XIX Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Lunedì 5 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti della Banca d'Italia (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3 
Marattin Luigi (A-IV-RE)  ... 3 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3 
Marattin Luigi (A-IV-RE)  ... 3 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 3 
Balassone Fabrizio , Capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia ... 3 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 10 
Marattin Luigi (A-IV-RE)  ... 10 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 12 
Pagano Ubaldo (PD-IDP)  ... 12 
Roggiani Silvia (PD-IDP)  ... 13 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 13 
Balassone Fabrizio , Capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia ... 13 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 16 

Audizione di rappresentanti dell'ISTAT (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 16 
Blangiardo Gian Carlo , presidente dell'ISTAT ... 16 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 22 
Blangiardo Gian Carlo , presidente dell'ISTAT ... 22 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 22 
Grimaldi Marco (AVS)  ... 22 
Blangiardo Gian Carlo , presidente dell'ISTAT ... 22 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 22 

Audizione di rappresentanti del CNEL (Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 22 
Treu Tiziano , presidente del CNEL (intervento da remoto) ... 23 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 26 
Comaroli Silvana Andreina (LEGA)  ... 26 
Pagano Ubaldo (PD-IDP)  ... 26 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 27 
Treu Tiziano , presidente del CNEL (intervento da remoto) ... 27 
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 29

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANMAURO DELL'OLIO

  La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Banca d'Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti della Banca d'Italia.
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

  LUIGI MARATTIN. Presidente, vorrei che fosse messo a verbale quanti colleghi sono collegati in videoconferenza.

  PRESIDENTE. Ci sono tre colleghi collegati in videoconferenza.

  LUIGI MARATTIN. Le chiedo anche di mettere a verbale quanti sono i colleghi presenti.

  PRESIDENTE. Sono presenti quattro colleghi. Do la parola al dottor Fabrizio Balassone per lo svolgimento della sua relazione.

