XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Giovedì 15 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE: OPPORTUNITÀ E RISCHI PER IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO

Audizione di rappresentanti di Amazon Web Services.
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 2 
Spicciariello Franco , director public policy UE Med di Amazon Web Services ... 2 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Spicciariello Franco , director public policy UE Med di Amazon Web Services ... 5 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 5 
Spicciariello Franco , director public policy UE Med di Amazon Web Services ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Spicciariello Franco , director public policy UE Med di Amazon Web Services ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 

Audizione di rappresentanti di Accenture Italia:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Turconi Franco , direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia ... 7 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Turconi Franco , direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Turconi Franco , direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 10 
Turconi Franco , direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia ... 10 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 10 
Turconi Franco , direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia ... 11 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 11 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti di Amazon Web Services ... 12 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti di Accenture Italia ... 35

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Amazon Web Services.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Amazon Web Services nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Franco Spicciariello, director public policy UE Med di Amazon Web Services, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  FRANCO SPICCIARIELLO, director public policy UE Med di Amazon Web Services. Grazie molte, presidente e onorevoli, per l'invito ad Amazon Web Services.
  Il tema è estremamente importante e all'attenzione di tutti a livello mondiale ormai da oltre un anno, anche se ormai noi lavoriamo con l'intelligenza artificiale, come Amazon, da oltre vent'anni e la implementiamo sia sul nostro sito sia nelle varie aree di lavoro su cui operiamo.
  Come abbiamo detto, è una delle tecnologie più trasformative della nostra generazione – non abbiamo visto qualcosa di simile negli scorsi vent'anni – e avrà un impatto enorme sull'economia. Voglio partire brevemente da alcuni esempi di utilizzo dell'intelligenza artificiale che facciamo per esempio in Italia con i nostri clienti.
  Generali Welion, la compagnia di assicurazioni sanitaria di Generali che utilizza AWS (Amazon Web Services) per trasformare il suo sistema di contact center per interazioni con i clienti, quindi rendendo al meglio il tutto.
  Gruppo Iveco, che sta utilizzando AWS per promuovere l'innovazione aziendale, riducendo i costi per i proprietari di flotte veicoli, migliorando la sicurezza dei conducenti e aumentando la sostenibilità.
  E poi c'è la Ferrari, che ha scelto AWS come fornitore ufficiale di cloud, sistemi di machine learning, di artificial intelligence per accelerare il ritmo dell'innovazione su strada, in pista, in tutta l'organizzazione Ferrari, incluso il reparto autostradali, competizioni GT in Ferrari Challenge e la Formula 1. Poi speriamo che anche i nostri piloti aiutino a portare le vittorie che aspettiamo.
  Al tasso attuale di adozione della tecnologia, l'AI in tutto il mondo può generare un'attività economica di 13 mila miliardi di dollari, a livello globale, da oggi al 2030, un aumento del PIL di 1,2 per cento l'anno, on top di quello già esistente, superiore alla Pag. 3crescita della produttività economica portata addirittura dalla macchina a vapore e dal boom dell'information technology che abbiamo visto negli anni 2000. Ma dobbiamo fare un passo avanti su questo, perché solo quando le aziende aumentano l'intensità di adozione dell'intelligenza artificiale di almeno il 25 per cento oppure utilizzano un quarto degli strumenti attualmente disponibili, i tassi di crescita e gli investimenti danno i loro frutti. Quindi, bisogna investire su questo, bisogna crederci, bisogna utilizzarla.
  Intelligenza artificiale e machine learning, ma il cloud computing in generale, perché ci teniamo molto a dire che non esiste intelligenza artificiale senza il cloud computing. Il cloud computing è la base del modello di business di Amazon Web Services che portiamo avanti ormai da oltre 17 anni, ed è quello che sta consentendo la democratizzazione dell'accesso a un certo tipo di tecnologia, perché consente alle aziende di non investire in infrastrutture che non sono il core business delle stesse aziende, ma quindi avere accesso sempre a livello più alto di tecnologia possibile, ai costi minori possibili. La stessa cosa si sta facendo con intelligenza artificiale, della quale come sappiamo c'è un altissimo livello di necessità in termini di calcolo computazionale, che non sarebbe disponibile. Attraverso il cloud questo viene messo a disposizione di tutti, grandi aziende, piccole e medie, start up. Noi stiamo, per questo, mettendo le nostre infrastrutture a disposizione di aziende e pubbliche amministrazioni e collaboriamo con il Governo e l'industria per dare forza a quello che poi è il «Decennio digitale», così definito dalla Commissione europea, che ha fissato degli obiettivi che vogliamo definire audaci, perché l'idea è che entro il 2030 il 75 per cento delle aziende utilizzi il cloud computing, i big data e l'intelligenza artificiale.
