Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 116 del 14/3/2002
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(Discussione - Doc. IV-quater, n. 22)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti penali nei confronti del deputato Previti (Doc. IV-quater, n. 22).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori (vedi il resoconto stenografico della seduta del 12 marzo).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti concernono opinioni espresse dal deputato Previti nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Milioto.

VINCENZO MILIOTO, Relatore per la maggioranza. Onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Cesare Previti, con riferimento a cinque procedimenti penali riuniti pendenti nei suoi confronti presso il tribunale di Monza, in seguito a querele sporte dalla signora Stefania Ariosto. I procedimenti


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traggono origine da una serie di affermazioni riportate su il Giornale di Milano tra il maggio del 1996 ed il dicembre 1997.
Signor Presidente, non leggerò i capi di imputazione che sono da tutti conosciuti. La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 6 marzo 2002. Nel corso dell'esame si è reso evidente che le parole attribuite all'onorevole Previti rientrano nel più ampio contesto di una polemica politica inerente al procedimento penale - tra i cui imputati egli figura - cosiddetto IMI-SIR. In tale procedimento il principale testimone d'accusa è la signora Stefania Ariosto.
Orbene, sia la vicenda del processo di cui si tratta sia il ruolo che vi ha svolto la signora Ariosto sono argomenti che non solo rivestono una grande rilevanza politica ma hanno anche un solido ancoraggio al dibattito parlamentare della XIII legislatura.
È noto al riguardo che il 3 settembre 1997 la procura di Milano inoltrò alla Camera dei deputati la richiesta di autorizzare, ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, l'arresto cautelare del deputato Previti. Già da questo documento emerge chiaramente il ruolo decisivo della signora Ariosto nell'impianto accusatorio nei riguardi del predetto deputato. Alle pagine da 5 a 7 si può leggere quanto dell'ipotesi accusatoria si regga sulle deposizioni della signora Ariosto. Peraltro, il 18 settembre 1997 la Camera deliberò di restituire la richiesta all'autorità giudiziaria, dal momento che essa non era stata ancora presentata al giudice per le indagini preliminari, sicché, ove mai la Camera vi avesse dato un responso positivo, la misura non avrebbe comunque avuto esecuzione, giacché il giudice non si era ancora pronunciato sui presupposti di legge della misura stessa e pertanto il procedimento giudiziario non poteva dirsi completo.
Signor Presidente, vorrei rimettermi alla relazione scritta per andare direttamente alle conclusioni.

PRESIDENTE. Onorevole Milioto, è lei il relatore, quindi si regoli come ritiene più opportuno (Commenti del deputato Gerardo Bianco).

VINCENZO MILIOTO, Relatore per la maggioranza. Onorevole Bianco, la relazione è stata già pubblicata ed è distribuita in aula.....

PRESIDENTE. Onorevole Milioto, si rivolga alla Presidenza e non raccolga le sollecitazioni che vengono dalle interruzioni dei colleghi.

VINCENZO MILIOTO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, allora vado direttamente alle conclusioni. D'altra parte la relazione, lo ripeto, è già stata pubblicata e quindi può essere letta da chiunque.
Da queste affermazioni si ricava la conferma che la tesi del complotto politico e della partigianeria dell'iniziativa giudiziaria contro di lui - di cui la signora Ariosto si era fatta strumento - fu proprio un momento della difesa parlamentare dell'onorevole Previti.
Per questi motivi la Giunta a maggioranza ha ritenuto che le frasi attribuite all'onorevole Previti costituiscano un momento di esercizio delle sue funzioni parlamentari e, pertanto, propone all'Assemblea di deliberarne l'insindacabilità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Carboni.

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, leggerò tutta la relazione e illustrerò anche i capi di imputazione in essa contenuti. Ritengo utile e giusto illustrare ai colleghi dell'Assemblea tutto il lavoro sul quale la Giunta si è soffermata. Riferisco, quindi, a nome della minoranza della Giunta, su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Previti, con riferimento a cinque procedimenti penali riuniti pendenti nei suoi confronti di fronte al tribunale di Monza, in seguito a querele sporte dalla signora Stefania Ariosto.


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I procedimenti traggono origine da una serie di affermazioni dell'onorevole Previti riportate su il Giornale di Milano tra il maggio del 1996 e il dicembre 1997.
I capi di imputazione sono così formulati. Per il procedimento n. 6149 del 1996, in concorso con Luca D'Alessandro, articoli 110, 595, commi 1 e 3, del codice penale, 13 della legge n. 47 del 1948 per l'articolo dal titolo: «Previti: vorrei sapere chi c'è dietro Stefania» e sottotitolo: «Qualcuno le ha promesso denaro o altro», per aver offeso la reputazione di Ariosto Stefania; in particolare, affermando, con riferimento a dichiarazioni rese dalla querelante nell'ambito del procedimento penale che vede l'onorevole Previti indagato, che «è una bugiarda, calunniatrice»; prospettando, inoltre, che: «Qualcuno l'ha convinta a raccontare bugie... Chi le promette denaro o altri beni in cambio delle sue accuse?»; ed ancora, affermando, con riferimento ai benefici che le sarebbero stati promessi, che «non dimentichiamo che questa donna ha potuto contare sull'impunità totale, nonostante i suoi problemi fiscali, nonostante abbia raccontato ai magistrati di suoi tentativi di corruzione. Il fatto che non abbia mai pagato mi pare la dica lunga». Con l'aggravante dell'attribuzione del fatto determinato. In Paderno Dugnano il 26 maggio 1996 - querela del 28 maggio 1996.
Per il procedimento penale n. 7042 del 1996, in concorso con Renato Farina, articoli 595 del codice penale, 13 e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 perché, quale persona intervistata responsabile delle dichiarazioni riportate nell'articolo (di cui Farina era autore) che qui si intende integralmente riportato dal titolo «La Ariosto, un burattino », apparso sul periodico il Giornale, pubblicato in Paderno Dugnano il 22 giugno 1996, offendeva la reputazione di Ariosto Stafania.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole relatore, pregherei i colleghi di interrompere questo brusio, perché non riesco nemmeno a sentirla. Si tratta di una relazione su un argomento delicato e, pertanto, vi prego di prestare attenzione. Prosegua pure.

