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La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 15,05.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui risultati della Conferenza del G8 svoltasi a Genova.
Dopo l'intervento del ministro degli affari esteri, ambasciatore Renato Ruggiero, avranno luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi per dieci minuti ciascuno, in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica. È previsto un tempo aggiuntivo per il gruppo misto.
Avverto che è stata disposta la trasmissione televisiva diretta.
Onorevoli colleghi, sono particolarmente lieto che il primo dibattito parlamentare sui risultati del vertice del G8 si svolga presso la Camera dei deputati.
Questa Assemblea, nei giorni precedenti al vertice, ha discusso ed approvato documenti di indirizzo al Governo che almeno su alcune specifiche questioni, quali l'abbattimento del debito dei paesi poveri, la lotta alle grandi epidemie e lo sviluppo sostenibile, hanno mostrato elementi di forte convergenza della gran parte dei gruppi parlamentari.
Per la prima volta a Genova, anche grazie alla pressione dell'opinione pubblica, si è accettato il principio che le grandi questioni della globalizzazione delle economie e dei mercati si devono confrontare con il diritto alla vita, alla salute e allo sviluppo dei paesi più poveri. Alle soglie del terzo millennio oltre un miliardo di persone sono costrette a vivere con meno di un dollaro al giorno.
Nel dialogo che a volte si svolge, anche in forme irrituali, tra l'opinione pubblica e i governi, si inseriscono, a pieno titolo, i parlamenti che sono e restano la sede della sovranità popolare e della rappresentanza di tutte le idealità politiche.
La via della pace, il disarmo, la vocazione europea dell'Italia sono solo alcuni dei grandi temi che negli anni sono diventati patrimonio comune di tutte le forze politiche. Pure in momenti di contrapposizione, anche aspri, come quelli che stiamo attraversando in questi giorni, io mi auguro che non si disperda il filo comune che ha legato le grandi scelte ideali dell'Italia. Grazie.
Ha facoltà di parlare il ministro degli affari esteri, ambasciatore Ruggiero.
RENATO RUGGIERO, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, a pochi giorni dalla conclusione del vertice dei Capi di Stato e di Governo delle sette principali democrazie industrializzate e della Russia, svoltosi a Genova dal 20 al 22 luglio scorso, sono chiamato a presentare a quest'aula, a nome del Governo, i risultati politici emersi dall'assise.
Osservazioni critiche, discussioni anche vivaci, hanno scandito questi giorni di grande e dolorosa intensità. È stato posto in discussione il senso stesso di incontri di questo tipo, la loro capacità di pervenire a risultati utili, l'opportunità di una loro prosecuzione nel futuro. È tuttavia da
considerare che non si può sostenere la necessità di governare la globalizzazione e, al contempo, ritenere inutili gli incontri tra i più alti rappresentanti dei paesi che possiedono i maggiori strumenti per tentare di realizzare questo obiettivo.
I vertici fra i paesi industrializzati nascono dall'esigenza di concertare risposte comuni a problematiche di carattere generale e ispirano la loro azione all'esigenza di migliorare la governabilità dell'interdipendenza e di rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione. Nel mondo dell'informazione tecnologica e del moderno sistema dei trasporti, le distanze geografiche si sono ridotte, per taluni versi annullate, il mercato finanziario si è unificato, gli ostacoli agli scambi, le frontiere che dividevano Stati, economie e popoli tendono a scomparire. Aumenta l'interdipendenza degli Stati e con essa si globalizzano speranze e problemi. Se oggi il tema della povertà è stato al centro del G8 è perché, oggi, l'interdipendenza ne ha fatto un problema di tutti. Se i movimenti anti-globalizzazione vincessero, ritorneremmo ad alzare le frontiere e, con esse, a rinazionalizzare i problemi. La povertà ritornerebbe ad essere un problema degli «altri».
A fronte di questa nuova realtà mondiale, strategie e strumenti di azione tradizionali rischiano di rivelarsi inadeguati. Lo Stato nazionale è condizionato dalla delimitazione geografica del suo approccio e dalle sue capacità di intervento. Le singole istituzioni internazionali multilaterali, dall'UNESCO alle organizzazioni della sanità, del commercio e del lavoro, sono ispirate a visuali e competenze settoriali.
Non può, quindi, essere negata l'utilità di un coordinamento tra i rappresentanti legittimamente eletti dei paesi più industrializzati, cioè di quei paesi che possiedono in maggiore misura gli strumenti per intervenire in modo significativo e positivo nella realtà globale che sopra accennavo e che, proprio per questo, recano la responsabilità di impegnarsi a farlo.
Nella preparazione del vertice di Genova e nella definizione della relativa agenda, l'Italia ha individuato, fin dall'inizio e lucidamente, la necessità di confrontarsi con le difficoltà dei paesi più poveri che si trovano ai margini del processo di sviluppo. Per la prima volta in assoluto, il G8 ha potuto avere, per iniziativa del nostro paese, una specifica agenda nord-sud che si è aggiunta all'agenda globale propria di queste riunioni. Spetta all'Italia il merito di aver definito per tempo questo tipo di agenda, mesi prima, sulla base di un'oggettiva valutazione del rilievo delle varie questioni aperte ed in linea con la tradizionale e specifica sensibilità del nostro paese per le problematiche di uno sviluppo più giusto ed equilibrato. Si tratta, dunque, di una riflessione avviata nella precedente legislatura, che questa maggioranza ha voluto approfondire, valorizzare e che ha saputo rendere operativa, convinta in questo che ciò rispondesse alle esigenze globali di questo momento storico ed anche, lo ripeto, alle sensibilità tradizionali del nostro paese
La priorità che è stata data alla creazione del fondo globale per combattere AIDS, malaria e tubercolosi ha caratterizzato questa riunione come un vertice per la vita, volto alla solidarietà ed alla speranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e Misto-Nuovo PSI), in cui particolarmente dolorosa ed in contrasto con il nostro sentire e le nostre aspirazioni è risultata l'irruzione della tragedia.
Ecco perché abbiamo insistito sullo sforzo per estendere i tradizionali confini concettuali del G8, con l'obiettivo di informare, sensibilizzare, allargare la sfera del consenso intorno al vertice, lanciare impegni operativi. Ci si è diretti ad istanze sia governative che del mondo non governativo, del mondo sindacale, del mondo imprenditoriale, e da questa attività di contatto sono poi risultati concreti eventi, realizzati nel contesto del vertice con personalità, istituzioni ed istanze esterne al gruppo degli otto paesi, come, ad esempio, l'incontro - che ha preceduto il vertice - del Presidente Ciampi e del Presidente Berlusconi con sei personalità di alto profilo morale internazionale.
Avete potuto constatare il rilievo dato alla partecipazione a Genova di sette leader dei paesi dei tre continenti del sottosviluppo: Mali, Bangladesh e Salvador (il Bangladesh rappresentando i 48 paesi meno avanzati al mondo), nonché Sudafrica, Algeria, Nigeria e Senegal, quali rappresentanti dei paesi promotori del documento in favore dell'Africa sottoscritto lo scorso anno da tutti i 187 paesi delle Nazione Unite e dell'iniziativa in essa recentemente confluita dei 53 paesi africani riuniti a Lusaka, nonché dei rappresentanti delle istituzioni internazionali a vocazione universale, come l'ONU, o specializzate, come la FAO, l'Organizzazione mondiale del commercio e l'Organizzazione mondiale della sanità o la Banca mondiale.
Uno dei risultati più significativi del vertice - su cui le cronache si sono poco soffermate e che, al contrario, tengo a sottolineare in questa sede - è stata la decisione di creare un gruppo di lavoro per la partnership Africa-G8. Vi lavoreranno insieme i rappresentanti personali dei leader dei paesi del G8 e dei Capi di Governo dei cinque paesi africani membri del gruppo direttivo della citata «Nuova iniziativa africana» di Lusaka. Tutto ciò in un nuovo spirito di partenariato in cui i paesi del G8 si troveranno a fianco dei paesi africani che a Lusaka hanno per la prima volta assunto l'impegno diretto a promuovere la democrazia e il buon governo, la lotta alla corruzione, la capacità di prevenzione dei conflitti, nonché a favorire un maggior flusso di investimenti privati, attraverso la definizione di legislazioni più incentivanti ed il potenziamento del mercato dei capitali.
Siamo riusciti, così, a modificare sostanzialmente un approccio ai problemi dell'Africa che, da campo di battaglia della guerra fredda, diviene terreno di cooperazione fra i paesi dell'Africa, i sette paesi più industrializzati e la Russia, che significativamente contribuisce in forma diretta al fondo globale per la salute.
Tra i risultati del vertice desidero evidenziare: la lotta all'AIDS, alla malaria e alla tubercolosi, con il lancio di un fondo globale che può già contare sulla disponibilità finanziaria di un miliardo e 300 milioni di dollari da parte degli otto e di 500 milioni di dollari da parte del settore privato.
Abbiamo, in poco tempo, convinto i nostri partner del G8 a costituire tale fondo, non senza riscontrare resistenze o difficoltà pratiche. Lo abbiamo dotato della cifra più importante che sia mai stata raccolta e abbiamo voluto uno strumento evolutivo affinché questa cifra possa crescere ancora grazie a contributi pubblici e privati. È un primo passo importante, anche se certamente non sufficiente a risolvere questo grande problema.
Nel suo intervento, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha stimato fra i 7 e i 10 miliardi di dollari le risorse necessarie a vincere questa grande battaglia sanitaria e sociale. Tale stima, in realtà, è riferita all'intero fabbisogno in tutto il mondo, compreso quanto viene già speso attualmente da tutti i governi, incluso il nostro, che ammonta a circa 2 miliardi di dollari. Non voglio dire che ora vi siano risorse sufficienti, ma che gli otto, da soli, sono riusciti quasi a raddoppiare, in un colpo solo, la spesa mondiale contro queste malattie: questo non è un risultato trascurabile.
Peraltro, per assicurare che il fondo sia pienamente operativo entro l'anno, è stata costituita una task force. Le risorse in questione saranno gestite da una struttura snella cui parteciperanno rappresentanti dei paesi donatori, dei paesi beneficiari e delle organizzazioni internazionali e verranno impiegate a scopi di prevenzione e cura nel rispetto ed in sinergia con i piani sanitari dei paesi interessati.
Nel contesto di tale fondo globale, ci siamo impegnati a lavorare d'intesa con le industrie farmaceutiche e con i paesi colpiti per favorire l'offerta più ampia possibile e più efficace sotto il profilo medico, anche attraverso le flessibilità e il ricorso alle eccezioni previste nell'accordo dell'Organizzazione mondiale del commercio sui diritti di proprietà intellettuale. Queste flessibilità ed eccezioni, già oggi significative,
verranno rinegoziate per il loro ampliamento nel prossimo round commerciale.
È in questa direzione che si adopererà la delegazione italiana, senza, tuttavia, indebolire le necessarie capacità della ricerca e dello sviluppo di nuovi farmaci salvavita.
Abbiamo voluto a Genova il Segretario generale dell'ONU ed altri membri della famiglia delle Nazioni Unite. Il nostro invito è stato capito, accettato ed apprezzato; la presenza di Kofi Annan ai vertici, va ricordato, non è un dato acquisito. Egli, a differenza di altre occasioni, ha tenuto ad essere presente a testimonianza dell'interesse per le decisioni di Genova e per il taglio impresso dalla nostra presidenza all'evento.
Per quanto riguarda l'annullamento del debito, l'ammontare totale dei debiti cancellati ai 23 paesi ormai riconosciuti come eleggibili all'iniziativa a favore dei paesi poveri altamente indebitati è di oltre 53 miliardi di dollari, rispetto ad un ammontare iniziale di debito di 74 miliardi di dollari. Essi potranno, dunque, liberare preziose risorse finanziarie da destinare alle spese nei settori sociali, dall'istruzione alla salute, ma non per l'acquisto di armi.