  Pochi giorni fa abbiamo pubblicato uno studio indipendente, condotto da Strand Partners, che sottolinea che l'utilizzo dell'intelligenza artificiale potrebbe incrementare l'economia europea di 600 miliardi di euro. Questa ricerca è la prima nel suo genere che è stata fatta in Europa e specificatamente anche in Italia. Strand Partners in Italia ha intervistato mille aziende e mille cittadini e ha rilevato che le capacità digitali del Paese devono migliorare per realizzare tutti i vantaggi del futuro digitale.
  I cittadini riconoscono la potenza di questa transizione digitale e ritengono che l'attività di artificial intelligence e le altre tecnologie abbiano il potenziale di trasformare, ma ci sono dei limiti, delle problematiche e delle opportunità.
  Il 2023 è stato l'anno dell'intelligenza artificiale. L'utilizzo è aumentato del 28 per cento in Italia rispetto al 2022 e del 32 per cento in Europa. I dati che arriveranno per il 2023 faranno vedere un vero e proprio boom. Se l'Italia sarà in grado di mantenere questo livello di adozione digitale che invece noi ci aspettiamo che cresca, ma ci basiamo sui dati esistenti, potrebbe aggiungere 329 miliardi di euro all'economia italiana, quindi un aumento di 78 miliardi rispetto alla previsione dell'anno scorso, da qui al 2030.
  Per quanto riguarda le aziende – poi tutti i dati chiaramente li condivideremo nella memoria –, aumento dell'efficienza, razionalizzazione dell'innovazione, miglioramento dell'esperienza dei clienti. Spesso pensiamo alle aziende, ma dobbiamo pensare a chi sono gli utenti finali reali di questi sistemi cui viene applicata l'intelligenza artificiale. C'è una forte condizione nel potenziale trasformativo dell'intelligenza artificiale, al di là di quella che poi è un po' la hype, come viene chiamata, ovvero l'attenzione che viene data in questo periodo.
  Il problema esiste, però. Il 54 per cento delle aziende italiane segnala che le competenze digitali più carenti tra il proprio personale sono proprio le competenze digitali di base. Solo il 20 per cento delle aziende trova facile trovare nuovo personale con le competenze digitali. Quali sono gli ostacoli nella formazione delle competenze? Abbiamo visto che questo gap in Italia è molto forte, come purtroppo viene dimostrato anche dalla bassa posizione dell'Italia nella classifica del DESI (Digital Economy and Society Index), il digital indexPag. 4europeo sulla tecnologia, ma il gap in Italia è più forte. Trovare personale con buone competenze è veramente difficile. Meno di un terzo delle imprese riesce a formare i propri dipendenti. Quindi, abbiamo un ulteriore gap esterno e anche interno. Oltre la metà delle aziende dichiara che le competenze digitali di base sono quelle più carenti della propria organizzazione.
  Abbiamo, poi, un altro problema, che è quello dei cittadini. I cittadini condividono un sentimento positivo per la tecnologia, ma rimangono delle resistenze. I cittadini italiani sono consapevoli che l'artificial intelligence avrà un grande impatto sulla loro vita e sulla società nei prossimi anni, ma non si sentono del tutto convinti dalla tecnologia. Su questo apprezziamo molto il lavoro che viene fatto da questa Commissione, dal Parlamento e anche dal Governo per fare un lavoro anche di informazione e di educazione attraverso lo scambio istituzionale con l'accademia e con le aziende perché consente di basare la discussione sui dati, sulla realtà della tecnologia e della ricerca che viene fatta al riguardo.
  Più della metà, quindi, sono convinti che avrà un impatto sulla loro vita nei prossimi tre anni, con una percentuale più alta del 5 per cento di quella della media europea. Gli italiani si aspettano, inoltre, che l'intelligenza artificiale trasformi diversi settori della società, principalmente i trasporti, la sanità e l'istruzione, in positivo.
  Il 52 per cento ritiene che l'artificial intelligence sarà importante per affrontare le maggiori sfide del futuro come il cambiamento climatico. Però, c'è preoccupazione. Il 75 per cento dei cittadini intervistati dichiara che un certo livello di preoccupazione c'è, dovuta principalmente al fatto che l'AI potrebbe causare la perdita di posti di lavoro, che è la tematica principale di cui discutiamo in questo periodo e su cui mi permetto di dire che non abbiamo ancora oggi tutte le risposte. Ci sono, però, già le prime analisi, come per esempio il Future of Jobs Report 2023 del World Economic Forum che dimostra, sulla base dei dati e delle tecnologie che conosciamo oggi, come questi timori siano sopravvalutati.
  Il World Economic Forum stima che l'impatto delle tecnologie sarà decisamente positivo nei prossimi cinque anni. Un effetto positivo netto si stima del 25 per cento sulla crescita dei posti di lavoro, ma la chiave per sbloccare una transizione fluida all'interno della forza lavoro è garantire che tutti siano dotati delle giuste competenze, quindi un dato che è basato su analisi di tecnologie e situazioni del mondo del lavoro, ma c'è un caveat, bisogna investire sullo sviluppo delle competenze per far crescere, saper sviluppare e sfruttare le tecnologie esistenti.