  FABRIZIO BALASSONE, Capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia. Ringrazio le Commissioni bilancio della Camera e del Senato per aver invitato la Banca d'Italia a svolgere le proprie considerazioni nell'ambito di questo ciclo di audizioni sulla manovra di bilancio. Nel mio intervento richiamerò brevemente le principali novità sulla situazione congiunturale, peraltro già esaminata a fondo a inizio novembre nella memoria che abbiamo predisposto sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, prima di passare a descrivere l'impianto complessivo del disegno di legge di bilancio, per poi soffermarmi su tre principali ambiti d'intervento: quello delle misure in materia di energia, quello che riguarda il sistema di welfare e quello degli interventi in materia di tassazione. Prima di concludere, dedicherò alcune riflessioni alle norme in materia di strumenti di pagamento.
  Le ripercussioni economiche del conflitto in Ucraina si sono fino ad ora manifestate soprattutto sul mercato internazionale delle materie prime, i cui prezzi hanno subìto rialzi e oscillazioni di entità eccezionale. Il prezzo del gas, in particolare, ha registrato una brusca impennata raggiungendo un picco di 340 euro per megawattora nel corso dell'estate. Da allora, anche grazie al conseguimento degli obiettivi di stoccaggio da parte dei principali Paesi europei, il prezzo si è notevolmente ridimensionato continuando a scendere anche nel mese di novembre. Tuttavia, il suo livello rimane ancora elevato, intorno a 140 Pag. 4euro per megawattora, ossia sette volte quello osservato all'inizio del 2021.
  La crescita dei prezzi delle materie prime ha determinato un deciso innalzamento dell'inflazione globale, che, secondo il Fondo monetario internazionale, raggiungerà il 9 per cento quest'anno. Questi andamenti, insieme all'aumento dell'incertezza, determinato dal conflitto, si sono riflessi in un significativo deterioramento delle prospettive di crescita. Il rallentamento sarebbe più marcato nell'area dell'euro, per la quale il Fondo monetario internazionale e l'OCSE stimano una crescita pari allo 0,5 per cento nel 2023, mentre la stima della Commissione europea è di appena 0,3 per cento.
  In questo difficile contesto, la congiuntura nel Paese ha mostrato per il momento una sostanziale tenuta: il PIL nel terzo trimestre è aumentato dello 0,5 per cento, sostenuto soprattutto dalla crescita superiore alle attese dei consumi di servizi e beni durevoli e dall'andamento, ancora molto favorevole, degli investimenti, specialmente quelli in beni strumentali. Gli indicatori più recenti puntano, però, a un indebolimento dell'attività per il trimestre in corso, in cui è proseguito il rialzo dell'inflazione, che, nella definizione armonizzata, ha toccato un picco del 12,6 per cento, mantenendosi su valori simili a novembre.
  Il quadro macroeconomico delineato nella versione aggiornata del Documento programmatico di bilancio 2023 è coerente con questi andamenti. Nel complesso non si discosta in misura significativa dalle previsioni pubblicate lo scorso ottobre dalla Banca d'Italia, nelle quali l'attività è stimata in espansione nella media del 2023, ma in forte rallentamento nei prossimi mesi e, quindi, caratterizzata da tassi di crescita decisamente inferiori a quelli degli ultimi due anni. È tuttavia opportuno ricordare che in un contesto come quello attuale, caratterizzato da rischi di natura estrema, le proiezioni economiche costituiscono un riferimento solamente indicativo e che sviluppi drasticamente meno favorevoli di quelli prefigurati potrebbero realizzarsi a fronte di mutamenti repentini e imponderabili del contesto esterno.
  Per quanto riguarda il quadro d'insieme della manovra, potete trovare la consueta tavola riassuntiva nell'appendice al documento che è stato depositato presso gli uffici della Commissione.
  Come programmato nella versione rivista e integrata della NADEF, rispetto al quadro a legislazione vigente, la manovra di bilancio aumenta l'indebitamento netto dell'1,1 per cento del PIL nel 2023 – si tratta di poco più di 21 miliardi di euro – e dello 0,1 per cento nel 2024, mentre per il 2025 ne determina una riduzione di circa lo 0,2 per cento. L'ampliamento del disavanzo per il prossimo anno avrebbe, dunque, natura temporanea e rifletterebbe sostanzialmente la proroga o il potenziamento di misure volte ad attenuare l'impatto sul sistema economico dei rincari energetici. Queste misure ammontano a 20,5 miliardi di euro nel 2023 e scendono intorno a un miliardo di euro nel biennio successivo. Data l'elevata incertezza che caratterizza il quadro macroeconomico e i limitati spazi di bilancio a disposizione, questa impostazione appare prudente. La politica di bilancio mira a un'ulteriore riduzione del rapporto tra debito e prodotto interno lordo nel triennio di programmazione. Dato l'alto livello del debito pubblico, la richiamata incertezza sulle prospettive macroeconomiche e il tendenziale aumento dei tassi d'interesse, mantenere fermo questo obiettivo è una scelta necessaria.
  Nel complesso del quadriennio 2022-2025, il calo dell'incidenza del debito sul prodotto interno lordo sarebbe determinato da un differenziale favorevole tra tasso di crescita del prodotto nominale e onere medio del debito. Negli anni futuri, tenendo conto delle pressioni dovute all'invecchiamento della popolazione e a un differenziale tra onere medio del debito e tasso di crescita verosimilmente meno favorevole, per consentire una duratura riduzione dell'incidenza del debito sarà necessario proseguire il miglioramento programmato per il prossimo triennio e puntare a un significativo avanzo primario. La piena attuazione dell'insieme di riforme e investimenti del Piano nazionale di ripresa Pag. 5e resilienza potrà fornire un contributo determinante alla crescita economica e, di riflesso, al miglioramento delle condizioni della finanza pubblica.
  Oltre a quelle connesse con l'emergenza energetica, la manovra include altre misure che trovano copertura in risparmi di spesa e aumenti di entrate: sono interventi di dimensione non trascurabile, con effetti netti non necessariamente nulli sul prodotto interno lordo e sulla distribuzione del reddito. Le misure in aumento dell'indebitamento netto ammontano a quasi 19 miliardi di euro nel 2023. Si tratta di maggiori uscite per quasi 10 miliardi di euro e di minori entrate per quasi 9 miliardi di euro. Le coperture sono pari a oltre 18 miliardi di euro: di queste disposizioni di copertura occorrerà monitorare ovviamente l'efficacia.
  Nell'esaminare più in dettaglio i contenuti della manovra e i principali interventi, come anticipato, inizierò proprio da quelli in materia di energia. In quest'ambito, il disegno di legge di bilancio introduce, da un lato, misure a sostegno dell'economia e, dall'altro, prelievi di carattere temporaneo a carico delle imprese del settore energetico che hanno beneficiato dello straordinario aumento dei prezzi. Circa il 90 per cento degli interventi è a favore di imprese e famiglie, mentre le restanti risorse sono destinate principalmente a finanziare lo stoccaggio e la gestione del gas naturale e a garantire la continuità dei servizi offerti dagli enti locali e dei lavori sulle opere pubbliche.
  È prevista l'estensione al primo trimestre del 2023 e in taluni casi il potenziamento di alcuni degli interventi introdotti nei mesi scorsi. Si tratta, in particolare, dei crediti di imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica, gas naturale e carburanti, che pesano per 10 miliardi di euro, della riduzione dell'IVA sul gas naturale e degli oneri generali sul suo consumo e su quello di elettricità, per oltre 5 miliardi di euro, e del cosiddetto bonus sociale, per circa 2,5 miliardi di euro. Non viene, invece, prorogata la riduzione delle accise sui carburanti.
  Si può stimare che, qualora gli interventi a favore di imprese e famiglie dovessero essere rinnovati fino alla fine dell'anno, alle stesse condizioni previste per il primo trimestre, il costo complessivo degli interventi sarebbe nell'ordine del 3,5 per cento del PIL, sostanzialmente in linea con quello sopportato nel 2022. In questo scenario, sarebbe importante rendere le misure ancora più mirate e selettive nonché finanziarle prioritariamente ricorrendo a risparmi di spesa o a maggiori entrate. Si può, altresì, valutare che circa il 40 per cento delle risorse stanziate per mitigare l'impatto della crisi energetica sui bilanci di imprese e famiglie sia destinato al finanziamento di misure mirate: l'importanza di concentrare le risorse su interventi di questa natura è stata più volte sottolineata, anche al fine di contenere l'onere per la finanza pubblica. Andrebbe valutata con attenzione la possibilità di collegare meglio il sostegno fornito alle imprese all'effettivo impatto dello shock energetico sul loro conto economico. È auspicabile che i segnali di prezzo siano preservati entro limiti ragionevoli, in modo tale da incentivare l'adozione di comportamenti virtuosi di risparmio energetico laddove possibile.
  Complessivamente, a partire dal secondo trimestre del 2021, agli interventi volti a mitigare l'impatto della crisi energetica sono state destinate risorse pari a circa il 5 per cento del PIL del 2022, di cui circa un terzo per il contenimento dei costi delle bollette di famiglie e imprese e altrettanto per crediti d'imposta per le imprese.
