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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 1137 sezione 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Trantino. Ne ha facoltà.
ENZO TRANTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il suo consenso vorrei, a fini di speditezza e di concretezza, tenere conto dell'indicazione presidenziale testè riferita, vale a dire di quella relativa alla definizione per capitoli degli argomenti che riguardano la materia che dobbiamo trattare.
Al fine di non rientrare più in questa discussione, vorrei ricapitolare i temi della discussione su due versanti: quello che attiene alla soppressione delle sezioni specializzate e quello relativo alla nuova disciplina del falso in bilancio.
Sul primo argomento intendo riferirmi ad una osservazione, vale a dire al fatto che l'opposizione è stata colta in mora, in quanto, evitando dignità di argomento ad ipotesi di baratto che non intendo prospettare, sulla presenza delle sezioni specializzate occorrerà sicuramente - e su questo convengo - nell'immediato futuro, che la parte giurisdizionale del provvedimento di riforma venga recuperata e approfondita, con l'auspicio di introdurvi anche l'istituto della partecipazione di tecnici esterni nelle necessarie sezioni specializzate, come avviene per altre sezioni della giurisdizione ordinaria (sezioni agrarie, tribunale dei minori). Questa soluzione appare in grado di garantire un ulteriore contributo di professionalità e di preparazione tecnica alla trattazione di questioni che solo un ordinamento sclerotizzato può continuare a collocare sullo stesso piano di questioni giudiziarie marginali e, comunque, meno significative delle problematiche societarie.
Non è possibile farsi condizionare da gruppi di dissuasori occulti, interessati solo a coltivare un'inaccettabile cultura di pigrizia e di permanente retroguardia. Non è ulteriormente tollerabile ignorare le istanze di larga parte del mondo produttivo, che attende risposte precise e rapide nelle proprie istanze di giustizia, in materia societaria e fallimentare.
Si chiede certezza del diritto ed è questa la traccia che anch'io perseguirò
nella breve illustrazione del secondo argomento. Coerente è, perciò, l'esorcizzazione del falso tema del cosiddetto falso in bilancio nella mutazione della topografia penalistica, in quanto lo spostamento da reato di pericolo a reato di danno sembra sia stata la pietra che ha sconvolto l'ordinato evolversi della discussione. Allora, mi permetto di dire che la preoccupazione appare solo negoziale: da un lato, il tema cooperativistico, dall'altro, il tema penalistico. Se fosse diversa, vale a dire solamente tecnica, sarebbe almeno eretica, perché dal 1500 a Carrara, per parlare dei giganti tra i nostri trattatisti - e credo che, per questioni temporali, nessuno possa essere sospettabile di essersi iscritto alla Casa delle libertà -, abbiamo un istituto modellato, che è il cosiddetto falso innocuo, che richiama l'applicazione - lo dico ai giuristi, ma perché gli altri vi approfondiscano l'interesse, se credono - del principio previsto dall'articolo 49 del codice penale, che non lo rende reato suscettibile di possibilità incriminatrice, in quanto lo definisce proprio reato impossibile.
Non tutte le difformità dal vero costituiscono reato. Noi sappiamo, per essercene occupati anche nella prassi oltre che nella dottrina, che vi è il falso superfluo, cioè il falso che cade su un atto assolutamente incapace di influire sulla formazione di una decisione processuale o extraprocessuale, e che vi è il falso grossolano, cioè quello del tutto inidoneo a trarre in inganno chiunque, sì da porsi come specifica espressione del principio generale in base al quale non esiste reato quando il mezzo sia assolutamente inidoneo. Pensiamo al bollo per i diritti automobilistici che venga esposto con falsificazione grafica, in modo vistoso e grossolano, che rappresenta un falso non suscettibile di sanzione penale, in quanto non suscettibile di procedimento penale.
L'istituto del falso innocuo, signor Presidente, non costituisce una novità inventata dalla Casa delle libertà per salvare qualcuno o qualche azienda, ma è radicato tra gli istituti principali del diritto penale. Il falso innocuo non consente assolutamente di essere definito una novità e, soprattutto, una novità mirata: nel caso di specie, infatti, ci troveremmo a fare i conti con un'ignoranza del tema che sarebbe - questa sì - grossolana e non innocua e colpirebbe l'intelligenza dell'interprete, in quanto il falso innocuo esiste da quando esiste il reato e, quindi, almeno da 500 anni.
In conclusione, signor Presidente, credo che lo scandalo stia nello scandalizzarsi, il resto sarebbe opportuno affidarlo al silenzio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sta bene, l'emendamento Pecoraro Scanio 2.42 si intende riferito all'articolo 1. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI commissione. Signor Presidente, per semplicità, esprimo il parere contrario della Commissione su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 1, ad eccezione dei casi che mi appresto ad elencare.
Sugli identici emendamenti Santagata 1.73 e Benvenuto 1.8 e sull'emendamento Sergio Rossi 1.39 la Commissione formula un invito al ritiro; in caso di mancata adesione all'invito al ritiro, la Commissione esprime parere contrario.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Frigato 1.127 e Pecoraro Scanio 1.128.
Sugli identici emendamenti Santagata 1.113 e Pecoraro Scanio 1.114, la Commissione formulerebbe un invito al ritiro e, in caso di mancata adesione all'invito, esprimerebbe parere contrario. Tuttavia, trattandosi di materia interna al Governo, la Commissione si rimette al parere del Governo.
Signor Presidente, vorrei esprimere in questa sede il parere anche sull'emendamento Pecoraro Scanio 2.42, perché, pur trattandosi di una proposta emendativa
riferita all'articolo 2, troverebbe una migliore collocazione nell'ambito dell'articolo 1. Dunque, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Pecoraro Scanio 2.42, se riferito all'articolo 1 e riformulato.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la invito a segnalarmi, nel corso della votazione delle proposte emendative riferite all'articolo 1, il punto in cui propone di collocare l'emendamento Pecoraro Scanio 2.42.
In relazione agli identici emendamenti Santagata 1.113 e Pecoraro Scanio 1.114, trattandosi di emendamenti non segnalati dai gruppi, il problema non si pone. Comunque, prendiamo atto del parere espresso dalla Commissione.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, io non so quali siano gli emendamenti segnalati dai gruppi. Tuttavia, proporrei, se possibile, di recuperare gli emendamenti non segnalati sui quali la Commissione abbia espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il Governo?
MICHELE GIUSEPPE VIETTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è sostanzialmente conforme a quello espresso dal relatore.
Per quanto attiene agli identici emendamenti Santagata 1.73 e Benvenuto 1.8, il Governo apprezza lo spirito che ispira la presentazione di queste proposte emendative ad un articolo che intende disciplinare l'impresa non lucrativa di utilità sociale (INLUS). Tuttavia, essendo in corso di presentazione un disegno di legge organico dell'intera materia del libro I del codice civile, il Governo ritiene che quella sia la sede naturale in cui collocare questa previsione normativa. Questo disegno di legge è già in fase avanzata di elaborazione, all'esito di una commissione di studio presieduta dal presidente Rovelli. Pertanto, il Governo si associerebbe all'invito del relatore di chiedere ai presentatori il ritiro; eventualmente, i presentatori potrebbero trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che potrebbe essere apprezzato positivamente.
Sugli identici emendamenti Santagata 1.113 e Pecoraro Scanio 1.114, fermo restando che il Presidente fa presente che non sono stati segnalati dai gruppi, ove dovessero essere messi in votazione il parere del Governo è favorevole. Si tratta di introdurre il concerto, non solo del ministero dell'economia, ma anche del ministero delle attività produttive.
Per quanto riguarda gli identici emendamenti Frigato 1.127 e Pecoraro Scanio 1.128, il parere è favorevole.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere di aggiungere la mia firma all'emendamento Pecoraro Scanio 2.42, accedendo alla richiesta del relatore di riferirlo all'articolo 1, anche se il relatore, per il momento, non ha ancora specificato a quale punto dell'articolo 1 vada riferito. Comunque accetto la proposta, dopo aver aggiunto la mia firma.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cento 1.1 e Pisapia 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, colleghi, mi soffermerò un po' più a lungo sul mio emendamento 1.6 perché è di carattere abrogativo, ma vi assicuro fin d'ora che su altri emendamenti sarò più breve e tendenzialmente cercherò di intervenire il meno possibile, se non quando lo riterrò strettamente necessario.
Si tratta di un emendamento abrogativo dell'articolo 1, il quale prevede la legge delega al Governo per la riforma del diritto societario. Sono diverse le ragioni di carattere giuridico, politico e di merito,
per cui siamo a favore dell'abrogazione di questo articolo. Mi limiterò ad indicarne alcune, anche per il limitato tempo a disposizione del nostro gruppo, con una promessa, che mi sembra doverosa nei confronti dei colleghi tutti, anche per alcune polemiche giornalistiche di questi giorni. A me, personalmente, in questa sede, non interessa se un determinato provvedimento legislativo, qualunque esso sia, possa determinare vantaggi rispetto a singole posizioni processuali. Mi interessa valutare se quel provvedimento sia giusto o sbagliato, se venga approvato nell'interesse della collettività o nell'interesse dei pochi.
Ebbene, non vi è dubbio che questo provvedimento, contrariamente a ciò che è specificato nella relazione governativa, è rivolto all'interesse di pochi, contrasta con gli interessi collettivi, è sbagliato e sortirà effetti opposti a quelli voluti.
Innanzitutto, viene eliminato ogni accettabile livello di trasparenza, controllo ed adeguata tutela nei confronti dei soci minori, dei creditori, degli investitori, dei dipendenti, di tutto il mercato e della collettività.
Ritengo profondamente errato che, su un tema così delicato e complesso, si legiferi attraverso lo strumento della delega espropriando il Parlamento delle proprie prerogative, ed i cittadini dalla possibilità di controllo.
Una delega a maglie larghe avrà come conseguenza che l'esecutivo - non quindi il Parlamento - sarà in grado di determinare le regole attraverso le quali, di fatto, si finirà per eliminare i controlli sulle società nonché lo scopo sociale delle cooperative.
Di fronte ai gravi e urgenti problemi della nostra giustizia civile e penale, questo non è sicuramente un provvedimento che può restituire efficienza, celerità e garanzia alla nostra giustizia. Mi dispiace non sia presente il ministro Castelli perché questo provvedimento è in antitesi con quanto dichiarato dal ministro stesso nel corso dell'intervento programmatico in Commissione giustizia.
Il ministro Castelli ha detto e ripetuto che nell'anno 2002-2003 e nei prossimi anni intende attuare una riforma organica dei quattro codici: il codice penale, il codice di procedura penale, il codice civile ed il codice di procedura civile.
Come è possibile - vi chiedo - fare adesso un intervento organico su alcune parti della normativa penale e civile, quando fra non più di un anno il Governo ritiene di intervenire organicamente su queste norme, sulla complessità delle norme, creando di fatto...
PRESIDENTE. Onorevole Pisapia, si avvii a concludere.
GIULIANO PISAPIA. ...una situazione per la quale, quando la riforma - o controriforma - sul diritto societario entrerà in vigore, immediatamente dovrà essere sostituita dai nuovi codici.
Signor Presidente, mi conceda un'ultima considerazione. In questo provvedimento, che oltretutto contrasta con il principio da tutti accettato relativo alla riserva di codice, si introducono delle sanzioni che contrastano profondamente con il principio di eguaglianza e con quanto l'attuale maggioranza ha approvato nella scorsa legislatura.
Nella scorsa legislatura voi avete approvato norme che prevedevano pene fino a sei anni e addirittura fino a dieci anni in caso di aggravanti per chi rubava una mela.
Signor Presidente, sugli altri emendamenti mi sono già impegnato ad intervenire brevemente o addirittura a non intervenire, cerco solamente di fare un riassunto sul non limitato complesso di emendamenti che ho presentato.
Ebbene, voi avete approvato delle norme che aumentano sensibilmente le pene per chi ruba una mela per fame, come dicevo in precedenza. Oggi create un'amnistia di fatto per coloro che creano danni notevoli all'economia del nostro paese, danneggiando soprattutto gli imprenditori onesti.
Credo che una riforma su questa materia avrebbe dovuto sancire la possibilità
di far leva su una maggiore flessibilità e libertà d'impresa, ma solo se quest'ultima fosse stata - ed in questo provvedimento non vi è traccia di questo! - accompagnata da un rafforzamento della trasparenza, dall'evidenza delle responsabilità - che non sono compatibili con il conflitto di interessi -, dalla chiarezza delle regole e dal rigore della loro applicazione.
Ecco perché chiedo l'approvazione dell'emendamento abrogativo dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.
ROBERTO PINZA, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo rapidamente solo per dire che la differenza principale tra il testo proposto dal Governo e quello originario risiede nel fatto, a parte la questione relativamente modesta per ciò che riguarda il termine entro il quale si devono esprimere le Commissioni, che salta la parte giurisdizionale.
Questa delega che aveva un impianto molto logico (poiché non si tratta di delega con la quale mettere a posto un pezzettino di una norma qualsiasi ma con la quale revisionare l'impianto societario) si basava su tre pilastri: l'aspetto civilistico, l'aspetto penalistico e l'aspetto giurisdizionale. Con il testo proposto l'aspetto giurisdizionale salta per aria. Mancano tutte le norme di chiusura. Ciò lo dico affinchè il Governo abbia alcuni ripensamenti in merito, perché se il testo viene approvato in tale maniera, identificandosi così l'oggetto della delega, qualunque ripensamento in corso dei lavori parlamentare sull'introduzione di norme giurisdizionali non è più possibile. Invito quindi la maggioranza a riconsiderare il problema.
Inoltre, mentre il testo Mirone aveva inevitabilmente e giustamente l'appoggio di tutti noi, perché aveva un'impalcatura logica, non altrettanto può averla nel momento in cui viene, invece, eliminata ingiustificatamente - diciamo la verità - la tutela giurisdizionale (si sarebbe potuto infatti ragionare su come attuare la tutela giurisdizionale ma non discutere se eliminarla o meno); il testo quindi non può avere il consenso che aveva invece la sua formulazione originaria. Ciò vale per tutto.
La ragione per la quale non abbiamo proposto il testo Mirone come testo alternativo è che si tratta di un testo all'interno logico e coerente, ma amputando qua e aggiungendo là, il risultato che viene fuori è un testo - come vedremo mano a mano - non solo non convincente in tanti punti ma soprattutto incoerente al suo interno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cento 1.1 e Pisapia 1.6, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 432
Astenuti 44
Maggioranza 217
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo dei relatori di minoranza, onorevole Pinza e onorevole Finocchiaro, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisapia 1.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Santagata 1.73 e Benvenuto 1.8.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Santagata 1.73 se accettino l'invito al ritiro.
MARIO LETTIERI. No, signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento Santagata 1.73, di cui sono cofirmatario, e chiedo di parlare per esporne le ragioni.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qualcuno potrebbe pensare che il numero eccessivo degli emendamenti presentati avesse lo scopo di ritardare la discussione su un argomento così serio. Abbiamo già esposto in sede di discussione sulle linee generali le preoccupazioni per gli effetti negativi che tale provvedimento, stravolto dalla maggioranza in sede di Commissione - e in questa Assemblea si comincia a dare prova della stessa condotta - avrà sulla crescita delle nostre società, di quelle sane. Sono 400 mila in Italia le società a responsabilità limitata e le società per azioni che avrebbero bisogno di essere liberate da troppi vincoli e di avere una autonomia vera nella propria vita interna.
L'obiettivo politico che si è inteso perseguire è semplicemente ed esclusivamente quello di penalizzare, da un lato, il mondo della cooperazione e, dall'altro, quello di ridimensionare il reato di falso in bilancio. Credo che ciò abbia indotto ad un non sereno esame del testo Mirone, che aveva raggiunto, come ricordato poc'anzi, l'equilibrio necessario. Manteniamo pertanto l'emendamento specificamente presentato all'articolo 1, invitando i colleghi ad esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, accetta l'invito a ritirare il suo emendamento 1.8?