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Si affermava, tra l'altro, «L'Ariosto mente!... è un teste falso... Letteralmente inventata. Anzi qualcuno l'ha costruita questo teste falso. ... L'Ariosto è eterodiretta... Chiedo... che la giustizia indaghi sull'Ariosto se è pagata e da chi... » apostrofando, inoltre, in altra parte dell'articolo la querelante con l'epiteto evidentemente spregiativo di «faccia di bronzo» e ribadendo le accuse di falsità nei confronti dell'Ariosto e, dunque, addebitando alla parte lesa addirittura la responsabilità di comportamenti di rilevanza penale.
Per il procedimento n. 6948 del 1996, delitto previsto e punito dagli articoli 81 e 595 del codice penale, 13 e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, «perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, quale autore di un memoriale riportato negli articoli che qui si intendono integralmente riportati, dal titolo "Dotti suggeritore della Ariosto - Già dimostrata la falsità di molte accuse ai giudici" e "La Ariosto accusa e poi non ricorda - Il lapsus della teste Omega - Efibanca: ben 11 testimoni smentiscono la contessa", apparsi sul periodico il Giornale pubblicato in Paderno Dugnano il 4 e il 5 luglio 1996...».

EUGENIO DUCA. Cerca di leggere piano, perché non si capisce nulla!

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Ci provo. Egli offendeva la reputazione dell'Ariosto Stefania affermando, tra l'altro, reiteratamente che le dichiarazioni rese dalla Ariosto nell'ambito del procedimento penale che vede il Previti indagato sono «false e calunniose» prospettando, inoltre, la possibilità che la querelante sia stata pagata «con considerevoli somme di denaro... da parte di organismi pubblici» proprio affinché rendesse tali menzognere dichiarazioni, addebitando, altresì, alla parte lesa la «condotta tipica del mentitore che descrive un


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fatto inventato» e «malizia calunniatrice» oltre alla «millantata conoscenza» di fatti e persone e ribadendo, infine, le accuse di falsità nei confronti della Ariosto (articolo del 5 luglio) così indicando la parte lesa come persona in malafede, subdola e ingannatrice responsabile addirittura di comportamenti di notevole rilevanza penale. In Paderno Dugnano il 4 e 5 luglio 1996.
Per il procedimento penale n. 1456 del 1997, in concorso con Mulè Giorgio, delitto previsto dagli stessi articoli del codice penale, perché il primo quale persona intervistata è responsabile delle dichiarazioni riportate ed il secondo quale autore dell'articolo che qui si intende integralmente riportato dal titolo «Contro di me indagini illegali», apparso sul periodico il Giornale pubblicato il 21 luglio 1997, offendevano la reputazione di Ariosto Stefania affermando tra l'altro «L'Ariosto inventa fatti, luoghi, tempi, persone, circostanze: in procura recita» ... «in cambio delle proprie dichiarazioni ha ottenuto l'immunità» ... «la testimonianza dell'Ariosto viene lanciata in pieno periodo elettorale... per colpire, attraverso di me, Berlusconi e Forza Italia» ... «ho dimostrato che la testimonianza della signora Ariosto è integralmente falsa» ... «sappiamo benissimo che le affermazioni della Ariosto sono calunnie» ... «L'Ariosto in cambio delle sue menzogne... ha ricevuto cospicue somme di danaro» in tal modo, dunque, addebitando alla parte lesa la responsabilità di comportamenti di rilevanza penale.
Per il procedimento n. 265 del 1998, per violazione degli stessi articoli, nel quale dice «il teste Ariosto non è soltanto un teste che dice il falso, ma anche un falso teste, costruito in un incredibile laboratorio che adesso...».

PRESIDENTE. Onorevole Carboni, bisogna che lei cerchi di concludere.

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, prima di esporre le ragioni che hanno indotto molti colleghi della Giunta a votare contro la proposta della maggioranza, conviene riferire che nelle ultime settimane, su invito dell'Ufficio di Presidenza della Camera, la Giunta ha svolto un approfondito dibattito sull'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Diversi deputati hanno espresso il parere che la Camera, in questi anni, ha deliberato in questa materia spesso non valutando compiutamente che, a fronte di prerogative costituzionalmente tutelate dall'articolo 68 della Costituzione, stanno anche, a condizionarne giustamente la portata applicativa, gli interessi di terzi e della collettività, che non possono essere sacrificati sistematicamente da un'interpretazione compiacente, aspetto questo che non è sfuggito all'opinione pubblica, ai giudici di merito e di legittimità ed alla Corte costituzionale.
Ometto di leggere alcune parti della relazione che, comunque, sono pubblicate.
È necessario sottolineare che secondo alcuni deputati della maggioranza della Giunta le affermazioni dell'onorevole Previti attengono al noto processo IMI-SIR nel quale la Ariosto è testimone ed egli imputato. In proposito, secondo la maggioranza della Giunta, sarebbe agevole rilevare che in diversi interventi svolti nel corso dell'esame della richiesta di arresto dell'imputato Previti nella scorsa legislatura è stato espressamente affrontato in termini non dissimili il problema della teste Ariosto. Quei profili sono stati evidenziati nel corso del dibattito parlamentare e sostenuti anche dallo stesso onorevole Previti.

PRESIDENTE. Onorevole Carboni...

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione.
Le argomentazioni allora espresse si appalesavano già deboli e contraddittorie a sostegno di quella decisione; ora, in riferimento al caso di specie, sono del tutto inconsistenti. Qui, infatti, non dobbiamo esaminare i temi affrontati dall'Assemblea nella precedente legislatura. La decisione odierna, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, riguarda esclusivamente


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la collegabilità dell'attività parlamentare...

PRESIDENTE. Onorevole Carboni, la devo interrompere. Ha parlato tre minuti e mezzo più del tempo consentito. Capisco che una relazione abbia una sua logica costruttiva, però la prego veramente di concludere.

