![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
MASSIMO GRILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, apprezzo il lavoro svolto in aula per unificare in una risoluzione il contenuto delle mozioni concernenti un argomento di tale delicatezza e di tale importanza quale e' la crisi idrica: l'acqua, infatti, è un bene di prima necessità. Questo atteggiamento di dialogo e di collaborazione dimostra una particolare sensibilità che va riconosciuta ai gruppi che hanno concordato di sottoscrivere un'unica risoluzione.
In questi giorni abbiamo ascoltato una serie di affermazioni e di dichiarazioni costruttive, seppure non sono mancati toni aspri e - mi dispiace dirlo - a volte anche strumentali. Non possiamo attribuire delle responsabilità sulla grave situazione idrica che in questo momento viviamo nel Mezzogiorno; non si possono attribuire responsabilità a forze politiche che si possano identificare; ci sarebbe molto da discutere e si aprirebbe una parentesi molto lunga. Inoltre, ritengo che alimentare questi aspetti in maniera strumentale sarebbe oltre che grave, politicamente pericoloso. Per questo motivo, ritengo che la presentazione di un'unica risoluzione sostitutiva di alcune delle mozioni presentate sia un fatto estremamente positivo, che recupera una condizione di alta politica e di confronto politico in quest'aula.
Infatti, assistiamo da anni a condizioni di avversità atmosferica, con una crescente diminuzione delle piogge (fino a toccare quest'anno una perdita del 50 per cento), con problemi strutturali gravi i quali, pesando le parole, si riferiscono all'approvvigionamento, all'adduzione, alla potabilizzazione, alla distribuzione, con dispersioni nelle reti e nelle condutture, che hanno toccato punte del 75 per cento, con una media superiore al 30 per cento. Si tratta, quindi, di livelli di arretratezza e di inadeguatezza che derivano da scelte gestionali certamente gravi, che hanno caratterizzato questa situazione attuale, anche se in questo contesto - riconosco le dichiarazioni fatte ieri dall'onorevole Burtone - ci sono state positive assunzioni di impegni da parte del Governo. Come bene ha fatto il collega Burtone, vorrei ricordare un periodo certamente positivo da questo punto di vista, caratterizzato dall'impegno e dall'opera lungimirante avviata dall'ex presidente della regione Sicilia, onorevole Rino Nicolosi, il quale - lo vorrei comunque ricordare all'onorevole Burtone - è anche stato un paladino, un difensore delle prerogative statutarie e dell'autonomia della regione siciliana. Questo lo dico in riferimento anche all'altro aspetto del suo intervento.
Livelli di responsabilità ve ne sono certamente e riguardano governi centrali, regionali ed enti locali. Oggi vi è una condizione politica diversa, una posizione che caratterizza gli esecutivi in termini di stabilità, nei diversi ruoli dei governi centrali, regionali e degli enti locali in generale. Tuttavia, si tratta di una condizione che ci fa vivere, in ogni caso, una fase di transizione, legata alle nuove strutture programmate con l'attuazione della legge Galli, che sappiamo risale al 1994, con la costituzione degli ambiti territoriali ottimali, con un'organizzazione secondo logiche di efficienza tecnica ed economica che in questi anni purtroppo è mancata, con la conseguenza di una difficile organizzazione di una migliore modalità di distribuzione. Tutto questo, nella fase di transizione, comporta anche un altro aspetto importante, che è quello dell'accesso ai cospicui finanziamenti previsti dal QCS 2000-2006, a cui dobbiamo certamente far riferimento, e che diviene presupposto essenziale per non disperdere le diverse e tante risorse che nel Mezzogiorno possiamo attualmente utilizzare attraverso una buona pianificazione negli enti locali e nella regione.
In ogni caso, alla fase di transizione oggi si aggiunge un grave stato di siccità, che proviene da lontano, una siccità che abbiamo sperimentato negli anni passati,
che ha causato momenti anche di grave difficoltà per i diversi settori dell'agricoltura e della zootecnia, con ripercussioni anche molto gravi che hanno compromesso le produzioni.
Quest'anno, in particolar modo, alle siccità degli anni passati si aggiunge uno stato di emergenza per le diverse questioni che abbiamo indicato anche durante la discussione di ieri. Certamente, possiamo dire che colture a rischio di subire un danno strutturale al settore della viticoltura, dell'olivicoltura possono pregiudicare, non solo il raccolto di quest'anno, ma anche degli anni successivi. In tanti altri comparti, come in quello cerealicolo, seminativo già si mette in discussione il raccolto e non sono più sufficienti interventi di emergenza o irrigazioni di soccorso. E sappiamo che ancora deve venire il periodo caldo, che dobbiamo andare incontro all'estate, che la situazione attuale tenderà a peggiorare notevolmente.
Innanzi a questo scenario, ad una situazione di siccità che riguarda anni precedenti e ad un tasso di piovosità che da 25 anni risulta in costante diminuzione, non credo si possa fronteggiare questa emergenza attraverso gli strumenti del passato. Mi riferisco, per esempio, alle procedure relative allo stato di calamità, che è stato puntualmente dichiarato nel 1988, nel 1989, nel 1990, nel 1992, nel 1994, nel 2000, nel 2001, nel 2002. In questo momento, non mi pare si possano richiamare sempre gli stessi strumenti, i quali - purtroppo l'abbiamo verificato - non hanno dato né coperture finanziarie sufficienti né risposte adeguate agli agricoltori. Credo che quest'anno occorra impegnare il Governo a trovare unitariamente una soluzione che eviti ulteriori interventi che appesantiscano con ulteriori aggravi, oneri sociali e fiscali tutto il settore agricolo. Abbiamo necessità di giungere a diverse condizioni di intervento in agricoltura perché ci troviamo innanzi ad un collasso del settore. Ecco perché ritengo che, in questo momento, nell'emergenza sia necessario trovare una particolare solidarietà e sensibilità, proprio per affrontare nella maniera più adeguata il delicato momento che stiamo vivendo. Per questa ragione bene ha fatto il Governo Berlusconi a nominare i commissari per l'emergenza idrica in Sicilia, in Sardegna, in Puglia, in Basilicata. Credo che questa condizione di emergenza riguardi anche altre regioni del Mezzogiorno come la Campania: sono a conoscenza degli interventi di altri parlamentari appartenenti al nostro gruppo, ma anche di altri gruppi politici, i quali stanno valutando lo stato di crisi - che anche in quella regione sta superando le soglie di allarme - per ricorrere a strumenti straordinari ed accelerare procedure per rendere più spediti gli interventi da parte dei governi regionali, locali.
Credo che, da questo punto di vista, occorra dichiarare lo stato di emergenza nel Mezzogiorno e che il governo Cuffaro in Sicilia abbia fatto l'impossibile - nei limiti delle competenze che, da qualche giorno, gli sono state attribuite -, cercando di superare i ritardi del passato e di coordinare l'attività del Governo nazionale e di quello regionale.
Ritengo che attraverso l'accordo di programma, concluso in Sicilia tra i ministeri dell'ambiente e dei lavori pubblici, si sia data una risposta molto importante, anche se considero la mozione di oggi - se pur in un contesto unitario - una prima risposta ad una strategia di emergenza collegata al dopo emergenza, al dopo pianificazione.
Reputo si debba rivedere la normativa di settore per quello che riguarda il project financing, ciò per guardare con attenzione al processo di desertificazione, anche attraverso una regolamentazione diversa degli aspetti gestionali dell'utilizzo delle acque, del riutilizzo delle acque reflue.
Presidente, in conclusione vorrei affermare che dovremo riprendere in Assemblea, come si affermava anche poc'anzi a proposito della discussione sulla pena di morte, una recente dichiarazione del Presidente Ciampi che, in posizione di equilibrio, ci incoraggia ad agevolare la nascita di un nuovo umanesimo ambientale, in funzione dello sviluppo economico sostenibile. Pertanto, occorre ottimizzare la
gestione, sensibilizzare, promuovere ed adeguare le risorse per il prossimo documento di programmazione economico-finanziaria, sapendo anche che su tale partita...
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, si avvii a concludere.
MASSIMO GRILLO. ...il Governo si gioca un ruolo determinante per il Mezzogiorno; su tale tema, certamente, nel Mezzogiorno e nel sud intero non può sbagliare, perché potrebbe essere una partita decisiva per il Governo stesso e - direi - per tutto il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emergenza idrica nel nostro paese, più in particolare quella che investe le regioni del sud d'Italia, non è una questione da trattare con atteggiamenti o posizioni superficiali o strumentali come, invece, purtroppo mi pare stia emergendo dal dibattito sulle mozioni che ci accingiamo a votare e come, purtroppo, sta accadendo in questo momento in alcune regioni d'Italia. Mi riferisco, in particolare, alla Sicilia nella quale alla ultradecennale crisi delle risorse idriche, che rendono difficile non soltanto l'irrigazione dei campi ma anche l'approvvigionamento di grandi città come Agrigento e Caltanissetta, si aggiunge la pericolosa speculazione della sinistra centro che, anziché fare il mea culpa per i ritardi accumulati in anni di governo nazionale e locale, strumentalizza oggi l'esasperazione dei cittadini, falsando la verità e tentando di riversare sull'attuale classe dirigente che governa il paese e le regioni meridionali responsabilità che non le appartengono.
Questa mattina, aprendo il Giornale di Sicilia, ho letto delle ennesime proteste dei miei concittadini per i ritardi nei turni di erogazione dell'acqua; ho letto anche dei cassonetti rovesciati per terra, dei blocchi stradali, del clima di tensione che si respira in città, nonché dell'impegno degli amministratori locali, di chi ha la responsabilità della gestione della distribuzione dell'acqua a rimediare, al più presto, ai disagi dei cittadini con le risorse disponibili, con quello che ci è stato lasciato, con gli strumenti tecnici a disposizione, con la mobilitazione di ogni struttura che possa servire ad alleviare i disagi. Ho letto, altresì, irresponsabili e meschine dichiarazioni di esponenti politici della sinistra centro (che fino a qualche mese fa governavano il paese, Palermo, la Sicilia) che risuonano come lugubri gorgoglii di avvoltoi e che dimostrano solo una cosa, vale a dire che la sinistra è stata incapace di governare e che è brava solamente a cavalcare la protesta, aizzando i cittadini già esasperati.
Il problema (che è grave al sud, ma si sta ponendo anche al nord) impone interventi immediati; interventi che sono mancati negli anni passati, quando si pensava solamente a gestire male l'esistente, spendendo magari migliaia di miliardi di lire in dighe mai completate (che hanno ingrossato solo i portafogli di qualche amministratore corrotto e di molti mafiosi) o divenute inagibili ancora prima di entrare in funzione o in acquedotti incompleti, senza controllo, dai quali chiunque ha potuto saccheggiare l'acqua, come ha potuto saccheggiare le stesse falde acquifere, scavando, vuoi per necessità, vuoi per speculazione, migliaia di pozzi abusivi.