GIORGIO BENVENUTO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, il relatore aveva già chiesto il ritiro dell'emendamento 1.8 in Commissione; emendamento che era stato presentato anche dal capogruppo di Forza Italia in Commissione finanze. Insistiamo per la votazione, trattandosi di fare in modo che il Governo, nel quadro del riordino della disciplina del diritto societario, affronti e risolva anche il problema relativo alla disciplina dell'impresa non lucrativa di utilità sociale, ovvero delle INLUS.
Su questo aspetto vi sono state sollecitazioni importanti nel corso della passata legislatura. È importante pertanto che su tale aspetto vi sia una decisione, dal momento che si tratta di prevedere che le INLUS possano essere esercitate da persone giuridiche di cui al libro primo del codice civile e che ad esse possono partecipare persone fisiche, giuridiche private, persone giuridiche pubbliche, amministrazioni dello Stato.
Si tratta di dare ordine ad una situazione tumultuosa ma in grande sviluppo per quanto concerne attività che hanno obiettivi filantropici, educativi, scientifici, sociali, umanitari, sportivi, familiari, culturali e artistici. Si tratta inoltre di risolvere questioni aperte che rappresentano una grande difficoltà per la attività meritoria delle INLUS.
In particolare, si tratta di permettere che il Governo, attraverso l'esercizio di
questa delega, possa prevedere che l'attività d'impresa esercitata strumentalmente agli scopi istituzionali non costituisca utilità commerciale, non comporti la decadenza dell'INLUS da ente non commerciale e che ciò valga, come più volte sollecitato, ai fini tributari. Infine, occorre che venga previsto, insieme a tutta un'altra serie di precisazioni contenute nell'emendamento proposto, il divieto di distribuzione di utili, risorse, frutti o quote di patrimonio ad amministratori partecipanti, collaboratori e dipendenti.
In sostanza, è fondamentale che vi sia una decisione che tenga conto e che permetta alle INLUS di operare senza contrasti di interpretazione e senza una legislazione che fino ad oggi ha rappresentato un obiettivo ostacolo al loro sviluppo.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere gli emendamenti Santagata 1.73 e Benvenuto 1.8, nonchè invitare l'Assemblea ad approvarli. Mi sembra infatti che il Governo abbia motivato l'invito al ritiro con l'argomentazione secondo cui si intende proporre una disciplina normativa su tale materia.
Poiché però gli emendamenti dei colleghi Santagata e Benvenuto attribuiscono una delega al Governo per adottare disposizioni legislative in tale materia, mi sembra che esprimere un voto favorevole su questo emendamento - che il collega Benvenuto ha ricordato essere stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia in Commissione finanze - sia un modo per dare al Governo la possibilità di disporre con decreto legislativo, una volta approvata la legge di delegazione, la normativa a riguardo in tempi adeguati e certi. Mi parrebbe pertanto opportuno esprimere un voto favorevole in ordine all'emendamento in questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei solamente chiedere ai colleghi della maggioranza di valutare fino in fondo la motivazione con la quale il Governo ha chiesto di ritirare l'emendamento Santagata 1.73 e di trasfonderne eventualmente il contenuto in un ordine del giorno. Sono costretto a ripetere - poiché lo condivido fino in fondo - quanto ha detto poco fa il collega Boato: la richiesta del Governo mi sembra motivata in maniera debole. Infatti, il Governo motiva il suo invito al ritiro con il fatto che sta predisponendo un testo specifico per la materia. Tuttavia, mi sembra che, nel momento in cui conferiamo una delega al Governo, noi manteniamo o meglio allarghiamo il quadro nel quale invitiamo l'esecutivo ad intervenire. Quindi, se vi stanno a cuore le nuove forme di partecipazione alla vita economica, mi pare che il quadro delle INLUS sia davvero una delle nuove realtà emergenti nel tessuto sociale ed economico e che, pertanto, scardinarlo con una legge che riguarda il comparto economico senza tener conto di questa nuova attività e di queste nuove iniziative, mi pare qualcosa che non guardi complessivamente alla realtà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire su questo argomento perché è di grandissimo rilievo ed è anche molto atteso dal paese, poiché riguarda - come già diceva il presidente Benvenuto - attività (di carattere sportivo, filantropico, scientifico, culturale e di valorizzazione del patrimonio) che hanno una domanda forte a cui bisognerebbe dare una risposta.
Non sembri singolare la proposta dello strumento della delega al Governo, poiché ci sembrerebbe giusto dare una risposta positiva in questo senso in tempi rapidi e, per questo motivo, insistiamo per la votazione dell'emendamento Benvenuto 1.8.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Santagata 1.73 e Benvenuto 1.8, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 515
Astenuti 7
Maggioranza 258
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 288).
MAURO AGOSTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Ritiro il mio emendamento 1.7.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frigato 1.102, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 291).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisapia 1.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, il mio emendamento intende razionalizzare i nostri codici e la nostra legislazione. La legge delega - nel testo licenziato dalle Commissioni - prevede che nel codice civile vi siano norme penali.
Nel contempo, il ministro prevede una modifica del codice penale e civile in tempi brevissimi. Allora, forse, varrebbe la pena proporre, relativamente alle norme societarie, un testo unico che comprenda tutte le regole penali, civili, amministrative e giurisdizionali che riguardano il diritto societario e di altro carattere.
In questo senso va il mio emendamento 1.33, di cui chiedo l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare l'importanza di questo emendamento che, in qualche modo, ci richiama ad un problema che successivamente affronteremo: riguarda la necessità del coordinamento con la disciplina della crisi d'impresa. Poiché, ovviamente, stiamo facendo una riforma che riguarda il diritto societario in senso stretto, quindi la parte civilistica e penale - ed io mi auguro anche la parte giurisdizionale - è evidente che, a conclusione di questo lavoro, sarebbe necessario comunque affrontare anche gli aspetti della crisi d'impresa. Sarebbe giusto, allora, seguire l'indicazione che offre il collega Pisapia di inserire tutto ciò all'interno di un testo unico.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo per dire che l'esigenza fatta presente dall'onorevole Pisapia e dall'onorevole Agostini è coperta, a mio avviso, dall'accettazione che le Commissioni hanno preannunciato dell'emendamento Pecoraro Scanio 2.42 che chiede di novellare il codice civile per questa
materia. Quindi, se i colleghi non lo ritirano, il parere è contrario su questo emendamento, ma sarebbe favorevole sulla proposta di inserire queste modifiche nel codice civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.
ROBERTO PINZA. Signor Presidente, la proposta dell'onorevole Pisapia è di grande buonsenso e non è superata dall'osservazione del collega La Malfa il quale parla di una novella del codice civile. L'onorevole Pisapia parla, invece, di un testo unico che riguardi tutta materia societaria e, quindi, taglia attraverso i vari settori. È una proposta di grandissimo buonsenso legislativo di andare verso un testo di facile consultazione. Con la prima votazione vi siete preclusi la possibilità di operare sulla giurisdizione. Adesso vi preclude anche la possibilità di fare un testo unico nell'interesse di tutti. Ma perché opporsi? Vi invito, invece, ad accogliere la proposta contenuta nell'emendamento dell'onorevole Pisapia che è rivolta alla tutela dei terzi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisapia 1.33, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 280).
Prendo atto che l'onorevole Sergio Rossi ha ritirato il suo emendamento 1.39.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, ritengo che la riformulazione proposta si debba collocare a questo punto. L'onorevole Boato voleva conoscere quale fosse. Si tratta di aggiungere alla fine del comma 2, dell'articolo 1, le seguenti parole: «novellando, ove possibile, le disposizioni del codice civile».
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accolgano la riformulazione proposta dal relatore.
MARCO BOATO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che l'emendamento Pecoraro Scanio 2.42 diventa Pecoraro Scanio 1.200.
Mi sembra che l'emendamento, come riformulato, raccolga il favore generale.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento Pecoraro Scanio 1.200 (ex Pecoraro Scanio 2.42), nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 518
Votanti 509
Astenuti 9
Maggioranza 255
Hanno votato sì 502
Hanno votato no 7).
Prendo atto che non ha funzionato il dispositivo di voto dell'onorevole Campa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Santagata 1.113 e Pecoraro Scanio 1.114, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 502
Astenuti 7
Maggioranza 252
Hanno votato sì 501
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Frigato 1.127 e Pecoraro Scanio 1.128, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato sì 492
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 1.134.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, l'emendamento che ci accingiamo a votare tenta di riportare nei lavori delle Commissioni competenti l'espressione di un parere motivato. Così era previsto nell'originario disegno di legge e noi siamo dell'idea che, su una materia di tale complessità e delicatezza, le Commissioni debbano operare, magari rinunciando ad allungare i tempi, in termini chiari e motivati. Pertanto, annuncio il nostro voto favorevole.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. A questo proposito, signor Presidente - non ho partecipato ai lavori e quindi può darsi che mi sbagli -, volevo porre alla Commissione la seguente domanda: avendo eliminato il riferimento alle Commissioni competenti, chi esprimerà il parere sullo schema di decreto legislativo? Lo esprimerà l'Assemblea? Più specificamente, essendo stato eliminato il riferimento al parere delle Commissioni permanenti e non essendo stata prevista una Commissione speciale, vorrei sapere quale soggetto esprimerà il parere.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, onorevole Violante, il Comitato per la legislazione, con parere unanime, ha chiesto di togliere il riferimento alle Commissioni e di fare un riferimento alle Camere, anzi al Parlamento, intendendosi con ciò, ovviamente, che, quando il Governo presenterà i decreti legislativi, il Parlamento li assegnerà alle Commissioni competenti. Quindi, ci siamo limitati ad accogliere una proposta unanimemente avanzata dal Comitato per la legislazione.
LUCIANO VIOLANTE. Non so se sia proprio così, onorevole La Malfa...
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Signor Presidente, vorrei ricordare che la discussione
svoltasi in Commissione a proposito dell'emendamento che è stato poi approvato ha attraversato due fasi: nella prima è stata valutata l'opportunità o meno di lasciare l'aggettivo «motivato»; intervenendo, ricordai che nella scorsa legislatura la Giunta per il regolamento aveva affrontato la questione relativa all'inadeguatezza rispetto alla complessità ed alla quantità delle materie oggi affidate al sistema della legge delegata: tale inadeguatezza consiste nel fatto che il sistema consente l'espressione di un parere alle Commissioni competenti di Camera e Senato, ma non obbliga il Governo a recepirlo, se non nel caso in cui entrambi i pareri siano assolutamente conformi.
Persa la battaglia sul «motivato» parere, il parere del Comitato per la legislazione, che voleva eliminare il riferimento alle Commissioni, in virtù - ritengo - di una scelta, di una formulazione che pareva non essere fortemente sostenuta - alludo alla necessità di riferirsi soltanto ai due rami del Parlamento -, in realtà pone il problema che l'onorevole Violante ha testè sollevato.
Ed è un problema che aveva condotto alcuni di noi a sostenere che non sempre ciò che il Comitato per la legislazione asserisce è conforme alla prassi, al buonsenso, all'utilità della migliore lettura del testo e via dicendo; in questo caso soprattutto perché attiene ad una questione che è di non poco momento, una questione non formale, una questione sostanziale che attiene - come dicevo prima - all'inadeguatezza del nostro sistema rispetto all'uso sempre più frequente della legge delegata e alla perdita di potere del Parlamento nei confronti dell'esercizio della funzione legislativa, che è eccezionale nella previsione originaria della Costituzione, da parte dell'esecutivo. Quindi, il problema posto dall'onorevole Violante ha corrisposto ad una discussione all'interno della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, sono stato relatore nel Comitato per la legislazione su questo provvedimento. Abbiamo rilevato, in seno al Comitato per la legislazione, che la formulazione più corretta, che deriva anche dalla circolare dei Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio dei ministri sulla formulazione tecnica dei testi legislativi del 2001, prevedeva appunto la non individuazione dell'organo parlamentare competente ma soltanto la trasmissione dell'atto al Parlamento, perché poi non si andava ad incidere su un organo costituzionale. Quindi, abbiamo recepito questa direttiva del 2001 dei Presidenti delle Camere e del Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per ribadire l'opportunità dell'emendamento volto a reinserire il termine «motivato». Non è una questione assolutamente secondaria, è una questione di impianto costituzionale. Siamo in presenza di una legislazione delegata ed è del tutto evidente che, nel momento in cui il provvedimento torna in l'Assemblea per l'espressione del parere, il Parlamento, indipendentemente dal fatto che si debbano esprimere le Commissioni o l'Assemblea, debba esprimere un parere motivato anche in ordine all'eventuale eccesso di delega in cui fosse incorso il Governo. Quindi, il parere deve essere motivato per una ragione di opportunità, motivato ed insisto per l'accoglimento dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, nel momento in cui il Parlamento dà una delega il Governo, anzi dà più deleghe al Governo su materie che devono essere regolate, è abbastanza corretto e giusto che il Parlamento abbia anche la possibilità
di verificare quello che accade o attraverso le indicazioni delle Commissioni oppure attraverso direttamente l'Assemblea.
È una prassi che è stata seguita regolarmente durante le legislature passate; il Parlamento cioè ha sempre avuto la possibilità di controllare ed anche di indicare dove l'opinione del Governo non abbia sufficientemente risposto ai criteri di delega.
Non si capisce perché sia stata tolta la parola «motivato» o, meglio, ciò induce il timore che la mancanza di motivazione porti il Parlamento semplicemente a dire sì o no al testo indicato dal Governo. Questo sembra un errore e anticipo, anche rispetto agli emendamenti che anch'io ho presentato, che le Commissioni e il Governo hanno una ampia facoltà di esprimere con un altro termine il modo in cui le Commissioni possono dare il parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare la bontà dell'emendamento proposto da me e dagli altri colleghi, perché la necessità di fare esplicito riferimento alle Commissioni competenti e la necessità di pretendere un motivato parere dalle stesse mi pare emerga dal dibattito anche questa sera, come già in Commissione. Il presidente La Malfa ha correttamente riferito sul fatto che il Comitato per la legislazione aveva espresso parere unanime circa l'inopportunità del suddetto inserimento, ma noi in Commissione ribadimmo la nostra posizione ed anche gli interventi dei colleghi mi pare vadano in questa direzione.
Inviterei tutti i colleghi, compresi quelli dell'opposizione, ad introdurre, con questo emendamento, il ripristino del richiamo alle Commissioni e, soprattutto, una motivazione sui pareri che il Governo dovrà richiedere.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, avevo posto al collega La Malfa questa domanda perché stiamo cambiando completamente il metro della legislazione; ormai, sempre di più, ci stiamo orientando verso un sistema di legislazione fondato su leggi delegate e decreti legislativi... (Commenti del deputato Armani)
Onorevole Armani, cosa grida? Stia tranquillo
PRESIDENTE. Calma, calma. Onorevoli colleghi, invito tutti alla calma.
LUCIANO VIOLANTE. ...il che credo sia coerente con le funzioni di un moderno Parlamento che non può perdere il suo tempo in dettagli, anche perché un'Assemblea di 630 persone difficilmente potrebbe legiferare nel dettaglio su una materia di questo genere. Il problema è che l'Assemblea conferisce la delega ed è quindi necessario dire, con chiarezza, chi sia il soggetto che controlla la corrispondenza della legge delegata alla delega su una materia così complessa. Mi pare che, così com'è, il testo farebbe pensare che sia l'Assemblea a conferire la delega. Non che io sia contrario, soltanto vorrei capire, perché il problema si porrà quando il Governo presenterà il decreto delegato. Chi interverrà allora? Noi abbiamo tre tipi di esperienze, a questo proposito, nel nostro Parlamento: il primo tipo fa riferimento alle Commissioni permanenti; il secondo tipo fa riferimento a Commissioni che abbiamo creato ad hoc (pensiamo alla cosiddetta bicameralina, eccetera); il terzo tipo fa riferimento, se non erro, ad uno o due casi in cui è stata rimessa all'Assemblea la possibilità di esprimere un parere su tali questioni.
