XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 37 di Mercoledì 13 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 

Audizione del dottor Nicola Piacente, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 2 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 8 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Cantalamessa Gianluca  ... 11 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12 
Orlando Andrea (PD-IDP)  ... 12 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 12 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Sallemi Salvatore  ... 13 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Rando Vincenza  ... 14 
Piacente Nicola , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Audizione del dottor Nicola Piacente, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Nicola Piacente, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova, a cui do il benvenuto.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito dei colleghi e in tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  L'odierna audizione si inserisce nell'ambito dello specifico approfondimento che la Commissione sta svolgendo relativamente alla penetrazione della criminalità organizzata, in particolare della 'ndrangheta, nel Centro-Nord del Paese. Quindi, ringraziandolo ancora per la disponibilità e la cortesia, do la parola al dottor Piacente per la sua relazione.

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Buon pomeriggio a tutti. Sono lusingato della convocazione e allo stesso tempo anche particolarmente emozionato quindi mi si perdonerà qualche attimo di esitazione, ma è la mia prima audizione in Commissione parlamentare antimafia a palazzo San Macuto. Inizierei nel cercare di delineare quelle che ritengo possano essere le dinamiche attuali. Per dinamiche attuali posso parlare di sviluppi della criminalità nel distretto di Corte d'appello di Genova da un biennio a questa parte, giusto per focalizzare l'attenzione anche sulle inchieste più importanti che sono state portate avanti. Una premessa: il distretto di Corte d'appello di Genova comprende anche il circondario di Massa, unico esempio in Italia in cui c'è un distretto di Corte d'appello che si estende anche in un'altra regione. Circondario di Massa che, sul fronte delle dinamiche mafiose, salvo notizie di stampa che hanno riguardato recentemente la vicenda delle cave di interesse di Cosa nostra, quantomeno nel passato, costituisce un circondario che secondo me è ancora da esplorare, ma che non è stato particolarmente connotato, almeno recentemente, da reati rientranti nell'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale. Volendo focalizzare il discorso principalmente sulla 'ndrangheta, essa è verosimilmente anche in Liguria l'organizzazione criminale maggiormente strutturata e presente. Possiamo però cominciare a ritenere di poterla classificare nell'ambito delle sue manifestazioni come, da una parte, una organizzazione tradizionale, che nell'ultimo periodo si è connotata in Liguria per una particolare attenzione nell'ambito del traffico di stupefacenti. Ciò è anche facilitato dalla conformazione geografica della Liguria e dall'accesso che le organizzazioni criminali calabresi hanno avuto nei Pag. 3porti della regione. Dall'altra parte, possiamo e cominciare anche a ragionare in termini di concezione non monadistica della 'ndrangheta, cioè di un'organizzazione che quanto meno nell'ambito del territorio del distretto di Corte d'appello di Genova agisce da sola in regime di monopolio per quanto riguarda la gestione e il traffico degli stupefacenti. Ritengo sia noto e comprovato che la 'ndrangheta abbia rapporti strutturati stabili con i cartelli sudamericani per quanto riguarda le forniture di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti. Occorre allargare lo spettro di analisi nel senso che le ultime indagini hanno evidenziato rapporti stabili e assolutamente pacifici, anzi strategici, che riguardano le organizzazioni calabresi con le organizzazioni albanesi. Mentre per quanto riguarda le organizzazioni calabresi, anche grazie al lavoro egregio e straordinario fatto dai colleghi in Calabria, possiamo individuare, con riferimento ai nostri indagati e agli insediamenti calabresi nel distretto di Corte d'appello, queste proiezioni rispetto alle case madri in Calabria, purtroppo abbiamo un deficit di conoscenza per quanto riguarda le cosiddette case madri con riferimento agli indagati albanesi. Sono comunque organizzazioni impermeabili e difficilmente esplorabili al loro interno anche perché, da quando mi sono insediato a Genova – sto parlando dell'ottobre 2022 – non abbiamo avuto un caso, dico un caso, di persone in ambito di organizzazioni calabresi o albanesi che abbiano deciso di collaborare con la giustizia. Andiamo avanti nel nostro lavoro con le indagini classiche svolgendo attività di intercettazione, avvalendoci anche dei dati che ci sono stati messi a disposizione dalle autorità giudiziarie straniere per quanto riguarda le conversazioni criptate su piattaforme, come EncroChat e Sky ECC. Da questo punto di vista, i dispositivi pronunciati nell'ultima sentenza delle Sezioni unite della Cassazione – le cui motivazioni non sono ancora state depositate – hanno confermato sostanzialmente la bontà e anche la validità degli strumenti di indagine che abbiamo attivato, cioè l'ordine di indagine europeo per l'acquisizione dall'estero di queste conversazioni criptate.
  Per quanto riguarda i referenti all'estero, dobbiamo sicuramente parlare dei cartelli sudamericani e dei traffici che si realizzano via mare, attraverso alcune compagnie di navigazione e il trasporto dei container. Sono state individuate almeno sei o sette rotte per quanto riguarda il trasporto dello stupefacente e lo scarico dei container. Soprattutto per quanto riguarda i porti della Liguria – su Massa non abbiamo episodi eclatanti – quelli maggiormente interessati dall'arrivo e dallo sbarco di container contenenti sostanze stupefacenti sono: Genova, Vado Ligure e La Spezia, con episodi che posso poi elencare. Le rotte riguardano la Colombia, in particolare i porti di Cartagena e Turbo, Guayaquil per l'Ecuador – una nazione emergente per quanto riguarda i cartelli operanti con riferimento alle sostanze stupefacenti – il Perù con i porti di Paita e Callao, il Cile con il porto di Sant'Antonio, il Brasile con Rio de Janeiro e, in una circostanza, c'era una vicenda che riguardava anche il porto di Buenos Ayres in Argentina. Possiamo sostanzialmente contare al momento cinque compagnie di navigazione che trasportano container che poi vengono recapitati nei porti genovesi e che sono state interessate da indagini o quantomeno da segnalazioni da parte della DCSA (Direzione centrale per i servizi antidroga) che hanno attivato i controlli all'interno dei porti. Sono compagnie che nell'ambito della rotta sudamericana, prima di giungere a Genova, toccano anche altri porti. Per esempio ci sono i porti spagnoli – Algeciras, Valencia, Las Palmas, Barcellona. Malta compare nell'ambito delle rotte europee e anche Livorno è un punto di approdo di importanti quantitativi di sostanza stupefacente.
  Stiamo cercando di comprendere, a parte la conformazione geografica, le ragioni per le quali sono sostanzialmente prediletti i porti liguri. Quello che abbiamo accertato è che, anche se non sono emersi collegamenti stabili e quindi inserimenti endogeni alle organizzazioni criminali – parliamo di quelle calabresi – possiamo però parlare di dipendenti di ditte di logistica – prezzolati Pag. 4chiaramente – che coadiuvano dando indicazioni preziose per quanto riguarda l'individuazione e lo svuotamento del container che contiene sostanze stupefacenti. Si tratta cioè di liberi professionisti per i quali non abbiamo accertato un inserimento strutturale nell'ambito dell'organizzazione e che però poi abbiamo arrestato nell'ambito delle operazioni antidroga. Per esempio in un'occasione c'erano due dipendenti di una società di logistica presso il porto di Genova che si erano da poco trasferiti dalla Calabria a Genova e avevano dato un contributo importante per quanto riguarda il recupero, poi sequestrato dalla Guardia di finanza, di 450 chilogrammi di cocaina. Chiaramente sono stati arrestati. Come contesto associativo è sembrata però più che altro una compartecipazione occasionale non nell'ambito di un accordo strutturato con questa organizzazione criminale.