Gli interventi che abbiamo chiesto al Governo con la risoluzione che ci accingiamo a votare costituiscono una novità rispetto al passato per un duplice ordine di motivi: innanzitutto, perché puntano tutti ad una razionalizzazione della gestione delle risorse, ma soprattutto all'incentivazione della ricerca scientifica, alla creazione di una nuova cultura dell'acqua ed alla modernizzazione di tutte le infrastrutture che presiedono alla distribuzione e alla gestione dell'acqua. Costituiscono una novità anche perché, rispetto al passato, si pongono in modo completamente antitetico.
C'è una rottura: oggi infatti al Governo della nazione e delle regioni non c'è più
una classe dirigente presuntuosa, parolaia e girotondista, senza idee né progetti; al Governo del paese, che piaccia o non piaccia, cari colleghi dell'opposizione, ci siamo noi del centrodestra. C'è un Governo che, in appena un anno di attività, ha dato segnali concreti di cambiamento e di svolta mai offerti in passato: gli italiani lo hanno compreso benissimo (Applausi polemici di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Basta guardare i risultati delle recenti elezioni amministrative e gli italiani non cadranno nella trappola della vostra controinformazione. Il progetto del centrodestra negli anni che ancora rimangono di questa XIV legislatura sarà portato a termine e nel 2006 il volto del paese sarà cambiato, come sarà cambiato, per il caso specifico che oggi è al nostro esame, il quadro degli interventi per la gestione e la razionalizzazione nel campo delle risorse idriche che allevieranno di molto la crisi che oggi sembra irrisolvibile, invertendo quindi una tendenza che in passato nessuno ha saputo prevedere ed arrestare.
Esprimeremo voto favorevole sulla risoluzione che abbiamo sottoscritto, non con la speranza che le cose cambieranno e che gli impegni che il Parlamento propone al Governo saranno probabilmente rispettati. Noi voteremo con la certezza che il nuovo percorso, appena cominciato, si concluderà positivamente e che la fiducia che il popolo italiano ha riposto negli uomini e nel progetto della Casa delle Libertà sarà ripagata (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comprendo che l'onorevole Lo Presti avesse preparato un intervento su una mozione firmata da lui e dal suo gruppo e si rammaricasse di doverla non più discutere. Vi aveva lavorato ed in qualche modo è stato costretto a leggere qualcosa di già preparato in precedenza.
Non si era però reso conto di due cose: la prima è che stiamo discutendo su un nuovo documento che viene presentato e, spero, votato da tutti e, in secondo luogo, che in materia di crisi idrica non è proprio il caso di adoperare toni quali quello appena ascoltato.
Penso, infatti, che l'emergenza idrica, come spesso affermiamo nei discorsi ufficiali e nei momenti aulici dei nostri interventi, quando, per così dire, ci facciamo prendere la mano, sia un problema talmente grande che investe la questione di un equilibrio ambientale a livello planetario. È un problema che non risparmia alcuno e che ci portiamo sul «groppone» da tanto tempo, perché non abbiamo avuto probabilmente la capacità di affrontare nella sua globalità una questione di così rilevante dimensione.
Tuttavia, quando ci si trova dinanzi ad un problema come quello che stiamo affrontando, in particolar modo nelle regioni meridionali, ma non solo, non è proprio il caso di farlo così come demagogicamente e un po' meschinamente è stato fatto dall'onorevole Lo Presti.
Ritengo che il Governo in carica abbia una responsabilità: quella di affrontare oggi un problema drammatico che riguarda il Mezzogiorno d'Italia e non solo. Esso investe in particolare, il Mezzogiorno d'Italia nel quale la siccità e la scarsità di precipitazioni stanno portando il territorio in questione in una crisi profonda, che riguarda tutti i settori, in primo luogo, quello dell'acqua potabile, come chi abita in Sicilia, e non solo, sa. Anche dalle nostre parti, infatti, ovvero nel Mezzogiorno continentale, questo è un fenomeno che sta accadendo.
Grida di allarme sono venute dai presidenti delle regioni: c'è chi sta facendo il proprio dovere con grandi sforzi e, probabilmente, c'è anche chi, ipocritamente, grida soltanto, ma non affronta e non risolve le questioni in modo serio. Mi riferisco anche ad iniziative e provvedimenti che, per esempio, sono stati assunti in questi anni da una regione come la mia - io sono lucano, della Basilicata - e che non sono stati assunti da altre regioni
vicine, come la Puglia, ad esempio, dove un accordo di programma voluto tenacemente da noi non ha corrisposto dall'altra parte ad una adeguata e altrettanto seria iniziativa. Ma questo accade anche in altre regioni ed è per questa ragione che abbiamo il dovere di richiamare, come è stato fatto nel corso di questi lunghi mesi, l'attenzione del Governo affinché si faccia carico delle proprie responsabilità, coordinando ed organizzando una risposta che è, innanzitutto, di carattere finanziario, perché servono risorse. Abbiamo sottolineato, per esempio, come nella delibera CIPE del 21 dicembre, pur essendo richiamato un programma corposo sull'emergenza idrica e sui problemi delle risorse idriche, non siano previste risorse adeguate, ma vengano destinati pochi miliardi di vecchie lire, pochi milioni di euro.
Questo è il problema che abbiamo in questo momento, cari colleghi. È inutile scantonare su altro, perché non appartiene a questa discussione. L'emergenza idrica presenta una dimensione tale per cui è necessario rispondere con immediatezza, per garantire l'acqua ed evitare che i danni diventino irreparabili, ma ha anche la funzione di portare all'ordinarietà la capacità del sistema di far fronte alla situazione di difficoltà, considerato che non possiamo semplicemente sperare nella possibilità che possa piovere. Non possiamo organizzare le danze per la pioggia!
Questo problema non è ciclico, è un problema che ci porteremo dietro per tanto tempo ed è per questa ragione che è necessario organizzare e gestire i sistemi di accumulo e trasporto all'insegna della massima efficienza, al fine di attenuare e governare i momenti difficili.
Io ho sottoscritto la mozione presentata dal mio gruppo nella quale vengono richiamate, anche nella premessa, delle considerazioni, ed io ritengo che il documento che è alla nostra attenzione, quello unitario, costituisca un impegno serio che, nel momento in cui il Parlamento lo avrà affidato nelle mani del Governo, dovrà essere necessariamente attuato.
Noi dobbiamo lavorare affinché nelle prossime settimane possa essere data una risposta seria, rigorosa, a cominciare dalle questioni del comparto agricolo che necessita di risposte in termini di esonero, ad esempio, dal pagamento dei contributi ai consorzi di bonifica, per ristorare gli agricoltori dalle mancate produzioni, ma anche per finanziare gli adeguamenti delle reti, per conseguire risparmio idrico, per fare in modo che l'acqua non si disperda. È necessario cercare subito le risorse, affinché i programmi inseriti all'interno della delibera del 21 dicembre possano essere finanziati.
Sono necessarie anche iniziative che incentivino il protagonismo degli operatori, a cominciare dagli agricoltori, affinché attraverso incentivi fiscali possano rinnovare, riorganizzare gli impianti per conseguire risparmio idrico ed educare anche al risparmio idrico. Vi sono possibilità, che io intravedo all'interno del dispositivo che stiamo per sottoporre al voto, per fare in modo che si possa cercare di cambiare pagina. È un tema delicato, importante, che in alcune fette del Mezzogiorno riguarda anche questioni di ordine pubblico e di criminalità organizzata.
Le responsabilità sono grandi. Noi - che rappresentiamo una parte di questo dramma del Mezzogiorno -, per primi, vogliamo assumerci interamente la responsabilità di votare un documento impegnativo, non solo per il Governo, ma anche per noi che lo votiamo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la firma congiunta dei presidenti di gruppo di maggioranza e di opposizione - o, comunque, di coloro i quali hanno firmato, a nome dei rispettivi gruppi, questa risoluzione - rappresenti un atto di maturità politica che questa Camera dimostra all'intera cittadinanza meridionale ed ai milioni di cittadini interessati ad una emergenza idrica che solo chi la vive in
prima persona può comprendere nella sua reale gravità ed intensità. Colgo troppo spesso, infatti, atteggiamenti di incomprensione su una vicenda che affligge una parte del popolo italiano. Ecco perché affido a questa risoluzione un grande rilievo politico che nasce proprio dalla condivisione unanime del Parlamento.
Viviamo in un tempo in cui, fortunatamente, alcune statistiche sgomberano il campo da ogni equivoco e da ogni ipocrisia politica. Nelle regioni del meridione interessate alla crisi idrica vi sono gli invasi che, in questo momento, raccolgono acque che, in termini percentuali, rappresentano tra il 5 ed il 12-13 per cento della loro capacità di invasamento. Ciò rappresenta il segnale evidente di quanto la siccità stia incidendo, in termini drammatici, in comparti essenziali della nostra economia, quali l'agricoltura e l'industria, ma anche, e soprattutto, nelle condizioni ordinarie che possono consentire ad ogni cittadino una vita civile.
Senza drammatizzazione, queste sono le condizioni in cui oggi vive gran parte del popolo del sud del nostro paese. Ecco perché, oggi, si pone un'importante sfida che - siamo certi - il Governo saprà accogliere e che questa risoluzione, a prima firma Antonio Leone (sempre attento alle problematiche della sua Puglia), ha sinteticamente rappresentato attraverso alcune espressioni che ci appaiono assolutamente convincenti, dalla sfida per la razionalizzazione delle risorse idriche a quella riguardante la razionalizzazione dello schema di funzionamento idrico e, in riferimento a questo, all'inserimento dei grandi schemi idrici nel piano delle grandi opere del Governo.
Si fa un gran parlare delle tematiche meridionali e meridionaliste e si fa un gran dire riguardo al ruolo che gioca lo sviluppo del Mezzogiorno, con riferimento alla possibilità di sviluppo del nostro paese. È opportuno, dunque, chiedersi quale sviluppo possa avere un pezzo importante nostro territorio in assenza di acqua, per irrigare i campi, per erogare alle nostre famiglie quel liquido prezioso che consente loro una vita ordinaria e all'industria un normale funzionamento. Queste sono le sfide che il Governo deve raccogliere, a cominciare dal prossimo DPEF e dal prossimo disegno di legge finanziaria.
Abbiamo l'esigenza di una piena attuazione della legge Galli e della piena attuazione dell'uso, in termini di ciclo, delle risorse idriche, che è l'unico meccanismo - previsto, peraltro, dalla legge - che possa consentire veramente una messa a regime, nei prossimi anni, di una distribuzione decorosa per le nostre popolazioni.
Vi sono poi i temi di prospettiva, non di lungo o lunghissimo periodo, ma, certamente, di medio periodo. Sono i temi riguardanti i dissalatori, della radicale soluzione, in alcune zone del nostro paese, dell'emergenza idrica. Credo che, se vi è un punto centrale in ciò che stiamo facendo, sia l'aver posto al centro del dibattito politico - e, siamo convinti, anche dell'agenda del Governo - la soluzione dell'emergenza idrica nel meridione d'Italia. Ciascuna regione del meridione - lo si legge anche nelle mozioni presentate dalle opposizioni - presenta problematiche specifiche rispetto alle altre. Ebbene, nel rispetto delle specificità delle problematiche regionali, è opportuno che il Governo si faccia carico di una soluzione unitaria che passi anche attraverso stanziamenti specifici e che richieda un'attenzione forte sul tema della mancanza d'acqua.