Questo è il dato e credo sia un dato rilevante perché la materia è di particolare interesse in quanto riguarda milioni di italiani.
ENZO TRANTINO. Presidente del Comitato per la legislazione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO TRANTINO, Presidente del Comitato per la legislazione. Signor Presidente, il Comitato per la legislazione è stato evocato e quindi mi sento in dovere di dare una risposta
Il collega Detomas, con molta puntualità, ha ricordato che, all'unanimità, il Comitato per la legislazione ha espresso un parere. Il parere non vincola le Commissioni di merito, che sono libere di non accettarlo, ma, nel caso di specie, abbiamo espresso una valutazione che doveva poi essere sottoposta all'apprezzamento della Commissione di merito e tale valutazione verteva proprio sulla richiesta dell'onorevole Violante di demandare all'Assemblea, nella sua sovranità, il suo apprezzamento e non certamente alla Commissione. Liberi di determinarsi come si vuole, ma quando l'onorevole Finocchiaro definisce inopportuna la decisione del Comitato per la legislazione, mi pare che siamo incappati in un incidente di percorso, perché il Comitato per la legislazione ha rispettosamente osservato una circolare che, neanche a farlo apposta, portava la firma di Violante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, il parere è espressione della funzione consultiva. La funzione consultiva, per antico insegnamento, per usare i termini che usavano i classici, serve per illuminare gli organi dell'amministrazione attiva. Allora, se il parere non è motivato, in realtà, non è un vero parere, perché il parere intanto ha una funzione in quanto dà degli indirizzi, esprime dei giudizi, non si sostituisce all'organo decisionale.
Un provvedimento potrebbe anche, teoricamente - prima della legge n. 241 - non essere motivato (oggi deve essere motivato in forza della legge n. 241) ma, ove ammettessimo il principio che un parere può non essere motivato andremmo contro il principio generale della funzione consultiva. Quindi, è estremamente di buonsenso spiegare che il parere deve essere motivato, altrimenti finiremmo per rubare il mestiere al diritto canonico, come accade nel caso classico del Papa che nomina i cardinali e dopo averli nominati riunisce il concistoro e dice «Quid videatur vobis placet». No, non placet! Va motivato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, voterò a favore di questo emendamento. Credo, comunque, che sia indispensabile motivare un parere, perché ritengo che si debba tutti, nel momento in cui si affronta una discussione, trovare il modo di basarsi su alcuni principi fondamentali. Il conoscere per deliberare, signor Presidente, credo rappresenti un fatto assolutamente non irrilevante nel momento in cui si vanno ad affrontare alcune materie. Sarebbe anche utile conoscere il parere della Commissione. Abbiamo ascoltato l'onorevole Violante che ha rivolto un invito alla Commissione per capire chi fornisca i pareri nel momento in cui abbiamo testè deciso di abolire, appunto, quelli della Commissione stessa. Il presidente della Commissione ha sostenuto che la decisione è stata assunta in applicazione di quanto ha deciso il Comitato per la legislazione. Il Comitato per la legislazione ha spiegato che è stata assunta una decisione in quanto Comitato, ma che quella definitiva è stata però rimessa alla Commissione competente. Sarebbe utile, a questo punto, sapere dalla Commissione competente, atteso che l'onorevole Trantino ha parlato a titolo personale, quale sia la posizione che adotta a proposito dell'apposizione del parere (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Credo che la questione posta dall'onorevole Violante sia già stata risolta nella circolare che il Presidente della Camera ha emanato nell'aprile scorso (analoga circolare è stata emanata
dal Presidente del Senato). La questione è affrontata in questi termini nel paragrafo g), in cui si legge che le disposizioni che prevedono una pronuncia parlamentare su atti o schemi di atti non individuano l'organo parlamentare competente, salva l'attribuzione per legge della predetta pronuncia ad un organismo bicamerale, e prevedono la trasmissione dell'atto al Parlamento. Secondo quale principio? In base al principio sancito dall'articolo 143, comma 4, del regolamento, che prevede che, nei casi in cui il Governo sia tenuto per legge a richiedere un parere parlamentare su atti che rientrano nella sua competenza, il Presidente della Camera assegni alla Commissione competente per materia la relativa richiesta e ne dia notizia all'Assemblea nella prima seduta successiva alla presentazione della richiesta stessa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 1.134, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 505
Astenuti 6
Maggioranza 253
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 281).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Agostini 1.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, intervengo per argomentare la ragione della presentazione di questo emendamento, di cui in parte già si è discusso. È vero che il parere che le Camere devono esprimere sui decreti legislativi deve riferirsi in modo particolare alla congruità dei decreti legislativi stessi rispetto alla delega, per cui occorre, quindi, in primo luogo, compiere questo tipo di verifica. È però altrettanto vero che l'esperienza di questi anni ci ha dimostrato come l'espressione del parere - questa la ragione per cui esso deve essere motivato - sia qualcosa di più di una semplice verifica del rispetto della delega. Basti ricordare l'esperienza del testo unico della finanza, della cosiddetta legge Draghi, che è materia in qualche modo avvicinabile a quella che stiamo oggi trattando. Il testo unico della finanza regolamenta le società quotate, i mercati e gli intermediari; il disegno di legge del Governo che oggi stiamo esaminando riguarda invece le società non quotate.
Credo che per le caratteristiche d'urgenza (lo dico tra virgolette per la discussione innestata in precedenza sull'intervento dell'onorevole Violante) sarebbe opportuno che proprio dall'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari si possa avviare anche un lavoro più ampio, coivolgendo le associazioni di categoria e gli altri portatori di interessi. Questo venne fatto in occasione del parere sul testo unico della finanza. Sarebbe opportuno farlo anche in questa occasione.
La preparazione del testo Mirone, cioé il testo originario, ha avuto un'incubazione lunga, frutto di un lavoro svolto in una Commissione di carattere istituzionale che prevedeva la presenza di Bankitalia, della Consob e di altre istituzioni, nonché un ampio grado di interlocuzione con le varie accademie e con i vari portatori di interessi (associazioni imprenditoriali, degli artigiani, dei commercianti, degli industriali, associazioni ed ordini professionali di tutti i tipi).
Quel lavoro ha avuto tale caratteristica e mi permetto di dire che anche il lavoro preparato autonomamente dal gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - che è stato poi sopraffatto dal voto che la maggioranza ha voluto esprimere in Commissione nella scelta del testo base appena qualche settimana fa - seppure in via informale, trattandosi di un lavoro svolto da una forza politica e da un gruppo
parlamentare, aveva comunque le stesse caratteristiche di interlocuzione con i portatori degli interessi. Non mi sembra che analogo lavoro sia stato svolto da questa maggioranza e da questo Governo che ha presentato un testo, cosiddetto Castelli, che è stato poi totalmente stravolto nei lavori della Commissione.
ALFREDO BIONDI. Ha fatto bene!
MAURO AGOSTINI. Se ha fatto bene o meno lo vedremo, Presidente Biondi; e non lo giudicheremo né noi né voi ma lo valuteranno altri, come è noto e come tante volte lei ci ha anche detto presiedendo questa Assemblea.
Questo lavoro è stato compiuto nel nostro paese, ma un analogo lavoro è stato svolto nei paesi europei che hanno modificato la disciplina societaria. Vorrei ricordare che nel 1998 nel tanto citato sistema anglosassone, anche per la sua celerità istituzionale, il Premier britannico diede incarico ad una commissione di presentare al Governo e al Parlamento una proposta di modifica della disciplina delle società ed il termine che veniva indicato - che poi è stato rispettato - era il marzo 2001, cioè tre anni dopo. Esperienza analoga è stata fatta in Germania, dove tali modifiche di carattere legislativo sono intervenute in due mandate: nel 1994 e nel 1999; tutto ciò perché, naturalmente, queste iniziative di riforma hanno anche bisogno di un test di carattere economico per vedere che tipo di ricaduta avrà la nuova normativa sull'apparato produttivo concreto e reale del paese. Non mi sembra - mi consentirete di dirlo senza polemica - che voi abbiate fatto un benché minimo lavoro di questo genere
PRESIDENTE. Onorevole Agostini, la invito a concludere.
MAURO AGOSTINI. Concludo, signor Presidente. Sarebbe, allora, opportuno che nell'espressione del parere che deve essere motivato - ciò potrebbe apparire anche pleonastico ma naturalmente non lo è, come diceva il presidente Acquarone - vi sia un pieno coinvolgimento delle Commissioni competenti e che vi sia anche un lavoro più ampio di interlocuzione con soggetti che stanno al di fuori del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, siamo sempre allo stesso punto. Quando abbiamo ascoltato l'intervento dei colleghi sul significato di questa disposizione, alcuni hanno ritenuto che dovesse intervenire l'Assemblea, altri hanno reputato che dovesse intervenire la Commissione. Lei ha chiarito, sulla base della lettera g) della circolare già citata e dell'articolo 143 del regolamento, che dovrebbero intervenire le Commissioni. Vi è, tuttavia, un aspetto sul quale vorrei richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi.
La riforma del diritto societario, in una società dove il mercato ha il suo peso, costituisce una riforma fondamentale del paese e mi chiedo se sia corretto che, in ordine a una materia di questo genere, intervengano soltanto le Commissioni o che le stesse debbano riferire all'Assemblea e che intervenga quest'ultima. Una materia così rilevante che riguarda le società a responsabilità limitata, tutte le società di capitali, le società per azioni, le cooperative, tutta la materia dei falsi in bilancio e così via, credo che interessi direttamente anche l'Assemblea.
Per questo motivo, poiché alcuni colleghi avevano ritenuto che il significato di questa norma fosse tale per cui dovesse intervenire l'Assemblea, mi chiedo se su materie di questa rilevanza non sia utile che le Commissioni riferiscano all'Assemblea e che si possa deliberare in questo senso oppure - qualora i colleghi lo ritengano opportuno - se la Commissione non possa presentare un emendamento che vada in tale direzione. Tutto ciò, tenendo presente, signor Presidente, che
l'altra alternativa sarebbe la Commissione speciale (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia); tuttavia, più volte l'Assemblea è stata contraria alle Commissioni speciali che sostanzialmente sottraggono la materia alle Commissioni permanenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.
GIORGIO BENVENUTO. L'emendamento Agostini 1.40 tende ad inserire di nuovo nel testo quanto è stato soppresso dalla maggioranza della Commissione. Nella proposta del ministro Castelli si dice che deve essere espresso, dalle competenti Commissioni permanenti, un motivato parere. Non si capisce perché - non lo abbiamo capito in Commissione - la maggioranza abbia eliminato la parola «motivato». Il sospetto è che togliere questa indicazione voglia dire venire incontro all'antiparlamentarismo presente in alcuni settori del paese, che vede nelle funzioni del Parlamento un ostacolo.
Ecco perché noi riproponiamo il «motivato» che esalta la funzione del Parlamento, riproponendo, cioè, quanto ha proposto lo stesso Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, questo è un argomento che varrebbe la pena fosse ascoltato da tutta l'Assemblea. Quando, infatti, si parla dei poteri del Parlamento, cioè della possibilità della Commissione e, poi, dell'Assemblea di esprimere opinioni sugli atti del Governo, si parla di un atto di indirizzo del Parlamento.
Quando abbiamo ragionato sul DPEF, la maggioranza ha approvato una risoluzione che contiene alcune raccomandazioni al Governo. Non si capisce perché quando vi è un atto importante come il DPEF di delega al Governo la maggioranza parlamentare ritenga che debbano esservi indicazioni, e la stessa cosa non venga fatta quando vi è un parere di questo tipo (che, per di più, riguarda un diritto) su cui vi è stato - come ha ricordato l'onorevole Agostini - un lavoro delicato ed importante. Vorrei chiedere, in particolare al relatore, se non ritenga che la questione del parere abbia la stessa valenza che riguarda, ad esempio, i giorni. Ricordo che, per quanto riguarda il tempo dato alle Commissioni...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, sono alla mia prima esperienza parlamentare ed è la prima volta che intervengo in quest'aula. Francamente mi sono trovato a discutere, in Commissione finanze, su un testo che considero di grande rilevanza per il sistema paese, perché interviene sulla struttura societaria dell'Italia. Tale testo interviene sulle società per azioni e sulle Srl ed ha grande rilevanza, come lei stesso ha ricordato aprendo la seduta. Ci siamo trovati di fronte ad un testo presentato dal Governo che, poi, è stato completamente stravolto durante i lavori della Commissione. Ecco perché ritengo importante che vi sia la necessità di riportare...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fluvi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, vorrei invitare tutta l'Assemblea a riflettere. Non siamo di fronte ad un problema di maggioranza o di opposizione, ma ad un problema di ruolo e di valorizzazione del Parlamento e dei singoli parlamentari. Credo che inserire nella legge delega che il Parlamento sia obbligato a motivare un proprio parere rispetto alle indicazioni ed allo schema legislativo che fornirà il Governo, sarà importante per tutti noi. Ciò darà al Governo ed alla maggioranza un
contributo in termini di suggerimenti e di modifiche che si riterranno utili rispetto alle proposte che il Governo sottoporrà al Parlamento. Credo veramente che si debba andare al di là degli schieramenti e fare qualcosa di utile per tutti, nell'interesse della valorizzazione del lavoro dei parlamentari singoli e del Parlamento nella sua complessità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, in merito ad un argomento di straordinaria importanza come questo, per un giurista come me, l'idea che si possa votare contro l'emendamento in esame appare assolutamente surreale ed apre grandi spazi agli studiosi delle teorie dei processi decisionali.
Infatti, l'idea che si possa esprimere un parere senza avere una motivazione alla base è assolutamente sorprendente; l'idea che, invece, una volta avuta questa motivazione non la si debba esprimere è assolutamente inquietante. Delle due l'una: chi vota contro questo emendamento evidentemente o immagina che motivazioni non sussistano e che non si voti senza una analisi del merito ovvero che, avendo espresso un parere, sia bene non far sapere al resto del mondo perché lo si esprime (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel testo presentato dal ministro Castelli vi era scritto che bisognava esprimere un parere motivato e la Commissione ha, poi, deciso di togliere la parola «motivato»: ora è chiaro a tutti che un parere può essere motivato o immotivato.
Se nel testo originario non fosse stato scritto, il problema non sussisteva, perché se si doveva esprimere un parere già nella proposta iniziale, è chiaro che la Camera doveva esprimerlo motivato; ma dato che nel testo presentato dal ministro Castelli c'era scritto motivato ed avendo gli atti preparatori della Camera un significato nell'analisi delle leggi, è chiaro che averlo tolto significa che il parere espresso può anche essere immotivato: credo che tutto ciò non faccia onore alla Camera.
Ritengo si possa togliere la parola motivato o perché si ritiene di dover approvare un decreto legislativo immotivato o perché si ritiene che il Parlamento non abbia motivo nell'esprimere un parere. Cari colleghi, alla Commissione e alla maggioranza chiedo di fornirci un motivo per non aggiungere «motivato» nel testo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.
LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, non voglio assolutamente fare torto né all'intelligenza e tanto meno alla buona fede e al senso dell'etica pubblica e politica della maggioranza. Dunque, ritengo che il non voler accogliere il mantenimento della parola « motivato» affiancato al sostantivo parere, dipenda, soprattutto, dal fatto che si ritiene che quest'ultimo, per sua definizione, debba essere motivato.
Il punto è, però, signor Presidente e onorevoli colleghi, che stiamo discutendo di una delega - e quindi di qualcosa che va accuratamente definito almeno nei suoi principi generali - e di materie delicatissime che attengono al futuro dell'assetto competitivo e produttivo del paese e, dunque, non si può su materie così rilevanti - ad esempio in relazione al falso in bilancio - esprimere semplicemente un parere che sia sì o no.
Devono esserci motivazioni e credo sia un argomento lampante che va al di là delle distinzioni tra maggioranza e minoranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, non privato, ma con la passione della partecipazione a tutti i lavori del Comitato per la legislazione, da quando si è costituito sotto la presidenza dell'onorevole La Malfa.