  Ci sono diverse modalità di recupero. Chiedo scusa se utilizzo un gergo poliziesco però fra addetti ai lavori ci si comprende. Il «rip off» significa sostanzialmente lo svuotamento del container. Viene attuato da operatori portuali o comunque da persone che si introducono clandestinamente nelle aree portuali. Questo purtroppo succede a Vado Ligure dove possiamo constatare che si tratta di una zona esposta a questo tipo di infiltrazione. Si provvede all'apertura del container contenente panetti di cocaina che in genere vengono poi trasportati all'interno di zaini. La merce che occulta lo stupefacente è di norma frutta esotica proveniente dal Sudamerica. Poi c'è il «drop off» nel momento in cui lo stupefacente viene buttato a mare seguito da un'operazione di accostamento alla nave interessata al trasporto di stupefacenti che avviene a qualche chilometro dalla costa con successivo recupero. In alcuni casi lo stupefacente viene equipaggiato con galleggianti o segnali luminosi che consentono di individuare facilmente la dislocazione in mare di questi panetti. Il recupero avviene attraverso il sistema di localizzazione «Apple airtag». Ci sono persone che si introducono clandestinamente all'interno dell'area portuale e attraverso questo dispositivo riescono a individuare il container interessato. Ancora, vi è il recupero dai vani motori che alimentano il circuito frigorifero dei container. Sono dunque persone che si introducono clandestinamente all'interno dell'area portuale e recuperano lo stupefacente dai vani motori del sistema di raffreddamento dei container del frigo. Si tratta di un sistema difficilmente monitorabile e molto efficace per quanto riguarda l'occultamento. Oppure vi è il recupero con sommozzatori, proprio all'interno del porto, cosa che hanno fatto qualche volta delle organizzazioni albanesi. Quindi all'interno del porto vengono recuperate queste partite di cocaina, sempre in panetti, durante la sosta della motonave. Talvolta queste partite di cocaina sono saldate alla chiglia della motonave e quindi c'è bisogno dell'opera di sommozzatori particolarmente esperti.
  Per quanto riguarda i sequestri di stupefacente all'interno dei porti, a Genova vediamo un interesse e una presenza soprattutto della criminalità calabrese. Dal 2022 fino alla fine 2023, il quantitativo più importante riguarda quasi 445 kg di cocaina, sequestrati il 7 febbraio del 2022, con gli arresti di cui stavo parlando precedentemente, cioè quei dipendenti di una ditta di logistica trasferitisi dalla Calabria che avevano tentato di agevolare il recupero. Qui c'è stato prima un arresto in flagranza e poi, con lo sviluppo delle indagini, l'arresto di queste altre due persone. Per il resto, abbiamo a maggio e ottobre 2023, rispettivamente 53 e 34 kilogrammi di cocaina, e poi, il 3 gennaio 2024, 77 chilogrammi di cocaina. Si tenga presente che è un numero esiguo rispetto alle segnalazioni che la DCSA riceve delle agenzie americane per quanto riguarda l'imminenza di un arrivo di container contenenti sostanza stupefacente. Ho fatto un calcolo veramente approssimativo, tra sequestri e segnalazioni, segnalazioni corroborate e segnalazioni che non provengono da indagini in corso ma che acquisiamo come notitia criminis, e la percentuale di sequestri rispetto al numero di segnalazioni pervenute viaggia intorno al 20 per cento. Si tratta di una stima veramente molto «spannometrica» che ho fatto. Per il porto di Vado Pag. 5Ligure – relativamente a una indagine che deve avere il suo sviluppo – abbiamo avuto 968 kg di cocaina sequestrati il 17 gennaio del 2023. Il 3 gennaio avevamo avuto un sequestro di 353 kg di cocaina, 59 kg il 30 gennaio, 46 kg il 15 marzo, 82 kg il 23 marzo, 82 l'11 aprile, 92 il 29 luglio e il 4 marzo, recentissimamente, 116 kg, sempre nel porto di Vado Ligure, che statisticamente si dimostra essere forse il più gettonato per quanto riguarda il recapito della droga. Alla Spezia nel gennaio 2022 sono stati sequestrati 412 kg di cocaina.
  Per quanto riguarda i procedimenti più importanti, mi riferisco al n. 1167 del 2018 che vede come protagoniste l'autorità giudiziaria italiana e l'autorità giudiziaria francese. Abbiamo due versanti: da una parte un esponente, anche se originariamente assolto nell'ambito di un'inchiesta per 416-bis in Calabria, comunque in contatto con la cosca Gallico di Palmi, Carmelo Sgrò, e che si è rivelato un broker, un libero professionista, un intermediario di altissimo livello, capace di mettere in contatto l'organizzazione sudamericana con quella calabrese. Sul versante francese non si può parlare di locali perché la locale dovrebbe comprendere una sorta di proiezione anche strategica di una famiglia in un territorio diverso da quello di origine, però possiamo parlare di un insediamento in Costa azzurra della famiglia Magnoli, originaria di Rosarno, con rapporti di parentela con la cosca Molè di Gioia Tauro. Questo è quello che è scaturito dall'indagine, connotata dall'instaurazione di una squadra investigativa comune fra la DDA di Genova e la corrispondente DDA di Marsiglia, la JIRS, che ha portato, per quanto riguarda il versante ligure, alla esecuzione di misure cautelari nei confronti di tredici persone con contestuale sequestro preventivo di immobili per 440 mila euro. Sul versante francese, contestualmente all'esecuzione delle misure cautelari, ci sono stati dei decreti di fermo, provvedimenti cosiddetti di garde à vue, emessi dalla JIRS di Marsiglia, che hanno riguardato 33 indagati e sequestri più consistenti di immobili, veicoli, denaro per un valore complessivo di circa 2 milioni e mezzo di euro eseguiti in Francia e in Portogallo. Quello che si è notata è questa saldatura da una parte, sul versante ligure, di Carmelo Sgrò con referenti della cosca di Gallico di Palmi, dall'altra parte della famiglia Magnoli con appartenenti che possiamo chiamare francesi di seconda generazione, perché uno di loro è nato in Francia, quindi si può parlare veramente di un insediamento datato e, da questo punto di vista, dovremmo verosimilmente incrementare i nostri rapporti di collaborazione con le autorità francesi perché anche la Costa azzurra è diventato un territorio di insediamento delle organizzazioni. Lo stesso Sgrò, pur non essendo stato riconosciuto come appartenente a una associazione mafiosa ed essendo stato assolto nell'operazione reggina «Cosa mia», aveva comunque agevolato – si era capito nel corso dell'indagine – un latitante, Filippo Morgante, questo sì condannato per 416-bis, partecipe della cosca Gallico, al quale aveva fornito anche una serie di sistemazioni logistiche in Italia e in Francia. Queste sono le proiezioni. A loro volta i componenti della famiglia Magnoli sono legati da vincoli di parentela con la cosca Molè di Gioia Tauro.
  Faccio una anticipazione: il territorio della Corte d'appello di Genova, che comprende anche Massa, per quanto riguarda le indagini svolte, è connotato da insediamenti di famiglie reggine, di Reggio Calabria. Sono molto più sporadici gli episodi che riguardano – parlerò più in là di un episodio particolare – le cosche del catanzarese, in particolare le cosche del vibonese. L'insediamento più radicato sembra quello di famiglie che sono proiezione della zona del reggino, non tanto di quella del catanzarese. Possiamo passare alla prima indagine del 2021 che ha portato all'individuazione di rapporti di alleanze criminali tra organizzazione calabrese e organizzazione albanese, cosa che si è scoperta anche in questo caso grazie alla decriptazione delle piattaforme EncroChat e Sky ECC e poi da successive intercettazioni, svolte dall'autorità giudiziaria italiana. In questo caso parliamo intanto della cosca Palamara-Bruzzaniti-Morabito di Africo di cui fa parte Mario Palamara, arrestato nel corso Pag. 6della questa indagine, ricercato da Firenze, da Venezia, oltre che da Catanzaro, e anche da noi, che era stato latitante per un certo periodo di tempo e appartenente appunto alla cosca Palamara-Bruzzaniti-Morabito di Africo. Abbiamo avuto sostanzialmente due fasi, una caratterizzata da un monitoraggio di carichi di cocaina che arrivavano al porto di Vado Ligure per un totale di circa 180 kg, effettuato principalmente da albanesi che si ponevano soltanto come organizzazione direttamente interessata al recupero della sostanza stupefacente per la successiva rivendita, come organizzazione di professionisti terzi che operava per altre organizzazioni per quanto riguarda il recupero. Ci troviamo di fronte a questa duplice veste di organizzazione, cioè da una parte direttamente interessata perché coinvolta nell'acquisto e quindi nella distribuzione dello stupefacente, dall'altra interessata da altra organizzazione esclusivamente per quanto riguarda il recupero dello stupefacente, per conto di altre organizzazioni. In questo caso avevamo i sommozzatori ovvero coloro entravano direttamente nel porto. Erano aiutati dal dipendente di una società di trasporti, di un gruista che operava all'interno del porto, che è stato arrestato. In tutto erano stati ricostruiti 42 episodi per un totale di 180 kg, oltre due tentativi di importazione di 200 kg di cocaina e 100 kg di hashish. Abbiamo avuto la compartecipazione di componenti calabresi. Stavo parlando appunto di componenti della cosca Palamara Bruzzaniti. Il sequestro più significativo di cui ho parlato precedentemente è di circa 400 kg per quanto riguarda il porto di Genova. Si tratta dunque di persone attinte da provvedimento cautelare. L'indagine è chiusa. L'indagine precedente si è conclusa delle condanne. In questo caso abbiamo richiesto il rinvio a giudizio e tutti hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, quindi ne aspettiamo la celebrazione.
