretti a sostenere alcune concezioni che sono realmente poco fondate, come quella, ad esempio, che nega la personalità all'embrione o quella che nega la soggettività del diritto o, addirittura, quella paradossale che rifiuta una visione naturalistica e ripropone, invece, il concetto naturalistico secondo il quale l'embrione vive in connessione con il ventre materno, quindi la rappresentatività dell'embrione sarebbe esclusiva della donna. Si tratta di concezioni che rientrano in una visione che definirei assolutamente laicista, che non ha niente a che vedere con la concezione laica, che pure deve essere presente nell'impostazione di questa legge.
Vorrei ricordare che il diritto romano - il più antico diritto su cui si fonda tutto il diritto occidentale - tutelava il concepito, mi riferisco alla figura del cosiddetto procuratore al ventre. Lascio da parte le cognizioni di carattere scientifico e tecnico citate, poiché al riguardo vi sono documentazioni molto pregnanti in questo senso e la discussione è ancora aperta. Voglio soltanto richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che, certamente, non vi è conflitto tra la donna e il concepito, ma vi è una distinzione che nasce da una visione simbolica. Il concepito, infatti, rappresenta già un qualcosa di diverso rispetto alla madre: si tratta di bilanciare i diritti. Ecco il motivo per il quale sostengo una visione che, se permettete, deve farsi carico di quelli che sono gli effetti di una legge che, volendo affermare l'assoluta autodeterminazione, finisce per togliere limiti a quel principio di libertà che, per essere tale, deve avere un limite. Se noi eliminiamo il concetto di limite sopprimiamo la libertà e creiamo disordine sociale. Tutti i grandi filosofi, da Spinoza a Tocqueville, ad Aron, a Bobbio hanno sostenuto che il principio fondamentale della libertà sta nella capacità di trovare un suo limite, nessuno può essere giudice di se stesso.
Se si diventa giudice di se stessi, si gettano via le basi stesse dell'organizzazione sociale e, quindi, di un'etica condivisa e basata su valori del riconoscimento di responsabilità; vi è la responsabilità della donna e del padre nei confronti del concepito che non può essere recisa.
Alcune di queste decisioni, che vengono sostenute da alcuni colleghi soprattutto


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della sinistra, rischiano di comportare l'approvazione di una legge che tutela un diritto - certo - ad avere la maternità, deresponsabilizzando, tuttavia, gli altri. Quando la responsabilizzazione viene eliminata da un sistema legislativo, si creano le basi per la dissoluzione della società (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, di Forza Italia, dell'UDC (CCD-CDU) e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, l'intervento del collega Gerardo Bianco è sintomatico di una cultura del diritto ossessivamente centrata sul soggetto maschio (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi, consentite all'onorevole Deiana di parlare.

ELETTRA DEIANA. Non si preoccupi.

PRESIDENTE. Le faccio recuperare i secondi che sta perdendo. Colleghi!

ELETTRA DEIANA. Infatti, tutti i riferimenti (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Deiana, attenda che si calmi l'Assemblea perché le faccio recuperare integralmente il tempo che sta perdendo. Ricominci daccapo.

ELETTRA DEIANA. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, possiamo far continuare l'onorevole Deiana? Grazie.

ELETTRA DEIANA. Tutti i dotti riferimenti che sono stati richiamati, compresa l'istituzione del tutor ventris, attengono ad un complesso sociale che noi abbiamo chiamato patriarcato, dominio maschile sul corpo delle donne. Addirittura, le donne sono concepite come un contenitore biologico da tenere sotto stretta sorveglianza da parte delle istituzioni, ovviamente in epoca romana strettamente in mano alla parte maschile della società, affinché venissero garantite le genealogie e le discendenze maschili.
In tale caso si parla di diritti del concepito, ma non si sa cosa sia il concepito se non sul piano filosofico. Nell'enciclica Donum Vitae, infatti, si fa riferimento all'embrione, affermando che soltanto sul piano filosofico si può stabilire cosa sia l'embrione stesso; anche secondo il filosofo cattolico Maritain parlare dell'embrione come di una persona è una sciocchezza. È stato affermato da un grande cattolico, a dimostrazione, caro collega Palmieri, che le posizioni in materia sono le più diverse, sul piano scientifico, etico, filosofico, storico e politico. Sono le più diverse! Pretendere da parte vostra l'imposizione di un punto di vista etico confessionale di parte significa - è esattamente l'operazione che stiamo denunciando - ridurre questo Parlamento a dépendance del Vaticano.
Se, pertanto, non possiamo stabilire cosa sia l'embrione, tanto meno potremo stabilire cosa siano ed in che cosa consistano i diritti dell'embrione. Chi li stabilirà e quale sarà il soggetto terzo, perché i diritti esistono se esiste un terzo tra le parti che li garantisce? Se non è la madre ad essere responsabile dei diritti di ciò che ha nel suo ventre, che cosa, chi, quale soggetto lo sarà? Sarà un moderno tutor ventris, il tribunale del feto che qualcuno di voi, nelle passate legislature, aveva proposto in un testo di legge?
Come vedete, il camuffamento del comma 2, attraverso la riformulazione dei diritti del concepito, è la stessa cosa. Essa apre la strada ad una ridefinizione in maniera restrittiva, come in un'intervista rilasciata a febbraio lo stesso ministro Sirchia ha assicurato. In pratica si apre la strada alla ridefinizione per legge circa quali siano i diritti del concepito, a partire da quello, ovvio per voi, che è il diritto a


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nascere. Altrimenti quali diritti sarebbero (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani e di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burlando. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BURLANDO. Signor Presidente, ho a lungo riflettuto sull'opportunità o meno di intervenire, non sapendo quale contributo possa offrire una persona che ha poche competenze, ma qualche vissuto in materia. Rispetto molto il ragionamento relativo al rapporto tra donna e concepito. Penso che si possano avere opinioni diverse in materia. Lo comprendo bene. Tuttavia, il punto in questione non è questo: stiamo discutendo sul rapporto tra una donna che porta avanti una gravidanza, a seguito di una fecondazione naturale, e una donna che porta avanti una gravidanza a seguito di una fecondazione assistita. Dire che questa seconda donna è figlia di un dio minore è una cosa di una gravità inaudita. Questo tipo di donna e, se mi è consentito, questo tipo di coppia, subiscono processi che sono già di per sé devastanti.
Stabilire inoltre che, per legge...

