XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 38 di Mercoledì 17 aprile 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla produzione e contraffazione di prodotti agroalimentari e agroindustriali:
Morrone Jacopo , Presidente ... 2 
Ferraro Massimo , direttore della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» ... 4 
Morrone Jacopo , Presidente ... 10 
Masini Stefano , membro del Comitato scientifico della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» ... 10 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Potenti Manfredi  ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 17 
Lorefice Pietro  ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 19 
Iaia Dario (FDI)  ... 19 
Morrone Jacopo , Presidente ... 20 
Masini Stefano , membro del Comitato scientifico della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» ... 20 
Ferraro Massimo , direttore della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» ... 23 
Morrone Jacopo , Presidente ... 25

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare» nell'ambito del filone d'inchiesta relativo alla produzione e contraffazione di prodotti agroalimentari e agroindustriali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare», che saluto e ringrazio della presenza. Sono presenti il direttore, dottor Massimo Ferraro, accompagnato dal professor Stefano Masini, membro del comitato scientifico della Fondazione.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Ricordo che, in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera.Pag. 3
  L'audizione odierna rientra nell'ambito delle materie oggetto d'inchiesta ai sensi della legge istitutiva n. 53 del 10 maggio 2023, con particolare riguardo al filone di approfondimento relativo alla produzione e contraffazione di prodotti agroalimentari e agroindustriali, su cui la Commissione ha inteso avviare una specifica attività di indagine, secondo quanto convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi del 28 febbraio scorso.
  Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, anche con riguardo alla verifica di componenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica ovvero da parte di soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti.
  La Commissione ha anche il compito di individuare eventuali connessioni tra tali comportamenti illeciti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni.
  Più specificatamente, con riferimento alle tematiche oggetto di audizione nella seduta odierna, segnalo che, ai sensi della sopracitata legge istitutiva della Commissione, rientrano nelle materie oggetto di inchiesta quelle attività illecite connesse nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata che siano perpetrate anche mediante sofisticazione e contraffazione di prodotti enogastronomici, di etichettature e di marchi di tutela, ivi incluso il loro traffico transfrontaliero. A tal fine, la Commissione acquisisce elementi di conoscenza utili anche ai fini dell'aggiornamento e del potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente,Pag. 4 nonché del contrasto del traffico illecito di prodotti con marchio made in Italy contraffatti o alterati.
  Cedo dunque la parola al direttore Massimo Ferraro per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  MASSIMO FERRARO, direttore della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare». Signor presidente, presento la Fondazione Osservatorio agromafie, nota, anche da statuto, come «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare».
  L'Osservatorio agromafie è una fondazione promossa e istituita dalla Coldiretti nel 2014. Siamo in un periodo storico in cui veniamo fuori da due crisi, una economica e una finanziaria, quella dei subprime e quella dei debiti sovrani, che hanno caratterizzato l'inizio degli anni Duemila e che hanno anche dato un segnale: il sistema agroalimentare è un sistema che tendenzialmente va in controtendenza rispetto alle crisi, ovverosia tiene i risultati, tiene le attività proprie. Questo è un dato che è importante richiamare non solo per la costituzione della Fondazione, ma anche perché spiega il motivo per cui le mafie sono attente a questo settore. Nell'ambito agroalimentare si lavora in un settore maturo, in un mercato garantito e chiaro, che fa gola al mondo delle mafie che normalmente non creano nuovi mercati.
  La Fondazione ha due organi principali: il consiglio direttivo, che prevede per statuto che il presidente sia il presidente pro tempore della Coldiretti; e il comitato scientifico, che è il vero organo pulsante della Fondazione, nel senso delle strategie e delle individuazioni delle attività e degli sviluppi delle azioni. Nel comitato scientifico ci sono i rappresentanti del mondo della magistratura, dell'università, dell'impresa, delle istituzioni Pag. 5e degli enti sociali. È un punto anche di dialogo tra mondi, che insieme possono incontrarsi in maniera non istituzionale, con un confronto aperto, su temi che adesso vedremo e che poi il professor Stefano Masini ci racconterà.
  Il comitato scientifico è presieduto da Gian Carlo Caselli – che è dispiaciuto di non essere presente oggi per motivi di salute, ma saluta tutti e ringrazia per l'attenzione che avete garantito alla Fondazione con la nostra presenza qui di oggi – ed ha in Francesco Greco, ex procuratore capo di Milano, il responsabile del progetto Europa. La Fondazione ha anche aperto un proprio ufficio di rappresentanza a Bruxelles e da settembre di quest'anno inizieranno i lavori. Con il sistema del comitato scientifico e dei gruppi di lavoro porteremo le nostre attività anche a Bruxelles.
  Dicevamo che i tre obiettivi fondamentali della Fondazione sono: cultura della legalità, tutela del made in Italy agroalimentare e studio delle infiltrazioni malavitose presenti nel settore agroalimentare. Tutelare il made in Italy significa tutelare anche la reputazione e non solo gli aspetti giuridici e legali. Serve dare le tutele migliori a un prodotto, il patrimonio agroalimentare italiano, che è quasi unico nel mondo. E non è una cosa che ci diciamo da soli, ma è quello che ci racconta il mondo. Ne è prova l'enorme imitazione che abbiamo, il cosiddetto italian sounding. Un fenomeno che troviamo tantissimo all'estero, ma il professor Stefano Masini ci spiegherà che il fake e i temi dell'italian sounding sono anche all'interno dell'Europa e della nostra stessa Italia.