Il parere contrario espresso sull'emendamento Agostini 1.40 mi fa dubitare della trasparenza del riferimento al parere del Comitato per la legislazione, perché quest'ultimo riguardava solamente il riferimento alle Commissioni permanenti. Credo sia chiaro che il Comitato per la legislazione non si è sognato affatto di abbattere un cardine fondamentale del dibattito legislativo, quello della motivazione dei pareri.
Mi pare che, attraverso la risposta fornita prima al giusto rilievo del presidente Violante, si sia fatta di tutta l'erba un fascio: noi non possiamo consentire tutto ciò!
Vorrei pregare soprattutto i colleghi della Giunta del regolamento e quelli del Comitato per la legislazione di tener conto che, da quando abbiamo adottato decisioni con pareri motivati...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Siniscalchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, solo per ribadire quanto espresso nell'emendamento, in quanto è stato detto, in quest'aula e anche in Commissione, che sostanzialmente la parola «motivato» poteva avere un valore pleonastico.
Ritengo che il parere sia una prerogativa parlamentare, quindi delle competenti Commissioni parlamentari e aggiungo - come proposto dall'onorevole Violante - che, per una materia di tale importanza, potrebbe essere previsto anche un parere dell'Assemblea, quindi eventualmente un doppio parere.
Non capisco perché la maggioranza si ostini a negare la funzione della parola «motivato» - non specificando in quale sede, perché rimane abbastanza dubbio - se non per il fatto che, in tal modo, intende accelerare e depotenziare le prerogative parlamentari, che sono un diritto e non un optional.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.
RICCARDO MILANA. Ho seguito con attenzione il dibattito, ma non riesco a capire il perché della scelta così frettolosa di rinunciare per questo parere alla motivazione. Tale scelta a me pare più dettata dalla volontà di qualcuno che vuole ridurre il Parlamento a un'assemblea nella quale, nella sostanza, con il ruolo assegnato dall'elettorato, ognuno di noi è chiamato a pigiare un bottone.
Credo che il lavoro del Parlamento non sia solo quello di pigiare il bottone: noi, magari, per criticare e i colleghi della maggioranza per sostenere il Governo. Credo, invece, che il ruolo di tale istituzione sia quello di fare qualcosa di più: di intervenire, di correggere, di motivare le questioni che si affrontano.
Questa vicenda mi sembra veramente paradossale. Ridurre un'aula, formata da centinaia di parlamentari, ad un'assemblea di «pigiabottoni» è qualcosa che mortifica il dibattito e la democrazia. Tutti quanti, quando interveniamo, diamo delle motivazioni; perché non scriverle, perché non esprimerle. Questo non altera la forza... (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Milana.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a mio avviso l'intera Assemblea dovrebbe prestare attenzione a questo emendamento, in quanto esso viene
ad investire il corretto svolgimento dell'istituto della delegazione legislativa, previsto dall'articolo 76 della Costituzione e, quindi, viene ad investire il ruolo che i due rami del Parlamento sono chiamati ad esercitare rispetto agli schemi di decreti legislativi delegati che il Governo si appresta ad adottare, in esecuzione della legge di delega in materia di diritto societario che, oggi, è al nostro esame.
Del resto, l'emendamento in discussione si collega all'originaria formulazione del testo del disegno di legge presentato dall'esecutivo con l'aggiunta, accanto al parere che spetta ai due rami del Parlamento, della specificazione che il parere deve essere motivato. In tal modo, viene ripristinato, a mio avviso, il corretto svolgimento della funzione consultiva.
Infatti, affinché i due rami del Parlamento possano rendere con compiutezza il parere su un argomento di tanta rilevanza, come la riforma del diritto societario - che ha implicazioni notevolissime sia per la vita economica e produttiva del nostro paese, ma anche per le sue ripercussioni sociali -, è necessario che questo parere sia non soltanto reso dai due rami del Parlamento ma che, attraverso la motivazione, dia congrua e piena ragione di tutte le indicazioni e argomentazioni che ne sono a fondamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Lei, signor Presidente, ha sostenuto che questo provvedimento di legge non contiene principi di riforma economico-sociale ed è per questo che ha negato la revoca dell'urgenza che era stata già deliberata.
Le voglio far presente, signor Presidente, che noi riteniamo che questo disegno di legge contenga principi di riforma economico-sociale ed avvertiamo l'Assemblea che, laddove ciò non si ritenesse, le regioni a statuto speciale potrebbero deliberare autonomamente su questa materia, proprio perché la Camera sta negando la natura del provvedimento. Questo non è tutto: proprio sulla base della convinzione espressa, riteniamo sia l'Assemblea a dover esprimere il parere e non già sulla base del regolamento della Camera ma sulla base di una prassi costituzionale consolidata che è Costituzione materiale e non può essere derogata da alcun regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l'argomento sul quale si sta sviluppando il dibattito in quest'aula possa all'apparenza sembrare di scarso valore.
ALFREDO BIONDI. È un falso dibattito, questo!
ROBERTO GIACHETTI. Tuttavia, il numero dei colleghi intervenuti con le motivazioni più diverse dimostra che, in realtà, stiamo parlando di problemi sostanziali, non di problemi marginali. Vorrei riprendere quanto detto dal presidente Violante: credo che sarebbe possibile interrompere positivamente questa nostra discussione con il Governo e con la maggioranza, visto che il presidente Trantino ha reso libero, in qualche modo, il presidente della VI Commissione, riguardo alla possibilità di esprimere un parere, addirittura favorevole. Penso e spero che l'onorevole La Malfa voglia motivare in questo senso il suo intervento, consentendo anche alla maggioranza di esprimere un voto favorevole su un emendamento che richiede soltanto una motivazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.
AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, con l'articolo 1 noi stiamo per dare una delega importante al Governo, una delega per la riforma organica della disciplina delle società di capitali e delle cooperative. Credo che a nessuno sfugga
che si tratta di un settore importante per lo sviluppo e per l'economia del nostro paese; il Governo dovrà emanare decreti legislativi su cui, come previsto dalla norma, dovranno esprimere un parere le Commissioni parlamentari sia alla Camera sia al Senato.
Quindi, il parere sarà espresso su una materia molto delicata, anche perché è in gioco un pezzo importante della nostra economia, ma anche della nostra società, per quello che le imprese cooperative rappresentano in tante parti del nostro paese, non soltanto per gli aspetti economici, non soltanto per gli aspetti produttivi o per i servizi che organizzano, ma anche sul piano della coesione e della solidarietà sociale. Le cooperative, infatti, sono un'espressione di mutualità, di coesione e di solidarietà sociale.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Battaglia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, non riesco a capire questa opposizione all'aggettivo «motivato», ma vista l'ostinazione, mi permetterei di fare una proposta e di chiedere alla Commissione di sostituire il termine «motivato» con «ragionato». Non credo che la maggioranza voglia rinunziare alla ragione e quindi la invito ad accettare la modifica (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Si ride).
PRESIDENTE. Onorevole Gerardo Bianco, apprezzo il suo contributo sempre costruttivo ai nostri lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cennamo. Ne ha facoltà.
ALDO CENNAMO. Signor Presidente, credo che una riforma non si definisca soltanto nei suoi contenuti progettuali, ma anche nei presupposti di trasparenza, coerenza e partecipazione che la caratterizzano. Credo, quindi, che eliminare il parere motivato del Parlamento su un provvedimento di questo spessore, di questa importanza sia un vulnus terribile nell'attività legislativa; non vorrei che dietro questa cancellazione vi fosse una sorta di fastidio per l'esercizio del controllo che il Parlamento è chiamato ad espletare. Voglio ricordare a me stesso ed ai colleghi che, senza controllo, non c'è democrazia in questo paese e voglio ricordare anche (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cennamo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, mi sembra incomprensibile l'atteggiamento della maggioranza sulla questione del parere motivato. I nostri pareri dovrebbe essere sempre motivati, ancor di più in questo momento, in cui è difficile ritenere che le modifiche che la Camera introdurrà ai decreti presentati dal Governo non debbano essere sufficientemente supportati da una motivazione. Forse, c'è una sola ragione per cui l'aggettivo «motivato» dà fastidio: la maggioranza già si rende conto che troverà gravi difficoltà, anche nella semplice espressione di consenso sui decreti che il ministro Castelli ci vorrà presentare e, quindi, mette le mani avanti per non essere nella difficile situazione di non trovare le parole per condividere ciò che non può condividere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale, l'onorevole Tolotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, intervengo per dire che la maggioranza, nel respingere l'emendamento in esame, entra in contraddizione con quanto alcuni suoi autorevoli esponenti hanno
sostenuto in aula pochi minuti fa. A noi, che lamentavano lo stravolgimento del testo Mirone ad opera della Commissione, si è risposto rivendicando orgogliosamente il ruolo del Parlamento e dell'Assemblea. Adesso, si perde un'occasione per valorizzare il ruolo del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, faccio appello alla sua ragionevolezza affinché si possa uscire da questa discussione, che mi pare sia sempre più confusa, oltreché per gli interventi - mi permetto di dirlo a qualche collega, anche della mia parte - che sembrano più degli scioglilingua che interventi veri e propri (sinceramente, tra motivato e immotivato, alla fine non ho capito bene dove si voglia andare a finire), ma anche perché credo che la stessa maggioranza dovrebbe accogliere la richiesta delle opposizioni.
Se non ricordo male, nella precedente legislatura, sistematicamente vi siete opposti alle leggi delega sostenendo che espropriavano il Parlamento. Ora stiamo arrivando al punto che anche di fronte alla semplice richiesta di motivare i pareri che il Parlamento dovrebbe esprimere sulle deleghe, vi è un atteggiamento, direi ostruzionistico, della maggioranza. Quindi, mi sembra il caso di uscire da una condizione paradossale in cui è la maggioranza, anziché essere l'opposizione, a fare ostruzionismo. Pertanto, in questo senso mi appello alla sua ragionevolezza affinché si possa uscire da questa situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
ORLANDO RUGGIERI. Signor Presidente, anch'io esprimo voto favorevole sugli identici emendamenti Grandi 1.2 ed Agostini 1.40: aggiungendo la parola «motivato», si dà la possibilità oggettiva alle Commissioni competenti di fare anche delle osservazioni, che puntualmente potrebbero essere poi recepite dal Governo.
È già accaduto nella precedente legislatura che diverse deleghe siano state opportunamente riformulate e migliorate, proprio per le osservazioni contenute in un parere motivato. Quindi, non c'è una ragione perché non si possa approvare l'emendamento in esame, che è, oltretutto, soltanto di buonsenso, ma dà anche l'opportuna di dare un peso e un ruolo al Parlamento, che così non avrebbe.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, vista la delicatezza di questo emendamento, che attiene ai rapporti tra Governo e Parlamento e, più in generale, di tutto il provvedimento, le chiederei di disporre il controllo delle tessere e di essere severo su questo punto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, sicuramente lo dispongo. Invito, pertanto, i deputati segretari a procedere agli opportuni accertamenti. (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, anch'io ritengo assurda la pretesa della maggioranza di rifiutare l'aggiunta della parola «motivato», smentendo in questo modo anche il ministro Castelli. Non credo che questa sia un'aggiunta assolutamente pleonastica, superflua e ininfluente. Si tratta di sottolineare che il parere deve essere dato in maniera ponderata, deve essere articolato, ragionato e quindi motivato. Stiamo parlando di una materia delicatissima che investe uno dei gangli vitali del sistema economico e su una materia del genere il controllo del Parlamento dev'essere pregnante e pieno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, non vorrei rivolgermi né alla maggioranza né alla minoranza, ma al Parlamento, ai colleghi di buonsenso.
Questo dibattito un po' kafkiano mi ricorda il tempo in cui eravamo tutti un po' più piccoli. Tutti ci dicevano che non si può dire no e basta, ma che bisogna aggiungere sempre una qualche motivazione. Mi pare che l'emendamento vada nel senso del rispetto e della dignità del Parlamento e del lavoro che svolgiamo assieme. Nessuno di noi, maggioranza e minoranza che sia, può dire bene o male in maniera immotivata. È importante che noi ci confrontiamo e portiamo tutti delle motivazioni a sostegno di ciò che decidiamo. Mi pare davvero che sia possibile votare serenamente questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostini 1.40, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 246).
Prendo atto che l'onorevole Pistone, che non ha potuto votare poiché impegnata nella verifica delle schede, voleva esprimere voto favorevole.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, guardi il primo settore (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ho intenzione di procedere!
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo per segnalare che nel primo settore, quarta fila dall'alto, risultano due voti in più rispetto al numero dei parlamentari (Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
ROBERTO ALBONI. Guarda dalla tua parte!
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, questa questione l'avevo posta precedentemente alla votazione; è inutile che ricordi ai colleghi della maggioranza quante volte, nel corso della passata legislatura, si sono richiamati al regolamento relativamente alla correttezza del voto ( Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Signor Presidente, le chiedo che il controllo delle tessere sia una cosa seria. So che lei lo ritiene importante. Ritengo cosa gravissima che tra la maggioranza risultino dei voti in assenza dei rispettivi parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Signor Presidente, le chiedo il rispetto del regolamento, oltre al rispetto per la Costituzione italiana. Ma guarda là!
PRESIDENTE. Rivolgo un invito alla pacificazione generale nel nome del reciproco interesse e diritto a che le cose procedano regolarmente. I segretari di Presidenza hanno fatto quello che dovevano fare e qui ci sono le schede che sono state ritirate. Io posso capire che vi sia stato un errore, ma la Presidenza ha
disposto un accertamento, che è stato compiuto; il voto è stato proclamato, quindi si va avanti, se permettete.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Signor Presidente, poc'anzi l'onorevole Violante ha posto una questione alla quale non è stata data risposta. Egli ha chiesto l'accantonamento del voto su questo articolo in ragione del fatto che il Comitato dei nove potrebbe verificare la possibilità di una migliore formulazione del testo, atteso che pare inequivoco - anche per il dibattito che c'è stato - che la formulazione che riguarda la trasmissione alla Camera e al Senato, piuttosto che alle Commissioni competenti, lascia dinanzi a noi la possibilità che ad occuparsi del parere possano essere o le Commissioni permanenti o l'Assemblea, alla quale quelle Commissioni riferiscono, oppure una Commissione speciale.
Poiché la materia che trattiamo è di grande importanza, molto delicata e complessa - e credo sia un'opinione davvero diffusa -, mi chiedo se non possa essere accolto l'invito del presidente Violante, assai ragionevole, di verificare la possibilità di un emendamento presentato dal Comitato dei nove che precisi le procedure o forse, rectius, che individui meglio gli organi che sono deputati all'espressione del parere sul decreto legislativo. Peraltro, abbiamo dinanzi tantissime voti su tantissimi articoli. Sospendere la votazione in merito a ciò e rinviare al Comitato dei nove per verificare l'eventualità di una formulazione più precisa sul punto - e si tratta di una questione non priva di una sua rilevanza anche costituzionale - credo sarebbe la soluzione migliore. In questo senso, mi rivolgo ai relatori e, ovviamente, al Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, non ha nulla da osservare?
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, non tornerò a raccontare la storia del cavallo di Troia (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia) utilizzato per stravolgere il testo. Mi limito ad osservare che già all'articolo 1 troviamo un riferimento ampio ai processi di liberalizzazione, di delegificazione, di aumento della capacità di autogoverno dell'impresa. Non troviamo, invece, il contraltare delle regole di trasparenza e di certezza del diritto.