Il problema non può essere sottovalutato perché tocca il centro, il cardine delle prospettive di sviluppo del nostro paese. Ecco perché, mentre accolgo con soddisfazione questa mozione unitaria, sono convinto che, alle sfide cui poc'anzi facevo riferimento, questo Governo senz'altro non farà mancare il proprio appoggio e la propria fiducia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, l'esigenza di portare all'attenzione
del Parlamento la mozione concernente l'emergenza idrica, oltre che legittima, è assai giustificata, considerata la situazione di estrema gravità in cui versa il Mezzogiorno riguardo a questo specifico problema.
Avrei voluto svolgere considerazioni scevre da carattere politico. Tuttavia, poiché altri hanno voluto approfittare di tale circostanza e, pur in presenza di una mozione unitaria, hanno trovato modo di fare speculazione politica, qualche considerazione di questo tipo sarà consentita pure a noi dell'opposizione.
Per quanto riguarda la Puglia, in particolare, tale problema si pone, oggi, in modo ancora più drammatico ed urgente che nel passato: da una condizione di endemica precarietà, caratterizzata da alcuni momenti emergenziali, si è pervenuti ad una situazione che, per responsabilità del Governo centrale e della regione, negli ultimi tempi, ha assunto le caratteristiche di una vera e propria calamità.
Tralasciando, per rispetto alla serietà del problema, il famoso detto: «Non piove, Governo ladro!» possiamo ben dire, tuttavia, che se, in Puglia, l'agricoltura registrerà, quest'anno, un calo della produzione del 50 per cento; se l'ILVA di Taranto rischia di chiudere interi reparti per la mancanza d'acqua; se, nel periodo estivo, negli alberghi del Salento non vi sarà acqua potabile; se ben sei imprese del contratto d'area di Manfredonia andranno via per mancanza d'acqua; ebbene, per tutto ciò, sappiamo bene chi dovremo ringraziare: la regione e il Governo! Infatti, pur non piovendo da un anno, pur nella consapevolezza che alla Puglia mancano 100 milioni di metri cubi d'acqua e pur nella convinzione che ci troviamo di fronte non già ad un cambiamento climatico ciclico, bensì strutturale, non si sa dove siano la regione ed il Governo e cosa facciano.
Noi riteniamo rispettabili i propositi dichiarati nella legge obiettivo, almeno in teoria, perché occorre comunque verificare quali concretizzazioni e realizzazioni seguiranno ai programmi scritti. Ma vi sono o no priorità? E se la mancanza di acqua, in Puglia, è diventata un'emergenza, una calamità, è possibile immaginare l'approntamento di interventi adeguati per fronteggiarla? Non sapevamo, già un anno fa, che la siccità ci avrebbe colpiti?
Quindi, partendo dal presupposto che anche la legge obiettivo prevede risorse scarsissime per le opere idriche, è evidente, signor Presidente, cari colleghi, che noi non vogliamo scaricare responsabilità che, a volte, sono anche del cielo.
Tuttavia, noi ci chiediamo come mai il governatore Fitto non abbia ancora approntato in Puglia un piano per l'emergenza acqua; per quale motivo non si sviluppi una politica delle condutture (quando sappiamo che il 50 per cento dell'acqua si perde) e non vi sia la possibilità di riusare circa 50 milioni metri cubi di acqua buttati a mare; per quale motivo il Governo non prenda atto, di fronte a questa emergenza, della necessità di dotarsi di un piano di risorse che consenta di intervenire; per quale motivo in Puglia tardi a concludersi un'intesa istituzionale di programma e non si realizzano gli ATO, gli ambiti territoriali operativi.
Caro Presidente, onorevoli colleghi, senza voler strumentalizzare nulla, ci chiediamo se sia possibile o no porre freno a questa grave situazione attraverso interventi immediati ed urgenti previsti nella mozione. Ma noi abbiamo la voglia, la capacità, il sentimento, la possibilità di spingere e sollecitare affinché si intervenga immediatamente, perché l'agricoltura non può aspettare, il turismo non può aspettare, la gente meridionale non può aspettare tempi lunghi di fronte ad una situazione di questa gravità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. C'è la richiesta di autorizzare la Giunta per le autorizzazioni a riunirsi sulla quale i gruppi convengono. Nonostante i lavori d'Assemblea in corso, credo che possa essere concessa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, la crisi idrica dipende principalmente da tre fattori: la vetustà delle reti urbane, l'inefficienza degli enti di gestione e, soprattutto, il gap tra il fabbisogno di acqua e le risorse idriche esistenti, dovuto a sua volta all'espansione dei consumi, da una lato, e alla riduzione delle precipitazioni, dall'altro, che caratterizza il clima del Mezzogiorno continentale e delle isole da circa un decennio.
Di fronte a questa crisi è necessario che il Governo imprima accelerazione ed efficacia agli interventi per affrontare la situazione. Una situazione di emergenza non può essere affrontata su un solo piano, ma richiede iniziative di diverso genere, che si collocano su diversi orizzonti temporali e coinvolgono soggetti diversi. Una situazione che per questo, per la sua articolazione e complessità, richiede da parte del Governo un'opera di coordinamento, di impulso e di verifica delle azioni intraprese. Invece, assistiamo, come accade spesso, ad una politica di annunci, senza apprezzabili conseguenze operative. È il caso della delibera del CIPE del dicembre scorso con lo stanziamento di 5 miliardi di euro, ma con stanziamenti effettivi di soli 200 milioni di euro per il 2002.
Allora, vi sono prima di tutto problemi che vanno collocati in un'ottica di breve periodo, come quelli dell'agricoltura, che già registra danni rilevanti, e come quelli di interi quartieri di città, grandi e piccole, che già ora non hanno acqua. Io parlo direttamente dell'esperienza di alcune città della Sardegna meridionale, che già ora non hanno acqua (mentre la stagione estiva è alle porte) e vengono approvvigionate ricorrendo ad autobotti o ad altri mezzi di fortuna. Per questo chiediamo un intervento urgente del Governo, per sostenere il settore dell'agricoltura meridionale ed il rifinanziamento del fondo di solidarietà della legge n. 580.
E vi sono problemi collocabili sul periodo medio, che sono essenzialmente quelli delle reti urbane, ma anche delle infrastrutture di accumulo. Per questo chiediamo di concentrare gli interventi sulla ristrutturazione e sull'ammodernamento dei grandi schemi idrici, ridefinendo le priorità degli interventi e aumentando sensibilmente gli stanziamenti effettivi per l'anno in corso. Accanto a questi problemi vi sono quelli di strategia che riguardano il reperimento di nuove risorse idriche e l'impiego di nuove tecnologie per la produzione dell'acqua.
Non credo che, risolto il problema delle reti, avremo risolto quello dell'acqua, perché, accanto alla causa dell'emergenza idrica (la vetustà delle reti), rimane il deficit di risorse idriche, a fronte dell'aumento di consumi per usi civili, agricoli ed industriali. Sono anche convinto che non esista un'unica tecnologia produttiva per risolvere stabilmente il problema della scarsità di acqua. Siamo abituati all'esperienza degli invasi, largamente praticata in passato e, naturalmente, nel presente, in Sardegna ed in altre regioni del Mezzogiorno, ma oggi non è la tecnologia più praticabile né quella più produttiva dato che una delle cause della situazione attuale è costituita appunto dalla scarsità di precipitazioni. Esistono altre tecnologie ormai mature che possono essere utilizzate: mi riferisco in particolare alla desalinizzazione dell'acqua marina che può costituire una delle soluzioni più praticabili per il Mezzogiorno che, fortunatamente, si trova sul mare, anche se essa presenta ancora problemi per le conseguenze sull'ambiente e soprattutto problemi di costi di gestione. La via dei dissalatori deve essere, tuttavia, esplorata con convinzione, anche facendo riferimento ad esperienze già presenti nel Mediterraneo. Il problema più grave è certamente quello degli elevati costi di gestione per i dissalatori in quanto questa tecnologia comporta un rilevante consumo di energia ma, se questo è il problema, è necessario affrontarlo in quanto tale, studiando le modalità e gli strumenti per abbattere i costi dell'energia per la produzione di acqua potabile. Vi sono altre tecnologie che devono essere esplorate e rese disponibili per le regioni, per i comuni e per i consorzi con mezzi e con finanziamenti appropriati.
C'è poi un problema che riguarda i commissari straordinari. È necessario verificare l'attività effettivamente svolta dai commissari straordinari. Io ho di fronte l'esperienza del commissario straordinario della regione sarda, che è il presidente della regione. Fino a questo momento nessuna iniziativa apprezzabile è stata messa in campo per affrontare l'emergenza nei suoi aspetti più gravi: né quella degli usi agricoli né quella degli usi civili, al punto che qualche comune - ho in mente il caso preciso del comune di Carbonia - ha provveduto a sue spese, alla progettazione della nuova rete idrica cittadina in assenza di iniziative concrete da parte del commissario straordinario e dell'ente gestore. Non credo che questa situazione debba essere caricata sui bilanci dei comuni che, ovviamente, dovrebbero sottrarre risorse ad altri usi. Allora, cosa fanno i commissari straordinari? Poiché si tratta di poteri delegati dal Governo, credo sia interesse di tutti che il Governo chiarisca quali sono i risultati e quali gli ostacoli all'azione dei commissari straordinari ed eventualmente quali le correzioni da apportare alla nomina ed ai contenuti delle nomine.
C'è poi il problema degli enti di gestione: quanti sono e quale grado di operatività hanno? Sappiamo che hanno un grado di operatività molto basso. Ebbene, senza ledere le prerogative delle regioni, è necessario che il Governo, insieme con le regioni, faccia luce su questo aspetto che investe, come dicevo all'inizio, una delle cause dell'emergenza idrica del Mezzogiorno. È necessaria un'opera di riordino e razionalizzazione degli enti di gestione delle acque, cui il Governo può dare impulso insieme con le regioni interessate.
Insomma, di fronte all'emergenza ed alla sua gravità si impone una forte iniziativa del Governo. I colleghi della maggioranza non devono meravigliarsi e non devono scandalizzarsi se l'opposizione in Parlamento e le manifestazioni in Sicilia, in Sardegna ed in altre regioni, chiamano in causa le responsabilità del Governo nazionale e dei governi regionali. E chi dovrebbero chiamare in causa? Proprio perché avete vinto le elezioni e legittimamente governate, dovete fare che ciò che, fino a questo momento, non è stato fatto. Sappiamo bene che l'emergenza idrica non dipende dal Governo ma tocca al Governo, a quello che c'è, assumere le iniziative necessarie, con la tempestività necessaria e con le risorse finanziarie necessarie. Tutte cose che, fino a questo momento, non ci sono.