PRESIDENTE. Onorevole Burlando...

CLAUDIO BURLANDO. ... questa donna ha un diritto minore rispetto ad un'altra donna è una cosa pazzesca! Consentitemi di dirlo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani)! Comprendo il cattolico che intenda modificare la legge n. 194, ma il cattolico che vuole separare e diversificare le posizioni tra queste due donne...

PRESIDENTE. Onorevole Burlando...

CLAUDIO BURLANDO. ... fa un'operazione culturale e politica che è assai discutibile (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.

GLORIA BUFFO. Signor Presidente, vorrei ricordare un fatto che mi auguro non sfugga a nessuno. In questa sede stiamo discutendo una proposta di legge, con una maggioranza che impedirà a bambini desiderati di nascere. Infatti, selezionando le tecniche, dicendo «no» alla fecondazione eterologa, bambini desiderati non nasceranno. Cominciamo quindi con il dire questo! Successivamente voi affermate che il concepito deve avere una serie di diritti. Allora: bambini desiderati non nasceranno, ma il concepito deve avere diritti!
Io penso che qui non si voglia prendere atto del fatto che il concepito non è mai stato tutelabile, in nessuna parte del mondo, da nessuno meglio che dalla madre che lo ha voluto. Non potete citare nessun esempio, in nessuna parte del mondo, di chi abbia tutelato meglio il concepito.
Vi è nella vostra posizione una sfiducia nei confronti delle donne e in particolare nei riguardi delle donne italiane che andrebbero trattate diversamente rispetto alle donne che vivono nei paesi vicini; non c'è, onorevole Gerardo Bianco, mi permetta, il disordine sociale, se affidiamo alle donne che desiderano un figlio questa potestà. Questo disordine è presente se non ci si affida alla capacità di limitarsi delle donne.
Ovunque si sia provato, con leggi dello Stato, a sostituirsi alla volontà delle donne, si sono fatti, nel campo procreativo, soltanto dei disastri (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, intervengo per ribadire che non


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soltanto la scienza - e bisogna dirlo e ribadirlo, perché ciò vuol dire che la scienza ci dice che il concepito è uno di noi; lo dice almeno una parte degli scienziati - ma anche l'evidenza ci conferma che, quando parliamo con una donna che è in attesa di un bambino, non appena lo sappiamo, ci rivolgiamo a lei e parliamo del concepito come fosse già uno di noi: pensiamo come sarà, come si comporterà, che nome dargli.
Né vale dire, onorevole Moroni, che la dipendenza del concepito dal sangue della madre per vivere e per crescere costituisce un elemento che discrimina l'esistenza del secondo soggetto in campo, perché, allora, quando il figlio è nato, se la madre non lo nutre, evidentemente, anche in questo caso il figlio morirebbe.
Vorrei concludere, signor Presidente, ribadendo che non è nostra intenzione modificare la legge n. 194 del 1978, per il semplice motivo che all'articolo 1 - è stato già detto, ma giova ripeterlo - si dice che la vita viene tutelata «dal suo inizio». Dove sia l'inizio non è rilevante, perché la legge n. 194 del 1978 dà la preminenza allo stato di necessità della madre, della donna, che può scegliere cosa fare nel corso della sua gravidanza. Quindi, vorrei sottolineare ancora una volta che da parte nostra non c'è alcuna intenzione di portare un attacco surrettizio alla legge n. 194 del 1978 (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, intervengo per sollevare un problema. Da un po' di tempo a questa parte mi sto domandando di quali diritti stiamo parlando, perché la norma, come è scritta, anche nell'emendamento Lucchese 1.35, darà corso - e già il dibattito in aula lo sta dimostrando - ad una discussione giurisprudenziale infinita, darà adito ad incertezze applicative e sarà anche una norma impraticabile. Finora, chi mi ha preceduto ha parlato del rapporto tra il concepito e la madre. Io vorrei sollevare anche un'altra questione: il rapporto tra i diritti del non nato e i diritti del nato, cioè i diritti di colui che, sotto il profilo giuridico, è diverso dal concepito. Su questo piano, se non ci chiariamo, si possono realizzare delle abnormità giuridiche. Intanto, sul piano successorio, se si parla di diritto di successione, immaginate cosa significa affermare che c'è un diritto di successione del concepito? Proprio voi che al tema della successione tenete tanto! E come la mettiamo sul raffronto tra il delitto di aborto e il delitto di infanticidio? Dovremmo forse equipararli? Vi inviterei a riflettere attentamente su ciò che stiamo scrivendo in questa legge, perché potremmo scrivere delle cose veramente sbagliate (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Enzo Bianco. Ne ha facoltà.