Cominciamo dal discorso del parere motivato già a lungo dibattuto; ricordo che sono state stralciate le norme sulla giurisdizione e che si era a lungo dibattuto, nella scorsa legislatura, sul fatto che occorresse dare la certezza dei tempi del diritto, e non solo delle procedure. Approvare una delega - come vedremo negli articoli successivi - che amplia enormemente la capacità di autodefinirsi da parte delle imprese, senza la previsione di adeguati contrappesi di carattere giuridico, legislativo e giudiziario, mi sembra quanto meno bizzarro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, colleghi, in merito all'articolo 1 vi è un'evidente e palese violazione delle materie di competenza dei singoli ministeri. Si dice, infatti, che i decreti legislativi dovranno essere adottati di concerto tra il ministro della giustizia ed il ministro dell'economia e delle finanze. Ma ormai anche le pietre sanno che la competenza in materia di società cooperative, dopo la riforma Bassanini e dopo la riforma della organizzazione
dei ministeri, è di competenza del Ministero delle attività produttive. Inoltre, tutta la materia della vigilanza, su cui successivamente ci soffermeremo con particolare attenzione quando discuteremo dell'articolo 5, è di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
È del tutto evidente che tali deleghe sono esercitate dai ministeri sbagliati. Credo che, da questo punto di vista, un minimo di coerenza e di rispetto delle leggi e delle riforme che si fanno, votate anche ovviamente dall'attuale maggioranza, non guasterebbe. Certamente vi è un richiamo anche al Governo affinché spieghi a noi e allo stesso relatore questo assoluto elemento di incoerenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei sottolineare che non è stata ancora fornita una risposta alla questione che il presidente Violante aveva posto qualche tempo fa, ripresa anche dall'onorevole Finocchiaro. Ancora non sappiamo esattamente chi debba fornire il parere di cui al comma 4 dell'articolo 1, e credo che aspetteremo ancora molto lungo da quanto capisco. È essenziale, invece, che una risposta venga data e ci aspettiamo che il Comitato dei nove una risposta ce la dia prima o poi.
In ogni caso, vorrei sottolineare come il nostro voto non possa non essere contrario al testo dell'articolo 1 così come riformulato. Ciò perché in esso si intravede nettamente quanto il lavoro in Commissione abbia purtroppo stravolto quello che era il testo originario della commissione Mirone.
Rilevo questo aspetto tanto nel comma 1, ovvero nel fatto che dal comma 1 sia stata espunta la parte relativa alle norme sulla giurisdizione, quanto, ed anche su questo punto la discussione è stata lunga ed approfondita, nel comma 4 e nell'idea stessa che la maggioranza ha di un parere immotivato.
Per quanto riguarda il primo punto, credo sia francamente evidente che questo è un tema di straordinaria importanza, riguardante la competitività del paese, il modo stesso di atteggiarsi da parte del sistema paese, con il quale diamo la possibilità al sistema delle imprese di crescere e di essere. Esso riguarda, in poche parole, il modo con cui i finanziatori si assicurano il ritorno dei capitali forniti alle imprese: attiene pertanto alla fiducia reciproca che è dietro un'economia di mercato, nonchè al sistema di regole che presiede le economie di mercato. Ebbene, immaginare che tutto ciò possa prescindere dalla parte relativa alla giurisdizione, come si fa nella riformulazione del comma 1 dell'articolo 1, la dice francamente lunga.
Chi conosca il diritto societario di altri paesi, e certamente in quest'aula sono in molti, in particolare di quelli anglosassoni, sa benissimo che ciò è praticamente impossibile. Chi pensa di poter prescindere dalla parte relativa alla giurisdizione, come chiaramente si evince dal comma 1 dell'articolo 1, evidentemente ha in mente qualcosa di molto diverso dalla riformulazione della normativa del diritto societario ed anche qualcosa di molto diverso dalla costruzione di un sistema di regole necessarie per una mercato efficiente e trasparente.
Rimane poi quanto già è stato detto a proposito del comma 4 dell'articolo 1 e della motivazione o meno del parere. Devo francamente affermare di trovare assolutamente incomprensibile, e non sono il primo a dirlo, il fatto che la maggioranza non consideri semplicemente possibile l'idea di un parere immotivato o consideri semplicemente possibile l'idea che un parere non debba essere motivato adeguatamente, quando è evidente che la motivazione debba comunque sussistere.
Per questi motivi, confermo il nostro voto contrario all'articolo 1 così come è riformulato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Grandi, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, avevo l'impressione che la maggioranza nutrisse una antipatia nei confronti del termine motivato. Per questa ragione, ho cercato, con altri emendamenti, di trovare altri termini. L'onorevole Bianco ha fatto altrettanto. Alla fine, il risultato è che, in realtà, sul termine «motivato» vi è una questione politica. Essa riguarda il modo stesso in cui il Parlamento intrattiene rapporti con il Governo, attraverso una delega sostanzialmente in bianco, sulla quale non si vuole che vi sia un'opinione, di cui tra l'altro, come è noto, quest'ultimo non è tenuto a tenerne conto. Infatti, i decreti delegati possono essere naturalmente, nell'ultima versione, definiti dal Governo; per questa ragione, non è comprensibile tale ostinazione, che crea nell'articolo 1 un «biglietto da visita», una modalità nel costruire la legge non accettabile. Ritengo, quindi che l'articolo 1 non possa che essere respinto.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, dal momento che l'onorevole Finocchiaro ha posto una questione procedurale - prego l'onorevole La Malfa di ascoltarmi - sulla quale credo sia bene deliberare prima della dichiarazione di voto. La questione procedurale è la seguente: se è possibile accantonare il voto finale sull'articolo 1 affinché il Comitato dei nove deliberi, decidendo chi debba dare questo benedetto parere (Commenti di deputati di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Onorevoli, colleghi, prima di rumoreggiare, ascoltiamo in che termini la questione è posta.
LUCIANO VIOLANTE. Essendo stata posta la questione, occorre deliberare sull'accantonamento dell'articolo 1, qualora il Comitato dei nove ritenga di sottoporre all'Assemblea una proposta dalla quale si desuma, con chiarezza, quale sia il soggetto che deve esprimere il parere su tale materia. In particolare, la nostra proposta è che si esprima l'Assemblea, stante la complessità della questione, naturalmente su un documento che presenta la Commissione. Questa è la questione. Una volta votato su questo, si potrà passare, eventualmente, alle dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Violante, quando ho ascoltato - volentieri, come sempre - la collega Finocchiaro, ho chiesto ai relatori se desideravano intervenire sulla sua proposta. Ho visto una mimica che diceva che non intendevano intervenire.
Comunque, poiché vi è una proposta nuova con la quale si chiede un accantonamento, la porrò in votazione dopo aver consentito gli interventi di un oratore a favore e uno contro.
Qualcuno chiede di parlare contro la proposta dell'onorevole Violante? Non vedo alzarsi mani.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Vorrei intervenire in favore della proposta Violante, anche perché a me risulta che siamo in un Parlamento e non in un teatro, quindi i mimi...
PRESIDENTE. Guardi che questo risulta a tutti, forse lei è qui presente per la prima volta ...
ROBERTO GIACHETTI. Appunto! La prego di lasciarmi finire (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo,
di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Che modo è di esporre le cose? Potrebbe farne a meno.
ROBERTO GIACHETTI. Non mi interrompa, per favore.
PRESIDENTE. Le chiedo solamente di non mancare di riguardo all'Assemblea. Punto e basta. Questo non è un teatro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore, della Lega nord Padania e Misto-Nuovo PSI)!
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le vorrei segnalare che è lei che sta mancando di riguardo ad un deputato e, da quella sedia, potrebbe evitare di farlo (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore, della Lega nord Padania e Misto-Nuovo PSI). Prima mi faccia parlare e spiegare quanto sto dicendo. Legga lo stenografico! Lei ha detto che il presidente La Malfa e il relatore hanno fatto «i mimi» rispetto alla richiesta del presidente Violante, e noi siamo in un Parlamento, non siamo in un teatro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)! Sono due ore che stiamo chiedendo al presidente La Malfa di esprimere il suo parere, nel rispetto di deputati che stanno parlando da due ore di un provvedimento di altissima rilevanza. Questo è stato chiesto! E lei, da quella sedia, ha il dovere di far rispettare i deputati e di fare esprimere il presidente della Commissione...
PRESIDENTE. Lei non è in grado di impartirmi alcuna lezione. Lei ha parlato di Parlamento e di teatro. Ho solo detto che non è in discussione l'alternativa: questo è il Parlamento e non un teatro. Ora si può anche accomodare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore, della Lega nord Padania e Misto-Nuovo PSI).
È stata avanzata una richiesta di accantonamento. Nessuno ha parlato contro.
ALDO CENNAMO. Presidente...
PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di accantonamento dell'articolo 1 (Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
FRANCESCO BONITO. Presidente! Presidente!
ALDO CENNAMO. Presidente!
PRESIDENTE. Quando ho chiesto se qualcuno volesse parlare in dissenso, nessuno ha alzato la mano (Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). Onorevoli colleghi, cerchiamo di stare alle regole ed anche ad un minimo di rispetto delle rispettive funzioni. Io ho chiesto se qualcuno desiderasse parlare a favore e contro. Ha parlato un collega a favore e nessuno ha parlato contro. Siamo alla votazione della proposta di accantonamento dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso riferite.
Per facilitare il computo dei voti, dispongo che la votazione sia effettuata mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi.
La Camera respinge per 54 voti di differenza.
(È respinta).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Camo non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. No, vi rinunzia...
ALDO CENNAMO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ALDO CENNAMO. Signor Presidente, adesso posso chiedere la parola solo sull'ordine dei lavori, ma - può chiederlo ai suoi collaboratori - avevo chiesto di parlare prima che lei ponesse in votazione la richiesta dell'onorevole Violante (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore, della Lega nord Padania e Misto-Nuovo PSI). State calmi! State calmi! Volevo porre una questione importante, signor Presidente.
PRESIDENTE. Bene, finalmente.
ALDO CENNAMO. Questo lei non lo deve dire! Perché vuol dire che non abbiamo posto questioni importanti fino a questo momento (Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!
Lei faccia il Presidente di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!
Voglio segnalare alla sua attenzione un atteggiamento di grave scorrettezza da parte del presidente La Malfa e del presidente Pecorella. A osservazioni di merito riguardanti un provvedimento di riforma - e che riforma! - non si può rispondere con il silenzio. I presidenti di due importanti Commissioni parlamentari sono chiamati a dare risposte in quest'aula, tanto più che sono relatori di questo provvedimento. Poiché a tali atteggiamenti silenti - e non si confondano con altri atteggiamenti silenti, autorevoli, che abbiamo ascoltato in questi giorni (Commenti) - abbiamo assistito per due settimane in Commissione, sarebbe il caso che entrambi i relatori rispondessero alle osservazioni provenienti dai banchi dell'opposizione (Commenti).
La democrazia ha due pendoli: quello del Governo e quello dell'opposizione. Noi esercitiamo un nostro diritto. E voi avete il dovere di rispondere alle nostre osservazioni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti)!
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, l'articolo 8 del regolamento recita che il Presidente rappresenta la Camera, ripeto, la Camera, signor Presidente (Commenti)... e assicura il buon andamento dei suoi lavori. Signor Presidente, mi dispiace se precedentemente il mio tono era particolarmente irato ma credo che la situazione e la difesa dei deputati, in questo caso della minoranza, sia un argomento non di poco conto. Chi le parla, come altri... mi faccia concludere, perché non credo di averla offesa, quindi, posso terminare il mio intervento per un richiamo al regolamento, articolo 8...
PRESIDENTE. Ho capito, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI. Allora, vorrei concludere il mio intervento. Da chi parlava veniva avanzata la richiesta che quanto chiesto da un presidente di un gruppo - e, nella fattispecie, dall'onorevole Violante - e cioè di avere... (Commenti)...
MASSIMO MARIA BERRUTI. Non è un richiamo al regolamento!
PRESIDENTE. Di nuovo in merito a quella richiesta?
ROBERTO GIACHETTI. No, signor Presidente, sto parlando del buon andamento dei lavori dell'Assemblea. Quindi, lei mi deve dare la possibilità di spiegare ciò che intendo...
PRESIDENTE. Guardi, quanto al buon andamento, inviterei a tenere conto delle modalità con le quali ho sempre fatto fronte, credo, con capacità abbastanza consolidate, al mio compito.
ROBERTO GIACHETTI. Benissimo. Ma se potessi terminare il mio intervento, credo che potrei portare a conclusione la questione. Rimane la necessità, avanzata da un presidente di gruppo, di avere una risposta da un presidente o da un relatore. Per il buon andamento dei lavori, signor Presidente, chi li presiede - e lei lo fatto sempre in maniera egregia e ritengo continuerà a farlo anche oggi - deve avere la sensibilità di capire che, in determinati momenti, bisogna cercare di entrare anche nel merito e nella considerazione delle cose che vengono dette, di non accettare dei «mimi», altrimenti lei rischia di saltare e di non dare la parola... (Commenti) a persone che l'hanno richiesta per tempo.
I colleghi si agitano ma, Presidente, il contingentamento dei tempi è stato richiesto, illustrato e voluto. Adesso noi stiamo sfruttando ciò che ci è rimasto del tempo a disposizione, a meno che, in quest'aula, non si voglia togliere anche la possibilità di parlare, Presidente.
PRESIDENTE. Non ho voglia ora di replicare. Mi sembra che il buon andamento sia anche garantito da quel criterio di reciprocità che ciascuno deve avere presente quando si tratta di una discussione che lei stesso ha definito animata. Quindi, cerco di tenere e contenere le questioni in discussione. È stato richiesto ai relatori di intervenire e gli stessi hanno il diritto e la facoltà di non rispondere; credo che questo sia un diritto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonito, con la nota sintesi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, ci accingiamo a votare l'articolo 1 del provvedimento. Nel comma 1 dell'articolo 1 non risulta inserita - così come nel testo inizialmente proposto - la parte relativa alla giurisdizione e la definizione dei procedimenti in materia di diritto societario. Orbene, questa scelta era del tutto coerente rispetto al testo redatto per l'Assemblea dalla Commissione stessa.
La Commissione, peraltro, nel corso dei lavori, ha approvato un nuovo emendamento con il quale, sostanzialmente, vengono ripristinate le disposizioni sulla giurisdizione. Ora, può accadere, se non interveniamo, che si proceda all'approvazione dell'articolo 1, il quale, al primo comma, definisce i contenuti della delega senza contemplare una materia che andremo comunque ad approvare in un secondo momento. Non so se sono stato chiaro, ma spero di sì.
PRESIDENTE. Io approvo la chiarezza. Il tempo a sua disposizione, però, è terminato.
FRANCESCO BONITO. Questo, signor Presidente - impiego soltanto due secondi -, lo dico a sostegno della proposta dell'onorevole Finocchiaro sull'opportunità di accantonare l'articolo 1 per riscriverlo o, comunque, per completarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.
ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, i deputati Socialisti democratici italiani voteranno contro l'articolo 1, non soltanto per la sua cattiva impostazione generale - sulla quale si sono dilungati molti colleghi dell'opposizione con argomentazioni che noi condividiamo - ma anche perché gli manca, e la discussione in corso ne è la rappresentazione più plastica, il requisito fondamentale del buon senso (Commenti
di deputati di Forza Italia): sono state respinte le richieste iniziali dell'onorevole Violante, è stato respinto l'emendamento dell'onorevole Pisapia che, per buonsenso, parlava della ricostruzione in un testo unico delle normative, è stata respinta la richiesta che il parere fosse motivato, non è stata presa neanche in considerazione la proposta dell'onorevole Finocchiaro sulla sospensione della relativa votazione, dietro la quale non v'era alcun intento dilatorio, considerato che ci attendono tantissime altre votazioni, ma soltanto l'esigenza di una riformulazione.
Notiamo che in questo atteggiamento non c'è soltanto la rappresentazione, più muscolare che politica, della maggioranza attuale, ma anche, in fondo, dell'autolesionismo che la caratterizza perché quando si pensa di poter fare a meno, nell'attività legislativa, del buonsenso, si fa del puro autolesionismo o, se preferite - per la serie: continuiamo a farci del male - si fa del masochismo politico (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.
ROBERTO PINZA, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Signor Presidente, faccio un altro tipo di intervento...
PRESIDENTE. Le ricordo che in ogni caso ha soltanto un minuto, onorevole Pinza.