La scarsità di acqua sta diventando un potente fattore limitante delle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, del suo assetto civile e delle attività produttive esistenti. Per questo bisogna agire, contemporaneamente e tempestivamente, su tutte le cause della crisi idrica.
Ho detto all'inizio del mio intervento che una delle cause dell'emergenza risiede nel gap esistente tra le risorse idriche disponibili ed il fabbisogno, ma, a pensarci bene, esiste anche un altro gap, quello presente tra il fabbisogno di politiche per le risorse idriche e l'attività del Governo, nettamente al di sotto di ciò che la situazione richiede. Chiediamo che intanto sia questo gap ad essere colmato e rimosso: questo è il senso della mozione unitaria. Non serve alcuna polemica, bensì è necessaria una politica per le risorse idriche e per le infrastrutture connesse, affinché anche le cause della crisi vengano rimosse in tempi ragionevoli (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'argomento è sicuramente di grande rilievo, e quindi si capisce la richiesta di parola già formulata da molti deputati al fine di esporre, ognuno, il proprio pensiero su tale questione. Tuttavia, informo che già undici colleghi hanno chiesto la parola. Se si vuole arrivare ad un'utile conclusione di questo dibattito, mi appello, per i tempi degli interventi, al buon cuore dei prossimi oratori, ai quali naturalmente non nego la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Potenza. Ne ha facoltà.
ANTONIO POTENZA. Signor Presidente, cercherò di rispettare il suo appello.
Onorevoli colleghi, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Assemblea sull'emergenza presente in Basilicata, in particolare in una porzione di tale regione, l'area metapontina, dove da molti mesi non piove e dove tutto il raccolto e le altre prerogative - economiche e non solo - sono messe in discussione dalla siccità che, attualmente, sta travagliando la nostra realtà.
Vorrei citare solamente alcuni dati per mettere in evidenza come la quantità di acqua che, negli anni passati, era contenuta all'interno degli invasi, sia oggi notevolmente diminuita: la diga di Monte Cutugno, una delle maggiori d'Europa in terra battuta, con una capacità di 430 milioni di metri cubi, contiene, allo stato attuale, solo 46 milioni di metri cubi di acqua, così come la diga del Pertusillo che, con una capacità di 142 milioni di metri cubi, ne contiene appena 36. Gli invasi del Camastra e del Basentello, la diga di San Giuliano, la diga di Gannano nel complesso presentano solo 100 milioni di metri cubi d'acqua su una capacità pari a 670 milioni di metri cubi.
Si capisce come la situazione sia altamente drammatica, tanto da far prevedere, qualora non si intervenga in tempo utile, una tragedia non solo nel settore agricolo. Infatti, è in discussione, abbiamo sentito a tal proposito anche gli amici della Puglia, non solo tutto lo schema irriguo, ma anche quello per la distribuzione dell'acqua potabile che, appunto, trasporta le risorse idriche fino alla Puglia stessa.
A quali fattori addebitare tale situazione? Certamente esiste un problema climatico, ma vi è soprattutto un problema legato al tipo di organizzazione, di strutturazione dei servizi idrici, che rimanda a ciò che non è stato fatto ed a ciò che andrebbe potenziato affinché l'acqua, scarsa, venga distribuita nel modo più conveniente ed articolato possibile. Occorrerebbe che il complesso delle opere e degli schemi idrici che costituisce la rete irrigua consortile fino alle singole imprese - rete che risulta ancora incompleta - fosse oggetto di una ristrutturazione e di un'opera di completamento. Molti invasi, inoltre, presentano problemi strutturali, come quelli del Rendina, del Camastra e del Basentello, che hanno necessità di frangimento e di interramento in quanto hanno visto ridursi la propria capacità di invaso. In alcuni schemi idrici mancano gli adduttori. Inoltre, vi è un'obsolescenza strutturale.
Bisogna evidenziare che in alcuni subcomprensori irrigui di competenza dei consorzi di bonifica è ancora presente una rete di distribuzione con canalette. Vi è una obsolescenza tecnologica e, quindi, praticamente non vi è un rapporto tra le reti di distribuzione all'interno dei comprensori irrigui fino ai distretti. Questa breve analisi, riferita alla strutturazione degli invasi, delle reti di trasporto dell'acqua e delle opere che si dovrebbero realizzare, ci mette in condizione di chiedere con decisione al Governo nazionale che, per fronteggiare questa emergenza, disponga per gli anni 2000-2002, attraverso un decreto-legge, provvidenze a favore delle aziende agricole danneggiate dalla siccità ed a favore dei consorzi di bonifica, al fine di ottenere con rapidità il finanziamento necessario, affinché con queste opere si tenti di razionalizzare al meglio quel poco che c'è.
Allora, come dicevo, sarebbe necessario che in questo decreto-legge siano considerati tanti aspetti. Penso che il Governo debba intervenire in questo settore e lo debba fare non attraverso una promessa ma - vista l'unanimità dell'Assemblea ed il consenso da parte di tutti i gruppi e considerate le necessità che gli stessi hanno evidenziato - tramutando questo tipo di indicazioni in fatti concreti, che riguardino gli sgravi fiscali, i contributi, il rinvio di scadenze cambiarie e, soprattutto, il pagamento di canoni irrigui, per cui questi ultimi si pagano quanto i campi non vengono ad essere indicati.
Ci permettiamo di suggerire tale indicazione per accelerare questo momento difficile ed importante, così come è stato richiamato nella mozione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.
NICHI VENDOLA. Signor Presidente, è un po' surreale assistere ad un dibattito in cui i due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra si scambiano colpi di fioretto ed anche qualche colpo di clava, nonostante il fatto che entrambi i poli convergano su un documento unitario. Talvolta, la sensazione che la politica sia prevalentemente finzione è forte e sgradevole. La politica nel suo complesso giunge con molto ritardo ad affrontare il nodo dell'acqua; lo affronta con ritardo e, talvolta, con robuste dosi di ignoranza del problema.
Nel mondo vi è un soggetto politico, che in quest'aula non è molto popolare, che, invece, ha fatto del tema dell'acqua uno dei suoi filoni principali di ricerca, di elaborazione e di lotta politica: il movimento mondiale antiliberista. A Porto Alegre, in Brasile, ho partecipato ad un'infinità di seminari di approfondimento e di coordinamento dei migliaia e migliaia di gruppi che, in tutto il mondo, stanno costruendo una vertenza planetaria sul tema dell'acqua. Ciò è molto interessante - lo dico a lei, signor ministro, che è sensibile a questo tema - perché la prospettazione che ci viene offerta dalle più diverse latitudini del nostro pianeta sul tema dell'acqua rende giustizia del provincialismo del nostro dibattito.
Signor ministro, potrei essere focoso quanto altri colleghi nel raccontarle la goffaggine governativa del governatore della Puglia o della Sicilia. Il ritardo e anche qualche elemento di incompetenza nel gestire una crisi abbondantemente annunciata sono fatti noti a tutti. Però, tutto sommato, l'esercizio del ping-pong tra centrodestra e centrosinistra su questo tema non è molto appassionante ed è un sintomo di provincialismo. Infatti, le responsabilità della crisi idrica chiamano in causa nel complesso le classi dirigenti nazionali - e, direi, le classi dirigenti di tutto il mondo - e ci parlano del tema del modello di sviluppo.
Noi, in questa discussione, facciamo fatica a concordare con il vostro testo unitario. Signor ministro, dico ciò nonostante il riconoscimento degli elementi utili presenti in quel documento e nonostante il fatto che apprezzi ora, pubblicamente, il tentativo che ella ha compiuto di dare un profilo strategico al tema della risorsa acqua, come guardarlo per oggi e per domani. So che il ministro dell'ambiente deve muoversi in acque agitate, per stare al tema, cioè con ministri concorrenti che non sono esattamente specialisti dell'ecologia o cultori dell'ambientalismo.
Il dissenso di Rifondazione comunista nasce perché il dibattito nel mondo ruota su due problemi, mentre il dibattito in Italia ruota su un problema soltanto. Nel mondo si discute di penuria e di monetizzazione dell'acqua. In Italia si discute soltanto della penuria: questa è un'ottica distorcente.
Quello che sta accadendo in questo momento è la privatizzazione di tutte le reti acquedottistiche in ogni parte d'Italia, una privatizzazione talvolta subdola, occulta, sottratta alla consapevolezza persino dell'opinione pubblica, una privatizzazione che non viene messa a tema come problema democratico. In tante parti del mondo hanno toccato la privatizzazione dell'acqua e, paradossalmente, si sono bruciati. Potremmo chiederne conto agli argentini che hanno visto privatizzare non soltanto l'acqua, ma anche l'intero paese. Potremmo chiedere qualche lume agli inglesi ed ai ripensamenti che in tante parti anche dell'occidente si stanno determinando su questa politica della privatizzazione.
Intervenendo in aula ieri, signor ministro, contestavo il fatto che questo dibattito semplicemente non c'è. La privatizzazione la fate tutti quanti, centrodestra e centrosinistra, come un solo uomo, senza dibattito. Al contrario, la costruzione delle grandi reti acquedottistiche è stata oggetto di un dibattito di straordinario livello che ha investito tutte le funzioni di Governo e tutto il ceto intellettuale nel corso di un
secolo. Pensi semplicemente alla grande storia industriale ed economica del riscatto del sud legata alla vicenda...
PRESIDENTE. Onorevole Vendola...
NICHI VENDOLA. Ho un tempo limitato? Dato che siamo l'unico gruppo dissidente pensavo di avere diritto...
PRESIDENTE. Questo non è ancora un criterio. Il gruppo ha cinque minuti e mezzo.
NICHI VENDOLA. Non lo sapevo, signor Presidente; concludo rapidamente.
Il punto è questo: ciò che rende per noi impossibile votare il vostro documento connesso al tema della privatizzazione. Può darsi, invece, che il ministro Matteoli possa convincerci della bontà di monetizzare la risorsa fondamentale dell'acqua. Un altro dubbio riguarda alcuni punti che teoricamente possono essere condivisibili, come ad esempio il completamento degli schemi idrici. Tuttavia, mi viene un brivido, ministro Matteoli, all'idea che il completamento degli schemi idrici lo faccia l'altro ministro, quello che si chiama Lunardi, perché penso che, se parte un'altra campagna di magie ingegneristiche sul nostro territorio, con i relativi appalti, si amplieranno quei danni al territorio che sono la causa strutturale della crisi dell'acqua (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, il fatto che più volte torni in quest'aula la discussione sull'emergenza idrica sta a segnalare la drammaticità della situazione. Si tratta di un dramma di inaudite proporzioni per la vita ed il lavoro di intere popolazioni meridionali, un dramma che non può capire se non chi l'ha provato.
Quindi, credo che proprio la drammaticità della questione chieda un impegno comune e tavoli comuni di elaborazione, di proposta e di confronto, pur nella differenziazione delle posizioni, un confronto sulle politiche a medio e a lungo termine e sulle questioni di intervento immediato, un confronto che parta dai grandi temi della ricerca e delle nuove tecnologie per risolvere in maniera strutturale la questione dell'acqua. Allora, mi fa piacere che nel dibattito di ieri l'onorevole Viceconte abbia segnalato la necessità di uscire dalla cultura dell'emergenza - anche se, in Puglia, abbiamo avuto pochi esempi del governo della stessa - e di affrontare questo tema in un'ottica di programma.