ENZO BIANCO. Signor Presidente, trovo che tra le cose positive, tra le fortune della mia attuale collocazione politica e parlamentare vi sia il fatto di stare accanto ad una persona della storia, dello spessore e della moralità del collega che porta il mio stesso cognome, ma non il mio stesso nome. Ciò non mi impedisce, peraltro, di pensarla diversamente e, nella fattispecie, io la penso diversamente dall'onorevole Gerardo Bianco.
Ho apprezzato il suo discorso, ma riguardo alla parte in cui egli ha richiamato il diritto romano - che è certamente un grandissimo diritto e che prevedeva, tra le altre cose, il procuratore al ventre - trovo che, nell'attuale condizione, la donna abbia dovuto sopportare per troppi secoli un procuratore al ventre e, se c'è una persona che ha diritto ad avere un procuratore al ventre, questa è proprio la donna. Non ha bisogno di subire alcuna condizione di deminutio capitis, come quella del procuratore al ventre.
Voterò contro l'emendamento Lucchese 1.35 sulla base di un ragionamento elementare:


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non trovo ammissibile una diversa regolamentazione giuridica per coloro le quali portano avanti una fecondazione naturale rispetto a coloro le quali portano avanti una fecondazione assistita. Questa è la vera questione, il vero limite di tale emendamento ed è la ragione per la quale voterò contro (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tolotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, voterò contro l'emendamento Lucchese 1.35 perché credo che la nozione di concepito sia troppo ampia e comprensiva. Qualche collega ha voluto affermare che la scienza ci dà indicazioni che ci permetterebbero la traduzione concreta dei principi nella legge. Mi pare che non sia così. Dal punto di vista scientifico c'è chi sostiene che l'embrione, fin dallo stato di zigote, sia un essere umano dotato di individualità personale. C'è chi sostiene che nella vita prenatale vi sia una fase di totipotenzialità, quella del cosiddetto pre-embrione, in cui esistono esseri umani che non solo non sono persone, ma nemmeno individui umani. E c'è chi pensa che, invece, la persona sia presente soltanto quando c'è anche l'autocoscienza.
Credo, allora, che la biologia e la scienza non possano fornirci alcuna bussola sicura, riguardo ai principi da tradurre. Credo che sarebbe utile, invece di avventurarsi in spericolate esercitazioni di filosofia del diritto, stare al merito della legge e rinunciare a tradurre in legge una prospettiva morale, con il pericolo di affermarne la prevalenza su altre prospettive morali, che hanno pari dignità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberta De Simone.

ALBERTA DE SIMONE. Vorrei molto pacatamente far presente ai colleghi che l'importanza che riveste la figura paterna non può assolutamente tradursi in una norma o nell'approvazione di un comma sui diritti del concepito.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 19,50)

ALBERTA DE SIMONE. Questa discussione personalmente continua a sembrarmi assurda, soprattutto per alcuni motivi. Richiamandomi, infatti, a quanto detto dall'onorevole Burlando e ribadito dall'onorevole Enzo Bianco - sul fatto che infrangeremmo un principio di parità di diritti tra madri (la madre del figlio naturale e la madre del figlio concepito con fecondazione assistita) -, vorrei dire che ci sfugge il fatto che proprio la donna che cerca la fecondazione assistita esplicita in modo estremo il suo desiderio di maternità, fino ad assoggettare il suo corpo ad una terapia eccessivamente invasiva e spesso pericolosa, che spesso non dà risultati. Proprio per questo, il diritto del concepito è tutto nelle mani di una madre che per concepirlo giunge anche a tecniche ed a terapie «estreme».
Per questo motivo vorrei rivolgermi, in modo amicale, all'onorevole Gerardo Bianco, giacché ne conosco l'umanità. A lui dico: caro Gerardo, se una tua figlia o una tua sorella decidesse di praticare la fecondazione assistita, perché non può avere figli diversamente, davvero penseresti che qualcuno può proteggere quel concepito - per avere il quale mi sembra che la tua familiare abbia solo il 30 per cento di probabilità, dopo essersi assoggettata a quel tipo di violenta terapia - meglio di quella madre che l'ha voluto a quel costo. Per cui non solo vi è un problema di parità delle donne, ma vi è un altro problema...

PRESIDENTE. Onorevole De Simone la invito a concludere.

ALBERTA DE SIMONE. Concludo Presidente. L'altro problema è che gli uomini


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devono immedesimarsi in questa questione e non spostare su di essa ragionamenti che vorrebbero fare su altri tipi di questioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Se si approva questo emendamento (dunque ricomprendendo nel comma 1 i diritti del concepito), una donna che è ricorsa alla procreazione medicalmente assistita non potrà eseguire l'amniocentesi, che è un'indagine diagnostica preventiva, rispetto ad una donna che invece ha avuto la fortuna di avere il frutto del concepimento per via naturale. Voi sapete, infatti, che l'amniocentesi rappresenta un rischio, seppur minimo, di abortività e quindi potrebbe essere impugnato. Vi è, quindi, un ulteriore discrimine anche sulla prevenzione.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, vedo che lei è già intervenuta per dichiarazione di voto a titolo personale su questo emendamento. Mi era sfuggito, perché a titolo personale non si può intervenire due volte sullo stesso emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.

UGO INTINI. Di fronte ad un problema di principio, il Gruppo parlamentare al quale appartengo esprimerà voto contrario sull'emendamento. Tuttavia, il problema di principio è chiaro e se ne dibatte da decenni: è inutile che intervengano decine di deputati, non per un minuto, ma per due o per tre, a titolo personale. Abbiamo capito la questione e suggeriamo che si passi senz'altro al voto.

PRESIDENTE. Sarà fatto immediatamente, onorevole Intini.
Passiamo ai voti.
Ricordo che la votazione avrà luogo per scrutinio segreto.

PIERO RUZZANTE. Ognuno voti per sé, signor Presidente. Questa è una votazione segreta!