ROBERTO PINZA, Relatore di minoranza per la VI Commissione. No, signor Presidente, non mi serve molto tempo, perché ho bisogno solo di avere una risposta. La delega contenuta nell'articolo 1, che ci accingiamo a votare, all'origine conteneva la disciplina sostanziale delle società, la disciplina penalistica e quella processuale. Quest'ultima è stata eliminata per iniziativa delle Commissioni e del Governo.
Uno degli addetti all'aula mi ha consegnato, poco fa, una serie di subemendamenti all'articolo aggiuntivo - che non conosco - 11.070 delle Commissioni. Mi hanno dato un testo informale, un pezzo di carta, ma vedo che esso è pieno di regole processuali: viene individuato il giudice competente, vengono indicate le materie di sua competenza e i procedimenti. In quello che sto dicendo non c'è alcun intento polemico, ma semplicemente l'intento di evitare un disastro normativo.
Allora, signor Presidente, signor rappresentante del Governo e onorevoli presidenti delle Commissioni, ci accingiamo a votare un articolo che impedirà di votare l'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni. Il Governo e la maggioranza si sono resi conto che automaticamente precludono l'articolo aggiuntivo che le Commissioni stesse hanno presentato, a quanto pare, qualche tempo fa? Non lo dico per fare polemica, ma per ossequio alla logica e per cercare di fare un lavoro decente.
GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza per la II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza per la II Commissione. L'onorevole Pinza ci suggerisce un argomento interessante e chiede di sapere se ci siamo resi conto della questione da lui segnalata. Ce ne siamo resi conto talmente bene che sarebbe quanto meno illogico ed improvvido inserire in un articolo un riferimento ad un altro articolo che non sappiamo se sarà approvato o meno. Sarebbe assurdo prima di avere un riferimento e un emendamento proposto dalla Commissione.
La seconda considerazione, molto semplice, è che l'emendamento, che è scritto su un pezzo di carta (ma questo non credo lo svilisca), comincia dicendo: il Governo è inoltre delegato ad emanare norme (...). Credo che la questione non sia quella di averlo inserito in un punto del provvedimento o in un altro, di dare o no al
Governo la funzione di emettere un testo normativo. Quindi, se non vogliamo fare polemiche, non perdiamo tempo su queste cose.
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO, Relatore di minoranza per la II Commissione. Signor Presidente, intervengo per dire che l'onorevole Pecorella ha assolutamente ragione. Poiché non sappiamo se l'articolo aggiuntivo proposto dalla Commissione verrà approvato o meno nel corso dell'esame del provvedimento, questa è un'ottima ragione per accantonare il voto sull'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qualora non venisse accantonato l'emendamento, visti anche gli ultimi interventi, mi appresterò e mi orienterò a votare contro questo articolo 1, a meno che non ci sia una presa di posizione da parte del presidente La Malfa.
Onorevole La Malfa, prenda la parola! Dica una parola a questa Assemblea! Esprima la sua opinione! Ci illumini per capire quale sia l'atteggiamento del relatore su questo provvedimento! E se capiamo qual è l'atteggiamento del relatore e del presidente possiamo anche orientarci in maniera diversa. Questa è la prima motivazione.
Dica una parola, onorevole La Malfa, e magari questa Assemblea potrebbe anche orientarsi in maniera diversa rispetto ad un dibattito che si è articolato un po' troppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, è veramente singolare che questa Camera, che si appresta a votare una delega così delicata al Governo, non abbia preso minimamente in considerazione l'opportunità non solo di un parere motivato delle osservazioni che intenderà fare, ma non ha neanche voluto chiedere che questo parere possa essere vincolante, visto che il Governo eserciterà una delega che questa Assemblea si accinge a concedere. Vediamo oggi la rinuncia di tanti colleghi della maggioranza, che su deleghe ben meno importanti di questa e su argomenti ben più marginali hanno portato avanti strenue battaglie per inserire il termine vincolante, per determinare prima quali fossero le Commissioni che avrebbero dovuto esprimere i pareri, colleghi che hanno trovato anche nell'onorevole La Malfa spesso punti di appoggio e di sostegno alle loro battaglie; vediamo che oggi si va a votare questo articolo 1 senza aver sentito una sola motivazione da parte di chi esprime il parere per conto di questa Assemblea sul fatto che il parere non sia né vincolante né motivato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Loddo. Ne ha facoltà.
SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, porto la voce del presidente della Confcooperative della Lombardia, l'onorevole Dante Orsenigo, che mi ha pregato di verificare la possibilità (attraverso la maggioranza e non solo attraverso l'opposizione) di stralciare l'articolo 5; altrimenti chiedo, in subordine, di poter appoggiare la proposta dell'onorevole Pinza e di tutti gli altri colleghi che l'hanno sostenuta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, mi consenta di esprimere due brevi considerazioni su questo articolo. Lei era presente quando siamo entrati nel merito del provvedimento,
quindi ha già seguito le nostre riflessioni, che, peraltro, non hanno trovato soddisfazione, nel senso che ancora non abbiamo capito se il parere possa essere motivato o meno.
Dico ciò perché la richiesta di chiarimento in ordine al parere e, più in generale, la riflessione che vorrei svolgere su questo articolo, partono dal presupposto che si tratti di un articolo molto importante. Lo dico perché il presidente Pecorella poco fa ha detto che dobbiamo muoverci se non vogliamo perdere tempo. Forse il presidente Pecorella, poiché non era presente nella precedente legislatura o, meglio, è arrivato solo verso la fine, non ha avuto modo di vedere quale siano le tecniche migliori per perdere tempo, tecniche che sono state ampliamente applicate da parte di quella che è l'attuale maggioranza. Noi facciamo delle considerazioni. Volevo semplicemente dire che questo è un articolo molto importante soprattutto per la soppressione di quanto era previsto sulla giurisdizione e credo che questo debba indurre tutti ad una riflessione seria sul tema che stiamo trattando.
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, vorrei innanzitutto darle atto della sua assoluta correttezza nell'interpretazione del regolamento, tuttavia ora mi pongo un problema: poiché la gran parte della discussione che si sta svolgendo verte su questioni regolamentari e non sul merito del problema è necessario che la Presidenza, a norma dell'articolo 24, comma 7, del regolamento depuri i tempi attribuiti ai vari gruppi dei tempi utilizzati per i richiami al regolamento e anche degli interventi a titolo personale. È necessario che i tempi utilizzati per questo tipo di interventi vengano scorporati da quelli attribuiti ai gruppi, in modo tale che i tempi effettivamente assegnati a questi ultimi possano rimanere integri (Commenti).
PRESIDENTE. Vorrei tranquillizzarla a questo proposito.
GERARDO BIANCO. Sono tranquillizzato. Poiché questo punto non era stato chiarito, è necessario che la Presidenza si preoccupi che il tempo assegnato ai gruppi parlamentari sia pienamente rispettato.
PRESIDENTE. Onorevole Bianco, lei sa che nel contingentamento dei tempi è previsto un tempo anche per i richiami al regolamento. Credo che i tempi siano stati rispettati da tutti. Al momento non le so dire, con esattezza, quale sia il conteggio, in ogni caso le assicuro che anche i richiami al regolamento sono contingentati. Personalmente non sono mai molto fiscale: quando un collega chiede di intervenire per un richiamo al regolamento, mi regolo. In ogni caso per i richiami al regolamento erano previsti dieci minuti. Credo, come pure il Presidente Casini, di essere stato finora di manica larga.
GERARDO BIANCO. A me pare che la situazione sia andata molto oltre e, da questo punto di vista, per la regolarità della discussione è necessario che anche il tempo concesso dalla Presidenza, oltre i dieci minuti assegnati, non venga computato nel tempo assegnato ai gruppi (Commenti).
PRESIDENTE. Io non ho questo potere, ho semplicemente un potere discrezionale, naturalmente nell'ambito regolamentare, di non incidere eccessivamente in termini di riduzione delle richieste di intervento che vengono avanzate. Questo è il criterio su cui mi baso e la ringrazio per l'apprezzamento da lei fatto in precedenza sul modo di condurre i lavori.
DAVIDE CAPARINI. Andiamo avanti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al di là di ogni
possibile schermaglia dialettica vorrei richiamare l'attenzione realmente sulla necessità del coordinamento tra l'articolo 1 è l'articolo 11 del testo al nostro esame, poiché in questo peripatetico atteggiamento tenuto dalla maggioranza a proposito delle sezioni specializzate, in materia di giurisdizione - per cui le sezioni specializzate vengono abrogate in Commissione, ripresentate in aula, il tutto senza una adeguata motivazione né illustrazione -, appare evidente che, se nell'articolo 1 non è vi una adeguata delega al Governo, l'articolo 11 è sostanzialmente privo di delega. Se il collega Acquarone consente anche a me una citazione latina direi che in claris non fit interpretatio (Applausi)
Il nostro compito sarebbe quello di legiferare con chiarezza. A tal fine, sosterrei la proposta di accantonamento dell'articolo 1, o quanto meno incaricherei il Comitato dei nove di coordinare meglio i due testi.
ANTONIO SODA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 86. Signor Presidente, mi segue? L'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni, che, in base agli atti che sono stati distribuiti, è stato presentato oggi, attiene a norme procedurali. È possibile presentare nuovi articoli aggiuntivi quando questi rientrino nella materia oggetto del testo in esame. Il testo è arrivato in Assemblea con la soppressione del riferimento alle norme sulla giurisdizione. Le Commissioni, se ho ben capito, hanno elaborato un emendamento che non incide sulla materia contenuta nel testo né sulla materia contenuta nell'emendamento dell'opposizione che riproponeva la tematica della giurisdizione. Attiene quindi ad una materia che non è contenuta nel testo e che non è contenuta negli emendamenti dichiarati ammissibili in Commissione. Tratta quindi una materia del tutto estranea e ai sensi dell'articolo 86 del nostro regolamento non avrebbe dovuto essere ammesso (Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è un'osservazione alla quale risponderà il Presidente. Fate la cortesia di fare silenzio.
ANTONIO SODA. Per cortesia, state approvando una legge che non ritenete importante, che non ritenete di rilevanza delicata. Che cosa vi interessa allora, cancellare i vostri falsi e basta (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)?
Signor Presidente, non interessa loro nulla di questo discorso! Non interessa loro nulla che venga approvata una legge impraticabile! Gli interessa solamente la prescrizione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)! Onorevole La Malfa, lo abbiamo capito il senso del suo silenzio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
ROBERTO BARBIERI. Bravo!
ANTONIO SODA. Lo abbiamo capito! Paghi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Parla, La Malfa, parla!
ANTONIO SODA. Voglio porre una seconda questione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
Mi appello alla Presidenza! Si tratta di un richiamo al regolamento! L'articolo aggiuntivo non incide sulla materia del testo, ma su una materia che loro hanno voluto stralciare e che non è stata riproposta
(Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il collega ha a disposizione cinque minuti. Ne ha impiegati solamente due.
ANTONIO SODA. Cinque minuti? Signor Presidente, sono intervenuto per un richiamo al regolamento! Ma quali cinque minuti! Ho fatto un richiamo all'articolo 86! Ma quali cinque minuti! Ma da dove me li toglie questi cinque minuti?
La seconda questione è la seguente: l'articolo 1 definisce l'oggetto della delega ed esclude qualsiasi materia relativa alla giurisdizione o alle norme di procedura. L'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni riguarda le procedure ed anche, nell'ultimo comma, i compromessi o, meglio, il ricorso alla giustizia compromissoria senza il richiamo alla normativa europea.
Signor Presidente, le chiedo quale legge si stia approvando. Badi che nel secondo comma dell'articolo 1 è prescritto che la delega debba essere esercitata secondo i criteri stabiliti dal Parlamento italiano e nel rispetto della normativa europea. Nell'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni non si fa più riferimento alla normativa europea; quindi, si ha una delega che correttamente viene espressa su tutta la materia indicata nell'articolo 1 con riferimento al corretto coordinamento con la normativa europea, ma ciò nell'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni scompare.
Intanto, vorrei capire perché scompaia il riferimento alla normativa europea. Avremo, infatti, un conflitto fra le due norme, perché in materia societaria l'Unione europea ha emanato ben 18 direttive che vanno rispettate anche dai signori della destra italiana (almeno questo!).
Quindi il problema che le sottopongo, signor Presidente, è il seguente: la delega delle materie di cui all'articolo 1 è coperta dalla normativa europea, la delega prevista nell'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni non ha più nessun riferimento alla normativo europea. Che tipo di legge vogliamo approvare? Questa è la ragione per cui l'articolo 1 andrebbe accantonato; infatti, è nell'articolo 1 che va previsto l'oggetto della delega con riferimento ai criteri dettati dal Parlamento e ai criteri ed ai principi dell'Unione europea. Ha capito, onorevole La Malfa (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e misto-Comunisti italiani)?
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Soda.
ANTONIO SODA. Deve saperle queste cose, visto che fa l'avvocato, ma in quest'aula se ne scorda!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, le rispondo puramente e semplicemente che la Presidenza ha già dichiarato ammissibile l'articolo aggiuntivo 11.070 delle Commissioni, né io ho il potere di censurare una decisione già assunta. Lei ha svolto osservazioni che possono avere un certo valore di merito e di cui apprezzo il ragionamento e la motivazione, ma questo non mi consente di modificare ciò che è stato già deciso.
GIANNICOLA SINISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, non mi limiterò semplicemente a porre una questione regolamentare, ma vorrei sottoporre a questa Assemblea anche una questione politica. Vi chiedo non soltanto se sia corretto - mi attengo alle indicazioni del Presidente sulla ammissibilità di questa proposta emendativa - ma anche se sia giusto che si legiferi in questo modo. Vi chiedo se sia giusto che norme importanti sulla riserva di giurisdizione scompaiano sulla base di una deliberazione della Commissione e riappaiano in Assemblea in modo così improvviso.
Non so quanti di noi siano oggi in grado di esprimere un giudizio avveduto e
non so se sia possibile - secondo quanto abbiamo detto - che ciò sia osservato da ciascuno di noi fino in fondo. Credo ciò costituisca un grave vulnus ai rapporti fra maggioranza e opposizione e che su questo argomento il Presidente della Camera Casini (o lei, signor Presidente, esercitando le sue funzioni), debba aiutarci ad uscire da questa difficile situazione nella quale ci siamo cacciati, perché le regole non ci servono solo oggi per disciplinare questa materia, ma ci serviranno anche per andare avanti negli anni che abbiamo di fronte, per dare leggi buone al nostro paese nell'interesse dei cittadini.
PRESIDENTE. Onorevole Sinisi, faccio quello che posso, naturalmente nei limiti in cui la Presidenza può interferire sulla volontà dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, comprendo assai bene l'imbarazzo dell'onorevole Pecorella; non credo, infatti, che l'onorevole Pecorella parli a nome della Commissione, ma direttamente a nome dell'onorevole Berlusconi. Sappiamo, infatti, che l'onorevole Pecorella è stato candidato (ed eletto) dalla cosiddetta Casa delle libertà esattamente per tutelare - ieri fuori dal Parlamento, oggi direttamente in quest'aula - gli interessi dell'onorevole Berlusconi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). È noto, infatti, che, se fosse approvato il testo, così com'è, tutti i processi per falso in bilancio a carico di Silvio Berlusconi sarebbero prescritti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti Italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Per il processo All Iberian, se il provvedimento in esame non fosse approvato, la prescrizione scatterebbe il 24 gennaio 2009, con la riforma risulterebbe prescritto il 24 luglio 2001. Il processo Sme potrebbe durare fino al 30 giugno del 2004 oppure, con le nuove norme, essere già prescritto dal 30 dicembre 1996. Per il procedimento Milan Spa, infine, la prescrizione naturale scatterebbe il 30 giugno 2008, ma, se verrà approvato questo disegno di legge, sarebbe, invece, fissata al 30 dicembre 2000.
Signor Presidente, allora dovrebbe intervenire l'onorevole La Malfa che, però, probabilmente avrebbe un analogo imbarazzo.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Non ne ho nessuno!