  Vero è che le tecnologie digitali, come l'artificial intelligence, stanno sconvolgendo i tradizionali modelli di business e governance. Voglio ricordare quello che ha affermato recentemente il presidente Meloni: «La trasformazione digitale è una delle sfide più complesse che stiamo affrontando, che sta trasformando il mondo che ci circonda e il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri; uno tsunami tecnologico che dobbiamo saper affrontare».
  È assolutamente vero, ma il punto è sapersi preparare. Il problema è che i Governi di tutta Europa rischiano di perdere la propria quota di mercato, a meno che non affrontino tre questioni critiche, l'Italia in primis.
  Il contesto normativo deve sostenere l'innovazione e la sperimentazione.
  Le carenze di competenze digitali devono essere affrontate e anche di corsa, perché siamo già indietro, come visto dai dati, in Italia.
  Le imprese di tutte le dimensioni devono avere accesso alle tecnologie più recenti.
  E qui torno al punto dell'utilizzo del cloud computing, perché l'uso dell'artificial intelligence è attualmente orientato verso le aziende più grandi, che chiaramente hanno anche dei mezzi diversi dal punto di vista infrastrutturale: 51 per cento di uso nelle grandi aziende e 31 per cento nelle piccole e medie imprese. Questa tendenza si deve affrontare, tanto più in un Paese dove il modello economico è basato sulle piccole e medie imprese. Siamo sull'orlo di una opportunità, oltre che di un rischio, senza Pag. 5precedenti, per far crescere l'economia. C'è grande fiducia, ma c'è anche grande paura. In questo dobbiamo aiutare i cittadini, e in questo la politica, come anche l'informazione, ha un enorme ruolo.
  Vorrei concludere, quindi, con un appello per uno sforzo collettivo da parte nostra, da parte dei Governi, come aziende, per liberare il potenziale dell'intelligenza artificiale in Europa: upskilling, aumentare il livello delle competenze digitali in tutta Europa, a cominciare dall'Italia, perché abbiamo bisogno di un approccio più equo e accessibile alla formazione, sforzi di cooperazione tra pubblico e privato, lavorare insieme, lavorare con le regioni e anche con i comuni, anche perché soltanto le autorità locali conoscono al meglio il territorio e sanno dove si può e si deve intervenire. Le aziende possono mettere a disposizione le loro competenze e le loro necessità in termini di professionalità.
  È necessaria una regolamentazione favorevole all'innovazione, una legislazione efficace basata sul rischio dell'artificial intelligence, che protegga i cittadini, i loro diritti e incoraggi la fiducia, consentendo al contempo la sperimentazione e l'applicazione pratica dell'artificial intelligence. Non possiamo applicare una regolamentazione che sia soltanto restrittiva, punitiva. Il rischio è tenere l'Europa, e l'Italia in primis, fuori dalla crescita tecnologica. Mentre il resto del mondo avanza, noi rischiamo di fermarci dieci o vent'anni indietro, perché la crescita sarà esponenziale.
  Serve una maggiore comprensione del fenomeno da parte del pubblico. Solo il 10 per cento degli europei ha una conoscenza approfondita dell'intelligenza artificiale generativa. Bisogna collaborare per raccontare meglio che cos'è, quali sono le opportunità e anche i rischi, ma farlo nella maniera più oggettiva possibile, basata su dati, sulle informazioni, sulla ricerca e sulle competenze, usando questi tre livelli.
  Lavorando su questi tre livelli riusciremo a rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e delle aziende e a promuovere un uso responsabile, questo è fondamentale, dell'intelligenza artificiale e fornire alle imprese le competenze digitali necessarie per innovare.
  Amazon Web Services su questo sta provando a lavorare. Mettiamo a disposizione le nostre competenze e le nostre risorse. L'ultimo programma che abbiamo annunciato proprio poche settimane fa mira a formare 2 milioni di persone in tutto il mondo entro il 2024. Il nostro nuovo impegno si chiama «AI Ready». Sono una serie di corsi di formazione a vari livelli sull'intelligenza artificiale, corsi aperti, gratuiti. È una goccia nel mare. Abbiamo tanti altri programmi e tanti altri programmi li hanno le imprese. Stiamo lavorando con le istituzioni.
  Voglio fare riferimento al programma AWS re/Start, che è mirato proprio a persone con maggior tipo di problematiche, persone che sono fuori dal mondo dell'occupazione ormai da tempo. Lavoriamo con varie regioni, e mi viene in mente il Piemonte, la Lombardia, ma anche la Sicilia, per formare migliaia di persone alle competenze tecnologiche, all'uso del cloud computing. Parliamo di competenze digitali a un livello più avanzato, quelle che poi consentono di lavorare oltre che di comprendere le tecnologie come l'intelligenza artificiale e tutte quelle ad essa collegate.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Visto che nessuno chiede di intervenire, le pongo io una domanda. Lei ha parlato di promuovere un uso responsabile dell'intelligenza artificiale. Perché non resti una frase fatta, una frase generica, in cosa si dovrebbe concretizzare questo aspetto?