  Spostiamoci nella zona della Spezia. Anche in questo caso abbiamo protagonisti esponenti della comunità albanese e, a dimostrazione del fatto di come si siano integrati nel territorio e quanto siano in grado di gestire dinamiche territoriali, abbiamo avuto un esponente di spicco di questa cosca che è stato arrestato. In questo caso abbiamo un tentativo di importazione di 100 kg di cocaina. Si tenga conto che è un'operazione svolta anche con l'ausilio di un agente sotto copertura. Abbiamo dunque un grosso esponente del gruppo albanese che ha agevolato la fuga e la latitanza di un soggetto calabrese, tale Staiti, agevolato nella sua latitanza per trasferirsi dall'Italia alla Svizzera attraverso il valico di Bizzarone. In questo caso, non sono più gli italiani che, conoscendo il territorio, agevolano la latitanza di altri, ma sono gli stranieri che agevolano la latitanza dei primi. Un'altra operazione viene connotata dalla contestazione dell'articolo 74 – il territorio è quello di Diano Marina, stiamo parlando dell'estremo Ponente ligure – ma che vede, nell'ambito della gestione del traffico di stupefacenti e soprattutto della vendita, l'utilizzo del metodo mafioso. Abbiamo avuto gli arresti per l'articolo 74, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con l'aggravante del 416-bis, punto 1, il metodo mafioso. Abbiamo una famiglia emergente, chiamiamola così, De Marte e Gioffré, collocata da tempo nel territorio di Diano Marina, che – e questo è l'elemento significativo per la prima volta emerso in Liguria – si è avvalsa, per il traffico e anche nel rapporto con gli acquirenti, di un ragazzo minorenne, colpito anch'egli da ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla procura per i minorenni di Genova, per gli stessi reati attribuiti ai maggiorenni, quindi un sodale stabile dell'organizzazione. Questo dovrebbe indurre a riflettere sul segnale di allarme, significativo. C'è un panorama che riguarda la delinquenza minorile che comincia a mutarsi nelle sue dinamiche. Non abbiamo più le bande minorili dedite esclusivamente a rapine, a episodi di bullismo o di cyber bullismo nei confronti di coetanei, ma stiamo avendo un salto di qualità con il coinvolgimento di un minorenne nell'ambito di traffici importanti di sostanza stupefacente. Si tenga conto che in questo caso abbiamo sequestrato come provento del reato, come reinvestimento, più di 800 mila euro, tra autoveicoli, immobili e somme di denaro. Il caso costituiscePag. 7 dunque, per quanto riguarda il territorio della Corte d'appello di Genova, un episodio particolarmente significativo. Quindi i ragazzi, i minorenni, inseriti nell'ambito di cosche e di ambienti criminali organizzati non sono più appannaggio, purtroppo, del mio Sud, essendo io pugliese, ma cominciano effettivamente ad avere anche proiezioni strategiche per quanto riguarda altri territori. Una riflessione. Verosimilmente a questo punto dovremmo ripensare concretamente all'attuazione dell'articolo 371-bis del codice di procedura penale. I coordinamenti per quanto riguarda le grandi indagini in materia di criminalità organizzata dovrebbero cominciare a svilupparsi anche con il coinvolgimento delle procure presso il tribunale per i minorenni. Nell'ambito di situazioni di disagio familiare, ma anche di assistenza di minorenni non accompagnati, sbarcati grazie a operazioni umanitarie di salvataggio di immigrati o comunque coinvolti nella gestione di reati di piccolo cabotaggio da loro commessi, queste procure secondo me sono depositarie di reati o di episodi spia di dinamiche molto più complessi che possono riguardare il traffico di esseri umani, l'agevolazione della immigrazione clandestina, lo sfruttamento di minori nell'ambito delle grandi città da parte di bande organizzate o comunque il coinvolgimento di minorenni, soprattutto se appartenenti a famiglie di lignaggio criminale consolidato, anche nelle attività illecite di queste famiglie. Ripeto, avevamo forme di intimidazione nei confronti degli acquirenti e quindi di recupero crediti dove a contraddizione di quello che potrebbe forse sostenersi in questo momento, anche per quanto riguarda il distretto di Genova, ovvero che ci troviamo di fronte a una 'ndrangheta che si sta tramutando in mafia silente, quindi non in mafia che deve necessariamente manifestarsi con forme eclatanti di intimidazione. In questo caso invece avevamo episodi spia, scoperti durante le intercettazioni ma mai riferiti dalle vittime, con cui gli acquirenti della sostanza stupefacente venivano intimiditi pesantemente, con riferimento all'appartenenza ai De Marte-Gioffrè, per quanto riguarda il pagamento tempestivo e immediato delle partite di stupefacenti che venivano acquistate. Attraverso l'intimidazione con il cosiddetto riferimento allo spessore criminale di una famiglia, un contesto familiare presente da diverso tempo nella zona di Diano Marina, abbiamo avuto l'unico caso di contestazione dell'aggravante mafiosa con riferimento a un'ipotesi di traffico di sostanza stupefacente. Questo connota il Ponente ligure in termini ancora tradizionali di forme di manifestazione violenta dell'organizzazione criminale riconducibile alla 'ndrangheta, rispetto al resto del territorio ligure dove noi, ripeto, forse, per quanto ho potuto constatare prendendo in considerazione un biennio, come così come era indicato nell'invito, possiamo parlare effettivamente di una organizzazione criminale che mantiene tutti i connotati di pericolosità e di capacità economiche che da una parte si rivela nell'ambito della sua vocazione tradizionale, storica, cioè di essere sicuramente l'interlocutore principale a livello italiano per quanto riguarda i cartelli di trafficanti sudamericani, ma dall'altra parte si sta immergendo all'interno di un tessuto economico, che nel Nord può costituire una fonte di accumulazione di capitali particolarmente importante.
  Un altro caso riguarda la presenza nel territorio di Savona nuovamente del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti quindi Africo. Qui abbiamo avuto l'arresto di un esponente di questa famiglia, Pietro Fotia, una persona stabilmente inserita nel tessuto sociale savonese e che tra l'altro è stato recentemente condannato in primo grado per turbativa d'asta per quanto riguarda forme di intimidazione con le quali aveva voluto orientare a suo favore la vendita di un immobile. Purtroppo la Corte d'appello non ha riconosciuto l'aggravante mafiosa. Nel primo grado è stata riconosciuta, nel secondo grado no, ed è stato proposto ricorso per Cassazione. Questo è un altro caso non recentissimo, non come quello di cui ho parlato prima relativamente all'insediamento di Diano Marina in cui un elemento importante si è reso responsabile, con modalità che abbiamo ritenuto riconducibili al metodo mafioso, della Pag. 8perpetrazione di uno di quelli che dovremmo cominciare a ritenere come reati-spia per quanto riguarda l'insediamento territoriale di cosche criminali. L'operazione, che ha portato all'arresto di questo Fotia – avevamo 15 indagati appartenenti per lo più al clan Bruzzaniti – si è però inserita in un arresto contestuale di oltre 100 indagati, nell'ambito di un'operazione coordinata della DNA che ha visto come protagoniste anche la Procura di Reggio Calabria e la Procura di Milano. Un'indagine che il nostro tribunale del riesame di Genova ha in qualche modo però smembrato perché per una parte degli indagati, fra cui Fotia, sono stati riconosciuti gravi indizi di responsabilità per quanto riguarda i reati in materia di stupefacenti, però di competenza di Reggio Calabria e per una parte residuale di competenza di Milano. L'insediamento logistico di questa persona – sto parlando di Fotia – è Savona.
  Passo a parlare delle dinamiche attuali. Presidente lei mi interrompa se sto abusando della vostra pazienza.