È stato pubblicamente riconosciuto, innanzitutto dai leader dei movimenti della società civile e dalle organizzazioni non governative impegnate nel settore, che l'Italia ha assunto un ruolo di avanguardia e di esempio, anche nella veste di Presidente del G7 e G8, rispetto alla comunità internazionale dei creditori bilaterali. La nostra posizione - cancellare il 100 per cento dell'intero debito dei paesi che sono parte dell'iniziativa in favore dei paesi altamente indebitati - è ormai condivisa da Stati Uniti, Regno Unito e Canada (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e Misto-Nuovo PSI). A quest'ultimo affideremo, dunque, il testimone della Presidenza del G8 per il prossimo anno, confidando che saprà concretamente proseguire nell'azione da noi avviata.
Resta, certo, ancora molto da fare, ma il Governo italiano proseguirà con immutato impegno nella sua azione internazionale a favore della cancellazione del debito dei paesi poveri.
Per quanto riguarda l'apertura dei mercati e aiuto pubblico allo sviluppo, si è convenuto di dare un convinto appoggio al lancio di un nuovo e ambizioso round di negoziati globali in materia commerciale a Doha, con un'agenda bilanciata. Anche su questo tema è richiesto un ulteriore sforzo dei paesi più industrializzati affinché il commercio sia un modo più dignitoso e più efficace dell'aiuto per favorire lo sviluppo dei paesi meno avanzati. Proprio per questo motivo, abbiamo insistito per dare particolare rilievo all'importanza di un accresciuto accesso ai mercati dei prodotti dei paesi meno avanzati, attraverso la progressiva abolizione delle barriere tariffarie e non tariffarie e prendendo spunto dall'iniziativa comunitaria «Tutto tranne le armi» e dalla promozione degli investimenti nei paesi in via di sviluppo. Anche in questo settore l'Italia è all'avanguardia, avendo già totalmente liberalizzato grandissima parte delle importazioni dei paesi meno avanzati.
Nel comunicato finale si sottolinea che gli aiuti pubblici allo sviluppo restano essenziali. Un forte impegno viene dato all'obiettivo di accrescere l'efficacia della nostra azione per lo sviluppo.
Il vertice ha anche ripreso il lavoro della task force sulle opportunità delle tecnologie digitali e lo ha, con successo, valorizzato. Lo sviluppo del sud del mondo è affidato, infatti, anche ad una diffusione ampia di nuove tecnologie per aggredire i problemi di sempre: il bisogno di formazione, di conoscenza, di salute, di buon governo, per citarne alcuni. Esperti degli otto, dei paesi in via di sviluppo, delle associazioni non-profit e del settore privato hanno lavorato insieme per sette mesi e prodotto un piano d'azione ambizioso, articolato su iniziative coordinate.
Nel contesto delle grandi emergenze planetarie, attenzione particolare è stata dedicata ai temi della sicurezza alimentare e dei cambiamenti climatici.
Sul primo punto è emersa con forza la consapevolezza delle responsabilità, di
fronte alle opinioni pubbliche, di promuovere una chiara comprensione dei benefici e dei rischi connessi con la sicurezza alimentare. A fronte di finalità e aspirazioni condivise, si è in presenza, in questa materia, di procedure a garanzia dei consumatori profondamente diverse fra di loro.
Si tratta quindi, inizialmente, di trovare un alfabeto comune che consenta di dialogare proficuamente in questo settore, che sta al centro delle nostre preoccupazioni, in un'ottica di trasparenza, completezza di informazione e salvaguardia della qualità della vita.
Le tematiche ambientali ci hanno impegnato a fondo ed è indubbiamente emersa una rafforzata volontà comune di affrontare costruttivamente il problema dei cambiamenti climatici e di inviare un forte messaggio alle competenti sedi multilaterali. Credo che essa sia stata la base dei contestuali passi in avanti marcati nella Conferenza di Bonn.
Per quanto riguarda il dibattito sui temi politici, le cui conclusioni erano state discusse e preparate dai ministri degli esteri, i principali argomenti trattati sono stati i seguenti: iniziando dal Medio Oriente, la situazione più preoccupante, la dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo del G8 rende esplicita al massimo livello la condanna di tutti gli episodi di violenza e l'urgenza di una ripresa del dialogo attraverso l'attuazione tempestiva ed integrale del rapporto Mitchell, quale unica strada per sbloccare la crisi. Alla prima fase del cessate il fuoco deve seguire quella della ricostruzione della fiducia reciproca, che comprende, tra l'altro, la restituzione degli introiti fiscali ai palestinesi e il congelamento dei nuovi insediamenti nei territori palestinesi, in un quadro che garantisca le condizioni di sicurezza di Israele.
Un primo passo in avanti è certamente l'invio di osservatori, e su questo importante elemento speriamo di raggiungere al più presto il necessario consenso delle parti.
L'altra dolorosa crisi di maggiore attualità rimane, naturalmente, quella dei Balcani, a più di dieci anni dal suo insorgere, che vede oggi nella salvaguardia della pace e della stabilità nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia un obiettivo cruciale.
Il vertice ha condannato ogni forma di violenza, esprimendo l'appoggio del G8 al Governo macedone e al Presidente Trajkovski, nello sforzo di garantire la piena sovranità, unità ed integrità territoriale della FYROM. Peraltro, il G8 ha inteso sensibilizzare le autorità di Skopje sulla necessità di proseguire nella linea del dialogo fra tutte le comunità e tutte le fazioni; purtroppo, le ultime notizie che giungono in queste ore fanno stato della ripresa degli scontri. L'alto rappresentante dell'Unione europea, Solana, e il Segretario generale della NATO, Robertson, sono in procinto di giungere a Skopje per proseguire nell'opera di mediazione.
Dall'agenda dei ministri degli esteri vorrei solo ricordare il tema fondamentale della prevenzione dei conflitti: bisogna agire prima che gli stessi possano raggiungere una dimensione militare. Oltre a progredire nelle cinque aree di intervento individuate l'anno scorso alla riunione dei ministri degli esteri del G8 in Giappone (diamanti, armi leggere, coinvolgimento dei bambini nei conflitti, polizia civile, conflitti e sviluppo), a Roma si è concordato sull'individuazione di due nuovi temi: ruolo delle compagnie d'affari private e ruolo delle donne, soprattutto nell'ambito delle organizzazioni non governative.
L'agenda riguardante disarmo, non proliferazione e controllo degli armamenti è, tradizionalmente, una delle più nutrite di queste riunioni, dati i numerosi dossier sul tappeto. Cito, ad esempio, l'azione diretta a varare un codice internazionale di condotta in materia di attività missilistiche e la dichiarazione degli otto di sostegno alla Conferenza delle Nazioni Unite di New York sulle armi leggere.
Dobbiamo ora proseguire nella messa in atto dei seguiti dell'ultima Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione e fare progressi in materia di lotta alle armi inumane e, in particolare, al flagello delle mine antipersona.
Il tema di maggiore rilievo è, certamente, quello dell'evoluzione del quadro internazionale di stabilità strategica. Il dibattito, sia a livello di ministri sia a livello di Capi di Stato, è stato positivo e rassicurante. È emersa l'opinione generale che un eventuale aggiornamento del Trattato ABM - che ha indubbiamente svolto un'importante funzione di garante della stabilità - debba avvenire con la dovuta gradualità e consensualità, al fine di evitare rischi di instabilità - soprattutto nella fase di transizione - che sarebbero esattamente contrari agli obiettivi prefissati.
Nei colloqui tra il Presidente Putin e il Presidente Bush sono stati fatti progressi importanti per una comune valutazione della difesa missilistica. Si è chiarito, da parte americana, che non si tratta di creare uno scudo spaziale bensì una difesa contro minacce limitate (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
Vorrei, infine, ricordare l'impegno ad una riforma che rafforzi le Nazioni Unite in tutte le sue componenti, compreso, quindi, il Consiglio di sicurezza, e ne accresca l'efficacia; una formulazione questa che, come si noterà, è conforme al lungo e fermo impegno dell'Italia per una riforma dell'organismo nel segno della democraticità e della rappresentatività.
Signor Presidente, onorevoli deputati, credo di poter chiudere qui questa illustrazione dei risultati del G8. Certamente, la formula dei vertici è da tempo in discussione e dovrà essere rivista in taluni suoi elementi. La delegazione canadese ha, ad esempio, già annunciato che la prossima riunione avrà luogo in una piccola località di montagna con una ricettività assai limitata.
NICHI VENDOLA. La luna!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Sulla luna!
RENATO RUGGIERO, Ministro degli affari esteri. Da parte nostra, riteniamo che un raccordo con i paesi in via di sviluppo sia assolutamente necessario. È un problema aperto che non significa abolire il G8, per le responsabilità che gli sono proprie, ma aggiungere una nuova dimensione con un'adeguata rappresentanza del sud del mondo e uno stretto coordinamento fra i due vertici.
Concludendo, la descrizione sin qui fatta mostra l'ampiezza e l'importanza dei temi trattati e le novità di rilievo introdotte dalla Presidenza italiana. Non abbiamo certo cambiato il mondo, ma abbiamo compiuto dei passi nella giusta direzione...
FRANCESCO GIORDANO. State fermi!
RENATO RUGGIERO, Ministro degli affari esteri. ... creando, in particolare, un nuovo legame con i paesi dell'Africa e istituendo un fondo per promuovere la salute e la vita (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, del CCD-CDU Biancofiore e Misto-Nuovo PSI).
È con grande dolore che ho constatato come i mezzi di informazione abbiano voluto sottolineare quasi esclusivamente i momenti di scontro e di violenza...
TITTI DE SIMONE. Voi li avete creati!
RENATO RUGGIERO, Ministro degli affari esteri. ... e non quelli di progresso e di speranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore, della Lega nord Padania e Misto-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro degli affari esteri per questa informativa al Parlamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelini. Ne ha facoltà.
ALBERTO MICHELINI. Signor Presidente, ringrazio, a nome del gruppo di Forza Italia, il ministro Ruggiero per la sua esauriente informativa sui risultati del G8 di Genova. Un vertice di cui si è parlato poco nella sostanza, da un punto di vista mediatico, e attorno al quale si è
scatenata una violenza, in qualche modo annunciata, ma inimmaginabile fino a quel punto.
Tale clima ha portato, purtroppo, alla morte di un giovane di cui tutti ancora una volta ci doliamo profondamente; il vertice, come lei ci ha riferito, ha ottenuto risultati considerevoli ed è molto, se riferito ai modi ed ai tempi in cui operano questi incontri. Le modalità ed i processi di tali vertici sono certamente da rivedere, da ristudiare, da ripensare visto che è necessario migliorare la governabilità della globalizzazione, di questa crescente interdipendenza - meglio definirla così -, attraverso la quale registriamo la generalizzazione dei processi e dei problemi su scala mondiale. Nessun sistema oggi è indipendente, nessuno Stato e nessuna economia possono non tener conto di quanto succede nel resto del globo; la gestione della nuova società è oggi possibile solo in forme nuove. Partendo da questa consapevolezza e dalla consapevolezza che il valore dell'interdipendenza richiama immediatamente quello della solidarietà, che è l'altra faccia della medaglia, non possiamo non sottolineare con soddisfazione come, per la prima volta, un vertice abbia avuto un'agenda completamente concentrata sul problema della povertà, che in pratica risulta, insieme all'ambiente, l'unica vera questione, quella più importante e più significativa che sia stata trattata.
Era un dovere morale, prima che politico, che i paesi ricchi assumessero solennemente la responsabilità di innescare concretamente un processo che metta in condizione i paesi poveri di diventare consapevoli artefici del proprio sviluppo e, quindi, consapevole artefici del proprio futuro. Ed allora, l'apertura degli scambi, l'annullamento del debito, la creazione del fondo contro l'AIDS e contro le altre malattie endemiche, l'aumento dello sviluppo e dell'occupazione diventano le condizioni necessarie per cominciare a colmare lo scandaloso fossato tra l'occidente sviluppato ed il resto del mondo, a cominciare dai più poveri.
Era anche doveroso che al vertice partecipassero i rappresentanti delle grandi organizzazioni internazionali interessate ai problemi in agenda ed i rappresentanti dei paesi più poveri ed in via di sviluppo, in un'ottica futura di allargamento del vertice o di una maggiore visibilità e peso da dare al G20, magari con l'ingresso del G8 nel G20 e viceversa. La partecipazione di tante personalità, oltre agli otto grandi, ha significato un allargamento non formale ed è stato l'aspetto più importante e positivo del vertice insieme all'istituzione del fondo globale rispetto al quale lei, signor ministro, sottolineava quanto l'Italia sia stata impegnata a «tirare» - diciamo così - il più possibile dai grandi i mezzi economici.