  FRANCO SPICCIARIELLO, director public policy UE Med di Amazon Web Services. Se permette, presidente, farei rispondere alla mia collega Sasha Rubel, Head of IA EMEA, che svolgerà il suo intervento, qualora autorizzata, in lingua inglese. È un'esperta sul tema.

  PRESIDENTE. Purtroppo, non essendo stati preavvertiti, non è stato allestito un Pag. 6servizio di traduzione simultanea. Ciò comporta che non è possibile, in tal caso, assicurare a chi è collegato in videoconferenza o segue l'audizione sulla web-tv la piena comprensione dell'intervento svolto in una lingua diversa dall'italiano. Scusandoci con la sua collega, devo quindi pregarla, dottor Spicciariello, di voler essere direttamente lei a rispondere.
  Ha detto «promuovere un uso responsabile».

  FRANCO SPICCIARIELLO, director public policy UE Med di Amazon Web Services. Assolutamente. «Promuovere un uso responsabile» nella pratica vuol dire avere sistemi di intelligenza artificiale che innanzitutto aiutino le aziende che sviluppano tecnologie di intelligenza artificiale. Devono avere un approccio cosiddetto «olistico», devono innanzitutto integrare...

  PRESIDENTE. Un approccio?

  FRANCO SPICCIARIELLO, director public policy UE Med di Amazon Web Services. Olistico, a trecentosessanta gradi. Ricordo questa parola usata in passato in Parlamento. Avere un approccio mirato sulle persone, rispetto della privacy delle persone, andare oltre semplicemente la tecnologia, avere un confronto continuo con le persone, con i cittadini e con le aziende. Quindi, non deve essere un approccio cosiddetto «top down», dove l'azienda semplicemente promuove un tipo di tecnologia e fa il cosiddetto «deployment», la implementa sul territorio senza alcun tipo di confronto per comprendere quale possa essere l'impatto sui cittadini.
  Mi vengono in mente tanti tipi di modelli di intelligenza artificiale e di tecnologie connesse. Faccio l'esempio del riconoscimento facciale che sappiamo essere una tecnologia controversa, importante allo stesso tempo in termini di sicurezza, ma su questo tema alcuni anni fa abbiamo stabilito una moratoria unilaterale per l'utilizzo di sistemi di riconoscimento facciale basati sull'intelligenza artificiale, perché ne stavamo comprendendo l'impatto sulla società che in alcuni casi non condividevamo. Ci siamo confrontati con le autorità e siamo stati anche criticati per averlo fatto, per averlo stabilito e non avere messo a disposizione questa tecnologia. Abbiamo sollevato il punto della necessità di una regolamentazione che fosse rispettosa, perché ci rendiamo conto di quale impatto possa avere questa tecnologia sulle persone.
  Questo rendersi conto, questo rendersi responsabili deriva proprio dal confronto che abbiamo avuto continuamente con la politica, con il mondo delle associazioni, con i Governi a trecentosessanta gradi. Comprendiamo le esigenze. Ad esempio, l'utilizzo in alcuni casi per questioni di sicurezza è assolutamente possibile, ma un utilizzo a trecentosessanta gradi dei sistemi di riconoscimento facciale non lo abbiamo mai voluto mettere a disposizione. Ho voluto fare un esempio puntuale per far comprendere che cosa si intende. Se fosse un approccio unicamente di business avremmo semplicemente potuto rilasciare questa tecnologia ad aziende e clienti, farne un uso libero fino a che la politica, anni dopo – e faccio l'esempio dell'European AI Act che non è stato ancora del tutto approvato e implementato – porrà dei seri limiti. Noi, però, questa tecnologia ce l'abbiamo a disposizione da anni. Questo è un esempio di che cosa vuol dire sviluppare intelligenza artificiale in maniera responsabile, dal nostro punto di vista.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, ringrazio gli ospiti intervenuti. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Amazon Web Services (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Accenture Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, l'audizione di rappresentanti di Accenture Italia nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale: Pag. 7opportunità e rischi per il sistema produttivo.
  Invito chi interviene a volerlo fare sinteticamente, in modo da lasciare più spazio possibile alle domande dei commissari, riservando gli ulteriori approfondimenti ad un eventuale contributo scritto, che verrà volentieri acquisito ai lavori della Commissione, focalizzandosi sull'oggetto dell'indagine come definito dal programma.
  Do la parola a Franco Turconi, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia, ricordando che il tempo complessivo a disposizione è di circa otto minuti.