  PRESIDENTE. Siamo qui per ascoltare.

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Circa i reati-spia, originariamente e anche sulla base di specifici protocolli d'intesa con la DNA e con le altre procure del distretto, oltre che con le forze dell'ordine, c'era uno scambio di informazioni fruttuoso e importante per quanto riguarda la perpetrazione dei medesimi al di fuori del circondario di Genova – sto parlando soprattutto di incendi di automezzi, di atti intimidatori nei confronti di amministratori locali, di professionisti o di forze dell'ordine e di episodi di usura. Al momento, a parte questi episodi di cui sto parlando, come a Diano Marina, tali reati-spia si stanno però notevolmente ridimensionando. Questa immersione di un'organizzazione criminale sicuramente che non è scomparsa, ma che ha trovato una fonte incredibile di approvvigionamento di capitale nel traffico degli stupefacenti e quindi da un lato con il ritorno alle modalità tradizionali, ma dall'altro a forme più subdole e più molto più accorte di inserimento soprattutto nel tessuto economico, allora se parliamo di inserimento nel tessuto economico dovremmo cominciare a ripensare alla categorizzazione dei reati-spia. Sono contento e mi fa molto piacere che il legislatore, nel momento in cui ha istituito questa Commissione parlamentare antimafia, abbia posto l'accento sullo studio e l'analisi delle cosiddette mafie silenti e delle forme di manifestazione anche di questo tipo di organizzazioni: allora cominciamo a guardare a reati di natura economica. Un esempio lo abbiamo avuto, ed è la turbativa d'asta. Altri reati potrebbero riguardare quelli in materia societaria, la corruzione tra privati, per quanto riguarda per esempio gli accordi che possano riguardare a monte subappalti o commesse nell'ambito degli appalti pubblici. Cominciamo a guardare a quella che è la forma classica di reato-spia, la concorrenza sleale attraverso atti di violenza, la concorrenza sleale anche attraverso atti di corruzione tra privati. Cominciamo a guardare non soltanto il settore pubblico, ma anche l'ambito degli appalti privati, un'altra forma con cui si può effettivamente approfondire il ruolo che le organizzazioni criminali svolgono nell'economia legale. Mi rendo conto che l'appalto pubblico può essere effettivamente oggetto di attenzione, anche attraverso specifici protocolli di legalità. Per esempio, a Genova, proprio nell'ambito di grossi progetti finanziati o comunque rientranti nel PNRR – sto parlando del ponte sub portuale, dello sviluppo dell'area portuale di Sampierdarena o del Terzo valico in cui ci troviamo nell'ambito del settore pubblico – sono stati stipulati protocolli di legalità. Attenzione, questi protocolli di legalità possono effettivamente da un certo punto di vista arginare l'infiltrazione delle mafie nell'ambito degli appalti pubblici, però d'altra parte c'è tutto il settore privato che secondo me va esplorato ed esaminato. Non per criminalizzare le imprese del Sud, ma nel momento in cui ci si rende conto, soprattutto in contesti territoriali abbastanza limitati, che c'è una sola impresa che in un determinato settore sta assumendoPag. 9 forme di monopolio e soprattutto se questa impresa è legata magari a famiglie storiche della criminalità, allora questi potrebbero essere input molto interessanti. Stesso discorso, valgono come reati-spia i reati in materia tributaria, le frodi carosello laddove non interessino direttamente la competenza della Procura europea. Anche in quel caso però si tratta di una forma di accumulazione di capitali che ha un rapporto costo-beneficio piuttosto interessante perché i benefìci sono delle frodi al fisco plurimilionarie, i rischi, nel momento in cui non si dovesse approfondire e non si dovesse dimostrare la riconducibilità a una cosca mafiosa senza arrivare al 416-bis o all'aggravante, le pene edittali per i reati tributari non è che siano elevatissime. Sono pugliese e mi ricordo il rapporto costi-benefìci che c'era fino alla fine degli anni Novanta, con il contrabbando delle sigarette, un traffico completamente monopolizzato dalla Sacra corona unita per quanto riguarda determinati territori pugliesi con pene decisamente meno gravi rispetto al traffico di stupefacenti. Turbativa d'asta, reati tributari e anche, come fatti-spia, le interdittive emesse dai prefetti. Le interdittive possono essere effettivamente uno spunto di approfondimento investigativo estremamente importante. Abbiamo avuto dieci interdittive antimafia nel 2022 e tre nel 2023, emesse dal prefetto di Genova.
  Ultimamente abbiamo avuto un omicidio. Domenico Pellegrino – figlio di uno dei maggiori esponenti dell'ultimo processo che si è celebrato a Imperia in cui ci sono state condanne per 416-bis – che ha ucciso un tale Joseph Fedele, di origini calabresi, anche se di nazionalità francese. Anche in questo caso però l'aggravante mafiosa non è stata riconosciuta, sebbene le modalità fossero quelle dell'esecuzione mafiosa. Per quanto riguarda gli omicidi, mentre registriamo nel territorio nazionale, un incremento spaventoso degli omicidi nell'ambito delle relazioni affettive, registriamo una diminuzione significativa per quanto riguarda gli omicidi maturati in ambiti assolutamente criminali.