FRANCESCO CARBONI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, concludo. Vorrei solo dire che quattro dei procedimenti penali riguardano opinioni espresse dall'onorevole Previti in data antecedente al dibattito parlamentare che si svolse relativamente alla richiesta di arresto. L'ultimo procedimento penale riguarda fatti successivi, ma il tenore delle dichiarazioni che l'onorevole Previti ha reso e che riguardano tutte non solo l'attendibilità della teste ma il fatto che sarebbe stata pagata per rendere quelle dichiarazioni e quelle testimonianze a noi pare non abbiano alcun collegamento con l'attività parlamentare e con la precedente decisione che la Camera assunse sull'arresto dell'onorevole Previti.
Proponiamo, quindi, all'Assemblea di ritenere sindacabili le dichiarazioni che l'onorevole Previti ha reso in tutti i procedimenti.

PRESIDENTE. Mi dolgo di dover interrompere i colleghi, però ognuno dovrebbe sapere che il tempo a sua disposizione è limitato e che, andando oltre, si mette il Presidente in condizioni di dover interrompere, cosa molto fastidiosa.
È iscritto a parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il collega Carboni è stato esauriente, anche se la relazione scritta, ovviamente, si legge meglio di quanto non possa essere raccontata.
Vorrei brevissimamente richiamare l'attenzione dei colleghi, che si accingono ad un voto che ha una sua notevole importanza, sugli elementi essenziali di questa vicenda. Abbiamo un collega, l'onorevole Previti, che, in veste di imputato - legittimamente o non legittimamente, questo è argomento che non ci riguarda - ritiene di rivolgere una serie espressioni ingiuriose, ritenute diffamatorie da Stefania Ariosto, nei confronti appunto del teste di accusa, la stessa Stefania Ariosto.
Le espressioni che avete sentito ricordare (bugiarda, calunniatrice, burattino, pagata con considerevoli somme da parte di organismi pubblici) sono state rese nel corso di una vera e propria campagna denigratoria nell'arco di quasi due anni. Tuttavia, il problema non è questo ma se tali espressioni - che la signora Ariosto ritiene diffamatorie e per le quali sono state sporte querele e pendono cinque procedimenti penali -, rivolte dall'imputato Previti nei confronti del teste Ariosto, siano o no espressione della funzione parlamentare: questo è il giudizio ed il voto al quale noi tutti siamo chiamati.
È chiaro, infatti, che, secondo l'articolo 68 della Costituzione, non si considera tanto il merito delle espressioni, cioè quanto siano lesive, ingiuriose e diffamatorie, ma il loro nesso con l'esercizio della funzione parlamentare. Allora, rivolgo, in ottima fede, una domanda a tutti i colleghi: ritenete che quelle espressioni nei confronti del teste Ariosto, rivolte dall'imputato Previti, siano una manifestazione di opinioni volta a formare la volontà dell'Assemblea o non siano, invece, una forma di reazione, del tutto personale e privata, nei confronti del teste che sostiene determinate accuse?
La risposta negativa mi sembrerebbe lapalissiana e, quindi, non mi soffermo sull'interrogativo per non offendere le intelligenze dei nostri colleghi e quelle collettive che, in quest'aula, devono formare ed esprimere delle volontà in nome del popolo italiano. È evidente che queste sono espressioni dell'imputato Previti nei confronti del teste Ariosto e nulla c'entrano con l'attività legislativa di questa Assemblea.
Tuttavia, si dice da parte del relatore che se ne è già discusso nella scorsa legislatura perché vi fu una richiesta d'arresto dell'onorevole Previti e, in quella


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occasione, qualcuno, nell'esprimere il giudizio in ordine all'autorizzazione a procedere, richiamò anche l'esistenza e il ruolo del teste Ariosto. Vorrei essere chiaro: questo espediente causidico è anch'esso un'offesa alle nostre intelligenze perché il fatto che - poniamo il caso e, naturalmente, absit iniuria verbis - insulti gravemente il Capo dello Stato con un oltraggio recato attraverso espressioni e, quindi, con un reato d'opinione (sono personalmente favorevole alla revisione e anche all'abolizione dei reati d'opinione ma, in questo caso, si tratta di un'altra questione), si sottoponga all'Assemblea un giudizio di sindacabilità e, poi, lo faccia una seconda volta, non significa affatto che, avendolo oltraggiato una volta ed essendo stato sindacato per una volta, acquisisca una definitiva immunità parlamentare circa la ripetizione degli stessi fatti.
Insomma, il fatto di essere stato pregiudicato in questa sede non vuol dire affatto che io acquisisca automaticamente l'insindacabilità perché in Parlamento si è parlato del caso.
Probabilmente, il repetita, il fatto che vi siano due casi, uno di autorizzazione a procedere e l'altro di sindacabilità e di opinione, costituisce, in via generale, un elemento aggravante e non già esimente.
Quando qualcuno - e non lo stesso onorevole Previti, come risulta dalla relazione di maggioranza - qui parlò del teste Ariosto, lo fece nel corso di un sindacato analogo a quello attuale. Quindi, non si può affermare che la signora Ariosto sia stata materia di discussione o di deliberazione in quest'aula.
Questa tesi, assolutamente infondata, rappresenta il senso e il segno del disprezzo che la maggioranza ha espresso per l'articolo 68 della Costituzione che - vorrei fosse chiaro - garantisce la tutela della manifestazione e dell'espressione del pensiero ai fini della formazione della volontà del Parlamento e non costituisce, invece, il privilegio concesso a chicchessia di ingiuriare, oltraggiare, diffamare altre persone, neppure se mosso da specifici interessi personali e processuali; anzi, tantomeno se mosso da questi interessi.
L'onorevole Previti potrà far valere tutte le sue ragioni nelle sedi ordinarie, ma non gode di alcuno specifico privilegio, di nessuna immunità, nei confronti delle gravissime accuse e oltraggi che muove nei confronti del teste, che ha diritto alla sua tutela.
Questa concezione della giustizia politica come un privilegio nei confronti dei parlamentari, ma anche come uno strumento pratico di lotta politica è, se vogliamo, in contraddizione con lo stesso spirito - spesso rivendicato dall'onorevole Previti e da colleghi della sua parte politica - della parità tra accusa e difesa. Se la maggioranza si ispira a questo concetto, è bene che riconosca analoga parità tra accusa e difesa anche alla cittadina Ariosto.
Non aggiungo altro salvo il fatto che la misura su questi temi è davvero colma e sarebbe auspicabile che il Parlamento desse un segnale di responsabilità che, comunque, la maggioranza si assumerà pienamente di fronte al paese.