  FRANCO TURCONI, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia. Buongiorno, gentile presidente Gusmeroli, onorevoli deputati, grazie dell'opportunità di essere qui con voi per portarvi non tanto la visione o il punto di vista di un'azienda, quanto il feedback che noi abbiamo raccolto sulle realtà progettuali del sistema produttivo e della pubblica amministrazione italiana sulle tematiche dell'intelligenza artificiale.
  Siamo un'azienda italiana che opera da oltre 60 anni al fianco di aziende e operatori pubblici sul territorio nazionale. Siamo molto focalizzati sulla trasformazione digitale, della quale l'intelligenza artificiale rappresenta un continuum evolutivo straordinario. La nostra missione è sempre stata quella di usare il talento e l'ingegno umano affiancato alla tecnologia. Siamo un'azienda neutrale, «agnostica» ai prodotti, alle tecnologie, non abbiamo dipendenze tecnologiche, per cui cerchiamo sempre di applicare la tecnologia nei settori di industry specialistici. Abbiamo una profondità molto verticale.
  Il punto che vi porterò sull'evoluzione dell'intelligenza artificiale in Italia sarà quello derivato dalla nostra presenza su mercati orizzontali quali la cybersecurity, il cloud, la banda larga e le telecomunicazioni e anche poi gli specifici industry verticali sui quali operiamo, dal retail, al food, al turismo, alla moda, all'automotive e mobilità, servizi finanziari e Industry X.
  Mi soffermerò su tre aspetti, ovviamente in maniera molto sintetica per rispetto della vostra agenda. Il primo è come nel 2022-2023 l'intelligenza artificiale è stata usata dal tessuto produttivo in Italia. Il secondo aspetto riguarda quelle tematiche che vanno indirizzate, a mio avviso, come sistema Paese, da un punto di vista legislativo, per proteggere l'Italia in questa nuova ondata tecnologica nella quale siamo tendenzialmente fruitori di tecnologia che arriva da oltre oceano, da altri Paesi. Infine, abbiamo una serie di raccomandazioni, che sottopongo a questa Commissione, come punti di vista futuri su aspetti e situazioni che vanno controllate, gestite e monitorate per garantire una fruizione sostenibile dell'intelligenza artificiale.
  L'intelligenza artificiale in Italia nel 2022-2023 ha vissuto una fase molto sperimentale, con un utilizzo nel settore privato anche con componenti di tipo generativo, ovvero l'evoluzione di tecniche predittive volte alla generazione di informazioni, partendo anche da dati non strutturati, mentre la componente pubblica ha fatto dei progetti straordinari.
  L'IRCAI (International Research Centre On Artificial Intelligence) dell'Unesco ha premiato due delle applicazioni di intelligenza artificiale fatte nella pubblica amministrazione come esempio virtuoso di applicazione di queste tecnologie per il servizio, per la sicurezza, per la fruibilità dei servizi al cittadino. Nella pubblica amministrazione c'è una tendenza alla parte generativa più sobria, più cauta, in gran parte legata anche alle tematiche che come Commissione, come Parlamento europeo, sono state affrontate.
  Mi piace partire da un esempio molto concreto. Parlando di settore produttivo terziario avanzato e professioni intellettuali, quindi forse l'ambito più vicino a questa Commissione. Se potessimo avere un time report di tutte le attività delle persone che lavorano oggi in ambito industriale, in ambito di produzione, in ambito di servizi, il 40 per cento delle ore lavorate (e questo non ci deve creare ansia, angoscia) sarà impattato dall'intelligenza artificiale. Questo vuol dire che il 40 per cento di queste attività può essere automatizzato, controllato, avere un processo decisionale Pag. 8basato su delle tecniche dell'intelligenza artificiale che dovrebbero supportare gli impiegati in questi settori nello svolgimento delle loro attività. Quindi, sono evidenti gli impatti di efficientamento, semplificazione, sicurezza e soprattutto, lasciatemi dire, anche l'aspetto di interoperabilità e integrazione dei dati.
  Sugli impatti occupazionali tornerò, signor presidente, con una considerazione finale frutto di uno studio che noi abbiamo fatto sull'impatto che può avere sul mondo del lavoro.