  Parlavo prima di famiglie del reggino. Ora però abbiamo avuto due episodi che sono meritevoli di approfondimento, cioè l'arresto a Genova in una chiesa, nell'aprile 2023, di Pasquale Bonavota, latitante nell'inchiesta della procura di Catanzaro Rinascita-Scott, fra l'altro condannato, che viene rintracciato a Genova. Precedentemente, anche se la nostra banca dati è scarna per quanto riguarda questi episodi, abbiamo avuto un precedente di un parente di questo Pasquale Bonavota, anche lui latitante, che nel 2008 venne arrestato a Genova. Sono quindi due episodi in cui la criminalità vibonese si è manifestata addirittura nel capoluogo ligure che, a sua volta, è stato riconosciuto come locale di 'ndrangheta, ma come locale reggina, non come locale catanzarese. Chiaramente stiamo tentando di approfondire il tessuto che possa avere in qualche maniera agevolato la latitanza, almeno nel territorio di diretto interesse, di questo Pasquale Bonavota, visto anche il precedente significativo. Le cosche catanzaresi e vibonesi sono scarsamente rappresentate nell'ambito del panorama della storia criminale per quanto riguarda il territorio di Genova.
  Per quanto concerne la corruzione elettorale abbiamo avuto una vicenda del 2010 in cui un candidato, Alessio Saso, promette denaro a Domenico Cangemi, uno dei fondatori dell'insediamento calabrese proprio a Genova e a Giuseppe Marcianò. Recentemente abbiamo avuto una condanna non per il 416-ter, ma per la corruzione elettorale, quindi per il reato di cui alla legge n. 570 del 1960, aggravato dal 416-bis, punto 1. Questo l'episodio più importante che, allo stato, ha avuto un accertamento di carattere giudiziario. Vediamo se l'aggravante mafiosa verrà riconosciuta in appello. Il monopolio dell'attenzione esclusivamente sulla 'ndrangheta, per quanto sicuramente sia l'organizzazione più strutturata operante sul territorio, non ci deve distogliere dal focus su altre forme di criminalità, in primis quella albanese, visti i collegamenti. Stiamo avendo recentissimamente anche altri episodi. Una criminalità campana che viene connotata da un'intestazione fittizia di beni. Ultimamente abbiamo avuto una vicenda che ha portato a un arresto, per un bar in un quartiere di Pag. 10Genova, Genova-Pegli, con un'ipotesi di intestazione fittizia in cui l'effettivo titolare era una persona del rione Traiano di Napoli, e il bar era intestato a un soggetto terzo. Cosa interessante, questo bar, prima che venisse fittiziamente intestato, era stato oggetto di un incendio, tant'è vero che la precedente titolare se ne era dovuta liberare e quindi abbiamo accertato chi fosse interessato.
  Abbiamo avuto episodi di usura con metodo mafioso, da parte di un tale Roberto Sechi, palermitano legato però alla costola genovese dei Fiandaca. Con lui sono state arrestate altre persone. Nei suoi confronti era stata contestata da parte nostra l'aggravante mafiosa perché lui si presentava ai debitori come esponente della famiglia Fiandaca. Il GIP non ha riconosciuto l'aggravante mafiosa e vedremo di coltivare l'iniziale ipotesi accusatoria. Abbiamo dunque avuto episodi di usura (reato-spia) oltre che di gestione delle scommesse clandestine. La gestione delle scommesse clandestine questa volta non era connotata da forme di intimidazione, anche se però era verosimilmente prodromica di episodi di usura perché molti dei giocatori in ambito sportivo perdevano grosse somme e diventavano potenziali clienti in termini di usura. Anche in questo caso abbiamo avuto grosse difficoltà, cioè con nessuna denuncia da parte delle persone offese, e soprattutto si è svolta attività di intercettazione.
  Infine, Salvatore Vetrano, una persona attinta da una misura di prevenzione patrimoniale molto importante emessa dal tribunale per le misure di prevenzione di Palermo che però dalla Spagna in Portogallo e in Italia, soprattutto in Liguria, aveva creato un sistema di frodi carosello per quanto riguarda la commercializzazione di prodotti surgelati. Anche in questo caso, anche se non si tratta di soggetto riferibile a una cosca calabrese, abbiamo un esponente della criminalità siciliana, che comunque ha trovato forme di accumulazione di capitali che hanno portato, nel corso delle perquisizioni effettuate in Spagna, a Palermo oltre che a Genova – comunque in particolare a Palermo – al sequestro di oltre 3 milioni di euro in contanti. Sono forme di manifestazione e di presenza anche di altri esponenti criminali nell'ambito del distretto di Corte d'Appello. Non voglio diminuire assolutamente la portata imponente storica della mafia calabrese, voglio semplicemente dire che da parte nostra, da parte delle forze dell'ordine, ci deve essere una moltiplicazione di sforzi per non abbandonare altre piste investigative, perché inevitabilmente possiamo assistere, soprattutto in un territorio dove non c'è una mafia egemone, a forme di compensazione. Una volta entrata in crisi un'organizzazione criminale ne emerge un'altra. Dobbiamo cercare di prevenire queste forme di compensazione e di espansioni territoriali che si basano sull'operazione nei confronti di una sola organizzazione piuttosto che di altra. Avrei terminato la mia esposizione.