PRESIDENTE. Ciascuno voti per sé, tanto più in una votazione segreta: vi prego vivamente!
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 1.35, nel testo modificato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono diversi voti doppi in questo settore.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato 247
Hanno votato no 177.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, anche questa sera siamo alle solite. Molti colleghi mi chiedono di conoscere gli orari. Dal momento che si continua a scrivere «a.m.» e «p.m.», purtroppo nessuno può organizzare la propria vita parlamentare. La pregherei di fissare gli orari, almeno per questa sera.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, se lei guarda bene il suo calendario, c'è scritto «eventuale notturna». C'è scritto, non è detto che sia obbligatorio.

MARIDA BOLOGNESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori


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perché la Presidenza ha fissato il termine per la presentazione dei subemendamenti, ai due articoli successivi, alle ore 21. Chiedo più tempo perché, dato che siamo qui a discutere, evidentemente la materia lo merita e non possiamo preparare i subemendamenti. Perciò, signor Presidente, le chiederei di sospendere e di concederci almeno un'ora di tempo, appunto perché il termine per la presentazione dei subemendamenti scadrà alle ore 21, oppure di rinviare a domani questo termine...

PRESIDENTE. Il termine scade alle ore 21.30.

MARIDA BOLOGNESI. ...dato che, evidentemente, abbiamo bisogno di lavorarci.

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, desidero segnalare che nell'emendamento Burani Procaccini 1.28, che è precluso, vedo apposta la mia firma, che però non vi avevo apposta. Chiedo, comunque, che sia cancellata.

PRESIDENTE. Ne prendo atto, la sua firma sarà cancellata.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, è vero che la seduta notturna è solo eventuale. Nessuno vuole logorare l'Assemblea. Tuttavia, vorrei far presente a lei, ai colleghi, ed a tutti i gruppi parlamentari - si tratta di un tema sicuramente importante - che nella giornata di oggi sono state effettuate 12 votazioni, consumando, in pratica, integralmente il tempo assegnato per l'esame dell'intero emendamento, cioè il tempo di circa 300 votazioni; questo riguarda tutti i gruppi e anche gli interventi a titolo personale. Signor Presidente, per carità, il tema è interessante e la sensibilità del Presidente Casini sicuramente consentirà domani di poter continuare ad intervenire sulle altre questioni. Tuttavia, credo che dovremmo sicuramente terminare la discussione degli articoli 1, 2 e 3, riguardo ai quali sono stati presentati una decina di emendamenti, prima di concludere la seduta. Potremmo procedere a questi pochi voti rapidamente, perché mi pare che non ci siano questioni che dividono particolarmente l'Assemblea, e poi sospendere. Ma se sospendiamo adesso, che abbiamo esaurito tutto il tempo a disposizione senza aver neanche concluso la discussione dell'articolo 1 del capo I, credo che avremmo svolto un cattivo lavoro, contrario all'interesse di tutti. Credo che si possa evitare la seduta notturna ma, nel contempo, procedere con le votazioni dei primi articoli.

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, c'è un punto, chiarito precedentemente, che vorrei ricordare al presidente Vito. Sono stati presentati degli emendamenti da parte della Commissione e del Governo; noi abbiamo chiesto di poter avere del tempo, che non può essere lo stesso tempo dell'Assemblea. Infatti, non possiamo stare attenti a seguire questo provvedimento e, contemporaneamente, subemendare gli emendamenti del Governo. Vogliamo un tempo congruo per poter presentare subemendamenti; quindi, non si tratta di una manovra dilatoria.
Vorrei poter dire poi al presidente Vito che questo provvedimento non è soltanto genericamente interessante, ma è anche un provvedimento - come lui ha visto (abbiamo fatto 12 votazione per questo; solo 12 votazioni!) - sul quale c'è un contrasto che investe questioni di grandissimo rilievo, rispetto alle quali si ha una grandissima convinzione. Quindi, non stiamo discutendo di qualcosa di marginale. Se lei, invece, Presidente, fa proseguire oltre la discussione di questa sera, è del tutto evidente che, per tenere fede a


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quello che era stato deciso prima, bisogna portare la sospensione ed il tempo per presentare subemendamenti a domani mattina (tarda mattinata).

PRESIDENTE. È vero quello che ha detto l'onorevole Vito che i tempi previsti per il relatore di minoranza e per alcuni gruppi sono in via di esaurimento. Naturalmente, in conformità alla linea costantemente seguita, tanto più in questa occasione (data la delicatezza del tema), la Presidenza della Camera adotterà comportamenti ispirati a criteri di flessibilità. Il termine per i subemendamenti annuncio che viene spostato a domani mattina, alle ore 9,30.
Propongo ora di concludere l'esame dell'articolo 1. Restano da votare pochi emendamenti per concludere l'esame dell'articolo 1.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, questa è una sua proposta. L'intervento di Vito, che io condivido, sosteneva un'altra ipotesi. Siccome c'è la possibilità di fare la seduta notturna - adesso addirittura è stato comunicato un rinvio del termine per la presentazione di dei subemendamenti -, noi chiediamo invece di proseguire la seduta. Se poi anche l'opposizione, o chi non concorda con questa posizione, converge sul fatto che si possano affrontare rapidamente gli emendamenti riguardanti la residua parte dell'articolo 1 ed, eventualmente, anche gli articoli 2 e 3 almeno, visto che poi l'altro punto nodale sul quale ci sarà grande contrasto in Assemblea è l'articolo 4, che riguarda la fecondazione eterologa, allora, questa è un'altra ipotesi che noi possiamo condividere. Però, non condividiamo l'ipotesi di non terminare l'esame dell'articolo 1, visto che, tra l'altro, mi sembra che siano rimasti pochissimi emendamenti ormai per concluderlo.