  A mio avviso, l'Italia come sistema e come Paese – io faccio delle quality review anche su Paesi europei come Francia, Germania e Paesi nordici – è molto impegnata su tre aspetti fondativi dell'intelligenza artificiale. So che in altre audizioni avete avuto dei dettagli su questi elementi. Mi soffermerò solamente a darvi una vista dello stato dell'arte nel nostro Paese su questi aspetti. Il primo è l'aspetto infrastrutturale, ovvero la disponibilità di infrastruttura e potenza computazionale per la gestione del dato, l'addestramento delle macchine e così via. C'è un'ansia spasmodica sulla necessità di avere grosse potenze elaborative, grossi GPU. È vero, l'Italia, per fortuna, è messa bene. Da questo punto di vista, in una classifica ideale siamo al quinto o sesto posto del mondo in termini proprio di capacità, di potenza elaborativa. In realtà, quello che serve è controllare questa potenza.
  Noi siamo molto per un'ipotesi di AI frugale, cioè anche con un business case, una valutazione micro economica dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale, sulla base di effetti ovviamente economici di sostenibilità e anche di fruibilità del servizio. Da questo punto di vista, in termini infrastrutturali e di potenza, come Paese, siamo messi bene. Non abbiamo nulla da invidiare anche a componenti oltre oceano, provenienti da altri mercati.
  C'è poi l'aspetto della tecnologia, tecnologia e applicazione, ovvero sviluppo di componenti, i cosiddetti «modelli fondativi», che costituiscono il motore del processo di sviluppo di un'architettura di AI.
  Come Paese, come sistema – la mia è una indicazione, ovviamente, non è una critica, ci mancherebbe altro – dovremmo fare di più e avere il coraggio di sviluppare più dei modelli fondativi proprietari verticali anche per smarcarci dalla dipendenza estrema di modelli generalizzati che provengono da altre sorgenti. Questo, a mio avviso, è anche un modo molto semplice, molto pragmatico, molto potente per fare un modello fondativo italiano molto più vicino al contesto del nostro sistema e soprattutto al linguaggio italiano.
  Signor presidente, onorevoli deputati, arrivo al terzo punto che, secondo me, è visto come angoscia, come vulnus, ma in realtà, a mio avviso, è proprio la chiave di volta dell'applicazione dell'intelligenza artificiale con piena consapevolezza e pieno possesso da parte nostra, ovvero la documentazione della base di conoscenza. Possiamo avere macchine, sistemi, algoritmi, sistemi di telecomunicazione e di sicurezza, però è il modo migliore per controllarne l'utilizzo, per indirizzare anche quegli aspetti di rischio ed etici che, tra l'altro, grazie al lavoro anche di questa Commissione, a livello europeo, è convogliato nel recente documento del febbraio del 2024. Questo è un modo potentissimo per mettere sotto controllo l'intelligenza artificiale.
  Come sistema Paese dovremmo avere l'ambizione, la passione, il coraggio di creare proprio il corpus di conoscenza dell'intelligenza artificiale per il Paese Italia, in linguaggio italiano, che è uno dei grossi problemi tra l'altro nell'utilizzo di questi modelli fondativi di intelligenza artificiale, per sviluppare delle verticalità su quei settori dove il made in Italy, il nostro sistema eccelle per competenza, per innovazione e per velocità.
  Uso una metafora. So che molti degli onorevoli di questa Commissione hanno anche visitato centri di ricerca negli Stati Uniti e così via. Noi dovremmo crearci una chain of thought italiana, ovvero una catena di pensiero italiano, creare un corpus di conoscenza che personalizzi moltissimo la nostra realtà, il nostro contesto e il linguaggio italiano. Sembra una cosa semplice e in questo momento lo stiamo facendoPag. 9 con minore intensità, con minor potenza, con minor capacità. Questa è una di quelle cose che, secondo me, come sistema Paese dovremmo portare avanti con maggiore determinazione.
  Ci sono dei fenomeni emergenti globali che suggerisco di leggere attentamente, senza stress, però con capacità anche di capire come creare questo nostro modello di Paese. Uno è l'emergenza di modelli aperti non necessariamente commerciali e quindi dovremmo cercare proprio di convogliare il contributo di tutte le comunità di sviluppatori, di ricercatori della grande e anche della piccola e media industria su dei modelli non necessariamente commerciali, ma personalizzati sulle specifiche realtà.
  Ci sarà un crescente ruolo strategico e geopolitico di produttori di semiconduttori. Non va letto con angoscia, però dobbiamo fare le letture di queste prossemiche diverse nella produzione dei semiconduttori. Ci saranno dei modelli non così grandi, ma verticalizzati. Questo l'ho già detto, però credo che possa essere veramente la via di sviluppo italiana all'intelligenza artificiale, per un'applicazione sobria, sostanziale, effettiva, utile per il servizio delle imprese e anche dei cittadini.