PRESIDENTE. Porto a conoscenza dei colleghi che è presente nelle tribune una parte del liceo scientifico di San Vito al Tagliamento. Saluto gli studenti e li ringrazio di essere venuti (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, colleghi, la vicenda al nostro esame non ha quegli aspetti tecnici o di difficoltà che potevano sembrare. È una vicenda semplice e, al tempo stesso, assai importante per i principi che derivano dalla nostra decisione.
Tutti noi sappiamo che l'onorevole Previti è imputato in tre distinti procedimenti penali per corruzione dei giudici. Mentre, non sappiamo e non spetta certo a noi decidere se l'onorevole Previti sia innocente o colpevole, se abbia o meno corrotto i giudici. Questo tipo di valutazioni spetta esclusivamente - è bene ricordarlo -


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al giudice naturale precostituito per legge, che è il tribunale di Milano.
Quel che è certo è che gli episodi oggetto del processo attengono alla vita privata e, - se vogliamo -, professionale di Cesare Previti; nulla hanno a che vedere con il suo successivo mandato parlamentare o con la sua attività politica. Tutti noi sappiamo, altresì, che tra gli elementi di accusa a carico dell'onorevole Previti vi sono le dichiarazioni di Stefania Ariosto. Ora veniamo a sapere che il deputato Previti nel 1996 e nel 1997, in alcune interviste rilasciate alla stampa, ha fatto apprezzamenti sulla testimone a suo carico, definendola prezzolata, comprata, falsa e calunniosa. Si tratta di valutazioni che Stefania Ariosto ha ritenuto diffamatorie e per le quali si è instaurato un processo di fronte al tribunale di Milano.
È bene ripeterlo ancora una volta: spetta a noi valutare e decidere non se ci sia stata o meno diffamazione nei confronti di Stefania Ariosto, ma soltanto se le interviste, in cui l'onorevole Previti ha definito Stefania Ariosto falsa e calunniosa, siano manifestazione di opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni di parlamentare di Cesare Previti. È evidente che si tratta, in realtà, di una vicenda del tutto privata, che attiene alla vita privata, - se vogliamo - professionale, di Cesare Previti, alle sue vicende processuali e, semmai, ai suoi rapporti con uno dei testimoni dell'accusa.
Per quanto riguarda le dichiarazioni sottoposte al nostro esame, si tratta di valutazioni o, se vogliamo, di insulti nei confronti di una persona che è chiamata ad un compito pubblico: deporre come teste in un processo sulla vita privata dell'onorevole Previti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 12,42)

GIOVANNI KESSLER. Le interviste rilasciate dall'onorevole Previti non sono un attacco ad un avversario politico; non sono un intervento su un tema di interesse politico - come, invece, nel caso dell'onorevole Dell'Utri, di cui ci siamo appena occupati -, non sono interviste su un argomento oggetto di dibattito parlamentare. Dunque, non è possibile vedere in alcun modo un collegamento tra le interviste di Previti su Stefania Ariosto e la libertà dell'onorevole Previti di esercitare le sue funzioni di parlamentare. Non sono in discussione le libertà politiche dell'onorevole Previti, in quanto parlamentare.
Ma, allora, come fa il relatore di maggioranza a sostenere che quelle dichiarazioni sono insindacabili? Onorevole Milioto, capisco che abbia avuto qualche esitazione e qualche imbarazzo nel leggere le sue motivazioni qui, in aula, tant'è che non le ha nemmeno lette. Arrampicandosi sui vetri, l'onorevole Milioto e la maggioranza, che egli qui rappresenta, si ricordano che, un anno dopo le interviste, alla Camera si è parlato di Stefania Ariosto. Certamente! Si è parlato di Stefania Ariosto quando il giudice delle indagini preliminari di Milano ha chiesto alla Camera l'autorizzazione alla cattura dell'onorevole Previti per i fatti di corruzione che gli venivano imputati.
Cito le motivazioni della maggioranza e dell'onorevole Milioto, non avendolo fatto il relatore: poiché alla Camera se ne è parlato un anno dopo, le dichiarazioni rilasciate un anno prima dell'onorevole Previti costituiscono «dichiarazioni cosiddette prodromiche e conseguenti all'attività parlamentare in senso stretto». L'onorevole Milioto e la maggioranza ci vengono a dire che quelle interviste non rappresentano attività parlamentare in senso stretto. E ben difficilmente lo si sarebbe potuto dichiarare. Era impossibile! Tuttavia, ci si dice: siccome un anno dopo ne hanno parlato alla Camera, quelle dichiarazioni rappresentano attività prodromiche e conseguenti. Onorevole Milioto: o prodromiche o conseguenti!
Comunque, si tratterebbe di dichiarazioni prodromiche all'attività parlamentare (come se l'onorevole Previti avesse potuto sapere, uno o due anni prima, che si sarebbe parlato di lui e dell'Ariosto alla Camera dei deputati). Ma questo non muta la natura dei fatti.