  In applicazione di un regolamento europeo dello scorso ottobre si introducono due forme di prelievo temporaneo sulle imprese operanti nel settore energetico, con un gettito atteso per il 2023 di quasi 4 miliardi di euro. Con tali misure il sostegno delle famiglie e delle imprese viene finanziato in parte attraverso entrate supplementari che gravano, almeno in prima battuta, su chi ha beneficiato dello straordinario aumento del prezzo dell'energia. In primo luogo, viene istituito un contributo di solidarietà a carico dei produttori e rivenditori di energia, che si applica all'aumento nel 2022 del reddito definito ai fini Pag. 6dell'IRES, mentre l'analoga misura in vigore nell'anno in corso faceva riferimento al saldo tra operazioni attive e passive ai fini dell'IVA. Il gettito atteso da questo intervento è pari a 2,5 miliardi di euro nel 2023. In secondo luogo, dal 1° dicembre 2022 al 30 giugno del prossimo anno, è previsto un tetto al prezzo dell'energia prodotta dagli impianti alimentati a carbone, a olio combustibile e da fonti rinnovabili diverse da quelle che sono già soggette al meccanismo di compensazione introdotto nel 2022. Secondo le valutazioni ufficiali, questa misura determinerebbe maggiori entrate per quasi 1,5 miliardi di euro.
  Secondo le stime di novembre della Commissione europea, nel 2022, al netto dei prelievi straordinari sulle imprese del settore energetico, le misure espansive in materia di energia rappresentano l'1,3 per cento del PIL nell'area dell'euro e il 2,6 per cento in Italia. Il prossimo anno potrebbero arrivare quasi al 2 per cento, qualora gli interventi già annunciati dai Paesi membri per i primi mesi del 2023 fossero prorogati fino alla fine dell'anno.
  Concludo così l'esame degli interventi in materia di energia e passo a quelli che riguardano il sistema di welfare, che sono relativi a tre aree di intervento principali: le pensioni, le politiche per la famiglia e quelle per il contrasto alla povertà e per l'inclusione lavorativa.
  In materia di pensioni il disegno di legge di bilancio modifica temporaneamente i requisiti di accesso al pensionamento e rende meno generosa l'indicizzazione al costo della vita dei trattamenti di importo più elevato. Secondo le valutazioni del Governo tali misure ridurrebbero nel complesso l'indebitamento netto di 1,3 miliardi di euro il prossimo anno e di circa 2,7 miliardi di euro in media all'anno nel biennio successivo.
  Gli interventi sui requisiti di pensionamento, che pure introducono nuove eccezioni alle regole generali, appaiono improntati a criteri di prudenza dettati dal fatto che il rapporto tra spesa pensionistica e PIL è ancora lontano dal suo punto di massimo e che maggiori tassi di attività, anche tra i lavoratori più maturi, sono necessari per contrastare gli effetti negativi dell'invecchiamento della popolazione sull'offerta di lavoro. Per quanto riguarda le norme sull'indicizzazione va considerato che i percettori dei trattamenti di pensione sono più protetti di altri gruppi sociali rispetto all'effetto dell'inflazione sul potere d'acquisto, sulla base di meccanismi automatici, e che beneficiano alle stesse condizioni delle altre categorie delle misure connesse con il caro energia.
  Per il solo 2023 la manovra introduce la cosiddetta «Quota 103», ossia un terzo canale di pensionamento oltre alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata. Si tratta di un canale utilizzabile da chi abbia ottenuto almeno 41 anni di versamenti contributivi e abbia almeno 62 anni di età. Per chi accederà al pensionamento attraverso questa via l'assegno avrà un limite superiore pari a 5 volte il trattamento minimo fino al momento in cui il soggetto avrà raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia. Vengono, inoltre, prorogati per un anno l'anticipo pensionistico sociale e la cosiddetta «Opzione Donna», quest'ultima, tuttavia, significativamente ridimensionata. L'impatto di queste misure sui flussi di pensionamento e di riflesso sui conti pubblici è nel complesso limitato.
  Il disegno di legge modifica per il prossimo biennio il meccanismo di indicizzazione dell'importo delle pensioni al costo della vita, rendendolo meno generoso per i trattamenti di importo più elevato; al contrario, per le pensioni pari o inferiori al minimo INPS, oltre all'adeguamento completo al costo della vita, è riconosciuto, in via transitoria, un incremento pari a 1,5 punti percentuali per l'anno 2023 e a 2,7 punti per l'anno successivo. Queste norme determinano una riduzione dell'indebitamento netto pari a quasi 2 miliardi di euro nel 2023 e a quasi 4 miliardi di euro in media all'anno nel biennio successivo.
  Per quanto riguarda le politiche per la famiglia sono previsti il potenziamento dell'assegno unico e universale, la riduzione dell'IVA sui prodotti per l'infanzia e norme sui congedi parentali. Dal 2023 viene aumentato del 50 per cento l'importo dell'assegno unico e universale per tutti i figli fino Pag. 7a un anno di età e lo stesso incremento si applicherà ai figli fino a tre anni se appartenenti a nuclei familiari con tre o più figli e con ISEE inferiore a 40.000 euro. Va ricordato che la normativa attuale prevede che gli importi dell'assegno e le soglie di ISEE che ne determinano l'entità vengano adeguati alla variazione del costo della vita a partire dal 2023.
  La manovra rende, inoltre, strutturali gli importi maggiorati riconosciuti per i figli disabili con più di 18 anni, che a legislazione vigente sono previsti solo per l'anno in corso. Le famiglie beneficeranno anche della riduzione al 5 per cento dell'aliquota dell'IVA per alcuni prodotti per la prima infanzia nonché dell'incremento, limitato a un mese, dal 30 all'80 per cento, dell'indennità per il congedo parentale per le lavoratrici dipendenti che termineranno il periodo di congedo obbligatorio dopo il 2022. Complessivamente, queste misure determinerebbero un aumento del disavanzo di circa 0,5 miliardi di euro nel 2023 e di poco meno di un miliardo nel biennio successivo.
  L'assegno unico e universale, che è stato introdotto lo scorso marzo, ha sostituito un insieme di misure preesistenti semplificando il sistema. Già in passato la Banca d'Italia si è espressa a favore di questa razionalizzazione. Ritengo che sarà importante analizzare gli effetti dell'assetto determinato dall'introduzione dell'assegno sulla disuguaglianza, l'offerta di lavoro e la natalità.
  Diversamente dall'assegno unico, che segue una logica di universalismo selettivo, la riduzione dell'IVA sui prodotti per l'infanzia andrebbe a beneficio di tutti i consumatori di tali prodotti, destinando risorse pubbliche anche a nuclei che non versano in condizioni di bisogno e aumentando le cosiddette spese fiscali previste nel nostro ordinamento.
  Sempre nell'ambito del sistema di welfare, la manovra modifica per il 2023 la disciplina del reddito di cittadinanza, riducendo il numero massimo di mensilità erogabili nell'anno per le famiglie composte esclusivamente da individui non disabili e di età compresa tra i 18 e i 59 anni, che il Governo valuta ammontare a circa il 40 per cento della platea dei beneficiari. Vengono, inoltre, rafforzati i presidi volti alla qualificazione professionale e all'attivazione dei beneficiari del reddito. Il disegno di legge di bilancio prevede, inoltre, l'abolizione dal 2024 del reddito di cittadinanza e di utilizzare larga parte dei fondi così resi disponibili per un riordino delle politiche di contrasto alla povertà. Nel complesso, per effetto di queste misure è prevista una riduzione delle spese di 0,7 miliardi di euro il prossimo anno è di un miliardo di euro in ciascuno dei due anni successivi.
  L'introduzione del reddito di cittadinanza ha rappresentato una tappa significativa nell'ammodernamento del nostro sistema di welfare. Una forma di reddito minimo a sostegno delle famiglie più bisognose è presente in tutti i Paesi dell'area dell'euro e, in molti di essi, presenta carattere di universalità, proprio come il reddito di cittadinanza. In questi anni il sussidio ha contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell'epidemia di COVID-19 sul reddito disponibile delle famiglie più fragili e poi a sostenere il potere d'acquisto, particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico.
  Secondo i dati dell'Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza dell'INPS da aprile 2019, primo mese di erogazione della misura, hanno beneficiato del sussidio 1,154 milioni di nuclei familiari in media al mese, per un importo medio di 535 euro mensili. Il numero di beneficiari medio è cresciuto durante la pandemia ed è diminuito nei primi dieci mesi del 2022 con il miglioramento delle condizioni cicliche. Secondo il rapporto annuale dell'ISTAT, in assenza del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza, che tuttavia copriva una platea molto più ristretta di beneficiari, nel 2020 sarebbero stati classificati come poveri assoluti circa 450.000 nuclei familiari in più, corrispondenti a un milione di individui.
  Come segnalato da più parti, e anche dalla Banca d'Italia, l'attuale assetto del reddito di cittadinanza non è, però, privo di aspetti critici: questi sono per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è Pag. 8al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l'accompagnamento e reinserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro. La riforma complessiva annunciata dal Governo potrebbe essere un'occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l'efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno.
  Non va, peraltro, dimenticato che i radicali cambiamenti dei paradigmi produttivi in corso a livello globale potrebbero rendere obsolete le competenze di molti lavoratori, richiedendo un rafforzamento delle misure di sostegno al reddito. Nell'attuazione delle misure bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell'indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati. La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023 e destinata a nuclei individuati in base all'età e alle condizioni di salute potrebbe riguardare anche famiglie difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell'economia e con un costo della vita in significativo aumento. L'importo dell'assegno, peraltro, non è indicizzato all'evoluzione dell'inflazione.