  PRESIDENTE. La ringraziamo perché è stata una relazione molto dettagliata che sicuramente ha già, almeno a me, prevenuto alcune domande. Immagino che ci siano degli iscritti a parlare. Ho visto che si è iscritto il senatore Cantalamessa. Mi permetto un passo avanti a tutti solo per un dettaglio, prima di passare oltre. Avrei chiesto di Bonavota, ma lei ha già risposto. Si tratta di una cosa che mi ha molto colpito perché effettivamente era nell'elenco dei più ricercati d'Italia a seguito dell'operazione Rinascita-Scott. Invece mi volevo soffermare sulla relazione che la DIA che fa regolarmente al Parlamento e che fa esplicito riferimento alla crisi delle aziende del suo distretto e paventa tra queste delle infiltrazioni 'ndranghetiste nella gestione di queste aziende, soprattutto passando appunto da prestiti a usura. Lei può dirci che diffusione abbia questo specifico fenomeno?

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Io interpreto l'indicazione della DIA sostanzialmente come un campanello d'allarme. Parlo della mia esperienza diretta cioè di circa di un anno e mezzo di mia permanenza a Genova e di un'analisi che ho fatto anche perché ho dovuto gestire comunicati Pag. 11stampa per operazioni originatesi precedentemente. Ritengo – così interpreto però posso sbagliarmi – che loro allo stato si basino su esperienze vissute in altri distretti. Parlo per esempio della DDA di Milano. Nel momento in cui è stata accertata una situazione di crisi si è verificato che l'organizzazione mafiosa ha, anche su richiesta stessa degli imprenditori in crisi, offerto un servizio di aiuto in termini di elargizione in denaro, anche in contante, che poi ha portato a fenomeni di usura o comunque di controllo della società. Al momento, per quanto riguarda le evidenze immediate, non ho casi specifici, ma posso essermi sbagliato.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Ovviamente non potrebbe riferire sulle indagini in corso.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie signor procuratore per la relazione precisa e puntuale. Due o tre domande flash. Sulle infiltrazioni nelle amministrazioni locali, lei ha parlato prima, se ho capito bene, di un caso di corruzione, ma volevo sapere se ci sia un fenomeno che sta iniziando a svilupparsi. Ho partecipato a un convegno sui beni confiscati qualche settimana fa e mi ha impressionato il fatto che i relativi provvedimenti dovrebbero essere 460 in Liguria negli ultimi otto anni, ma fino al 2014 erano 140, quindi di fatto sono triplicati nel giro di pochi anni. Anche su questo le chiedo se si stia lavorando meglio sul lato delle confische e dei sequestri o se invece vi sia un aumento dell'attività criminale. Le chiedo quali siano le relazioni tra le varie organizzazioni criminali, se sono buone, se ci sono associazioni temporanee di imprese o se si sopportano nelle varie aree di business. L'ultima domanda riguarda le cinque compagnie di navigazione che ha menzionato. Qual è la percentuale sul totale? Sono straniere o italiane?

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Per quanto riguarda le infiltrazioni in amministrazioni locali a mia memoria abbiamo avuto lo scioglimento molti anni fa del comune di Ventimiglia, dopodiché non abbiamo avuto altre ipotesi di scioglimento. Come ripeto, ritengo che l'infiltrazione nell'ambito di un comune sia un fatto eclatante che possa destare allarme sociale, l'infiltrazione nell'ambito di un tessuto economico, di una società anche medio-piccola, è un fatto che passa maggiormente inosservato ed è molto più lucrativo. Con l'interdittiva antimafia o attraverso i protocolli di legalità si cerca di arginare la presenza mafiosa nell'ambito del settore dell'economia pubblica. Dunque ritengo che il sommerso e l'economia privata possano diventare il fronte d'interesse.
  Queste organizzazioni convivono. Come dicevo prima, c'è stato un solo omicidio negli ultimi anni, siamo quindi nell'ambito di una pace che conviene principalmente alle organizzazioni criminali. L'omicidio o l'incendio dell'azienda e così via, destano effettivamente allarme sociale. In questo periodo abbia avuto incendi o danneggiamenti riconducibili all'area anarco-insurrezionalista, in particolare nel periodo in cui c'era Cospito che faceva lo sciopero della fame con forme di manifestazione di solidarietà nei suoi confronti. Incendi che nulla hanno a che vedere con la criminalità organizzata bensì con il fronte anarco-insurrezionalista che nel distretto di Corte d'appello, e in questo caso comprendo anche Massa, dà veramente parecchio lavoro da fare. Associazioni temporanee e convivenza: posso parlare di patti che stanno cominciando a diventare stabili o comunque non occasionali tra la criminalità albanese e quella calabrese, convivenza pacifica per quanto riguarda la presenza di altre organizzazioni, mi riferisco a cosa nostra e alla camorra napoletana.
  Le compagnie di navigazione sono straniere e sono quelle individuate dalla Guardia di finanza che pur non monopolizzando sono comunque particolarmente interessate al trasporto merci dal Sudamerica a Genova e in generale in Liguria. Si tenga conto che toccano vari porti, nel senso che quando partono dal Perù non vanno direttamente a Malta, ma ci sono anche altri scali intermedi. Beninteso, non Pag. 12abbiamo prove del coinvolgimento delle compagnie di navigazione nel traffico di stupefacenti. Abbiamo prove del coinvolgimento di dipendenti delle aziende di logistica e dei trasporti che lavorano all'interno dei porti. Questo è il dato attuale.

  PRESIDENTE. Sono iscritti a parlare l'onorevole Orlando e poi il senatore Sallemi.

  ANDREA ORLANDO. Grazie presidente. Volevo ringraziare il Procuratore per la puntuale relazione che credo davvero abbia ridotto al minimo l'ambito delle ulteriori domande. Volevo chiedere più che altro delle precisazioni. Sempre nel rapporto della DIA c'era un alert che veniva registrato come tale in relazione alle opere PNRR circa la possibilità di processi di infiltrazione. Volevo capire se quell'allarme ha in qualche modo avuto un riscontro fattuale e soprattutto se ci sono stati segnali di costruzione di relazioni con settori professionali che possano essere funzionali a questo tipo di disegno. Lei ha giustamente spostato l'attenzione anche sul fronte privato: le chiedo se ci sono ambiti di elezione rispetto agli investimenti dei capitali mafiosi, cioè se esistono settori che vengono scelti come naturale oggetto di allocazione delle risorse. La terza questione che le ponevo è questa. Tradizionalmente, per chi segue – io l'ho fatto in questi anni – l'evoluzione della presenza 'ndranghetista in Liguria, avevamo delle locali strutturate che nel Ponente erano anche legate alla storia del confino fin dagli anni Cinquanta e Sessanta a Genova e poi avevamo una presenza tendenzialmente in Val di Magra a Sarzana. C'era stato un episodio che riguardava invece l'ambito del Tigullio e in particolar modo il comune di Lavagna che aveva portato a un'indagine che aveva coinvolto anche gli amministratori locali. Volevo capire, essendo quello un comprensorio turistico di rilevanza, se ci sono stati altri segnali che andavano in quella direzione.

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Anche qui ritengo che sia un'analisi e una raccomandazione preventiva che fa la DIA per quanto riguarda il pericolo di infiltrazioni mafiose nell'ambito della realizzazione dei programmi del PNRR. Si tenga conto che nel momento in cui ci sono fondi dell'Unione europea la competenza passa alla Procura europea, per cui io posso rispondere per quanto riguarda la DDA di Genova. Non so la Procura europea sia in possesso di dati rispetto a quelli che sono effettivamente in mio possesso. La città di Genova ha avuto un'esperienza felice per quanto riguarda i tempi e le modalità di realizzazione del ponte, in relazione alla quale, ad oggi, non abbiamo avuto nessun segnale di una presenza mafiosa o di criminalità organizzata. I rapporti con l'Autorità portuale, con la Prefettura o con gli altri protagonisti di questi accordi e protocolli di legalità sono stretti e quindi ritengo che in ogni caso verremo immediatamente interessati. Come ripeto, il discorso dovrà svilupparsi nell'ambito di un monitoraggio successivo ulteriore. Nell'ambito degli spazi destinati al subappalto ma soprattutto alla commessa dei materiali dovremmo capire se possiamo avere, attraverso determinati focus, delle segnalazioni che possano riguardare una ditta commissionaria che sia in qualche maniera legata alla criminalità. La Prefettura ha fatto un lavoro egregio per quanto riguarda le interdittive antimafia anche per impedire questo fenomeno. Si tenga conto che, come noi siamo sottoposti al vaglio del giudice, che chiaramente rispettiamo, la Prefettura è sottoposta, per quanto riguarda l'interdittiva antimafia, al vaglio della giustizia amministrativa. Una importante interdittiva antimafia che riguardava la presenza di esponenti nell'ambito dei dipendenti di una società, è stata recentemente annullata dal TAR. I segnali di infiltrazione attraverso assunzioni vere o fittizie sono una spia da cui possiamo cominciare a lavorare, però dobbiamo anche tener conto degli esiti che hanno queste decisioni nell'ambito amministrativo.
  Ci sono stati in passato dei fortissimi sospetti che Sarzana fosse un luogo di elezione per quanto riguarda l'organizzazionePag. 13 mafiosa. Abbiamo avuto delle pronunce che dicono che a Sarzana ci sia una locale, però verosimilmente una locale «sfitta». Sulla base di queste pronunce giudiziarie, non sappiamo chi occupi, abusivamente o meno, questa locale di Sarzana. In passato, si è detto che esiste questa locale, promanazione della Calabria, però non ci sono appartenenti che siano stati poi condannati o arrestati.
  Sulla vicenda del Tigullio, le chiedo scusa, ma non sono preparato. Possiamo fornire gli atti qualora vi sia una richiesta.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Sallemi.