Devo dire, tuttavia, che ci saremmo aspettati qualcosa in più, anche se era difficile - mi rendo conto che era difficile -; qualcosa in più sarebbe stata la vera notizia di questo vertice perché Kofi Annan dice giustamente che ci sarebbe voluta e ci vorrà nel tempo una cifra cinque volte superiore; è vero che ci sono i privati e che tali somme verranno reperite, però certamente sarebbe stato un risultato ancora migliore. In questo impegno devono essere coinvolti, in particolare, anche i privati, in un'emergenza epocale date le conseguenze sociali ed economiche che l'AIDS sta provocando soprattutto in Africa.
Rileviamo con soddisfazione la cancellazione dei debiti bilaterali; l'Italia, come ricordava il ministro Ruggiero, è sempre stata in prima linea su questo fronte ma sappiamo che tre quarti del debito è con le organizzazioni internazionali; è chiaro che esso non può essere cancellato del tutto, ciò è evidente; tuttavia, le quote dei debiti vengono diminuite a ritmi troppo lenti. E questi paesi non possono aspettare.
Sono importanti, inoltre, il piano per l'Africa e l'impegno per l'apertura dei mercati occidentali ai prodotti dei paesi più sfavoriti, ma andrebbe definito il piano di attuazione, per non trovarsi in Canada l'anno prossimo, tra gli otto grandi ed anche i rappresentanti di altri paesi, con le stesse difficoltà di attuazione irrisolte. Mi rendo conto che non basta dedicare a
queste emergenze globali la discussione di un pomeriggio per risolvere i problemi, ma ciò che è importante è la continuità dell'azione di politica estera e l'attivismo concreto e fattivo che porti ai risultati sperati. Devo dire che da questo punto di vista il nostro Presidente del Consiglio ha impresso uno stile non solamente improntato alla cordialità. È vero che tutti i G8, come in passato il G7 e prima ancora gli altri vertici dagli anni settanta in poi, sono sempre stati, evidentemente, improntati alla cordialità, all'accoglienza e all'ambiente, con la cura dei dettagli (su questo tema, ci sono state battute velenose nei suoi confronti, ma anche questo non guasta per la riuscita di un vertice), ma soprattutto si è creato un clima costruttivo nei rapporti tra i leader, che escono così consolidati dal vertice di Genova. Non solo tra Berlusconi e Putin, ma tra Berlusconi e Bush o anche con Chirac (che, come sappiamo, ha una personalità particolarmente spiccata), abbiamo preso atto, con piacere e con soddisfazione, come italiani, prima ancora che come appartenenti alla maggioranza, dei commenti favorevoli espressi dai vari leader nei confronti del nostro Presidente del Consiglio. Tuttavia, è importante quanto è avvenuto tra i leader - lo sottolineavano i rapporti tra Putin e Bush -, che, evidentemente, sono stati favoriti in questo loro dialogo.
Questo consolidamento dei rapporti non significa appiattimento delle nostre posizioni su quelle, per esempio, di Washington sullo scudo spaziale o sull'ambiente. È vero che Berlusconi si è aperto allo scudo - l'ha dichiarato -, ma ha anche sottolineato - e questo non è stato rilevato in modo esatto dalla stampa - i rischi di tale progetto, che comunque non può progredire senza la consultazione degli alleati e della stessa Russia, in modo che il Presidente americano non proceda in modo unilaterale, come aveva lasciato intendere. Certo il rischio della unilateralità evidentemente rimane: tuttavia, in qualche modo si è iniziato un colloquio su questo difficile tema il che lascia ben sperare.
Insomma, con i limiti che tali vertici hanno in sé, riteniamo che si sia aperta una nuova fase nei rapporti tra i vari paesi, con un ruolo dell'Italia più dinamico. Devo dire che questi processi economici sono quelli che un vertice come quello di Genova deve innescare sul terreno della democrazia, con un'apertura ai mercati dei paesi in via di sviluppo e dei paesi più poveri, imponendo in qualche modo il rispetto dei diritti umani e attribuendo alle Nazioni Unite un ruolo che oggi effettivamente non ha.
In particolare, ci interessa l'Europa e il suo futuro, e quanto lei ha detto sull'argomento trattato nella Conferenza intergovernativa di Nizza, i cui risultati, mi riferisco specialmente alla Carta dei diritti, non sono stati troppo soddisfacenti. Ci interessa il ruolo dell'Italia in Europa, che vogliamo meno burocratica, meno mercantile, meno tecnocratica e più sociale, più politica, più protagonista nei processi di pace, a partire del medio oriente e dai Balcani, in cui abbiamo, per molti motivi, una responsabilità primaria.
C'è da rilevare positivamente - lo accennava lei poco fa - che in questo vertice, per la prima volta, l'Unione europea si presenta come partner principale nella ricerca del processo di pace. L'Europa non è più un elemento di seconda linea, ma si presenta con la propria forza e la propria carica di unione di stati, che vuole davvero favorire lo sviluppo del processo di pace.
Per questi motivi, signor ministro, accogliamo con soddisfazione quanto lei, con grande concretezza, ci ha riferito sul vertice di Genova e aderiamo alla sua relazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e Misto-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà.
MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, chi le parla, come lei sa, ha concorso nella fase iniziale della preparazione di questa riunione e certamente condivide la necessità
di governare la globalizzazione, cioè che la politica, i governi, le istituzioni internazionali non lascino il campo agli interessi finanziari dei grandi gruppi multinazionali. In questo spirito, non soltanto partecipai, a nome dell'Italia, al G8 di Colonia, dove, per la prima volta, furono assunte forti e concrete decisioni per l'abbattimento del debito dei paesi più poveri, ma mi sono anche sforzato di promuovere un dialogo internazionale, sui temi della global governance, anche al di fuori della ufficialità dei vertici; in modo particolare nel convegno di Firenze tra i principali leader socialisti europei, il Presidente Clinton ed il Presidente Cardoso.
Non è dunque dal punto di vista di chi contesta l'utilità del G8 che io le parlo. Ritengo che una rete di relazioni internazionali, la concertazione di azioni comuni e l'assunzione di una comune responsabilità siano importanti per fronteggiare grandi sfide, ma a condizione - questo è un primo problema - che tutto ciò sia volto a potenziare ed a rinnovare le istituzioni legittime, cui compete il compito di governare i processi globali, a cominciare dalle Nazioni Unite.
La Presidenza italiana del G8, come lei ha ricordato, si è mossa in questo spirito. Non c'è dubbio che, come lei ha sottolineato, questa riunione abbia avuto un'agenda nord-sud definita e preparata; si è aperta ad un dialogo con i leader dei paesi poveri, ha impostato un rapporto con le Nazioni Unite e le istituzioni internazionali, anche differenziandosi da precedenti vertici.
Naturalmente - lei ne ha fatto un accenno molto garbato, io la ringrazio e mi scuserà se sottolineo questo dato - tutto questo non è stato improvvisato ma è il frutto della Presidenza italiana, nel senso che il Segretario generale delle Nazioni Unite è stato invitato qualche mese fa, altrimenti difficilmente si sarebbe trovato a Genova.
Vorrei aggiungere, tra altri aspetti che hanno caratterizzato questo vertice, che durante la sua preparazione si è intrecciato un dialogo con le organizzazioni non governative e ci si è sforzati di coinvolgerle nella preparazione. In particolare ricordo il documento di febbraio dal titolo «La riduzione del debito ed oltre» che è un contributo importante al dialogo tra governi e forze della società civile.
Se dunque sottolineo, non vorrei dire rivendico - poiché si trattava in gran parte dell'opera del Governo Amato, ma certamente anch'io, per la mia parte, vi ho dato un contributo -, queste significative novità che hanno caratterizzato la Presidenza italiana e che hanno meritato apprezzamenti su scala internazionale, mi domando anche quali passi in avanti su questa strada concretamente si siano poi realizzati nel vertice di Genova. Qui lo scenario appare più problematico - me lo consenta -, ed il giudizio non può essere che quello di scelte concrete assai modeste, più modeste di quanto le premesse non lasciassero sperare.
Credo di citare un testo non eversivo se mi riferisco all'Avvenire di oggi, al modo in cui la stampa cattolica valuta i risultati di Genova. Secondo il giornale tali risultati sono piuttosto modesti sul terreno relativo al fondo per la salute, tanto più che appaiono irrisolte alcune di quelle drammatiche questioni che si sono poste recentemente nel conflitto tra il Sud Africa e le grandi compagnie farmaceutiche multinazionali. Il passo in avanti sul debito è stato giudicato piuttosto modesto; per ciò che concerne la liberalizzazione del commercio quell'iniziativa europea tradotta «Tutto meno che le armi», il vertice si è limitato a prenderne atto, non l'ha fatta propria.
Modestissima è risultata l'indicazione sul terreno decisivo dell'aiuto allo sviluppo, dove, come lei ben sa, siamo assai lontani da quell'obiettivo rappresentato dallo 0,7 per cento del PIL. L'Italia - certamente in questo caso si tratta di responsabilità comune - appare lontanissima dall'obiettivo con il suo modestissimo 0,13 per cento, anche se non siamo gli ultimi.
Sull'ambiente e sulla sicurezza alimentare non appaiono superati i contrasti, più preoccupanti per gli orientamenti della nuova amministrazione americana.
Sul trattato ABM e sul cosiddetto scudo spaziale sono più preoccupato di quanto lei non abbia mostrato. Certamente era preferibile la maggiore prudenza della precedente amministrazione e sono preoccupato, in particolare, per le espressioni del Presidente del Consiglio, l'onorevole Berlusconi, che mi sono apparse come una sorta di cambiale in bianco ben diversa dalla disponibilità a discutere. Parliamo di una iniziativa americana che non è oggi configurata in nessuna proposta concreta - e che mi sentirei difficilmente di poter avallare - degli altri leader europei.
Spero che torneremo a discutere sulla politica estera dell'Italia, ma si è venuto delineando, ai margini del G8, una sorta di nuova collocazione dell'Italia, un'idea curiosa e velleitaria di un'Italia ponte tra Europa e USA che - credo - possa dare, come unico risultato, quello di isolarci in Europa e di determinare un sospetto nei nostri riguardi. Credo che la nostra politica estera debba continuare ad essere incardinata sull'unità dell'Europa e sulla solidarietà dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Minoranze linguistiche).
Signor Presidente, signor ministro - lei mi consentirà - ho anche ridotto questa parte di intervento perché ho dovuto riservarmi qualche minuto per affrontare un'altra questione.
Confesso un disagio: non è facile parlare di risultati politici del G8 quando - come ella stessa ha ricordato - essi appaiono offuscati dalle vicende che si sono svolte intorno al G8, dalle violenze e dalle polemiche. Non è in discussione la responsabilità dei gruppi violenti dai quali la opposizione democratica non solo ha marcato una distanza incolmabile ma che, come è nella nostra vita e tradizione, consideriamo nemici della democrazia e della partecipazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Minoranze linguistiche).
È in discussione il resto; lo ripeto: è in discussione il resto, reso ancora più inquietante dal gravissimo rifiuto del Governo della maggioranza ad una indagine conoscitiva del Parlamento; cosa che appare curiosa da parte di una maggioranza che pretende di promuovere Commissioni d'inchiesta a raffica sui comportamenti passati dell'opposizione e che nega al Parlamento persino il diritto ad un'indagine conoscitiva (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Minoranze linguistiche) su fatti di grande gravità e che toccano l'immagine internazionale dell'Italia.
GIUSEPPE PETRELLA. Bravo!
MASSIMO D'ALEMA. Credo sia molto importante che l'opposizione abbia annunciato la presentazione di una proposta per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta monocamerale. Avrei preferito un'indagine più rapida e sobria ma siamo costretti a tale scelta. Da ogni parte viene una denuncia di violenza intollerabile: la stampa internazionale, che lei certamente segue, la camera penale di Roma e l'unione delle camere penali che denunciano oggi gravi e intollerabili violazioni di diritti costituzionali. Dove sono i garantisti? Dov'è l'avvocato Pecorella (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, misto-Comunisti italiani e Misto-minoranze linguistiche)? L'ambasciata di Germania, signor ministro, l'ambasciata di Germania ha annunciato oggi l'avvio di un'indagine sul trattamento nelle carceri italiane di cittadini tedeschi...
