BOZZE NON CORRETTE |
La seduta comincia alle 10.
TIZIANA VALPIANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 gennaio 2005.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Armani, Boato, Bonaiuti, Bono, Brancher, Bricolo, Colucci, Cordoni, Coronella, Cusumano, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Lazzari, Martino, Marzano, Molgora, Moroni, Pecoraro Scanio, Pescante, Piglionica, Pisanu, Pistone, Paolo Russo, Scajola, Sgobio, Soro, Stucchi, Tortoli, Trupia, Tucci, Viespoli, Violante e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Mazzocchi n. 3-03620 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, con la presente risposta si fa riferimento ai fatti evidenziati dall'onorevole Mazzocchi nell'interrogazione in esame. Nel rispondere all'interrogante non si può che confermare quanto riferito lo scorso 30 giugno 2004 dal ministro Lunardi in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 3-03527, di cui l'onorevole Mazzocchi è cofirmatario. Credo, comunque, che la sua sollecitazione, onorevole Mazzocchi sia importante, perché ci consente di trattare un tema delicato e significativo.
È opportuno ribadire che la commercializzazione in Italia delle autovetture, avvenuta non per il tramite della rete ufficiale delle case produttrici - i cosiddetti veicoli di «importazione parallela» - ha registrato negli ultimi anni un sensibile incremento. Solo nel 2003 sono stati importati in Italia, con tale sistema, 234 mila veicoli, con un incremento del 34 per cento rispetto all'anno precedente.
È essenziale che, oltre ad un accurato controllo della documentazione tecnica allegata alla domanda di immatricolazione, gli uffici provinciali del dipartimento dei trasporti terrestri del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procedano ad un'attenta verifica della documentazione relativa all'assolvimento dell'IVA intracomunitaria.
È evidente che, per i veicoli di importazione attraverso i canali non ufficiali, i controlli della documentazione devono necessariamente essere particolarmente accurati ed effettuati prima del rilascio della carta di circolazione e della targa.
Tuttavia, al fine di migliorare le procedure attualmente adottate, è allo studio del ministero un piano di semplificazione che, sulla base di una convenzione con l'Agenzia delle entrate e con quella delle dogane, consentirà di effettuare verifiche fiscali in tempo reale e, quindi, di snellire l'iter di verifica connesso con tale aspetto.
Per quanto attiene all'operatività della sezione nazionalizzazioni dell'ufficio della motorizzazione di Roma nello scorso periodo estivo, si conferma che fino al giorno 8 agosto l'attività della sezione ha proceduto come di consueto.
Per il periodo dal 9 al 27 agosto, si è preso atto della concomitante chiusura della quasi totalità delle concessionarie e degli studi di consulenza automobilistica e l'operatività è stata conseguentemente ridotta, con un minimo prolungamento dei tempi di consegna delle targhe e delle carte di circolazione dai consueti tre-cinque giorni a non più di circa dieci giorni.
Si deve, tuttavia, sottolineare che l'operatività dell'ufficio di Roma nel mese di agosto era stata comunque preventivamente concordata con i concessionari e con gli studi di consulenza maggiormente fruitori del servizio, limitandosi così al minimo ogni eventuale disagio all'utenza.
Questa è la risposta che, in questo momento, mi sento di dare. Per quanto riguarda gli aspetti anteriori, non c'è dubbio che la semplificazione cui facevo poc'anzi riferimento è stata profondamente voluta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che già ha semplificato molto le procedure con l'attivazione dello sportello telematico automobilistico, per offrire maggiori servizi e, soprattutto, maggiori certezze alle entrate per il nostro paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Mazzocchi ha facoltà di
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, signor viceministro, la ringrazio per la cortese risposta. Tra l'altro, ben conosco l'operatività del ministero, soprattutto in questo settore, in cui - come lei ha ricordato - è stato introdotto lo sportello telematico, il «prenota motorizzazione», e via dicendo. Vi sono, tra l'altro, circolari del 13 aprile 2004 e del 28 maggio 2004 che richiamano proprio questi provvedimenti.
ottimamente (non lo dico perché appoggio questa maggioranza, ma perché ciò è riconosciuto da tutti), alcuni funzionari della motorizzazione di Roma stanno remando contro: a lei la valutazione delle conseguenze di ciò. Soprattutto, mi auguro che riferisca al ministro Lunardi in merito a questa presa di posizione di Alleanza Nazionale nei confronti di tante piccole imprese che la scorsa estate non hanno potuto lavorare a causa di questa signora che dirige la motorizzazione di Roma.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, in riferimento ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti relativi alla strada statale 3bis Tiberina (itinerario E45), l'ANAS Spa, interessata al riguardo, precisa che la deviazione del traffico in località La Madonnuccia lungo l'ex statale 3bis Tiberina si è resa necessaria al fine di eseguire i lavori di consolidamento dell'impalcato del viadotto Bisolla.
pavimentata e la posa delle barriere di sicurezza sui viadotti Fosso Grosso, Savio (in prossimità della galleria della Spagnola), Vergherete e Teveriola III per un importo di 7 milioni di euro; la fine dei lavori è prevista per il 28 marzo 2006.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor viceministro, anche a nome del collega Fanfani mi dichiaro parzialmente insoddisfatto. Prendiamo atto che, a seguito delle ripetute lamentele della popolazione e degli utenti, sono state effettuate alcune opere di manutenzione ordinaria sul tratto valtiberino, toscano e tosco-romagnolo della E45. In particolare, dopo oltre un anno dalla loro chiusura, sono stati riaperti al transito i tratti precedentemente interrotti della Madonnuccia e di Montecoronaro, cosicché il transito veicolare è stato riattivato nei due sensi di marcia, seppure con enormi ritardi.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Mario Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Con riferimento alle problematiche denunziate dall'onorevole Burtone con il suo atto di sindacato ispettivo, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha riferito che il progetto esecutivo dei lavori di realizzazione della strada a scorrimento veloce Licodia-Eubea-Libertinia è stata approvato dal consiglio di amministrazione dell'azienda medesima nella seduta del consiglio dell'11 novembre 2004.
A volte, le popolazioni sono vittime di alcune iniziative in conseguenza delle quali certi interessi si sovrappongono su quelli generali.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro insoddisfatto della risposta del viceministro e non per una posizione preconcetta, né intendo trascurare la disponibilità che l'onorevole Tassone ha dimostrato alla fine del suo intervento per contribuire a fornire soluzione alle questioni che rimangono tuttora aperte. Avevo posto tre domande e il viceministro ha risposto parzialmente soltanto ad una di esse.
ovvero l'ammodernamento della Catania-Gela. Si tratta di una strada che ogni settimana miete vittime, per cui abbiamo più volte avanzato la richiesta di mettere in cantiere una sua modifica strutturale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi Botti, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Delmastro Delle Vedove n. 3-01851 e n. 3-02991 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 4), che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
GIANCARLO INNOCENZI BOTTI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, si risponde congiuntamente ai due atti parlamentari in esame, che presentano analogo contenuto, attenendo entrambi alla situazione del personale precario della società Poste italiane.
fino al 30 giugno 1997 della conversione ex lege dei rapporti di lavoro a tempo determinato comunque stipulati.
equilibrate le forme di accesso al lavoro nell'ambito della società Poste italiane.
PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di
SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Onorevole sottosegretario, nel ringraziarla per la sua articolata esposizione non posso onestamente non esprimere anche talune osservazioni e perplessità.
piena collaborazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, che in molte circostanze hanno avanzato articolate, concrete e accettabili proposte per risolvere questo grave problema. Invito il Governo ed il ministro ad intervenire in modo deciso nei confronti di Poste Italiane, proprio perché non è lecito - ripeto - che lo Stato o enti o società a capitale pubblico possano permettersi di fare ciò che gli ispettori, i giudici del lavoro e tutti gli organismi preposti alla valutazione dei diritti dei lavoratori non consentono di fare alle imprese private e tollerano invece quando si tratta di imprese pubbliche.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi Botti, ha facoltà di
GIANCARLO INNOCENZI BOTTI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, riteniamo opportuno ribadire, come facciamo ormai da un po' di tempo, che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, l'operato riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
preesistenti livelli occupazionali delle strutture coinvolte e, a tale proposito, ha assicurato che il personale, in parte, avrebbe continuato ad essere applicato nello stesso centro postale operativo di Pistoia e, in parte, sarebbe stato utilizzato, attraverso adeguati percorsi di riqualificazione, presso altri impianti ubicati nella stessa provincia.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole sottosegretario.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, la mia replica è quella di un interrogante insoddisfatto.
la qualità del servizio reso al cittadino stesso, coniugandola con la questione del risparmio aziendale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi Botti, ha facoltà di
GIANCARLO INNOCENZI BOTTI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in relazione all'atto ispettivo in esame, nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si comunica che la concessionaria RAI, interessata al riguardo, ha precisato che, in linea con quanto stabilito dall'articolo 14 del contratto di servizio, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2003, nella programmazione radiofonica sono previsti degli spazi volti alla diffusione di informazioni riguardanti le condizioni del traffico e della viabilità statale e autostradale. In particolare, la stessa RAI ha fatto presente che i bollettini Onda verde sono realizzati dal personale dell'ACI, attingendo alle notizie sul traffico attraverso il sistema informatico, che viene tenuto costantemente aggiornato dai vari enti che compongono il CCISS viaggiare informati, ovvero Polizia stradale, Autostrade per l'Italia, Aiscat, Carabinieri, ANAS e ACI. Tali bollettini vengono inseriti nei palinsesti delle tre radiofoniche ad orari prestabiliti. Il canale di pubblica utilità della RAI, Isoradio, trasmette invece in continuazione le notizie relative alla viabilità ordinaria e autostradale, sia attraverso il sistema Sint del CCISS viaggiare informati, sia attraverso il sistema Tip on line, collegato con il centro multimediale della società Autostrade per l'Italia. La medesima RAI ha precisato, infine, che tutte le informazioni trasmesse, sia nei bollettini Onda verde, sia sul canale Isoradio, sono convalidate dalla Polizia stradale o dalla Società autostrade.
PRESIDENTE. L'onorevole Airaghi ha facoltà di
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, ringrazio per la cortesia il sottosegretario Innocenzi Botti e il Governo per la risposta alla mia interrogazione, ma mi sembra assolutamente evidente che non posso dichiararmi soddisfatto. Se apprezzo l'attenzione del Ministero delle comunicazioni e la RAI stessa per la disponibilità negli orari e la regolarità delle trasmissioni relative ai bollettini, rilevo che l'oggetto della mia interrogazione riguardava il costante ritardo, che può verificare qualsiasi utente di strade e autostrade, nell'aggiornamento di tali bollettini rispetto alla situazione effettiva della viabilità sulle strade (come descritto nell'interrogazione). Ho riportato il caso - che avviene molto spesso - delle code annunciate in autostrada, che poi, arrivando immediatamente sul luogo segnalato, non sono più presenti, oppure quello di trasmissioni che, sentite nello stesso momento, non annunciano incolonnamenti o imbottigliamenti colossali che si incontrano lungo la strada.
sarebbe stato ancor più - nel caso recentissimo (dovuto alla neve caduta copiosamente), e molto di attualità, occorso lungo l'autostrada A3 quando, in effetti, le notizie sono state diramate con tempestività. Ciò, anche grazie al dipartimento della Protezione civile, che aveva dato l'allarme per tempo; in tal caso, quindi, mi permetterei di dissentire da talune «isteriche» dichiarazioni con le quali si sono chieste dimissioni, per così dire, a raffica. L'inconveniente verificatosi su quel tratto dell'autostrada A3, gravissimo peraltro, va infatti, in parte, ascritto all'eccezionalità dell'evento atmosferico, in altra parte, all'infrazione del codice della strada da parte di automobilisti (o, comunque, di utenti della strada) sprovvisti a bordo di catene.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Biondi, Cè, Giovanardi, La Malfa, Mazzocchi, Palumbo e Tassone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Misure per l'internazionalizzazione delle imprese, nonché delega al Governo per il riordino degli enti operanti nel medesimo settore. Disposizioni in materia di camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, le chiedo gentilmente di sospendere la seduta, per circa 25-30 minuti, per consentire una rapida riunione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Raisi.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto «Ferrini» di Verbania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di riferire all'Assemblea sugli esiti della riunione del Comitato dei nove.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove ha deciso il parere da esprimere sugli emendamenti presentati, nonché ha deliberato di presentare alcuni ulteriori emendamenti all'articolo 7 del provvedimento.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato gli ulteriori emendamenti 7.50, 7.51, 7.52 e 7.53. Il termine per presentare eventuali subemendamenti a tali emendamenti è fissato alle 17. Successivamente la Commissione bilancio valuterà gli emendamenti e i subemendamenti che dovessero comportare oneri aggiuntivi.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, spetta alla Presidenza della Camera fare una valutazione sulla possibilità che gli emendamenti presentati comportino oneri finanziari aggiuntivi. Se la Presidenza della Camera ha il dubbio che gli emendamenti possano comportare oneri, deve applicare l'articolo del regolamento che prescrive tassativamente che la Commissione bilancio si esprima nella giornata successiva a quella della presentazione degli emendamenti stessi. A questo punto, dunque, noi dovremmo sospendere l'esame del provvedimento e riprenderlo domani. Poiché mi è parso di capire - può darsi mi sia sbagliato - che lei volesse far esprimere, seduta stante, il parere alla Commissione bilancio, ciò non sarebbe possibile. Bisognerebbe rimandare a domani. Lo ripeto, signor Presidente, ciò sempre se lei ha valutato che vi sia un dubbio in proposito. Se, invece, la Presidenza si assume la responsabilità di dire che gli emendamenti non comportano oneri, non vi è alcun problema. Ma si tratta di una responsabilità esclusiva della Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la mia perplessità derivava soltanto dal fatto che avrei voluto inviare alla Commissione bilancio gli emendamenti ed i subemendamenti nei quali potrebbero essere previste spese, per evitare che la Commissione bilancio facesse due analisi sulla stessa materia. Trasmetto, dunque, immediatamente gli emendamenti presentati alla Commissione bilancio. In seguito al parere che sarà espresso dalla Commissione bilancio la Presidenza prenderà le decisioni opportune circa il momento in cui gli emendamenti stessi potranno essere posti in votazione.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, si sta creando un precedente procedurale. Non sono nemmeno contrario a che ciò avvenga, ma si tratta di una innovazione nelle procedure. Se lei decide di investire la Commissione bilancio (cosa che non è mai avvenuta), significa che la Presidenza ritiene vi possano essere riverberi sugli oneri. Se così è, allora il parere della Commissione bilancio (perché, a questo punto, si tratta di un parere) deve essere reso nel giorno successivo.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, sono d'accordo. La verità è che, poiché gli emendamenti sono stati presentati due minuti fa, stiamo valutando se essi comportino o meno spese. Nel caso in cui vi fossero dubbi al riguardo, trasmetteremo tali emendamenti alla Commissione bilancio e ciò comporterebbe le conseguenze che lei ci ha delineato.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 2).
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lulli 1.6, mentre invita a ritirare gli emendamenti Lulli 1.3 e 1.5, altrimenti il parere sugli stessi è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.6.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, questo emendamento, sul quale la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole, riveste una particolare importanza perché può rappresentare un segnale (mi auguro che sia più di un segnale) di attenzione nei confronti del nostro sistema produttivo, soprattutto per quelle aziende che costituiscono l'ossatura della nostra industria e che lavorano per conto terzi. L'obiettivo è tentare di internazionalizzare anche il lavoro delle aziende contoterziste che spesso nel nostro paese, soprattutto nei distretti industriali, dimostrano grandi capacità professionali, grande arte manuale, spiccata tendenza all'innovazione della meccanica nei vari settori del made in Italy.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Noi voteremo a favore di questo emendamento perché coglie la necessità di creare le condizioni affinché le piccole aziende e quelle minori, che lavorano per conto terzi, possano creare all'estero quelle giuste reti per poter espandersi e crescere. Lo votiamo con tanta più convinzione in quanto il sistema italiano soffre, per così dire di nanismo, almeno dal nostro punto di vista. Piccolo non sempre è bello, anzi, molte volte crea qualche problema e qualche disguido e questa è la situazione normale di tutte le aziende contoterziste.
motivo il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Forse lo spostamento a oggi della discussione di questo provvedimento è stato positivo perché la battaglia che abbiamo condotto come opposizione per far accettare l'emendamento Lulli 1.6 ha avuto un risultato: il relatore ha espresso un parere favorevole. È una questione di buon senso perché l'intero provvedimento, in base al comma 2 dell'articolo 1, era riservato esclusivamente alle multinazionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Condivido le motivazioni dei colleghi che mi hanno preceduto e aggiungo la mia firma all'emendamento Lulli 1.6, annunciando il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 379
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.3. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANDREA LULLI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, non comprendiamo perché si debba coinvolgere Sviluppo Italia nello sportello unico per l'internazionalizzazione delle imprese. Credo che sarebbe opportuno anche avere un monitoraggio più attento sull'efficienza dell'azione di Sviluppo Italia e, soprattutto, sull'efficacia dei risultati. Infatti, ci pare che la situazione zoppichi un po' e, quindi, non comprendiamo perché si debba attribuire un nuovo compito a Sviluppo Italia che, probabilmente, può rendere più complessa l'attività di coordinamento delle politiche dell'internazionalizzazione.
avere una verifica del funzionamento di Sviluppo Italia e dei risultati attesi da questo ente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Presidente, la Lega ha ritirato un emendamento simile che prevedeva la soppressione di Sviluppo Italia quale società per l'attrazione degli investimenti. Lo abbiamo ritirato a ragione veduta e voglio pertanto esplicitarne le ragioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Presidente, non comprendo questo cambiamento di atteggiamento da parte della Lega, anche perché, così come è delineato nel disegno di legge, non si capisce quale possa essere il ruolo di Sviluppo Italia, anzi, esso rischia di essere letto in chiave negativa. Oggi Sviluppo Italia è un po' dappertutto, come il prezzemolo, si occupa delle Olimpiadi di Torino e di altro ancora e non si sa bene quali problemi stia risolvendo. Forse il problema principale di Sviluppo Italia è proprio quello di chiarirne la missione, indicando in quale modo possa servire al nostro paese. Forse sarebbe meglio fornire a questo ente una finalità, impedendo in tal modo che si riduca a puro pretesto per qualche posto da dirigente o, peggio, a puro pretesto di spesa.
gruppo FIAT? Poiché non ha le risorse in Italia, vediamo se troviamo qualcuno all'estero che venga a metterci qualche quattrino? Abbiamo già fatto un'esperienza con la General Motors, che non è stata forse tra le più felici. Dunque, forse sarebbe meglio che prima di avere degli altri investitori esteri, che vengono a «cannibalizzare» un pezzo della nostra industria, ci si muovesse in un'ottica italiana verso l'estero, al fine di potenziare la nostra industria. Occorre quindi un investimento nazionale e non semplicemente un attrattore di dubbi capitali esteri. Oppure, forse, si sta pensando all'esperienza di AST (Acciaierie Speciali Terni), quando abbiamo addirittura venduto all'estero una nostra impresa? Infatti oggi questa impresa - che rappresenta l'unico fulcro di particolare interesse siderurgico rimasto, dopo aver distrutto tutta la siderurgia pubblica nella nostra nazione - è in mano ai tedeschi. Di italiano francamente non rimane più nulla! C'era ancora il polo Lucchini, che però mi sembra stia svendendo anche lui, per fare cassa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 396
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
ANDREA LULLI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Non abbiamo accolto l'invito al ritiro perché si tratta di un emendamento di buon senso, finalizzato anche ad un risparmio di spesa pubblica. Come abbiamo detto in più occasioni, siamo d'accordo sull'idea dello sportello unico per l'internazionalizzazione. Tuttavia, laddove vi sia già una presenza importante dell'Istituto per il commercio con l'estero, ci chiediamo perché non far svolgere la funzione di sportello unico proprio a tale istituto. Si rischia infatti di entrare in una grande contraddizione: da una parte, si mira ad ottimizzare le nostre politiche per internazionalizzare la nostra economia e per dare un supporto alle nostre imprese; dall'altra, si rischia però di creare delle sovrastrutture, che forse rendono più complicato il rapporto con esse da parte delle imprese nei loro processi di internazionalizzazione. Noi pensiamo sia estremamente importante per il sistema Italia presentarsi con un volto unico, ottimizzando soprattutto le risorse, in una situazione nella quale, cari colleghi, la spesa pubblica non gode di grande salute.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, colleghi, gradirei che il Governo fornisse, gentilmente, in maniera più dettagliata, il suo parere e le sue osservazioni su tale emendamento, perché, in ordine allo stesso, riecheggia un parere, largamente manifestato nell'ambito della Commissione lavoro che, come emerge dai numerosi suoi componenti di vari settori, ha argomentato nella sostanza in maniera non dissimile rispetto alle disposizioni dell'emendamento. Forse, sarebbe più giusto che, anziché limitarsi ad un semplice parere di massima, venisse fornita una motivazione sistematica, non tanto a me, quanto all'Assemblea, per potersi correttamente orientare su un'indicazione che sembra finalizzata alla razionalità, all'economia e allo sfruttamento delle risorse umane, la cui validità è stata già largamente provata sul campo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei invitare i colleghi a riflettere sull'emendamento in esame, perché ci troviamo di fronte all'obiettivo di razionalizzare la nostra presenza all'estero e di potenziare, attraverso la suddetta razionalizzazione, l'iniziativa di internazionalizzazione delle nostre imprese e di promozione dei prodotti italiani sui mercati esteri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, signor sottosegretario, questo emendamento si collega in qualche modo al dibattito svolto sia in Commissione sia nel Comitato dei nove in relazione all'articolo 2, vale a dire alle risorse messe a disposizione per creare lo sportello unico, chiamato pomposamente o, comunque, meritoriamente Sportello Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, anch'io penso che bisognerebbe prestare un'attenzione maggiore nei confronti di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento in esame perché, quando si opera a livello internazionale attraverso relazioni economiche con aziende piccole o grandi, il riferimento di decenni e decenni di lavoro è sempre stato soltanto l'Istituto per il commercio con l'estero.
potranno fare passi in avanti. È questo il punto strategico, non certamente quello di sminuire le professionalità oggi acquisite dai funzionari dell'ICE.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato valutazioni diverse. Da una parte vengono sottolineate le professionalità dell'ICE, di per sé condivisibili. Chi infatti può dare aprioristicamente un giudizio negativo su di loro?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, l'emendamento Lulli 1.5 in esame riproduce il testo condiviso dal Governo e licenziato dalla Camera dei deputati. Il Senato ha inteso migliorare tale testo, introducendo criteri di maggiore razionalizzazione e di maggiore risparmio. Il riferimento alle professionalità dell'ICE resta nel testo della legge; accanto ad esse saranno valutate in via prioritaria per la direzione dello sportello anche le professionalità pubbliche del Ministero degli affari esteri e del Ministero delle attività produttive. Ciò comporterà pur sempre la valutazione di professionalità pubbliche al fine di razionalizzare la presenza esistente, scegliendo in via prioritaria tra tali professionalità pubbliche quelle che nella sede specifica siano le migliori. Stiamo comunque sempre parlando di professionalità pubbliche (Ministero degli affari esteri piuttosto che ICE).
essere valutate esclusivamente le professionalità dell'ICE, che all'estero ha 105 sedi. Con la formulazione introdotta dal Senato, al fine di perseguire obiettivi di maggiore razionalizzazione e risparmio rispetto al testo proposto dal Governo e approvato dalla Camera, si è introdotto un criterio ulteriore, relativo alle professionalità pubbliche del Ministero degli affari esteri e del Ministero delle attività produttive. Ciò consente di scegliere i migliori con maggiore consapevolezza, fra i dipendenti del Ministero degli affari esteri piuttosto che dell'ICE. Verosimilmente in qualche caso, fra i 105 paesi in cui è presente l'ICE, vi sarà un addetto commerciale dell'ambasciata con una professionalità migliore rispetto al direttore dell'ICE: in tal caso, perché non scegliere l'addetto commerciale dell'ambasciata, che peraltro è retribuito dal Ministero degli affari esteri e la cui scelta non comporta pertanto alcun aggravio dei costi, ma semmai un risparmio?