  SALVATORE SALLEMI. Grazie Procuratore. È chiaro che, oltre alla 'ndrangheta, il nuovo allarme riguarda le organizzazioni criminali straniere. Lei ha parlato della mafia albanese che ha un'incidenza importante sul territorio, a volte in autonomia, a volte in subappalto, se ho capito bene, per il recupero di sostanze stupefacenti per conto terzi, fenomeno molto, molto preoccupante, il che significa una capacità di muoversi in più settori che fa capire come sia un'organizzazione molto ben inserita nel territorio.
  Una curiosità sulle piazze di spaccio e sul traffico di droga. Una delle mafie, definiamole così, che ha un'incidenza importante sul territorio ligure è la mafia nigeriana che ha, a meno che non venga smentito, il suo potere di fuoco nella gestione dell'immigrazione clandestina. Vorrei capire, Procuratore, che incidenza ha il fenomeno dell'immigrazione clandestina sul fenomeno dello spaccio del traffico di sostanze stupefacenti, sulla gestione delle piazze di spaccio in tutto il territorio ligure. Le chiedo se l'attività della mafia nigeriana si riferisce esclusivamente a un reclutamento e quindi a un fare venire in Italia soggetti clandestini o anche a immetterli nel tessuto criminale. Vorrei altresì sapere che ruolo abbia nella gestione della politica criminale nel territorio ligure.
  Un'altra curiosità lapidaria se il presidente me lo consente. Poco fa lei parlava del fronte anarco-insurrezionalista e del lavoro che vi dà. Avete avuto modo, se ritiene opportuno dirlo o meno, di capire se questi terroristi o questi, definiamoli pseudo-criminali, hanno rapporti con organizzazioni criminali di stampo mafioso? Grazie.

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Sulla mafia nigeriana le posso dire questo. Il mio vissuto professionale vede tre fasi a Genova, prima come sostituto, poi come procuratore aggiunto e attualmente come Procuratore della Repubblica. Come sostituto e anche successivamente alla mia partenza da Genova essa era un'organizzazione criminale assolutamente presente, molto attiva nella tratta degli esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione. Per quanto riguarda lo stupefacente, non è mai stata secondo me una organizzazione criminale egemone rispetto alle altre. Aveva una fonte di accumulazione di capitali, ma quello che ci aveva impressionato era questa capacità di intimidazione nei confronti delle ragazze sfruttate sul fronte della prostituzione e, a loro volta, poi trafficate e fatte venire in Italia sulla base di miraggi. Dopodiché costrette con forme di intimidazione che magari per i nostri imprenditori non sarebbero così pervasive, ma la prospettiva di fare un rito vudù nei confronti della ragazza o della famiglia veniva considerato una forma di pressione psicologica molto pervasiva che induceva le ragazze ad accettare lo sfruttamento della prostituzione, la consegna dei documenti e di tutti i proventi. Ora il fenomeno le posso dire che si è notevolmente ridimensionato. Abbiamo segnalazioni che ci provengono dalla sezione specializzata del tribunale in materia di protezione internazionale in cui ci inviano dichiarazioni rilasciate da ragazze straniere, in questo caso nigeriane, che riguardano le modalità con cui sono state reclutate e fatte venire in Europa, in Italia. Però notiamo dichiarazioni molto generiche che non sempre poi trovano la disponibilità da parte di queste ragazze di un approfondimento. Nel momento in cui una ragazza fa il nome di una persona che dalla Nigeria ha agevolato il suo arrivo in Italia o il nome di un'altra persona che l'ha Pag. 14ospitata e poi l'ha indotta a prostituirsi, diventa veramente molto difficile fare approfondimenti solo sulla base di quel nome. Non escludo che ci possa essere un fenomeno molto più sommerso rispetto al passato per quanto riguarda queste forme di sfruttamento della prostituzione. Per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, le posso fare l'esempio dei vicoli del centro storico di Genova, verosimilmente il più grande d'Europa, splendido, per carità, però difficilmente monitorabile. Abbiamo una piazza di spaccio connotata da qualche episodio di violenza, ma non particolarmente eclatante, che viene sostanzialmente suddivisa tra nordafricani, nigeriani centrafricani e senegalesi. Potrei sostenere che abbiamo alle spalle più organizzazioni che reclutano questi spacciatori in un ambito però estremamente circoscritto, quello del centro storico di Genova, che non ha nulla a che vedere con il grande scenario dell'importazione di stupefacenti di cui ho parlato precedentemente. Questo può comportare allarme sociale nell'ambito del centro storico: in questo momento c'è una sorta di accordo tra le varie forze dell'ordine, compresa la polizia locale, proprio per il controllo del centro storico a Genova e per il contrasto del traffico di stupefacenti, quindi polizia locale, polizia di Stato e Carabinieri. Però non stiamo parlando di dimensioni nemmeno minimamente paragonabili a quelle del traffico dei calabresi o degli albanesi. È un fenomeno che, per quanto riguarda – ripeto – l'emersione evidente dello sfruttamento della prostituzione si è notevolmente ridimensionato, anche perché non abbiamo presenze stabili delle ragazze sfruttate. Queste ragazze girano per il territorio nazionale per cui una presenza registrata a Genova segue una precedente allocazione in un'altra regione e via dicendo, anche con notevole difficoltà, per quanto ci riguarda, nel momento in cui vogliamo parlare di un'organizzazione criminale finalizzata allo sfruttamento della prostituzione o al traffico di stupefacenti, di stabilire la competenza. Dove è iniziato lo sfruttamento della prostituzione? È iniziato nel momento in cui c'è stato lo sbarco in Italia, è iniziato nel nord Italia quando c'è stata la prima sistemazione? Magari è continuata a Genova, però potremmo dovere confrontarci con l'autorità giudiziaria, sede di origine della ragazza sfruttata, per capire se anch'essa ha elementi su cui poter lavorare per quanto riguarda questa ipotesi di sfruttamento della prostituzione. Un fenomeno molto parcellizzato e difficilmente monitorabile, anche perché anche all'interno delle organizzazioni africane, nigeriane, centrafricane, senegalesi riscontriamo una collaborazione zero.

  PRESIDENTE. Grazie. L'ultima iscritta a parlare è la senatrice Rando.