PIETRO ARMANI. Certo!
MASSIMO D'ALEMA. ...un'indagine che farà l'ambasciata di Germania, dato che è impedita al Parlamento dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Minoranze linguistiche).
Pongo, allora, un interrogativo e spiego perché lo pongo a lei.
MARCO BOATO. Armani potresti ascoltare? Abbiamo ascoltato tutti!
MASSIMO D'ALEMA. Il rifiuto di questa indagine autorizza a sospettare che non si tratta soltanto di voler coprire responsabilità, inadeguatezze ma che atti di violenza (che mille testimonianze denunciano), compiuti non genericamente dalle forze dell'ordine ma da gruppi ristretti e determinati all'interno di essi, abbiano avuto copertura, avallo politico se non forse incoraggiamento. Queste violenze hanno avuto un segno politico - basta leggere le testimonianze - che io definirei di tipo fascista (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Minoranze linguistiche - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
È difficile trovare una diversa definizione, come se si fosse lungamente attesa la possibilità di consumare una vendetta politica.
PRESIDENTE. Onorevole D'Alema...
MASSIMO D'ALEMA. Ho visto oggi che il ministro dell'interno rimpiange il Partito comunista italiano. Noi rimpiangiamo la Democrazia cristiana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
La Democrazia cristiana era un partito democratico nel governo del paese e con la quale non si era esposti a rappresaglie di tipo cileno, nelle caserme e sugli arrestati. Perché io pongo a lei questi problemi, lei dirà? Per due ragioni e concludo.
IGNAZIO LA RUSSA. È un dibattito senza orologio, Presidente!
MARCO BOATO. Poi interromperemo anche voi quando parlerete!
PIETRO ARMANI. Stai zitto!
MASSIMO D'ALEMA. La prima è perché lei è un democratico e non può non provare imbarazzo e disagio di fronte a questi fatti. La seconda ragione è che questi fatti toccano l'immagine internazionale dell'Italia. Vede, ho apprezzato che lei sia stato nominato ministro degli esteri con l'evidente intenzione di tutelare l'immagine internazionale dell'Italia; compito importante, anche se non semplice.
PRESIDENTE. Onorevole, D'Alema...
MASSIMO D'ALEMA. In questo modo, rischiano di rendere il suo compito impossibile. Lo dica al Presidente del Consiglio e faccia capire che occorre dare una risposta diversa da quella che è stata data sin qui (Vivi applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Prego i colleghi di consentire, considerato che siamo in diretta televisiva, anche all'onorevole Selva di esprimere la posizione del suo gruppo.
GUSTAVO SELVA. ...onorevoli colleghi, avete applaudito - e lo avranno osservato anche i telespettatori - tre quarti del discorso dell'onorevole D'Alema impegnato a polemizzare su questioni di politica interna e di conduzione del servizio di vigilanza. Io mi asterrò, anche perché l'onorevole D'Alema all'esposizione del ministro degli esteri ha dedicato una sola apodittica affermazione, precisamente: «Le scelte concrete sono state modeste».
Io non so se l'onorevole D'Alema consideri modesta la scelta di destinare per le malattie endemiche una somma che non sarà ancora sufficiente ma che è comunque importante; non so se l'onorevole
D'Alema consideri una scelta modesta quella di sviluppare l'istruzione e la preparazione dei popoli africani; non so tutto questo!
Mi interrogo tuttavia sul significato degli organismi internazionali e mi pongo una domanda, onorevole D'Alema. Quale è stata la parte del nostro mondo che, quando ancora erano fumanti le rovine della seconda guerra mondiale, decise di coniugarsi nella comunità europea e di destinare democrazia, di cui lei ha parlato, e solidarietà fra popolazioni e Stati che fino ad allora si erano combattuti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)? È stata la Comunità europea! È stato il Patto atlantico che ha difeso la nostra comunità.
Da questi banchi e dai banchi del centro, allora in una visione molto diversa rispetto alla vostra politica, abbiamo anche salutato, onorevole D'Alema, con grande piacere l'affermazione dell'onorevole Berlinguer, allorquando egli sostenne che sotto l'ombrello della NATO si sentiva più sicuro, e che questi passi siano continuati anche da voi.
Qual è stato, invece, il contributo all'unità dell'Europa, alla solidarietà dei paesi di un altro patto, il patto di Varsavia? Il muro di Berlino (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Schiacciare nel sangue la rivoluzione democratica del 1956 in Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale e di Forza Italia), del 1968 in Cecoslovacchia e, ancora, nel 1980 cercare di schiacciare Solidarnosc!
ROBERTO GIACHETTI. Ma le guerre puniche no?
GUSTAVO SELVA. Credo che noi, onorevoli della sinistra, abbiamo qualche titolo per parlare e anche per far avanzare, nel senso che voi auspicate, l'organizzazione alla quale noi abbiamo dato vita: prima il G6, poi il G7, infine il G8 ed oggi ci avviamo ad un ulteriore allargamento.
Perché, onorevole D'Alema (lei che in qualche modo ha un merito in tutto questo, poiché lei stesso ha voluto ricordare ciò che fece all'incontro del G7), perché vogliamo deprezzare quello che abbiamo fatto? Lei ha fatto appello all'orgoglio nazionale: ma non è forse orgoglio nazionale, onorevole D'Alema, poter dire che per la prima volta, insieme agli otto paesi, sono stati a Genova anche i rappresentanti di quei paesi del mondo sottosviluppato - o in via di sviluppo, dite come volete - che ha ricordato il ministro Ruggiero? Ma questo viene da un po' più lontano.
Lei che è stato deputato europeo, onorevole D'Alema, come lo sono stato io, sa benissimo che la Comunità europea non si è limitata né si è chiusa entro un orto ristretto, ma ha dato vita ai famosi accordi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) che già sono stati estesi, in tempi in cui voi ancora non avevate fatto una conversione europea ed atlantica come oggi (e che noi salutiamo con piacere).
Mi ricordo un predecessore dell'ambasciatore Ruggiero, Franco Maria Malfatti. Un giorno facemmo un viaggio, per andare ad Arusha a firmare proprio il terzo o il quarto accordo di Lomé, e partecipammo a giornate molto importanti per ciò che poteva fare l'Unione europea, allora composta ancora da sei o otto Stati, non ricordo bene. Queste sono le nostre carte di credito con le quali credo, onorevole D'Alema, ci possiamo presentare (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)... per piacere, vi conosco tutti!
GIANCLAUDIO BRESSA. Anche noi!
GUSTAVO SELVA. Almeno onorate le battaglie che abbiamo fatto insieme! Se poi voi oggi sbagliate, non è colpa mia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di far parlare l'onorevole Selva.
GUSTAVO SELVA. Vorrei giungere ad una conclusione che sia in qualche modo costruttiva. Certo, ci sono cose da modificare. Il G8 oggi va rappresentato essenzialmente
da voi. Se il GSF avesse fatto quello che ha fatto nelle prime due giornate e si fosse limitato a raccogliere documenti di studio per poi consegnare al G8 una documentazione probante, invece di voler sfidare la polizia - o chi è stato sfidato, se non la polizia? -, forse il vostro contributo sarebbe stato molto più importante. Mi auguro che arriveremo presto a fare di questa istituzione - rinnovata, migliorata, semplificata - lo strumento del mondo democratico, liberale e cristiano per aiutare i paesi in via di sviluppo.
Siccome voi fate attenzione molto spesso a ciò che scrive un quotidiano molto importante, Le Monde, vorrei leggervi cosa scrive oggi: «Il Governo Berlusconi ha i mezzi politici per superare una prima durissima prova da quando è ritornato a Palazzo Chigi». Poi aggiunge: «La sua maggioranza è solida, la sua legittimità elettorale ancora fresca e lui stesso è molto sperimentato e, soprattutto, l'opposizione di sinistra non rappresenta un avversario molto temibile».
Vorrei modificare l'ultima frase in questo senso: vogliamo che l'opposizione della sinistra democratica, solidaristica - come avete detto voi - sia forte, per la costruzione di un mondo migliore, con gli africani, con i paesi in via di sviluppo. Questa è la sfida che vi lanciamo se davvero, onorevole D'Alema, alle parole dobbiamo far seguire i fatti. Perché credo, finalmente, che non valga poi tanto la pena di stare a discutere, oggi, sul modo in cui si sono verificati gli incidenti, dolorosissimi, di Genova. Quando una persona muore - soprattutto un giovane - credo sorga dentro di noi sempre una grande trepidazione. Perché sfidarci, onorevole D'Alema - ricevendo, certamente, gli applausi demagogici del suo gruppo -, affermando che non vogliamo un'indagine conoscitiva! No, noi la vogliamo, ma essa è affidata, ripeto, anzitutto all'autorità competente. Ma quando voi emettete - l'abbiamo detto ieri con molta serenità e oggi lo ripetiamo - contemporaneamente una sentenza di condanna chiedendo già la testa del ministro dell'interno, credo che, più che conoscere, vogliate sfruttare gli incidenti che, purtroppo, si sono verificati a Genova. Noi non ci stiamo!
Con la serenità che ci distingue, ma anche con la forza delle nostre convinzioni, che discende dalla solidarietà, dalla democrazia, da un sistema che affida il suo potere non alle piazze - e tanto meno alla piazza dei violenti - ma al Parlamento e al Governo, riteniamo di poter dare il nostro contributo, con le nostre idee e con la nostra forza politica, per fare in modo che i paesi cosiddetti ricchi, non il club dei ricchi, chiusi in se stessi, ma i paesi che hanno anticipato queste grandi organizzazioni internazionali si occupino degli altri.
Certo, onorevole D'Alema, anche a me piacerebbe il Governo mondiale dell'ONU, ma siamo davvero nelle condizioni di farlo funzionare democraticamente, quando il peso di Tonga equivale a quello degli Stati Uniti e della Russia, e quando le cinque potenze che hanno vinto il secondo conflitto mondiale hanno ancora il diritto di veto? Non mi pare che questa sia la conduzione né la condizione più democratica. Per questo ritengo che anche un'imperfetta, ma perfettibile istituzione come il G8 - ci auguriamo che domani possa essere il G20 - possa contribuire a risolvere i problemi degli anni 2000 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia, del CCD-CDU Biancofiore e Misto-Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, signor ministro degli esteri, la ringrazio della relazione che ci ha reso. Ringrazio anche l'onorevole Selva per questo intervento a titolo personale, essendosi riferito alla sua biografia personale e non a quella del partito in cui oggi milita... (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).
DANIELE FRANZ. Sei bravissimo! Sei bravissimo!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Ho apprezzato, signor ministro degli esteri, il suo sforzo per la valorizzazione del lavoro svolto dal G8 a Genova. Noi pensiamo, invece, che i risultati di questo G8, purtroppo, siano stati deludenti, come la stampa nazionale ed internazionale sottolinea tutti i giorni.
ALFREDO BIONDI Perché non c'eravate voi!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Ed anche il contesto - che è responsabilità del Governo italiano, quello a cui si è riferito lungamente l'onorevole D'Alema - è oggetto di prese di posizione, come lei sa, ancora oggi pomeriggio. L'articolo cui si è riferito Gustavo Selva, da Le Monde, di oggi pomeriggio, comincia esattamente così: «Berlusconi difende la polizia ma è Fini a dare le direttive al Governo» (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). E lei per primo, signor ministro degli esteri, sa che questo non contribuisce ad aumentare il prestigio del nostro esecutivo sulla scena internazionale.
Ma vorrei ringraziarla, signor ministro, per avere resistito alla tentazione di scaricare sul Governo che ha preceduto il suo gli esiti deludenti del G8 appena svoltosi. Vorrei ringraziarla, inoltre, per avere riconosciuto che gli apporti positivi venuti da parte italiana, e cioè l'invito al Segretario generale delle Nazioni Unite, l'invito ai rappresentanti dei paesi in via di sviluppo, la scelta della povertà come tema da mettere al centro del G8 erano dovuti ai Governi del centrosinistra (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Però, signor ministro degli esteri, le debbo chiedere...