Oggi, l'acqua è una risorsa preziosa, indispensabile, un bene primario e la sua mancanza è una remora per lo sviluppo della Puglia - le remore sono quei piccoli pesci che si attaccano con una ventosa alle navi e che, secondo una mitologia popolare, ne frenano la velocità -, per la sua agricoltura, per la sua industria, per l'industria turistica, che è una grande vocazione di tale regione. La mancanza dell'acqua è una limitazione al diritto delle popolazioni meridionali a condizioni di vita civili, oserei dire una limitazione al diritto alla salute.
Noi siamo stati abituati a pensare che questo bene prezioso fosse illimitato e ci accorgiamo oggi, quando avanza la desertificazione, che un miliardo di persone sono minacciate ed espulse dalla loro terra. Ieri la Repubblica li chiamava «profughi del clima» e mi piace ricordarli proprio oggi, nella giornata in cui abbiamo discusso ed approvato una brutta legge sull'immigrazione. Credo che dobbiamo anche ragionare di questo modello di sviluppo e mettere in discussione un modello di sviluppo che ha privilegiato una dissennata politica di uso privato delle risorse di tutti e che ci ha portato a questi risultati. Oggi occorre risparmiare l'acqua, c'è bisogno anche di un'educazione civile ed ambientale a tutto ciò: risparmiare l'acqua, usarla bene, non sprecarla, raccoglierla tutta, differenziarne gli usi. La
nostra mozione reca tutto ciò, queste sono le questioni su cui continueremo a batterci, a partire dalla ristrutturazione e dall'ammodernamento delle reti idriche, in modo da raccogliere tutta l'acqua, dato che il 60-70 per cento dell'acqua che ha il Mezzogiorno si disperde.
Credo che questa sia una delle grandi priorità, delle grandi opere, forse meno appariscenti delle dighe e dello stretto sul ponte di Messina, ma una questione indispensabile per la vita, per il lavoro e lo sviluppo, per l'utilizzo delle acque reflue depurate per usi irrigui, per le strutture di accumulo e via dicendo.
Tuttavia, noi solleviamo soprattutto la questione delle risorse. Per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse comunitarie, sussistono risorse stanziate e non utilizzate per il periodo 1994-1999 (su tutto ciò abbiamo richiesto l'avvio di un'indagine conoscitiva) e poniamo il problema di quintuplicare gli investimenti che quest'anno sono stati ridotti, almeno rispetto alle esigenze reali, dalla delibera del CIPE.
Credo che dobbiamo auspicare che quella dell'acqua possa diventare una grande questione dello sviluppo meridionale, che veda la collaborazione tra istituzioni, un concorso di soggetti imprenditoriali, di associazioni ambientali e di cittadini. Continuiamo ad auspicare un piano per le acque nella nostra Puglia ma invochiamo anche un segnale di discontinuità rispetto alle vecchie politiche clientelari, degli affari, ai centri di potere che hanno prosperato sulla gestione privatistica delle risorse. Continueremo a batterci contro quelle logiche che portano ad attribuire responsabilità dell'emergenza a chi, in questi anni, non ha saputo risolvere i problemi di tutti.
Permettetemi di svolgere un'ultima considerazione. Noi ragioniamo di ottica di programma e di interventi a medio termine, però che questo non sia un alibi per non predisporre interventi necessari, urgenti ed immediati per sostenere il settore agricolo pugliese in difficoltà o per prevedere il riconoscimento per gli agricoltori colpiti dalla siccità o dalla sìccita, come dicono i contadini meridionali.
Non vorrei apparire retorica, ma la Puglia e l'agricoltura meridionale non possono aspettare un giorno di più (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi diamo grande importanza alla mozione sulla siccità nel Mezzogiorno oggi in discussione non solo perché la questione viene affrontata in maniera organica, strutturale, con profili programmatici e con l'individuazione di interventi operativi, ma anche perché si profilano un voto e un consenso molto ampio sulla risoluzione. Proprio per questo si tratterà di un voto molto impegnativo per tutti: per noi che rappresentiamo l'opposizione, ma anche per la maggioranza.
Da tempo abbiamo indicato la drammaticità del problema siccità. Abbiamo presentato diverse interpellanze ed interrogazioni con riferimento, innanzitutto, ai problemi agricoli e abbiamo ricevuto rassicurazioni, promesse, disponibilità ad iniziative. Purtroppo, non abbiamo visto molti interventi concreti e la situazione è peggiorata. Ad emergenza si è aggiunta emergenza; l'allarme ambientale è divenuto calamità naturale e vi è il rischio di un definitivo collasso, soprattutto per un comparto produttivo come l'agricoltura, con ripercussioni di natura sociale ed economica, con la perdita di tanti posti di lavoro, ma anche con ripercussioni di natura ambientale attraverso un'ulteriore desertificazione del territorio.
Sappiamo che le cause sono complesse. I mutamenti climatici degli ultimi anni, non degli ultimi mesi, ma anche le carenze strutturali hanno determinato un peggioramento per cui, oggi, la quantità di acqua trattenuta negli invasi è ben lontana dalla media del periodo rispetto agli altri anni e, secondo i dati dell'associazione nazionale bonifica, la situazione è drammatica in tutto il Mezzogiorno.
Tuttavia - mi si permetta -, non lo dico per interesse elettorale né per una appartenenza geografica, la condizione più difficile e più grave è quella siciliana. Nella Sicilia orientale non c'è acqua per scopi irrigui e, in quei luoghi, si rischia di azzerare il comparto agricolo. Ma, nella Sicilia occidentale, manca anche l'acqua potabile in città importanti come Palermo, Agrigento, Canicattì, Caltanissetta e, in queste aree, si sono verificati anche fatti gravi per l'ordine pubblico. Sono scese nelle piazze anche le donne, ci sono stati diversi arresti e scontri con la polizia. Si è trattato di manifestazioni spontanee e non strumentali - onorevole Lo Presti - e dobbiamo affermare con amarezza che, quando il Governo è venuto in quest'aula giovedì 16 maggio, non ha fornito linee certe e chiare, dicendo di non essere in grado di risolvere i problemi con la bacchetta magica; e noi questo lo condividiamo.
Esistono antichi problemi strutturali, soprattutto in Sicilia, che non possono essere rimossi immediatamente, ma abbiamo definito l'intervento del Governo generico e superficiale. L'esecutivo è venuto in questa sede ad affermare, sostanzialmente, due cose: che la Sicilia ha sottoscritto il quadro comunitario di sostegno e che il Governo avrebbe attuato norme di protezione civile per fronteggiare l'emergenza.
Ma da allora, se si fa eccezione per l'intervento del genio militare per collegare l'invaso Rosamarina con Palermo, ben poco si è realizzato, anche rispetto ad alcune indicazioni operative fornite in una conferenza stampa - purtroppo enfatica - da parte del Presidente del Consiglio dei ministri. Non abbiamo visto i provvedimenti urgenti promessi. Non parliamo delle navi con i dissalatori: neppure l'ombra vicino alla costa siciliana! Tutto è rimasto fermo. Vogliamo dire senza alcuna strumentalità che la situazione in Sicilia si aggrava: c'è ancora maggiore emergenza rispetto alle richieste dell'acqua potabile e alle esigenze di irrigazione del comparto agricolo.
Non siamo qui soltanto per muovere accuse. Vogliamo essere propositivi ed è per questo che abbiamo indicato la strada per fronteggiare in maniera complessiva la crisi idrica del Mezzogiorno, chiedendo di rafforzare l'azione di coordinamento fra le strutture competenti per accrescere il patrimonio di acqua e per ripartire in maniera efficace tutto ciò che è disponibile dal punto di vista delle risorse per usi civili e per usi irrigui. Nel contempo, non possiamo non richiedere che il Governo intervenga subito per sollecitare le regioni a definire gli ambiti territoriali ottimali.
Per la Sicilia ci dispiace dover dire nuovamente che il passaggio dal generale Jucci al presidente Cuffaro, con la nomina a commissario, è stato infausto. Jucci, che non era un uomo di apparato e di appartenenza politica, stava lavorando bene sul piano della programmazione e anche su quello degli interventi di emergenza. Quanto al presidente Cuffaro, non farò qui polemica per il fatto che per cinque anni egli sia stato assessore all'agricoltura, presidiando i consorzi di bonifica che hanno una funzione strategica nel comparto agricolo. Dico soltanto che Cuffaro ha ben altre cose da fare, dal punto di vista istituzionale, in Sicilia e che in Sicilia c'è bisogno di un'autorità straordinaria per seguire una grande emergenza presente nel nostro territorio regionale.
La seconda proposta che abbiamo avanzato è quella di ridurre gli enti che operano nel comparto idrico. Certamente, c'è bisogno di piani di manutenzione straordinaria per evitare gli sprechi, per ottimizzare l'utilizzo dell'acqua, per riutilizzare le acque reflue. Ma c'è anche la necessità di abolire gli enti inutili: in Sicilia sono ben 451 gli enti che si occupano di acqua.
Signor Presidente, concludo. Noi siamo stati d'accordo ed esprimeremo un voto favorevole sulla risoluzione unitaria, perché noi sfidiamo la maggioranza rispetto alle disponibilità che al più presto dovranno essere individuate nel documento di programmazione economico-finanziaria. La Sicilia ed il Mezzogiorno non hanno bisogno di ordini del giorno o di
promesse ma di risorse reali per fronteggiare l'emergenza idrica e per far sopravvivere il comparto agricolo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Signor Presidente, voglio subito tranquillizzare gli amici del sud ed il Governo: noi esprimeremo un voto favorevole su questa risoluzione. È difficile non approvarla, dal momento che contiene una serie di principi di carattere generale che per forza di cose devono essere condivisi.
Detto questo, vogliamo anche cogliere l'occasione per chiarire, ancora una volta, che a noi della Lega nord non basta, ogni volta che si verifica un'emergenza come questa, tirare una riga e cancellare il passato. Noi vorremmo anche che si costruisse il nuovo, il futuro ricordando le responsabilità e mantenendo la memoria storica di ciò che è successo, per meglio capire ciò che bisogna fare.
È fuor di dubbio che i cambiamenti climatici in corso influiscono in modo pesante sull'emergenza idrica che sta colpendo soprattutto le regioni meridionali, ma non solo quelle.