  Essere presenti in queste zone è importantissimo per le attività della Fondazione, partendo dalle tutele della cultura della legalità. Devo dire che a questo riguardo è significativo avere come presidente del comitato scientifico Gian Carlo Caselli ed è importante la sua presenza in tante iniziative. Noi, Pag. 6come Fondazione, abbiamo una specie di contatore, che ci permette non solo di valutare qualitativamente le nostre attività, ma soprattutto anche di avere l'idea della quantità. In dieci anni – siamo nati nel 2014 e abbiamo compiuto nel febbraio 2024 i dieci anni di vita della Fondazione – abbiamo fatto 366 incontri. Con una media spannometrica di circa 250 persone per ogni incontro, arriviamo a circa 90 mila persone incontrate sui territori. Negli incontri abbiamo parlato delle infiltrazioni malavitose nel settore agroalimentare, della cultura e del rispetto delle regole.
  Gian Carlo Caselli – mi permetto di citarlo – ha sempre una sua indicazione precisa quando parla di cultura della legalità: il rispetto delle regole non è una guerra tra guardie e ladri che stiamo tutti lì a guardarla e a sperare che vincano le guardie, che è meglio per noi. Non è così, ognuno di noi deve partecipare alla cultura della legalità e al rispetto delle regole che permette di poter recuperare anche del denaro per la società e quindi investire per una coesione sociale. Gian Carlo Caselli la dice in maniera diversa, io la dico in maniera un po' più libera: con il recupero dei soldi legati anche all'evasione fiscale, al valore del fatturato delle mafie od altro, si possono costruire nuovi campi da gioco, nuovi centri sociali, nuove attività che ci permetteranno di garantire una maggior coesione sociale sui territori.
  Perché le mafie investono nel settore dell'agroalimentare? Perché è un settore maturo, come dicevamo, e le mafie non creano nuovi mercati, così come ci racconta per esempio Isaia Sales nel suo libro sulla storia delle mafie. Sicuramente poi perché per storia, in Sicilia, le mafie sono riconducibili come nascita al settore dell'agricoltura, in particolare all'allevamento. Parliamo da metà dell'Ottocento in avanti. Infine perché è un settore che forse non ha grandi margini tra un passaggio e l'altro, ma il flusso di denaro è molto, molto elevato e continuo, Pag. 7tra l'altro. È inutile che facciamo considerazioni sull'alimentazione e sul fatto che si mangia tutti i giorni. Questo è un dato.
  Inoltre, chi opera nell'agroalimentare ha una bassa esposizione: è facile nascondersi in un settore rappresentato da una grande presenza. Ho dei numeri da darvi, su questo, che sono indicativi di quante persone incidono nel sistema agroalimentare nel suo complesso, dal campo alla tavola, e anche prima con i mezzi tecnici. Ci sono 4 milioni di lavoratori, 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, 330 mila punti ristorazione, 230 mila punti vendita al dettaglio. Chiaramente, comprare e investire in questi sistemi, ossia riciclare comprando, vuol dire entrare in un settore dove l'esposizione non è molto alta e dove, forse, come ci dirà Stefano Masini dopo, alcuni reati probabilmente andrebbero considerati in maniera diversa, anche per scoraggiare la presenza delle mafie. Chiaramente, la presenza delle mafie nel settore rappresenta un problema di distorsione della concorrenza, un danno di reputazione e può incidere fortemente sulla qualità e il valore del cibo italiano.
  Il comitato scientifico, come dicevo, lavora non solo in quanto comitato, ovverosia si riunisce più o meno cinque-sei volte l'anno come presenza, ma ha anche un modo di lavorare affidando a gruppi di lavoro, composti da componenti del comitato scientifico e da altri esperti nelle materie, per decidere insieme le varie strategie da adottare nei vari settori.
  Vi dico alcuni nomi dei principali gruppi di lavoro all'interno del comitato: beni confiscati alle mafie (su cui abbiamo prodotto anche due pubblicazioni: una sulla rassegna del quadro normativo e un'altra con le nostre proposte nel settore), dei quali se ne occupano in modo particolare sia il procuratore Francesco Greco sia il procuratore Cataldo Motta, l'ex procuratore della Direzione antimafia di Lecce; pratiche commerciali Pag. 8sleali, di cui si occupa il professor Fabrizio Di Marzio; flussi migratori, un progetto che abbiamo iniziato e il cui responsabile è l'ex procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi; sfruttamento lavorativo e caporalato.
  Stiamo iniziando un lavoro sull'intelligenza artificiale, soprattutto relativo al tema del diritto dell'impresa. Stiamo lavorando su altri temi, sui reati agroalimentari, su corruzione e trasparenza. Qui stiamo iniziando un lavoro proprio in vista dello sviluppo europeo delle nostre attività, facendo uno studio sul modo in cui aspetti come corruzione e trasparenza vengano seguiti sia a Bruxelles sia a livello degli Stati membri più importanti. Seguirà questa partita, grazie alla sua storia e alla sua presenza nel comitato scientifico, il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone.