MARCO BOATO. Presidente, Selva è stato ascoltato in queste condizioni?
PRESIDENTE. Purtroppo, onorevole Boato, vi è una reciprocità di condizioni. Tuttavia, invito tutti i colleghi al rispetto verso chi parla. A turno, parliamo tutti: destra, sinistra e centro...
MARCO BOATO. Voi siete stati ascoltati!
PRESIDENTE. Per favore, io non posso entrare nel merito di quello che ciascuno legittimamente dice. Adesso ha la parola l'onorevole Castagnetti e, per cortesia, ascoltiamolo.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. La ringrazio, signor Presidente, e spero di poter recuperare il tempo sottrattomi a causa di questa piccola interruzione...
IGNAZIO LA RUSSA. Dica cose serie!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Però le chiedo conto di una cosa, ambasciatore Ruggiero...
IGNAZIO LA RUSSA. È ministro!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. A noi risulta che, nel febbraio del 2000, il Governo D'Alema avesse preparato un dossier contenente conclusioni molto più ricche di quelle cui è pervenuto il G8. Le chiederei conto dell'esito di quel dossier. Era un dossier che non contemplava aumenti di spesa per gli otto paesi che partecipavano al meeting: l'apertura commerciale dei mercati del nord avrebbe consentito introiti altissimi, ammontanti a cinque a dieci volte l'importo totale del debito da cancellare ai 49 paesi più poveri. L'annuncio di una chiusura dei mercati del nord alla reimportazione di prodotti tutelati da brevetto venduti nei paesi poveri - per esempio, i vaccini contro l'AIDS - avrebbe consentito alle multinazionali di far cadere drasticamente i prezzi di questi prodotti in quei 49 paesi. E per quanto riguarda i trasferimenti di tecnologie e, in particolare, quelle riguardanti l'agricoltura e le malattie tropicali, la proposta di creare uno standing committee per razionalizzare le iniziative delle varie organizzazioni internazionali operanti nel settore si accompagnava all'altra proposta di creare un fondo globale da utilizzare anche per questi temi.
Perché sosteniamo che è stato deludente l'esito del G8? Sono molto sintetico: perché, per quanto riguarda le problematiche ambientali - mi riferisco al protocollo di Kyoto - non è stato fatto un solo passo avanti; per quanto riguarda la liberalizzazione degli scambi per aiutare i paesi in via di sviluppo, non è stato fatto un ulteriore passo rilevante rispetto a quanto già deciso al G8 di Seattle; per quanto riguarda la cancellazione del debito, sono apparse ancora troppo timide le decisioni rispetto al G8 di Colonia; infine, per quanto riguarda l'intervento - che sicuramente anche noi apprezziamo - per la lotta all'AIDS, non sfuggirà a lei, e non sfugge a noi, che lo stanziamento complessivo è inferiore al costo organizzativo degli ultimi due G8: dividiamo 1 miliardo e 300 milioni per i 36 milioni di ammalati di AIDS e sapremo a quanto ammonta l'importo stanziato! Se, poi, si aggiunge che gran parte dell'indicata somma è destinata alla ricerca delle multinazionali farmaceutiche, prevalentemente statunitensi, ci rendiamo conto ancora meglio della modestia del risultato.
Allora, signor ministro degli esteri, credo si possa dire che è prevalsa a Genova l'ideologia dell'amministrazione Bush, quella del governo minimo a livello nazionale e a livello mondiale. E questo è esattamente l'opposto di ciò che serve alla globalizzazione: è la sottrazione ai vincoli imposti dagli accordi internazionali, come gli Stati Uniti stanno facendo con riferimento al protocollo di Kyoto. O'Neil, il Segretario al tesoro dell'amministrazione americana, ha detto che occorre intervenire per ridurre, per ridimensionare drasticamente il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.
Ma come è possibile aiutare i paesi in via di sviluppo se si colpiscono queste organizzazioni? Insomma, vi è un certo unilateralismo dell'amministrazione americana che non può non preoccupare una personalità come lei. Ed anche per questo l'adesione italiana al programma di scudo spaziale, a questo investimento militare così consistente - avvenuta anche superando «opposizioni antidiluviane di alcuni partner europei», come ha detto il nostro Presidente del Consiglio - è molto preoccupante.
Mi rendo conto dei suoi sforzi compiuti anche ieri pomeriggio in questa Assemblea, ma lei si rende conto quanto noi che queste posizioni del Governo italiano finiscono, oggettivamente, al di là del suo lavoro, per rallentare il processo di integrazione europea. Le reazioni di queste ore dei Governi e dei Parlamenti dell'Europa hanno a che fare anche con questa consapevolezza che si sta diffondendo in Europa. Lo stesso Presidente Bush ha voluto apprezzare l'intervento del Presidente Berlusconi, che ha definito «molto rapido» nel cambiare le posizioni e nel creare una condizione di discontinuità con la tradizionale politica estera italiana. Eppure, ci avevate assicurato sulla continuità della nostra politica estera.
Forse, signor ministro degli affari esteri, a lei competerà fare qualche lezione, un corso accelerato ai suoi colleghi del Governo, Presidente del Consiglio incluso (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
GIULIO ANTONIO LA STARZA. Andiamo a scuola!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole ministro degli affari esteri, onorevoli colleghi, finalmente in Italia abbiamo una politica estera. C'è una grande discontinuità tra un paese che per sette anni non ha avuto una politica estera ed un ministro degli affari esteri che rappresenta un paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia). La ringrazio molto ministro Ruggiero; la ringrazio molto anche perché lei ha messo in evidenza (ma non solo lei, mi scusi se lo dico) come questo G8 sia stato un grande risultato. Alle parole del presidente D'Alema e del presidente Castagnetti basterebbe accostare le parole del
presidente della Nigeria Obasanjo, che dice a tutta la stampa nazionale ed internazionale che è stato il migliore vertice G8 per l'Africa.
Ora, mi chiedo se stiamo continuando una campagna elettorale piena di menzogne anche davanti alle televisioni e ai milioni di italiani che ci ascoltano, o riteniamo che gli italiani non siano capaci di leggere, perché le parole del presidente della Nigeria le abbiamo ascoltate tutti, checché ne dicano, pontificando, il presidente Castagnetti e il presidente D'Alema: gli Stati africani, e non solo quelli, sono ben felici del suo impegno per portare a capo della task force, che gestirà il fondo anti-AIDS e malattie endemiche, proprio un Capo di Stato ed un rappresentante dei paesi africani.
Ma non mi stupisco di niente. Prendo ancora un minuto, mi scuso con tutti voi e anche con chi ci ascolta. I colleghi che mi hanno preceduto forse hanno parlato poco nel merito, forse hanno voluto parlare più delle polemiche perché il risultato del G8 è stato importante; così è meglio non parlare del bene che fa la politica estera del Governo italiano e tornare su polemiche che hanno riguardato questa Assemblea qualche giorno fa! Faccio un'altra battuta, seria questa volta. Sono veramente commosso dalla grande «carineria» del presidente D'Alema - forse in altre cose affaccendato in questo momento, perché pensa di essere un leader del mondo...
ALFREDO BIONDI. Mondo sommerso!
LUCA VOLONTÈ. ... visto che non sta neanche ad ascoltare dopo il suo intervento quello che dicono non un altro collega ma gli altri colleghi di questa Assemblea -, che si è detto dispiaciuto perché non c'è più la democrazia cristiana. Ecco, vi ringrazio, la cosa più simpatica era che di fianco al presidente D'Alema sedeva il presidente Violante, persona che io stimo molto, ma che certamente, anche in buona fede, ha contribuito a far sì che in quegli anni drammatici si leggesse democrazia cristiana e si guardasse alla mafia. Oggi, purtroppo, anche questa verità è stata affermata (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).
Torno al merito di questo vertice, non citando gli africani, non citando l'importante presenza di Kofi Annan, ma dicendo che il primo vertice del nuovo millennio si è concluso con l'impegno da parte delle principali democrazie industrializzate di includere i paesi più poveri nell'economia globale attraverso nuove forme di cooperazione ed una rinnovata solidarietà. L'ha detto Tony Blair, parlando di un grande «piano Marshall» che, di fatto, richiederà una azione più decisiva, convinta ma consapevole anche del fatto che il raggiungimento di questo obiettivo non potrà prescindere da una efficiente e stretta collaborazione tra donatori e beneficiari delle risorse.
Per dirla con un'immagine, non sarà più l'aereo delle Nazioni Unite o dei paesi industrializzati che butterà i sacchi di viveri: ci sarà invece qualcuno che, insieme ai paesi poveri, responsabilmente, secondo il vecchio detto «I care» darà una mano a far sì che questi paesi possano costruire, anche nelle difficoltà, il proprio futuro.
La crescita economica, ed è questo credo il risultato più importante e significativo di questo vertice, non potrà essere sostenuta nel lungo periodo se prima non verranno soddisfatte quelle precondizioni che nelle economie più avanzate sono ormai un dato acquisito da anni, ma che in quelle più arretrate o in via di sviluppo costituiscono ancora un gap di realizzazione, mi riferisco, ed è questo il nuovo impegno emerso dal G8, alla realizzazione di quell'insieme di riforme interne tendenti a democratizzare i loro sistemi politici, a migliorare gli ordinamenti giuridici, a debellare la corruzione e la malversazione dei fondi pubblici e ad innescare, finalmente, grazie anche a queste riforme, un processo di liberalizzazione delle attività economiche.
Siamo di fronte, dunque, ad un nuovo modo di affrontare il nodo della povertà nel mondo, da Genova emerge un nuovo senso di responsabilità rispetto ai problemi
del Terzo e del Quarto mondo che si basa su tre principi essenziali: maggior partecipazione dei paesi poveri al sistema commerciale mondiale; maggiori investimenti privati; iniziative volte a tutelare la salute, l'istruzione e la sicurezza alimentare. La riduzione del debito di questi paesi, infatti, favorisce, ma non risolve i problemi della crescita; molte volte, infatti, l'alleggerimento dell'indebitamento di questi paesi si è perso in mille rivoli, vuoi per conflitti etnici, religiosi o territoriali, vuoi per la presenza di sistemi amministrativi corrotti e dominati da potenti oligarchie.
Il nuovo ciclo di negoziati commerciali, fissato per novembre, porterà alla liberalizzazione di oltre 400 miliardi di dollari di commerci internazionali, di cui 150 per i paesi più poveri. Ad onor del vero questo tentativo era stato fatto già nel 1999 a Seattle, ma era in parte abortito per l'emersione di rigurgiti di protezionismo agricolo. Anche da parte di noi europei. Oggi il programma europeo «everything but arms» (al quale anche la Russa si dice pronta a partecipare, cosa che prima di Genova non c'era) cioè l'apertura dei nostri mercati, senza dazi e quote, ai prodotti ed ai servizi (e questa è una novità) provenienti dalle zone meno avanzate può essere il motore propulsivo per la crescita delle loro economie. Più ancora, ci permettiamo di dirlo, dell'importante passo della riduzione del debito.
Il secondo pilastro di questa nuova strategia è costituito dall'incremento degli investimenti privati. L'ingresso di capitali freschi, tuttavia, sarà tanto più facilitato quanto più i sistemi politici dei paesi più poveri avranno affrontato e risolto il problema delle riforme interne di cui si parlava in precedenza.