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Un fatto successivo, meramente accidentale ed eventuale, cioè che alla Giunta delle autorizzazioni a procedere si sia parlato delle accuse gravi di corruzione nei confronti dell'onorevole Previti, non muta la natura della sua condotta, ossia la natura meramente privata della condotta di Previti.
Colleghi, dicevo prima che nella discussione e nella decisione odierna sono in gioco principi piuttosto importanti. Se noi seguiamo questa nuova e veramente singolare impostazione che oggi ci propongono l'onorevole Milioto e la maggioranza che lui rappresenta, succederà che in futuro, se mi alzo una mattina di cattivo umore, avendo la ventura di essere un parlamentare, litigo con la portinaia di casa mia e poi la insulto pure, in seguito non risponderò mai di questi miei insulti se solo avrò l'avvertenza, un mese dopo, un giorno dopo, anche uno o due anni dopo, di fare in modo che questo episodio venga citato alla Camera. Magari, lo farò io stesso, ne accennerò in Commissione, troverò il modo di far fare un'interpellanza, o magari l'interpellanza me la fa un'altra parte politica per chiedere conto del mio comportamento; oppure, farò in modo che se ne parli in Giunta per le autorizzazioni a procedere.
Dunque, si stabilisce che vi sono due categorie di cittadini; una è quella di coloro che possono insultare liberamente, anche per i loro fatti puramente privati, purché siano parlamentari e facciano in modo che dopo si parli o si accenni alla Camera di quel loro spiacevole incidente.
Non è qui in gioco l'insindacabilità delle opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni di parlamentare, non è qui in gioco la libertà di esercizio dei diritti politici di un parlamentare come tutelata in modo sacrosanto dall'articolo 68 della Costituzione. Se seguiamo l'impostazione della maggioranza, qui stiamo per sancire la libertà di insulto anche nei rapporti privati personali. Da parte di chi? Da parte dei parlamentari che sono poi capaci di portare questo tema in qualsiasi modo in Parlamento. Stiamo per sancire, se seguiamo l'impostazione della maggioranza, un intollerabile privilegio dei potenti in sprezzo a quanto la Corte costituzionale, ormai da alcun anni in modo costante (ricordato ieri anche dal Presidente Casini), ci sta insegnando. Disprezzo verso i cittadini, disprezzo verso la Corte costituzionale. Noi non crediamo che questa impostazione possa essere seguita (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ricordo che sono iscritti a parlare gli onorevoli Bielli, Fanfani, Mazzuca Poggiolini e Cola.
È iscritto a parlare l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, colleghi, poco fa, prima di affrontare la questione riguardante l'onorevole Previti, abbiamo votato su un'altra richiesta di insindacabilità riguardante l'onorevole Dell'Utri. Il mio gruppo e tutta l'Assemblea si sono espressi per l'insindacabilità. Parto da questa considerazione per sviluppare un ragionamento su cui, tra l'altro, invito anche gli altri colleghi a riflettere, perché su questioni di questo tipo credo sia giusto saper distinguere, analizzare il merito e poi prendere le decisioni con grande senso di responsabilità.
È giusto non avere pregiudizi e tanto meno avere atteggiamenti di ostilità verso nessuno. Credo che lo abbiamo dimostrato in quest'aula in altre occasioni, lo abbiamo dimostrato poco fa e lo abbiamo dimostrato quando, ad esempio, sono venute all'esame dell'Assemblea le vicende che hanno riguardato il ministro Gasparri o anche la stessa onorevole Mussolini. Quindi, abbiamo cercato sempre di discutere valutando il merito delle questioni: mi auguro che tutti facciano altrettanto.
Ma vorrei provare a far riflettere tutta l'Assemblea riguardo ad un elemento che è stato richiamato alla nostra attenzione dal Presidente della Camera. Il Presidente Casini ha fatto pervenire ai membri della Giunta per le autorizzazioni a procedere una lettera in cui ci viene chiesto di analizzare, di verificare con attenzione un dato. Molte delle decisioni che assumiamo,


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infatti, creano le condizioni che consentono ai tribunali di sollevare un conflitto di attribuzione e, spesso, accade che le sentenze della Corte costituzionale diano torto alle decisioni che vengono prese in quest'aula e ragione ai tribunali.
La lettera del Presidente Casini è da considerarsi rivolta a tutti i parlamentari; è sbagliato perdere continuamente nei confronti dei tribunali ed essere oggetto dei continui richiami della Corte costituzionale sull'abuso dell'istituto dell'insindacabilità. Vi è il rischio che una nostra giusta prerogativa ci possa essere sottratta in ragione degli errori che commettiamo. Ecco perché si tratta di una questione importante e delicata.
Per ciò che concerne il merito, poiché si tratta di cinque procedimenti accorpati, ci troviamo di fronte al fatto che quattro di questi procedimenti vengono esaminati prima di discutere in quest'aula sulla questione relativa alla cosiddetta teste Ariosto. Siamo di fronte ad un fatto che, in quest'aula, non ha avuto alcun riscontro. Quali sono i richiami che ci vengono rivolti dalla Corte costituzionale? L'insindacabilità, le nostre prerogative - che vanno salvaguardate - debbono avere una colleganza con l'attività parlamentare. In una vicenda come questa dov'è l'attività parlamentare? Si tratta di una vicenda che riguarda due personaggi. Vi è un imputato per reati che non hanno alcun riferimento al dato della politica: si parla di corruzione, di questioni che non riguardano la politica. Spesso, quando si parla di un parlamentare, si tende sempre a far riferimento alla politica. Se così fosse, avrebbe ragione l'onorevole Kessler quando afferma che, se si allargasse questo concetto, nel caso in cui si verificasse qualsiasi diatriba con un nostro vicino di casa, con chiunque si sentisse offeso e intentasse un procedimento contro di noi, potremmo sentirci colpiti perché facciamo politica, potremmo pensare che in questo modo si voglia colpire il nostro partito politico. Sarebbe un errore grave che non può essere accettato.
Si tratta di una vicenda privata e, come tale, va trattata. È una vicenda privata in cui le affermazioni rivolte contro l'Ariosto sono di una incredibile pesantezza. Si parla di un teste pagato, al soldo di qualche servizio, di un teste a cui vengono lanciati degli epiteti che in altre occasioni, in quest'aula, sarebbero stati stigmatizzati e impediti dalla Presidenza.
Per queste ragioni, perché vogliamo fare di questa questione una questione politica? Non ne ha interesse l'Assemblea, non ne ha interesse il Parlamento; invece, abbiamo interesse a fare in modo che su questioni di questo genere si possa utilizzare un giusto criterio per ciò che concerne il tema dell'insindacabilità.
Per queste motivazioni, con queste argomentazioni invito anche gli altri colleghi a prendere atto che un atteggiamento responsabile e non viziato da pregiudizi politici e di altro genere merita che questa Assemblea non approvi la proposta del relatore. Con quel tipo di proposta noi lederemmo le nostre prerogative che, fuori da quest'aula, sarebbero considerate privilegi.
I privilegi non sono mai un fatto positivo. Dobbiamo impedire che si diffonda nell'opinione pubblica l'idea che esprimiamo un voto in ragione di un atteggiamento «castale» perché ciò non aiuta nessuno. Pertanto, questo è il motivo per cui invito, con molta serenità, tutta l'Assemblea a prendere atto che siamo di fronte ad un dato che riguarda questioni fra privati; credo che in quest'aula le questioni tra i privati non possano essere considerate come attinenti alle prerogative parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, spero che l'Assemblea presti attenzione perché le censure mosse a questo ramo del Parlamento da parte della Corte costituzionale non riguardano esclusivamente la maggioranza o la minoranza o quella che è stata maggioranza o minoranza, ma tutti quanti e attengono ad un confronto serio tra quello che adesso