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le argomentazioni del Governo nonché quelle dell'onorevole Polledri, ed intendo svolgere alcune considerazioni al riguardo. Può essere vero che il Senato ha introdotto una norma più razionale, ma ho la sensazione che non sia così e che il testo precedentemente approvato dalla Camera tendesse ad attribuire la priorità alle risorse esistenti. Ritengo sia difficile per un dipendente del Ministero degli affari esteri creare un centro di gravitazione intorno a meccanismi che hanno nell'economia il principale fattore di attrazione. In ogni caso, al fine di non mettere a repentaglio la maggioranza, il gruppo dell'UDC si asterrà nella votazione dell'emendamento Lulli 1.5.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 420
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 420
Prendo atto che gli onorevoli Santino Adamo Loddo e Tanoni hanno espresso in modo erroneo il proprio voto.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 3).
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, l'articolo che stiamo trattando è forse quello più criticabile del provvedimento in discussione, perché è l'articolo nel quale dovremmo decidere di consentire nuove assunzioni per lo svolgimento di attività di coordinamento di uffici già esistenti all'estero, che rappresentano, a titolo diverso, la presenza italiana per la promozione delle attività produttive e dei prodotti del nostro paese. Perché consideriamo questo articolo come quello più criticabile? Per due ragioni fondamentali che in parte avevamo già affrontato prima.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri.
Presidenza ritiene di poterle concedere tre minuti.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, il tema è importante più sul piano, diciamo così, filosofico - vale a dire sotto il profilo dell'orientamento sul tipo di amministrazione e sul tipo di approccio che intendiamo avere nei confronti della pubblica amministrazione - che su quello economico (vengono in rilievo, infatti, due milioni di euro).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, essendo stato ritirato l'emendamento Polledri 2.2, la Commissione invita al ritiro di tutte le restanti proposte emendative presentate all'articolo 2.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento, onorevole Ruzzante?
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per dichiarare, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, che facciamo nostro l'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori.
PRESIDENTE. Sta bene.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro anche di tale emendamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, in parte sorprende la scelta del gruppo della Lega di ritirare l'emendamento in esame. Ovviamente, si tratta di una decisione del tutto legittima ed io mi guardo bene dal criticarla.
cartina di tornasole che qualcosa non funziona nelle politiche del Governo. Sarà pur vero che non c'era altro modo di ricorrere al finanziamento per tali assunzioni, sulla cui bontà, ovviamente, non mi esprimo, tuttavia - mi rivolgo all'intera Assemblea e in primis ai membri del Governo -, ricordo che, dal 2001, i dipendenti pubblici sono aumentati di 115 mila unità e che l'incidenza sul PIL della spesa pubblica è passata dal 37,1 per cento del 2001 al 40 per cento del 2004.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli...
ANDREA LULLI. Credo sarebbe davvero un segnale importante lasciare le risorse per la promozione delle imprese dove stanno e procedere in altra direzione per quanto riguarda l'assunzione dei dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, noi condividiamo completamente l'obiettivo di questo provvedimento di creare delle strutture efficienti e funzionali nel nostro sistema produttivo, al fine di internazionalizzare le nostre imprese. Ora, per quanto riguarda questo emendamento, che era stato presentato dal gruppo della Lega Nord, io vorrei ricordare al collega Polledri che non si tratta tanto di un problema di copertura finanziaria; vorrei ricordare la posizione espressa dalla Lega su questo punto, che io ho condiviso pienamente: il problema non è la copertura, ma il fatto che qui si mette in piedi un carrozzone! Altro che efficienza! Questo è un aumento di burocrazia, senza che si dia una risposta effettiva alle imprese! Questo è stato detto dalla Lega, e io lo sottoscrivo. Non è un problema di copertura; non si tratta di prendere i soldi dove è possibile per metterli da un'altra parte! Allora, mi chiedo perché la Lega abbia cambiato l'interpretazione dell'articolo (che rimane intatto, non è stato modificato).
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, intervengo solo per fornire doverose spiegazioni alle osservazioni fatte dai colleghi parlamentari, tutte evidentemente volte a rendere più efficiente il provvedimento.
razionalizzazione, di risparmio, appunto di maggiore severità nell'utilizzo delle risorse pubbliche.
ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI, Relatore. Vorrei solo aggiungere alcune considerazioni relativamente ad un aspetto sul quale, forse, si registra un po' di confusione; mi riferisco alla questione concernente l'obiettivo ed il ruolo di questi sportelli unici all'estero. Ebbene, uno dei compiti previsti dalla legge è la promozione del made in Italy; non comprendo perciò la critica in base alla quale si sostiene che il provvedimento avrebbe attinto da risorse relative a tale settore, atteso che tale obiettivo si rinviene comunque proprio nella previsione di istituire questi sportelli. Vi è una contraddizione; gli sportelli all'estero servono proprio alla promozione del made in Italy e, dunque, a formare chi può fare progredire tale comparto. Dunque, sinceramente, le rimostranze di taluni colleghi su tale versante mi sembrano una contraddizione in termini in quanto non colgono l'obiettivo primario degli sportelli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'articolo in esame è stato oggetto di particolari attenzioni; al riguardo, vorrei sottolineare che proprio la scorsa settimana si sono verificate situazioni imbarazzanti, in quanto proprio i problemi connessi a tale articolo hanno indotto a sospendere la trattazione dell'intero provvedimento.
che le risorse disponibili, anche umane e professionali, fossero sufficienti per costituire gli sportelli unici all'estero.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, mi scusi, ma potrebbe far esprimere al relatore il proprio parere sulle proposte emendative in caso di mancato accoglimento dell'invito al ritiro?
PRESIDENTE. Glielo dico io, onorevole Boccia: il parere del relatore è contrario.
ANTONIO BOCCIA. Va bene.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, credo che l'onorevole D'Agrò meriti una risposta, poiché la sua osservazione è assolutamente pertinente. In questo caso, infatti, il Ministero dell'economia e delle finanze ci ha chiesto di prevedere comunque una copertura finanziaria, dal momento che potrebbe accadere, in via del tutto teorica, che un dipendente venga comandato, da un'altra istituzione pubblica o da un altro ministero, presso il nostro dicastero e presso gli sportelli-Italia, e che tale posizione, lasciata libera, per essere coperta debba richiedere un'assunzione a tempo indeterminato.
nell'anno finanziario 2005 vi sono risorse di gran lunga superiori a quanto già previsto, in misura straordinaria, per l'anno finanziario 2004.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Ringrazio il viceministro Urso per la cortesia che ha avuto nel dare una risposta alla mia domanda. Faccio una considerazione: in via teorica - dice il viceministro - noi impegniamo alcuni fondi. Conosco perfettamente la voracità del sistema e quando sono impegnati fondi so che saranno, poi, utilizzati. Ciò è in contrasto con le indicazioni di corretta amministrazione ed anche di tutela della cosiddetta spesa pubblica che il Governo finora - molte volte anche con risultati concreti - ha tentato di portare avanti. Dunque, grazie anche all'intendimento estremamente corretto del viceministro, il nostro gruppo si asterrà sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 425
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lulli 2.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
SERGIO GAMBINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Gambini, lei non può prendere la parola poiché, a norma di regolamento, è già intervenuto nel corso della discussione sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
ANDREA LULLI. Signor viceministro, noi non siamo contrari all'idea di prendere in considerazione la professionalità o i comandi. È chiaro che se ha un senso lo sportello unico per l'internazionalizzazione è per promuovere il nostro sistema produttivo. Ciò che contestiamo - ed è una contestazione di principio - è che per mettere in atto tale operazione - seppure in via teorica, e ciò lo costateremo a consuntivo - si distraggono fondi dal capitolo della promozione per le attività delle imprese. Credo che questo sia il dato negativo che testimonia, a mio modesto parere, una volta di più, la cattiva politica delle risorse umane che il Governo ha condotto negli ultimi anni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 420
Prendo atto che l'onorevole Camo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
LAURA CIMA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, i colleghi che hanno presentato gli emendamenti finora respinti avevano la stessa intenzione che si pone questo emendamento. Noi riteniamo che sia una spia dell'incapacità della politica economica di questo Governo la volontà, espressa nell'articolo 2, di utilizzare i fondi previsti dalla legge n. 68 del 1997, di riforma dell'ICE, per migliorare la funzionalità degli sportelli unici all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, credo che i colleghi della maggioranza debbano svolgere una ulteriore riflessione. Ho ascoltato le argomentazioni del Governo e devo dire che mi hanno confuso ancor più le idee. Infatti, se il Governo ritiene di dover operare dei risparmi sulla legge finanziaria che obbligano al blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, anche in settori particolarmente delicati per la vita quotidiana dei nostri concittadini e di noi stessi, non comprendo la portata di tale provvedimento che - come ho già detto -, dal nostro punto di vista, dovrebbe prevedere una maggiore razionalizzazione delle risorse (anche umane) già esistenti, valorizzandole (il che non avviene).
MARILDE PROVERA. In sostanza, si dice che, siccome con una mano si è inibita la possibilità di procedere a nuove assunzioni, con l'altra mano si riapre una possibilità, nel caso in cui si decidesse di averne poi effettivamente bisogno. Per di più, lo si fa non con uno strumento che offre un lavoro certo, a tempo indeterminato, ma solo con riferimento ad alte professionalità precarizzate in modo totale. Non solo: si conta di non farlo. Allora, posta la questione in modo così confuso (non si deve fare, però può darsi che lo si debba fare; allora, si precarizzano tali assunzioni, ma solo con riferimento ad alcune funzioni molto elevate), mi viene un dubbio: che vi sia, in realtà, una messa a disposizione di risorse stornate da una finalità di investimento già necessario negli anni precedenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 426
Prendo atto che i presentatori ritirano l'emendamento Polledri 2.5.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 426
Prendo atto che l'onorevole Giovanni Bianchi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
ANDREA LULLI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Il comma 3 dell'articolo 2, di cui chiediamo la soppressione, fa riferimento alle modifiche apportate con l'articolo 7 del presente disegno di legge alla legge n. 229 del 2003. Tale legge, all'articolo 9, delegava il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge medesima, un decreto legislativo recante norme per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di internazionalizzazione delle imprese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 428
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 424
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 4).
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Polledri 3.1 e D'Agrò 3.3 e sull'emendamento Nieddu 3.4.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 426
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 429
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 5).
MASSIMO POLLEDRI. Presidente, noi voteremo sicuramente a favore della misura prevista da tale articolo, tuttavia vogliamo lasciare agli atti l'esigenza di un oculato uso degli accordi di settore anche per la buona e prudente amministrazione della cosa pubblica. È evidente che questi accordi possono avere una ricaduta positiva; teniamo però presente che la struttura degli stessi in qualche caso risulta farraginosa, sia perché talvolta essi coinvolgono tutti i ministeri sia perché altre volte coinvolgono Unioncamere o altre associazioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 420
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 6).
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Polledri 6.11; di conseguenza, vengono precluse, ovvero assorbite tutte le restanti proposte emendative riferite al medesimo articolo.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Sull'emendamento Polledri 6.11 il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Polledri 6.11.
SERGIO GAMBINI. Presidente, intervengo soltanto per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo su questo emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, vorrei semplicemente rimarcare il senso di questo emendamento. Credo che l'intenzione dei colleghi senatori fosse quella di cogliere la necessità di intervenire come squadra, utilizzando cioè una sinergia fra le regioni, al fine di promuovere le regioni stesse con accordi finalizzati all'internazionalizzazione. È evidente che tale opportunità non è preclusa. Tuttavia, essa non dovrebbe essere decisa e normata con legge ordinaria. A nostro giudizio, pertanto, nulla osta a che le regioni si organizzino tra di loro, con accordi di programma, con l'ICE per potersi autopromuovere. Sarebbe peraltro risultato particolarmente imbarazzante il coinvolgimento di alcune strutture, quali la Unioncamere, perché avremmo creato una struttura parallela sovrapponibile, e quindi difficilmente gestibile dal punto di vista organizzativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Didonè, al quale ricordo che in ogni caso il gruppo della Lega ha terminato il tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DIDONÈ. L'articolo 6, che è stato introdotto dal Senato, mi sembra sia una norma troppo particolaristica. Essa riguarda infatti soltanto le zone rientranti nell'obiettivo 1. Per questo, abbiamo proposto un emendamento soppressivo, sul quale il relatore ed il Governo hanno espresso parere favorevole. In subordine, chiedevamo che, oltre alle aree dell'obiettivo 1, fossero aggiunte anche quelle rientranti nell'obiettivo 2 e che gli accordi di programma, finalizzati a sostenere l'internazionalizzazione del sistema, riguardassero quindi tutte le aree ricomprese sia nell'obiettivo 1 sia nell'obiettivo 2; ciò, ovviamente, tramite un opportuno coinvolgimento delle regioni e degli altri soggetti istituzionali.
DANIELE FRANZ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE FRANZ. Chiedo scusa, Presidente, ma poiché l'intervento dell'onorevole Didonè mi ha fatto venire un dubbio, chiedo conferma del fatto che il Governo, nell'esprimere il proprio parere, si sia rimesso all'Assemblea sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Il Governo si è rimesso all'Assemblea, onorevole Franz.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 418
Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 7).
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti Rosato 8.1, 8.2 e 8.3, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Rosato se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 8.1.
ETTORE ROSATO. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Con tale emendamento tentiamo di fare ciò che ci viene richiesto con energia dalla classe imprenditoriale del nord-est, vale a dire estendere l'operatività della società Finest anche alla Repubblica popolare cinese ed all'India. Siamo ben consapevoli dell'intenzione del Governo, espressa anche in recenti pubblicazioni apparse sulla stampa, di procedere in questa direzione, ma i tempi delle imprese spesso non sono quelli della politica.
«L'Europa si allarga, ma noi siamo rimasti al palo»: così denuncia il vicepresidente di Finest, appena riconfermato, Gianalberto Medori, uno dei tre rappresentanti del Veneto, che chiarisce l'urgenza di assumere un provvedimento di questo genere. Oggi, le imprese ritengono che i mercati emergenti (così risulta dai dati), sono proprio quelli cinese ed indiano. Il fatto che Finest (società finanziaria che è necessaria al mercato del nord-est) non operi in quelle aree è una limitazione veramente ingiustificabile.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, vorrei intervenire con riferimento agli emendamenti Rosato 8.1 e 8.2, nonché alle altre proposte emendative riguardanti la società Finest Spa.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Ringrazio il viceministro Urso per aver chiarito questo passaggio, che mi sembra qualificante, relativamente alla previa intesa che il Governo eserciterà con le regioni coinvolte.
esame tratta una questione mirata ad un fatto territoriale che lei ben conosce e che deriva da una richiesta della stessa Finest.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Rosato 8.1 e ritengo che sarebbe un gesto importante da parte del Governo recepire questa istanza. Ciò costituirebbe un contributo concreto a favore di una parte del nostro tessuto produttivo, nonché un modo per dire al Parlamento che l'esercizio della delega per la riforma del comparto dell'internazionalizzazione si realizza tenendo conto delle proposte, del dibattito e del contributo della Camera. Infatti, che vi sia la necessità di riformare questo settore è indubbio ma, vista l'importanza della questione, sarebbe stato molto più proficuo intervenire attraverso un confronto in sede parlamentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 425
Prendo atto che l'onorevole Fragalà non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
ETTORE ROSATO. Signor viceministro, mi spiace che le cose siano andate così e vedremo se, entro giugno, le risorse già a disposizione della Finest per finanziare progetti di collaborazione con la Cina e con l'India saranno effettivamente spese. Inserire diatribe politiche rispetto a questioni che interessano il paese non giova a nessuno; noi non lo stiamo facendo con riferimento a questo provvedimento, spiace invece che tali segnali provengano dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 425
Passiamo all'emendamento Rosato 8.3. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
Rosato 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 423
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 428
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C.4360-C sezione 8).
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione si rimette all'Assemblea sugli emendamenti D'Agrò 9.1 e Polledri 9.3.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, in sede di discussione presso il Senato il Governo aveva già espresso la sua contrarietà all'inserimento di tale articolo, peraltro successivamente deliberato dai colleghi senatori. In quella sede, si era rimesso alla volontà del Senato e, pertanto, anche in questo caso si rimette al voto dell'Assemblea della Camera.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 9.1.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, mi pare che l'inserimento di tale articolo all'interno del disegno di legge in oggetto, che riguarda specificatamente il tema dell'internazionalizzazione, non sia assolutamente opportuno perché apporta modifiche statutarie a quanto attualmente in vigore in tema di organi dell'Unioncamere. Proprio perché il provvedimento riguarda specificatamente il tema dell'internazionalizzazione della nostra economia, non si comprende come si possa inserire surrettiziamente un articolo che nulla ha a che vedere con il resto del provvedimento. Effettivamente, mi sembra un'esagerazione legislativa, come peraltro lo sono state altre in passato avallate dal Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, impiegherò soltanto un minuto per dichiarare il voto favorevole della Lega sull'emendamento D'Agrò 9.1, condividendo le perplessità sull'estraneità di materia espresse dall'onorevole presentatore. Infatti, ci sembra un'indebita intromissione nelle faccende dell'Unioncamere che, pertanto, risulta inopportuna.
PRESIDENTE. L'Assemblea deve quindi esprimere un voto «libertario», perché sull'emendamento in oggetto sia la Commissione che il Governo si sono rimessi alla sua valutazione. Pertanto, il voto risulterà affidato alla libera coscienza di ciascun deputato. Intravedo alcune espressioni dubbiose, che spero possano essere dissolte nel giro di pochi secondi.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 421
Pertanto, essendo l'emendamento testé approvato di natura soppressiva, restano precluse le votazioni dell'emendamento Polledri 9.3 e dell'articolo 9.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2004, n. 314, recante proroga di termini.
Sgobio 6-octies.01 e Carrara 6-octies.02, volte ad includere tra le categorie di personale in regime di diritto pubblico il personale di livello dirigenziale dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri; 6-octies.05 e 6-octies.06 del Governo, relative ad assunzioni di personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
in materia di società dell'informazione; Dis. 1.010 del Governo, volta a prorogare i termini per l'esercizio della delega per l'adozione di uno o più decreti legislativi per completare il processo di modernizzazione dei settori agricolo, della pesca, dell'acquacoltura, agroalimentare, dell'alimentazione e delle foreste (di cui al comma 1 dell'articolo 1 della legge n. 38 del 2003), nonché a prorogare il termine per l'esercizio della delega per l'adozione di uno o più decreti legislativi per il riassetto, anche in un codice agricolo, delle disposizioni legislative vigenti in materia di agricoltura, pesca e acquacoltura, e foreste (di cui al comma 3 del citato articolo) (vedi l'allegato A - A.C. 5521 sezione 1).
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, se mi permette, intendo riferirmi al regolamento. Poiché è stato impossibile seguire la lunga lettura che lei ha offerto all'Assemblea, sarebbe opportuno che il testo in questione venisse sottoposto alla nostra attenzione, anche per valutare le decisioni che sono state assunte.
ROBERTO ZACCARIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, tra le tante inammissibilità dichiarate, una riguarda l'articolo 2 del decreto-legge, che contiene una norma tra le più delicate. A tale riguardo, desidererei qualche chiarimento.
modifica del testo in Commissione, diventa difficile, per disparità di trattamento, dichiarare inammissibile il mio emendamento 2.70.
ANTONIO BARBIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BARBIERI. Signor Presidente, anzitutto, ringrazio l'onorevole Gerardo Bianco, il quale ha voluto sostenere l'ammissibilità del mio articolo aggiuntivo 1.070.
LORENZO RIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, se non ho capito male, è stato dichiarato inammissibile il mio articolo aggiuntivo 4.06, mentre è stato ritenuto ammissibile l'articolo aggiuntivo del Governo, proposto oggi in quest'aula, il cui contenuto coincide esattamente con quello da me proposto.
PRESIDENTE. Onorevole Ria, anche l'articolo aggiuntivo del Governo è stato dichiarato inammissibile.
LORENZO RIA. Il mio articolo aggiuntivo riguardava l'estensione ai programmi di edilizia scolastica per i comuni...
PRESIDENTE. Esatto. Ho detto che sono inammissibili l'articolo aggiuntivo Ria 4.06 e l'articolo aggiuntivo 1.011 del Governo. È equanime il giudizio di inammissibilità.
LORENZO RIA. È equanime, ma credo sia ingiusto per entrambe le proposte emendative. Infatti, non si comprende perché quelle risorse non possano essere ulteriormente utilizzate. Mi chiedo perché i comuni e le province che, con proprie risorse, hanno realizzato o stanno realizzando opere di edilizia scolastica non possano usufruire dello stesso termine. Mi sembra una cosa incomprensibile.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, tra poco verrà distribuito il lungo testo (si tratta di molte dichiarazioni di inammissibilità) che ho testé letto.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 5521 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 5521 sezione 3).
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, signori deputati, ritorno per l'ennesima volta ad esprimere il mio dissenso di coscienza dal provvedimento recante proroga di termini, in ciò che esso, con l'articolo 2, danneggerebbe surrettiziamente le aspettative di un determinato magistrato alla nomina di procuratore nazionale antimafia. E perciò stimo sarebbe lodevole e coraggioso almeno l'accoglimento degli emendamenti soppressivi di tale articolo, più o meno artefatto o vuoto a seguito degli emendamenti governativi.
una sorta di anima gemella politica nel corpo dell'attività parlamentare. Oltre che, più in generale, l'antagonista globale dello stesso centrodestra, tranne che - si presume - quando non gli accada di sprofondarsi in meditazione degli sventurati del Movimento sociale bruciati vivi nel rogo di Primavalle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, intervengo in merito agli emendamenti da noi presentati con riferimento all'articolo 4 del decreto-legge, che tratta del finanziamento provvisorio delle regioni; articolo che suscita una serie di perplessità che ne rendono, a nostro avviso, indispensabile una riformulazione, sia sostanziale sia formale. Si tratta di disposizioni connesse al sistema di finanziamento delle regioni introdotto con il decreto legislativo n. 56 del 2000, la cui applicazione presenta profili assai delicati.
ministri del 14 maggio 2004, che ha riequilibrato i trasferimenti, rettificandoli per il 5 per cento relativo alla spesa storica, modifica tali cifre di soli 98 milioni di euro, ossia dell'1,4 per cento. Nonostante tale leggera rettifica del fondo perequativo, le regioni del sud si sentono in diritto di contestare l'applicazione del decreto legislativo n. 56 del 2000!