  Abbiamo una serie di siti su cui potete vedere le attività dell'Osservatorio. Quello principale è il sito della Fondazione (osservatorioagromafie.it). All'interno ci sono tutte le informazioni necessarie, tutti i convegni, lo statuto, il comitato scientifico, il consiglio direttivo della Fondazione e quant'altro. È diviso, per quanto riguarda gli articoli, in tre aree: giurisprudenza, atti normativi e amministrativi, saggi e approfondimenti.
  Abbiamo un altro sito, su un tema per noi molto caro, quello della trasparenza informativa alle persone, al cittadino, che si chiama «Il mio cibo», dove cerchiamo di dare consigli direttamente al cittadino quando compra un prodotto alimentare. Questo è in fase di ristrutturazione, ma è interessante già nelle sue prime indicazioni.
  Abbiamo un canale YouTube. Cerchiamo di mettere i video delle nostre relazioni o delle nostre attività sul canale YouTube dell'Osservatorio. Ci fa piacere notare che, pur essendo un canale altamente tecnico-giuridico, soprattutto di giurisprudenza e di temi tecnici, ha 90 mila persone che si sono collegate Pag. 9da quando è nato ad oggi. Per noi sembra tanto. Forse per il mondo dei social è pochissimo, ma per le nostre tematiche pensiamo sia un risultato molto importante.
  Abbiamo una rivista online, che si chiama «DGA» (Diritto e giurisprudenza agraria, alimentare e dell'ambiente), che ha una cadenza bimestrale. L'anno di inizio attività è il 2015. I direttori della rivista sono il professor Stefano Masini e il professor Fabrizio Di Marzio, che seguono questo lavoro. La rivista più importante, però, è sicuramente «Diritto agroalimentare», una rivista cartacea, edita da Giuffrè Editore. L'anno di inizio attività è il 2016. È in «Classe A» ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). È un quadrimestrale che finora ha pubblicato 25 fascicoli, con 229 articoli. Gli autori, anche internazionali, che si sono susseguiti sulla rivista sono 220, come Stefano Masini potrà raccontare. È lui il direttore della rivista, insieme a Fabrizio Di Marzio.
  Un'ultima cosa, e poi mi fermerei perché vedo che i tempi vanno velocissimi. Abbiamo un rapporto di collaborazione con la Scuola superiore della magistratura, che si rinnova ad ogni cambio del comitato direttivo della Scuola, con la quale realizziamo, oltre agli interventi presso la sede della Fondazione a Palazzo Rospigliosi qui a Roma, un corso annuale di tre giorni per magistrati che ha per oggetto le tutele del made in Italy. Dal 2015 ad oggi abbiamo fatto otto edizioni nelle quali hanno partecipato 750 magistrati, tra parte inquirente e parte giudicante, tra parte civile e parte penale.
  Ultimo prodotto, che normalmente circa ogni anno e mezzo pubblichiamo (quest'anno siamo andati un po'oltre, ma recuperiamo con un doppio volume), è il rapporto agromafie, ovverosia la pubblicazione di quello che succede nel settore. Abbiamo iniziato i rapporti agromafie prima della nascita della Fondazione. Due rapporti sono antecedenti, tra Coldiretti e Pag. 10Eurispes. Poi è nata la Fondazione per occuparsi di questo. Ne abbiamo pubblicati sei, che sono tutti scaricabili dal sito della Fondazione. Prossimamente pubblicheremo il settimo e l'ottavo insieme. Il settimo è la fotografia del periodo del Covid, che consegneremo come specchio di quel periodo e di quella realtà. L'ottavo ci riporterà all'attualità. Normalmente, all'interno del rapporto agromafie sono riportati: le attività delle forze di polizia nel nostro settore; gli indici che rappresentano lo stato della presenza delle mafie nel settore; e diamo anche un dato molto indicativo, chiaramente da prendere – noi stessi lo diciamo – con le pinze, sul valore del fatturato delle agromafie nel settore. Alcuni termini – agromafie, italian sounding, italian laundering, money dirtying – derivano dai nostri rapporti e dalle tendenze che abbiamo verificato nel corso degli anni.
  Presidente, io mi fermerei per rispettare i tempi, restando pronto per ogni domanda e approfondimento.

  PRESIDENTE. Do la parola al professor Stefano Masini.

  STEFANO MASINI, membro del Comitato scientifico della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare». Signor presidente, la ringrazio. Dunque, si è parlato della Fondazione come luogo di studio e ricerche intorno alla cultura della legalità, con al centro il tema del «made in». Noi abbiamo appena celebrato una giornata nazionale dedicata alla promozione del nostro patrimonio di cultura industriale e agroalimentare. Resta il problema – per quanto brevemente, vorrò dire – della sua permanente sottovalutazione sul piano tecnico-normativo.