  L'efficacia del rafforzamento degli obblighi formativi per i beneficiari, attraverso il sistema della riqualificazione professionale, presuppone un'adeguata offerta di corsi la cui qualità sia verificata in modo appropriato nelle regioni economicamente meno sviluppate del Paese.
  Passo ora agli interventi che riguardano il sistema di tassazione. Quelli principali sono l'estensione del regime forfetario, l'introduzione della cosiddetta flat tax incrementale e alcune misure in materia di accertamento, contenzioso e riscossione.
  Viene innalzata da 65.000 a 85.000 euro la soglia di fatturato che delimita l'applicazione del regime forfetario per i contribuenti persone fisiche che esercitano attività di impresa, arti o professioni. Un'altra modifica al regime riguarda la tempistica di esclusione dallo stesso, che diventa immediata se si supera la soglia di 100.000 euro di fatturato, rimanendo invece ferma all'anno di imposta successivo se il fatturato si colloca tra 85.000 e 100.000 euro. I contribuenti con redditi da impresa o lavoro autonomo, che non aderiscono al regime forfetario, potranno accedere solo per il prossimo anno a un regime sostitutivo dell'IRPEF e delle relative addizionali, con un'aliquota del 15 per cento applicabile a un imponibile massimo di 40.000 euro, per le sole eccedenze dei redditi del 2023 rispetto al più alto tra quelli dichiarati tra il 2020 e il 2022 aumentato del 5 per cento.
  Complessivamente questi interventi determinerebbero una riduzione delle entrate pari a 0,3 miliardi di euro nel 2023, 1,2 miliardi di euro nel 2024 e 0,4 miliardi di euro nell'anno successivo. L'ampliamento della platea dei contribuenti che accedono al regime forfetario restringe ulteriormente l'ambito di applicazione della progressività nel nostro sistema di imposizione personale sui redditi, che, com'è noto, è garantita dall'IRPEF. Come già evidenziato dalla Banca d'Italia, la sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone anche un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente e in modo ingiustificato individui con la stessa capacità contributiva. Inoltre, in un periodo di inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta, come quello forfetario, e di un regime soggetto alla progressività, come quello dell'IRPEF, comporta un'ulteriore penalizzazione per chi è soggetto a quest'ultimo, in quanto gli eventuali adeguamenti delle retribuzioni alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata, il cosiddetto drenaggio fiscale, cui invece i contribuenti del regime forfetario non sono sottoposti.
  Anche limitandosi all'area del reddito di impresa o da lavoro autonomo, il regime decisamente più favorevole garantito al di sotto di determinate soglie di giro d'affari può condurre, come mostrano le prime evidenze empiriche, a scelte organizzative subottimali e incentivare l'evasione per evitare l'aggravio fiscale in cui si incorre al superamento delle stesse soglie.Pag. 9
  L'introduzione della flat tax incrementale, sebbene possa attutire le differenze di trattamento tra lavoratori autonomi e imprenditori con ricavi sotto o sopra la soglia di accesso al regime forfetario, difficilmente potrà eliminare l'eccessiva concentrazione dei fatturati dichiarati su valori appena inferiori alla soglia. Per evitare che la stratificazione nel tempo di regimi speciali crei ulteriori spazi per comportamenti elusivi ed evasivi, occorrerebbe mirare a una riforma organica del complessivo sistema fiscale, con l'obiettivo di semplificarlo e di accrescerne l'equità.
  Infine, il disegno di legge include interventi che riguardano diverse fasi del rapporto tra il contribuente e l'amministrazione finanziaria: l'accertamento, il contenzioso e la riscossione. Vengono ridotte le sanzioni e, in alcuni casi, anche le imposte dovute e viene consentita la rateizzazione pluriennale dei versamenti. Sono, inoltre, previste disposizioni per accelerare le procedure di smaltimento dei crediti tributari inesigibili. Nel complesso le misure determinano un aumento dell'indebitamento di 1,1 miliardi di euro nel 2023 e una sua riduzione di circa 0,8 miliardi di euro in media nel biennio successivo. Oltre agli effetti immediati sui conti pubblici, come più volte ricordato in passato, interventi di questo tipo, soprattutto se riproposti in forme molto simili e in tempi ravvicinati, possono avere un effetto negativo sul rispetto delle norme tributarie da parte dei contribuenti.
  Prima di terminare mi restano da esaminare gli interventi in materia di strumenti di pagamento. Il disegno di legge prevede che dal prossimo gennaio la soglia massima di utilizzo del contante nelle transazioni, attualmente pari a 2.000 euro, venga innalzata dal livello previsto per allora dalla legislazione vigente, pari a 1.000 euro, a 5.000 euro. Il disegno di legge introduce, inoltre, un limite pari a 60 euro al di sotto del quale non si applicherebbero le sanzioni per gli esercenti che non accettano mezzi di pagamento elettronici. Tali misure, contrariamente a quanto avvenuto complessivamente negli ultimi anni, vanno nella direzione di agevolare l'utilizzo del contante.
  A livello europeo, mentre in alcuni Paesi, tra i quali la Germania non è prevista alcuna soglia massima per l'ammontare delle transazioni in contanti, in altri sono previsti tetti inferiori a quello indicato nel disegno di legge (500 euro in Grecia, 1.000 euro in Francia e in Spagna, 3.000 euro in Belgio). Rispetto al 2016 la percentuale di transazioni operate con il contante è diminuita in Italia, anche per effetto della pandemia, rimanendo comunque al di sopra della media europea. Come già ricordato in passato, i limiti all'uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità e di evasione. In particolare, negli ultimi anni sono emersi studi, anche condotti dal nostro istituto su dati italiani, che suggeriscono che soglie più alte favoriscano l'economia sommersa. C'è, inoltre, evidenza che l'uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l'evasione fiscale.
  Anche le raccomandazioni specifiche per l'Italia formulate dalla Commissione europea nell'ambito del Semestre europeo muovono da tale presupposto. Nello specifico, nel 2019 si suggeriva all'Italia di «contrastare l'evasione fiscale in particolare nella forma dell'omessa fatturazione, tra l'altro potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti». Inoltre, la definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici era inclusa tra i traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza relativi al primo semestre di quest'anno. Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici, è opportuno ricordare che anche il contante ha costi legati alla sicurezza: come quelli connessi con furti, trasporto valori e assicurazione. Le nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell'importo della transazione è superiorePag. 10 a quello delle carte di debito e di credito.
  Mi avvio a concludere. Nel difficile contesto attuale la politica di bilancio si trova a conciliare due esigenze, quella di sostenere le famiglie e le imprese a fronte dello shock energetico e quella di consolidare la fiducia di risparmiatori e investitori, creando così le premesse per la crescita dell'economia. Proseguire nel sentiero di riduzione del peso del debito pubblico è necessario per riportare le condizioni finanziarie del Paese in linea con quelle dei principali Paesi dell'area dell'euro. Anche per il livello molto elevato del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo, gli spazi per una politica espansiva sono molto limitati; d'altro canto, un impulso significativo alla crescita economica verrà dalla realizzazione degli interventi previsti dal PNRR, in parte senza costi immediati per il bilancio, per i trasferimenti, in parte con costi inferiori a quelli di mercato, per i prestiti.
  In linea con i ristretti margini di manovra, il disegno di legge di bilancio prevede un aumento del disavanzo nel 2023, rispetto al suo valore tendenziale, quasi esclusivamente per gli interventi a sostegno di famiglie e imprese connessi con l'emergenza energetica. Tali misure, tuttavia, riguardano solo il primo trimestre del 2023. Qualora gli effetti dello shock energetico dovessero proseguire anche nei trimestri successivi, come ricordato, le eventuali nuove misure dovrebbero rimanere di natura temporanea ed essere prioritariamente finanziate ricorrendo a risparmi di spesa o a maggiori entrate. Si potrebbe anche compiere uno sforzo ulteriore per renderle ancora più mirate e selettive.
  Le misure non connesse con l'emergenza energetica, che trovano copertura in risparmi di spesa e aumenti di entrate, hanno comunque una dimensione non trascurabile, con effetti netti non necessariamente nulli sul prodotto e sulla distribuzione del reddito. Alcuni di questi interventi presentano aspetti critici che la Banca d'Italia ha più volte segnalato in passato con riferimento a misure analoghe. La discrepanza di trattamento tributario tra lavoratori dipendenti e autonomi e, all'interno di questi ultimi, tra contribuenti soggetti al regime forfetario e contribuenti esclusi da questo regime risulta accresciuta. Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l'introduzione di alcuni istituti che riducono l'onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati e ai senatori che intendono intervenire per formulare quesiti e osservazioni.