PRESIDENTE. Ricordo che prima di passare alla votazione dell'articolo 1 sono previste cinque votazioni; prima di votare l'articolo 2 devono essere espressi undici voti e prima di procedere alla votazione dell'articolo 3 si devono svolgere quattro votazioni. Naturalmente, in questi casi si tenta di raggiungere un accordo affinché tutti stiano in aula. Io non ho difficoltà.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, proporrei di cambiare binario, poiché stabilire il termine in relazione agli articoli mi pare incongruo. Forse è il caso di fissare un orario (non so, alle 21); in questo modo noi avremmo la certezza di chiudere i nostri lavori. Così sapremmo di lavorare fino alle 21 e ci fermeremmo al punto in cui saremmo arrivati. Ma non possiamo stabilire un termine per articoli; mi pare proprio fuori posto, perché i colleghi continuerebbero a non sapere a che ora possono assumere degli impegni.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, siamo d'accordo sulla proposta, che lei ha fatto, di concludere l'esame dell'articolo 1; mi rendo conto che anche le votazioni successive non sono, come quantità, numerose (mi riferisco a quelle relative agli articoli 2 e 3), ma noi sappiamo che, proprio per le cose che sono state dette prima, il problema non è rappresentato tanto dal numero delle votazioni, quanto magari dagli elementi di confronto, che nel corso del dibattito poi emergono con la necessità di affrontarli.
Forse la cosa migliore sarebbe fissare un orario che io proporrei alle 20,30. Se alle 20,30 saremo in fase di dichiarazione di voto faremo un ultimo voto e poi chiudiamo.

PRESIDENTE. C'è una proposta per le 20,30 e una per le 21. Facciamo le 20,45!


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GIULIO CONTI. Salomone!

PRESIDENTE. Credo che in tre quarti d'ora potremo fare ancora numerosi voti.
Informo i colleghi che vi saranno altri punti molto controversi del disegno di legge e quindi i tempi devono essere anche conservati per questi punti importanti e delicati della discussione.
L'approvazione dell'emendamento Lucchese 1.35 preclude la votazione degli identici emendamenti Castellani 1.2, Ercole 1.4 e Burani Procaccini 1.28, nonché degli identici emendamenti Mussolini 1.1, Moroni 1.6, Valpiana 1.18 e Bolognesi 1.34 e degli emendamenti Bimbi 1.50, Giulio Conti 1.37, Burani Procaccini 1.29 e Lucchese 1.26.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cima 1.17
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Signor Presidente, intervengo per caldeggiare l'approvazione del mio emendamento 1.17 che chiarisce che le tecniche di cui stiamo parlando sono un surrogato dell'atto naturale e non una cura per la sterilità, e per impedire, anche, che si pubblicizzino e si promuovano queste tecniche presentandole come metodi di cura della sterilità. Per chiarezza su cosa stiamo facendo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cima 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 381
Astenuti 32
Maggioranza 191
Hanno votato
36
Hanno votato
no 345).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maura Cossutta 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 313
Astenuti 99
Maggioranza 157
Hanno votato
36
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, questo emendamento, sostanzialmente, si limita a richiamare l'articolo 12 del giuramento professionale relativo alla professione medica.
Il disegno di legge al nostro esame, al comma 3 dell'articolo 1, ma anche nei successivi articoli, reca un principio molto grave di limitazione dell'autonomia del medico che contrasta con qualsiasi formulazione del giuramento di Ippocrate. Solo nei regimi autoritari la legge prescrive ai medici quale percorso terapeutico scegliere, quale linea di cura, quale linea di intervento specificandone anche le caratteristiche tecniche. Ricordo che il giuramento professionale del 1998 riconosce al medico l'autonomia che, da sempre, la professione medica ha avuto e che è prioritaria rispetto al diritto positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.

MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, trovo ragionevole l'emendamento proposto dalla collega Bindi e pertanto votabile. Tuttavia, c'è un punto che vorrei venisse chiarito; non so se si tratti di un


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errore o di una precisazione. L'emendamento dice «il medico ritenga, in base alla sua autonomia nella scelta dei presidi diagnostici e terapeutici». I presidi diagnostici e terapeutici sono ospedali! Allora, poiché credo che la collega non voglia dire che il medico scelga o indirizzi ad un ospedale o ad un centro vorrei che fosse corretta la parola «presidi» con una parola che indichi un tipo di terapia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, volevo solamente dire che l'emendamento Bimbi 1.32 recupera in parte, con l'utilizzo delle espressioni «non efficaci, non idonei o inadeguati», quello che nella nostra primitiva formulazione era stato richiesto, cioè sostituire «inefficaci ed inidonei». Credo che in questo caso il termine «presidi» - rileggo il testo dell'emendamento: «il medico ritenga, in base alla sua autonomia nella scelta dei presidi diagnostici e terapeutici (...)» - sia da intendersi rispetto al sistema sanitario nazionale vigente, per cui se non ci saranno liste di attesa i presidi saranno sicuramente quelli pubblici, altrimenti, se ci saranno le urgenze, i medici decideranno come comportarsi.

MARIDA BOLOGNESI. No, non va bene.

GIUSEPPE FIORONI. Il termine «presidi» non significa però che manderemo i pazienti in strutture pubbliche. Il presidio è comunque ciò che è garantito da un erogatore pubblico: può essere sia pubblico sia privato, ma è il medico che deciderà. Non andiamo ad inventarci sofismi e riformulazioni, perché la riformulazione non afferisce alla potestà del presentatore dell'emendamento, bensì alla potestà del relatore. Ritengo pertanto che l'emendamento possa essere posto in votazione, ed approvato, nella sua attuale formulazione.