PRESIDENTE. Onorevole Sergio Rossi...
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, ho quasi concluso il mio intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tra le pieghe dei provvedimenti sull'accesso al mercato dell'autotrasporto merci e sui contributi agli spettacoli dal vivo, in questo decreto-legge si nasconde (e neanche tanto bene) una norma che costituisce il più insidioso attacco di questi anni alla indipendenza dell'ordine giudiziario e che costituisce un precedente pericoloso e denso di gravi conseguenze. Mi riferisco - come è a tutti noto - all'articolo 2 di questo decreto-legge, che prevede la proroga nella carica del magistrato preposto alla Direzione nazionale antimafia.
parlamentari della maggioranza che hanno sostenuto questo provvedimento, i quali hanno affermato che, se non si interviene in questo modo, c'è il rischio che il Consiglio superiore della magistratura nomini per quella posizione un certo magistrato che essi non vogliono; e, per questo, si deve intervenire con un decreto-legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Presidente, come ha già precedentemente fatto il collega Sergio Rossi, e come immagino faranno molti altri colleghi della Lega Nord che interverranno dopo di me sul complesso degli emendamenti, vorrei continuare ad illustrare l'articolo 4.
1999, credo che avremmo potuto e dovuto fare molto di più, in termini di federalismo fiscale, in termini cioè di spostamento dell'asse delle risorse dal centro verso la periferia. Pertanto, oggi noi ci troviamo nella paradossale situazione di dover difendere e sostenere un provvedimento che anni fa ci vide critici. Ricordo che, prima di allora, i trasferimenti erariali alle regioni a statuto ordinario erano relativi all'addizionale regionale dell'imposta erariale di trascrizione, nonché agli indennizzi di usura per i mezzi d'opera (cioè la manutenzione stradale), alla soprattassa sul diesel e ai trasferimenti per il Fondo sanitario nazionale.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, deve essere indulgente, anche perché l'ora è tarda.
DAVIDE CAPARINI. Sono indulgente, ma...
PRESIDENTE. Prego i colleghi che vogliano parlare di farlo altrove.
DAVIDE CAPARINI. Considerato che vi sono molti deputati che hanno chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti...
PRESIDENTE. Sì, ho l'elenco degli iscritti a parlare.
DAVIDE CAPARINI. Allora, lo dica ai colleghi in modo tale che si regolino di conseguenza. Chi è interessato, ascolti, chi non è interessato ad un argomento che mi sembra importante come il federalismo fiscale, soprattutto con riferimento alla materia sanitaria, si prepari ad andare a cenare!
a dover approvare provvedimenti ad hoc per la loro sanità, nel tentativo di rattoppare buchi creati da cattive gestioni, dall'incapacità di produrre economie di scala, dall'incapacità di gestire la sanità come si dovrebbe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.
PIETRO FONTANINI. Signor Presidente, vorrei soffermarmi in particolare sugli articoli 1 e 6. Il Comitato per la legislazione, nell'espressione del parere, in merito a tali articoli ha evidenziato che, sulla proroga al 28 febbraio 2005 del termine per la deliberazione dei bilanci di previsione degli enti locali, si sarebbe dovuta valutare la congruità dell'uso dello strumento normativo del decreto-legge, tenendo conto che all'articolo 151 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, il differimento di tale termine può essere adottato tramite decreto ministeriale.
a funzioni politico-amministrative, economico-finanziarie nonché informative. In particolare, deve esprimere con chiarezza e precisione gli obiettivi, l'impegno finanziario e la sostenibilità dello stesso strumento di programmazione e finanziamento degli enti locali.
2000, come modificato dall'articolo 27, comma 8, della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002), entro la data stabilita dalle norme statali per la deliberazione del bilancio di previsione è fissato altresì il termine per deliberare sia le tariffe e le aliquote di imposta per tributi e servizi locali sia l'aliquota di compartecipazione all'addizionale IRPEF.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carboni. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARBONI. Signor Presidente, l'Assemblea è chiamata alla conversione dell'ennesimo decreto-legge del Governo (sono oltre centocinquanta). Il Parlamento è ormai paralizzato nell'attività legislativa, che si è ridotta alla conversione di decreti-legge; quest'ultimo riguarda la proroga di diversi termini, come numerosi sono stati i decreti-legge già adottati e contenenti gli argomenti più svariati.
delle proroghe, in quanto del tutto estranea a tutti gli oggetti contenuti nel provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, il mio intervento si limiterà al complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1, che prevede la proroga al 31 marzo 2005 del termine per la deliberazione del bilancio di previsione per l'anno 2005 da parte degli enti locali.
il 60 per cento degli investimenti pubblici (per quanto riguarda le opere pubbliche) viene fatto dagli enti locali; quindi, il fatto di aver stabilito queste norme sul patto di stabilità, che prevedono di imporre tale patto anche agli enti locali che vanno dai tremila ai cinquemila abitanti ed il fatto di aver introdotto, non il saldo tra le entrate e le spese, com'era previsto l'anno scorso, ma il parametro solo ed esclusivamente sulla spesa, prevedendo in più la spesa in conto capitale, impedirà a molti enti locali di effettuare gli investimenti necessari per la sistemazione di strade, di scuole e di quelle strutture di cui il nostro paese ha fondamentale bisogno.
in rapporto agli abitanti. Nel nostro paese, infatti, vi sono enti locali virtuosi, che hanno risparmiato e che sono stati attenti soprattutto a non spendere troppo per il personale; essi hanno un rapporto di un dipendente ogni 300 o 400 abitanti. Ma altri enti locali, invece, hanno rapporti completamente diversi e sicuramente non possono essere considerati virtuosi, avendo spesso un dipendente ogni 70 abitanti; molto probabilmente, essi andrebbero penalizzati.
PRESIDENTE. Onorevole Stradiotto, si avvii a concludere.
MARCO STRADIOTTO. ...che, per quanto concerne l'articolo 1 del decreto-legge in esame, condividiamo la proroga al 31 marzo 2005 per la deliberazione del bilancio di previsione per l'anno in corso da parte degli enti locali; auspichiamo, tuttavia, che il sottosegretario di Stato per l'interno abbia recepito le proposte avanzate in sede sia di Commissione sia di Assemblea, e che dia quanto prima una risposta alle necessità evidenziate (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Apprezzate le circostanze, rinvio il seguito del dibattito ad altra seduta.
GRAZIANO MAZZARELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare, attraverso la Presidenza della Camera, il ministro della giustizia, affinché risponda ad un'interrogazione, presentata da tempo dall'onorevole Finocchiaro e dal sottoscritto, in ordine ad un fatto piuttosto grave.
PRESIDENTE. Onorevole Mazzarello, le assicuro che riferirò al Presidente della Camera affinché solleciti il Governo ad adempiere ai suoi compiti connessi all'attività ispettiva dei parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che i deputati Sergio Iannuccilli e Antonio Oricchio, con lettera in data odierna, hanno reso noto di essersi dimessi dal gruppo parlamentare di Forza Italia e di aderire alla componente politica Popolari-UDEUR, costituita nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 2 febbraio 2005, alle 9,30:
(ore 9,30 e al termine delle votazioni del Parlamento in seduta comune)
1. - Discussione dei documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
e agricoltura (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (4360-C).
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
5. - Seguito della discussione delle mozioni Violante ed altri n. 1-00413, Antonio Leone n. 1-00417 e Antonio Pepe ed altri n. 1-00418 sulla situazione dell'ordine pubblico nella città di Foggia.
6. - Seguito della discussione della mozione Mazzuca Poggiolini ed altri n. 1-00400 sugli interventi per garantire ai minori l'apporto di entrambi i genitori in caso di separazione coniugale.
Ricordo che alle 13,30 di domani avrà luogo la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale. La chiama inizierà dai senatori.
La seduta termina alle 19,50.
Tuttavia, ho l'impressione che qualcuno remi contro le iniziative positive che state assumendo. L'interrogazione in esame nasce da ciò: non è una critica nei confronti del ministero, che sta lavorando ottimamente, ma verso alcuni funzionari che si permettono, in data 29 luglio, di esporre una circolare in cui si afferma che le relative documentazioni potranno essere presentate entro non oltre il 30 luglio 2004 e che la normale attività riprenderà il 31 agosto 2004.
Ciò significa che nel nostro Stato, poiché non c'è bisogno di entrate né di imporre tasse ai cittadini dal momento che entrano tanti soldi, si può rinunciare a risorse che sicuramente potrebbero essere acquisite, a causa di una mala informazione da parte di un funzionario (in proposito, è bene non fare nomi)!
Tuttavia, pensavo che, dopo una simile vicenda, come minimo, questo funzionario sarebbe stato trasferito. Non si può attribuire la responsabilità di una motorizzazione ad un funzionario il quale afferma che, poiché i suoi dipendenti vanno in ferie, si chiude tutto.
Mi consenta: non è vero che le varie agenzie erano contente di ciò. Lo saprà meglio di me: anche lei è un deputato ed è cattolico come me e sa bene che queste interrogazioni non ce le suggerisce lo Spirito santo, bensì gli operatori. Decine e decine di operatori mi hanno detto che la scorsa estate, a causa di questa circolare, non hanno potuto vendere centinaia e centinaia di autovetture, con il conseguente danno allo Stato che menzionavo poco fa.
Allora, signor viceministro, ho l'impressione che, mentre il ministero sta lavorando
L'esecuzione delle demolizioni ha presentato una interferenza con il sottostante bacino idraulico della diga di Montedoglio e, pertanto, i tempi di esecuzione sono stati condizionati dal ritiro delle acque sottostanti. Tali lavori sono stati, tuttavia, ultimati.
Per quanto riguarda il tratto toscano della strada statale Tiberina 3bis (itinerario E45), l'ANAS rappresenta che nei mesi scorsi ha già provveduto al completamento di importanti lavori di ripristino della pavimentazione nel tratto di Sansepolcro al confine con l'Umbria tra i chilometri 134 e 138 in tratti saltuari, per un importo di circa un milione e 600 mila euro e che lavori similari, per lo stesso importo, saranno effettuati nella prossima stagione primaverile tra i km 140 e 144,700 in tratti saltuari su entrambe le carreggiate.
Ad oggi non vi sono altri appalti di pavimentazione in corso.
La società stradale segnala, inoltre, che è all'esame delle proprie strutture il progetto definitivo relativo alla messa in sicurezza (piani viabili, barriere, segnaletica, giunti, opere d'arte, eccetera) del tratto di arteria compreso tra i chilometri 133,685 e 148,981, ossia tra S. Giustino e Pieve S. Stefano sud, dell'importo di euro 30.986.921,35. Una volta approvato il citato progetto si provvederà all'appalto integrato delle opere.
Per quanto riguarda il tratto emiliano, che ha inizio alla progressiva chilometrica 162,698, in località Montecoronaro in provincia di Forlì-Cesena e termina alla progressiva chilometrica 250,565 in provincia di Ravenna, l'ANAS fa presente che nel mese di dicembre 2004 sono terminati, come previsto, i lavori in corrispondenza del viadotto Fornello dal chilometro 167,600 al chilometro 167,650 in direzione nord, nonché i lavori sul viadotto Savio in direzione sud per il ripristino delle solette ammalorate (per un importo di euro 1.129.830,00).
La conclusione dei lavori ha consentito la riapertura al traffico della carreggiata nord, con l'eliminazione della lunga deviazione sulla strada provinciale in località Vergherete ed il sensibile miglioramento del piano viabile in carreggiata sud dal chilometro 17,365 al chilometro 172,200.
Nello scorso mese di novembre, inoltre, sono stati completati i lavori di manutenzione ordinaria delle pavimentazioni per un importo di euro trecentomila, che hanno migliorato la viabilità in tratti saltuari su tutto il tronco della strada statale Tiberina 3bis.
Sono stati consegnati, altresì, in data 6 ottobre 2004 i lavori di adeguamento dei viadotti al tipo III CNR dal chilometro 167,570 e al chilometro 164,640 (lotto 7).
Tali lavori prevedono la ricostruzione delle solette, la creazione di una banchina
La società stradale informa che, entro il corrente mese di febbraio, saranno consegnati i lavori per l'adeguamento delle barriere di sicurezza sul viadotto Savio dal chilometro 168,200 al chilometro 170,100 per un ammontare di euro 10.142.503,46.
Sono attualmente in fase di appalto i lavori per l'adeguamento al tipo III CNR 80 del tratto compreso tra Bagno di Romagna e Quarto tra i chilometri 175,490 e 185 per un importo di euro 24.510.830,87.
Nel corso del mese di dicembre 2004 sono stati altresì approvati in linea tecnica i lavori di miglioramento statico e del livello di servizio del viadotto Fornello, finalizzati alla ricostruzione del viadotto.
Per quanto attiene la manutenzione straordinaria, stanno per essere appaltati i lavori di sostituzione dei giunti di dilatazione lungo tutto il tronco della strada statale Tiberina 3bis per un impegno economico di oltre 4 milioni di euro.
Tali lavori inizieranno con molta probabilità entro la prossima estate. L'ANAS comunica infine che si stanno predisponendo le perizie di manutenzione ordinaria per tappeti, segnaletica ed impianti elettrici, tesi a migliorare la viabilità in prossimità degli innesti, degli svincoli e delle gallerie, mentre gli impegni economici sono ancora in via di definizione.
Si tratta però, con tutta evidenza, di un intervento dovuto, signor viceministro, e limitato a riparare i due tratti stradali, interrotti a seguito di un cedimento strutturale della strada. Anzi, vogliamo sottolineare che i lavori sono stati effettuati con enormi ritardi, che non possono non suonare come censura nei confronti di tutti coloro che avevano il dovere di prevenire i fatti e di garantire la sicurezza e l'efficienza della struttura statale, anche in considerazione che le due interruzioni nel tratto preappenninico ed appenninico, protrattisi per due inverni, hanno causato disagi senza fine ai residenti e agli utenti della strada. Nessun intervento è stato invece programmato od effettuato, al fine di migliorare la sicurezza e la fruibilità della E45.
Credo ci sia una sostanziale sottovalutazione delle politiche di prevenzione, signor viceministro. Ancora oggi, d'altronde, il manto stradale è pieno di buche. Nessuna opera è stata programmata per dotare la sede stradale di una corsia di emergenza, così come non è stata realizzata la barriera antirumore del tratto di strada che attraversa l'abitato di Pieve Santo Stefano, che causa ai residenti disagi di ogni sorta, e lei sa, signor viceministro, che ci troviamo in una zona ad alto inquinamento acustico ed atmosferico.
Chiediamo quindi che, al di là delle riparazioni del tratto stradale, delle quali comunque prendiamo atto - confermando ad ogni modo la tardività, purtroppo, degli interventi -, sia prestata la massima attenzione, affinché vengano programmate ed effettuate tempestivamente le opere di manutenzione del piano stradale, affinché venga celermente eseguita la barriera antirumore in comune di Pieve Santo Stefano e venga, altresì, programmata a breve termine anche la realizzazione della corsia di emergenza.
Con tale infrastruttura si consentirà il completamento del collegamento tra la statale 514 e l'autostrada A 19 Palermo-Catania. L'opera in questione, inserita nel primo programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge obiettivo, rientra fra le previsioni programmatiche di realizzazione dell'attuale piano decennale ANAS e, stante la previsione della stessa nei precedenti piani triennali, essa risulta già inserita nel piano di appaltabilità 2004.
La società stradale conferma che il tracciato risultava originariamente suddiviso in 7 lotti per ciascuno dei quali furono redatti, nel 1991, specifici progetti aggiornati nel 1966 e posti a base di 7 gare d'appalto negli anni 1998-1999.
Successivamente all'aggiudicazione, l'entrata in vigore della nuova normativa regionale sulla VIA e la necessità di rinnovare i pareri previsti per legge e scaduti hanno imposto la revisione dei progetti.
Dall'esito della procedura di impatto ambientale, nonché dalla richiesta di pareri ai vari enti è derivata una serie di prescrizioni per il recepimento delle quali è scaturita la progettazione attuale. Pertanto, stanti le successive indicazioni normative e le necessità rappresentate dagli enti interessati, la società stradale non ha potuto procedere né alla consegna dei lavori né alla sottoscrizione dei relativi contratti di appalto.
Nel gennaio 2002, tuttavia, con la pubblicazione del bando di gara relativo all'adeguamento dei progetti, l'ANAS ha affidato, ai sensi delle normative vigenti, a professionisti esterni l'incarico della progettazione esecutiva delle infrastrutture in questione, suddivisa in lotti e secondo le indicazioni della stazione appaltante.
La società stradale sottolinea, inoltre, che, nel corso dell'adeguamento progettuale, sono emerse perplessità in ordine alle modifiche progettuali effettuate sui progetti appaltati in precedenza, alcune con carattere di variazione dell'essenzialità originaria delle opere stesse oggetto degli appalti, tali che non sia ritenuta perseguibile l'applicazione dell'articolo 25 della legge n. 109 del 1994 e successive modifiche ed integrazioni relative a varianti in corso d'opera.
Tali motivazioni hanno condotto l'ANAS a non procedere alla stipula dei contratti con le imprese risultate originariamente aggiudicatarie e a dare corso alla revoca delle aggiudicazioni definitive originarie, ordinando, al contempo, al progettista incaricato di procedere alla progettazione di che trattasi in un unico lotto, da appaltare seguendo una nuova procedura di gara. Le imprese originariamente aggiudicatarie hanno, quindi, impugnato la revoca dell'aggiudicazione, proponendo ricorso al TAR Lazio, che l'ha accolto per un vizio presentatosi nelle procedure ANAS. La società stradale, alla luce delle suddette decisioni giudiziarie, ha pertanto dato nuovo avvio al procedimento inerente la revoca dell'aggiudicazione originaria, sanando i vizi procedurali precedenti.
Onorevole Burtone, si tratta di un «trattato di diritto amministrativo», con una serie di procedure.
Alla luce delle vicende che lei vive e che conosce meglio di me (le conosco anch'io), risulta quanto sia difficoltoso trovare una certa sintonia all'interno delle normative, nonché un certo equilibrio con riferimento alle popolazioni ed ai soggetti interessati.
Questa è la risposta alla sua interrogazione, onorevole Burtone, in ordine alla quale mi dirà se sarà soddisfatto o meno. Non si tratta di dare una risposta formale, ma di capire come insieme possiamo sbloccare alcune situazioni che si trascinano ormai da molti anni.
La strada statale in questione la conosco ormai da molti anni, da quando ero sottosegretario ai lavori pubblici; parliamo di vent'anni fa, perciò capisco i danni derivanti dalle lungaggini.
Comunque, vorrei svolgere una considerazione di ordine generale. Non parliamo di una strada qualsiasi, ma di una strada considerata strategica in un'area, quella del calatino, che un tempo era depressa, rurale e che oggi presenta anche alcune caratteristiche importanti come la nascita di un nuovo distretto industriale.
Si tratta di una strada richiesta dalle popolazioni locali e fortemente attesa da tanti anni. Sembrava che, durante il Governo D'Alema, ci fosse stata una svolta, infatti si erano già svolte le procedure d'appalto, occorreva procedere soltanto alla consegna dei lavori. Poi c'è stata una brusca frenata, in quanto l'ANAS ha richiesto la rivisitazione del progetto, probabilmente anche per l'entrata in vigore di nuove norme relative alla valutazione di impatto ambientale.
Tuttavia, devo registrare l'esistenza di un accordo tra l'ANAS e la società progettuale, vale a dire quello di consegnare la revisione entro il 30 ottobre del 2003. È passato oltre un anno dalla presentazione di questo progetto, dunque mi auguro che non ci si trovi davanti alla famosa tela di Penelope per cui ogni giorno si aggiunge un nuovo problema.
Lei, signor viceministro, nella sua risposta ha affermato che l'appaltabilità si sarebbe realizzata entro il 2004; siamo già al 2005 e questo appalto ancora non è stato attribuito!
Avevo chiesto una risposta sulla cantierizzazione di quest'opera; tra l'altro, si è voluto trasformare il progetto da più lotti ad un unico lotto. Si è fatto riferimento al contenzioso che si è aperto, dunque la domanda è se le risorse finora appostate per questa opera siano ancora disponibili oppure se siano state spostate su altre opere. Inoltre, abbiamo chiesto una risposta in ordine alla sufficienza delle stesse risorse e sembra che ormai queste ultime siano insufficienti. Quindi, non posso che confermare la mia insoddisfazione.
Lei, signor viceministro, ha fatto spesso riferimento al fatto che l'ANAS è una società per azioni, tuttavia ciò non esime il Governo dalle proprie responsabilità. Tra l'altro, il mio intervento si riferisce alla realizzazione della strada statale «Licodia-Eubea-Libertinia», che è un'opera considerata importantissima per quel territorio.
Intendo sottolineare il mancato impegno del Governo con riferimento alle aree del Mezzogiorno. Da ultimo, abbiamo verificato cosa è accaduto sulla Salerno-Reggio Calabria a seguito di un evento atmosferico eccezionale, tuttavia il tema è molto più ampio e riguarda la non realizzazione di alcune opere, le promesse che sono state fatte, gli accordi di programma che il Presidente della regione Sicilia ha sbandierato in ordine alle opere che avrebbe realizzato. In realtà, non abbiamo visto nulla!
Non si è visto nulla per la Libertini a Caltagirone né per quanto riguarda la Catania-Ragusa. Un'altra opera importantissima viene richiesta dalle aree calatine,
Pertanto, ritengo che si debba richiedere con fermezza al Governo di voltare pagina. Lo facciamo per la Licodia-Eubea-Libertinia e, complessivamente, per gli impegni assunti nei confronti del Mezzogiorno.
In proposito, la medesima società ha ritenuto opportuno rammentare, in linea generale, le diverse posizioni del personale dipendente assunto con contratto a tempo determinato (i cosiddetti trimestrali) che, secondo quanto sostenuto dall'onorevole interrogante, avrebbe potenzialmente diritto alla costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
La società Poste ha riferito di aver sottoscritto nel 1996, con le organizzazioni sindacali, un piano per l'assunzione di 4.000 unità a tempo indeterminato e di circa 1.000 unità part-time. Delle prime, 3.200 unità sono state assunte ai sensi dell'articolo 9 del decreto legge n. 510 del 1996, convertito dalla legge n. 608 del 1996. Tale norma disponeva per i lavoratori che avevano prestato la loro opera con contratto a tempo determinato a decorrere dal 1o dicembre 1994, alle dipendenze dell'allora ente Poste italiane, il diritto di precedenza, nei termini ed alle condizioni delle norme contrattuali e di apposito accordo stipulato con le organizzazioni sindacali, nel caso di assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel medesimo ente Poste per la stessa qualifica e/o mansione, fino alla data del 31 dicembre 1996.