Infatti, vorrei ricordare agli amici del sud che, se soprattutto durante la stagione primaverile ed estiva non piove nelle regioni meridionali, durante la stagione invernale è ormai ricorrente il fatto che non piova nelle regioni del nord. Eppure nelle regioni del nord il disagio si avverte, ma non in maniera così drammatica, come purtroppo avviene per i cittadini del sud. Ci sarà un motivo e questo - lo dobbiamo ricordare, anche se è antipatico - è dovuto agli sprechi, al malaffare, alla clientela e alle ruberie, che per anni hanno imperversato e hanno interessato le regioni meridionali. Queste hanno un nome e un cognome: si chiamano mafia, camorra, 'ndrangheta, con la complicità della classe politica che ha governato il Mezzogiorno d'Italia, in particolare la ex Democrazia cristiana. Non vi sono altre spiegazioni e dobbiamo essere chiari quando parliamo di queste cose, altrimenti rischieremmo di stanziare ancora enormi risorse che potrebbero finire nelle mani dei soliti noti o ignoti. Come possiamo non ricordare le vicende della ex Cassa del Mezzogiorno e soprattutto degli schemi idrici del Mezzogiorno, che hanno rappresentato la parte del leone nelle ruberie e negli sprechi di denaro pubblico? Noi dobbiamo ricordare queste cose. Come possiamo non ricordare i vari commissari ad acta che hanno gestito, in deroga alla contabilità generale dello Stato, migliaia di miliardi di lire e hanno definito i contenziosi (o stanno ancora tentando di farlo) sorti con le imprese e con coloro che hanno avuto a che fare con questo grande spreco di soldi pubblici? Come possiamo non ricordare la vicenda dell'Acquedotto pugliese, che solo alcuni anni or sono il Governo dell'Ulivo ha risanato con un finanziamento di centinaia di miliardi di lire? Sono fatti dolorosi, perché vedono coinvolti direttamente tutti i cittadini - quelli del nord e quelli del sud -, che sono stati truffati da una classe politica che era complice di questo sistema.
Ebbene, se ricordiamo queste vicende, allora comprendiamo anche per quale motivo, purtroppo, mentre in media nell'intero territorio nazionale abbiamo una dispersione di risorse idriche che si aggira tra il 25 e il 30 per cento, al sud abbiamo una dispersione idrica che tocca punte dell'80 per cento: su 100 litri di acqua captati, 80 vanno persi. Allora, non basta imputare la crisi idrica alla straordinaria siccità che sta colpendo le regioni del sud, ma bisogna tener conto di questi dati per non ripetere gli errori che ci sono stati. In altre parole, ereditiamo una situazione veramente disastrosa.
Pertanto, voglio ricordare al Parlamento che da anni stiamo tentando di attuare la riforma dei servizi idrici, la cosiddetta legge Galli, la n. 36 del 1994. Si tratta di una legge che fa fatica a decollare semplicemente perché in questo paese esistono due realtà ben diverse: una realtà del sud e una realtà del nord. Noi facciamo
fatica al sud ad applicare la riforma dei servizi idrici integrati, perché al sud non c'è legalità, perché al sud non è possibile pensare di immettere il capitale privato fin quando lo Stato non sarà in grado di garantire un minimo di legalità. Al nord è difficile applicare questa riforma perché se applicata in maniera perentoria e intransigente - e mi spiace che in questo momento non sia presente il ministro Matteoli, perché avrei voluto ricordarglielo -, viene vissuta dalle comunità locali, che per anni hanno fatto sacrifici per dotarsi di infrastrutture adeguate, come una vera rapina, come un vero e proprio depauperamento di un'impresa che è costruita sul patrimonio e sul sacrificio degli enti locali.
Occorre anche per il nord un momento di riflessione, necessario per consentire alle nostre società municipalizzate, alle nostre imprese partecipate dagli enti locali, di strutturarsi affinché siano in grado di reggere la concorrenza nazionale, ma soprattutto la concorrenza internazionale che rischierebbe di fare man bassa di tutto il nostro patrimonio.
Ebbene, è su queste considerazioni - che tra l'altro avrei voluto vedere trattate nella mozione, ma delle quali invece non si trova traccia per comodità, per convenienza, perché è difficile ed è doloroso parlare di fatti che costituiscono la realtà del paese, consentitemi di dirlo - che dobbiamo lavorare per far sì che, in futuro, i cittadini del nostro paese possano godere di un servizio primario - come quello rappresentato dal servizio idrico - in modo adeguato ed ottimale.
Per tornare al tema che in questo momento più ci interessa, cioè il Mezzogiorno, è necessario garantire la legalità, perché solo attraverso un sistema di legalità sarà possibile attirare i fondamentali capitali privati. Il servizio idrico integrato è remunerativo se gestito in modo ottimale, attraverso tariffe controllate - lo voglio ripetere a scanso di equivoci - dallo Stato. Dobbiamo tenere conto del fatto che, purtroppo, oggi vengono investite nei servizi idrici integrati solo il 29 per cento delle risorse che annualmente venivano garantite nel 1985; in altre parole, lo Stato ha abbandonato gli investimenti in questo settore, sono i drammatici dati che parlano. Dobbiamo considerare questa nuova opportunità come un'occasione unica: la legge obiettivo deve essere vista come un'opportunità che consenta l'accelerazione dei tempi e l'attuazione di procedure che, troppo spesso, invece sono risultate essere penalizzanti per la realizzazione delle opere. Noi della Lega - lo ripeto a scanso di equivoci - vigileremo e, riguardo alla risoluzione in oggetto, concederemo la nostra fiducia al Governo, ma non vogliamo che si ripetano i fatti del passato.
Non vogliamo più vedere al sud dighe vuote, acquedotti fatti di cartone, di tubi di gesso o di cemento perché ciò, consapevolmente, costituiva per chi li costruiva il pretesto per poi poterli ricostruire chiedendo ulteriori finanziamenti allo Stato.
Noi non ci presteremo ad un altro spreco di denaro pubblico: fino a quando saremo al Governo vigileremo affinché i cittadini del sud non finiscano ancora una volta «cornuti e mazziati» come si usa dire dalle loro parti. Noi vigileremo affinché i cittadini del sud non debbano passare - consentitemi questo richiamo, la tentazione è troppo forte - le loro aride giornate estive lasciandosi andare ad imprecazioni del tipo «speriamo che piova, Governo ladro» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, in questi mesi e in diversi interventi in aula ho sentito fare un collegamento tra la crisi idrica, soprattutto nel Mezzogiorno, e la siccità. Senz'altro, la siccità costituisce un vero problema, ma non nascondiamoci dietro ad una foglia di fico, la siccità è anche causata da una cattiva attenzione da parte delle classi dirigenti - non solo dell'Italia, ma del mondo intero - intorno alla sfida delle risorse idriche. Comunque, per ragionare in termini un po' provinciali e ridotti, va bene anche la scusa della siccità, ma dobbiamo anche ammettere
che il male è antico. Sì, il male è antico perché il diritto dell'acqua non è mai stato centrale nella vita politica di diverse classi dirigenti. L'emergenza idrica segna, a mio avviso, il limite, il fallimento di queste classi dirigenti di governo, incapaci di affrontare la risorsa idrica attraverso il criterio della legalità e dello sviluppo. Naturalmente, tali classi dirigenti si sono dovute confrontare nella vita del Mezzogiorno con temi difficili e complessi, hanno conosciuto poche stagioni in cui sono riuscite a mettere insieme in modo virtuoso il tema della legalità e la sfida dello sviluppo.
Le problematiche attinenti alle risorse idriche neanche in questo caso, neanche nei momenti migliori, hanno avuto la forza di imporsi. Nemmeno nei momenti più alti si è riusciti, per quanto riguarda il tema dell'acqua, a raggiungere risultati ottimali e soddisfacenti. Questo è il motivo per cui questa sfida non può essere relegata soltanto al tema della siccità, ma naturalmente non può nemmeno essere relegata solo all'interno delle responsabilità che, pure ci sono, di antiche classi dirigenti.
Siamo di fronte anche a sfide attuali che sono state segnalate più volte, anche in termini quantitativi. La situazione è allarmante al sud dove sette persone su dieci devono fare i conti con l'acqua che arriva a giorni alterni o non arriva affatto; lo dimostra l'emergenza di questi giorni a Palermo dove i cittadini, in modo spontaneo, senza alcuna strumentalizzazione politica, scendono nelle strade, protestano, avvertono l'ingiustizia che si nasconde dietro questo deficit di acqua in questa città nella quale i cittadini chiedono più attenzione, più trasparenza, mentre le istituzioni balbettano. Vi è il rimpallo delle responsabilità, come si legge sui giornali di oggi; il sindaco se la prende con il commissario che lui stesso ha nominato, il commissario se la prende con i tecnici, i tecnici accampano scuse e mostrano il fianco ai propri limiti. Insomma, vi è la deriva di classi dirigenti che non sanno, assumersi con rigore, le proprie responsabilità, progettare, analizzare, compiere verifiche, dividersi i compiti e fare in modo che sul tema dell'acqua, anche in questo particolare momento, vi sia dignità.
Sì, anche quando manca l'acqua la politica deve tirare fuori dignità e fare in modo che questo particolare momento non diventi un'occasione ulteriore di truffa, di speculazione, di mancata programmazione, di scelleratezza, di pressappochismo e di pasticcioneria. Certo, anche fra il nord ed il sud il gap è evidente; nelle regioni settentrionali l'8 per cento della popolazione ha poca acqua, ma nel sud e nelle isole questa percentuale sale fino al 70 per cento.
La situazione è drammatica anche per quanto riguarda l'agricoltura. Di recente la confederazione italiana agricoltori ha definito questa situazione come un superamento di tutti i livelli di guardia, anzi in alcune zone, denuncia proprio la CIA, il rischio di desertificazione è già un'amara e difficile realtà. Basti pensare - spiega ancora la confederazione italiana agricoltori - che le perdite d'acqua nelle condotte di adduzione nelle campagne arrivano mediamente al 30, al 40 per cento, con punte oltre il 60 per cento; è un dato allarmante che testimonia la gravità del problema idrico nel nostro paese e non solo nel sud.
Solo nel 2001 la siccità ha causato all'agricoltura italiana un danno, in termini di mancata produzione, di circa un miliardo e 700 milioni di euro ed esiste il fondato rischio che, per quest'anno, la perdita sarà maggiore (intorno ai duemila e mezzo miliardi di euro). Insomma, la siccità provoca danni, ma anche la mancata programmazione e progettazione del problema idrico fa il resto.
Ecco perché la soluzione deve essere alta, qualificata e capace. Anche la Legambiente ha elaborato alcune ben precise analisi, evidenziando responsabilità e proposte di intervento. Della Seta, addirittura, fa l'esempio della diga Ancipa che potrebbe contenere in Sicilia da 24 ai 28 milioni di metri cubi di acqua, ma per le crepe, quanto per il livello, raggiunge semplicemente i dieci milioni di metri cubi; come è successo già un paio di volte da
gennaio, le paratie si aprono e l'acqua finisce in mare ed il bando per i lavori di risanamento ancora non vede una vera luce. Stesso discorso anche per la diga Blufi; solo di recente si è fatto accenno alla prosecuzione della sua realizzazione, ma il progetto esecutivo deve essere ancora reiterato ed i lavori devono partire (la soluzione non verrà per niente alla luce se non almeno fra tre anni e mezzo o quattro). Vi è poi la beffa della diga Rosamarina; quest'ultima, costruita per mano di mafia, è rimasta lì per tanti e tanti anni ed i lavori si sono protratti per 24 anni, ma adesso mancano le condotte; un lavoro ridotto che sarà affidato alla protezione civile, alla manodopera militare.