MARIDA BOLOGNESI. Secondo me, no.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se sia favorevole a questa proposta di riformulazione.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione è contraria a questa proposta di riformulazione e conferma il parere contrario precedentemente espresso sull'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stagno d'Alcontres. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, penso che la collega Bimbi non si riferisca ai presidi intesi come ospedali, bensì ai presidi intesi come strumenti e mezzi di diagnostica e terapia. Questo è, secondo me, il fine dell'emendamento Bimbi 1.32. Non si parla di strutture ospedaliere, ma si tratta semplicemente di mezzi di diagnosi e terapia.

MARIDA BOLOGNESI. Esatto!

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, le concedo solamente dieci secondi per chiarire il senso del suo emendamento.

FRANCA BIMBI. Signor Presidente, con l'espressione «presidi» intendevo far riferimento sia ai mezzi ed agli strumenti sia alle modalità organizzative. Mi scuso per l'italiano arcaico, che è forse un toscanismo, però onestamente intendevo fare riferimento all'insieme delle scelte che il medico può adottare. Questa è l'interpretazione autentica: il riferimento è sia alle prestazioni sia alle modalità organizzative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.


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TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, volevo anticipare che i deputati del gruppo di Rifondazione comunista esprimeranno un voto contrario sull'emendamento Bimbi 1.32, anche se in realtà apprezziamo il fatto che venga messa in evidenza, cosa che non viene fatta in nessun altro passaggio di questo testo, l'autonomia del medico di lavorare secondo scienza e coscienza e di ragionare sul caso singolo della donna che ha di fronte, invece di avere una legge che gli indichi come comportarsi. Non possiamo però accettare, data l'impostazione che abbiamo dato fin dall'inizio con la nostra relazione di minoranza, che la fecondazione assistita venga vista solo come ultima ratio una volta che non siano in alcun altro modo rimovibili le cause di sterilità e di infertilità e non ci sia null'altro di efficace, perché anche questo lo consideriamo contro il principio della responsabilità individuale, la quale sarà definita, di volta in volta, dalla mediazione che avviene tra la donna ed il proprio medico (la stessa non può esser invece definita dalla legge).

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, lei ha già parlato!

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, voglio solamente chiedere l'accantonamento di questo emendamento...

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, chiedo di parlare.

ELIO VITO. No!

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, volevo chiedere di accantonare l'emendamento Bimbi 1.32 per una sua eventuale riformulazione. Volevo dire solamente questo, al fine di evidenziare come in questa materia vi sia la responsabilità del medico nella scelta non tanto dei presidi, bensì in quella diagnostica e terapeutica, al di là degli stessi presidi. L'emendamento potrebbe pertanto essere così riformulato: «nella scelta diagnostica e terapeutica».

MARIDA BOLOGNESI. Questo va bene.

PRESIDENTE. Presidente Palumbo, se si accantona l'emendamento Bimbi 1.32 non si potrà votare l'articolo 1. Pertanto, o vi è una formale richiesta da parte della Commissione, oppure non posso accogliere questa proposta di riformulazione.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. La Commissione conferma il parere contrario sulla proposta di riformulazione e sull'emendamento Bimbi 1.32.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 391
Astenuti 39
Maggioranza 196
Hanno votato
63
Hanno votato
no 328).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Giulio Conti 1.51.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, modificando il parere precedentemente espresso, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Giulio Conti 1.51.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO GUIDI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI (ore 20,12)

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, mi stupisco che sia stato espresso un parere favorevole sull'emendamento Giulio Conti 1.51, anche perché gran parte della discussione sul terzo comma dell'articolo 1 verteva e si è incentrata, sia in Commissione ma anche nella scorsa legislatura, sul fatto, ormai riconosciuto da tutti, che qui non si parla di metodo terapeutico bensì di intervento sanitario.
Mi sembrava che tutti coloro che sono intervenuti su questo tema e che hanno condiviso l'impianto complessivo della legge fossero d'accordo sul fatto che la procreazione medicalmente assistita non sia un intervento terapeutico e neanche un intervento assimilabile al trapianto che, pur sostituendo un organo, non crea una terapia bensì consente di centrare un determinato obiettivo.
Invece, nel caso della procreazione medicalmente assistita, si parla unicamente di intervento sanitario che riesce ad aggirare gli ostacoli determinati dalla patologia, non cura la patologia, non introduce una terapia della patologia, ma consente di ottenere un fine. Il fatto che adesso si introduca addirittura la dizione secondo cui è possibile ricorrere alla procreazione medicalmente assistita se non esistono «altri» metodi terapeutici dà come risultato che, implicitamente, si considera la procreazione medicalmente assistita una terapia. Credo che questa sia proprio la negazione dell'impostazione di fondo che sta alla base di questo provvedimento.
Pertanto, mi permetto di invitare ad una ulteriore riflessione il relatore e anche coloro che hanno presentato questo emendamento che indebolisce pesantemente l'impianto complessivo della legge, consentendo anche di riallacciarsi o, per lo meno, di fare riferimento all'articolo 32 della Costituzione. Questo mi sembra un passaggio molto grave, che dà un'impostazione completamente diversa rispetto allo spirito originario ed alla attenta lettura della norma. Tale passaggio travisa completamente lo spirito complessivo sia dell'articolo 1 sia del provvedimento. Mi permetto, quindi, di invitare il Governo e, in particolare, il relatore a rivalutare, sulla base delle mie argomentazioni, la validità dell'inserimento di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, non ho compreso il motivo per cui non sia stato approvato il precedente emendamento. Abbiamo condotto una grande battaglia, che rispetto profondamente, sui diritti della donna e credo che, tra questi, vi sia anche quello di scegliere il medico o la struttura sanitaria che la debba curare e quello di pretendere che il professionista che la segue lo faccia secondo scienza e coscienza. Siccome la procreazione medicalmente assistita non è un metodo alternativo di procreare bensì un presidio di intervento terapeutico, è normale che vi si ricorra quando altri metodi sono stati esperiti, tenendo presente che per la donna ciò comporta sofferenze e rischi comunque diversi da quelli che comportano altre tecniche. Quindi, questo è il motivo per cui ero favorevole all'emendamento precedente e sono favorevole all'emendamento Giulio Conti 1.51.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza.
Signor Presidente, vorrei fare una precisazione. Come relatrice sono perfettamente d'accordo con l'onorevole Cè. In Commissione avevo espresso parere contrario su questo emendamento. Poi è stato posto in votazione nel Comitato dei nove e si è deciso di esprimere un parere favorevole. Questa era una precisazione che volevo fare per esprimere, come relatrice, il mio parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare prima di questa precisazione e quindi ritorno indietro nel discorso, ma poi vorrei parlare anche su tale precisazione perché mi sembra che non ci siamo proprio. Non si può esprimere il parere del Comitato dei nove e il parere come relatrice...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Valpiana. A questo punto vorrei dare la parola al presidente della XII Commissione.
Prego, onorevole Palumbo.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, in Commissione l'argomento è stato trattato approfonditamente. Non si era tutti d'accordo ma non si è votato; in Comitato dei nove vi è stato un voto ponderato che ha portato ad esprimere parere favorevole. Non si tratta di un'espressione di voto singolo di maggioranza e opposizione: alcuni gruppi si sono espressi a favore, altri contro. Alla fine, dal conteggio dei gruppi espressisi a favore e di quelli espressisi contro, è stato formulato un parere favorevole.