Le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato effettuate dall'ente Poste, a decorrere dalla data della sua costituzione e, comunque, non oltre il giugno 1997, non potevano dar luogo a rapporti di lavoro a tempo indeterminato e sarebbero decadute allo scadere del termine finale di ciascun contratto.
Successivamente la società Poste italiane, nell'ottica dell'attuazione del nuovo modello organizzativo aziendale, e su richiesta delle organizzazioni sindacali con le quali veniva stipulato un nuovo accordo (in data 29 settembre 1998), al fine di provvedere alla sostituzione dei numerosi dipendenti transitati in posizione di comando presso enti e/o altre pubbliche amministrazioni, ha dato corso all'assunzione a tempo determinato di 1.775 lavoratori, ricorrendo al personale che nel periodo aprile-settembre 1998 aveva già prestato la propria opera in favore della società con contratto di lavoro semestrale.
La Corte costituzionale, con sentenza n. 419 del 9 ottobre 2000, si è pronunciata sul contestato articolo 9 del decreto-legge n. 510 del 1996 affermando la legittimità costituzionale della norma in esso contenuta ed individuandone la ratio nella volontà del legislatore di salvaguardare il processo di privatizzazione del servizio postale.
La sentenza in questione ha chiarito, infatti, che «l'imprevista assunzione coattiva con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di migliaia di lavori» avrebbe pregiudicato il risanamento finanziario dell'ente, imprescindibile presupposto per la trasformazione dello stesso in società per azioni, disponendo pertanto l'inoperatività
La menzionata sentenza ha risolto a favore della società Poste italiane tutto il contenzioso di merito che era stato sospeso o rinviato in attesa della pronuncia della Corte ed ha conseguentemente chiarito la legittimità di numerosi contratti a termine di coloro che, sebbene non avessero intrapreso un'azione giudiziale contro la società, avrebbero potuto aspirare a vedere trasformato, in via giudiziale, il rapporto di lavoro a termine in quello a tempo indeterminato.
Al fine di arrivare alla definizione della materia in argomento e in attuazione degli impegni sottoscritti di volta in volta con le organizzazioni sindacali, Poste italiane, a partire dall'aprile 1998, ha trasformato in assunzione a tempo indeterminato dapprima l'assunzione a termine di circa 3.200 dipendenti, successivamente quella di 1500 sui 1775 dipendenti assunti in sostituzione di personale comandato e, da ultimo, a seguito dell'accordo del 18 gennaio 2001, quella dei 700 lavoratori che avevano ottenuto - in via cautelare o con sentenza di merito - l'accoglimento della domanda giudiziale volta ad ottenere la conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.
Ciò chiarito in merito alla situazione dei dipendenti «trimestrali», per quanto concerne la sentenza della Corte di cassazione cui fa riferimento l'onorevole interrogante nell'atto ispettivo in questione, la società Poste italiane ha significato di ritenere che, in assenza di precise indicazioni, tale pronuncia possa essere individuata in quella n. 19695 depositata il 23 dicembre 2003.
Stando a quanto riferito, con la suddetta sentenza la Cassazione ha corretto in modo significativo un orientamento ormai consolidato dei giudici di primo e secondo grado in base al quale le assunzioni a termine devono necessariamente rispondere a tutti i requisiti, limiti e vincoli indicati dalla legge n. 230 del 1962, evidenziando, in proposito, che l'articolo 23 della legge n. 56 del 1987 ha riconosciuto alle parti ampia libertà nell'individuazione di nuove ipotesi di contratto a termine rispetto a quelle previste dalla legge n. 230 del 1962 con possibilità per le parti stesse di svincolarsi dai limiti, anche di carattere temporale, imposti dalla legge stessa.
Tale sentenza, pertanto, non mette in discussione la legittimità della causale utilizzata dalla società Poste italiane - le cosiddette «esigenze eccezionali» - o la sua validità, ma si sofferma esclusivamente su un profilo di merito - circoscritto a tale fattispecie - in base al quale la causale non sarebbe idonea a «coprire» i contratti a termine stipulati in un determinato arco di tempo.
D'altra parte, ha proseguito Poste italiane, numerosi giudici di primo e di secondo grado (a titolo di esempio quelli appartenenti alle corti d'appello di Roma e di Salerno) si pronunciano sul punto in senso favorevole alla società, ritenendo che la causale in argomento mantenga la sua operatività nel tempo, non sussistendo accordi limitativi della sua efficacia.
Quanto alle temute ripercussioni che potrebbero derivare alla società Poste italiane sia sul piano economico sia su quello occupazionale dalla pronuncia in parola, la medesima società, nel sostenere che tale sentenza non rappresenta ancora un «orientamento di legittimità» propriamente detto, ritiene che sia necessario attendere ulteriori decisioni dalla stessa Corte di cassazione perché possano essere valutate concretamente le conseguenze che potrebbero derivarne. Da parte sua l'azienda ha precisato che dal gennaio 2003 sono stati adottati specifici criteri gestionali al fine di limitare il contenzioso esistente al periodo pregresso.
Ciò ha comportato la significativa riduzione del ricorso ai contratti a termine, per i quali si opera - dallo stesso mese di gennaio 2003 - in applicazione del decreto legislativo n. 368 del 2001, mentre in considerazione dell'introduzione nel quadro normativo-contrattuale di nuovi istituti, sono state avviate iniziative tese ad ampliare le forme di lavoro flessibile nella prospettiva di rendere più organiche ed
Onorevole sottosegretario, io provengo da una zona ricca di una piccola e media imprenditoria privata, e quindi un mio concittadino, probabilmente, in una situazione come quella che lei ci ha esposto, si porrebbe una domanda di questo tipo: perché dovrebbe essere consentito allo Stato ciò che lo Stato stesso non consente in alcun caso all'imprenditore privato? La seconda domanda, più esplicativa, che potrebbe porre è la seguente: che senso ha, sul piano giuridico ma prima ancora sul piano del comune buonsenso, che vi siano «trimestrali» che sono tali da lustri? La terza domanda, conseguenziale, sarebbe la seguente: si poteva prevenire quella che io continuo a considerare una autentica catastrofe giudiziale, determinata da centinaia e centinaia di ricorsi al tribunale in funzione di giudice del lavoro? La mia risposta è sì; si poteva articolare un discorso più ampio da parte dell'azienda con le organizzazioni sindacali, si poteva stabilire prima ciò che Poste Italiane, in questa serie di comunicazioni trasmesse a lei, onorevole sottosegretario, perché le riportasse in quest'aula, ha riconosciuto affermando che dal 2003 si farà molta più attenzione: ma perché si dovrà fare molta più attenzione soltanto dal 2003?
Onorevole sottosegretario, ritengo che un problema di questo genere avrebbe dovuto già da tempo essere affrontato in maniera molto più seria e articolata, non dico dal precedente Governo D'Alema: forse i «trimestrali» avranno detto «abbiamo a capo del Governo uno che certamente tiene conto delle esigenze sociali»; io certamente non avevo questa pretesa, ma immagino che quando governano «quelli che tengono conto delle esigenze sociali» si faccia ciò che neppure i peggiori veterocapitalisti farebbero nei confronti dei lavoratori. È chiaro dunque che nulla è stato mai fatto riguardo a questo problema! Ma pretendevo dal Governo di centrodestra, e lo pretendo dal ministro, che fa oltretutto riferimento al mio partito, Alleanza Nazionale, che rivolgesse un forte richiamo all'azienda, perché non è lecito né serio che vi siano - ripeto - «trimestrali» che sono tali da anni.
Non è vero che sono stati presentati pochi ricorsi; ve ne sono molti, moltissimi, per la gioia degli avvocati giuslavoristi, che stanno incassando parcelle significative in ragione della esecutività delle sentenze di primo grado. Significativamente, ella ci ha ricordato che Poste Italiane fa riferimento a due corti di merito, ma in Italia, onorevole sottosegretario, sono molte di più le corti di merito; dopodiché, Poste Italiane fa riferimento alla sentenza n. 419 del 2000 della Corte costituzionale, che, con tutto il rispetto per la Corte medesima, io non esito a definire vergognosa, in quanto la Costituzione è una cosa troppo seria per consentire alla Corte di affermare che ritiene legittima la norma in questione perché, se non la ritenesse legittima sul piano costituzionale, verrebbe pregiudicato il risanamento finanziario dell'ente. La Costituzione è stata scritta per ben altre cose, non per stabilire che il parametro sulla costituzionalità o meno di una norma sia la condizione economica in cui versa l'ente nel quale lavorano centinaia e centinaia, migliaia di lavoratori i cui diritti possono essere conculcati o meno a seconda della situazione di cassa dell'ente medesimo. Purtroppo, la Corte ha da tempo preso questo andazzo, che ritengo francamente vergognoso!
Nell'esprimere queste perplessità e nel riconoscere che Poste Italiane ha una sua autonomia decisionale, mi permetto, nel dichiararmi parzialmente soddisfatto della sua risposta, di chiedere che lei rappresenti al ministro l'opportunità, se non la necessità, di un intervento che ponga fine a tale situazione in via transattiva ed in
Il Ministero delle comunicazioni, quale autorità nazionale di regolamentazione del settore postale, ha tra i propri compiti quello di verificare la qualità del servizio universale erogato da Poste Italiane. Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Ciò premesso, al fine di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'onorevole interrogante, si è provveduto ad interessare la medesima società Poste, la quale ha riferito che, in linea con il profondo processo di rinnovamento in corso, è in via di realizzazione, sul territorio nazionale, un mutamento organizzativo che riguarda, tra l'altro, la rete dei centri postali di smistamento del corriere. La ristrutturazione prevede l'acquisizione e la meccanizzazione, da parte dei centri di meccanizzazione postale operanti presso le città maggiori, delle lavorazioni svolte manualmente in precedenza presso i centri operativi postali ubicati nelle località minori.
Tale riorganizzazione ha comportato, pertanto, la necessità di un adeguamento degli impianti dei centri postali operativi alla richiesta di servizi più efficienti in modo da migliorare la produttività ed innalzare la qualità dei servizi resi, permettendo, nel contempo, un recupero dei costi aziendali.
Relativamente allo specifico caso di cui è fatto cenno nell'atto parlamentare in esame, la società Poste ha comunicato che, a partire dal mese di maggio 2003, in linea con la riorganizzazione predetta, sono state trasferite al centro di meccanizzazione postale di Firenze tutte le lavorazioni di smistamento della corrispondenza in partenza fino ad allora effettuate manualmente presso il centro postale operativo di Pistoia. Presso tale ultimo stabilimento, ha proseguito Poste Italiane, sono tuttavia rimaste le attività di ripartizione della corrispondenza in arrivo, l'ufficio di recapito, il servizio trasporti ed il servizio accettazione grandi utenti, mentre è stata prevista la dislocazione a Pistoia della gestione regionale del servizio promoposta.
Per quanto attiene alla preoccupazione manifestata dall'onorevole interrogante in merito al taglio dei posti di lavoro che l'operazione di razionalizzazione organizzativa descritta avrebbe comportato, la società Poste ha comunicato di aver sottoscritto con le organizzazioni sindacali locali, nello stesso mese di maggio 2003, un apposito accordo volto a garantire i
L'onorevole Innocenti ha facoltà di
Signor sottosegretario, il primo problema è di metodo: si risponde a febbraio del 2005 ad un'interrogazione relativa ad avvenimenti verificatisi nella primavera del 2003! Il tempo trascorso annulla l'effetto e la finalità stessa dello strumento di sindacato ispettivo.
Credo che questo sia un dato da rimarcare e da sottoporre all'attenzione della Presidenza. Peraltro, più di una volta siamo stati costretti a segnalare i ritardi con i quali il Governo risponde alle interrogazioni, molte volte annullando, appunto, gli effetti delle interrogazioni stesse ed i propositi degli interroganti.
Tuttavia, esiste una questione legata al merito. Concordo con lei sulla necessità di tener conto della scelta che è stata compiuta di trasformare l'ente Poste in società per azioni e delle conseguenze che tale decisione ha determinato, vale a dire l'introduzione di criteri di gestione aziendale che hanno prodotto effetti sui servizi erogati e sulle condizioni lavorative ed occupazionali. Ma, per quanto riguarda il problema specifico, occorre rilevare una perdita occupazionale.
L'accordo cui lei, signor sottosegretario, ha fatto riferimento nella sua risposta, certamente ha garantito ai lavoratori a tempo indeterminato dell'azienda il mantenimento del posto, anche a seguito del trasferimento di alcune lavorazioni dal centro operativo di Pistoia al centro meccanografico di Firenze. Ma i quindici o sedici lavoratori a tempo determinato, che avevano trovato un'occasione di impiego, ora non sono più nell'azienda.
Mi rendo conto delle scelte difficili cui molto spesso le organizzazioni sindacali si trovano di fronte, come firmare accordi che producono questo tipo di conseguenze. Tuttavia, non si tratta di un accordo a somma zero. Si sono persi alcuni posti di lavoro. Il taglio c'è stato. A suo avviso, è aumentata l'efficienza e la qualità del servizio che viene reso a costi inferiori. Ma, al riguardo, il giudizio del sottoscritto, ove si considerino anche i pareri di numerosi operatori del settore, è di natura diversa, poiché vi è stata una perdita della qualità del servizio. Anche per questo motivo, mi dichiaro insoddisfatto.
Vorrei concludere, signor Presidente, soffermandomi sulle attività del Ministero in questa fase. Al riguardo, il sottosegretario ha ricordato che la loro competenza è di verificare la qualità del servizio. Per ciò che concerne la qualità del servizio, vi sono parametri europei e determinate indicazioni. Tuttavia, credo che introducendo il criterio della aziendalizzazione, si perda il rapporto con il territorio e, quindi, il significato stesso del termine «servizio». Certamente, si tratta di un'azienda, ma eroga servizi, non produce automobili o motocicli. Quello postale è un servizio che deve essere garantito ai cittadini. È un loro diritto.
Molte volte, le scelte compiute risentono di questa forte ed evidente linea di taglio dei servizi. Pensiamo alle proteste che quotidianamente ci arrivano dai residenti delle zone montane, delle aree più disagiate e delle isole. Nella provincia di Pistoia, le amministrazione dei comuni montani sono di fronte ad una ventilata opera di riorganizzazione aziendale che sacrifica le presenze in territori difficili.
Poiché sappiamo quanto sia importante garantire servizi ai cittadini, per evitare spopolamenti in quelle realtà, io credo sia giusto esprimere critiche - se così dobbiamo fare, considerata la mancanza di iniziativa del Governo -, al fine di aumentare
Non è sicuramente una responsabilità - visto come vengono reperite le notizie dei bollettini - del Ministero delle comunicazioni, ma immagino - considerato quanto è stato detto - che sia una responsabilità degli altri enti preposti a queste informazioni, che fanno poi riferimento al CCISS.
Credo che questa attenzione che il Ministero delle comunicazioni e la RAI stessa dedicano all'informazione degli utenti delle strade costituisca un servizio talmente necessario ed opportuno da rendere indispensabile che Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché, eventualmente, il Ministero dell'interno esperiscano un'ulteriore verifica, affinché si ottenga quell'efficienza che le telecomunicazioni potrebbero assicurare. Ciò, anche perché ritengo che il servizio in questione potrebbe essere assai opportuno; invero, lo è stato - e, potenzialmente, lo
Certamente, però, il servizio potrebbe essere migliore se, come già ho segnalato, i bollettini trasmessi dalla nostra emittente radiofonica fossero aggiornati in modo più pronto e preciso.
Ringrazio il Governo ed i colleghi intervenuti; sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle 15,30.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ricordo che nella seduta del 27 gennaio si sono svolti gli interventi sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 1).
Sospendo la seduta.
Concludendo, signor Presidente: se lei ha dubbi, dobbiamo rispettare il regolamento e bisognerà rimandare l'esame del provvedimento a domani.
Signor Presidente, non si è mai verificato che la Presidenza rimettesse alla Commissione bilancio una valutazione che è di esclusiva competenza della Presidenza medesima. Se lei rimanda tale valutazione alla Commissione bilancio, significa che vi è il dubbio che tali emendamenti comportino oneri; quindi, se vi è questo dubbio, non si può che rinviare l'esame a domani.
Signor Presidente, lo ripeto: se lei decide di ascoltare la Commissione bilancio perché vi è il dubbio che tali emendamenti possano comportare oneri, il parere della stessa può essere reso solo domani.
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
Spero che, con l'accoglimento di questo emendamento, il Governo batta un colpo e cioè che, oltre ad accogliere un principio con il provvedimento in esame, poi si adoperi veramente nella fase di gestione delle politiche di internazionalizzazione per creare queste reti transnazionali e dare un'opportunità di lavoro in più alle nostre imprese manifatturiere.
Per questo motivo, prestare un'attenzione particolare a questa fattispecie di imprese, a nostro avviso, è questione importante. Quindi, credo che la costituzione degli sportelli unici abbia un risvolto estremamente importante per queste aziende, che hanno maggiori difficoltà, peraltro, a trovare i canali e le modalità più corrette per riuscire ad espandersi e ad affermarsi anche nei paesi extranazionali. Per questo
Si tratta, allora, di una correzione, che in parte dà un segnale alle nostre piccole e medie imprese. L'obiettivo principale di questo provvedimento doveva essere quello di creare delle strutture, delle reti internazionali e, quindi, dei servizi soprattutto per le piccole e medie imprese. Questo emendamento, in parte, soddisfa tale esigenza e, per questo, ringrazio il relatore per il suo parere positivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Maggioranza 190
Hanno votato sì 377
Hanno votato no 2).
Già abbiamo tante realtà che si occupano di internazionalizzazione delle imprese e, quindi, credo che si rischi in qualche modo di creare maggiori difficoltà.
Si dirà: Sviluppo Italia può fare da catalizzatore per la raccolta di investimenti esteri in Italia. Questo può essere certamente un compito importante, ma a mio avviso non rientra nelle finalità di questa legge, che ha l'obiettivo di coordinare gli sforzi per favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane sui mercati mondiali. Ritengo, quindi, che si tratti di un inserimento assolutamente errato e ritengo anche che sarebbe invece necessario
È vero che ogni azienda, Sviluppo Italia compresa, dovrebbe sempre attenersi a criteri di efficienza e di oculata gestione delle risorse finanziarie e delle risorse umane, ma in questo caso l'interrogativo è un altro: esiste oggi una capacità di attrarre investimenti dall'estero verso la realtà produttiva del nostro paese?
A nostro giudizio, questa capacità di attrazione degli investimenti e di entrare in una sinergia ben determinata ed efficiente fra il territorio e gli investitori esteri non è realizzata appieno. Forse uno degli esempi di intervento in tal senso, che credo debba essere portato a conoscenza, è rappresentato dall'opportunità di investimento in Italia realizzata nel settore del biotech, pubblicizzata recentemente nel novembre del 2004 a Zurigo, che ha visto fortunatamente un'opera sinergica di Sviluppo Italia e dell'Istituto nazionale per il commercio estero. Ciò significa che vi è una serie di aziende, soprattutto svizzere, che sono venute a conoscenza di un'altra serie di realtà biotecnologiche italiane dinamiche e hanno creato delle forme di sinergia tali da rafforzare anche il settore italiano. Noi accettiamo la presenza di Sviluppo Italia non come ufficio fisico, come delegazione con un conto spese e con una allegra gestione, ma siamo favorevoli all'individuazione di realtà territoriali e produttive nel nostro paese e all'individuazione di un preciso marker straniero con cui poter realizzare delle sinergie. A nostro giudizio eliminare questa opportunità, che non consente e non prevede una spesa pubblica, è alquanto limitativo; pertanto abbiamo ritirato la nostra proposta e voteremo contro questo emendamento.
Così come è configurata in questo articolo, io la vedo addirittura controproducente per il benessere dell'impresa italiana. Un conto è attivarsi per fare in modo che un'azienda italiana si espanda in territorio estero, si rafforzi, trovi la possibilità di radicarsi all'estero per portare in Italia i benefici; altro conto è, invece, fare in modo che Sviluppo Italia funzioni come attrattore di investimenti - perché ci mette un po' di quattrini -, così arrivano gli investitori dall'estero, che finché dura investono su quell'azienda, ma poi prendono il «malloppo» e scappano. Si tratta di fenomeni, che abbiamo già visto in altri territori, dove si sono effettuati investimenti sbagliati di questo tipo. Non siamo pertanto di fronte al perfezionamento di uno sportello unico per l'internazionalizzazione verso l'estero delle nostre aziende. Siamo invece di fronte alla volontà di cercare di accalappiare capitali verso l'Italia.
Mi domando allora a cosa stiate pensando. Di poter magari intervenire sul
A cosa serva allora Sviluppo Italia? Serve forse per trovare dei correttivi a tutti questi errori manageriali pubblici, nel senso di chi ha svenduto il patrimonio pubblico, invece di rafforzarlo? Oppure dovrebbe servire a qualche altro scopo, che però qui non viene esplicitato? Pertanto, anche se in linea di principio si potrebbero non avere obiezioni, tuttavia in pratica non si capisce perché inserite proprio Sviluppo Italia, peraltro senza che vi sia assolutamente chiarezza sulla sua funzione nel nostro paese: quali le sue missioni, le sue finalità, i suoi campi di interesse e le promozioni a cui mirare per il benessere intanto dell'impresa nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 211).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.5. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
Pertanto, non comprendiamo il motivo per cui, in questo caso, non si possa far svolgere il ruolo di sportello unico alle strutture già esistenti come l'Istituto per il commercio con l'estero.
Non possiamo, quindi, ritirare l'emendamento in esame; anzi, chiediamo all'Assemblea di valutarlo con attenzione ed al Governo di riflettere sul fatto che ciò costituirebbe un segnale importante nella direzione dell'ottimizzazione, nell'interesse generale del nostro paese, anche sotto il profilo di un controllo più efficace della spesa pubblica.
Ha senso questo tipo di operazione? Pensiamo sia un obiettivo condivisibile e, non a caso, è condiviso dalla grande maggioranza delle rappresentanze di imprese italiane, a condizione, però, che non nasconda un'operazione di sovrapposizione di altre strutture o bardature burocratiche. È questo l'invito che viene rivolto con questo emendamento.
Si tratta della segnalazione di un percorso, di una disposizione di paletti abbastanza stretti per evitare il pericolo, peraltro già individuato da molte organizzazioni che rappresentano le imprese nel nostro paese, che l'obiettivo del provvedimento venga perciò stravolto. Valutatelo con attenzione, per favore!