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stiamo facendo ed il rapporto tra istituzioni dello Stato. Affronto il problema con la stessa serenità ed imparzialità d'animo che, prima, mi ha permesso di consigliare all'intero gruppo di dichiarare un voto favorevole sull'insindacabilità dell'onorevole Dell'Utri e che, in altre occasioni, mi ha consentito di tenere lo stesso atteggiamento, anche nei confronti di altri parlamentari, compreso l'onorevole Sgarbi che mi sta ascoltando.
Con la stessa serenità d'animo vi dico che oggi non potete, di fronte all'opinione pubblica, esprimere un voto che è macroscopicamente, ripeto macroscopicamente - oserei dire in maniera villana - in contrasto con i principi fondamentali che, come più volte la Corte costituzionale ha insegnato, debbono essere propri dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo) nel momento in cui si affronta il problema della sindacabilità o meno.
In altri termini, il problema è se l'attività o le cose affermate dal parlamentare siano riconducibili o meno all'alta funzione che attiene al mandato popolare. In questo caso non vi è alcuna attinenza (non gli assomiglia nemmeno, potremmo dire) al problema della riconducibilità, di relazione concreta, del legame tra quello che è stato posto in essere, tra le dichiarazioni rese, all'interno di un processo penale, dall'onorevole Previti ed una qualsiasi funzione relativa al mandato parlamentare. Sfido qualsiasi persona, compreso il relatore che è stato costretto a scavalcare i limiti di questa discussione e ad entrare nel merito (non gli era consentito), per sostenere una causa insostenibile, a trovare un unico e piccolo aggancio che possa collegare le dichiarazioni rese dall'imputato Previti, all'interno del procedimento penale ed esclusivamente all'interno di quel procedimento, con una funzione parlamentare, anche indirettamente.
Se così non fosse, una mente raffinata, un giurista sottilissimo e finissimo del centrodestra, non di questa parte, non avrebbe, all'interno della Giunta, posto il problema di acquisire atti parlamentari che consentissero in qualche modo, seppure la difesa fosse estrema, il collegamento di ciò che era stato detto e fatto alla funzione parlamentare. Egli, infatti, si sarebbe reso conto che, in quelle condizioni, senza un materiale probatorio di supporto, non sarebbe stato assolutamente possibile sostenere la tesi dell'insindacabilità.
In sostanza, il nesso funzionale tra affermazione ed esercizio della funzione, che è ritenuto dalla Corte costituzionale indispensabile per poter accedere al giudizio di insindacabilità, in questa sede non è non dico ravvisabile, ma neanche ipotizzabile.
Siamo di fronte ad un rapporto processuale puro all'interno del quale, e solo all'interno del quale, si svolge una vicenda tra un imputato e un testimone; in relazione ad essa la funzione parlamentare non ha alcuna ingerenza e non può essere richiamata, se non altro per la grande dignità che questa funzione assume in ordine alla miseria della quale si è discusso all'interno di quel procedimento.
Vi invito quindi ad una riflessione che è la stessa alla quale ci ha richiamato, come veniva ricordato, il Presidente di questa Camera. Vi invito a riflettere in libertà di pensiero e autonomia della ragione. Voi potrete anche deliberare, con la forza dei voti, l'insindacabilità di colui che oggi è rimesso al nostro giudizio. Non potremmo però evitare che la Corte costituzionale, ancora una volta investita del conflitto di attribuzioni, esprima nei confronti di questa Assemblea un giudizio estremamente negativo, di incapacità assoluta di essere interprete dei principi costituzionali di fondo che regolano il nostro ordinamento. Sapete, onorevoli colleghi, su tredici decisioni di merito in ordine a conflitti di attribuzioni fra poteri dello Stato, quante volte la Corte costituzionale si è espressa dando torto al Parlamento e, in particolare, alla Camera dei deputati, coinvolgendo tutti noi in un giudizio negativo? Dieci volte su tredici! In sostanza, per dieci volte essa ha affermato che i parlamentari non sono stati all'altezza di svolgere la loro funzione, ovvero che essi hanno allargato eccessivamente le