Senza l'impegno di risorse, preso già ad Okinawa un anno fa, e la solidarietà dei paesi più industrializzati, la lotta alle malattie endemiche, in primis l'AIDS, ma non solo, non potrà essere vinta. La costituzione di un fondo globale di 2 mila 600 miliardi di lire per bloccare questo tipo di epidemia è un buon inizio, tutti lo hanno affermato, noi vorremmo dire, eccellenza, è un inizio buono, è un inizio che guarda con bontà e con responsabilità, finalmente, a questi paesi. Lo dice, e lo ha detto, ad alta voce, anche il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan. Di certo, anche in questo caso, molto ci aspettiamo dalla solidarietà, oltre ai 500 miliardi di dollari dei privati e delle organizzazioni non governative il cui contributo in natura ed esperienza professionale può far fare questo salto di qualità nella lotta alle malattie che noi tutti auspichiamo. Anche in questo caso, però la preoccupazione emersa dei colloqui di Genova è che questi fondi si perdano per strada e non raggiungano la loro destinazione. Accogliamo quindi positivamente la decisione di creare una task force di controllo: è sicuramente, oltre ad essere una novità, lo strumento più adatto per contrastare questo fenomeno e fondamentale sarà, altresì, l'impegno, da parte delle industrie farmaceutiche, per rendere più economici ed accessibili farmaci. Alcune stime parlano di oltre 36 milioni di persone colpite da malattie endemiche, ma il bilancio si fa insostenibile quando consideriamo gli oltre 800 milioni di persone denutrite, di cui circa 250 milioni sono bambini. Il sostegno all'agricoltura diventa quindi lo strumento fondamentale per intervenire in favore dei paesi africani e del sud-est asiatico.
La tolleranza zero - mi permetta di dirlo - per gli organismi geneticamente modificati è un limite all'accrescimento dei rendimenti agricoli in questi paesi, oltre a comportare la dispersione di risorse idriche ed il mantenimento dell'uso di pesticidi altamente tossici. Dobbiamo arrivare consensualmente ad un'applicazione responsabile e condivisa anche delle innovazioni biotecnologiche.
Abbiamo già ricordato l'importanza della presenza di investimenti privati: ebbene, nel campo dell'istruzione credo che dovremmo accogliere positivamente anche il recente impegno della Microsoft e di America OnLine per esaminare fattivamente eventuali opportunità di investimenti in quelle aree. Il loro è un impegno per una globalizzazione che si basa anche su un utilizzo massiccio delle tecnologie informatiche e della comunicazione. Il
ritorno della loro applicazione in termini di formazione degli insegnanti e della diffusione di conoscenze in tutti i settori economici - che il Santo Padre ha definito nell'enciclica Centesimus annus la più grande ricchezza di ogni nazione - diventa fattore altrettanto decisivo e fondamentale nella realizzazione della crescita dei paesi in via di sviluppo.
L'appunto avanzato da più parti sui lavori del G8 rispetto ai protocolli di Kyoto è importante. Le divergenze emerse non sono insormontabili: è un traguardo difficile ma non irraggiungibile. Credo che sulla necessità di ridurre l'emissione dei gas nocivi non ci siano più dubbi.
Concludo ricordando ed invitando il ministro degli affari esteri, in questo dibattito ed anche nella sua attività futura, a considerare la grave crisi finanziaria dell'America latina e, in particolare, del Brasile e dell'Argentina, dove permangono sacche di povertà e vivono centinaia di migliaia di italiani, o comunque di persone di origine italiana. Questa crisi può portare gravi squilibri in tutta l'area ed accrescere il numero dei poveri nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi del CCD-CDU Biancofiore, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, i risultati politici di questo G8 sono stati messi in ombra dagli incidenti che si sono verificati a Genova. Aggiungiamo che sono stati messi in ombra anche dall'uso strumentale che le opposizioni, le sinistre, hanno fatto di questi incidenti. Qualcuno lo aveva già annunciato precedentemente: il G8 di Genova veniva evocato da alcuni esponenti dell'opposizione come un momento di rivincita, nelle piazze e con la piazza, nei confronti della legittima vittoria democratica che la Casa delle libertà ha ottenuto nelle ultime competizioni elettorali. Si evocava il 1960, il Governo Tambroni, la voglia di camalli, la voglia di scontri di piazza. Così è stato.
Oggi dovrebbe essere possibile fare un bilancio politico di ciò che è avvenuto nel vertice; abbiamo però constatato, dagli interventi svolti in precedenza da autorevolissimi esponenti della minoranza, che non vi è la serenità per farlo, in quanto viene messa sul tavolo la richiesta - che, lo ribadisco, definiamo strumentale - di un'indagine conoscitiva sui fatti di Genova. Definiamo strumentale tale richiesta non perché siamo contrari in modo aprioristico allo svolgimento di questa indagine. A tal proposito il nostro capogruppo, l'onorevole Cè, è stato molto chiaro ieri in aula: non vi è alcuna pregiudiziale ad un'indagine conoscitiva sui fatti di Genova; vi è però sicuramente una pregiudiziale al suo uso strumentale. Viene infatti proposto un gioco delle tre tavolette, che vede sullo stesso tavolo la Commissione sul caso Telekom-Serbia, l'indagine conoscitiva su Genova e la sfiducia al ministro dell'interno. Si tratta di un gioco condotto molto abilmente sui tempi parlamentari tra Camera e Senato, che naturalmente non accettiamo.
Parlando dei risultati politici di questo G8, assistiamo ad un fenomeno paradossale. Il maggior imputato in questo dibattito sulla globalizzazione è proprio il G8 stesso, cioè lo stesso incontro che fornisce, talvolta in maniera sbagliata o criticabile, le maggiori risposte proprio ad uno dei pericoli più gravi della globalizzazione. Sappiamo che nei secoli passati si sono già verificati fenomeni di globalizzazione, quanto meno a livello di scambi commerciali: non si tratta di una novità assoluta.
La novità è l'accelerazione dal punto di vista tecnologico con Internet: questa è la grande differenza rispetto ai secoli passati. Tuttavia, la differenza più pericolosa di questa globalizzazione è la sconfitta della politica e cioè il pericolo che quest'ultima venga governata dall'economia, dalle grandi multinazionali e del grande potere finanziario. Ecco il grande pericolo di questo tipo di globalizzazione. Paradossalmente il G8 fornisce risposte - lo ripeto - parziali ed in parte criticabili a tale problema. È, infatti, un consesso di governanti eletti democraticamente; è costituito da
capi di Stato che rappresentano centinaia di milioni di persone e che sfatano anche lo slogan che è stato fatto proprio dal Genoa social forum: «Voi otto, noi 6 miliardi». È uno slogan che non sta né in cielo né in terra, perché non corrisponde alla realtà politica. Gli otto non sono otto, ma sono la rappresentanza politica di una parte importante di questo pianeta: questo deve essere il primo punto da cui iniziare un dibattito.
Sul fatto che poi il governo del mondo soffra di un deficit di democrazia possiamo essere d'accordo: è un dibattito che in scala più ridotta noi, come appartenenti al gruppo della Lega nord Padania e alla Casa delle libertà, abbiamo introdotto nel dibattito sull'Unione europea. Nell'ambito del dibattito europeo, infatti, con le proposte tedesca e francese, si sta discutendo di una federalizzazione dell'Unione europea e, dunque, di un aumento della capacità democratica della stessa Unione europea. Questo dibattito, dunque, si ribalta anche su scala continentale. La risposta che è stata data in parte condivide anche questo tipo di critica. Berlusconi, Chirac e altri capi di Stato hanno convenuto che i prossimi G8 dovranno avere un'altra forma: sicuramente non si potranno più svolgere G8 che costano centinaia di miliardi, quando si pretende di ridurre il debito estero dei paesi più poveri del mondo. Dovranno essere organizzati G8 - consentitemi il termine - più dimessi, anche dal punto di vista della forma, perché bisogna fornire questo tipo di risposte.
Anche in questo caso, però, il mondo occidentale spesso e volentieri è autoreferenziale. Consideriamo le risorse economiche che sono state messe in campo - non voglio certo fare demagogia - anche per il Genoa social forum, per le manifestazioni e così via: con tutti questi soldi si sarebbero potute aiutare centinaia di migliaia di persone nel mondo. Questa non è demagogia, ma se vi ponete dal punto di vista di un abitante dei paesi in via di sviluppo (che non hanno ancora intrapreso tale sviluppo e, purtroppo, non lo faranno ancora per molti decenni), che ci vede spendere, in una sorta di autoreferenzialità, centinaia di miliardi per organizzare un summit e per contestarlo, certamente dovrete riconoscere che non siamo del tutto credibili su tale tipo di problemi.
La sinistra in merito a questo tema fornisce risposte confuse. Abbiamo visto uno dei maggiori esponenti dell'opposizione, l'onorevole D'Alema, attraversare quattro fasi differenti. D'Alema 1 che organizza il G8; D'Alema 2 che invita i suoi militanti ad andare a Genova; D'Alema 3 che cambia idea ancora una volta e dice: «Contrordine compagni»; D'Alema 4 che in quest'aula accusa di deriva cilena e di fascismo questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale): quanto meno vi deve essere un po' più di chiarezza su questi temi.
Dal punto di vista politico, abbiamo constatato che l'agenda di questo G8 ricalca sostanzialmente l'agenda politica predisposta dal Governo dell'Ulivo. Vi sono novità che possono essere poste come risultato positivo di questo Governo: innanzitutto il tentativo di dialogo con chi ha contestato duramente questo G8, ossia con il Genoa social forum (e poi abbiamo visto che tale dialogo ha prodotto risultati alquanto discutibili). Comunque, vi sono stati un tentativo ed una volontà di dialogo. Abbiamo visto la partecipazione al G8 di esponenti di alcuni paesi poveri dell'Africa in precedenza esclusi: questo è un altro passo in avanti. Abbiamo previsto questo fondo, insufficiente quanto si vuole, ma che comunque costituisce un tentativo di lotta alle malattie.
Su questo grande dibattito noi, come esponenti del gruppo della Lega nord, che siamo una forza politica ed anche movimentista, ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti.
Ci permettiamo di dare un suggerimento per un rafforzamento della cooperazione bilaterale, la vera cooperazione, quella che può dare veramente risultati economici e sociali nei paesi a cui è riferita, magari come soggetto unico dell'Unione europea.
Suggeriamo anche un'attenzione ai flussi migratori: questa è la vostra grande contraddizione, colleghi della sinistra. Quando combattete la globalizzazione, non siete capaci di dare una risposta credibile sugli effetti negativi e devastanti creati dalla grande migrazione tra continenti e tra popoli, sulla tenuta degli Stati, delle comunità e della democrazia all'interno dei paesi. Si tratta della partecipazione politica dei popoli e della comunità al processo di gestione, alla governance della globalizzazione, come è di moda dire adesso.
Rivolgiamo un appello alla Casa delle libertà: contrastare le ricette fornite dalla sinistra nei confronti della globalizzazione. Mi riferisco, per quanto riguarda la sinistra più estrema, alla vecchia ricetta dell'internazionalismo proletario e dell'anticapitalismo (che, come abbiamo visto, fallisce). Per quanto riguarda la sinistra più liberal, vi è una richiesta di una sempre maggiore mondializzazione di questi mostri burocratici internazionali che poi, come abbiamo visto, non danno una risposta democratica.
È stata lanciata una sfida a noi della Casa delle libertà. L'altro giorno ho sentito i colleghi dire che una generazione è scesa in piazza, che il G8 è stata l'occasione per l'entrata in politica di una nuova generazione. Sappiamo che chi è sceso in piazza è solo una parte, una minoranza di questa generazione. Questo non vuol dire che questa discesa in piazza sia un fenomeno da sottovalutare, anzi è un fenomeno importante a cui dobbiamo dare una risposta.
PRESIDENTE. La prego di avviarsi a concludere.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Concludo, signor Presidente.
È vero che il paese ha bisogno di competitività, di strade, di un'economia competitiva, ma ha anche bisogno di idee, di idealità e di un modello di società. Dunque noi, alla restante parte di quella generazione che non è scesa in piazza ma è rimasta a casa, e consentitemi, visto che raccogliamo la sfida, anche a quella parte di generazione che è scesa in piazza, abbiamo il dovere politico di fornire risposte (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e del CCD-CDU Biancofiore).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor ministro degli esteri, vi siete riuniti a Genova - ed oggi ce lo confermate - per tentare di dare un governo al mondo. Signor ministro, lei ha usato diverse parole per descrivere il lavoro che avete svolto: abbiamo coordinato, abbiamo convenuto, abbiamo concordato, abbiamo inviato segnali alle Nazioni Unite e ad altri organismi internazionali, eccetera. Sullo sfondo, però, vi è l'idea che il G8 sia il nucleo del governo reale del mondo. Infatti, voi tentate di governare il mondo, su questo non c'è dubbio. Peccato che questo governo sia del tutto abusivo, non sia democratico. Non è in questione il fatto che i governi siano stati eletti o meno democraticamente (ad esempio sul Governo Putin ci sarebbe qualche dubbio). In questione è un organismo internazionale non costruito su alcun trattato, non discusso nei parlamenti, non vincolato ad alcun controllo, che si riunisce per coordinarsi, convenire, concordare, cioè, sostanzialmente, per prendere decisioni. Queste ultime, per il peso dei paesi che partecipano al G8, non mancheranno di influire su tutto quanto avverrà nelle vere istituzioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite.