Credo che l'emendamento in esame cerchi di razionalizzare il più possibile le risorse esistenti e tenda, peraltro, a dare al Governo o, comunque, alla struttura di competenza una certa indicazione, perché prevede che le stesse saranno prioritariamente valutate. In sostanza, non sottrae alla discrezionalità del Governo l'opportunità di individuare altre risorse per la guida di questi sportelli. Pertanto, ritengo che il Governo ed il relatore dovrebbero riconsiderare attentamente il parere espresso (e cioè l'invito al ritiro) su tale emendamento.
Infatti, questo provvedimento dovrebbe cercare - se non ho compreso male - di rendere più efficace nei confronti delle nostre imprese esportatrici l'azione dei soggetti che, a diverso titolo, si occupano di commercio, di finanza, di servizi per l'internazionalizzazione.
In realtà, siamo di fronte all'istituzione di nuove strutture fisse che si sovrappongono a quelle già esistenti, non rispondendo ad un fabbisogno diffuso, ma creando una sovrastruttura che, tra l'altro, rischia di ledere professionalità già maturate e già fortemente sperimentate nell'ICE, che lavora in stretta collaborazione con la rappresentanza diplomatica. Dunque, in questo intreccio di conoscenze ed attività, tale Istituto sostiene già questa promozione verso l'estero, pertanto l'operazione che si realizza quasi si sovrappone a questo tipo di iniziativa che tali lavoratori già svolgono.
Con il presente provvedimento si sta perdendo l'occasione per innovare e potenziare gli strumenti già esistenti; infatti, sarebbe necessario un potenziamento dei servizi finanziari ed assicurativi di sostegno all'esportazione, diretti, come affermavamo in precedenza, ad aiutare le reti di imprese più piccole, con minore potenzialità al loro interno.
Pertanto, questo emendamento, pur non prevedendo ciò che effettivamente è necessario, perlomeno segnala l'esigenza di non creare una sovrapposizione, una duplicazione.
Per questo motivo chiedo ai colleghi della Lega, così attenti a non determinare sprechi, di porre maggiore attenzione a questo emendamento, convergendo su un voto utile ai fini della razionalizzazione della spesa e, sicuramente, utile per le nostre imprese (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).
Allora, perché dobbiamo inventare soluzioni che, a livello pratico, non esistono? Oggi, le professionalità possiamo trovarle ovunque, ma certamente l'ICE ha svolto un ruolo ed ha acquisito un'esperienza che nessun altro organismo nazionale ha per quanto riguarda il commercio con l'estero. Se osserviamo con attenzione, noteremo che dietro qualsiasi impresa con attività a livello internazionale vi è sempre stato l'ICE.
Ecco perché lo sportello unico, laddove già esiste una struttura funzionante, deve tener conto appunto - per criteri di praticità e buon senso, nonché per rendere giustizia a chi vi ha lavorato per molti anni - di una struttura come quella dell'ICE, dove esistono funzionari che non hanno nulla da invidiare a quelli di altri organismi, a carattere sia nazionale che europeo. Mi riferisco anche a paesi come Francia e Germania, spesso maggiormente attivi in campo estero, non grazie ad un determinato sportello, ma in virtù della presenza del proprio governo, che apre le strade alle imprese nazionali e si adopera per individuare occasioni di lavoro e di partnership per le proprie aziende.
Non si può risolvere il problema dell'internazionalizzazione con la delega ad uno sportello. Se prendiamo come riferimento i rapporti commerciali con la Cina, possiamo apprezzare le differenze con cui si muovono governi come quello tedesco, francese e, in parte, anche quello spagnolo rispetto a quanto fa il nostro.
Pertanto, non sarà con una legge, con un nuovo istituto o con lo smembramento o l'accorpamento di organismi, bensì con la volontà e la capacità di relazione e presenza dimostrate dall'Esecutivo che si
Inoltre, sono state sollevate motivazioni prettamente economiche, secondo cui l'attuale formulazione del comma 7 produrrebbe di per sé maggiore spesa. Tuttavia, le cose non stanno necessariamente così, perché un conto è il riconoscimento di una legittima professionalità, un altro è sminuire il dibattito parlamentare al ruolo di trasmissione di un comunicato sindacale. Pertanto, inviterei i colleghi a non confondere un volantino sindacale con il tono di una discussione parlamentare. Non è scritto da nessuna parte che le professionalità dell'ICE sono umiliate; non è scritto che vi sarà aumento di spesa né che esiste la volontà di sacrificare l'efficienza. Credo, al contrario, che vi sia scritto proprio l'opposto.
Infatti, o il commercio con l'estero e l'internazionalizzazione vanno bene così - e quindi si può licenziare il provvedimento lasciando in piedi la struttura organizzativa attuale, dove però esiste confusione tra centri di presenza, iniziative non coordinate ed infelice gestione dei fondi promozionali e quanto altro - oppure si tenta di riorganizzare il tutto.
Ma come si può tentare di procedere? Basandosi forse sulla «riserva indiana» o sulle RSU? Basandosi esclusivamente su chi «porta il cappello al momento»? Ecco, probabilmente si tratta di criteri che non possono essere condivisi dalla Casa delle libertà. Infatti, la Casa delle libertà deve seguire esclusivamente un criterio meritocratico e di efficienza, secondo il quale alla direzione dello sportello deve andare la persona più indicata, sia che provenga dall'ICE, sia che provenga dal Ministero delle attività produttive, sia che provenga dal Ministero degli affari esteri o perfino risulti essere il manager di qualche azienda privata.
Vogliamo davvero dare impulso al sistema produttivo del paese o - lo ripeto - preferiamo rinchiuderci ancora di più in una difesa corporativa, peraltro sterile e difficilmente giustificabile? Formulo queste domande per integrare le argomentazioni addotte dai colleghi della sinistra e per motivare il voto contrario espresso dal gruppo della Lega Nord all'emendamento in oggetto.
Sottolineo peraltro che l'ICE ha attualmente 105 sedi all'estero. Se l'emendamento in esame venisse approvato e fosse dunque riprodotto il testo precedentemente licenziato dalla Camera, potrebbero
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 413
Astenuti 7
Maggioranza 207
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Maggioranza 211
Hanno votato sì 418
Hanno votato no 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
Innanzi tutto si tratta di coordinare, di razionalizzare, di rendere più efficiente quanto, in maniera molto articolata, è già presente, non si vede la ragione per la quale dovremmo costruire una nuova struttura che si sovrapponga a quelle già esistenti. Un'opera di razionalizzazione dovrebbe puntare ad utilizzare le energie esistenti, a qualificarle, a riqualificarle se fosse necessario, a farle ruotare anche sul territorio, sulle diverse sedi nelle quali è presente la nostra iniziativa, ma certamente non ad aumentare una presenza di personale che, in molti casi, appare già, per l'obiettivo stesso di questo provvedimento, pletorica rispetto alle nostre esigenze. Coordinare non significa moltiplicare la spesa; rendere più efficiente una presenza già molto numerosa non significa aumentare ulteriormente le disponibilità di personale!
Veniamo alla seconda ragione, che vorremmo venisse tenuta particolarmente presente dai colleghi. Dove si vanno a cercare le risorse necessarie per l'aumento di personale impiegato per la realizzazione degli sportelli e del coordinamento delle attività già presenti? Si potrebbe pensare che vengano reperite ricorrendo a qualche capitolo scarsamente utilizzato o scarsamente utile del nostro bilancio: no! I denari vengono attinti dagli stanziamenti che servono per la promozione dei nostri prodotti all'estero.
È questo il paradosso: mentre il sistema delle imprese italiano, anche quando calca i mercati esteri (si pensi alla recente missione di Confindustria in Cina o a quella programmata per le prossime settimane in India), scopre di trovarsi di fronte a concorrenti di altri paesi industrializzati che dispongono non solo di uffici più efficienti, ma anche di risorse assai più cospicue di quelle messe in campo dall'Italia, nel momento in cui ravvisa la scarsità, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle risorse finanziarie messe in campo, si trova di fronte ad una beffa per riqualificare la nostra iniziativa non troviamo infatti niente di meglio che aumentare l'organico del personale, pagandolo con le risorse destinate invece a promuovere i nostri prodotti.
Mi sembra in sostanza che si vada in una direzione esattamente opposta a quella che mille volte abbiamo richiamato in quest'aula, in Commissione ed in qualsiasi convegno svolto sui temi dell'internazionalizzazione. Non occorre spendere di più in personale, anzi bisogna ridurre quella spesa e potenziare quanto deve essere fatto per sostenere i crediti e l'assicurazione all'impresa, la qualificazione del personale, la diffusione del materiale, la promozione in genere dei nostri prodotti sui mercati internazionali.
Pensiamo di risolvere questi problemi costruendo un nuovo baraccone, che finanziamo con i soldi che dovremmo invece destinare alla promozione d'impresa: consideriamo questo approccio sinceramente insostenibile!
In un primo momento, tutte le organizzazioni imprenditoriali avevano salutato come positivi gli intendimenti che ispiravano il disegno di legge. Strada facendo, invece, le predette organizzazioni hanno dovuto ritirare, proprio per le ragioni che ho testé esposto, la fiducia che avevano espresso nei confronti del provvedimento.
Pertanto, credo che le proposte emendative che sono state presentate all'articolo 2 debbano essere considerate con grande attenzione dai colleghi. Il sistema delle imprese del nostro paese ci osserva con non minore attenzione perché non sa che farsene di un provvedimento che, mentre permette nuove assunzioni, sottrae risorse alla promozione delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Onorevole Polledri, sebbene il gruppo della Lega Nord Federazione Padana abbia esaurito i tempi a sua disposizione, la
Ha facoltà di parlare, onorevole Polledri.
Ho chiesto la parola, signor Presidente, soltanto per lasciare agli atti la nostra ferma determinazione nel chiedere al Governo un cambio di passo nei confronti della pubblica amministrazione, utilizzando gli strumenti del comando e del distacco, nonché l'aumento dell'efficienza. Questo deve essere ben chiaro!
Del resto, nel dichiarare il Governo la propria disponibilità ad accettare ordini del giorno che mirino a razionalizzare la spesa dovuta agli articoli 4 e 5, il viceministro Urso ci ha assicurato che saranno evitati sprechi e che le somme risparmiate verranno utilizzate per la promozione del made in Italy e per la lotta alla falsificazione.
Pertanto, abbiamo ritirato i nostri emendamenti, signor Presidente, perché non era possibile trovare una diversa copertura. Avremmo dovuto detrarre le somme occorrenti dalla spesa corrente per la promozione del made in Italy o per la lotta alla contraffazione? Crediamo proprio di no!
Chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione anche sull'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Ruzzante a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo. Prendo atto che si insiste per la relativa votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
A nostro avviso, quella in esame è la parte del provvedimento su cui esprimiamo il dissenso più forte. Crediamo che il ricorso ai fondi per la promozione e l'internazionalizzazione delle imprese per effettuare le assunzioni, rappresenti la
Cari signori del Governo, cari colleghi, dobbiamo fare un esame attento della situazione! Non possiamo proclamare continuamente l'intenzione di ridurre la spesa pubblica improduttiva e, nei fatti concreti, ricorrere alla sottrazione dei fondi! Può darsi che siano di poca entità, ma comunque si arriva a distrarre risorse destinate alla promozione dell'attività delle imprese. Saranno anche pochi - lo ripeto -, ma mi domando quante piccole aziende e quanti artigiani avremmo potuto aiutare attraverso le politiche di internazionalizzazione. È la cartina di tornasole di un fallimento. Sono aumentati la spesa pubblica ed il numero dei dipendenti pubblici. Tuttavia, si sceglie di attingere risorse da un capitolo di spesa che dovrebbe servire a ben altro!
Ma dov'è la politica a favore del made in Italy? Dove sono le risorse stanziate con la finanziaria del 2004? Dove è la politica per la competitività del nostro sistema economico? Non metto in dubbio l'importanza di disporre di determinate professionalità per realizzare gli sportelli unici (al riguardo, vorrei ricordare al Governo - stimo sinceramente il viceministro Urso - che, con l'emendamento precedente, non pensavamo di utilizzare solo il personale dell'ICE); tuttavia, dobbiamo avere la massima attenzione all'ottimizzazione delle risorse umane e alla valorizzazione delle professionalità esistenti in questi settori. Infatti, o c'è motivazione in chi lavora in questi settori oppure il coordinamento delle strutture per il commercio con l'estero non lo fa nessuno! Di questo bisogna avere contezza!
Ascolto sempre con attenzione il collega Polledri, ma francamente è un po' banale. Si tratta, non di rispondere ad una rivendicazione delle rappresentanze sindacali unitarie (tra l'altro, non ci sarebbe nulla di male), ma del tentativo di aiutare il Governo in una scelta che abbiamo condiviso fin dall'inizio, anche se nutriamo perplessità su modo attraverso cui la si intende attuare.
Io credo che dovremmo riflettere. Infatti, se noi pensiamo di aiutare le nostre imprese togliendo i soldi alle imprese stesse per fare qualcos'altro, questo qualcos'altro dovrebbe portare ad un beneficio concreto e immediato, altrimenti si tratterebbe di un obiettivo che ha un respiro corto. In questi anni sia il centrosinistra sia questo Governo hanno smantellato settori improduttivi, che costituivano delle riserve nelle quali non vi era efficienza; questo è un fatto positivo. Allora, perché dobbiamo creare quello che potenzialmente, già sulla carta, è una struttura che non potrà essere efficiente? Addirittura, in quest'articolo, siamo entrati nel dettaglio! Operazione che si potrebbe fare con un decreto, con un regolamento. Quindi, ci troviamo di fronte, oltre che al progetto di un organismo burocratico, anche ad una normativa che diventa burocrazia. Siamo d'accordo sugli obiettivi, ma essi vanno perseguiti in modo molto più snello e più efficiente.
E poi vi è anche il ruolo che qui viene fatto giocare a Sviluppo Italia. Noi abbiamo sempre pensato che il ruolo di questo ente, che potrebbe essere importantissimo, è quello di attrarre investimenti esteri da portare in Italia, non viceversa; noi abbiamo bisogno che Sviluppo Italia faccia gli sportelli in Italia! Dove stanno gli sportelli unici in Italia? Dove? Quanti ne abbiamo? Due? Allora, se vogliamo creare sviluppo anche nel Mezzogiorno con questo organismo, creiamo le opportunità per fare gli sportelli unici nel Mezzogiorno, per aiutare le aree più povere, per aiutare le imprese più povere a trovare la strada dello sviluppo e, quindi, a trovare un raccordo anche a livello internazionale per la presenza e la vendita dei nostri prodotti. Quindi, anche in questo caso, la scelta di dirottare risorse delle imprese, ma soprattutto di finanziare la nascita di un organismo che ha un rischio altissimo di diventare un vero e proprio carrozzone, non ci trova consenzienti.
Ribadisco che faccio mia la posizione che era stata qui espressa dalla Lega Nord su questo articolo. I colleghi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo hanno fatto proprio l'emendamento di Polledri, io faccia mia la critica fatta dalla Lega a questo articolo, una critica che mi è sembrata corretta e giusta. Era una battaglia giusta quella di non creare sacche di inefficienza! Per queste ragioni chiedo ai colleghi di votare a favore di questo emendamento.
L'articolo 2, nel testo approvato - peraltro, a larghissima maggioranza - in prima lettura dalla Camera dei deputati, prevedeva l'assunzione di personale a tempo indeterminato con un limite di spesa di 3 milioni di euro l'anno, dal 2004 in poi; il Governo, essendo frattanto intervenuta la decisione di sospendere ogni modalità di assunzione nel comparto pubblico, ha ritenuto, nel corso dell'esame condotto dal Senato, di sopprimere la previsione in oggetto, che costituiva un ulteriore aggravio per i costi pubblici. Il testo approvato e trasmesso dal Senato, nel testo modificato dalla X Commissione della Camera, non reca più la previsione di ulteriori aggravi per i costi pubblici, e non contiene quindi il limite dei 3 milioni di euro annui; semplicemente, si prevede la possibilità di «avvalersi di personale di comprovata professionalità nel campo economico e commerciale, in posizione di distacco, proveniente dal comparto pubblico». È un testo sicuramente più severo nell'utilizzo delle risorse pubbliche, in quanto prevede la possibilità di comandi all'interno del comparto pubblico, e non più assunzioni a tempo indeterminato, come invece era previsto dal testo approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati. Si tratta, quindi, di un'opera di
Proprio per tale ragione, il Governo dichiara fin da ora di volere accettare l'ordine del giorno che la Lega ha preannunciato affinché sia chiaro a tutti che noi opereremo attraverso il comando di personale proveniente dal comparto pubblico, e non già attraverso l'assunzione a tempo determinato, come pure si prevede nel testo attuale, né, tantomeno, con assunzioni a tempo indeterminato, come invece stabiliva l'articolo nel testo approvato in prima lettura dalla Camera. La rubrica di tale articolo non a caso era «Aumento dell'organico del Ministero delle attività produttive» mentre ora è «Disposizioni organizzative a supporto dell'attività degli sportelli unici all'estero».
Ritengo sia questo un passo chiaro e significativo in avanti, compiuto recependo perplessità e suggerimenti che, anche da parte dell'opposizione, sono venuti alla nostra attenzione in questa sede.
D'altra parte, la razionalizzazione delle risorse è già insita nello stesso concetto di sportello, in quanto si uniscono e, appunto, si razionalizzano in un unico soggetto tutte le risorse, umane e strutturali, già presenti all'estero; risorse che oggi sono rappresentate da tanti soggetti: ICE, ambasciate, Simest, camere di commercio e via dicendo. Tanto ciò è vero che è prevista nella stessa normativa la delega al Governo per la riorganizzazione di quegli enti che vengono inseriti in tali sportelli.
D'altra parte, come sa bene il collega Lulli, abbiamo previsto anche la possibilità per i privati di inserirsi in questi sportelli proprio in virtù della logica inerente al tentativo di razionalizzare tutte le forze italiane operanti all'estero. Se non vi è risparmio di risorse, sia economiche sia umane, davvero non capisco di cosa stiamo discutendo.
Circa i fondi per la copertura, mi sembra evidente che lo sportello Italia all'estero, finalizzato alla promozione del made in Italy, debba attingere le risorse dalla voce che prevede le spese per la promozione, appunto, del made in Italy.
Vorrei ricordare che il mio gruppo si era preoccupato sin dall'inizio della questione delle nuove assunzioni. Infatti, ci troviamo in un momento in cui il Governo, a mio avviso giustamente, lesina risorse finanziarie agli enti locali, riduce le spese in periferia e pone l'intero comparto degli enti pubblici nelle condizioni di razionalizzare complessivamente i mezzi. Dal momento che riteniamo che in Italia vi sia un settore pubblico più ampio rispetto ad altri paesi europei, abbiamo ritenuto, allora,
Vorrei ricordare che avevamo presentato proposte emendative in tal senso, poiché ci era stato detto che era necessario provvedere immediatamente all'approvazione del provvedimento in esame, entro il 31 dicembre dello scorso anno, per non perdere le risorse stanziate dalla precedente legge finanziaria.
Vorrei svolgere adesso una considerazione. Mi sembra interessante quanto ha affermato il viceministro Urso, vale a dire che si passerà da assunzioni a tempo indeterminato all'utilizzo di posizioni di comando, avvalendosi di personale di elevata professionalità proveniente dall'intero comparto pubblico. Mi domando, allora, se il comando prefiguri la possibilità di sottrarre risorse.
Tale istituto, infatti, se utilizzato nell'ambito del comparto pubblico, dovrebbe costituire una partita di giro; non comprendo, allora, per quale motivo si sottraggano risorse alla promozione del made in Italy per stabilire che il comando di personale proveniente dal comparto pubblico comporta una spesa che viene coperta sottraendo risorse proprio da ciò che, invece, bisognerebbe promuovere.
Siamo preoccupati a tale riguardo, e pertanto, ove vi sia una risposta coerente da parte del Governo, vorrei rappresentare che siamo pronti a cambiare immediatamente la nostra posizione: in questo caso, infatti, avremmo votato a favore dell'emendamento presentato dai deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana.
È ovvio che, con il blocco delle assunzioni nel comparto pubblico, ciò non può accadere; tuttavia, in via del tutto teorica, occorre mantenere una copertura finanziaria nel caso in cui il comando provochi un vuoto di personale in una determinata amministrazione pubblica e tale struttura decida di procedere essa stessa a nuove assunzioni. Come ho già detto, tuttavia, ciò non può accadere, visto il blocco delle assunzioni stabilito dal Governo.
Rispondendo all'onorevole Lulli, precedentemente intervenuto sulle risorse finanziarie disponibili per il made in Italy nel 2005, vorrei aggiungere che tali risorse sono di gran lunga superiori a quelle previste dalla legge finanziaria per il 2004. In una legge finanziaria estremamente difficile, infatti, siamo riusciti ad incrementare - vorrei evidenziarlo - gli stanziamenti già previsti dalla legge finanziaria per il 2004 per quanto riguarda sia la promozione straordinaria del made in Italy, sia l'attivazione dei desk, dei fondi legali e del comitato di contrasto alla contraffazione.
In pratica, per il made in Italy, per la sua promozione, per il contrasto alla contraffazione e la tutela del prodotto italiano,
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 413
Astenuti 12
Maggioranza 207
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 211).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
Non siamo d'accordo a distrarre fondi dal capitolo della promozione. Si potrebbe finanziare tale sportello soprassedendo sull'eliminazione dell'imposta di successione sui grandi patrimoni. Ciò per dire che, se si vuole attuare una politica a sostegno dell'economia, si devono operare scelte conseguenti e coerenti. Quando si sbaglia politica e si hanno in mente altre priorità, non nell'interesse generale del paese, ci si può trovare a «pasticciare» sull'articolo 2 e su una previsione teorica che - penso che il collega D'Agrò abbia ragione - tale poi non sarà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 223).
Onorevole Cima accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.11 formulato dal relatore?
Quindi, di fatto, si sottraggono risorse al finanziamento dell'attività di promozione e di sviluppo degli scambi commerciali con l'estero. Ciò è paradossale, perché proprio l'attività che dovrebbe essere promossa da questo articolo e dal provvedimento nel suo complesso in realtà viene inficiata da questa scelta. Pertanto, anziché promuovere le nostre imprese e le loro esportazioni, si penalizza il fondo di cui alla legge n. 68 del 1997, concernente la riforma dell'Istituto nazionale per il commercio estero.
Riteniamo, invece, sensato che queste risorse vengano reperite nel capitolo di spesa adeguato, ossia nella disponibilità finanziaria del Ministero dell'economia e della finanze. Invito, quindi, i colleghi a valutare positivamente il mio emendamento 2.11 e ad approvarlo, perché è l'unico modo per contrastare questa volontà del Governo criticata da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).
Signor viceministro, mi sembra che il potenziamento di risorse fatto quest'anno non corrisponda neppure alle effettive richieste che gli uffici stessi avevano presentato, stante l'attuale situazione. Quindi, questi soldi vengono stornati dall'ammontare che già sarebbe necessario e lasciati lì. Ciò fino a quando si trovi un dirigente o qualcuno la cui personalità sia particolarmente adatta per un ufficio all'estero, per tentare un esperimento o perché quella persona suscita particolare convinzione; e tale tentativo si potrebbe attuare, nonostante la mancanza di fondi. Ecco, allora, che si inanella una strana catena, non finalizzata, del tutto provvisoria e legata al pensiero di chi in quel momento, senza più bisogno di altre autorizzazioni, compirà assunzioni francamente un po' dubbie quanto alla loro capacità di rispondere alla effettiva finalità di tali uffici.