  Credo che il tema della frugal AI, cioè una AI frugale, sostenibile, basata su elementi microeconomici derivati proprio dall'utilizzo in uno specifico settore, sia una ennesima chiave di volta per contenere costi, raggiungere degli obiettivi in tempi brevi, non con dei programmi a lunga scadenza, e soprattutto anche con una logica di sostenibilità in termini di soluzioni.
  Se posso, signor presidente, questa è una delle aree dove tutto il lavoro prodotto all'interno di questa legislatura da tutte le Commissioni di lavori, che è confluito proprio nel regolamento dell'Unione europea, dovrebbe concentrare tutti gli sforzi. Qui si possono indirizzare gli aspetti di applicabilità, di definizione del grado di rischio, di verifica, di comprovazione di tutti i sistemi di intelligenza artificiale.
  Finisco con un'ultima considerazione, rispettando il tempo e scusandomi se sono andato oltre di qualche minuto. Noi abbiamo fatto un'analisi dell'impatto sul livello occupazionale nel nostro Paese. Non è uno studio generico, applicato a mercati che non hanno una logica in Italia, ma proprio specifico del nostro settore. Sulla base dell'effetto della crescita del PIL generata sicuramente da una maggior produttività, da una maggiore domanda, stimiamo che circa 2-2,5 milioni di posti di lavoro possono essere creati in questo progetto che utilizza l'intelligenza artificiale.
  La riqualificazione e il potenziamento delle competenze digitali, quindi delle attuali persone che lavorano nel nostro tessuto produttivo, riguarda circa il 60 per cento delle persone. Vuol dire che, a parità di attività, noi dobbiamo irrobustire con dei percorsi di quoziente digitale, di innalzamento della capacità di utilizzo, non dico in modo nativo, ma anche in modo appropriato, tutte le tecnologie digitali oggi presenti. Questo riguarda la forza lavoro. È quello che chiamiamo reskilling, un percorso naturale, quasi un continuo di quella che è l'evoluzione di un curriculum professionale di una persona. Invece, per le professioni potenziate dall'intelligenza artificiale dovranno essere attivati degli adeguati percorsi di upskilling, che valgono circa il 40 per cento dell'altra parte di investimenti, focalizzazione, redeployment delle persone e così via.
  In conclusione, il nostro punto di vista deriva anche da dati che abbiamo raccolto in un osservatorio sull'intelligenza artificiale. In Italia, con i nostri 22.000 dipendenti, noi abbiamo aperto cinque centri sull'intelligenza artificiale, che chiamiamo «Gen AI Studio», orientati su specifici settori verticali.
  Noi stiamo vedendo che, lavorando su quelle dimensioni che vi ho detto, esaltando anche la collaborazione del pubblico e privato – qui si parlava prima di infrastrutture, dati, gestione delle risorse, sviluppo di algoritmi, modelli fondativi, protezione dei dati, io prima di andare in un cloud generico con componenti di intelligenza artificiale farei la progettazione in un ambiente di contesto nazionale sicuro, protetto, definito, poi migrerei in un ambiente multicloud, multisystem eccetera –, il pubblico e il privato, il privato che ha Pag. 10componenti tecnologiche, mi riferivo all'infrastruttura, piuttosto che alle tecnologie, il pubblico che, invece, ha proprio questa capacità di portare l'intelligenza artificiale con logiche di sostenibilità etica, che il privato sta aspettando, perché il privato è in attesa proprio di queste indicazioni, io credo che questo sia un connubio che garantirà al nostro Paese, pur in una situazione di dipendenza tecnologica da altri tipi di mercato, una capacità di controllo, di sviluppo e di determinazione del prossimo futuro per l'utilizzo dell'intelligenza artificiale.
  Spero di non essere stato troppo sintetico in alcuni casi, avendo mancato dei dettagli, ma ho rispettato il tempo. Sono aperto alle vostre domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni. Non vedo richieste di intervento, allora una domanda la faccio io.
  Lei ha presentato questo studio e ha detto che due milioni e mezzo sono i nuovi posti di lavoro, che il 60 per cento dei lavoratori deve essere in qualche modo riqualificato. E sulla perdita dei posti di lavoro? Non ce n'è per voi? È solo per capire. Magari ci serve anche quel dato.