  Molti sono i materiali dai quali prendere spunto. Ne scelgo uno: la recente relazione presentata al Parlamento dal sistema di informazione per i servizi. In essa, introducendo il tema della nuova globalizzazione e della flessibilità distintiva che porta in Pag. 11particolare il sistema dell'agroalimentare a essere famoso nel mondo, si osserva il rischio di grave compromissione. In particolare, nella relazione si sottolinea come nel nostro Paese si verifichi l'insorgenza di fenomeni d'importazione e vendita di prodotti agroalimentari esteri spacciati come italiani ed è una minaccia alla sicurezza nazionale, al made in Italy, e che rappresenta anche potenziali ricadute economiche e sulla salute, derivanti dall'introduzione di merci non controllate e potenzialmente contenenti sostanze dannose. Quindi, non stiamo parlando di italian sounding, non potremmo perseguirlo sulla base degli strumenti oggi disponibili alle nostre autorità, ma di un fenomeno molto più grave, che è quello del falso made in Italy realizzato nel nostro Paese.
  Eppure il riferimento, dal punto di vista normativo, sarebbe da ancorare alla necessità di intervenire a tutela di attività di rilevanza strategica. Credo sia molto importante sottolineare i poteri speciali a disposizione del Governo per poter controllare le attività di rilevanza strategica. Tra questi, come ricordiamo, nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 179/2020, sono contenuti quelli afferenti ai fattori produttivi critici della filiera agroalimentare. Ce ne siamo resi conto quando il Consiglio di Stato, con una sentenza recente, la n. 289/2023, è intervenuto a giudicare l'acquisizione da parte di una società di diritto svizzero, ma controllata da una multinazionale olandese, di alcune società sementiere. In questa sentenza il Consiglio di Stato ha illustrato il rischio del controllo nel settore delle sementi, in quanto l'approvvigionamento di fattori produttivi critici nella filiera avrebbe potuto comportare il rischio di delocalizzazione dei punti decisionali fuori dai confini nazionali e l'accelerazione del processo di delocalizzazione. Nella ricchezza del nostro patrimonio produttivo artigianale, siamo contesi sul piano delle acquisizioni e uno dei temi che abbiamo Pag. 12tracciato negli ultimi rapporti agromafie riguarda la cessione dei marchi storici del settore agroalimentare.
  Soprattutto, però, la Fondazione insiste sul fatto che il crimine agroalimentare si sia trasformato in questi ultimi decenni sia per la globalizzazione, di cui parlava anche l'agenzia, ma soprattutto per l'incidenza delle tecnologie e della concentrazione societaria. Noi abbiamo un Codice penale che risale agli anni Quaranta del secolo precedente. Oggi conosciamo un allontanamento della produzione dai luoghi di consumo, con un interesse su regole di produzione e di comunicazione del tutto prive di rilievo nel Codice penale, che non conosceva la figura del consumatore. Siamo di fronte al transito dalle piccole imprese all'egemonia delle multinazionali, con un sistema di distribuzione che si basa su logiche dimensionali, con l'accesso da parte dei consumatori ai prodotti di massa, con una standardizzazione dei gusti.
  I riverberi penalistici rispetto a questa modesta introduzione sono a tutti evidenti. Crescono le frodi in contesti economici leciti, che sfruttano il differenziale di costo derivante dall'impiego di prodotti di bassa qualità merceologica, oggetto d'importazione, quindi di diversa origine geografica, semplicemente con una truffa che potremmo definire «delle etichette» che potrebbe comparativamente essere simile a quella dei codici dei rifiuti.
  Manca un presidio sostanziale. La frode nel Codice civile prefigura, nell'articolo 515 e seguenti, semplicemente un rapporto venditore-acquirente. Noi siamo di fronte, oggi, a filiere lunghe, che attraversano gli oceani e i continenti. Sono reati seriali, che avvengono in contesti di politiche d'impresa, mentre manca nel nostro Codice un autonomo reato di durata. Ricordo, qui, il progetto di legge che il procuratore Gian Carlo Caselli, con un gruppo di lavoro insediato a partire dal 2015, ha messo Pag. 13a disposizione, come Fondazione, in esito ai lavori di una Commissione. Anche la proposta di legge n. 823, d'iniziativa dell'onorevole Cafiero De Raho, e la proposta di legge n. 1004, dell'onorevole Marco Cerreto, oggetto di attuale sospensione nella lettura parlamentare, hanno ereditato in gran parte i titoli di quel testo legato a frodi sanitarie, ma soprattutto economiche.
  Potrei qui cominciare una lunga dissertazione, ma non è la sede. Mi limito a fare quattro esempi della difficoltà di trovare una sintesi in questo settore. Il primo: una sentenza della Corte di cassazione, depositata il 4 aprile di quest'anno, la n. 13767, a proposito di una vicenda che è stata accompagnata da notevole attenzione della stampa rispetto alla fattispecie, ossia l'attività di alcuni soggetti che consisteva nell'acquistare vini di scarsa qualità, aggiungere alcol, aumentarne la gradazione, imbottigliarlo, metterlo in vendita facendo in modo che potesse apparire un vino di pregio (le principali etichette dei nostri vini, dal Sassicaia, che il senatore Manfredi Potenti ben conosce, ad altre), falsificando le fascette e i marchi. Siamo dovuti arrivare al terzo giudizio di Cassazione per la difficoltà di provare l'associazione, cioè l'articolo 416, perché mancano le condizioni normative per poter facilitare l'individuazione di reti stabili e dell'allestimento di mezzi sistematici con cui, normalmente, oggi avvengono i reati d'impresa. Di qui la richiesta della Fondazione circa la necessità di introdurre dei reati di agro-pirateria.