Quindi, con questa spiegazione finale che dà il Governo sommiamo un elemento che, con un eufemismo, definisco di confusione maggiore rispetto a come dovrebbero essere utilizzati i fondi pubblici, nel caso di assunzioni, nel pieno rispetto della trasparenza e della coerenza con i progetti assunti.
Per tale motivo, l'emendamento andrebbe approvato (e doveva esserlo anche quello precedente che, purtroppo, è stato respinto), in modo da evitare questa stortura, lasciando i fondi dove sono oppure ricercando, come viene proposto anche in questo caso, risorse in fondi più appropriati (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cima 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 214
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 227).
Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Nieddu 2.6 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nieddu 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 419
Astenuti 7
Maggioranza 210
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 218).
Prendo atto altresì che i presentatori ritirano l'emendamento Polledri 2.12.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'emendamento Gambini 2.7.
Il termine per il riassetto è scaduto senza che nulla accadesse, mentre si procede alla riforma del settore o, comunque, ad una parziale riforma con il presente disegno di legge. Anziché sopprimere quella norma, ormai superata dal citato articolo 7, si aggiungono nuove disposizioni e il comma 3 in oggetto ne aggiunge altre ancora, prevedendo l'adozione di decreti legislativi di riordino e razionalizzazione degli enti operanti nel settore dell'internazionalizzazione delle imprese.
Per questo motivo, invitiamo l'Assemblea a votare a favore di questo emendamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 421
Astenuti 7
Maggioranza 211
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 217).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 206).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Nieddu 3.2, altrimenti il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Polledri 3.1 e D'Agrò 3.3, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 418
Astenuti 8
Maggioranza 210
Hanno votato sì 418).
Risulta pertanto assorbito l'emendamento Nieddu 3.4 ed è precluso l'emendamento Nieddu 3.2.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 413
Astenuti 16
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo state presentate proposte emendative, passiamo alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
L'invito che rivolgiamo al Governo e all'ICE è quello di utilizzare correttamente le risorse pubbliche. Ricordiamoci che in questo capitolo di spesa, passato un po' sotto silenzio, vi sono quasi 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004-2005. Chiediamo pertanto un'attenta vigilanza affinché questi soldi vengano spesi e non, come è accaduto in passato, accantonati e poi non utilizzati. Se questi soldi non verranno utilizzati entro una determinata data, allora potranno essere impiegati per la promozione del made in Italy e per la lotta alla contraffazione. Questo principio verrà inserito in un nostro ordine del giorno, di cui chiediamo l'accoglimento da parte del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 416
Hanno votato no 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
L'articolo 6 è stato introdotto al Senato; si tratta di una norma decisamente inutile se inserita all'interno di questo testo, senza la possibilità che essa produca degli effetti reali e concreti. Non credo che in un testo legislativo relativo ad un tema fondamentale per far recuperare competitività al nostro sistema imprenditoriale, l'internazionalizzazione delle imprese italiane, possa trovare posto una norma-bandiera, che non avrebbe alcuna conseguenza. D'altra parte, la Commissione aveva già pensato di correggere questo testo con un proprio emendamento; noi abbiamo invece sostenuto che fosse più utile sopprimerlo, accogliendo l'emendamento presentato da parte dei colleghi della Lega. Pertanto, sottoscrivo questo emendamento e ribadisco il voto favorevole del nostro gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 6.11, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 414
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato sì 412
Hanno votato no 2).
Trattandosi di un emendamento soppressivo, non saranno poste in votazione le restanti proposte emendative presentate all'articolo 6, né l'articolo 6 medesimo.
Dovremmo ora passare all'esame dell'articolo 7. Ricordo però che la Commissione ha presentato quattro emendamenti a tale articolo, dei quali il 7.51 e il 7.52 recano conseguenze di carattere finanziario. Tali emendamenti sono stati trasmessi alla Commissione bilancio per le valutazioni di competenza ai sensi dell'articolo 86, comma 5-bis, del regolamento. Ai sensi della medesima disposizione regolamentare, com'è noto, gli stessi emendamenti non possono essere esaminati dall'Assemblea prima del giorno successivo a quello nel quale sono stati presentati. Dobbiamo pertanto accantonare l'esame di tali emendamenti e degli altri emendamenti riferiti all'articolo 7, al cui esame procederemo nella giornata di domani. Sarà altresì accantonato l'esame dell'articolo 10, recante la copertura finanziaria del provvedimento.
Passiamo perciò all'esame degli articoli 8 e 9 e delle proposte emendative ad essi riferite. Dopo la votazione di tali articoli, sospenderemo l'esame del provvedimento e passeremo a quello decreto-legge recante proroga di termini. Domani concluderemo l'esame del provvedimento sull'internazionalizzazione delle imprese, che sarà iscritto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Vorrei ricordare alcune dichiarazioni che provengono dal mondo dalle imprese.
Mi appello al viceministro Urso, che conosce molto bene il nord-est e l'operatività di Finest, società delle regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto, perché dia il via libera a quanto proposto nel nostro emendamento. Poi, per porre mano ad eventuali problemi sotto il profilo del ridisegno del provvedimento, di espansione delle attività, anche con riferimento a ciò che si ritiene di poter aggiungere, vi sarà tempo in una riforma successiva.
La caratteristica dell'emendamento in esame risiede nella sua urgenza. Rimandare provvedimenti di questo tipo significa danneggiare le nostre imprese.
Secondo il presidente della Confindustria del Veneto, Luigi Rossi Luciani, è una follia che Finest non possa operare in Asia, anche perché la maggior parte dei paesi in cui si opera sono extracomunitari. Cina ed India sono aree decisive per il nostro sviluppo futuro; se tale società finanziaria ne rimarrà fuori, non riesco ad immaginare un suo futuro. I politici devono muoversi.
A tale riguardo, abbiamo presentato alcuni emendamenti (anche qualche collega di Forza Italia ha dato la sua adesione). Credo che una riconsiderazione del parere da parte del Governo possa andare incontro alle esigenze che abbiamo interpretato come esigenze del territorio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Nel disegno di legge in esame è prevista la delega per il riordino di tutti gli enti per il sostegno all'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano (sono ricomprese Finest e le società collegate, come Informest).
Per tale motivo, pensiamo che, in sede di delega contenuta in questo disegno di legge, si possa riformare in maniera organica, nel rispetto anche delle competenze regionali (la Finest è una società delle regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto e del Trentino) e delle amministrazioni locali, con un rapporto corretto nei loro confronti, Finest ed eventualmente Informest, per adeguarle alle nuove condizioni geo-economiche e geo-politiche. La società Finest è, d'altra parte, nata con la legge sulle aree di frontiera, quando la Slovenia non faceva parte dell'Unione europea. Quindi, è assolutamente necessario intervenire in maniera organica e complessiva in sede di delega per l'internazionalizzazione, dopo aver raggiunto una previa intesa con le regioni e la provincia di Trento, che ne sono titolari.
Signor viceministro, lei ha constatato che su questo provvedimento vi è una grande disponibilità dei gruppi di opposizione, tuttavia sappiamo che l'esercizio della delega non sempre risponde ai tempi delle imprese. In questo caso, si trattava di operare una modifica puntuale. Sarei disponibile a ritirare gli altri due emendamenti 8.2 e 8.3 a mia firma, che appaiono più complessi, ma l'emendamento in
Signor viceministro, tutto il resto relativo alla delega spetterà al Governo discuterlo e regolamentarlo con le regioni, ma su questo punto occorre fornire una risposta urgente alle imprese, che chiedono di poter estendere la loro operatività.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rosato 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 213
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 225).
Passiamo all'emendamento Rosato 8.2.
Chiedo all'onorevole Rosato se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Il mio emendamento prevede in capo alla Finest la possibilità non solo di attività di partecipazione e finanziamento, ma anche di garanzia, così come previsto per la stessa Simest.
In tal senso è indirizzata la proposta di modifica da me presentata. Pertanto, intendo mantenere il mio emendamento 8.2.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rosato 8.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 224).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 221).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 244
Astenuti 184
Maggioranza 123
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 9.1, su cui la Commissione e il Governo si sono rimessi all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 413
Astenuti 8
Maggioranza 207
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 200).
Come già preannunciato, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate le proposte emendative Giudice 1-ter.1 e Burtone 6-octies.03.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato le proposte emendative 1-ter.15 e 2.15 e che il Governo ha presentato l'emendamento 4.25.
Avverto, altresì, che la Presidenza, a norma degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, e secondo la prassi costantemente seguita su analoghi provvedimenti, non ritiene ammissibili, in quanto volte ad introdurre nel decreto-legge materie nuove, non strettamente attinenti alle materie trattate dal decreto-legge stesso e non contenute in emendamenti previamente presentati in Commissione di merito, le seguenti proposte emendative riguardanti proroghe di termini: Dario Galli 6.079 e 6.080, relative al termine per il versamento del premio assicurativo unitario contro gli infortuni domestici; Rosato 6-octies.04, relativa alla proroga di un termine in materia di esercizio della professione di autotrasportatore di cose; recanti disciplina di carattere sostanziale: Guido Giuseppe Rossi 1.074, in materia di versamento dell'acconto delle ritenute sugli interessi da parte di Poste italiane Spa e Cassa depositi e prestiti Spa; Antonio Barbieri 1.070 e 1.071, volte a novellare gli articoli 268-bis e 268-ter del decreto legislativo n. 267 del 2000, in materia di dissesto finanziario degli enti locali; Olivieri 1.073, volta ad escludere le comunità montane e i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti dall'applicazione delle norme sul patto di stabilità (analogo ad emendamenti dichiarati inammissibili in Commissione); Sergio Rossi 1.078, 1.079 e 1.080 e Olivieri 1.072, relative alla disciplina del patto di stabilità interno; Olivieri 1-ter.070, relativa all'incremento del contributo spettante alle comunità montane; Zaccaria 2.70, volta a disciplinare i requisiti richiesti per l'assegnazione dell'incarico di procuratore nazionale antimafia; Rosato 4.073, relativa alla gestione dell'albo delle cooperative nelle regioni a statuto speciale; Volontè 6.070, relativa all'assistenza sanitaria ai cittadini di Campione d'Italia; Battaglia 6.074, che differisce l'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 42 del decreto-legge n. 269 del 2003, in materia di invalidità civile; Sergio Rossi 6.078, relativa a disposizioni in materia di concessionari del gioco del bingo; Lo Presti 6.081, che incide sul contenuto del regolamento di riordino degli organi degli ordini professionali; le identiche proposte emendative
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibili le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione per estraneità di materia, in quanto volte a introdurre disposizioni non riconducibili all'oggetto del decreto-legge: Guido Giuseppe Rossi 1.07 e 1.08, volte a modificare il termine entro il quale ogni anno deve essere effettuato il versamento dell'acconto sull'imposta di bollo assolta in modo virtuale ai sensi dell'articolo 15-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 64; Guido Giuseppe Rossi 1.09, che modifica il termine entro il quale ogni anno deve essere effettuato il versamento sull'acconto sull'imposta sulle assicurazioni di cui alla legge n. 1216 del 1961; Guido Giuseppe Rossi 1.05, 1.04 e 1.06, volte a modificare l'autorizzazione di spesa per l'anno 2004 per il funzionamento dei Comitati degli italiani all'estero; Bielli 1.02, volta ad integrare il finanziamento disposto in favore delle unioni dei comuni; Giudice 1.052, in materia di convenzioni stipulate con l'Agenzia del territorio relative alla modalità e ai termini della raccolta, della conservazione, della elaborazione dei dati; Fioroni 1.0100, relativa alle anagrafi dei contribuenti; Fioroni 1.0101, relativa al recupero del gettito ICI riscosso e non riversato ai comuni; Bielli 1.062, volta ad escludere le unioni di comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti costituite dopo il 31 dicembre 2000 dall'applicazione delle disposizioni sul tetto di spesa; Zaccaria 2.07, volta a ridurre, con norma a regime, da quattro a tre anni la durata dell'incarico del procuratore nazionale antimafia; Ria 4.06, nonché Dis. 1.011 del Governo, relativa alle opere di edilizia scolastica finanziate dagli enti locali; Fioroni 4.0100, in materia di servizi per la gestione dell'ICI; Pagliarini 5.13, volta a sopprimere la disposizione del decreto-legge n. 220 del 2004 che reca l'autorizzazione al commissario straordinario dell'ente associazione italiana della Croce Rossa a ratificare ordinanze commissariali relative alla nuova organizzazione centrale e periferica della struttura amministrativa dell'ente; Fontanini 6.04, volta a modificare, a regime, la data entro la quale, ogni anno, viene effettuata la comunicazione di avvalersi della facoltà di effettuare acquisti o importazioni senza applicazione della imposta sul valore aggiunto; Fontanini 6.023, volta a modificare disposizioni contenute nel decreto del ministro dell'ambiente 16 gennaio 2004, n. 44; Fontanini 6.033, volta ad escludere alcune tipologie di imprese dall'ambito di applicazione di talune disposizioni in materia di trattamento dei dati personali, recate dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196; Tarantino 6.047, relativa a convenzioni in materia di incentivi in favore della ricerca industriale; Fontanini 6.048, che dispone un obbligo di dichiarazione, da effettuare entro una determinata scadenza, in capo ai concessionari della riscossione e ai commissari governativi delegati provvisoriamente alla riscossione; Bornacin 6.051, volta ad estendere, in via interpretativa, l'ambito di applicazione di una disposizione, dettata dall'articolo 3, comma 3, della legge 15 dicembre 1990, n. 385, che proroga le concessioni ferroviarie; Lupi 6.073 (di contenuto identico all'emendamento del Governo 6.061 presentato in Commissione), relativa alla corresponsione alla società ANAS Spa di somme spettanti per rimborso spese di funzionamento e in relazione ad obblighi di servizio pubblico.
La Presidenza non ritiene, infine, ammissibili le seguenti proposte emendative, in quanto volte ad incidere, nell'ambito di un procedimento di conversione di un decreto-legge, su una norma di delega legislativa: le identiche proposte emendative Morgando 6.072 e Pagliarini 6.075, relative alla proroga del termine per il riordino della legislazione in materia impiantistica; Dis. 1.1 del Governo, volta ad incidere sul termine per l'esercizio della delega relativa al riassetto delle disposizioni
Ci deve essere qualcosa che non funziona in questo tipo di leggi...!
Mi permetto di richiamare l'attenzione, ad esempio, sull'articolo aggiuntivo Antonio Barbieri 1.070, nel quale si fa riferimento, in maniera puntuale e precisa, ad un problema di proroga dei termini relativamente ad una materia che può interessare anche il Governo.
Trattandosi della proroga di un termine, non si capisce perché la Presidenza abbia dichiarato inammissibile l'articolo aggiuntivo in parola: si può capire l'inammissibilità di altra proposta emendativa, dichiarata per estraneità di materia, ma non è comprensibile la dichiarazione di inammissibilità di una proposta che riguarda la stessa materia oggetto del provvedimento in esame!
Se potessimo esaminare in maniera più approfondita l'intero contesto, emergerebbero, probabilmente, anche alcune perplessità sulle decisioni adottate, in qualche caso non del tutto convincenti.
Il mio emendamento 2.70 recita testualmente: «Le funzioni direttive requirenti di procuratore nazionale antimafia possono essere conferite ai magistrati che, oltre ai requisiti espressamente previsti dalla legge, abbiano ancora tre anni di servizio prima della data di ordinario collocamento a riposo, prevista dall'articolo 5 del regio decreto legislativo 31 maggio 1946, n. 511».
L'emendamento in parola è strettamente collegato ad una modifica, di natura ordinamentale, apportata dalla Commissione al testo originario. Infatti, disposta la proroga del procuratore nazionale antimafia, l'articolo 2 stabilisce: «Ai fini delle procedure per il successivo conferimento dell'incarico, il posto si considera vacante da tale data».
Sappiamo che nella materia de qua operano sia atti legislativi sia circolari del Consiglio superiore della magistratura: la questione della vacanza è disciplinata, appunto, da una circolare del predetto Consiglio. Evidentemente, si incide su una situazione che è configurata e regolamentata nell'ordinamento.
Orbene, mirando sostanzialmente a precisare, in una connessione logica assoluta, come dovrebbe svolgersi l'anzidetta procedura per la copertura del posto di procuratore nazionale antimafia, il mio emendamento 2.70 ha, da questo punto di vista, la stessa natura della modifica introdotta dalla Commissione. Perciò, non essendo stata dichiarata inammissibile la proposta emendativa che ha condotto alla
Mi rendo conto che il giudizio della Presidenza è insindacabile, ma invito a riconsiderare la predetta valutazione di inammissibilità.
Per la verità, avevo pregato i funzionari dell'Ufficio di Presidenza di rappresentarle l'opportunità di rivedere il giudizio di inammissibilità. Tuttavia - lo dico con tutta franchezza -, ho ricevuto dai suoi collaboratori risposte acritiche ed un po' meccaniche, che non mi hanno convinto.
Signor Presidente, nel preambolo del testo del decreto-legge, di cui si esamina il disegno di legge di conversione, si fa riferimento alla straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per assicurare la funzionalità degli enti locali.
Il mio articolo aggiuntivo 1.070 si riferisce al comma 3 dell'articolo 268-bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di dissesto dei comuni e degli enti locali. Tali disposizioni sono state previste per far uscire i comuni dalla situazione di dissesto in cui versano. La commissione straordinaria, di cui all'articolo 268-bis sopra citato, è un organo che ha una certa durata ed il termine previsto nel medesimo articolo è considerato perentorio.
Signor Presidente, il comune rischia di ritornare in uno stato di dissesto se le procedure - vendite, aste e bandi -, indette dalla commissione straordinaria, sono ancora in corso alla scadenza del termine della commissione stessa.
Il mio articolo aggiuntivo va nella direzione della funzionalità dell'ente. Si vuole evitare che un ente, che sta per uscire da una situazione di dissesto, ritorni in questa situazione, poiché la commissione straordinaria, scaduto tale termine, non è più in grado di operare.
Per questi casi particolari, ho previsto nella mia proposta emendativa che il ministro dell'interno, valutata l'opportunità, abbia la facoltà di prorogare la durata delle commissioni di cui al citato articolo 268-bis.
Signor Presidente, alla luce di queste considerazioni, la pregherei di riconsiderare il giudizio di inammissibilità e di dichiarare quindi ammissibile il mio articolo aggiuntivo 1.070.
Naturalmente, la Presidenza non valuta l'importanza delle materie di cui si chiede l'introduzione attraverso una proposta emendativa. Questa è una valutazione politica, che non spetta certamente alla Presidenza. La Presidenza valuta meri criteri formali, ed i criteri formali per questo tipo di provvedimento sono due: la stretta attinenza alla materia oggetto del decreto-legge e la previa presentazione in Commissione.
La Presidenza, sostanzialmente, ha confermato le valutazioni di inammissibilità delle presidenze delle Commissioni che si sono occupate di questo testo. Quindi la dichiarazione di inammissibilità già vi era stata e la Presidenza l'ha confermata, avvalendosi di un potere che, in base al regolamento, non è sindacabile (pur se qualche valutazione può essere anche opinabile).
Rappresenterò subito al Presidente della Camera le obiezioni sollevate su alcune dichiarazioni di inammissibilità. Ora, però, dobbiamo andare avanti con l'esame del provvedimento, perché non possiamo fermare i nostri lavori. Si può sbagliare, ma prego tutti di considerare che la Presidenza si attiene a criteri strettamente formali e che non effettua valutazioni politiche o di gerarchia degli argomenti.
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (vedi l'allegato A - A.C. 5521 sezione 4).
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti ammissibili riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 5521 sezione 5).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Filippo Mancuso. Ne ha facoltà.
Dato che siamo in sede di valutazione complessiva degli emendamenti, vorrei aggiungere brevemente qualcosa di più ampio, dicendo quanto segue. Se sussiste un legittimo interesse pubblico ad evitare questa nomina, tre sono gli strumenti leciti. Il primo, il motivato rigetto nel merito da parte del Consiglio superiore della magistratura, a suo tempo; il secondo, il motivato diniego da parte del Guardasigilli in sede di concerto; il terzo, il motivato ricorso alla magistratura amministrativa e ordinaria da parte dei controinteressati, eventualmente ritenutisi lesi da una tale nomina, nel caso fosse apprezzata come un nuovo favoritismo nei confronti del magistrato predetto.
Ciò posto, desidero dire anche che, a mio avviso, costituirebbe contraddizione somma, o peggio ancora che contraddizione, l'atteggiamento parlamentare politico di chi nel centrodestra, per un verso, tendesse a sfavorire la detta nomina di un magistrato assunto come politicizzato; per altro verso, contemporaneamente, a favorire l'ingresso alla Corte costituzionale di un deputato di vertice nei gruppi, il quale del predetto magistrato si assume rappresenti
Un tale ipotetico atteggiamento contraddittorio del centrodestra - cinicamente spiegabile o eticamente inspiegabile che possa essere - raggiungerebbe comunque il primato negativo di portare al contempo ad una violazione di legge, e bell'e buona, in argomento della nomina summenzionata, e ad una transazione non meno che indecente a carico di uno dei cardini principali degli impegni che l'attuale maggioranza ha assunto con i propri elettori. Elettori che si vedrebbero così grottescamente beffati - e certo non ne sarebbero lieti né per l'oggi né per l'avvenire - da questa specie di «giunta Milazzo», memorabile esperimento spurio, come si ricorderà, di altre stagioni, però storicamente bollato come una vera e propria vergogna della politica italiana (Applausi).
Il comma 1 dell'articolo 4 non dispone una proroga di termini; piuttosto, prevede la sospensione, sino al 28 febbraio 2005, dell'applicazione dell'articolo 7 del decreto legislativo poc'anzi citato sul federalismo fiscale, che disciplina il fondo perequativo nazionale e, quindi, determina l'attribuzione tra le regioni a statuto ordinario del gettito della compartecipazione IVA. Conseguentemente, viene sospesa anche l'efficacia del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 maggio 2004 con il quale, in conformità ai criteri fissati dal citato decreto legislativo n. 56 del 2000, è stata determinata in via definitiva la ripartizione della compartecipazione IVA relativa all'anno 2002 (si è previsto un trasferimento di 98 milioni di euro dalle regioni del sud a quelle del nord rispetto alle anticipazioni precedentemente liquidate).