GIULIO CONTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Signor Presidente, vorrei intervenire nel merito e nella sostanza. Nel merito credo non si possa negare che l'atto di procreazione medicalmente assistita, già dal nome della legge, sia un atto medico.

ELENA MONTECCHI. Bravo!

GIULIO CONTI. Si chiama procreazione medicalmente assistita: se neghiamo che si tratti di un atto medico, non capisco cosa si voglia sottintendere (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e del deputato Losurdo). È un atto medico, anche cruento, anche ripetitivo, ma è un atto medico.
In ogni caso, aggiungere la parola «altri» non significa allargare, significa semmai restringere le possibilità di usare altri metodi in base ad una semplicissima richiesta di qualsiasi medico. L'interpretazione che ho voluto dare io è questa: riconoscere che sia un atto medico ma, soprattutto, che sia inteso come fatto restrittivo nei confronti di altre metodologie che, magari, non hanno funzionato o non funzioneranno mai.

PRESIDENTE. Vorrei precisare che ciò che ha valore procedurale per questa Presidenza è il parere del Comitato dei nove, che è un parere favorevole. Perciò, il fatto che la relatrice abbia espresso un parere contrario vale come parere della relatrice, ma non del Comitato dei nove.

MARIDA BOLOGNESI. Non ce ne frega nulla di come la pensa la relatrice!

DORINA BIANCHI, Relatore per la maggioranza. È a titolo personale.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Lei ha in parte giustamente corretto quanto avvenuto poco fa, ma si tratta di qualcosa di grave, e lo


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affermo non posso dire con molta amicizia, perché non ce l'ho, ma con molto rispetto nei confronti della relatrice che si è, finora, comportata con assoluta correttezza. In questa circostanza, a mio parere, è venuta meno alla correttezza del suo ruolo.
Si tratta di un emendamento su cui il Comitato dei nove, con voto ponderato, come sempre succede, ha espresso un parere e prescindo, adesso, dal merito dell'emendamento. Il collega Cè ha richiamato all'ordine la relatrice su tale questione (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Ha detto: chiedo che venga cambiato questo parere.

MAURA COSSUTTA. È così!

MARCO BOATO. La relatrice, se ritiene che vi siano le condizioni - visto che il dibattito può provocare un ripensamento, non è vietato -, ha il dovere di chiedere una sospensione della seduta o un accantonamento, convoca il Comitato dei nove e, eventualmente, il Comitato dei nove riflette.

MAURA COSSUTTA. Si torna in Commissione, però!

MARCO BOATO. Tuttavia, signor Presidente, non è possibile che la relatrice dica che il suo parere era contrario ma il Comitato dei nove l'ha messa in minoranza. Se si sente messa in minoranza, può dimettersi dal suo ruolo ma finché è relatrice esprime il pensiero del Comitato dei nove (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani). Non dovrebbe più succedere un episodio di questo genere! Lo dico con rispetto e con simpatia per un ruolo difficile in questo momento ma non ci possono essere pressioni di questo tipo sulle posizioni espresse dalla Commissione tramite la relatrice. Queste ultime non sono opinioni personali e il relatore, come tale, non esprime in quest'aula posizioni personali; se sono difformi, ha la possibilità di dimettersi come altre volte è successo in materie rilevanti e delicate. Lo dico soltanto perché una vicenda di questo genere non accada più, sia l'onorevole Cè o qualunque altro.
L'onorevole Cè ha il diritto di esprimere le sue opinioni ma la Commissione può semplicemente chiedere un accantonamento o una sospensione o riunirsi per rivalutare la questione ma non mettere in discussione in aula un parere che ha già espresso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bogi. Ne ha facoltà.