MAURA COSSUTTA. Come dicono che nell'altra legislatura rincorresse un ruolo da presidente. Oggi, purtroppo con un tradimento politico, lo deve svolgere dall'altra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Maura Cossutta, lei ha detto una cosa che contraddice la funzione di qualsiasi parlamentare in quest'aula. Il parlamentare, in quest'aula, rappresenta la nazione senza vincolo di mandato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
RINO PISCITELLO. Dovrebbe, Presidente, dovrebbe!
MARIO LETTIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, interverrò in maniera molto pacata. Quando lei richiama la libertà dei parlamentari fa un richiamo più che giusto, ma il senso dell'opportunità non può mancare. Questa è la sede della politica e noi rappresentiamo tutti i cittadini italiani, a partire dai colleghi della maggioranza, ma anche noi. Se li rappresentiamo bene, il senso comune dei cittadini italiani, che non hanno l'anello al naso e capiscono che questa legge ha un solo scopo...
GAETANO PECORELLA. È per questo che vi hanno mandato a casa (Vive proteste
dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
MARIO LETTIERI. Caro Pecorella, ti dovresti vergognare! Ti dovresti vergognare! Il falso in bilancio è Pecorella!
RUGGERO RUGGERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di comportarsi in maniera che si possa discutere serenamente. Consentite al collega Ruggeri di intervenire!
Prego, onorevole Ruggeri.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, sono convinto che la richiesta di stralciare l'articolo 1 sia veramente fondata. Oltre alle dichiarazioni e alle osservazioni fatte dal collega Soda, basta leggere il parere del Comitato per la legislazione, che non è un Comitato di parte o che voglia fare ostruzionismo, le cui osservazioni, totalmente corrette, condivido pienamente.
Chiedo ancora lo stralcio dell'articolo 1, per ragioni che sono fondate anche dal punto di vista giuridico, formale e democratico.
VALTER BIELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, lei ha fatto un'affermazione importante: ha detto che i parlamentari non hanno vincolo di mandato.
PRESIDENTE. Non lo dico io, lo dice la Costituzione.
VALTER BIELLI. Credo che lei abbia fatto bene a ricordarlo in quest'aula. Questo significa una cosa: un Parlamento libero, un Parlamento in cui ci si confronta. Su una questione come questa dell'articolo 1, per le cose dette dall'onorevole Maura Cossutta - cose pesantissime - noi ci troviamo di fronte a qualcuno che non è capace neanche di rispondere, qualcuno che si vergogna perfino di rispondere rispetto ad argomenti simili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)! Credo che sia un problema di serietà di coloro che sono stati così pesantemente attaccati. Capisco La Malfa, perché non riesce a parlare neanche più in Romagna (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
ROBERTO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, vorrei rivolgere al presidente La Malfa una domanda tecnica. So che lei ha vecchie frequentazioni con il MIT. Lei fa il liberale, conosce le regole del mercato.
Lei è disposto a sacrificare, per interessi materiali - come ha detto la collega Cossutta -, chiari interessi materiali, il valore della trasparenza di mercato. Voi parlate di voler attrarre investimenti in Italia, di portare investitori stranieri, fondi di investimento, fondi pensione, ma lei sa che il sistema italiano diventa meno affidabile dopo queste regole (Una voce dai banchi di Alleanza nazionale: «Cooperative rosse!»).
La veridicità dei bilanci sarà meno affidabile e voi state facendo danno al mercato, oltre che a un sistema di valori: vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, si può fare a meno di dire «vergogna» agli altri.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare (Applausi dei deputati dei
gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lo avete invocato, quindi, per cortesia, lasciatelo parlare. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi la Presidenza può, credo, testimoniare che avevo chiesto di parlare e con molta cortesia ho atteso che i colleghi esprimessero la loro opinione: non ho alcuna difficoltà a parlare.
Lo dico ai colleghi e all'onorevole Cossutta: non ho alcuna difficoltà a parlare, però debbo chiedere alla Presidenza di controllare dal verbale le espressioni che ha usato il deputato che mi ha preceduto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), il quale, rivolto a me, si è espresso - ma vedremo il testo - parlando di chiari interessi materiali da cui sarebbe mossa la mia posizione.
Allora, chiedo alla Presidenza della Camera che venga svolto un accertamento sulla mia onorabilità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e del CCD-CDU Biancofiore). Credo che i più autorevoli colleghi dell'opposizione saranno i primi a dire all'incauto che ha usato questa espressione che non vi sono interessi materiali di chi parla che possano giustificare le sue opinioni (Commenti del deputato Realacci), ma solo valutazioni politiche, che sono le uniche che mi hanno mosso.
Mi auguro che l'incauto collega che ha parlato voglia ritrattare, altrimenti si vada davanti ad un giurì d'onore per sapere che cosa egli abbia detto (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
Aggiungo, onorevoli colleghi, che non sono intervenuto prima perché i tanti colleghi che hanno preso la parola forse non sanno di che cosa stiamo discutendo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Stiamo parlando di un articolo di cinque commi che è per il 95 per cento eguale - nella versione che i colleghi propongono di votare, la versione Mirone - alla versione che è qui presente. Quindi, non è che si debba fare una discussione di tre ore su un testo che è modificato in un solo punto (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Guardate, onorevoli colleghi, quando uno alza la voce, vuol dire che non ha argomenti ed è la ragione per la quale io non interrompo mai (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Quando il collega - onorevole Violante, che è persona educata - ha posto una domanda al relatore, quest'ultimo ha immediatamente risposto: è vero, onorevole Violante?
Lei ha posto una domanda, io le ho risposto in che modo si era deciso di modificare quell'articolo; poi, ho aspettato per sentire gli argomenti dei colleghi e rispondere sugli argomenti che sono stati sollevati, su un solo punto che è stato sollevato.
Sul problema aula o Commissioni, noi abbiamo ritenuto di dover deferire all'opinione del Comitato per la legislazione - che è stato costituito anni or sono su iniziativa dell'onorevole Violante, giustamente - i suggerimenti alle Commissioni e all'Assemblea sul modo migliore di formulare i testi.
Poiché la formulazione, unanime, del Comitato per la legislazione, si riferiva ad una circolare Violante riferita all'articolo 143 del regolamento, noi ci siamo attenuti a quel testo. Se l'onorevole Violante o i colleghi del gruppo avessero ritenuto necessario che non fossero le Commissioni, ma l'Assemblea, a definire una procedura ad hoc per questa particolare materia, avrebbero formulato un emendamento. Gli emendamenti sono 1.800, quindi, se non c'è un emendamento su questo punto, vuol dire che i colleghi dell'opposizione non lo hanno ritenuto importante; ma ciò non rappresenta un problema fondamentale.
Vengo all'ultima questione: cosa è stato fatto in merito alla questione del motivato parere. Mi rivolgo a coloro - e sono tanti
- che non hanno partecipato ai lavori della Commissione e che sono intervenuti. Nel testo Mirone e nelle modifiche apportate dalla Commissione si dice che il Governo doveva inviare i decreti delegati, che il Parlamento avrebbe avuto 60 giorni per esaminarli - e lo abbiamo deciso all'unanimità, quindi non 40 ma 60 giorni - e che, decorso tale termine, i decreti sarebbero stati emanati anche in assenza di tale parere. Questo è il testo comune.
Quando i colleghi hanno detto di introdurre la dizione «motivato parere », io ho suggerito di togliere la parola «motivato», perché non dobbiamo porre vincoli al Parlamento. Togliere la parola «motivato» - mi rivolgo, soprattutto, a coloro che non l'hanno capito e che hanno parlato - è un modo per tutelare il Parlamento nei confronti del Governo.
LORENZO ACQUARONE. Ma no, non è vero!
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. È chiaro, onorevoli colleghi, che qualora noi scrivessimo che il Parlamento deve dare un motivato parere, il Governo, che decidesse di non tener conto di questo motivato parere, direbbe: qui manca il parere, perché non è sufficientemente motivato. Quindi, il Parlamento quando dà un parere deve essere libero...
ANTONIO SODA. Sofista!
GIORGIO LA MALFA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. ...e dobbiamo essere i liberi di dare un parere che dica «no», «sì» o che motivi liberamente questo «sì » o questo «no».
Quindi, togliere la parola «motivato» significa tutelare il nostro Parlamento nei confronti del Governo, per cui non riesco a capire, onorevoli colleghi, di cosa stiamo discutendo. È chiaro quello che voglio dire, onorevole Violante?
Signor Presidente, la ringrazio e chiedo che venga espresso un voto favorevole sul testo dell'articolo 1 (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
TEODORO BUONTEMPO. Sullo stesso richiamo è già intervenuto tre volte!
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Faccio, comunque, presente al collega Violante che il tempo per i richiami al regolamento è terminato. Dunque, questo tempo verrà imputato al gruppo.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, come lei sa, quando i tempi sono esauriti, la parte che ha esaurito il suo tempo ne chiede l'ampliamento ed è stato sempre concesso (Commenti dei deputati di Forza Italia).
Comunque, onorevole La Malfa, volevo dirle una cosa. Speravo lei avesse più fiducia nel suo Governo, visto che non si fida di quello che potrebbe fare. A parte questo, perché il parere motivato? È una questione di merito. Trattandosi di materia così complessa, vi è un rapporto tra Presidente del Consiglio e Presidenti delle Camere, per cui il Presidente del Consiglio, quando il testo si discosta dal testo inviato alle Camere, deve motivare e restituirlo di nuovo. Una volta che le Camere abbiano espresso il loro parere motivato, ciò dà la possibilità, in una materia così complessa, al Governo di orientarsi sulle ragioni per le quali le Commissioni hanno deliberato in un modo oppure in un altro.
Inoltre, non abbiamo ancora risolto il tema di fondo: su materia così complessa, decide la maggioranza che è meglio che intervenga l'Assemblea oppure no? Questo è il punto. Perché il Comitato per la legislazione ha chiesto che si rinvii alla logica normale, che è quella delle Commissioni. Lei ha ragione, onorevole La Malfa, ma adesso stiamo parlando di un altro tema.
Su materie così complesse, non è meglio che l'Assemblea riprenda il dominio della materia? Questo è il punto e su
questo, onorevole La Malfa, lei non ha risposto né ha risposto il presidente Pecorella.
PRESIDENTE. Onorevole Violante, le voglio dire una cosa. Il problema che lei pone, motivato come lei sa fare, è già stato risolto. L'emendamento al quale lei fa riferimento è già stato respinto, quindi lei pone un problema nuovo ma in sostanza si tratta di un problema vecchio.
Per quella che è la mia opinione - ma questo non conta niente; lo dico perché faccio parte di quest'Assemblea, sia pure da questo banco - il parere ha, per sua natura, una motivazione che lo sostiene. Dire che deve essere motivato è un vincolo invece che un vantaggio. Ma questa è una mia opinione, che non conta niente.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per un richiamo al regolamento vero: quando abbiamo instaurato la prassi del contingentamento, abbiamo proceduto, nel corso della passata legislatura - ed il presidente Violante lo ricorderà - a dare tempo ulteriore ai gruppi quando non se ne faceva un utilizzo strumentale e chiaramente ostruzionistico (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo). Ora io formalmente segnalo alla Presidenza, che autonomamente deciderà, che il nostro gruppo è contrario a concedere altro tempo (Commenti del deputato Soda) a chi sta utilizzando il tempo assegnato in maniera particolarmente ostruzionistica sull'articolo 1. C'è un tempo assegnato, e ciascuno deve scegliere se lo vuole utilizzare giocando sulle questioni inesistenti o se lo vuole utilizzare sulle questioni sostanziali - articolo 5, articolo 11 - quali quelle che verranno.
Se si parla di questioni sostanziali, si può dare un tempo ulteriore, ma se si utilizza il tempo così, evidentemente ognuno si assume le sue responsabilità.
Segnalo, infine, per il rispetto e per l'autorevolezza che riconosco al presidente Violante, che non credo si possa guidare un gruppo dando l'esempio di utilizzare il sotterfugio del richiamo al regolamento (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo) per parlare di nuovo di un emendamento che è stato già respinto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
LUCIANO VIOLANTE. Presidente, questo non lo può consentire.
ANTONIO SODA. Ci vuol dire anche come dobbiamo fare opposizione?
SERGIO COLA. Vota!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, io credo sia opportuno seguire un certo criterio. Il collega Violante ha detto una cosa e gli è stato risposto.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, capisco l'irritazione del collega Vito che non è abituato ad essere presidente di un gruppo di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), ma deve capire: come ciascuno di noi presiede il proprio gruppo sono questioni che appartengono alla nostra etica politica e professionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani) e non accetto assolutamente che venga messo in discussione né da Vito né da altri (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Considero l'intervento del presidente Violante un richiamo a tutti a mantenere un senso della misura ed il
rispetto delle altrui funzioni (Commenti). Ho detto a tutti! E a ciascuno. Ripeto: a tutti e a ciascuno.
FRANCESCO BONITO. Lo devi richiamare!
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo per due questioni sempre relative al richiamo al regolamento (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Si, si, si, si!
MASSIMO MARIA BERRUTI. È finito il tempo, signor Presidente!
RENZO INNOCENTI. Allora, signor Presidente, sono state poste dall'onorevole Vito due questioni che sono inaccettabili in via di fatto e di principio. La prima questione è un'ingerenza del tutto gratuita e provocatoria (Una voce dai banchi del gruppo di Forza Italia: «bravo») nei confronti delle sfere di autonomia che regolano i rapporti tra i deputati ed i gruppi ed i rapporti tra gruppi, quest'Assemblea e la Presidenza. E ritengo che questa debba essere stigmatizzato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo) per quello che è: una provocazione! Come lei è abituato a fare, onorevole Vito (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-socialisti democratici italiani)! La seconda questione, signor Presidente, è relativa ai tempi, perché io voglio sapere da lei: chi decide se la questione è lodevole di interventi, se è meritoria di un appassionato dibattito? Chi interviene o chi è in maggioranza? Decidiamo noi, se permettete come utilizzare il nostro tempo.
La seconda questione, signor Presidente - e termino -, è relativa al fatto che si sta già precostituendo una posizione che noi consideriamo un condizionamento fortissimo e negativo che rompe una prassi consolidata in questo Parlamento, anche in momenti più difficili di questo, nei quali c'è sempre stata la possibilità, una volta esauriti i tempi, di trovare accordi per dare la possibilità ai gruppi, a tutti gruppi, ovviamente ai gruppi di opposizione, di intervenire sulle parti restanti del provvedimento.
Anche questo lo segnalo in termini negativi, perché noi poniamo alla Presidenza un problema legato ai diritti dell'opposizione in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole La Russa, desidero dire al collega Innocenti che, per ciò che attiene al decorso del tempo, questo è un fatto che prescinde dalle questioni di merito o di metodo che vengono avanzate (Una voce dai banchi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo: «Lo dica a Vito!»).
Per quello che riguarda la Presidenza, ove il tempo fosse esaurito, è rimesso alla sua valutazione, naturalmente tenendo conto anche dell'opinione dell'Assemblea, se richiesto - come mi pare da parte del collega Vito -, di dare un tempo aggiuntivo quando è necessario. Vi pregherei di avere un po' di fiducia in chi tenta di dirigere i lavori.
Prego, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei rivolgere un appello all'Assemblea. Capisco che siamo in una fase preliminare del vero confronto politico su questo disegno di legge: ci sono gli articoli 5 e l'articolo 11, vi è la possibilità di stralciare o meno l'articolo 5.
Tuttavia, credo che, al di là del modo in cui ha fatto l'appello - perché tale voleva essere, io credo, quindi non scaldiamoci -, il presidente del gruppo di Forza Italia volesse invitare i colleghi dell'opposizione
a ritornare al dibattito sul tema, sul provvedimento: noi ci teniamo ad un confronto politico su uno dei provvedimenti più importanti di questa fase parlamentare. Stiamo discutendo del diritto societario. Il collega che ha parlato per ultimo ha ripetuto in maniera diversa, ma, forse, neanche migliore, quello che aveva detto prima il presidente Violante, e poi quel tempo lo dovrà pur tentare di recuperare, richiedendolo.