I criteri di ripartizione del fondo perequativo sono stati oggetto di contestazione da parte di alcune regioni del sud. Il decreto legislativo n. 56 del 2000 - che rappresenta il primo passo compiuto per la realizzazione del federalismo fiscale - attua la delega di cui all'articolo 10 della legge 13 maggio 1999, n. 133, ed ha soppresso, a decorrere dall'anno 2001, una serie di trasferimenti erariali alle regioni a statuto ordinario. Più precisamente, la soppressione dell'addizionale regionale dell'imposta erariale di trascrizione, degli indennizzi di usura derivanti dall'uso dei mezzi d'opera, della sovrattassa sul diesel e dei trasferimenti per il fondo sanitario nazionale è stata compensata con l'aumento dell'aliquota dell'addizionale regionale dallo 0,5 allo 0,9 per cento nella quota minima, e dall'1 all'1,4 per cento nella quota massima, nonché dall'istituzione di una compartecipazione al gettito IVA pari al 25,7 per cento del gettito, al netto dei contributi spettanti all'Unione europea e di quanto devoluto alle regioni a statuto speciale.
L'attribuzione alle regioni avviene assumendo come base imponibile la media dei consumi finali delle famiglie rilevati dall'ISTAT negli ultimi tre anni.
Le quote attribuite alle regioni devono tener conto anche del contributo per la solidarietà interregionale, nonché della quota destinata al fondo perequativo regionale, per consentire alle regioni con minore capacità fiscale di assolvere alle funzioni attribuite.
I parametri introdotti dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 56 del 2000 per la determinazione delle quote di solidarietà sono la popolazione residente, la capacità fiscale, i fabbisogni sanitari e la dimensione geografica. La formula statistica di calcolo di tali quote è contenuta nell'allegato A al citato decreto legislativo.
Per l'anno 2005, alla determinazione delle quote si dovrebbe aver provveduto, in via provvisoria, entro il 31 ottobre 2004, sulla base dei dati consuntivi dell'anno 2003. La rideterminazione dovrebbe comprendere anche la quota di trasferimenti aboliti ai sensi dell'articolo 6 del citato decreto legislativo n. 56 del 2000, finalizzati allo svolgimento dei compiti attribuiti dalla legge n. 59 del 1997, la cosiddetta legge Bassanini per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa.
L'attuazione del decreto legislativo n. 56 del 2000 comporta la graduale eliminazione dei trasferimenti erariali alle regioni. Ai sensi dell'articolo 7, infatti, per l'anno 2001 a ciascuna regione è stato corrisposto un importo pari alla differenza tra l'ammontare dei trasferimenti soppressi ed il gettito derivante dall'addizionale regionale all'IRPEF e dall'accisa sulle benzine. L'importo così determinato viene rapportato all'importo della compartecipazione all'IVA, determinato in applicazione dell'articolo 2, comma 2, del medesimo provvedimento, al fine di individuare la quota di incidenza della spesa storica.
Per gli anni 2002 e 2003, la quota di cui sopra è stata ridotta del 5 per cento ogni anno. A decorrere dall'anno 2004, per una efficace implementazione dei criteri di perequazione, la quota di cui al comma 3 è ridotta di un ulteriore 9 per cento ogni anno, fino al totale azzeramento nel 2013. In sostanza, è la compartecipazione all'IVA la principale risorsa finanziaria che ha sostituito, quasi integralmente, i trasferimenti dallo Stato alle regioni.
Il superamento del criterio della spesa storica, anche soltanto per il 5 per cento all'anno, ha messo in difficoltà le regioni con scarsa capacità fiscale e con bilanci deficitari, che evidenziano una diminuzione delle risorse attribuite dai precedenti trasferimenti erariali per non avere impostato per tempo una politica di contenimento della spesa.
Tali regioni, infatti, lamentano che i criteri perequativi introdotti all'articolo 7 del decreto legislativo n. 56 del 2000 non assicurano il finanziamento integrale delle funzioni ordinarie e dei livelli essenziali di assistenza; tuttavia, vorrei rilevare che, in realtà, esse avevano avuto a disposizione ben quattro anni per impostare una politica di tagli all'assistenzialismo.
Al contrario, le regioni con maggiore capacità fiscale, soprattutto quelle del nord, si vedono sottratte risorse, da destinare alle regioni deficitarie, a causa del lento percorso con cui si perviene gradualmente al superamento del criterio della spesa storica, e dunque alla progressiva eliminazione dell'assistenzialismo.
Si pensi che, in base alla ripartizione effettuata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 maggio 2004 per l'anno 2002, alla Lombardia è stata riconosciuta una compartecipazione IVA pari a 6.255 milioni di euro, di cui ben 3.703 sono destinati alla quota di concorso per la solidarietà interregionale. Si tratta, quindi, di una quota molto superiore al 50 per cento. Al Veneto è riconosciuta una compartecipazione IVA pari a 2.962 milioni di euro, di cui 827 sono destinati alla quota di concorso per solidarietà interregionale. L'Emilia-Romagna ha una compartecipazione IVA pari a 2.844 milioni di euro, di cui 881 sono destinati alla quota di concorso per solidarietà interregionale. Al Piemonte, in corrispondenza di una compartecipazione IVA di 2.761 milioni di euro, corrisponde un importo di 455 milioni di euro destinati alla quota di concorso per solidarietà interregionale. Anche il Lazio concorre a tale fondo perequativo: infatti, a fronte di una compartecipazione IVA di 3.328 milioni di euro, 829 sono destinati alla quota di concorso per solidarietà interregionale. Complessivamente, dette cinque regioni destinano 6.626 milioni di euro - ossia circa 13 mila miliardi di vecchie lire - al fondo perequativo. Il decreto del Presidente del Consiglio dei
Vi sono, poi, regioni quali la Campania, in cui, a fronte di una compartecipazione di 2.490 milioni di euro, non vi è l'obbligo di destinare neanche un euro al fondo perequativo. La Puglia, con una compartecipazione pari a 1.839 milioni di euro, non destina - anch'essa - nulla a tale fondo. Le regioni cui non è stata richiesta la quota di solidarietà, oltre alla Campania ed alla Puglia, sono la Liguria, l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata e la Calabria.
Il decreto legislativo n. 56 del 2000 ha, quindi, creato contrasti tra le regioni, che già dal 2003 non sono riuscite a trovare un accordo, in sede di Conferenza Stato-regioni, su come modificare le norme di tale decreto, demandandone la soluzione al Governo.
Si ribadisce che uno tra i punti più controversi è l'adozione di criteri di ripartizione non indicati da principi costituzionali. L'articolo 119 della Costituzione stabilisce, infatti, che sia lo Stato ad istituire, nel proprio bilancio, un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante. L'articolo 7 del decreto legislativo n. 56 del 2000 ha introdotto anche i parametri della dimensione geografica e della popolazione residente. Va evidenziato che tali parametri, non previsti dalla legge delega, risultano avere evidenza e valore nel momento in cui il sistema di finanziamento delle regioni deve assolvere anche alla copertura delle funzioni amministrative alle stesse regioni attribuite dalla legge Bassanini.
Quindi, le dimensioni geografiche e la popolazione, che incidono sulla spesa per le funzioni legate al territorio e all'apparato amministrativo, devono pur essere correlate al finanziamento. È condivisibile rivalutare l'impatto delle norme del decreto legislativo n. 56 del 2000, al fine di adeguarle alle mutate esigenze delle regioni e ai limiti imposti dal patto di stabilità...
Come dicevo, occorre fare ciò con il limite del rispetto di un vero meccanismo di federalismo fiscale, che però non sottragga più risorse al nord per destinarle alle spese assistenzialistiche e storiche delle regioni arretrate.
La disposizione contenuta nel decreto-legge in esame appare insufficiente in quanto una sospensione di soli due mesi non coinciderà con l'entrata in vigore di nuove disposizioni legislative. Infatti, scaduto il termine del 28 febbraio, sarebbe nuovamente in vigore il decreto legislativo n. 56 del 2000. Tuttavia, con ogni probabilità, ciò non avverrà. Vi sarà un'altra proroga, perché sarà necessario tramutare in disposizione legislativa la proposta elaborata e presentata dal Governo ed approvata dalla Conferenza unificata delle regioni, come previsto dal testo.
Pertanto - e concludo, signor Presidente - sarebbe più coerente procedere alla riforma del decreto n. 56 del 2000, in ottemperanza ai principi del titolo V della parte seconda della Costituzione, evitando però la sospensione dell'applicazione del decreto legislativo n. 56 del 2000, che comunque rappresenta una disciplina più recente rispetto al criterio di anticipazioni alle regioni in base alla spesa corrente e che, comunque, garantirebbe un ordinato finanziamento delle regioni durante la fase transitoria (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Onorevoli colleghi, sarebbe la prima volta nella storia della nostra Repubblica che un magistrato viene mantenuto nel suo incarico e nelle sue funzioni mediante un provvedimento ad hoc del potere esecutivo, un precedente non ancora scritto nella storia di questa Repubblica e nelle recenti esperienze di questa maggioranza che ormai, purtroppo, ci ha abituati a molti provvedimenti ad personam.
Questo provvedimento, questo inedito precedente, costituirebbe un grave vulnus costituzionale. È a tutti noto che l'articolo 105 della Costituzione affida in maniera esclusiva al Consiglio superiore della magistratura la nomina, l'assegnazione ed i trasferimenti nei loro incarichi dei magistrati. Questa facoltà spetta, dunque, ad un organo costituzionale ben individuato, che non è certamente il Governo e su cui il Governo stesso non può influire, se non nei modi consentiti in via generale dalla Costituzione e dalle leggi.
Con l'approvazione di questa norma si configurerebbe un vulnus costituzionale: dunque, l'articolo 2 di questo decreto-legge andrebbe ad espropriare le funzioni proprie del Consiglio superiore della magistratura e rischierebbe di creare un conflitto tra i poteri dello Stato.
Qual è la motivazione che viene addotta, senza grande convinzione e grandi approfondimenti, nella relazione introduttiva di questo decreto-legge da parte del Governo? Quella di evitare qualsiasi soluzione di continuità nella carica così importante di procuratore nazionale antimafia e di consentire senza soste una lotta alla criminalità organizzata. Colleghi, questa è un'esigenza sacrosanta di cui tutti ci vogliamo fare carico, ma non è questo il modo di affrontarla. Perché, allora, applicare questa norma solamente al procuratore nazionale, come è scritto all'articolo 2, in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge? Perché non applicare questa regola ed evitare le soluzioni di continuità rispetto a tutti i procuratori nazionali antimafia? Perché non farne una regola generale e farne, invece, una regola solo per questo procuratore antimafia? Forse che l'esigenza della lotta antimafia incessante c'è solo oggi e non ci sarà nel prossimo futuro? Perché non applicarla, allora, come regola generale ai procuratori di Palermo, Napoli e Reggio Calabria, che sono anch'essi in prima linea nella lotta alla criminalità e anch'essi ricoprono funzioni che non tollerano soluzioni di continuità? No, questa norma si limita ad occuparsi solo di una carica, e soltanto di quella carica occupata da un magistrato in questo momento.
Inoltre, anche nel concreto, l'esigenza di evitare vuoti di potere o vuoti di occupazione della carica non sussiste. Il Consiglio superiore della magistratura, il 4 novembre 2004, ha provveduto a pubblicare il concorso per la copertura del posto che si sarebbe reso vacante nei prossimi giorni. È già scaduto il termine per la presentazione delle domande e il procedimento di nomina del successore del procuratore nazionale antimafia è in fase di avanzata prosecuzione. Dunque, non ci sarebbe alcun rischio che la carica rimanga vacante anche per poco tempo.
Il motivo, allora - cari colleghi -, come tutti sappiamo, non è quello falsamente dichiarato dal Governo, ma quello di interferire da parte del Governo in un concorso legittimo già in atto davanti all'organo deputato per queste scelte, ossia il Consiglio superiore della magistratura, per evitare che da quel concorso scaturisca un esito che il Governo non gradisce. Questa è la funzione di tale decreto-legge, ossia quella di espropriare il CSM di un potere che gli compete secondo la Costituzione e di intervenire contro i legittimi interessi dei partecipanti a questo concorso.
È una volontà conclamata e addirittura spudoratamente dichiarata anche da alcuni
Si tratta allora di un provvedimento - anche questa è la sua novità, non ci stupiamo più di nulla, ma qualche volta ci indigniamo ancora perché non abbiamo perso questa capacità - contra personam ed eversivo. Non abbiamo esitazioni ad usare questo aggettivo. È un provvedimento eversivo dal punto di vista costituzionale e per i conflitti che determinerà con gli altri poteri dello Stato. È un provvedimento eversivo perché va ad intaccare i diritti delle singole persone, che non hanno modo di difendersi da questa prevaricazione di una maggioranza che si sente onnipotente.
I nostri emendamenti all'articolo 2 vogliono in primo luogo evitare ciò, ma si fanno anche carico dell'esigenza generale. Vogliamo evitare pause nella lotta al crimine organizzato; pertanto, colleghi della maggioranza, se la motivazione contenuta nella relazione introduttiva è sincera, noi vi sfidiamo ad accogliere i nostri emendamenti all'articolo 2, che non intendono interferire con i concorsi in atto, ma modificare una norma di carattere generale per evitare che vi siano pause nella lotta alla criminalità organizzata. Vi sono emendamenti che consentiranno al procuratore nazionale antimafia di rimanere in carica fino al giorno in cui non verrà sostituito dal successore legittimamente e correttamente scelto, non da una maggioranza parlamentare, non da un Governo, ma dall'organo a ciò deputato, il Consiglio superiore della magistratura.
Se questi emendamenti verranno respinti, vorrà dire, come purtroppo temiamo sia, che a voi della lotta alla criminalità organizzata non importa un fico secco, perché quello che vi interessa è affermare ancora una volta la capacità di onnipotenza di una maggioranza che può giungere perfino, con un atto di legge e di Governo, a decidere quali magistrati possono e quali non possono ricoprire determinate cariche.
Questo articolo a nostro avviso suscita una serie di perplessità, che rendono indispensabile ed imprescindibile una sua riformulazione formale e anche sostanziale. Il primo comma di questo articolo non dispone una proroga dei termini, ma prevede la sospensione fino al 28 febbraio 2005 dell'applicazione dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 56 del 2000. Questo decreto, durante la XIII legislatura, fu ribattezzato «federalismo fiscale»; sin da allora noi fummo critici nei confronti di questa misura in quanto la ritenevamo minima. Oggi, a cinque anni di distanza, rimane comunque un piccolo segnale nella direzione da noi auspicata e tanto desiderata, ragione principale per cui sediamo in questo Parlamento, cioè quella di un federalismo fiscale compiuto.
Il decreto legislativo in questione disciplinava il fondo perequativo nazionale e, di conseguenza, determinava la ripartizione tra le regioni a statuto ordinario del gettito della compartecipazione IVA. Conseguentemente, viene sospesa anche l'efficacia del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 maggio del 2004, con il quale, in conformità ai criteri previsti dal decreto legislativo n. 56 del 2000, è stata determinata in via definitiva la ripartizione della compartecipazione IVA relativa all'anno 2002.
Quindi, l'effetto dell'articolo 4 va in una direzione assolutamente contraria a quella da noi auspicata. A distanza di cinque anni dall'approvazione di quel decreto legislativo, adottato sulla base dell'articolo 10 della legge delega n. 133 del 13 maggio
Con tale decreto legislativo, i suddetti trasferimenti sono stati compensati, da una parte, con l'aumento dell'addizionale regionale, dall'altra, con l'istituzione della compartecipazione al gettito IVA (pari al 25,7 per cento del gettito netto), con i contributi UE e con quanto devoluto alle regioni a statuto speciale.
Le quote attribuite alle regioni devono tener conto anche del contributo per la solidarietà interregionale e della quota destinata al fondo perequativo regionale. Ciò al fine di consentire alle regioni con una minore capacità fiscale di assolvere alle funzioni loro attribuite. Il meccanismo di riparto delle risorse previsto dal citato decreto legislativo - che l'articolo 4 in modo del tutto inopinato sospende - prevede una sostanziale trasformazione del riparto, con la determinazione del fabbisogno sanitario nazionale che continua a precedere la quantificazione delle risorse disponibili. Questa viene concordata fra Stato centrale e regioni, con un apposito accordo in sede di Conferenza Stato-regioni. A testimoniare ciò, la legge finanziaria per il 2005 ha provveduto ad individuare il fabbisogno per il triennio successivo, subordinando tuttavia l'erogazione della quota dei finanziamenti aggiuntivi rispetto alla spesa del 2004 alla stipula di un accordo in sede di Conferenza Stato-regioni.
Una volta fissato il fabbisogno nazionale, si procede poi alla determinazione del fabbisogno regionale, con un nuovo accordo in sede di Conferenza Stato-regioni, successivamente recepito dal CIPE. La determinazione delle risorse da erogare a ciascuna regione, a copertura della spesa sanitaria, deve essere effettuata tenendo presenti più aspetti: logicamente, il fabbisogno sanitario, la popolazione residente, la capacità fiscale, ed infine la dimensione geografica di ciascuna regione. Anche se occorre dire, ad onor del vero, che il riparto del fabbisogno operato dal CIPE è stato di fatto sino ad ora determinato solo sulla base del criterio del fabbisogno sanitario.
Entro il 30 settembre di ciascun anno, viene determinato per ciascuna regione, a copertura del fabbisogno, l'ammontare in base alle seguenti quote: una quota di compartecipazione all'IVA, una quota di concorso alla solidarietà interregionale ed una quota da assegnare a titolo di fondo perequativo nazionale, oltre che ovviamente le somme da erogare a ciascuna regione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, in proporzione al gettito dell'IRAP, al gettito dell'addizionale IRPEF ed anche dell'accisa sulla benzina.
Quindi, il meccanismo di perequazione delle risorse ruota intorno al perno del sistema di riparto, dato dal meccanismo di redistribuzione della compartecipazione dell'IVA, che è uno strumento di perequazione delle capacità fiscali delle singole regioni.
Nello specifico, la perequazione avviene sulla base di una formula piuttosto complicata (anche allora fummo molto critici in ordine alla sua determinazione), in base alla quale l'IVA da assegnare a ciascuna regione è data dalla somma dei seguenti criteri di riparto: mi riferisco, in primo luogo, alla determinazione del gettito IVA, spettante a ciascuna regione, sulla base del solo criterio della quota capitaria. In sostanza, il gettito nazionale della compartecipazione IVA viene diviso per il numero complessivo degli abitanti e moltiplicato per la popolazione residente in ciascuna regione.
Mi fa piacere che vi sia questo chiacchierio. Capisco che si tratta di argomenti difficili, di una materia complicata e complessa ma, Presidente, dato che...
Stavo parlando della somma dei criteri di riparto. Ho fatto precedentemente riferimento alla determinazione del gettito IVA spettante a ciascuna regione, alla perequazione della capacità fiscale al fine di ridurre del 90 per cento le distanze rispetto alla media nazionale. Si tratta, quindi, di un meccanismo molto forte di perequazione. Lo scostamento residuale del 10 per cento viene mantenuto al fine di dare alle regioni più povere un incentivo all'incremento della propria base imponibile.
Inoltre, vi è una perequazione dei fabbisogni sanitari. Il fabbisogno sanitario di ciascuna regione, come determinato sulla base del fabbisogno nazionale, viene rapportato alla popolazione residente ed al territorio regionale, con una perequazione pari al cento per cento.
Vi è, altresì, la perequazione dei fabbisogni correlati alle spese correnti, diversi da quelle sanitarie di ciascuna regione, per le quali si presume che le regioni di maggiori dimensioni possano conseguire economie di scala che favoriscano una riduzione delle spese ad esse relative.
Inoltre, per concludere questo panorama sul sistema perequativo del decreto legislativo n. 56 del 2000, prima dell'entrata definitiva di tale sistema, è stata prevista una lunga fase transitoria, nel corso della quale la perequazione viene corretta, attraverso il ricorso al criterio della spesa storica, introdotto al fine di garantire che, all'attuazione del nuovo meccanismo di finanziamento, non derivi per le regioni una riduzione delle risorse destinate alla sanità negli anni precedenti.
Infatti, per il primo anno di attuazione della riforma (2001), il decreto aveva previsto che il riparto dell'IVA tra le regioni venisse effettuato in modo da garantire a ciascuna regione esattamente le stesse risorse che avrebbero ottenuto in assenza della riforma. Per gli anni successivi, ovviamente, è stata prevista una riduzione della quota di incidenza della spesa storica del 5 per cento l'anno. A decorrere dal 2004, tale quota venne ulteriormente ridotta di un 9 per cento annuo, fino al totale azzeramento, previsto nel 2013.
Con l'articolo 4 di questo decreto-legge stiamo incidendo su tale meccanismo.
Mi pregio di appartenere alla regione Lombardia che, più di altre, contribuisce alla solidarietà interregionale con 3.702 milioni di euro l'anno, su una base di compartecipazione IVA pari a 6.255 milioni di euro. Quindi, sono da rimandare al mittente tutte quelle accuse che, purtroppo, ancora oggi vengono rivolte dalle regioni con maggiori difficoltà e con minori capacità contributive a quelle più ricche.
Come vedete il meccanismo perequativo - che noi, allora, contestammo ritenendolo una piccola cosa rispetto al nostro programma - costituisce un primo approccio positivo verso un sistema fiscale federale. Potrei anche citare il Veneto che, con una compartecipazione IVA di 2.962 milioni di euro, ne destina 827 mila alla solidarietà interregionale.
Le regioni che ricevono e non danno sono ben note e, molto spesso, durante l'esame della legge finanziaria ci troviamo
Quindi, la disposizione contenuta in questo decreto-legge appare insufficiente in quanto una sospensione, anche solo di due mesi, non coincide con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 56 del 2000. Sarebbe dunque più opportuno procedere ad una riforma del suddetto decreto legislativo in inottemperanza ai principi del Titolo V della seconda parte della Costituzione, evitando la sospensione dell'applicazione dello stesso decreto legislativo che comunque - lo ribadisco - rappresenta una disciplina più recente rispetto al criterio di anticipazioni alle regioni in base alla spesa corrente, garantendo un ordinato finanziamento delle regioni durante la fase transitoria.
In conclusione, con gli emendamenti che abbiamo presentato intendiamo abrogare l'articolo 4 di questo decreto-legge, per evitare che si ricorra all'erogazione provvisoria alle regioni a statuto ordinario, in conformità a quanto previsto dall'articolo 13, comma 6, del decreto legislativo n. 56 del 2000.
Quindi, invito i colleghi a prestare attenzione a questo provvedimento e soprattutto all'articolo 4 che rappresenta un punto nevralgico per l'attuazione del grande progetto di federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Per tali motivi, ho ritenuto opportuno presentare l'emendamento 1.1 che sopprime tale proroga. Non sono contrario alla proroga dell'approvazione dei bilanci di previsione degli enti locali, ma ritengo - anche sulla base del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali - che la si sarebbe dovuta introdurre con decreto ministeriale. Si tratta di una procedura già adottata in passato e che ha permesso nei termini l'approvazione del bilancio con uno strumento normativo di rango inferiore rispetto al decreto-legge.