  LUIGI MARATTIN. Ringrazio il dottor Balassone e la Banca d'Italia per il solito servizio preciso e puntuale sui provvedimenti economici. Ho qualche domanda e seguirò l'ordine con cui lei ha illustrato gli interventi.
  Da qualche giorno sto cercando di capire l'entità lorda della manovra, non ci sono ancora riuscito. Il Servizio Bilancio della Camera, sommando le maggiori spese e le minori entrate, calcola 42,2 miliardi di euro. Lei dice che le misure espansive ammontano a 39,2 miliardi di euro. Posso immaginare che il Servizio Bilancio non è riuscito ad attribuire correttamente gli effetti derivanti dalle misure previste in manovra, da un lato, e a quelle previste dal decreto-legge cosiddetto «Aiuti-quater», dall'altro, in quanto è oggettivamente difficile: è una spiegazione assolutamente normale e plausibile. Ma «ballerebbero» 3 miliardi di euro e, quindi, volevo una risposta, se è possibile, definitiva rispetto a quanto ammonta la manovra lorda che stiamo esaminando.
  La seconda considerazione riguarda l'energia. Giustamente ci ricordate che in questo disegno di legge di bilancio vi è un ulteriore meccanismo, oltre a quello a due vie, che può assomigliare a un decoupling. La mia domanda, però, è secca: quanto questo assetto attuale, che a questo punto ha due meccanismi di compensazione, differisce da un classico decoupling, cioè il Pag. 11disaccoppiamento in cui noi prendiamo tutta l'energia prodotta da fonti non rinnovabili, gli mettiamo un cap, e tramite questo abbassiamo il prezzo medio ponderato di tutta l'energia elettrica prodotta da fonti eterogenee? Quindi vorrei capire quanto siamo distanti da un vero disaccoppiamento nel senso complessivo del termine.
  Su «Opzione Donna» vorrei una vostra valutazione. È uno strumento che c'è da molti anni, e viene prorogato di anno in anno, segno che il legislatore non ne è convinto, altrimenti lo renderebbe stabile. Io stesso non sono convinto di questa misura, perché è vero che le donne vanno in pensione con il ricalcolo interamente contributivo dell'assegno, quindi una forte penalizzazione, ma le si manda in pensione a 58 anni. Credo che la norma del Governo non abbia alcun senso, perché legare questo strumento al numero dei figli, dal mio punto di vista, non ha senso. Se si vuole compensare la donna per periodi di discontinuità contributivi, si intervenga sulla dimensione contributiva, non certo sulla base del numero di figli che ha generato qualche decennio prima. Ma la domanda è più ampia: che ne pensate di questo strumento, considerato che il tasso di occupazione femminile in Italia è 15 punti inferiore alla media europea?
  Sul reddito di cittadinanza rilevo due questioni. Io credo che sia sbagliato cancellarlo, sebbene dal 2024, senza prevedere contestualmente una nuova disciplina, che dovrebbe contenere alcune previsioni che saranno oggetto di emendamenti della mia forza politica, ma volevo una vostra valutazione su due questioni. In primo luogo, quanto credete che un meccanismo di tassazione negativa possa sostituire integralmente il reddito di cittadinanza, per gli abili al lavoro? La seconda questione è politicamente molto scomoda, perché nel momento in cui inizierò a parlare ci sarà qualcuno che dirà che rivoglio le gabbie salariali, ma corro volentieri questo rischio. Io ritengo che per un sussidio contro la povertà, che, quindi, serve per acquistare beni e servizi di prima necessità, non si possa prescindere dal costo dei beni e servizi di prima necessità. Quindi, quanto pensate sia opportuno graduare il sussidio – io spero il nuovo sussidio – a seconda del costo della vita, che in Italia differisce molto non solo fra Nord e Sud, ma anche fra aree urbane e aree rurali all'interno di stesse aree territoriali e geografiche?
  Nel documento che avete depositato dite che gli istituti deflattivi del contenzioso tributario agevolino il percorso di riforma della giustizia tributaria. Volevo qualche chiarimento su questo, perché in realtà si fa molto di più. Nel disegno di legge di riforma della giustizia tributaria che abbiamo approvato sul finire del Governo Draghi, qualche mese fa, è previsto che, se in giudizio l'Agenzia delle entrate soccombe, si può definire la controversia prima del giudizio finale. Sono previste diverse graduazioni per limiti: 100.000, 50.000 euro in base al fatto che l'Agenzia delle entrate abbia perso in primo grado o in secondo grado. Con il disegno di legge di bilancio si fa qualcosa di molto più forte: prima del giudizio di primo grado, il contribuente può pagare il 90 per cento e venirne fuori e se per caso vince in primo grado paga il 40 per cento e ne viene fuori.
  Quindi, siccome ancora non so valutare l'efficacia di queste disposizioni, volevo capire se per voi queste misure rappresentano davvero un rafforzamento della riforma del Governo Draghi o un overshooting.
  Sempre sullo stesso argomento, vorrei porre un'altra questione. Non avevo dubbi che vi fosse, ma mi fa piacere trovarla nella vostra relazione perché non ne parla nessuno. Con questo disegno di legge di bilancio si interviene su una questione molto antica: si dà all'agente della riscossione il potere di comunicare che un credito fiscale è inesigibile. Sto parlando degli oltre 1.100 miliardi di euro del magazzino fiscale. Con il disegno di legge di bilancio si dice che se si pensa che questi soldi non si recuperano più, non occorre aspettare trent'anni, ma lo si comunica subito all'ente proprietario del credito. Volevo una vostra valutazione un po' più ampia su questo, che ritengo un punto centrale.Pag. 12
  Infine, le ultime due considerazioni. La prima riguarda l'affermazione che sull'energia occorre essere più selettivi negli aiuti. È vero, ma come si fa a sciogliere il trade off che c'è in questo senso? Infatti, se si è più selettivi, occorre essere più burocratici, perché non solo occorre farsi dire da ogni soggetto che è in stato di necessità, ma occorre anche controllare. La verità è che o siamo selettivi e burocratici o siamo semplici e prevediamo interventi a pioggia. Che cosa dobbiamo essere esattamente? Questo non l'ho ancora capito.
  Infine, sulle criptovalute ho letto velocemente la vostra appendice. Siamo sicuri di tassare i proventi finanziari derivanti dalle criptovalute al 14 per cento e non al 26 come gli altri proventi finanziari? Stiamo dicendo che chi regolarizza quel tipo di investimento paga il 14 per cento. Questo è giustificato perché bisogna dargli un incentivo a farlo oppure stiamo creando una discrepanza con chi ha comprato un'obbligazione non pubblica e sulle plusvalenze paga il 26 per cento?