  Chiaramente sarebbe più importante approfondire, ma nella velocità cito una sentenza del tribunale di Perugia, anch'essa recente, depositata il 18 ottobre 2023, a proposito della miscelazione di olio. Cito questa decisione sulla miscelazione dell'olio, che è riconosciuta procedura lecita e trasparente sulla base di una circolare del Ministero delle politiche agricole risalente Pag. 14al 2002. Leggiamo numerosi contributi di dottrina. Approfitto, quindi, anche per dire che la Fondazione, attraverso la propria attività di studio e ricerca, raccoglie contributi. Da ultimo, il procuratore aggiunto di Torino, il dottor Vincenzo Pacileo, dichiara che la miscelazione di oli costituisce chiaramente una pratica illegale. Forse sarebbe il caso di attivare l'attenzione tra un sistema normativo fatiscente, per cui noi riteniamo lecita una pratica di miscelazione di oli di oliva extra vergine sulla base di una circolare, e un'interpretazione, oggi, di giudici di chiara fama. Tanto è vero che la giurisprudenza, in un sistema di lacune, opera anche in modo creativo. Ricordo, anche qui, sulla miscelazione una sentenza della Corte di cassazione del 2014, che introduce, in termini di novità, il reato in ambito alimentare di riciclaggio merceologico. Richiama la fattispecie dell'articolo 648-bis quando, trattando dell'utilizzo di olio di lampante provenienza spagnola venduto come olio extravergine d'oliva di origine comunitaria, si tratta di ricollocarlo sul mercato nazionale attraverso un'illecita miscelazione.
  Termino con un caso, presentatosi proprio in queste settimane in Campania, in cui l'autorità di polizia giudiziaria notizia la procura di un'attività seriale di somministrazione di pizze prodotte con ingredienti oggetto di protezione con denominazione geografica «mozzarella» e con denominazione geografica «pomodoro San Marzano». Purtroppo, a seguito dell'indagine dell'autorità di polizia giudiziaria è emerso che nei magazzini di questa rete di pizzerie non è stata riscontrata alcuna fattura di acquisto negli ultimi mesi né di mozzarella né di pomodoro. Che cosa è accaduto? È stata presentata questa preziosa attività di indagine, ma il giudice per le indagini preliminari procede ad archiviare e il pubblico ministero non si oppone, per una ragione che merita la nostra attenzione – come si suol dire, una rondine non fa primavera, ma ce ne sono molte di rondini su Pag. 15questo tema – si è ritenuto di archiviare perché emerge la minimale offensività di una condotta – stiamo parlando dei nostri beni più preziosi sul piano agroalimentare, almeno in quel territorio, mozzarella e pomodoro – trattandosi di una vicenda in cui l'esercente di un'attività commerciale forniva ai clienti prodotti di qualità diversa, ma non nocivi. In altri termini, oggi per avviare un'attività non di polizia giudiziaria ma di istruttoria procedimentale, occorre che un prodotto faccia male alla salute.
  Tutto questo sottolinea la mancanza di attenzione complessiva al tema delle frodi economiche, la vera minaccia, il vulnus al nostro sistema agroalimentare. Di qui il lavoro di questi anni della Fondazione, che coglie anche in questa circostanza l'interesse a poter promuovere nelle sedi competenti un adeguato cambio di struttura delle fattispecie normative, al fine di poter perseguire in modo effettivo ed efficace i criminali.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SIMIANI. Signor presidente, ringrazio i nostri ospiti della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare». Stamani ho letto un po' di cose su di voi e vi faccio i complimenti per il lavoro che fate, perché è molto importante non solo nell'ambito dell'informazione, della gestione e dell'approfondimento dei problemi che riguardano la contraffazione e la presenza della criminalità in questo settore, ma anche come elemento di aiuto alle forze politiche, ai parlamentari, alle Commissioni e soprattutto al Governo per poter migliorare su alcuni aspetti. Inoltre, vi faccio i miei complimenti per i vostri interventi di oggi.Pag. 16
  Vorrei, adesso, porvi due domande: una riguarda il fatto che, secondo me, diventerà fondamentale anche per la valorizzazione dei nostri prodotti dei nostri territori, mentre l'altra riguarda un fatto che deve ancora nascere, ma che spero nasca presto.
  Come sapete benissimo, nei primi mesi del 2024 è entrato in vigore il nuovo regolamento su DOP e IGP. Credo ne sia correlatore l'europarlamentare Paolo De Castro, che ha fatto un grandissimo lavoro nell'ambito di questo progetto, di questo grande regolamento, che va a tutelare il nostro territorio e soprattutto le aziende dei nostri territori. Sono 3.552 (cifra più, cifra meno) le aziende che oggi garantiscono prodotti di alta qualità e che fanno grandi i nostri territori. Mi sembra che si tratti di circa 1.600 vini e 1.600 prodotti alimentari. Ebbene, credo che tutto questo vada valorizzato. Sicché, se vogliamo veramente contrastare la contraffazione e, di conseguenza, valorizzare i nostri territori, come parti politiche e istituzionali dobbiamo far sì che questo processo prenda piede e che ci siano sempre più aziende che aderiscono alla valorizzazione dei prodotti e soprattutto del territorio, perché questa battaglia va combattuta sui territori, non basta farla solo qui, a Roma.