La stessa situazione si ripete anche per l'articolo 6. In attesa della riforma della disciplina organica dello spettacolo, il decreto in oggetto prevede con una norma di rango primario la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di finanziamento nonché l'estensione dell'ambito applicativo. Anche in questo caso il Comitato per la legislazione ha suggerito di non utilizzare lo strumento del decreto-legge, bensì un decreto ministeriale, onde ottenere il medesimo risultato. Si tratta delle questioni preliminari che ho ritenuto opportuno segnalare all'aula in merito alla conversione in legge del decreto-legge in oggetto. Quindi, suggerisco una sorta di delegificazione in merito all'utilizzazione del decreto-legge, sia per la proroga in materia di bilancio di previsione degli enti locali, sia per quanto riguarda la riapertura dei termini per partecipare al riparto del Fondo unico per lo spettacolo.
Tuttavia, vorrei anche riaffermare l'importanza dei bilanci degli enti locali. Tale sistema a lungo è stato considerato come mero adempimento di legge, con la conseguenza che l'aspetto contabile ha oscurato quelli programmatorio e gestionale che invece caratterizzano gli enti locali e su cui ci si dovrebbe soffermare con maggiore attenzione. Infatti, il bilancio di previsione è un documento centrale del ciclo di programmazione e controllo dell'ente e deve assolvere contemporaneamente
Quindi, il bilancio di previsione è un momento conclusivo della fase di previsione e programmazione; esso deve illustrare con chiarezza non solo gli effetti contabili delle scelte assunte, ma anche la loro motivazione e coerenza con il programma politico dell'amministrazione e con il quadro economico-finanziario.
L'autonomia degli enti locali è importante e noi, che rappresentiamo una forza autonomista e federalista, teniamo molto a tale aspetto della fase programmatoria degli enti locali.
Il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali, come è noto, è fissato al 31 dicembre di ogni anno, ai sensi dell'articolo 151 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. L'articolo 1 del decreto-legge in esame, come modificato dalle Commissioni, prevede il differimento di tale termine di novanta giorni, arrivando al 31 marzo 2005. Tale differimento, originariamente limitato al 28 febbraio, si è reso necessario in relazione alle rilevanti novità in materia di enti locali contenute nella legge finanziaria per il 2005, la cui approvazione è intervenuta soltanto il 29 dicembre 2004. Gli enti locali hanno incontrato considerevoli difficoltà nella predisposizione dei bilanci di previsione per il 2005 entro il termine del 31 dicembre 2004, stabilito dal citato Testo unico. In mancanza di certezze sugli esatti contenuti della legge finanziaria per il 2005 risultava difficile predisporre un documento finanziario quale il bilancio di previsione degli enti locali.
Il differimento dei termini per l'approvazione del bilancio di previsione degli enti locali si è dunque spesso reso necessario, anche negli anni precedenti, per consentire ai comuni e alle province una più precisa conoscenza delle risorse disponibili, con specifico riferimento alle disposizioni contenute nella manovra di finanza pubblica. La definizione del quadro dei trasferimenti erariali e delle risorse proprie degli enti locali è infatti affidata dal 1997 alle leggi finanziarie, che provvedono a determinare, per gli esercizi finanziari relativi, l'ammontare delle risorse iscritte nel bilancio dello Stato da trasferire alle province e ai comuni, che, tenendo conto anche delle risorse proprie, definiscono il quadro complessivo della finanza locale.
L'articolo 151 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, nel fissare al 31 dicembre il termine per l'approvazione del bilancio di previsione degli enti locali, ha demandato a un decreto del ministro dell'interno, da adottare d'intesa con il ministro dell'economia e delle finanze e previo parere della Conferenza Stato-città ed autonomie locali, la possibilità di differire tale termine, in presenza di motivate esigenze. Quest'ultima disposizione, che si configura sostanzialmente come una norma di delegificazione, è stata adottata proprio al fine di evitare il ricorso alla decretazione d'urgenza, come invece sta accadendo nel caso in esame, in cui si ricorre alla decretazione per prorogare il termine di approvazione dei bilanci degli enti locali.
Lo scorso anno, il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali è stato differito dapprima al 31 marzo 2004 con decreto del ministro dell'interno 23 dicembre 2003, e successivamente al 31 maggio 2004 dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 29 marzo 2004, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 140 del 2004.
Analoga procedura era stata seguita anche nel 2003: il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali è stato differito dapprima al 31 marzo 2003, con decreto del ministro dell'interno 19 dicembre 2002, e successivamente al 30 maggio 2003 dall'articolo 1 del decreto-legge 31 marzo 2003, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2003.
Si ricorda anche che a norma dell'articolo 53, comma 16, della legge n. 388 del
Entro tale data viene stabilito anche il termine per l'approvazione dei regolamenti, relativi alle entrate degli enti locali, la cui efficacia, nel caso in cui vengano adottati successivamente al termine suddetto, decorrerebbe comunque dal 1o gennaio dell'anno di riferimento del bilancio di previsione. In tal modo vengono fatti coincidere i termini relativi alla deliberazione delle tariffe e delle aliquote d'imposta per i tributi locali e le tariffe dei servizi locali con il termine dell'approvazione del bilancio.
Signor Presidente, con questa lunga esposizione, in particolare per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 1, intendo non solo sollecitare l'approvazione da parte dei colleghi dell'emendamento soppressivo a mia firma, per ritornare alla prassi, prevista dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, della emanazione di un decreto ministeriale per differire il termine per l'approvazione del bilancio, ma anche far presente che, ove ciò non fosse possibile qualora l'emendamento venisse bocciato, abbiamo proposto una proroga al 30 aprile per quanto riguarda il termine per l'approvazione del bilancio degli enti locali.
Tale emendamento, tra l'altro, è accompagnato da un altro identico, a firma dei colleghi della minoranza, e speriamo che il Governo accolga questa ulteriore proroga, poiché siamo coscienti che molti enti locali sono purtroppo in difficoltà nella programmazione dello strumento di previsione, lo strumento di lavoro più importante, che è il bilancio di previsione e che, quindi, una ulteriore proroga al 30 aprile 2005 potrebbe aiutare moltissime province e comuni ad elaborare e a predisporre un documento finanziario tale da consentire loro di lavorare meglio nel presente anno amministrativo 2005.
È questo l'auspicio che formulo, sperando che, se non potrà essere realizzato (come penso, conoscendo il parere espresso sia dal relatore che dal Governo di sopprimere l'articolo 1), almeno in subordine si possa passare all'approvazione dell'emendamento successivo Fontanini 1.2 che - ripeto - proroga il termine per l'approvazione dei bilanci degli enti locali al 30 aprile 2005.
I colleghi intervenuti prima di me hanno tutti richiamato temi diversi, come il bilancio di previsione degli enti locali, il procuratore nazionale antimafia (argomento sul quale interverrò più avanti), il fondo presso la Cassa depositi e prestiti, la liquidazione dell'imposta comunale sugli immobili, il finanziamento degli enti locali ed il federalismo, le prestazioni infermieristiche, cioè tutta una serie di argomenti che non hanno alcun collegamento fra loro, che hanno un solo filo comune, che è quello di contraddire spesso provvedimenti precedenti e tutti attenti a privilegiare alcune esigenze di settori della maggioranza.
Tutti questi argomenti denotano però, evidentemente, se le proroghe dei termini sono tanto numerose e frequenti, una profonda inefficienza del Governo che non riesce a rispettare i limiti e gli obiettivi che, di volta in volta, si è dato.
Interverrò, come dicevo, sull'articolo 2 del decreto-legge, disposizione tanto più anomala, anche con riferimento alla casistica
Questa maggioranza ha già fatto ricorso in altre occasioni al sistema del «treno in corsa». L'ha fatto, ad esempio, con la legge n. 140 del 2003, recante disposizioni per l'attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, il cui articolo 1 ha recepito il cosiddetto lodo Schifani, mirante alla sospensione non dei processi relativi alle più alte cariche dello Stato, ma soltanto di quelli che riguardavano e riguardano il Presidente del Consiglio, e con la cosiddetta norma «salva Previti», strumenti utilizzati per scopi estranei ai provvedimenti in cui sono contenuti.
Anche in questo caso vi è stato l'aggancio ad un «treno in corsa»: di certo non per riparare ad inefficienze, ma unicamente per espropriare - in maniera conclamata, se si ha riguardo alle dichiarazioni rese dal presidente della Commissione giustizia del Senato - funzioni e competenze del Consiglio superiore della magistratura. Non per riparare ad inefficienze perché l'articolo 2 del decreto-legge in esame interviene su un concorso che è stato già bandito e su una procedura concorsuale già in atto. Quindi, non c'era e non c'è, come si afferma nella relazione, il rischio di vacatio nella lotta alla mafia. Inoltre, fa specie che la maggioranza ed il Governo manifestino tale preoccupazione quando abbiamo visto che la lotta alla mafia questo Governo la fa con le trasmissioni televisive «riparatrici», che fanno seguito a programmi che si occupano - effettivamente - delle cause e delle manifestazioni della mafia!
A differenza delle altre disposizioni citate, l'articolo 2 del decreto-legge in esame non è stato dettato a favore di una persona - per sollevare il Presidente del Consiglio dai processi pendenti o per affrancare l'onorevole Previti dalle sue pendenze processuali - ma contro una persona: contro il magistrato che la maggioranza ritiene possa essere o debba essere quello in possesso dei titoli per sostituire l'attuale procuratore nazionale antimafia. Quindi, si tratta di una disposizione non per la lotta alla mafia, ma per la lotta al Consiglio superiore della magistratura!
Perché si interviene in tal modo? Il testo originario prevedeva la semplice proroga dell'attuale procuratore fino al suo settantaduesimo anno di età (quindi, fino al 1o agosto di quest'anno), ma non impediva lo svolgimento delle procedure concorsuali e non imponeva che il posto fosse considerato vacante dal momento della cessazione delle funzioni da parte del procuratore nazionale antimafia. La Commissione giustizia è andata oltre: avvedendosi che per la data del 1o agosto non vi sarebbe stata la possibilità di bloccare il procedimento in atto, ha prorogato il predetto termine al 31 dicembre 2005 ed ha inserito una norma di sbarramento che impedisce al Consiglio superiore della magistratura di dichiarare la vacanza del posto e, quindi, di attivare le procedure concorsuali. Si tratta di una disposizione gravissima, la cui gravità non viene modificata né attenuata dall'emendamento che il Comitato dei nove ha presentato.
Noi abbiamo presentato alcune proposte emendative soppressive o modificative dell'articolo 2 poiché riteniamo che tale disposizione sia profondamente anticostituzionale. Invero, esso invade illegittimamente la sfera e le attribuzioni esclusive del Consiglio superiore della magistratura e, di fatto, proroga una funzione giurisdizionale senza che l'esecutivo abbia il potere di farlo.
Quindi, sottoponiamo le nostre proposte emendative all'attenzione di quella parte della maggioranza che si è dichiarata più attenta ai temi e ai problemi della giustizia. Chiediamo a questa parte della maggioranza di esprimere concretamente, attraverso il voto favorevole sulle nostre proposte emendative, la sua conclamata sensibilità, che vogliamo sia portata all'attenzione dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Siamo favorevoli alla proroga di questo termine. Infatti, riscontriamo che la gran parte dei comuni e delle province italiane non ha ancora approvato i bilanci ed è in difficoltà nel farlo, soprattutto perché non è ancora in grado di sapere (il Ministero dell'interno deve rendere noti i dati) quali sono i trasferimenti erariali previsti per ogni singolo comune per l'anno 2005.
Esaminando le poste di bilancio ed i capitoli di bilancio riferiti agli enti locali, abbiamo constatato che, nel 2005, vi sarà un'ulteriore riduzione dei trasferimenti erariali a favore degli enti locali, pari a circa 500 milioni di euro (si tratta di un'ulteriore riduzione, dopo quella dello scorso anno). Dal 2002 al 2005, il taglio dei trasferimenti ai comuni si aggira intorno ad un miliardo di euro. Ovviamente, in questi quattro anni ha inciso un aumento dei costi anche per i comuni per l'incidenza dell'inflazione. Se sui 14 miliardi e mezzo di trasferimenti che, nel complesso, vengono erogati ai comuni calcoliamo l'incidenza dell'inflazione registrata in questi quattro anni (intorno al 9,5 per cento), ci accorgiamo che, in termini reali, i trasferimenti hanno subito un taglio. Le amministrazioni locali si trovano a poter acquistare con le stesse risorse, per effetto dell'inflazione che incide per un miliardo e mezzo di euro.
In totale, dal 2002 al 2005, gli enti locali hanno la necessità di trovare maggiori risorse, pari a due miliardi e mezzo di euro. Le amministrazioni possono trovare queste maggiori risorse chiedendole direttamente ai cittadini, attraverso l'ICI, l'aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani e l'aumento delle tariffe che vanno a colpire, in modo particolare, le famiglie. Infatti, l'aumento delle tariffe da parte degli enti locali significa un aumento dei buoni pasto per i bambini che vanno a scuola, un aumento del costo dei trasporti scolastici e delle rette degli asili nido.
Mentre, da una parte, il Governo ci promette una riduzione fiscale (quindi, un aumento minimo delle buste paga), dall'altra, ci troviamo con una minore disponibilità di reddito. Infatti, aumentano i costi per le famiglie e per i cittadini, che sono costretti a spendere molto di più per determinati servizi.
Concordiamo con la decisione di stabilire la proroga del termine per l'approvazione del bilancio. Tuttavia, non affrontate la vera questione, ossia che, in questi anni, da una parte avete predicato la voglia di federalismo, la devolution, e, dall'altra, avete inciso fortemente sulle prerogative degli enti locali, creando problemi alle autonomie locali.
Oltre a questo, un'altra questione fondamentale e importante, che sta creando dei grossissimi problemi nell'approvazione dei bilanci da parte degli enti locali, è rappresentata dalle regole e dalle norme del patto di stabilità, che nel corso di questi ultimi quattro anni sono cambiate tre volte. Una prima volta il patto di stabilità si è basato solo sulle spese correnti - mi riferisco alla finanziaria approvata nel 2001 per l'anno 2002 -; successivamente, è stato inserito il meccanismo che valutava l'incremento di spesa basato sul disavanzo, quindi sull'aumento o meno del disavanzo (del saldo tra entrate e spese); da quest'anno è stato ripristinato ancora una volta il calcolo sulla base di quelle che sono le spese; ma la novità è che quest'anno vengono calcolate anche le spese in conto capitale e - altra novità - il patto di stabilità viene applicato anche per i comuni che vanno dai tremila ai cinquemila abitanti, comuni che fino all'anno scorso non dovevano sottostare ai limiti previsti da tale patto. Ebbene, la questione sta creando dei grossissimi problemi proprio ai piccoli comuni, ma in generale a tutti gli enti locali; il fatto di aver previsto che nei parametri del calcolo del patto di stabilità vadano considerate anche le spese in conto capitale sta comportando dei grossi problemi nella programmazione degli investimenti.
Guardate, dalla relazione della Corte dei conti della settimana scorsa risulta che
Un'altra questione importante e fondamentale, che credo vada sottolineata nell'approvazione di questo provvedimento, riguarda le opere già finanziate, per le quali le somme sono già impegnate. A questo proposito, è stato previsto il comma 29 (mi riferisco alla legge finanziaria), che prevede che la Cassa depositi e prestiti eroghi, solo per quanto riguarda la cassa (quindi non per la competenza), i soldi necessari ai comuni per gli stati avanzamento lavori (stiamo parlando di opere già finanziate e appaltate, prima che entrasse in vigore l'ultima finanziaria). Quindi, qualora il pagamento di questo stato avanzamento lavori comporti lo sforamento rispetto al patto di stabilità, i comuni possono rivolgersi alla Cassa depositi e prestiti, che anticipa i soldi, in attesa che il comune risolva il problema temporaneo. Infatti, come ben sappiamo, soprattutto per i piccoli enti, le spese per investimento non hanno un andamento omogeneo, ma possono avere dei picchi a seconda delle situazioni (infatti, se si deve costruire una scuola, può capitare che lo si faccia nel 2005, il che vuol dire ovviamente che non è stato fatto nel 2004 e non sarà fatto nel 2006). Questo meccanismo previsto per compensare poteva essere congegnato in modo molto più semplice, escludendo dal calcolo del patto di stabilità le spese già impegnate, gli stati di avanzamento già impegnati alla data di approvazione della finanziaria (proposta che abbiamo fatto più volte in sede di approvazione della finanziaria sia in Commissione sia in Assemblea, che purtroppo non è stata accolta). Ebbene, era previsto che i comuni avrebbero dovuto esigere l'erogazione di questi soldi entro il 31 gennaio. Ho chiesto informazioni dieci giorni fa alla Cassa depositi e prestiti: non sapevano dell'esistenza di questo comma. In Commissione adesso è stata approvata la proposta di prorogare il termine al 30 aprile per la richiesta di questi soldi, ma è necessario che ciò sia accompagnato da una circolare che spieghi al CIPE e alla Cassa depositi e prestiti che è stato previsto un apposito riferimento normativo proprio per dare risposta a tale esigenza.
Infine, volevo soffermarmi su un'altra questione fondamentale ed importante; essa rappresenta un problema ancora aperto, che spero venga risolto presto. Se ben ricordate, in una prima fase dell'esame dell'ultima legge finanziaria, si era previsto il blocco delle assunzioni - del cosiddetto turn over - sia per la pubblica amministrazione sia, anche, per gli enti locali; successivamente, con l'approvazione finale della legge finanziaria, la disposizione in questione è stata modificata in quanto una sentenza della Corte costituzionale aveva, nelle more dell'esame della finanziaria, dichiarato incostituzionale porre anche per gli enti locali vincoli nelle assunzioni.
Ebbene, recependo le indicazioni della Consulta, la legge finanziaria ha stabilito che le assunzioni non possano essere effettuate dagli enti locali fintantoché non sarà emanato uno specifico DPCM - che deve essere concertato con la Conferenza unificata (l'organo che, per così dire, mette insieme Stato, regioni ed enti locali) -; ciò, proprio per la necessità di sbloccare la situazione. Non vorrei accadesse, però, quanto già è avvenuto tre anni fa, quando il DPCM è stato adottato solo a novembre; se ciò accadesse, anche per quest'anno gli enti locali non potrebbero effettuare assunzioni.
A tale riguardo, devo osservare che sarebbe stato molto più semplice stabilire un altro meccanismo, ossia prevedere sbocchi per gli enti locali con pochi dipendenti
Tale è la situazione e voi, prevedendo un blocco che comporta l'impossibilità di assumere per tutte le amministrazioni, le mettete tutte sullo stesso piano, così svantaggiando proprio i comuni più virtuosi.
Un'altra questione riguarda la compartecipazione alle entrate erariali, il vero meccanismo federalista, a mio avviso, per distribuire in modo equo le risorse e per indurre gli enti locali ad una sinergia con lo Stato e con gli altri enti preposti nella ricerca e nel recupero dell'evasione fiscale. Anziché, per così dire, delegare agli enti locali l'istituzione di balzelli e di altre tasse - secondo una sorta di partita di giro: tagliando le risorse attribuite ai detti enti, li si costringe ad aumentare tasse e tariffe locali -, sarebbe molto meglio combattere insieme l'evasione stabilendo, altresì, che il vantaggio dell'abbattimento della stessa venga, in parte, destinato ovviamente allo Stato - è in tal caso che certamente le maggiori entrate potrebbero essere destinate alla riduzione della pressione fiscale -, in parte, agli enti che partecipano al recupero fiscale.
Un'altra questione aperta - e termino, signor Presidente - riguarda la distribuzione dei trasferimenti; ebbene, spero che nei prossimi giorni - e in questo senso sollecito il sottosegretario di Stato per l'interno D'Alì - vengano resi noti nell'apposito sito del ministero i trasferimenti ai singoli enti locali, in maniera che ogni ente possa effettivamente programmare i bilanci. Viceversa, si creerebbero delle difficoltà; il sottosegretario, certo, potrebbe osservare che, anche in passato, i trasferimenti non erano noti prima di febbraio. Ma una tale osservazione non terrebbe conto della seguente circostanza; negli anni passati, le variazioni nei trasferimenti non erano né quelle intervenute nel 2004 né quelle che interverranno nel 2005. I trasferimenti erano sempre stati omogenei: pur se interveniva l'aumento dell'1 per cento o il riconoscimento dell'inflazione o, ancora, il taglio dell'1 per cento, in termini sostanziali i trasferimenti restavano gli stessi. Negli ultimi anni, in modo particolare l'anno scorso, è venuto meno il meccanismo in base al quale una parte dei fondi veniva destinato agli enti sottodotati economicamente; in conseguenza di ciò, per alcuni enti piccoli il taglio è stato addirittura del 20 per cento.
Voi capite che oggi gli enti locali che hanno già subito l'anno scorso questo taglio, e che sanno che vi sarà un'ulteriore riduzione di trasferimenti da parte dello Stato, prima di approvare i loro bilanci aspettano di conoscere i dati. Sollecito pertanto a fornire tali dati quanto prima, altrimenti ci troveremo a dover discutere, in questa Assemblea, un'ulteriore proroga dei termini di approvazione del bilancio degli enti locali.
In altri termini, credo che non sarà sufficiente prorogare il termine per la deliberazione del bilancio di previsione al 31 marzo, ma che dovremo andare oltre, e voi comprendete benissimo che prorogare ulteriormente i termini per l'approvazione del bilancio significa, per gli enti locali, non poter programmare correttamente la loro attività.
Concludo rappresentando...
Mi riferisco al blocco, da parte del ministro Castelli, della nomina del dottor Adriano Sansa a presidente del tribunale per i minori di Genova. Si tratta di una scelta gravissima, anche perché il Consiglio superiore della magistratura ha deciso che quella poteva e doveva essere la soluzione da adottare; pertanto, si prospetta un attacco all'autonomia della magistratura e si infligge altresì un duro colpo al funzionamento del tribunale dei minori di quella città.
Pertanto, signor Presidente, sollecito la risposta del ministro competente ad un atto di sindacato ispettivo concernente un caso piuttosto serio e significativo, e dunque la pregherei di farsi portavoce in tal senso.
Il rappresentante della componente politica Popolari-UDEUR ha, a sua volta, comunicato di aver accolto tale richiesta.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Amedeo Matacena, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 95).
- Relatore: Lussana.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Rositani (Doc. IV-quater, n. 112).
- Relatore: Lezza.
Misure per l'internazionalizzazione delle imprese, nonché delega al Governo per il riordino degli enti operanti nel medesimo settore. Disposizioni in materia di camere di commercio, industria, artigianato
Relatore: Raisi.
Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2004, n. 314, recante proroga di termini (5521-A).
- Relatori: D'Alia (per la I Commissione) e Giancarlo Giorgetti (per la V Commissione).
Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2004, n. 315, recante disposizioni urgenti per garantire la partecipazione finanziaria dell'Italia a Fondi internazionali di sviluppo e l'erogazione di incentivi al trasporto combinato su ferrovia, nonché per la sterilizzazione dell'IVA sulle offerte a fini umanitari (5522-A)
- Relatori: Landi di Chiavenna (per la III Commissione) e Riccio (per la V Commissione).