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Pagano, l'onorevole Guerra, che ha una pessima connessione, ha chiesto di domandare se era possibile ricevere maggiori dettagli, anche quantitativi, sul costo del contante per gli esercenti.

  UBALDO PAGANO. Proverò a essere telegrafico. Dalla relazione che avete depositato mi pare evidente che, se dovesse permanere il quadro geopolitico attuale in Italia, ma più sostanzialmente in Europa, la spesa di ulteriori interventi per il contenimento degli extra costi energetici dovrebbe essere in linea con la spesa effettuata lo scorso anno. Quindi, di fatto, – chiedo conferma – i 21,2 miliardi di euro sarebbero del tutto insufficienti per il prossimo anno, quindi stiamo parlando esattamente al massimo di un quadrimestre; con la differenza rispetto al 2022, però, che i margini maggiori si sono ricavati anche all'interno di una crescita economica che era più sostenuta. Invece nel 2023, stante anche quanto contenuto nei documenti economici del Governo, dovremmo essere ben al di sotto di tali livelli di crescita economica. Addirittura nella vostra relazione viene messo in dubbio che si possano raggiungere alcuni degli obiettivi che sono stati enunciati dal Governo. Quindi, sul quadro prospettico, vorrei comprendere se sia corretta la mia interpretazione della vostra relazione e dei dati che avete illustrato rispetto a quanto contenuto nella relazione al disegno di legge di bilancio.
  Relativamente alla riduzione dell'IVA sui prodotti per l'infanzia sottolineate giustamente che è una misura che non ha alcun carattere equitativo, anzi, potendone beneficiare tutte le categorie e tutte le fasce di reddito, è evidente che, in questo caso, si utilizzano risorse per favorire anche categorie che, in realtà, non ne avrebbero bisogno.
  Poi per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, che di fatto viene smontato, voi dite che la riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023 potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro. Quindi, di fatto, bocciate la sua eliminazione senza che sia sostituito da uno strumento che possa dare una risposta ad alcune categorie di soggetti, venendo anche un po' meno rispetto alla narrazione abbastanza diffusa nelle ultime settimane dei cosiddetti «occupabili» come persone che non vorrebbero trovare lavoro ma vivere soltanto di assistenza.
  Per quanto riguarda il costo della flat tax incrementale inserito all'interno del disegno di legge di bilancio, vi chiedo se lo ritenete adeguato. Ritenete adeguata la previsione di spesa posta per il 2024? Ovviamente per il 2023 la misura non dovrebbe produrre nessun tipo di minor gettito. In base alle analisi che abbiamo fatto e anche alle audizioni svolte ritengo che così non sia e che quella previsione di spesa sia molto sottostimata.
  Sulla questione del limite di 60 euro per l'obbligo dei pagamenti elettronici voi giustamente sottolineate che tale previsione era oggetto di un espresso accordo con le autorità europee in sede di approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Pag. 13Ritenete che il venir meno a un obbligo cui si era deciso di sottostare possa mettere a rischio l'ammissibilità di alcune spese del PNRR?

  SILVIA ROGGIANI. Sarò anch'io telegrafica, anche perché il mio collega Pagano ha anticipato molte delle mie domande.
  A più riprese, dottor Balassone, lei ha affermato che alcune delle misure contenute nel disegno di legge di bilancio potrebbero facilitare l'evasione o comunque non contrastarla. Quindi volevo sapere se, nel complesso, lei ritiene che questa manovra aumenta la possibilità di evasione e di elusione.
  L'ultima domanda invece riguarda il tema dell'energia, su cui anche lei è intervenuto. Come valuta il fatto che questa manovra sostanzialmente pone delle misure limitate, che poi dovranno essere ridiscusse e non sappiamo bene con quali risorse disponibili?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, farei io due o tre domande in chiusura.
  Il gettito atteso di 4 miliardi di euro per quanto riguarda la sovrafatturazione dell'energia, per come è formulata la norma, va a prendere tutto l'IRES, quindi va a prendere anche operazioni che riguardano l'extra gestione caratteristica e che non c'entrano assolutamente nulla con la sovrafatturazione dell'energia. Ciò crea ovviamente situazioni spurie fra i vari operatori, che potrebbero portare a contenziosi e, quindi, eventualmente a non escutere parte di quei 4 miliardi di euro. Le domande sono un po' tutte collegate, in questo caso la mia richiesta è la seguente: cosa ne pensate di questa situazione, cioè del fatto che queste risorse potrebbero saltare?
  La stessa cosa vale per quanto riguarda l'ampliamento del regime forfetario, che aumenta, come avete detto voi, il rischio della sottofatturazione per evitare di fare il salto di classe o, addirittura, per rimanere per un anno all'interno di una stessa classe. Quindi, volevo capire se avete stimato quanto ciò potesse incidere, allo stesso modo delle disposizioni sul contante, come avete spiegato.
  Infine, sul reddito di cittadinanza mi sfugge una cosa. Sono circa tre milioni e mezzo i percettori del reddito di cittadinanza, cioè più di un milione di famiglie circa. Gli occupabili sono 660.000, quindi rientrano nel beneficio 440.000 soggetti, e il risparmio generato da tale riduzione è di 0,7 miliardi di euro e dall'anno successivo, con l'abolizione del reddito di cittadinanza, è stimato un miliardo di euro di risparmio, mentre sappiamo che il reddito di cittadinanza costa 8 miliardi di euro l'anno. Non capisco come sia stata fatta questa stima e soprattutto come sia garantita la tenuta dei conti pubblici, perché comunque non stiamo parlando di una differenza di poche centinaia di milioni di euro.
  La stessa cosa vale anche se si aggiungono quei 700 milioni di euro poiché il limite è che i percettori di reddito di cittadinanza devono seguire dei corsi di formazione. Ora, questo è già previsto all'interno della normativa vigente, ma così come è formulata nel disegno di legge di bilancio, la norma non prevede risorse per attivare subito i sistemi di formazione. Quindi avremo persone che non completeranno mai questi corsi di formazione e non sarà loro responsabilità non aver partecipato ai corsi di formazione. Quindi percepiranno sicuramente più a lungo il sussidio perché, non essendo loro responsabilità, non glielo si può togliere. Quindi vedo a rischio anche quei 700 milioni di euro.
  Allora non riesco a capire come si può garantire la tenuta di questa manovra e quanto può essere il buco potenziale rispetto alle risorse messe a copertura. Infatti, avremo delle spese certe, ma avremo dei recuperi che mi sembrano, sommandoli uno ad uno, altamente incerti e che quindi potrebbero generare potenziali problemi futuri.
  Do, quindi, la parola al dottor Balassone per la replica.