Noi consideriamo questo governo illegittimo. Lei, nel tentativo - perché vi rendete conto che ormai la globalizzazione capitalistica ed i suoi effetti hanno cominciato ad aprire gli occhi a milioni e milioni di persone - di descrivere il lavoro che avreste svolto per risolvere i grandi problemi del mondo, non è riuscito a mettere da parte, dato che traspare in tutto il suo discorso, l'ideologia neoliberista che ispira
l'azione del suo Governo e che, credo, ispiri anche la sua personale azione.
Sicché abbiamo sentito dire che avreste concordato di chiedere ai governi dei paesi poveri di produrre delle legislazioni in grado di incentivare gli investimenti negli stessi. Legislazioni incentivanti: noi sappiamo che sono zero o meno tasse per gli investitori stranieri, l'abbattimento dei vincoli ambientali - quando esistono -, minori salari e diritti per i lavoratori, la totale precarizzazione del lavoro.
In definitiva, sono la costruzione di una concorrenza fra lavoratori dei paesi ricchi e quelli dei paesi poveri, permettendo alle grandi società di inseguire la manodopera al suo più basso costo e di produrre merci provocando gravi danni all'ambiente in paesi che non prevedono o che hanno cancellato legislazioni antinquinamento.
È questo che voi fate: tutto ciò ha provocato i disastri che ci sono nel mondo e un impoverimento di quei paesi, perché neanche un dollaro di questi investimenti rimane agli stessi, giacché quelle imprese in quei luoghi non pagano le tasse perché voi suggerite a questi ultimi di detassare gli investimenti stranieri.
Nei giorni che hanno preceduto il vertice lei è stato molto prodigo di riconoscimenti alle ragioni del movimento antiglobalizzazione, anzi, si è spinto fino a dire di avere gli stessi obiettivi: lei sa che non è così!
In ogni caso, nel suo discorso di oggi ha fatto un brevissimo accenno al movimento, sostenendo che, se il movimento antiglobalizzazione vincesse, si ricostruirebbero tutte le frontiere e che sareste un movimento internazionalista e per l'abbattimento delle frontiere. Signor ministro, noi siamo per l'abbattimento delle frontiere per gli uomini e per le donne.
Le comunico che per gli uomini e per le donne le frontiere esistono, mentre da molto tempo non ci sono più per le merci, che possono circolare liberamente, senza pagare le tasse, potendo far confluire i proventi del commercio nei grandi paradisi fiscali.
Voi vi opponete perfino alla tassazione delle transazioni finanziarie che, come si sa, sono uno dei grandi mali di questo pianeta e fanno paura anche a voi, in quanto sapete che per la dimensione che hanno assunto, possono affondare il sistema da un momento all'altro.
Infatti, una coordinata e concentrata speculazione anche su uno dei paesi del G8 lo potrebbe trascinare in una grave crisi, che a sua volta provocherebbe una crisi generalizzata.
Nella vostra prospettiva siete irrazionali, perché siete troppo ansiosi di favorire o di rappresentare gli interessi del grande capitale finanziario e delle grandi società multinazionali che hanno interessi completamente contrapposti a quelli delle popolazioni, dei paesi, della democrazia.
Nel mondo vi è una vera e propria dittatura dell'economia e delle grandi società transnazionali. Noi, quelle frontiere, le vogliamo abbattere per le donne e per gli uomini e vorremmo invece erigerle per certe merci, perché, signor ministro degli affari esteri, ci sono 250 milioni di bambini che lavorano nel mondo e, dal momento in cui avete applicato queste vostre teorie economiche, sono quasi raddoppiati: non sono mille, non è un'impresa, sono 250 milioni.
Lei, da ex direttore generale dell'organizzazione mondiale del commercio, sa bene che in Italia, come in altri paesi, non si può proibire la vendita di merci sicuramente prodotte con il lavoro minorile, magari di bambini incatenati alla macchina, che non hanno conosciuto il gioco, la scuola e, spesso, nemmeno la famiglia.
Questo accade perché c'è un trattato internazionale, sottoscritto dal nostro paese in sede di Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che inibisce al nostro paese la possibilità di approvare una legislazione di questo tipo: questa è la dittatura della vostra economia capitalistica globalizzata che noi combattiamo con grande determinazione!
Avete cancellato il debito, sostanzialmente inesigibile, dei paesi poveri, ma vi apprestate a riprodurre le condizioni perché si ricrei nuovamente. Con il clan criminale - che corrisponde al nome del club di Parigi, cioè la riunione degli strozzini
con la quale un singolo paese deve negoziare la restituzione del suo debito - avete già creato i presupposti perché esso ricresca e perché si possano produrre nuovamente interessi che cancelleranno la possibilità per quei paesi di risollevarsi.
Altri lo hanno già detto: il fondo per la lotta alle malattie è un'elemosina e ciò corrisponde alla vostra idea del mondo. I ricchi si riuniscono, ascoltano i questuanti, che voi vi vantate anche di ascoltare, che non hanno voce in capitolo, se non quella di rappresentare la loro disgrazia, la loro povertà, ai quali poi voi, generosamente, elargite un fondo di elemosina. Non tasse alle imprese, non tassazioni del capitale finanziario e delle sue transazioni, non giustizia ma elemosina! Vi vantate di questo e non vi vergognate perché, del resto, ciò corrisponde alla vostra idea anche di democrazia, quella per censo, non quella per cui a una testa corrisponde un voto o una democrazia universalistica.
Infine, lo scudo spaziale che lei, adesso, chiama in un altro modo e che rappresenta un grande tallone di ferro circa possibilità che l'Europa esista nel futuro.
Tra l'altro, da quali gravi minacce ci dovremo difendere? Continuate a parlare di gravi minacce e non si capisce quali siano.
Infine, signor ministro, voglio dirle che vi è un rapporto molto stretto tra quanto è avvenuto a Genova e il vostro vertice, la vostra riunione, in quanto ho maturato la convinzione che voi - gli otto - abbiate deciso di reprimere il movimento. Oramai, il velo è squarciato! Sulla stampa emergono testimonianze e prove di quanto è avvenuto. Avete scientificamente tentato di coinvolgere il massimo numero di manifestanti negli incidenti; avete lasciato scorazzare quelli che provocavano i danneggiamenti e avete colpito scientificamente le grandi manifestazioni pacifiche e di massa; avete scatenato una forza repressiva che, in Italia, non si era mai vista. Mai si era caricata una manifestazione di duecentomila persone, mai erano state inseguite migliaia di persone, mai erano stati provocati incidenti di questo tipo, mai erano state massacrate tante centinaia di persone sulle macchine, sui blindati, nelle caserme, dappertutto, dalle cosiddette forze dell'ordine.
Voi avete scientemente scelto questa strada; questo movimento dava fastidio, questo movimento aveva conquistato una grande popolarità, questo movimento dava voce a tanti che, in questo mondo, non avevano e, tuttora, non hanno voce. Avete fatto una scelta precisa che è riscontrabile, in quanto è avvenuta anche tecnicamente in piazza. Per tale motivo abbiamo chiesto le dimissioni del ministro dell'interno e le dimissioni del capo della polizia e del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, che devono rispondere delle nefandezze che possiamo leggere su la Repubblica, sul Corriere della sera, su La Stampa, sul Resto del Carlino e su tutti gli altri giornali.
Signor ministro degli esteri, questo movimento, però, non l'avete fermato, non ci fate paura, non ci avete spaventati. Le prime manifestazioni, il giorno seguente, sono state grandi e pacifiche e ne seguiranno tante altre più grandi e più pacifiche, capaci di produrre proposte che vi metteranno in grande difficoltà.
Intanto, le do un appuntamento, ci vediamo a Roma il 10 novembre e saremo mezzo milione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.
MARCO RIZZO. Signor Presidente, colleghi, signor ministro degli esteri, stiamo parlando di globalizzazione. Si tratta, indubbiamente, di una rivoluzione di portata simile a quella della rivoluzione industriale. La globalizzazione sottrae popoli e paesi all'isolamento, ma li inserisce nell'arena della competizione; la globalizzazione aggrega e scompone, include ed esclude, può portare progresso e democrazia, ma anche nuove povertà e nuove esclusioni. La globalizzazione è, anche, il frutto di un forte sviluppo dell'innovazione tecnologica e della ricerca scientifica, che può essere al servizio della vita, della salute, del miglioramento della condizione
degli umani, ma può anche stravolgere e fare arretrare l'umanità e l'ambiente.
Negli ultimi vent'anni, dopo la caduta dei paesi del socialismo reale, l'egemonia liberista ha orientato la globalizzazione, questa globalizzazione, alla libera circolazione di merci e capitali, alla rottura di ogni barriera senza rispettare i singoli paesi né prevedere politiche sociali né stabilire regole e garanzie nell'interesse generale - parlo del lavoro, dell'ambiente - nel rispetto dei poteri politici.
Oggi, circa tre miliardi di persone dispongono di 2 dollari al giorno per vivere, un miliardo di persone non sanno né leggere né scrivere, un miliardo di lavoratori sono disoccupati, tutta l'Africa e parte dell'Asia e dell'America latina sono vittime dell'AIDS e di altre tremende malattie. Ma oggi le 225 persone più ricche nel mondo assommano un reddito che è circa la metà di quello della popolazione mondiale più povera.
È possibile correggere sostanzialmente questo indirizzo, signor ministro? Noi crediamo di sì. Noi, come Comunisti italiani, come Ulivo, ci impegniamo per questo cambiamento. Voi, ministro Ruggero, credo proprio che questo non lo vogliate. Avete gestito male la drammatica quanto retorica messa in scena di questo G8; il bilancio di Genova è sotto gli occhi di tutti: un morto, cinquecento feriti, ed una città distrutta.
Avete avuto un flop di immagine che costerà caro all'Italia, avete avuto un flop di sostanza, perché avete prodotto poco o nulla. Altro che destra di Governo! Altro che modernità! Per l'AIDS, per questa gravissima malattia - uno spiacevole inconveniente, secondo il Presidente Berlusconi -, avete contribuito a far stanziare 600 lire a malato. Bel risultato! Siete stati poi proni agli Stati Uniti anche sugli accordi di Kyoto sull'ambiente; chiaramente non potevate rinnegarli, ma non avete mai alzato la testa mentre il nostro pianeta, per quanto riguarda l'ambiente può andare a rotoli, così come mai avete alzato la voce sulla vicenda del debito che strangola i paesi del terzo mondo.
E poi, infine, sullo scudo stellare - così viene ora definito -, avete effettuato un dietro front che ha cancellato la politica estera non solo del nostro paese ma dell'intera Europa. Adesso sarete soddisfatti per aver contribuito ad una politica di riarmo al di fuori di ogni trattato; adesso sarete soddisfatti per aver privilegiato le industrie americane e giapponesi contro quelle italiane ed europee; adesso sarete soddisfatti per aver fatto fare un passo avanti all'Italia nella sudditanza agli Stati Uniti ed un passo indietro al nostro paese nei confronti dell'intera Europa, dell'Europa unita, quella in cui voi non credete. Mi dispiace dirlo, per lei, caro ministro Ruggero.
Torniamo alla globalizzazione. In questa globalizzazione i flussi finanziari oltrepassano i confini nazionali e si sottraggono al controllo degli Stati; ciò cambia radicalmente i meccanismi della stessa rappresentanza politica, la catena fondamentale Stato-territorio-ricchezza così si spezza e non è più sufficiente agli Stati controllare il territorio per controllare la ricchezza che attraversa il territorio stesso, con entità e velocità crescenti.