  L'altro pilastro importante che dobbiamo sviluppare, rispetto a cui credo il Governo e spero anche l'Unione europea diano il loro supporto, è l'istituzione di un osservatorio UE per il controllo dei prezzi dei prodotti. Qui, secondo me, sta un altro elemento di difficoltà non solo per le aziende agricole, per i piccoli produttori, per gli agricoltori, ma anche per i cittadini. Un osservatorio che metta insieme le varie filiere, non italiane, ma europee. Del resto, se è vero come è vero che oggi l'Europa su questo settore ha investito molto, pur avendo prodotti che sono stati contraffatti e nonostante il PIL prodotto non sia stato altissimo, sappiamo benissimo che questo settore ha grandi Pag. 17margini di sviluppo e ha la capacità di gestire nel migliore dei modi le risorse investite in agricoltura. Per fare tutto questo occorre gestire le filiere e anche il controllo dei prezzi.
  Vorrei sapere cosa ne pensate in merito a questi due aspetti. Grazie.

  PRESIDENTE. Raccoglierei le domande e poi sentiamo le risposte. Prego senatore Potenti.

  MANFREDI POTENTI. Signor presidente, ringrazio i nostri auditi per le importanti e tecniche indicazioni che ci hanno fornito.
  La mia è una domanda specifica relativa all'iniziativa di qualche giorno fa, che abbiamo conosciuto attraverso i media, promossa da Coldiretti al confine fra Italia e Austria, lungo il Passo del Brennero. Vorrei sapere se, rispetto a questo continuo ingresso nel Paese, lecito, di una pluralità di prodotti anche freschi di diversa natura che sono destinati ad aziende che li lavorano e poi li pongono in commercio, con tutta una serie, come si è visto e si è dimostrato, di prodotti finali che evidentemente non corrispondono a quanto indicato in etichetta o alle qualità promesse sui banconi di vendita, ci potete dire qualcosa? Di che entità si sta parlando rispetto al sistema di produzione nazionale degli alimenti o, comunque, dei marchi più importanti? Perché, dai numeri che abbiamo visto in tv, dalla serie dei camion che si sono fermati a quel controllo di «natura sindacale», ci viene il sospetto che sia di una consistenza di particolare rilievo, che pur lecita come diceva lei, fa parte di una filiera, ma che in questo primo passaggio non può essere bloccata.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Senatore Lorefice. Prego.

Pag. 18

  PIETRO LOREFICE. Signor presidente, anch'io ringrazio gli auditi.
  Nella vostra esposizione non ho sentito parlare in generale di contrasto al fenomeno del caporalato e di come tale fenomeno si intreccia anche con l'immigrazione clandestina. Spesso le mafie in alcuni territori sfruttano questo fenomeno per entrare dentro varie filiere. Vi chiedo se seguite o meno questo fenomeno. Non ho letto i vostri rapporti, in cui questo aspetto potrebbe già essere contenuto, comunque ve lo chiedo ugualmente.
  Altra questione: l'ambito legato al mondo dell'energia. Sappiamo che negli ultimi anni c'è stato un forte impatto nel settore agricolo in generale, anche dal punto di vista economico, sia per l'elevato costo dei carburanti sia per la conversione delle fonti energetiche. Perciò, da un lato abbiamo l'approvvigionamento e la direzione indicata dall'Unione europea per il cambio di passo, dall'altro – qui mi lego al Green Deal europeo – gli impatti sul comparto a seguito della transizione ecologica ed energetica. Vi chiedo: state seguendo anche questo fenomeno? State seguendo le questioni legate all'agrisolare e all'agrivoltaico e, quindi, ai grandi investimenti in questo settore?
  Vi faccio un esempio. Io sono siciliano e ho visto che negli ultimi anni nella mia regione alcune società, semplici Srl, che non hanno mai operato un solo giorno e possibilmente con assenza di capitale versato, hanno presentato progetti per decine di milioni di euro, con impatti enormi. Sono società che spesso, almeno da una verifica che ho fatto personalmente, stranamente hanno sede nel Regno Unito, con una serie di scatole cinesi, e poi hanno alcuni referenti territoriali e locali. Pertanto si tratta di una filiera particolarmente articolata. Ebbene, da qui a pochi anni rischiamo che vengano invasi i nostri territori, anche vocati e altamente produttivi. Peraltro, Pag. 19voi avete parlato anche di giusta remunerazione per gli agricoltori, che si va a scontrare con la logica della grande distribuzione. Con questo cerco di collegarmi alle organizzazioni di produttori, che, almeno quelle, dovrebbero fare gli interessi degli agricoltori, anche se non sempre è così. Vi chiedo, dunque, se voi seguite questa fenomenologia e se ci potete dare informazioni puntuali.
  In ultimo, vi chiedo se avete una mappatura su base regionale, se avete una fotografia regione per regione delle varie permeazioni mafiose o criminali, o se avete solo un rapporto generale. Qual è l'origine delle informazioni che utilizzate per fare i vostri rapporti?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Iaia. Prego.