  FABRIZIO BALASSONE, Capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia. Ringrazio lei e tutti gli onorevoli che hanno posto domande numerose e molto interessanti. Innanzitutto, vorrei fare una Pag. 14premessa di carattere generale: gli allegati tecnici alla manovra sono stati resi disponibili mercoledì scorso, quindi non escludo che nel nostro documento ci sia qualche arrotondamento che potrà essere rivisto. Il criterio con cui i nostri esperti hanno esaminato gli allegati tecnici produce il risultato che potete vedere nella tavola allegata alla nostra relazione. Quindi, al momento, 39,2 miliardi di euro è la nostra valutazione dell'importo lordo della manovra. Vedremo se nei prossimi giorni ci sarà da ragionare ulteriormente su questo aspetto.
  Proseguo nell'ordine in cui mi avete posto le domande, quindi parto dall'energia e dal decoupling. La differenza fondamentale è che nel vero decoupling è poi il mercato che decide sia il prezzo del gas sia quello dell'energia. Infatti, viene separato il mercato dei due beni, gas e altre fonti, ed eventualmente poi si può anche ragionare ulteriormente su sussidi da concedere e tetti da mettere al prezzo di una o entrambe le fonti. Nel nostro sistema, invece, è la regolamentazione che effettua questa separazione, quindi c'è una differenza di tipo concettuale.
  Se poi la domanda è sulle quantità, cioè quanto siamo lontani in termini di effetti finanziari, è difficile dire quale sarebbe l'equilibrio nella situazione di mercato, penso che siamo abbastanza lontani, cioè penso che potrebbe esserci un costo molto più basso per alcune fonti di energia se questo fosse lasciato al mercato. Va detto che separare veramente il mercato delle fonti rinnovabili da quello del gas e da quello degli altri combustibili di origine fossile è una cosa molto complessa da realizzare, tant'è che in Europa stentiamo a trovare un accordo in merito.
  Su «Opzione Donna» noi abbiamo da sempre sottolineato che c'è un problema relativo al tasso di partecipazione femminile al lavoro nel nostro Paese, quindi concedere l'uscita anticipata non va nella direzione di correggere questo dato. È anche vero che la norma rispondeva a considerazioni legate anche al ruolo della donna nel nostro Paese: sulla donna, infatti, ricade, in maniera più sproporzionata rispetto agli uomini, l'onere di cura della casa e dei familiari. È questo lo strumento più efficace per rispondere a questa difficoltà? Onestamente non sono un esperto di queste questioni, non so se poi il mio collega vorrà aggiungere qualcosa, ma mi limiterei a due considerazioni. La prima è che la misura sicuramente non va nella direzione di incentivare la partecipazione delle donne al lavoro. La seconda è che la norma era pensata con altri obiettivi e magari bisogna valutare se questa norma sia quella più funzionale per perseguire quegli obiettivi.
  Sul reddito di cittadinanza sono state poste due questioni: l'imposta negativa e il costo della vita. Dunque, l'imposta negativa è una cosa di cui si discute da molto tempo, in alcuni Paesi è presente ed è sicuramente una soluzione che, da un punto di vista tecnico, presenta dei vantaggi. Nella nostra relazione c'è un richiamo, che peraltro non è nuovo, a una riforma complessiva del sistema di tassazione italiano e questo potrebbe essere un elemento di quella riforma.
  Per quanto riguarda l'aspetto legato al costo della vita, il grande problema che io vedo è quello della misurazione, proprio per quello che anche lei, onorevole Marattin, affermava, cioè il fatto che non si tratta soltanto di Nord contro Sud ma anche di città contro periferia: diventa un esercizio di elevatissima granularità. Però, è vero che un'altra criticità del sistema attuale, per esempio, è proprio quella di non tener conto del diverso costo della vita per i percettori di reddito di cittadinanza.
  Per quanto riguarda le misure fiscali, non abbiamo detto che l'intervento sulla gestione del contenzioso e sul rapporto tra contribuente e amministrazione completi la riforma avviata l'anno scorso. Abbiamo detto soltanto che potrebbe facilitarne l'attuazione. Forse potrebbe facilitare anche il conseguimento dei risultati attesi da tale riforma.
  Sui crediti inesigibili, onorevole Marattin, non saprei risponderle ora, ma se vuole su questo punto possiamo inviare una risposta scritta.
  Un'altra domanda che mi ha posto l'onorevole Marattin riguarda l'essere più selettivi e più burocratici oppure meno selettiviPag. 15 e più veloci. Ma già ci sono dei meccanismi. Io penso soprattutto alle imprese, ma per le famiglie in riferimento all'ISEE mi pare che sia stato sperimentato un criterio di selettività e che sia sufficiente. Sulle imprese si potrebbe pensare di legare il sostegno all'andamento, da un lato, del fatturato e, dall'altro, dei costi. È vero che sono le imprese a dover dare questa informazione, ma in realtà si potrebbe cercare di reperirla nelle pieghe delle informazioni già nella disponibilità dell'amministrazione: la fatturazione elettronica, da questo punto di vista, dovrebbe essere di grande aiuto. Peraltro, questo tipo di indicatore, cioè il rapporto tra andamento dei costi e andamento dei ricavi, viene utilizzato, per esempio, già per le imprese soggette al regime ETS. È chiaro che in questo caso stiamo parlando di una platea di imprese molto più ampia e di dimensioni anche molto più piccole, quindi le singole imprese. Quindi importare quel sistema su una platea più ampia di imprese non è un esercizio banale, però, dato che ormai è un anno che viviamo questa situazione di emergenza, forse bisognerebbe cominciare a pensarci, anche nell'ottica di ciò che veniva sottolineato da altri onorevoli ossia di pensare a cosa succederà dopo il primo trimestre del prossimo anno.
  La professoressa Guerra mi chiedeva dettagli quantitativi sul costo del contante. Provvederemo a rispondere in un secondo momento, ma nella nostra relazione è citato un lavoro del 2016 in cui sono illustrati i dettagli della questione e penso che siamo in grado di rispondere anche alla sua richiesta.
  L'onorevole Pagano sostiene che se la crisi prosegue le risorse stanziate non sono sufficienti per l'intero anno. Questa è una dichiarazione esplicita, in quanto le misure previste dal disegno di legge di bilancio sono destinate a finanziare le esigenze per il primo trimestre del prossimo anno. Cosa succederà dopo? Noi, innanzitutto, speriamo, come ho detto nella mia relazione, che non debbano essere necessari ulteriori interventi. Se fossero necessari, noi crediamo che bisognerà cercare, da un lato – torno a quello che dicevo prima –, di essere un po' più selettivi, dall'altro, di finanziare questi interventi non in disavanzo e, quindi, utilizzare delle forme di copertura come quelle già utilizzate in questa manovra per gli interventi non legati all'energia, non le stesse, ma comunque forme di copertura di riduzione delle spese e di aumento delle entrate.
  Per quanto riguarda la riduzione delle mensilità del reddito di cittadinanza, come afferma l'onorevole Pagano, abbiamo sottolineato che ciò potrebbe colpire i nuclei familiari i cui soggetti non riescono a trovare lavoro. Non posso che ribadire quello che c'è nella relazione, cioè che questo rischio c'è, però ricordiamoci che è solo un rischio e, come noi sottolineiamo nella relazione, è aggravato dalla situazione congiunturale, cioè siamo in un momento in cui potrebbe essere più difficile trovare lavoro di quanto non lo sia stato lo scorso anno.
  L'onorevole Pagano ha chiesto anche se la flat tax incrementale è sottostimata. Il tempo per fare valutazioni su questo è stato veramente minimo, quindi non abbiamo potuto svolgere valutazioni puntuali. C'è da dire che è un sistema molto complesso, quindi bisognerà vedere quanta adesione ci sarà a questo nuovo meccanismo.
  Infine, sul fatto che il limite di 60 euro per l'obbligo dei pagamenti elettronici possa mettere a rischio le annualità del PNRR, questa non è una questione strettamente economica, è più giuridico-formale, quindi io sono un po' fuori dal mio territorio, ma azzardo comunque una risposta. In base alla previsione del PNRR bisognava introdurre un tetto e delle sanzioni. In questo caso si modifica il tetto, non si è abolito, e le sanzioni, se ho bene interpretato il testo, restano. Se questo sia sufficiente o meno io non sono in grado di dirlo, appunto perché va oltre le mie competenze di economista.
  Poi l'onorevole Roggiani mi ha chiesto se, nel complesso, la manovra aumenta la facilità di evasione fiscale. Nel complesso no, ci sono però alcune norme riguardo alle quali abbiamo sollevato il dubbio che possano facilitare comportamenti elusivi. Anche l'onorevole Roggiani sottolineava che le misure sono limitate e si chiedeva con quali Pag. 16risorse si andrà avanti. La risposta l'ho data prima al suo collega, mi auguro che non si debbano fare troppi scostamenti di bilancio: è un altro modo di dire che vanno trovate le coperture finanziarie.
  Lei, presidente, mi chiedeva il gettito derivante dalla misura sulle imprese che beneficiano dell'aumento dei prezzi dell'energia. Sì, ci possono essere difficoltà, del resto anche la misura precedente è stata criticata. A me pare che questo sia un passo nella giusta direzione. Ritengo, infatti, che passare dal confronto delle partite attive e passive in termini di IVA alla misurazione dell'aumento del reddito ai fini IRES sia un passo in avanti. Poi la norma si può rifinire per evitare di introdurre distorsioni, come lei diceva. Però anche su questo io devo confessare che non ho approfondito la questione.
  Per quanto riguarda l'aumento del forfetario e l'impatto sul gettito, più o meno siamo nello stesso ambito che ho discusso poco fa. Dovremmo ragionare sugli elementi disponibili nella relazione tecnica di accompagnamento al provvedimento e fare anche delle valutazioni nostre: il tempo per farlo su 174 articoli in quattro giorni onestamente non c'è stato.
  Sul reddito di cittadinanza, però, le posso dire che il motivo per cui i risparmi sono solo di un miliardo di euro l'anno successivo alla sua abolizione è che il disegno di legge di bilancio dice che i fondi risparmiati abolendolo verrebbero impiegati per rivedere le politiche di avvio al lavoro: quindi si risparmiano 7 miliardi di euro e se ne spendono 6, grossomodo è questo l'ordine di grandezza.
  Per quanto riguarda la domanda relativa all'aliquota sui ricavi da criptovalute, la Banca d'Italia si è espressa spesso – il Governatore in particolare – sulle criptovalute. Io direi due cose: innanzitutto che non siamo fan della definizione delle criptovalute come attività finanziarie e, in secondo luogo, che sono strumenti che presentano margini di rischio elevatissimi, soprattutto quelli che non hanno un sottostante adeguato e adeguatamente stabile. Quindi non intendiamo incentivarle. Non so se l'aliquota che citava l'onorevole Marattin possa essere un incentivo: di nuovo, anche di questo non sono un grande esperto. Però, se su questo aspetto vuole una risposta più puntuale, la possiamo formulare bilateralmente per iscritto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Balassone e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'ISTAT.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'ISTAT.
  Do la parola al presidente dell'ISTAT, Giancarlo Blangiardo.