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maglie della accondiscendenza, della disponibilità e del giudizio critico nei confronti dei propri colleghi.
Vi dico allora, onorevoli colleghi, che l'eccessivo allargamento del concetto di collegamento funzionale o di difesa dei colleghi, di legittima difesa dei colleghi, produce un fenomeno esterno duplice: in primo luogo, produce un fenomeno di censura da parte della giurisdizione superiore della Corte costituzionale nei termini gravissimi dei quali vi ho detto. Ciascuno di noi, richiamando quello che diceva l'onorevole Boccia nella giornata di ieri, si deve rendere conto che con tale comportamento ha prodotto un danno gravissimo, in termini economici, a questo ramo del Parlamento.
Il secondo fenomeno esterno è la censura del popolo che ritiene che l'insindacabilità si stia trasformando in un privilegio inammissibile. Concludo allora dandovi lettura, richiamando alla vostra attenzione il dovere di rispetto del dettato della Corte costituzionale, del passo contenuto nella sentenza n. 10 del 2000, in particolare nella parte in cui afferma che, se non avremo il coraggio e l'intelligenza, nonché la capacità di astrarci e di delimitare correttamente l'applicazione della prerogativa, questa si trasformerebbe in un privilegio personale, finendo per conferire ai parlamentari una sorta di statuto personale di favore - sono parole della Corte costituzionale - quanto all'ambito e ai limiti della loro libertà di manifestazione del pensiero, con possibili distorsioni anche del principio di uguaglianza e di parità di opportunità fra i cittadini nella dialettica politica. Ricordiamoci tutti che è ai cittadini, in ultima analisi, che dobbiamo rispondere (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario all'insindacabilità per le ingiurie rivolte dall'onorevole Previti alla signora Stefania Ariosto, per i tanti motivi fin qui detti e richiamati con dovizia di scienza e di competenza dagli onorevoli Mantini e Fanfani, ovvero perché non si tratta di opinioni relative al mandato parlamentare, garantite dall'articolo 68 della Costituzione, ma anche perché le ingiurie sono state continue e violente nei confronti di un testimone in un processo in atto: una persona coraggiosa che si è cercato di distruggere, di annientare sul piano della sua vita personale.
Da questa aula, come parlamentare, chiedo il rispetto dei principi costituzionali già richiamati, nonché quello del valore istituzionale che il Parlamento ha e deve sempre onorare.
Come donna, infine, chiedo un atto di riparazione minima, forse inutile per il risvolto concreto nella sua vita, nei confronti di chi ha dimostrato coraggio civile in un processo, e che sia anche indicativo di fronte a tutti coloro che intendono dimostrare coraggio civile in altri processi che potrebbero probabilmente toccare i potenti e che probabilmente si sentirebbero lesi, impauriti se addirittura l'organo parlamentare, rappresentativo del popolo italiano, desse loro torto e non li sostenesse in questo coraggio. Io chiedo un voto a favore di Stefania Ariosto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, dalla relazione di minoranza emergono due problemi. Il primo mi pare possa essere agevolmente bypassato ed è relativo alle dichiarazioni rese dall'onorevole Previti, in un'epoca successiva alla richiesta di autorizzazione all'arresto, che sarebbero coperte - e, in effetti, sono coperte - dall'insindacabilità, che è in re ipsa. D'altra parte, se qualcuno avesse delle idee contrarie, sarebbe smentito, per quanto riguarda coerenza, dal voto espresso nei confronti dell'onorevole Dell'Utri.
La seconda delle prospettazioni, invece, attiene alle tre dichiarazioni rese precedentemente,


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a cavallo tra il 1996 e il 1997. Le tesi in diritto che si pongono nella relazione sono due.
Innanzitutto, vi è il richiamo alle sentenze della Corte costituzionale. Mi permetto di dire che quelle sentenze sono richiamate impropriamente, perché la Corte costituzionale non si è mai espressa in modo univoco sulla necessità della stretta relazione con l'atto parlamentare - interrogazioni, interpellanze -, ma ha ampliato il campo d'azione e di copertura dell'insindacabilità anche al dibattito politico e parlamentare (politico, nel caso di specie). Ritengo che non si possa assolutamente, attraverso il richiamo alla Corte costituzionale, sminuire l'attività che la Giunta per le autorizzazioni a procedere svolge - e il Parlamento ratifica - attraverso la formazione di una sorta di giurisprudenza, che si è sempre espressa in un'unica maniera, nel senso di ampliare all'esterno, al dibattito politico, extra moenia, anche al di là della mera attività parlamentare, la copertura e, quindi, l'insindacabilità. È evidente che il problema potrà essere risolto solamente con una modifica dell'articolo 68 della Costituzione (sono state presentate proposte di legge ad hoc). Ma quello che ci interessa è verificare - e in questo non mi trovo assolutamente d'accordo con l'onorevole Fanfani e con l'onorevole Mantini - se nel 1996 e nel 1997 vi fossero o meno le condizioni per dire che le dichiarazioni dell'onorevole Previti erano connesse ad un dibattito politico e, in particolare, ad un dibattito parlamentare.
Ma devo io ricordare a voi che, prima delle elezioni del 1996, si verificò la famosa questione Ariosto e la famosa polemica che vide coinvolto l'onorevole Dotti - che poi non fu presentato -, e che si fece balenare il sospetto che quelle dichiarazioni potessero essere il frutto di uno stratagemma politico diretto a colpire Berlusconi? Dovrò io ricordare all'onorevole Fanfani - che non ne ha fatto cenno, avendo dato evidentemente scarsa attenzione alle dichiarazioni di Previti - che Previti, nel 1996, in una di queste dichiarazioni oggetto di contestazione disse (cito testualmente): «la testimonianza dell'Ariosto viene lanciata in pieno periodo elettorale ... per colpire, attraverso di me Berlusconi e Forza Italia»?
Non sono queste dichiarazioni che hanno una connessione con l'attività politica? È vero o non è vero che, in quest'aula, quando si è dibattuto di politica, questo argomento è stato discusso a lungo, anche in modo acceso e con contrasti fra le parti? Al di là delle interrogazioni parlamentari e di ogni attività parlamentare che ha riguardato singolarmente Previti, vi è quindi un motivo di connessione con l'attività parlamentare? Io ritengo assolutamente di sì!
Sono stati celebrati vari dibattiti, in cui si è parlato, in particolare, di questo argomento, quindi non si può negare ciò solo perché ci sono state dieci sentenze della Corte costituzionale di accoglimento del conflitto di attribuzione e, quindi, di soccombenza della Camera - peraltro, non con le motivazioni che sono state qui esposte, ma con motivazioni variegate -, perché vi sono altre sentenze che pongono il dibattito parlamentare come motivo di insindacabilità che, quindi, giustifica determinate dichiarazioni.
Ritengo - parlando in diritto, senza andare, assolutamente, di là di quello che deve essere il tema specifico di queste discussioni - che sussistano tutti i presupposti per deliberare l'insindacabilità, in quanto le dichiarazioni di Cesare Previti, precedenti al 1998, sono strettamente connesse all'esercizio dell'attività parlamentare. Per cui diciamo «sì» alla proposta (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, cari colleghi, siamo chiamati a verificare semplicemente se vi siano le condizioni per poter applicare ad un parlamentare, dopo le sue dichiarazioni, il primo comma dell'articolo 68 della nostra Costituzione. Credo che nessuno possa accusare noi socialisti di essere poco garantisti. Dovremmo,