  DARIO IAIA. Signor presidente, faccio i complimenti alla Fondazione per il grande lavoro che svolge e colgo l'occasione per fare i complimenti anche all'associazione Coldiretti, che è nota per le tante iniziative in favore degli agricoltori e delle imprese agricole, non ultima quella richiamata dal collega Manfredi del blocco al Passo del Brennero di questi camion, che purtroppo in tantissimi casi introducono in Italia prodotti, in alcuni casi anche di scarsa qualità, che vanno a finire nelle aziende italiane – lo dobbiamo dire – e magicamente si trasformano in prodotti italiani di altissima qualità.
  Vorrei avere un chiarimento. Voi svolgete questa attività per i reati nel settore agricolo e agroalimentare consumati della criminalità e, in taluni casi, dalla criminalità organizzata. Avete parlato anche del fenomeno dell'italian sounding. Vorrei sapere se in questi anni, come Fondazione o come Coldiretti, c'è stata occasione di costituirvi direttamente nell'ambito di processi penali che hanno visto coinvolte organizzazioni criminali oppurePag. 20 singoli autori di reati? Qual è l'esperienza che avete maturato nell'ambito di questi procedimenti ed eventualmente gli esiti degli stessi?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  STEFANO MASINI, membro del Comitato scientifico della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare». L'applicazione del nuovo regolamento in materia di indicazioni geografiche sicuramente potrà rappresentare un baluardo per le nostre plurali ricchezze, i nostri giacimenti. Dobbiamo, però, ricordare che DOP e IGP dal punto di vista della disciplina europea formano regole di eccezione. Quando parliamo di «made in», quindi del nostro intero fatturato agroalimentare, parliamo di un bene immateriale, che dal punto di vista giuridico si traduce in una indicazione geografica semplice, ovverosia un elemento collettore per le imprese di clientela che rappresentano per il consumatore un elemento reputazionale rispetto alla collocazione geografica. Questo elemento è oggi tradito dalle odierne modalità di costruzione della filiera, di cui l'episodio del Passo del Brennero, senatore Potenti, ha rappresentato un esempio evidente.
  Quando, in un giorno a caso, la Guardia di finanza ferma camion di patate con provenienza Budrio, anguille con destinazione Comacchio, mozzarelle con destinazione Benevento, queste operazioni casuali, occasionali, descrivono che il vulnus del made in Italy è legato alla cosiddetta «origine doganale». Noi sappiamo, infatti, che l'articolo 60 del regolamento doganale stabilisce che per origine di un prodotto che sia trasformato, si intende il Paese di ultima trasformazione sostanziale, Pag. 21economicamente giustificata, capace di realizzare in quel Paese un prodotto nuovo. Quindi, che cosa accade? Che quei prosciutti che abbiamo visto, che attraverso le immagini televisive hanno visto tutti i cittadini consumatori, provenienti dalla Polonia e indirizzati verso stabilimenti di Parma, entrano in modo legittimo, perché chiaramente noi siamo protagonisti di un mercato libero e competitivo a livello europeo. Peccato però che ragionevolmente diventano prodotti assimilati a quelli italiani. D'altronde, è nella presentazione che luoghi, simboli e colori suscitano quelle forme di concorrenza sleale.
  È molto importante, quindi, avviare a livello europeo una rilettura del codice doganale rispetto ai prodotti interamente realizzati in un Paese, come hanno fatto i tedeschi quando si sono visti arrivare dal Belgio e dall'Olanda tessuti di micelio già inseminati e, dopo tre giorni dall'arrivo in Germania quel micelio produceva funghi che, sulla base delle regole del codice doganale, diventavano funghi tedeschi. Lì la Germania si è impuntata e ha detto: «No. I prodotti, per essere considerati originari di un Paese, non solo devono essere raccolti, ma devono essere anche coltivati in quel Paese» e ha modificato il comma 1 dell'articolo 60.
  A livello europeo, sicuramente con la prossima Commissione, ci dobbiamo impegnare a modificare il secondo comma, che è il vulnus al made in Italy. Però, potremmo anche fare molto di più a livello di pressione giurisprudenziale su cosa consideriamo per origine doganale. Quando il tribunale di Castellammare di Stabia, il cui presidente è componente autorevole del nostro comitato scientifico, ha bloccato un camion di triplo concentrato di pomodori cinesi, destinato, attraverso una semplice aggiunta di acqua e sale, a diventare doppio concentrato, ha voluto ribadire, in dibattimento, con un'istruttoria veramente complessa, che quella non è ultima trasformazione Pag. 22sostanziale, ma una vera e propria manipolazione del prodotto, il cui obiettivo è dare più valore al prodotto, perché lo stesso poi veniva immesso sul mercato come pomodoro italiano. Allora, su questo concetto di origine legata alla trasformazione sostanziale si potrebbe già fare molto di più. Non a caso, nei corsi che come Fondazione facciamo ai magistrati, argomento di cui ha parlato il dottor Ferraro, una lezione è sempre legata al concetto dell'origine, proprio con l'obiettivo di stimolare questa capacità di intervento.