GIORGIO BOGI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio orientamento favorevole all'emendamento Giulio Conti 1.51. Vorrei però considerare la curiosa definizione del collega Cè dell'atto terapeutico: ovvero, non sarebbe terapeutico l'atto che nel suo fine non ha l'eliminazione della patologia. Onorevole Cè, perché non definisce cos'è il taglio cesareo, se modifica o meno il vizio di bacino? Inoltre, dovrebbe anche definire che cos'è la protesi che porta sul naso, corregge il vizio visivo, la patologia di base o no? Il servizio sanitario nazionale o, magari, il servizio sanitario della Camera che ha pagato gli occhiali, tiene conto che è un fatto terapeutico o no?
È possibile per motivi pregiudiziali esprimere definizioni impossibili come questa dell'atto terapeutico? L'onorevole Giulio Conti ha perfettamente ragione, questo è un atto terapeutico (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani e di deputati della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tengo a precisare che non ho subìto e non credo di subire pressioni da parte dell'onorevole Cè né le ha subite la relatrice. Sia la relatrice che ognuno di noi esprime la


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propria opinione. La relatrice non ha fatto altro che riferire il parere della Commissione, che è stato comunicato a tutti ed anche a me, ma questo non significa che ognuno di noi, per il fatto di essere maggioranza o minoranza, debba votare in relazione a quanto stabilito dalla Commissione. Ognuno di noi ha la libertà di votare come vuole ed io sto intervenendo per esprimere, da parte mia e del mio gruppo, il voto contrario all'emendamento Giulio Conti 1.51, anche perché - ora ha ragione l'onorevole Cè, non perché lo voglio difendere - tale questione è stata dibattuta da tanto tempo.
Tale questione non è nuova ma è da quattro anni che parliamo di tutto ciò e, quindi, è ormai entrata nella convinzione di ognuno di noi. Noi siamo pienamente e completamente convinti di quello che facciamo e di come votiamo e non subiamo pressioni da parte di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU) e di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, non convengo con altri colleghi sulla loro definizione di atto terapeutico. L'atto terapeutico è la conseguenza di un'indagine che va dal colloquio, cioè l'anamnesi, ad una visita con una diagnosi, cui consegue un rimedio che cura quel tipo di patologia che il medico ha diagnosticato. In questo caso, non siamo in tale prospettiva nella maniera più assoluta. Si tratta puramente di una tecnica che va a superare momentaneamente una situazione che rimane tale e quale anche quando questa tecnica è stata applicata.
Quindi, non si tratta di un atto terapeutico (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente solo per annunciare il voto favorevole all'emendamento Giulio Conti 1.51 e per chiedere spiegazioni rispetto alla definizione di metodo terapeutico. Come consideriamo allora quella che viene chiamata terapia del dolore a base di farmaci, quali la morfina, somministrati a malati molto gravi in fase terminale della loro vita? Certamente, non rimuovono la causa patologica ma altrettanto certamente migliorano la condizione di salute del malato e noi tutti l'accogliamo come metodo terapeutico, tant'è che viene comunemente denominata terapia del dolore (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giulio Conti 1.51, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi).
(Presenti 422
Votanti 412
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato
256
Hanno votato
no 156).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anche se la votazione avrà luogo mediante scrutinio segreto, intendo esprimere il voto contrario di Rifondazione comunista su questo articolo 1 in quanto, durante l'esame di tale articolo, sono stati approvati una serie di principi che inficeranno questa legge e sui quali non possiamo assolutamente essere d'accordo. Mi riferisco, in primo luogo, al fatto di mettere in discussione la relazione tra madre


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e figlio, anzi a quello di mettere su un piano di rivalità e di conflitto i diritti della madre e quelli del figlio. Naturalmente, ciò non può essere accettato in quanto si pone in discussione il tema dell'autodeterminazione della donna, con particolare riferimento al tema della maternità.
Inoltre, non possiamo accettare che, con tale articolo, si stabilisca che la donna che abbia una gravidanza a seguito di metodi di fecondazione assistita sia titolare di diritti e garanzie diverse da quelle di una donna che abbia una gravidanza con i metodi tradizionali.
Abbiamo espresso voto favorevole sull'emendamento Giulio Conti 1.51, pur essendo contrario alla nostra posizione - infatti, riteniamo che debba essere il principio di responsabilità a guidare una donna nella scelta se avvicinarsi ad una fecondazione assistita o meno -, per mettere in evidenza il fatto che, dicendo che il ricorso alla procreazione assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici - e su questo il collega Cè aveva assolutamente ragione, perché il parere della relatrice è andato contro a tutto quello che, in questi mesi, la maggioranza ha sostenuto in merito a tale articolo -, si afferma che la fecondazione assistita è un metodo terapeutico. Dunque, l'emendamento 1.101 del Governo viene qui, posto in discussione, in quanto se si tratta di un metodo terapeutico rientra, come le altre terapie, nei livelli essenziali di assistenza. Lo stesso discorso vale anche per quanto affermato dal Governo in merito agli optional e alle lotterie che si dovrebbero svolgere per decidere a chi spetti questo privilegio di fare un figlio (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

FRANCESCO GIORDANO. Presidente, ma che metodo è questo?

PRESIDENTE. Colleghi, che modi sono! La collega ha il diritto di parlare, avendo ancora tempo a disposizione. Non capisco perché vi sia questa intolleranza.

FRANCESCO GIORDANO. Potevano andare via, allora!

PRESIDENTE. Onorevole Valpiana, le chiedo scusa per il comportamento dell'Assemblea.

TIZIANA VALPIANA. Quindi, il nostro voto è assolutamente contrario e vorrei rendere edotta l'Assemblea che, con il voto favorevole espresso sull'emendamento Giulio Conti 1.51, si è rimesso in discussione ciò che il Governo ha sostenuto due ore fa in quest'aula.
Quindi, durante l'esame dei prossimi articoli, quando si discuterà il tema dei LEA, occorrerà riprendere l'argomento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Ricordo che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 425
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
268
Hanno votato
no 157).

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