Si poteva fare prima, si poteva intervenire per tempo, si poteva prevedere, si poteva utilizzare il lavoro che già era stato svolto, ma ciò non è avvenuto.
Ricordo a tutti che la politica attuale ha anche le sue responsabilità. Ci sono ben precise responsabilità che possiamo individuare nel piano del Governo: si veda la delibera CIPE del 21 dicembre 2001, nella quale non si prevede quasi nulla per evitare le perdite idriche degli acquedotti né tanto meno si prevede nulla per interventi infrastrutturali più generali ed utili, per esempio, per promuovere la depurazione delle acque nere e per permetterne il riutilizzo.
Ancora, su tutti va ricordato il ritardo; su tutti, l'incapacità di programmazione, anche quando il problema era già esploso. Mi riferisco alla legge obiettivo, nella quale per quanto riguarda le risorse destinate al Mezzogiorno d'Italia e alle opere infrastrutturali, la cifra arriva soltanto al 3 per cento del totale. Per questa ragione ci troviamo di fronte ad una responsabilità ben precisa dell'attuale classe dirigente del Governo; non si è riusciti ad intervenire, ovvero a dare attuazione, attraverso la disciplina regolamentare, anche a due delibere CIPE che hanno seguito il piano nazionale di lotta alla desertificazione; piano previsto e finanziato anche nel rispetto della convenzione internazionale dell'ONU sulla lotta alla siccità ratificata dall'Italia nel 1997.
La stessa amara storia dell'incarico al generale Jucci: bene ha fatto l'allora Governo dell'Ulivo, in accordo con l'allora governo regionale di centrosinistra, ad affidare ad una persona terza, autorevole, forte, qualificata e disinteressata, in grado di affrontare questo tema difficile, complesso e carico di tante negatività, tra cui anche una fortissima presenza mafiosa che sempre ha accompagnato, con la sua presente e costante attività, la gestione delle opere pubbliche nel campo delle risorse idriche. Egli ha lavorato, ha programmato, ha scoperto imbrogli, ha quantificato, ha dato priorità, ha incrementato anche la quantità d'acqua in quei mesi. Il risultato è stato il seguente: ha fatto bene, cacciato via! Al di là di questa scelta che poteva anche essere prevista da un Governo scellerato, poteva anche darsi la sostituzione immediata. Sono sopraggiunte invece le liti, le divisioni: il commissario deve essere di Forza Italia o di Alleanza nazionale; bisogna approfittare del problema legato alla nomina del commissario per limitare il potere dell'attuale presidente della regione onorevole Cuffaro.
La questione del commissario è insomma diventata l'ennesima occasione per distribuire potere e per misurare i rapporti di forza all'interno del centrodestra, per provare a tappare buchi, per accontentare scontenti, per occupare un ulteriore tassello di potere.
I mesi sono passati: gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio. Niente è stato fatto in quei mesi! Niente è stato fatto secondo quella cultura, anche necessaria, dell'emergenza intelligente, qualificata, che poteva pure adottarsi. Mesi sprecati! Si è arrivati a questi giorni ed adesso si procede velocemente, spesso anche con molta improvvisazione e confusione.
Per queste ragioni la politica deve invece abbandonare questo tipo di cultura e procedere in modo diverso. Certo è che abbiamo questa risoluzione: una risoluzione che prevede alcuni impegni ed alcuni obiettivi che naturalmente devono essere comuni. Ma attenzione a non approfittare di questa unità per abbassare ancora una volta il livello di guardia sulla
competenza progettuale, per quanto riguarda lo sviluppo, e di attenzione alla legalità, per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose. Ecco perché questa scelta rappresenta per noi una sfida, non un'occasione consociativa; un'occasione non certo per abbassare la guardia o per accontentarci. Saremo molto attenti a ciò che verrà stabilito per quanto riguarda l'utilizzazione degli schemi idrici e sulla privatizzazione, nonché per quanto concerne l'investimento di ulteriori risorse nell'ambito del prossimo documento di programmazione economico-finanziaria.
Saremo anche attenti alle convenienze che nel frattempo si porranno al servizio dell'agricoltura, del turismo e dei cittadini e delle prossime scelte che verranno adottate nell'ambito della legge finanziaria.
PRESIDENTE. Onorevole Lumia...
GIUSEPPE LUMIA. Ci apprestiamo dunque a tale occasione con molta attenzione, vigili, con la disponibilità a lavorare e con la severità di chi non può più prendere in giro gli italiani, i meridionali, intorno al tema dell'acqua. L'acqua è un diritto, non una merce, e quindi non rappresenta l'occasione ancora una volta per negare la possibilità di crescita del nostro paese e del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, le preoccupazioni espresse nelle mozioni, poi confluite nella risoluzione, e quelle più volte sollevate dai tecnici e dagli studiosi sono reali. Essi esprimono la convinzione di una crescente inadeguatezza della disponibilità idrica sotto l'aspetto quantitativo e qualitativo in diverse zone del nostro paese.
In verità, quello dell'acqua è un problema mondiale, un problema antico e di non facile soluzione. Non è un caso che Kennedy nel 1960 ebbe a dire che l'uomo che risolverà il problema dell'acqua meriterà due premi Nobel: il primo, perché avrà risolto il problema della fame nel mondo; il secondo, perché avrà concorso alla pace.
Il forum mondiale organizzato a L'Aia dall'UNESCO, dalla FAO, dall'Organizzazione meteorologica mondiale e dalla Banca mondiale nel marzo 2000 ha indicato questo millennio come il millennio dell'acqua e gli esperti in quell'occasione hanno sottolineato la crescente inadeguatezza delle disponibilità idriche presenti nel mondo. Basti pensare che nel mondo meno dell'1 per cento delle risorse idriche totali sono disponibili come acqua dolce. Il problema è, quindi, reale ed è reale nel nostro paese.
Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la domanda complessiva pro capite di acqua dolce colloca l'Italia al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo come prelievo pro capite. Il problema, quindi, della limitata disponibilità idrica assume caratteri di urgenza e drammaticità nazionale nel paese, per cui deve sussistere unanime concordia sull'analisi del problema e unanime deve apparire la volontà sulla ricerca delle soluzioni prospettate, peraltro evidenziate dalla risoluzione che tra poco voteremo. Il tutto avviene senza speculazioni politiche ed il fatto che si firmi e si voti un'unica risoluzione dalla maggioranza e da buona parte dell'opposizione è un fatto sicuramente positivo.
L'aspetto più preoccupante dell'utilizzazione dell'acqua per i diversi usi - civili, agricoli ed industriali - è costituito dal debito idrico che aumenta incessantemente, anche a seguito di annate particolarmente povere di pioggia. Si è verificato che i prelievi dai depositi superficiali o sotterranei abbiano superato la ricarica naturale degli stessi, con un evidente abbassamento del livello delle falde dei bacini idrici superficiali e con conseguente stress idrico che ha compromesso le produzioni agricole e quelle industriali e ha minato la civile possibilità di vita.
Una specifica riflessione in tal senso va dedicata al meridione. Il ripetersi di annate siccitose e, quindi, di ridotti afflussi degli invasi rispetto alle previsioni progettuali, hanno più volte riproposto il problema della desertificazione e della impossibilità, qualora non dovessero essere realizzati i necessari provvedimenti, di salvaguardare le produzioni agricole e gli standard di approvvigionamento per gli usi civili.
In Puglia il problema è stato particolarmente grave negli anni 1999, 2000 e 2001 ed oggi paghiamo per la verità anche l'inerzia, a livello centrale, di quegli anni. Vi sono stati grossi rischi anche per l'uso dell'acqua potabile, grave carenza dell'acqua per uso industriale e grandi danni per l'agricoltura, che ha rischiato di passare da agricoltura intensiva ad agricoltura estensiva. Ed oggi, nonostante le piogge di questi mesi, nonostante vi sia meno emergenza, in Puglia il problema è ancora grave ed è un problema che verrà risolto.
Devo ringraziare il Governo che in questo primo anno ha fatto qualcosa. Non è un caso che il ministro dell'agricoltura abbia deciso di liberare alcuni fondi dell'ex Agensud per interventi urgenti nel Mezzogiorno tesi a risolvere il problema dell'acqua. Non è un caso che nella legge finanziaria siano stati stanziati dei fondi per risolvere il problema idrico nel Mezzogiorno d'Italia. La legge obiettivo però è lo strumento che il Governo ha scelto per consentire la realizzazione dei nuovi schemi idrici. L'obiettivo è quello di accelerare tutti gli interventi tesi al reperimento strutturale dell'acqua e alla distribuzione razionale e capillare della stessa.
Ma il tutto va fatto con urgenza ed anche le regioni devono fare la loro parte. Non è più possibile, non è concepibile che vi siano regioni ricche di acqua che non vogliono dare la loro acqua alle regioni vicine, povere di acqua. Non è questo il senso di solidarietà, non è questa la solidarietà come, invece, deve essere intesa. Ed io voglio pubblicamente ringraziare la regione Abruzzi che, invece, ha subito dichiarato la propria disponibilità a dare acqua alla Puglia.
A fronte di questo però si devono anche porre in essere efficaci politiche di risparmio idrico ove l'acqua è disponibile. Erroneamente, si continua a considerare l'acqua un bene facilmente accessibile e prontamente rinnovabile. Ciò non è più vero e solo una cultura che sostituisca la politica dello spreco con una politica della valorizzazione e dell'impiego intelligente può salvare il biosistema e l'ambiente.
L'acqua ha un valore non sostituibile. Ecco perché voglio invitare il Governo a predisporre anche una campagna per trasmettere, specie alle giovani generazioni, i principi diretti a rafforzare una cultura volta a valorizzare una gestione dell'acqua efficiente e non volta allo spreco.
Sono certo che le istanze della nostra gente e dei nostri agricoltori non rimarranno inascoltate e che il Governo, intervenendo così come il Parlamento chiede, e con la risoluzione che tra poco voteremo, saprà porre rimedio al disagio e alla difficoltà che vivono e subiscono gli abitanti del sud d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossa. Ne ha facoltà.
MICHELE COSSA. Signor Presidente, raccolgo il suo invito alla brevità e, quindi, taglierò gran parte dell'intervento.
Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la discussione odierna accade in un momento particolarmente drammatico e di forte tensione in tutto il meridione d'Italia, tensione che si manifesta attraverso le proteste della gente - che talvolta non ha neanche l'acqua potabile -, l'occupazione di municipi da parte degli agricoltori, come capita in diversi comuni della Sardegna. Sono atti che la disperazione rischia di far degenerare in seri problemi di ordine pubblico. In Sardegna, negli ultimi dieci anni, si sono registrati i sette anni più siccitosi dell'ultimo secolo. È a rischio la stessa sopravvivenza di un'economia agricola, per tacere di ogni velleità di sviluppo turistico. È persino inutile sottolineare
come, anche in materia di approvvigionamento idrico, pesi il fattore dell'insularità.