  Le agromafie, che tradizionalmente si occupano di territorio, noi le analizziamo con maggiore attenzione sul piano delle filiere, perché poi il controllo, attraverso reati di riciclaggio, di bar, di ristoranti, è un capitolo importante nella nostra documentazione. Da ultimo le agromafie si sono interessate di energia. Noi stiamo subendo, anche come categoria economica di agricoltori, una scelta. In particolare, nel caso di energie collocate in area agricola, su territori che hanno una vocazione agricola, noi abbiamo sempre chiesto che quelle energie rinnovabili potessero essere considerate una fonte integrativa del reddito dell'agricoltore, cioè energie integrate nell'azienda agricola o di coltivazione o di allevamento, per evitare quelle speculazioni a cui lei, senatore Lorefice, faceva riferimento. È chiaro che i terreni agricoli, oggi, soprattutto nelle aree più deboli sul piano economico, sono preda di mediatori, facilitatori, e di questo noi non facciamo un elemento di originale lettura: basta prendere le relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia per leggere quello che accade sui territori. Politicamente, però, noi ancora oggi, a distanza di diciotto mesi, non abbiamo il decreto delle aree idonee, e solo con questo decreto si potrebbe cominciare a ricostruire una geografia delle aree dove comunque non si possono localizzare Pag. 23impianti speculativi agricoli. Questo chiaramente costituisce un grave vulnus.
  Ci siamo costituiti, in un'occasione, in un procedimento legato all'importazione di patate provenienti dall'Est Europa, al tribunale di Bologna, e la causa è ancora in corso. È chiaro che la costituzione di parte civile rappresenta un altro degli elementi qualificanti la nostra Fondazione.

  MASSIMO FERRARO, direttore della Fondazione «Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare». Faccio due considerazioni. La prima è sulle fonti del rapporto agromafie. Il rapporto agromafie nasce innanzitutto dall'analisi dei dati dell'attività delle forze di polizia giudiziaria ed anche di quelle procure che rispondono al nostro invito di avere le informazioni. Quindi, la prima base sono i dati ufficiali delle attività svolte dalle forze di polizia giudiziaria (NOE, NAS, Carabinieri forestali, tutela agroalimentare, SCICO, contraffazione, Guardia di finanza) che noi valutiamo. Nell'ambito del comitato scientifico, come vi dicevo, vi sono anche le forze di polizia. È in questo momento presente per i Carabinieri il vice comandante generale, il generale di corpo d'armata Riccardo Galletta, che rappresenta la parte del mondo dei Carabinieri con cui valutiamo i dati. Per quanto riguarda la Guardia di Finanza è presente in questo momento il comandante dello SCICO, il generale di divisione Quintavalle Cecere. Inoltre è presente il generale di corpo d'armata Andrea Rispoli dei Carabinieri. Quindi, abbiamo un tavolo di confronto partendo dai dati che valutiamo nel comitato scientifico.
  Le tendenze vengono fuori anche da analisi territoriali. Come mondo della Coldiretti abbiamo una presenza molto diffusa sul territorio sia di agricoltori sia di funzionari dell'organizzazione, che ci permettono anche di avere delle sentinelle territoriali che ci danno l'idea di cosa succede in alcuni ambiti, Pag. 24e questo può diventare motivo di analisi da un punto di vista in questo caso più sociologico. Chiaramente noi facciamo studi, questa è la nostra l'attività. I dati sono direttamente forniti delle forze di polizia, dati ufficiali che chiediamo sia alle procure sia alle forze di polizia giudiziaria, che sono la base di partenza su cui valutiamo nel comitato scientifico.
  Ho dimenticato di citare tra i gruppi di lavoro, insieme ai flussi migratori – su cui, come dicevo, abbiamo un progetto che speriamo prima o poi di far decollare (se abbiamo tempo ve lo racconto, ma so che i tempi sono stretti, comunque forse sul sito c'è qualcosa) –, quello sul caporalato, che è un tema che certo noi abbiamo affrontato, già nel periodo in cui è uscita l'ultima legge, non ricordo (scusatemi, con le leggi faccio sempre fatica) se nel 2016 o nel 2017. Ai tempi organizzammo tavoli con il Ministero dell'agricoltura, con il Ministero della giustizia e con il Ministero del lavoro, che erano i tre gabinetti che seguivano la determinazione dell'ipotesi di legge che andava prodotta. In quei tavoli noi siamo stati molto duri su tutti gli aspetti che legassero non solo il caporalato (il vero problema è sicuramente il caporalato, anche perché lì ci sono fatti di violenza inaudita e di situazioni molto dure) ma anche lo sfruttamento lavorativo, che forse è molto più diffuso rispetto a quello. Come Fondazione abbiamo fatto, inoltre, una pubblicazione, mettendola sull'aspetto un po' più positivo, dal titolo «Agricoltura senza caporalato», in cui abbiamo raccontato anche la legge che noi volevamo, che poi non è stato possibile portare avanti. Tra l'altro la scelta di Coldiretti, quindi fuori dalla Fondazione, è questa: chi viene processato, chi ha problemi di caporalato come imprenditore agricolo, non è più socio della Coldiretti. Questa è una scelta dell'organizzazione.
  Come Fondazione abbiamo iniziato invece questi studi e sul tema del caporalato siamo attentissimi. Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie a voi. Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.