ANTONIO SODA. Hanno già risposto!
IGNAZIO LA RUSSA. Forse sarebbe opportuno che cominciassimo da questo momento a parlare del contenuto...
ANTONIO SODA. Sì, il contenuto!
IGNAZIO LA RUSSA. Allora, faccio un appello, prima di tutto - così non si arrabbia nessuno -, ai parlamentari della maggioranza di avere una capacità di ascolto maggiore, silenziosa, delle ragioni dell'opposizione. Però, onorevole Violante, onorevoli colleghi presidenti di gruppo dell'opposizione, vi prego di spostare il contenuto di questo dibattito da una fase preliminare e - diciamolo francamente - inutile a una fase di confronto sulla sostanza del provvedimento, che molti italiani, molte aziende, la gran parte della capacità produttiva del paese, aspettano da noi con serietà. Vi ringrazio, se lo farete.
ROBERTO PINZA. È un timore che non abbiamo.
GIUSEPPE FANFANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, garantisco che non parlerò...
DONATO BRUNO. Su cosa interviene?
GIUSEPPE FANFANI. Intervengo sull'articolo 1, a sostegno della richiesta di sopprimerlo totalmente e, dal momento che non sarà un intervento né dilatorio né di altro carattere, autorizzo il Presidente a sottrarre il tempo come è corretto al gruppo a cui appartengo. Cercherò di parlare seriamente, evitando espressioni poco riguardose, che non ho ritenuto corrette. Il presidente Pecorella non ha bisogno di avvocati difensori e tanto meno di me.
PRESIDENTE. Onorevole Fanfani, le devo ricordare che lei parla, in questo momento, a titolo personale, perché per il suo gruppo si sono già espressi: così mi dicono gli uffici. Io non sono stato presente nel corso di tutto il dibattito.
GIUSEPPE FANFANI. Se ho limitazioni di tempo, parlerò poi. Signor Presidente, mi dica lei, io rispetto le sue indicazioni.
PRESIDENTE. Mi sono permesso di ricordaglielo, perché si regoli anche per il tempo.
ANTONIO SODA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, votiamo!
ANTONIO SODA. Intervengo in base all'articolo 45 del regolamento. Innanzitutto, vorrei dare una risposta all'onorevole La Russa, poi vorrei rivolgere un invito al Presidente, ai sensi dell'articolo 45 del regolamento.
Noi abbiamo sollevato la questione relativa al contenuto della delega, con riferimento alle direttive europee contenute nell'articolo 1 e non contenute nell'articolo 11. Sull'oggetto della delega nessuno ci ha risposto. Onorevole La Russa, quando lei invita a discutere del diritto societario e dei criteri di delega, si guardi intorno e lo faccia con i suoi, non con noi.
Signor Presidente, per ciò che concerne la seconda questione, vorrei che lei si pronunciasse sull'opposizione alla dilatazione dei tempi che rappresenta una prerogativa esclusiva del Presidente della Camera dei deputati Non vorrei che il Presidente dell'Assemblea fosse diretto dal capogruppo della maggioranza. L'articolo 45 del regolamento prevede che è compito del Presidente aumentare i termini previsti per la durata degli interventi, non è compito questo che spetta all'onorevole Vito. Signor Presidente, glielo faccia presente anche lei e lo richiami al rispetto del regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Soda, la prego di considerare che il gruppo dei Democratici di sinistra ha ancora a disposizione 1 ora e 26 minuti; quando questo tempo sarà trascorso prenderò le misure che, senza bisogno del suo intervento poco cortese, riterrò di prendere. Ha capito? Io non mi faccio comandare da nessuno e credevo che lo sapesse anche lei. Io non glielo permetto, non glielo permetto! Le dico che lei non si può permettere di dire che sono comandato dalla maggioranza. Io sono comandato dalla mia coscienza e, a differenza sua, anche dalla mia intelligenza. Ha capito?
ROBERTO MENIA. Bravo Presidente (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania)!
MARCO RIZZO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO RIZZO. Signor Presidente, intervengo relativamente all'intervento del collega Vito. Egli ha proposto di valutare, con una certa soggettività, se i richiami al regolamento potessero essere indicati come atti di ostruzionismo. Voglio dire all'onorevole Vito, anche avendo coscienza della sua esperienza parlamentare, che mai la maggioranza della scorsa legislatura ha osato sindacare nel merito (Commenti del deputato Vito) e in riferimento alla qualità degli interventi. Si pone quindi un precedente perché, se vogliamo andare a ritroso, avremmo potuto, anche da questo punto di vista, rilevare tutti quegli interventi - penso al gruppo della Lega nord Padania per il quale c'era addirittura difficoltà nel coniugare i verbi - durante i quali non siamo mai intervenuti per fare di queste puntualizzazioni.
SERGIO SABATTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Il collega Fioroni ha chiesto di parlare ma aveva già parlato, forse se ne è scordato.
SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. La ringrazio per avermi dato la parola.
IGNAZIO LA RUSSA. Parla, dai!
SERGIO SABATTINI. Vorrei invitare il Presidente, che adesso è al telefono... Le chiedo scusa, signor Presidente, vorrei fare solo due osservazioni a titolo personale. Signor Presidente, le chiedo scusa, visti i rapporti amichevoli che ci legano, la prego di non usare quel tono con l'onorevole Soda.
DANILO MORETTI. Violante lo avrebbe buttato fuori!
SERGIO SABATTINI. Non lo dico polemicamente, non vorrei sollevare nessuna polemica. Signor Presidente, non voglio polemizzare, lo dico amichevolmente. L'osservazione che ha fatto l'onorevole Soda, la prima che ha fatto, era di merito e non ha ancora ottenuto risposta. Signor Presidente, non credo sia utile in questo momento da parte di nessuno di noi accendere gli animi. La prego, data la sua solita bontà e buonsenso, di continuare a gestire questa difficile Assemblea. Lo dico come fatto affettivo e quasi amichevole.
La seconda osservazione, nel merito del dibattito, signor Presidente, è che non ha
ancora avuto risposta dai presidenti delle Commissioni la sottolineatura che, per due volte, ha fatto il collega Soda. Vorrei anche dire all'onorevole La Malfa, con tutta la buona volontà, che è evidente che lui può scaldarsi ma stiamo parlando di politica, caro onorevole La Malfa. La sua onorabilità politica, a mio avviso, sa dove sta? Nello spazio che intercorre tra lo scranno della XIII legislatura che lei occupava con il centrosinistra e quello che lei occupa attualmente con il centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Questa è la consistenza della sua onorabilità politica ed è anche il suo interesse materiale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Onorevole Sabattini, accetto il suo suggerimento. Mi permetto di dire che rivolgersi al Presidente dicendogli che dipende dal capogruppo di una parte politica forse non è una frase molto calibrata per un noto giurista.
GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, mi riferisco all'articolo 59, comma 1, del regolamento. Faccio tale richiamo con qualche imbarazzo perché sebbene qualche espressione dell'onorevole Soda sia stata un pochino forte, chi presiede questa nostra Assemblea non può tranquillamente sostenere che si fa guidare dalla propria coscienza e, rivolgendosi a se stesso, anche dalla propria intelligenza, parlando con l'onorevole Soda che ne sarebbe privo; credo che se fosse stato uno di noi...
PRESIDENTE. Questo non l'ho detto! Ho parlato per me, non ho parlato per lui.
GIUSEPPE FIORONI ...mi lasci finire, signor Presidente (Commenti dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Se si legge il resoconto stenografico, si potrà verificare che le sue parole erano chiarissime e che lei faceva carico a se stesso di far fede della propria intelligenza; ciò a differenza dell'onorevole Soda. Se l'avesse detto uno di noi sicuramente lei, con la sua esperienza, mentre presiedeva ci avrebbe ripreso, ai sensi dell'articolo 59, comma 1. Credo sia difficile per il Presidente ammonire o richiamare se stesso; tuttavia ciò è un comportamento quanto meno sconveniente perché l'ha fatto da Presidente. Ciò è ben più grave di ciò che ha fatto l'onorevole Vito, che pensava di insegnare il mestiere a qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ho risposto esclusivamente parlando di quello che io ritengo di fare come Presidente, seguendo la mia coscienza e la mia intelligenza (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo). Se poi ritenete che non ce l'abbia....
ANTONIO ORICCHIO. Si vota?
PIETRO ARMANI. Votiamo?
PRESIDENTE. Comunque vedo che c'è molto suscettibilità quando si parla di altri.
RINO PISCITELLO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, credo che l'intervento dell'onorevole Vito abbia turbato molto questa Assemblea per il tono che sembrava, signor Presidente, mi consenta...
PRESIDENTE. Onorevole Piscitello, mi scusi se la interrompo. A quale articolo si riferisce ?
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, all'articolo 8 del regolamento. Posso darne lettura?
PRESIDENTE. Sì, grazie.
RINO PISCITELLO. «Il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il regolamento ....». Signor Presidente, il comma 2 dello stesso articolo dice che il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)...
Fatemi parlare! Mi riferisco all'intervento del collega Vito, perché - e di parlare anche a nome degli altri colleghi che hanno in qualche modo ecceduto in nervosismo dopo quell'intervento - quell'intervento è sembrato, signor Presidente, un ordine al Presidente della Camera. Solo in questo senso ci siamo preoccupati (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Quando lei, signor Presidente - io la conosco da tempo ed ho con lei un rapporto...
TEODORO BUONTEMPO. Affettuoso!
RINO PISCITELLO. ...di stima, molto profondo e la conosco come un Presidente sereno nel corso della sua Presidenza - dice ad un collega «io mi faccio guidare dalla mia coscienza e, a differenza di lei, anche dalla mia intelligenza» e poi non ricorda neppure di averlo detto, c'è chiaramente un problema (Si ride.); evidentemente il clima di tensione in aula ha determinato anche in lei effetti di stanchezza che non erano augurabili.
La prego, signor Presidente, per difendere la sua serenità e integrità, da sempre dimostrate, di chiedere al Presidente della Camera di sostituirla, ridiventando collega tra i colleghi. Credo che in questo momento ciò sia opportuno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
DANILO MORETTI. Mandalo fuori! Violante l'avrebbe cacciato via!
PRESIDENTE. Onorevole Piscitello, le sono grato. Se sarò sostituito dal Presidente o da un altro collega, tornerò tra i banchi e credo di saperlo fare da qualche decennio, a differenza di altri. Questo posso dirlo!
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, vorrei esprimere il nostro dissenso da alcune posizioni emerse e il nostro rispetto per lei; comprendiamo la difficoltà in cui sta conducendo l'Assemblea. Ammiriamo anche l'equilibrio che sta mostrando e il tentativo di svelenire la situazione. Lo dico perché so quanto sia difficile dirigere l'Assemblea in certe condizioni. Volevo dirle soltanto questo. Con stima da parte nostra, possiamo andare avanti. (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e del deputato La Russa).
PRESIDENTE. Vorrei dire al collega Soda che, se ho detto una parola più del dovuto, gli chiedo scusa e sono dispiaciuto se ho ecceduto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, noi del gruppo della Margherita ci terremmo in particolar modo ad esprimere la nostra posizione politica sull'intero articolo 1. Pertanto, l'onorevole Fanfani si era iscritto proprio per rappresentare la nostra posizione. Vi è un equivoco. Il collega Santagata, che ha parlato per primo, lo ha fatto per un minuto. Si comprendeva pertanto che era a titolo personale.
Pertanto, dal momento che il tempo viene sottratto e stiamo facendo una
forma di ostruzionismo parlamentare - lei capirà signor Presidente - sulla questione del falso in bilancio, che è una questione di etica pubblica tanto importante da imporci di entrare nel merito dei problemi, vorremmo che lei ci desse la possibilità di esprimere la nostra opinione, considerando l'intervento del collega Santagata come a titolo personale, mentre quello del collega Fanfani espresso quale posizione del gruppo della Margherita (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, ringrazio il collega Boccia. Convengo, onorevole colleghi, sull'opportunità di mantenere un tono di correttezza. Onestamente, non ho gradito alcune affermazioni che attaccavano i colleghi in termini personali.
Tuttavia, ho chiesto di parlare perché ritengo che in quest'aula si sia questa sera evitato di affrontare il vero problema che connota anche l'articolo 1, nella parte in cui dà mandato al Governo di legiferare anche in materia di illeciti penali. In una situazione di estrema delicatezza, sotto il profilo istituzionale, etico e politico, che vede in prima persona interessato il Presidente del Consiglio dei ministri di questa Repubblica, prego i colleghi di fare un attimo di attenzione. L'unico e principale quesito che in quest'aula ci si deve porre nel momento in cui si affronta il problema, ovvero se approvare l'articolo 1 - fondamentale perché attribuisce la delega o la nega ove sia cassato, come è stato richiesto dagli emendamenti precedentemente posti - è il seguente: è possibile sotto il profilo istituzionale, sotto quello etico, politico, che il Governo sia delegato a legiferare in una materia delicatissima come quella penale, relativamente a categorie di reati che vedono coinvolti in prima persona il Presidente dell'esecutivo, con un interesse che, desumendo la dizione da termini strettamente giuridici, ha le caratteristiche dell'attualità, della immediatezza e dell'interesse diretto e personale?
È possibile che in quest'aula non si abbia la sensibilità istituzionale di affrontare questo problema per la gravità con la quale esso oggi si pone? Non si poneva questo problema all'inizio, quando la legge delega era stata ipotizzata da coloro che la ipotizzarono originariamente. Si pone, oggi, perché la Presidenza del Consiglio ha questa caratteristica personale. Allora mi domando se si ha la sensibilità istituzionale di astenersi da una delega di questo tipo. E lo domando non soltanto ai colleghi di quest'aula ma anche, e prima di tutto, ai colleghi di Alleanza nazionale che hanno sempre fatto dello Stato, della patria e delle istituzioni dello Stato, una bandiera del loro presentarsi all'opinione pubblica, che hanno sempre ostentato questi loro principi anche durante questa campagna elettorale, principi di legalità e di fermezza nel rispetto delle istituzioni.
Lo chiedo ai colleghi del gruppo del CCD-CDU, che fondano la loro ragion d'essere politica nei padri storici - che sono anche i miei - della democrazia di questa Repubblica e che mai avrebbero consentito, neanche immaginato, una situazione di questo tipo! E lo dico anche ai colleghi della Lega, che hanno sempre creduto - e in ciò li ho solo sempre rispettati - ed hanno sempre prospettato, in tutte i loro discorsi, in tutti i loro programmi elettorali, in tutte le loro proposizioni, i termini della legalità e del rispetto delle istituzioni, che poi sono il fondamento dell'autonomia che loro propongono.
Ed ecco, signori, che il tema dell'etica della politica e dei rapporti tra etica e politica in quest'aula distratta dall'ora e dalle polemiche, è il termine fondamentale che deve richiamare al quesito che noi stiamo proponendo sull'articolo 1, sul quale vi chiediamo di non dare una delega in questa materia, perché sarebbe una delega che, onestamente, oggi noi troveremmo
contraria a tutti quei principi che sono il fondamento del vivere civile e dell'etica politica di quest'aula.
Allora, invito questo Parlamento a riconsiderare complessivamente l'articolo 1 anche sotto questo profilo, a porsi questo quesito fondamentale e a dare a questo quesito una risposta che è innanzitutto una risposta di coscienza, di contenuto politico e di rispetto delle istituzioni che coinvolge non solo maggioranza e minoranza ma anche quest'aula e il Parlamento nel suo insieme, perché attiene al rispetto degli interessi di tutta la Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Erano tutti usciti ed ora rientrano. I colleghi stanno ancora entrando, aspettiamo che abbiano esaurito le loro corse. Mi pare vi sia una par condicio nell'accesso. I colleghi sono presenti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva. (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 484
Maggioranza243
Hanno votato sì 281
Hanno votato no203).
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