  VINCENZA RANDO. Grazie Procuratore, anche per la sua complessa lettura di quel territorio e per aver chiarito alcune cose. Lei più volte ha detto che per alcune contestazioni anche di reati-spia aggravati dal metodo mafioso, il GIP o comunque il magistrato giudicante non le abbiano poi riconosciute. A proposito di questo fenomeno, si innesta naturalmente – lei lo ha detto – quella che si può considerare la mafia silente, inabissata. Oggi le mafie al nord non hanno bisogno di fare rumore, ma forse neanche al sud. Mi chiedo come mai non ci sia ancora da parte della magistratura giudicante una lettura sistemica di quelli che sono i reati spia, perché in alcuni territori del nord su questo c'è un avanzamento anche dottrinario.
  Lei inoltre ha detto in modo chiaro che occorra monitorare molto di più le imprese del sud perché hanno certe caratteristiche, ma per entrare nei mercati del nord, non nei mercati in cui loro vanno a investire, hanno relazioni con le imprese del nord cioè hanno relazioni che possono consistere in subappalti o altre contrattazioni atipiche perché in alcuni altri territori del Nord questo lo si vede?
  Circa le intestazioni fittizie, particolarmente a seguito di fenomeni di riciclaggio, le chiedo quali siano le tipologie di mercato in cui si sviluppano? Si tratta solo di immobili o c'è altro?
  L'altra questione che mi ha un po' fatto pensare è l'usura. Che tipologia di usura avete incontrato in quel territorio? In alcunePag. 15 altre situazioni l'usura non è più tanto il tasso usurario ma il controllo delle attività economiche e anche così si crea un'espansione maggiore per controllare le attività economiche.
  Infine, sui minori, la Commissione ha costituito un Comitato specifico quindi è molto interessante quello che ha detto per il territorio genovese e ligure in generale, come peraltro ci è stato detto per altre realtà. Questi minori vengono da contesti di famiglie già mafiose, sono minori non accompagnati che magari vengono utilizzati per commettere questi reati? Anche la collaborazione tra procura minorile e procure distrettuali è importante. In Italia abbiamo un protocollo che già lavora su questo tema, lei lo ha rilevato, ma vorrei chiederle se ci poteva approfondire meglio la questione.

  NICOLA PIACENTE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova. Inizio dalla fine. Il caso di cui ho parlato è il più eclatante che abbiamo avuto, proprio di un inserimento stabile, nell'ambito di una logica di intimidazione e di recupero credito di un infra-diciottenne, poi nel frattempo diventato maggiorenne ma che però è stato arrestato. Come dicevo, è stato il caso più eclatante perché per il resto sono reati di strada o di piccolo spaccio. Minorenni o persone molto giovani si connotano per forme di estremismo politico. Chiedo scusa se ritorno alla precedente domanda del senatore Sallemi a cui ho dimenticato di rispondere. Non abbiamo accertato in Liguria rapporti tra frange anarco-insurrezionaliste e organizzazioni criminali. I gruppi anarco-insurrezionalisti sono sostanzialmente autoreferenziali, anzi anche la stessa galassia anarchica ha le sue diverse ramificazioni che non sempre vanno d'accordo. Rapporti con la criminalità organizzata non ne abbiamo registrato.
  In ogni caso, le basi per una collaborazione con la procura per i minorenni ci sono, nel senso nell'indagine che abbiamo svolto l'esecuzione delle misure cautelari è stata congiunta, c'è stato uno scambio di informazioni e di notizie con la procura per i minorenni, per cui le basi ci sono già e quindi nel momento in cui dovessero avvenire altri episodi verranno sicuramente sviluppati congiuntamente. I minorenni potrebbero essere oggetto di forme di sfruttamento, però qui rientriamo nell'ambito della logica della criminalità parcellizzata del centro storico di Genova. Potrebbero essere vittime di sfruttamento per quanto riguarda la piccola rapina, il furto o lo spaccio al minuto, da parte di organizzazioni di maggiorenni. Sto parlando però di minorenni extracomunitari, non di connazionali.
  Circa l'intestazione fittizia, essa finora ha riguardato immobili con forme anche abbastanza agevoli di individuazione. Chiaramente non si esclude niente per quanto riguarda l'infiltrazione nell'ambito delle imprese, ma anche per quanto riguarda l'episodio di usura di cui ho parlato precedentemente e che ha visto protagonista la persona legata alla cosca mafiosa siciliana. Le vittime erano due fratelli di una famiglia di imprenditori titolari di locali di ritrovo a Genova, locali di ristoro. Uno ludopatico, l'altro è intervenuto per cercare di supportare il fratello. In questo caso però abbiamo avuto l'usura desunta dalle modalità intimidatrici e dal tasso usurario del 56 per cento. Non abbiamo avuto fino adesso tracce di un'infiltrazione – anche perché per fortuna li abbiamo arrestati – nell'ambito dei locali della ristorazione. L'altra vittima era un venditore ambulante di verdura che non riusciva a pagare le forniture quindi stiamo parlando di un'usura non allarmante da un punto di vista dei capitali però allarmante per quanto riguarda la metodologia.
  Riguardo al rapporto con i giudicanti sono generalmente molto rispettoso delle scelte che il Parlamento fa per cui non intendo minimamente entrare nel dibattito sulla separazione o meno delle carriere, però il fatto che un giudice non accolga una richiesta di misura cautelare o non riconosca un'aggravante in sede di riesame, in sede di giudizio, in sede di applicazione di misura cautelare, costituisce l'esempio dell'assoluta terzietà del giudice. Non abbiamo dunque esempi di appiattimento del giudice sulle tesi del pubblico ministero. Rispettiamo quelle decisioni e, quando ci sono gli estremi, facciamo appello, facciamoPag. 16 ricorso per Cassazione. Anzi proprio la coerenza nell'ambito delle scelte investigative e processuali fatte, per quanto riguarda il mio ufficio, è sempre stata un elemento di valutazione – visto che si sta parlando anche di pagelle dei magistrati. La capacità di un mio collega di sostenere fino in fondo, anche con l'appello o con il ricorso per Cassazione, una richiesta di misura cautelare per me è un indice di laboriosità che ho sempre valutato positivamente piuttosto che, qualora non venisse accolta, non si agisca. Qualcuno potrà dire che la Procura di Genova lavora malissimo e viene smentita dal giudice oppure che vada bene così. Abbiamo una costruttiva dialettica processuale che finora non si è mai riverberata in polemiche dichiarazioni fuori luogo né da parte della procura né da parte dei giudicanti. Secondo me costituisce un fatto fisiologico del rapporto che ci dovrebbe essere tra pubblico ministero e giudice. Non vedo elementi allarmanti. Poi guardi sono assolutamente convinto – vengo ormai da un concorso risalente a un decreto ministeriale del 1986 – e quindi la mia vita professionale l'ho vissuta. Facciamo autocritica anche noi pubblici ministeri. Per quanti anni abbiamo perseguito le organizzazioni criminali esclusivamente sul fronte militare e non anche sul fronte dell'accumulazione dei capitali, per quanti anni siamo stati in gran parte silenti di fronte alla grandiosa intuizione di Giovanni Falcone quando diceva «Seguiamo il denaro, non seguiamo soltanto gli omicidi»? C'è voluto tempo, anche da parte nostra, per impadronirci di meccanismi relativi a dinamiche economiche che costituiscono altrettanti indici. Quei meccanismi ora li mettiamo a disposizione dei nostri giudici e attendiamo rispettosamente le loro decisioni. Tutto qui.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, ringrazio il Procuratore e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.