  FRANCO TURCONI, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia. Certo. Quello che posso dirle, tra l'altro questi studi sono disponibili nel nostro centro e abbiamo fatto anche un sistema di simulazione di questi dati, è che ovviamente ci sono dei mestieri e delle professionalità, lo dico con grandissimo rispetto, come diceva lei, che sicuramente nella fase iniziale, se non si fanno delle azioni, vanno perse, non servono. Ho notato, però, che con le trasformazioni tecnologiche avvenute negli ultimi vent'anni, come è successo con il mondo internet, con la virtualizzazione della maggior parte dei servizi, con la digitalizzazione che abbiamo visto nei settori finanziari e industriali, osservando tutto il nuovo contesto che si viene a definire, ovvero, signor presidente, dei nuovi lavori che devono essere generati...

  PRESIDENTE. Non era questa la discussione. La discussione era capire – perché questo credo che interessi anche la stessa Commissione Lavoro, che ha fatto uno studio sull'impatto, visto che voi avete fatto questo studio che avete citato – qual è l'impatto in termini di perdita di posti di lavoro. Poi ci sarà il recupero nel tempo, ma qual è la perdita dei posti di lavoro?

  FRANCO TURCONI, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia. Nello studio abbiamo fatto in modo che al termine di tutto il percorso – mi scuso per l'espressione molto cruda – esca un saldo positivo, in modo che possa essere sostenibile. C'è comunque una perdita di professionalità, che è quello che dicevamo. Noi dobbiamo fare in modo che quel 60 per cento della forza lavoro, che non equivale al 60 per cento di perdite di forza lavoro, venga reindirizzato, signor presidente, su nuovi mestieri.
  Posso dirle a spanne, molto approssimativamente, che con questi percorsi di upskilling e reskilling io credo che si riesca a contenere questo delta di perdite di lavoro nell'ordine del 30-40 per cento. Gli studi ci confermano questa attività.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Cavo.

  ILARIA CAVO. Mi scusi, presidente, ho alzato la mano in ritardo.
  Se ho capito bene, l'intelligenza artificiale va a impattare il 40 per cento delle ore lavorate.

  FRANCO TURCONI, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia. Sì, sì.

  ILARIA CAVO. Quindi, se va a impattare il 40 per cento, o riconvertiamo tutti... Capisco che ci sono due milioni e mezzo di posti di lavoro nuovi, però se sono le ore lavorate vuol dire che comunque una perdita occupazionale c'è. Questa è una domanda a cui in parte ha già risposto, però vorrei sapere di quel 40 per cento di ore lavorate quante riusciamo a recuperarne Pag. 11con la riconversione del personale e quante, invece, rischiano di trasformarsi in perdita di lavoro. Questa era una domanda.
  Vengo all'altra domanda. Lei ha spiegato, sinteticamente perché il tempo è poco, che serve un modello italiano. Ci può spiegare meglio che cosa significa? Mi sembra che lei si riferisca a un modello aperto, non a un modello chiuso, con le garanzie che può dare un modello aperto. Grazie.

  FRANCO TURCONI, direttore servizi alla pubblica amministrazione di Accenture Italia. Mi aggancio subito alla seconda domanda, così chiudo questa parte. Sicuramente noi dobbiamo avere la capacità di avere dei modelli aperti o, comunque, personalizzati sulla nostra realtà. Credo molto che proprio nella costituzione di quel corpo informativo, perché l'intelligenza artificiale applica degli algoritmi su dei dati, dataset, noi lì dobbiamo avere una personalità molto italiana.
  Oggi noi siamo esclusi – lo dico in modo non preoccupante – dall'utilizzo di tecnologie e applicazioni proprio per il fatto che il linguaggio è italiano. L'intelligenza artificiale crea algoritmi e fa previsioni. Ecco, quella parte, onorevole, manca. Io credo che già quello ci obbligherà ad avere sempre più una vista di Paese, di sistema Italia, quindi è un grande passo avanti rispetto alla creazione di un modello a nostra misura.
  Non mi tiro indietro rispetto all'altra domanda che lei mi ha fatto. Come le dicevo prima, quel 40 per cento ha bisogno di attività impattate dall'AI. Mi scusi, in alcuni casi si può anche decidere di non modificare il processo organizzativo, produttivo e così via, però è un 40 per cento di attività. È chiaro che molte di quelle attività oggi sono state fatte. Ho analizzato anche degli aspetti nelle fasi di disegno, progettazione, specifiche funzionali, progettazione di prodotti in qualunque ambito. Bisogna fare in modo che quelle attività vengano efficientate con la tecnologia e spostare – spero di non dire una banalità – l'attività di quelle persone su componenti più sofisticate. L'esempio della progettazione del disegno di nuovi prodotti nell'ambito della moda o anche nell'ambito dell'automotive è un perfetto esempio dove oggi si dedica il 50 per cento del tempo a documentare un prodotto. Quel 50 per cento fa parte del 40 per cento di quelle attività che le dicevo potenzialmente impattate dall'AI. Poi uno può anche decidere di non andare a rivederle. Se quel 50 per cento utilizzasse delle tecniche di AI, io, anziché dedicarmi alla documentazione, sposterei il 30-40 per cento del prodotto alla progettazione, al test con l'utente finale, alla sperimentazione, alla messa in produzione eccetera. È questo il compromesso che le dicevo.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio l'ospite intervenuto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Accenture Italia (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.

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