La risoluzione che ci accingiamo ad approvare, signor Presidente, è un atto politico di grande importanza, molto impegnativo, così come dimostra la stessa appassionata partecipazione di molti colleghi a questo dibattito. Tutti - sia pure sotto differenti profili - hanno evidenziato la necessità di scelte strategiche chiare e determinate. Noi - lo dico da parlamentare del centrodestra - ci aspettiamo molto da questo Governo che, peraltro, ha già dimostrato grande concretezza al riguardo, anche nel rapporto con le regioni. Ci aspettiamo che il Governo metta in campo tutti gli strumenti possibili affinché venga fronteggiata una situazione che non può più essere definita semplicemente di emergenza ma che è ormai strutturale. Ciò pone il tema della disponibilità immediata della risorsa idrica e degli strumenti normativi, per l'attuazione degli interventi, già da tempo individuati e per molti dei quali esistono i progetti esecutivi.
Ecco perché è di fondamentale importanza l'inserimento di queste opere nel programma operativo della legge obiettivo. Ma intanto, si dia un deciso impulso al collaudo delle dighe che realizzate da anni, tuttora, non possono invasare più di una percentuale minima della loro capacità propria a causa della mancanza degli atti di collaudo. Tuttavia, oggi, onorevoli colleghi è il 4 giugno ed è lecito sperare più nella generosità del Padreterno - che non è soggetto a tempi tecnici - che in interventi risolutivi che arrivino prima dell'estate piena.
Ecco perché, ritengo assolutamente prioritario, tra gli interventi richiesti nella risoluzione, quello del sostegno alle aziende agricole che rischiano di essere definitivamente cancellate come entità economiche dall'azione congiunta della desertificazione e della spietata concorrenza degli altri paesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.
MARCO LION. Signor Presidente, anch'io cercherò di essere molto conciso, anche se certamente il dibattito di oggi è stimolante ed importante. Noi deputati dei Verdi voteremo favorevolmente la risoluzione unitaria sull'emergenza idrica nel Mezzogiorno, così come, se sarà possibile, voteremo anche la mozione a prima firma Giordano.
Noi voteremo a favore della risoluzione per senso di responsabilità, anche se dobbiamo dire che essa non ci convince a causa di molte sue omissioni e perché dimostra che la politica della gestione delle risorse idriche, per questo Governo come per quelli precedenti, non è mai stata strutturale: innescata, come al solito, da una situazione di dura emergenza, produce interventi di mera emergenza che non risolvono la situazione.
Alcuni punti riscuotono la nostra approvazione: quando si vogliono promuovere azioni concrete per il risparmio idrico nei settori civile, agricolo e industriale; quando si vuole favorire in ogni modo il riciclaggio e il riutilizzo irriguo ed industriale delle acque reflue depurate; quando, finalmente, ci si decide ad indirizzare una parte significativa degli interventi per le grandi opere in conformità alle finalità di questa risoluzione.
Va fatto, però, anche un altro discorso. Abbiamo sentito fare più volte riferimento, in quest'aula, a cause naturali o all'inclemenza divina. Non è affatto così, ma si preferisce fare riferimento a cause naturali per comodità o, forse, per falsa coscienza. Si preferisce dare la colpa a Giove Pluvio per non approfondire la drammatica crisi climatica che attanaglia il pianeta (e, quindi, anche il nostro paese) e che ha nell'uomo e nelle sue attività, nelle indiscriminate emissioni di gas climalteranti le sue cause. È di questi giorni la pubblicazione di dati secondo i quali questo primo quadrimestre del 2002 è risultato quello più caldo da quando, più di cent'anni fa, sono iniziate le rilevazioni meteorologiche.
Quindi, dobbiamo ragionare su ciò che sta avvenendo al pianeta e su come intervenire regolarmente, non solo e non sempre per fronteggiare l'emergenza. Quali sono gli interventi e le priorità per ridurre le emissioni che producono l'effetto serra? È un dato certo l'aumento e non la riduzione, in Italia, delle emissioni di gas climalteranti rispetto al 1990!
Noi Verdi avevamo chiesto più fondi per intervenire con più convinzione rispetto agli obiettivi del Protocollo di Kyoto e alla lotta contro la desertificazione. Avevamo chiesto più fondi per la più importante opera pubblica della quale necessita l'Italia: quella per la salvaguardia dell'assetto idrogeologico del nostro paese. In realtà, il Governo ha tagliato le risorse disponibili. Avevamo detto che, per la Sicilia, era prioritario lavorare sull'acquedottistica anziché realizzare il ponte sullo stretto di Messina. Oggi, l'ambiente, violato e vilipeso, ci presenta il conto, che è salato e lo sarà sempre di più se non cambieranno le politiche ambientali del nostro come dei governi degli altri paesi industriali.
Noi Verdi - lo diciamo al Governo e al ministro - ci aspettiamo altri interventi chiari. In particolare, sappiamo che, in Italia, buona parte dell'acqua è inquinata. Si ipotizza che sia utilizzabile il 38 per cento delle risorse idriche potenzialmente disponibili. Conosciamo le cause dell'inquinamento: esse sono da rinvenire, naturalmente, in un'agricoltura chimicodipendente ed anche agli scarichi industriali. Ma su questo bisogna assolutamente lavorare.
Chiediamo al Governo che vadano favorite, sia per le abitazioni private che per gli ambienti pubblici, anche attraverso incentivi, la progettazione e la ristrutturazione di reti duali di impianti idrici, in modo da differenziare l'erogazione dell'acqua potabile e di quella per uso sanitario. Non chiediamo la luna! In molti paesi del nord Europa già utilizzano tale sistema perché il risparmio idrico è sicuramente una politica che può dare buoni frutti.
Noi crediamo che, con quello che sta avvenendo, a livello locale, a livello di nazione e a livello internazionale, sia importante fare una scelta pubblica: garantire, cioè, il carattere pubblico della proprietà e della gestione dell'acqua. Sappiamo benissimo, infatti, che, se non verrà invertita questa tendenza, l'acqua sarà sicuramente occasione di scontri, anche drammatici, se non di guerra. Quindi, su questo dobbiamo lavorare e dare il nostro segnale forte ed importante (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo soltanto per mettere in rilievo un dato politico sull'esito di questa risoluzione. Abbiamo dato dimostrazione, sia come gruppo sia come maggioranza, di non aver dato corso a strumentalizzazioni. Abbiamo manifestato solo e soltanto l'amarezza per aver visto negli anni scorsi l'indifferenza di chi ne aveva la responsabilità, che avrebbe potuto quanto meno tentare di risolvere un problema annoso come quello dell'emergenza idrica, e abbiamo espresso il nostro compiacimento per la condivisione di questa risoluzione, che ha uno scopo ben preciso. Il Governo, dal giorno del suo insediamento, ha fatto, sta facendo e vuole fare. La nostra risoluzione, come dicevo, condivisa dai gruppi che l'hanno sottoscritta, rappresenta un pungolo, un'attenta sentinella, per far sì che venga risolto definitivamente, una volte per tutte, un problema che interessa non una parte politica a dispetto di un'altra, ma tutti i cittadini del mondo (non solo quelli italiani). Il compiacimento ed il pungolo che diamo al Governo darà sicuramente i risultati auspicati. È per questo che il gruppo di Forza Italia e, ritengo, l'intera maggioranza, con estrema soddisfazione, darà il voto favorevole a questa risoluzione che porterà una volta per tutte a prendere in considerazione un problema che non è emergenziale, ma strutturale; problema che richiede di guardare finalmente al futuro, di guardare non solo al Mezzogiorno, ma all'intera nazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Signor Presidente, intervengo brevemente. Il Governo non può non prendere la parola dopo tanti interventi, dopo un dibattito che io reputo interessante ed utile proprio per le decisioni che il Governo deve prendere. Se andassimo a rileggere tutti gli interventi che abbiamo ascoltato in questa giornata e nella giornata di ieri la parola «emergenza» risulterebbe sicuramente la più pronunciata. Purtroppo non è così. Non si tratta di un'emergenza; purtroppo si tratta - e ce lo dicono gli scienziati - di una costante. Purtroppo, la situazione di carenza idrica non è più un'emergenza, ma una costante. Quindi, la politica si deve attrezzare per trovare le soluzioni.
Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi, ho sentito quelli della maggioranza e quelli dell'opposizione; mi perdoneranno gli amici della maggioranza se non li cito, ma ci sono stati tre interventi dell'opposizione che richiedono un minimo di riflessione politica. L'onorevole Carbonella chiede, anche con tono perentorio: cosa fa il Governo? Cosa fa la regione? Non gli risponde il ministro dell'ambiente, gli hanno risposto due colleghi dell'opposizione, tutt'e due con interventi civili e nello stesso tempo consapevoli dell'emergenza. Gli ha risposto indirettamente l'onorevole Vendola, che non vota la risoluzione e che ha presentato un'altra mozione, ma dice: l'esercizio del ping-pong tra centrosinistra e centrodestra non porta a nessun risultato. Il problema idrico esiste in Toscana, governata dalla sinistra, c'è in Puglia, governata dal centrodestra, e c'è in tutto il paese governato da una coalizione di centrodestra. L'onorevole Adduce proprio su questo strada dice: la risoluzione è impegnativa per il Governo e per noi che la votiamo. Questa frase del collega Adduce credo debba far riflettere tutti noi.
Potrei citare una serie di misure che il Governo intende prendere ma non mancherà l'occasione perché, purtroppo, il Parlamento dovrà occuparsi ancora di questo problema.
Ringrazio tutti i gruppi che sono intervenuti nel dibattito perché, proprio sulla scia di quanto hanno detto alcuni parlamentari, anche, dell'opposizione, è stata presentata una risoluzione che mette in evidenza, come diceva poc'anzi l'onorevole Leone, un'analisi.
Per quanto concerne poi la privatizzazione del sistema idrico (se privatizzazione deve essere, ed io ritengo di sì), questa, come ha detto l'onorevole Vendola, non deve essere né subdola né tantomeno occulta; dobbiamo fare in modo che il nostro sistema sia competitivo secondo le regole della concorrenza. Occorre dunque trovare una soluzione anche con il coinvolgimento dei privati. Fino ad oggi l'acqua è stata pagata ad un prezzo politico ma ciò non significa che sui cittadini non sia ricaduta la spesa di altri servizi per far fronte alla spesa politica dell'acqua. È necessario trovare un meccanismo che consenta di far arrivare l'acqua nelle case modificando alcune norme della legge n. 36 (la cosiddetta legge Galli) di cui condivido la filosofia ma che necessita di qualche modifica essendo di difficile attuazione, ed è questo il motivo per cui non è stata attuata. Allo stesso modo gli interventi suggeriti anche dall'esperienza di tanti colleghi a livello locale consentiranno al Governo di presentare, in tempi brevi, una soluzione al Parlamento nel rispetto, ovviamente, della risoluzione che tra poco sarà votata (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
![]() |
![]() |
![]() |