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dunque, svolgere un ragionamento estremamente ampio, al fine di comprendere come, sotto le ali di alcune situazioni particolari, si siano compiuti degli sbagli e fatte delle considerazioni sicuramente negative.
Tuttavia, considerata la necessità, oggi, di discutere, con pacatezza, con responsabilità e soprattutto con estrema onestà, sulle affermazioni fatte dai parlamentari in varie circostanze (in questo momento, la discussione riguarda l'onorevole Previti), non possiamo dimenticare ciò che giustamente già è stato sottolineato da altri colleghi, e che, con molta ponderatezza ed estrema puntualità, il Presidente della Camera ha sottoposto alla Giunta per le autorizzazioni, per verificare attentamente - fornendo, quindi, delle risposte - le nostre considerazioni, in virtù anche di ciò che la Corte ha sottolineato.
Non credo che possano essere prese in considerazione le affermazioni, pur esse accalorate, simpatiche, forti, fatte dalla maggioranza con riferimento alla questione dell'onorevole Previti. Siamo abilitati a stabilire se quelle affermazioni rientrino nell'ambito dell'applicabilità del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. A noi, come deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani, pare che non rientrino in questo comma, per il semplice motivo che si tratta di fatti personali, che non attengono alla condizione di parlamentare e alle annesse prerogative. Debbono, dunque, essere valutati serenamente, nell'ambito della disciplina della fattispecie del reato di diffamazione, e non certamente all'interno di un dibattito parlamentare e politico.
Credo che questo ci debba caratterizzare, sia in questa circostanza sia in altre, perché non possiamo e non dobbiamo fare in modo che l'applicazione del primo comma dell'articolo 68 sia dettata dall'interpretazione. Dobbiamo costruire un sistema di regole nell'ambito delle quali quest'articolo possa essere applicato, e su quelle regole dobbiamo dare delle risposte chiare, affinché l'esercizio delle funzioni del parlamentare sia definito, e non si creino le condizioni - come giustamente affermavano i colleghi Fanfani e Bielli - di disparità e disuguaglianza tra il cittadino ed parlamentare in quanto tale.
Ecco perché, come socialisti democratici italiani, riteniamo che, come abbiamo votato, con estrema onestà e convinzione, per l'insindacabilità di altri parlamentari - non ultimo, l'onorevole Dell'Utri - allo stesso modo vi rivolgo questo invito, per evitare che vi siano delle discrasie tra le nostre decisioni e quello che la Corte afferma (ed è giusto sottolinearlo); per dieci volte, colleghi, la Corte ha affermato che abbiamo abusato.
Credo che questo momento debba costituire, per tutti, l'occasione per un'approfondita riflessione: dobbiamo farla se vogliamo veramente costruire qualcosa in quest'aula nella quale si rivendicano il diritto all'uguaglianza e il valore dell'unità della nazione.
In conclusione, con molta tranquillità, invito i colleghi della maggioranza a fare in modo che non abbiano la meglio, in questa situazione, valutazioni e fatti politici, ma prevalgano considerazioni oggettive, affinché si possa applicare, con estrema serenità e, oserei dire, anche con estremo rigore, il comma 1 dell'articolo 68 della Costituzione.
Per questi motivi, noi Socialisti democratici italiani voteremo per la sindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Previti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei, e non vorrei, premettere che questo mio intervento non investe in alcun modo la mia responsabilità di Governo: si tratta di un intervento totalmente interno al Parlamento (Commenti del deputato Mazzarello).
L'onorevole Vito si è preoccupato che non vi fosse la possibilità di scindere le due funzioni in una persona e che, quindi, in quanto destinata al Governo, questa fosse destinata al silenzio nel Parlamento di cui fa parte. Non condivido questa


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posizione e parlo in nome del principio delle prerogative, non dei privilegi, di questo Parlamento rispetto alla parola.
Apprezzo la tranquillità con la quale gli amici Bielli e Di Gioia hanno proposto interventi strettamente relativi ai rapporti tra l'articolo 68 (e l'interpretazione che ne ha prevalentemente dato quest'Assemblea) ed i rilievi della Corte costituzionale, della quale sono stato, come tutti sanno, oggetto di osservazione privilegiato, al punto che, dopo che quest'Assemblea aveva espresso un voto, la Corte lo ha annullato; e, proprio all'epilogo della vicenda alla quale mi riferisco, sono stato condannato a pagare la somma di 52.000 euro (più di 120 milioni!), e non so a quant'altro, per avere detto alla signora di cui si parla: cortigiana.
Nell'aulica scelta della parola, vi era il riferimento alla frequentazione della «corte» dell'onorevole Berlusconi, dell'onorevole Previti, dell'onorevole Dotti, con una letterale definizione...

MAURA COSSUTTA. Proprio come te!

VITTORIO SGARBI. ...come me? Certamente! - È come parte di voi rispetto ai vostri padroni! Li avete anche voi i padroni (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Avete portato ossequio a regimi sanguinari per molti anni (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

GABRIELLA PISTONE. Ma che stai dicendo!

VITTORIO SGARBI. ...avete frequentato Ceausescu con grande disponibilità. Quindi, non dimentichiamo il passato!
Avete posto, compresa te, Pistone (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

VITTORIO SGARBI. ...la vostra ammirazione nei confronti di Fidel Castro, il quale tiene i dissidenti in galera (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi!

MAURA COSSUTTA. Sei sempre fuori tema!

VITTORIO SGARBI. In galera, in galera li tiene!

MAURA COSSUTTA. Quando sei in difficoltà, vai fuori tema! Vergogna!

VITTORIO SGARBI. Questo avete fatto! La vostra ammirazione per Castro (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Quindi, non parliamo di padroni: alla corte di Castro siete stati e continuate ad esserlo! Allora, non parliamo di corti ...

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Violante, mi scusi, ma adesso sta parlando l'onorevole Sgarbi e deve finire di parlare. Lei interverrà dopo, appena il collega avrà finito. Però, cerchiamo di far parlare i colleghi (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani - Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo vengono lanciate delle monete in direzione del deputato Sgarbi - Vive proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).


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SERGIO COLA. Vigliacco! Ti vergogni! Perché non vieni fuori?

DONATO BRUNO. Vigliacco!

PRESIDENTE. Cosa è successo? Onorevoli colleghi, non so chi sia stato a compierlo, ma si tratta di un gesto inqualificabile!
Sospendo la seduta.

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