Si può far qualcosa per impedire ciò? Io credo di sì. Questo qualcosa è rappresentato dalla cosiddetta Tobin tax, la tassazione sugli spostamenti internazionali dei capitali; anche su questo, signor ministro, a Genova non avete né detto né fatto nulla.
A livello mondiale la riduzione dei poteri delle istituzioni e dei parlamenti eletti è evidente; rispetto alla Banca centrale europea, il Parlamento europeo è debole, rispetto al Fondo monetario internazionale ed alla Banca mondiale, le Nazioni unite sono ancora più deboli; a livello nazionale le democrazie hanno poteri limitati, a livello internazionale esse non hanno neppure quelli. Avete detto qualcosa su questo a Genova? Ci risulta di no.
Un disastro, il vostro G8, ministro Ruggiero; un disastro che si aggiunge all'inadeguatezza di gestione dell'ordine pubblico, lo abbiamo detto, lo ripeteremo: deboli con i forti, forti con i deboli.
Purtroppo avete vinto le elezioni. E governate. Qualcuno, Bertinotti, ci aveva detto che il centrosinistra ed il centrodestra sono la stessa cosa. Non è così. E, purtroppo, lo stanno vivendo sulla pelle tutti gli italiani. Voi continuerete a sbagliare, noi continueremo a criticarvi e a batterci affinché il nostro paese abbia un altro Governo. Gli italiani proprio non vi meritano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.
ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mentre ascoltavo la relazione del ministro, ho provato a rivolgere a me stesso alcune semplici domande, semplici ma non retoriche, giacché esse sono seriamente ancorate ai contenuti principali ed alla sostanza del tema che dobbiamo affrontare.
La prima domanda è la seguente. Era in discussione, per la prima volta in termini cogenti, la questione non solo del debito dei paesi più poveri ma dell'azione propositiva sugli aiuti concreti al loro risanamento e allo sviluppo. Dunque, siamo di fronte a risultati che possiamo definire politicamente apprezzabili? Seconda domanda: si discuteva il tema decisivo dell'ambiente, dello sviluppo compatibile, della sicurezza alimentare, di cui il protocollo di Kyoto rappresenta l'elemento cardine: ebbene, si sono registrati, in questo campo, passi in avanti? Terza domanda: si è discussa, poi, la proposta degli Stati Uniti sul cosiddetto scudo spaziale; anche qui, come giudicare il punto cui si è giunti finora? Purtroppo non ho il tempo di diffondermi in risposte analitiche e quindi proverò a sintetizzare.
Gli aiuti ai paesi del terzo mondo si sono risolti, più che nel dispiegamento della cooperazione e della solidarietà attiva e consapevole, nello stanziamento simbolico di cifre che somigliano molto di più alla carità. Non è un mio giudizio: si tratta dell'assai più autorevole valutazione di esperti, governanti, autorità morali e spirituali, che in tal senso si sono espressi. Dunque, un risultato deludente.
Su un altro versante, il protocollo di Kyoto è oggi largamente posto in mora: non si è avuto il coraggio di dire che, in particolare per gli Stati Uniti, va tutto riscritto e si è preferito usare la frase diplomatica della preparazione di proposte alternative. Anche qui il risultato è, a dir poco, molto deludente.
Sul tema dello scudo spaziale vi è un vero e proprio voltafaccia del nostro Governo. Al di là di quanto ci si affanna ad affermare, la sostanza è che ci siamo appiattiti sulla posizione decisionista del Presidente Bush, saltando a pie' pari le posizioni largamente condivise in Europa - nella nostra Europa - a cominciare da quelle di Francia e Germania, operando così una cesura con la politica estera condotta dall'Italia negli ultimi anni e dimostrando una subalternità culturale - prima ancora che politica - del nostro paese nei confronti di una grande potenza alleata, rispetto alla quale il minimo che si dovrebbe pretendere, oltre l'ovvia riconferma della nostra amicizia, resta la pari dignità.
Ansia di legittimazione del nostro nuovo Presidente del Consiglio? Scudo spaziale o scudo personale per un primo ministro che, a torto o a ragione, non gode propriamente di grande prestigio internazionale? Sia come si sia, anche qui vi è una profonda delusione, gravida di potenzialità negative, per il ruolo che il paese deve assolvere nell'Unione europea, particolarmente per il futuro della sua unità politica, oltreché economica. Ma la somma di queste delusioni resta secondaria rispetto alle gravi ferite inferte ai nostri sentimenti democratici, all'immagine dell'Italia, alla nostra credibilità internazionale, per come è stato gestito prima, durante e dopo il vertice di Genova. Piangiamo una giovane vita, solidarizziamo con la martoriata città di Genova, condanniamo, senza remissione, i violenti, i teppisti e i delinquenti, ma non possiamo, da Socialisti democratici, ignorare che ora siamo un paese duramente criticato, rispetto al quale anche la Turchia rivendica il rispetto dei diritti umani. C'è da provare umiliazione, c'è da provare vergogna, ed è
da questo che occorre trarre la vera lezione: basta con le antidemocratiche e antistoriche separazioni tra popolo e potere! Ascolto, dialogo, trattativa, compromesso, mediazione!
Tutto ciò fa parte delle categorie nobili della politica e non del loro contrario. Basta anche con l'ostentazione del lusso, della grandeur, degli sperperi tanto pacchiani quanto offensivi ed insultanti. Ci vuole più sobrietà, serietà; così si costruisce lo stile di paesi che debbono svolgere ruoli ed assumere decisioni destinate ad incidere profondamente sul destino di miliardi di persone nel nostro pianeta.
Signor ministro, ho parlato di una serie di delusioni e purtroppo una somma di delusioni produce fatalmente ciò che noi profondamente sentiamo e giudichiamo degli esiti complessivi del G8: un grave insuccesso del Governo, una grande occasione per il nostro paese drammaticamente mancata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, noi abbiamo piacere come Verdi di vedere qui in aula il ministro degli affari esteri Ruggiero poiché, con la sua persona ci trasmette una sensazione più pacata rispetto a quello che è avvenuto nei fatti. In questo Parlamento abbiamo avuto il sentore di ricevere il bastone e la carota; per fortuna lei, signor ministro rappresenta di più la carota, poiché ha un aspetto tranquillo ed anche perché ha rivendicato le azioni positive fatte in passato. Purtroppo abbiamo visto fin troppi bastoni a Genova ed assistito ad un doppiogiochismo che non ci può far piacere!
Entrando nel merito del vertice del G8, i Verdi sono stati tra coloro che, a livello mondiale a Canberra e a livello europeo come gruppo parlamentare, hanno chiesto con forza che i temi dell'ambiente, della povertà e della solidarietà fossero al centro dell'agenda politica. È stato grazie all'impegno sostenuto dai precedenti governi - come lei stesso ha riconosciuto - che finalmente in questo G8 si è potuto parlare di ambiente e di povertà.
Come lei ha detto e come hanno riconosciuto anche alcuni esponenti della maggioranza, questi argomenti sono stati trattati. Purtroppo questo dialogo è stato limitato dalla non volontà di prendere decisioni forti. Il fondo per la problematica sanitaria a cui lei ha fatto riferimento rappresenta solamente un decimo di quello che le Nazioni Unite considerano necessario solo per combattere l'AIDS.
È evidente che un fondo è già un risultato e rispetto al nulla la sua consistenza è da considerarsi un passo avanti; dobbiamo dire però che la soluzione trovata risulta molto modesta e che le manifestazioni trionfalistiche alle quali abbiamo assistito non corrispondono a verità. Questo purtroppo è un elemento su cui dobbiamo riflettere e rammaricarci.
Abbiamo 1 miliardo e 300 milioni di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. Il 95 per cento dei malati di AIDS nel mondo non ha i soldi sufficienti per pagarsi i medicinali; in questo G8 non abbiamo avuto interventi relativi alla vicenda delle grandi industrie farmaceutiche. Il Sud Africa ha dovuto vincere una battaglia isolata, ma ancora oggi non c'è un diritto quesito che permetta di controllare gli interessi di alcune grandi multinazionali che puntano, non al semplice profitto, ma a quella che deve essere considerata una speculazione sulla pelle di centinaia di milioni di cittadini nel mondo. A questo servono le autorità internazionali; servono a fare in modo che la globalizzazione venga governata e non diventi una grande occasione di speculazione planetaria. La globalizzazione deve rappresentare un'occasione per globalizzare i diritti, noi Verdi l'abbiamo chiesto più volte.
Sull'ambiente c'è stato un nulla di fatto. Noi chiediamo che l'apertura dei mercati sia equilibrata e ciò deve avvenire attraverso un commercio che abbia un'attenzione
particolare alle problematiche ambientali. Nulla di ciò è stato fatto.
Sulla riforma delle Nazioni Unite abbiamo addirittura sentito esponenti della maggioranza affermare che quell'organismo internazionale purtroppo non potrà mai funzionare. Noi la pensiamo all'opposto; siamo favorevoli alla riforma e alla costruzione delle condizioni per una vera funzionalità delle Nazioni Unite. Non ci piace l'idea che alcuni grandi paesi creino un direttorio planetario e siamo sorpresi di sentire in quest'aula un linguaggio che si rivolge verso tale scopo. Un Presidente francese di centrodestra - non so se per voi è troppo di centrosinistra - ha detto «no».
Mi sembra che Chirac dica chiaramente che non ci vuole come direttorio planetario ma come una democrazia planetaria. Questi sono i temi sui quali il G8 è stato un fallimento. Non è andata bene! Avevamo creato un'occasione che poteva essere positiva, ma non è stata colta.
Abbiamo visto, invece, grosse difficoltà per quanto riguarda il contorno che è diventato il dato sostanziale; c'è stato un bunker e fuori dal bunker il nostro paese, signor ministro, ha dato la dimostrazione di essere un paese nel quale è possibile violare lo Stato di diritto. Ciò è molto grave! Oggi proseguono a decine le scarcerazioni di persone che sono state arrestate e per le quali la magistratura non ha trovato nemmeno uno straccio di un indizio a convalida di quegli arresti. Prosegue la richiesta da parte di molte autorità internazionali; il gruppo dei verdi a livello europeo ha chiesto un'indagine a livello parlamentare europeo; il parlamentare dei verdi tedeschi del Bundestag, Hans Stroebele, è a Genova per verificare, in nome del Governo tedesco, ciò che è accaduto; in Francia vi è una richiesta forte di intervento; la Spagna ha chiesto di conoscere gli atti compiuti da alcuni cittadini spagnoli che sono stati picchiati; abbiamo messo a disposizione, come gruppo dei verdi alla Camera, un numero telefonico (06/67608787) grazie al quale stiamo continuando a ricevere segnalazioni di famiglie che non sanno dove sono finiti i figli venuti da altri paesi europei a manifestare in Italia (Commenti del deputato Franz). Noi ci vergogniamo, signor ministro, di doverci trovare in queste condizioni nel 2001.
Poiché lei è il ministro della carota e del bastone le chiediamo di voler far prevalere la linea dell'intelligenza e della democrazia. Ho sentito prima dire che bisognava rimpiangere la democrazia cristiana. Bene, noi non rimpiangeremo ovviamente l'aspetto che condannavamo della DC, ma sicuramente quello del partito che era democratico e cristiano; in questo momento, dobbiamo per forza rimpiangerlo, perché siamo di fronte a scelte e a logiche che sono perverse. Mi riferisco soprattutto al non volere nemmeno una indagine conoscitiva mentre si chiedono inchieste su quanto è stato fatto dall'attuale opposizione. Quindi, si usa lo strumento dell'inchiesta parlamentare per colpire o tentare di colpire parte dell'opposizione e non si vuole avviare invece l'indagine conoscitiva o un'inchiesta monocamerale, come adesso chiediamo, che è uno strumento tipico nelle democrazie liberali, affinché i parlamentari possano conoscere la verità.
Noi vi chiediamo di aiutarci a scoprire la verità anche su tali fatti perché siamo una grande democrazia e francamente, signor ministro, vorremmo restare una grande democrazia. Come gruppo dei verdi ci impegneremo a tutti livelli, anche in quelli europei, affinché l'Italia, su tale fronte, resti un paese di grande civiltà e non prevalgano i bastoni e le infiltrazioni neofasciste ma possibilmente le logiche di democrazia e di democrazia vera (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
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