  GIAN CARLO BLANGIARDO, presidente dell'ISTAT. Noi cercheremo in questa sede di svolgere qualche riflessione che parte da un quadro di riferimento, con qualche considerazione legata alla congiuntura nazionale e internazionale, per poi cercare di capire se ci sono degli effetti misurabili in termini statistici dei provvedimenti indicati nel disegno di legge di bilancio.
  In generale, per quanto riguarda il quadro di riferimento, il contesto internazionale rimane caratterizzato da alti livelli dei prezzi delle materie prime, che mostrano – come si dice – qualche segnale di timida stabilizzazione, nonché dal perdurare dell'incertezza legata alle tensioni geopolitiche del conflitto in Ucraina.
  Venendo ora a qualche dato, nel terzo trimestre il PIL cinese ha segnato un più 3,9 per cento, mostrando un segnale di ripresa rispetto ai risultati precedenti, mentre gli Stati Uniti un più 0,6 per cento e l'area euro un più 0,2 per cento; in particolare, il miglioramento è diffuso nell'economia dell'area euro, con un più 0,5 per cento in Italia, un più 0,3 per cento in Germania e un più 0,2 per cento sia in Francia che in Spagna. Quindi l'Italia, rispettoPag. 17 agli altri grandi Paesi dell'Unione europea, segna una posizione direi un pochino migliore.
  Nel terzo trimestre il PIL italiano ha quindi segnato un più 0,5 per cento, la crescita acquisita per l'anno corrente è pari al 3,9 per cento e l'aumento del PIL è sostanzialmente attribuibile in buona parte alla domanda interna, dunque in qualche modo sostenuto dalla spesa delle famiglie.
  Per quanto riguarda gli indici di fiducia, la fiducia sia da parte delle imprese che da parte delle famiglie dopo una fase di riduzione ha dato qualche segnale moderato di ripresa, quindi ciò in qualche modo direi diventa confortante. E dietro a questo c'è anche il fatto che il mercato del lavoro, quindi l'occupazione, ha registrato un segnale positivo: gli ultimi dati mettono in evidenza un più 0,4 per cento rispetto al mese precedente, il che equivale a circa 82.000 occupati, e abbiamo raggiunto un tasso di occupazione del 60,5 per cento, ossia un valore particolarmente alto che, in qualche modo, nella serie storica dei dati del nostro Paese evidenzia una posizione direi quasi di massimo.
  Naturalmente, sul fronte opposto c'è il discorso dell'inflazione. L'inflazione a novembre ha segnato un più 11,8 per cento, propagandosi inizialmente dai beni energetici al resto del carrello della spesa. L'inflazione di fondo è passata al 5,7 per cento, mentre era al 5,3 per cento nel mese precedente, mentre quella al netto dei prodotti energetici è salita dal 5,9 al 6,1 per cento.
  Domani l'Istituto diffonderà i dati sulla situazione corrente e sulle prospettive future dell'economia italiana: oggi non possiamo anticiparli, ma domani saranno disponibili, anche con qualche indicazione di prospettiva riguardo agli aspetti economici.
  Passiamo al discorso legato in modo più specifico alle misure. Una delle misure da cui partiamo attiene al discorso legato ai provvedimenti di supporto o di aiuto rispetto alla spesa energetica, per quanto riguarda sia le imprese sia le famiglie. Poiché sono previste delle misure molto specifiche, noi abbiamo cercato di capire in che modo tali misure possano determinare degli effetti.
  Per quanto riguarda le imprese, non sto a riassumere le caratteristiche della misura, che ovviamente sono note, quello che però occorre considerare è che si tratta di misure che attraverso il credito d'imposta cercano di aiutare, peraltro in modo particolare, le cosiddette imprese energivore. Quello che abbiamo messo in evidenza con i nostri dati è il discorso legato alla modalità, cioè al credito di imposta. Il credito d'imposta, infatti, nel momento in cui lo si ha poi bisogna poterlo utilizzare e quindi occorre avere un reddito e un'imposta in qualche modo da compensare.
  Le simulazioni che abbiamo elaborato sulla base dei dati del 2019, relativi quindi a un periodo tutto sommato non «disturbato», a differenza di quanto si registra invece per gli anni successivi, mettono in evidenza che, con riferimento alle società di capitali che hanno compilato il modello unico società di capitali IRES, circa il 9,1 per cento delle imprese attive riportava crediti non compensati al successivo periodo d'imposta e tale percentuale saliva al 39 per cento per le imprese energivore. Sostanzialmente il messaggio che proviene da questo esercizio è che la modalità del credito di imposta può avere qualche controindicazione rispetto alla capacità del sistema delle imprese, che, come dire, le bollette le paga subito, di avere le modalità e i mezzi per poter poi attuare la compensazione.
  Un secondo punto che abbiamo considerato è legato agli aspetti agroalimentari, tra cui l'istituzione, ad opera, rispettivamente, degli articoli 76 e 77 del disegno di legge di bilancio, del Fondo per la sovranità alimentare e del Fondo per l'innovazione in agricoltura. In proposito, i nostri dati mettono in evidenza che il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca sul PIL è del 2,2 per cento, quindi è chiaro che siamo un Paese che in qualche modo si è ridimensionato rispetto a tanti anni fa sul piano dell'importanza del contributo dell'agricoltura al PIL; se aggiungiamo, però, le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco, la quota sale al 3,9 per cento.
  È però interessante sottolineare che la propensione all'export dei prodotti agricoli Pag. 18è del 12,3 per cento, mentre il grado di penetrazione delle importazioni è tutto sommato relativamente modesto. Questo vuol dire che siamo un Paese che non solo si qualifica per essere un esportatore a livello internazionale di prodotti dell'industria, oltre che dell'agricoltura, ma che in qualche modo, anche all'interno del Paese stesso, valorizza la produzione, quindi diciamo che c'è una capacità, anche perché probabilmente, come sappiamo, la qualità della produzione del nostro Paese, da questo punto di vista, è decisamente un'alta qualità, se confrontata sul piano internazionale.
  Dietro a tutto ciò c'è un sistema agricoltura, che noi come ISTAT abbiamo in qualche modo fotografato attraverso i dati del 7° censimento generale dell'agricoltura. Il precedente censimento era stato effettuato nel 2010, ma nel 2020 il censimento è stato rifatto e si è così avuta la possibilità di cogliere il mondo dell'agricoltura in una chiave per così dire moderna, basata sul presente. Ne è venuto fuori che le aziende agricole sono diminuite in termini numerici, ma la superficie utilizzata è sostanzialmente la stessa: ciò vuol dire che si tratta di aziende agricole che hanno in qualche modo ciascuna accresciuto, mediamente, la propria posizione, diventando in tal modo un pochino più grandi.
  Ci sono altri elementi piuttosto interessanti all'interno di queste aziende agricole che alimentano naturalmente la produzione agricola, nonché quella legata agli alimentari e a tutto ciò che ho detto prima. Si tratta di imprese nelle quali, ad esempio, c'è una maggiore partecipazione femminile, ma da protagoniste, cioè a livello anche di ruoli manageriali, quindi diciamo che si sta andando, in maniera magari ancora non esageratamente alta, verso una questione anche di parità di genere negli alti livelli del comparto agricolo. Aumenta, altresì, il livello di istruzione di coloro che operano nel settore e questo naturalmente apre la via anche ad altri aspetti importanti che vanno comunque valorizzati, quali, ad esempio, quelli della digitalizzazione, dell'utilizzo degli strumenti, degli investimenti, diciamo pure, moderni per accrescere la produttività. Questo è un segnale importante da parte di un'economia che, per quanto ridimensionata rispetto al passato, qualitativamente si sta sviluppando e va crescendo, facendo al contempo da supporto a quel discorso della valorizzazione dei prodotti in ambito alimentare.
  Un altro tema che è stato considerato e che ha a che fare con gli interventi è quello che riguarda le misure a favore delle famiglie, il lavoro e le politiche sociali.
  A tale proposito, c'è il discorso dell'agevolazione o comunque degli aiuti previsti, con riferimento alle utenze di energia elettrica e gas, per le famiglie con limite di ISEE fino a 15.000 euro. Gli effetti redistributivi di questi interventi, al pari di quello legato all'aumento dell'assegno unico per i figli – ma lo stesso discorso vale anche per la rivalutazione delle pensioni –, derivano da una serie di misure che cercano di aiutare le famiglie da diversi punti di vista rispetto a questioni che sono considerate problematiche.
  Noi abbiamo cercato di capire anche qui con procedimenti di analisi e di simulazione; in particolare, abbiamo un modello di simulazione che si chiama FaMiMod, che mostra in qualche modo gli effetti di questi provvedimenti. Non entro troppo nel dettaglio, ma preciso che verranno resi disponibili tra poco i materiali, compresi anche tutta una serie di allegati statistici, dai quali si possono cogliere in maniera più puntuale i numeri che vengono presentati.
  Ciò che emerge è, per esempio, che i bonus sociali favoriscono comunque decisamente i redditi più bassi, in particolare quelle che noi chiamiamo le famiglie appartenenti ai primi due quintili, che rappresentano i due quinti più poveri, e questo credo che sia anche un elemento confortante rispetto all'obiettivo, che era quello di dare una mano a chi effettivamente ne aveva forse più bisogno.
  Per quanto riguarda la perequazione delle pensioni, ciò avviene in maniera abbastanza uniforme, anche se in qualche modo favorisce forse un pochino di più, almeno a livello di redditi individuali, le posizioni più centrali.Pag. 19
  Per quanto riguarda invece il potenziamento dell'assegno unico, questo interesserebbe il 5,6 per cento delle famiglie ed è una quota contenuta rispetto al 73,4 per cento delle famiglie con figli a carico che percepisce l'assegno. L'importo medio della maggiorazione è di circa 90 euro l'anno e circa metà della spesa è destinata a famiglie appartenenti ai due quinti più poveri della distribuzione del reddito.
  Per quanto riguarda, infine, il cuneo fiscale, il disegno di legge di bilancio conferma il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro, mentre l'incremento dell'esonero è aumentato di un punto percentuale per i lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 20.000 euro. Sulla base dei dati relativi al 2020, si stima che nel 2020 la riduzione del cuneo fiscale sotto forma di bonus abbia raggiunto – è un discorso, come dire, del 2020, quindi in qualche modo cerchiamo di proiettare quello che potrebbe accadere ragionando sui dati in base ai quali è stata condotta l'analisi –12,7 milioni di persone, per una spesa complessiva di 10,8 miliardi di euro. Si tratta per lo più di lavoratori dipendenti che non percepiscono altre componenti assimilate e di soggetti che accompagnano periodi retributivi a interruzioni del lavoro con diritto al sussidio di disoccupazione. La riduzione del cuneo fiscale ha invece interessato, in misura marginale, i disoccupati indennizzati che nell'anno di riferimento non cumulano redditi da lavoro, i salariati con altri redditi assimilati diversi dai sussidi di disoccupazione, i soci di cooperative di lavoro e i collaboratori coordinati e continuativi.
  Sul reddito di cittadinanza, il disegno di legge di bilancio prevede l'ipotesi che venga fissata nel limite massimo di otto mensilità l'erogazione del beneficio, naturalmente in casi particolari, cioè per gli appartenenti a nuclei familiari in cui non siano presenti minorenni, individui con almeno 60 anni e disabili. Comunque, sulla base di questo abbiamo cercato di capire quali caratteristiche abbia questa sottopopolazione interessata dalla potenziale sospensione dopo gli otto mesi, e qui ancora una volta con dei metodi di simulazione si è cercato di mettere a confronto, attraverso l'integrazione di dati di fonti diverse, i due mondi, cioè da un lato l'universo di coloro che percepiscono il beneficio, dall'altro l'universo di coloro che, per effetto di questa norma degli otto mesi, perderebbero dopo un po' la possibilità di fruirne.
  Ne emerge che la sottopopolazione sottoposta al vincolo sulla durata del beneficio condivide con la rimanente porzione dei beneficiari del reddito di cittadinanza le forti difficoltà di accesso al mercato del lavoro, accompagnate da livelli di istruzione particolarmente modesti, posto che solo il 30 per cento va oltre la scuola dell'obbligo, e con un'incidenza particolarmente elevata nelle regioni del Mezzogiorno. Si tratta quindi di caratteristiche che rendono necessario migliorare i processi di inclusione sociale e lavorativa e di formazione e riqualificazione professionale dei beneficiari.
  Secondo le stime sarebbero soggetti a questa riduzione circa 846.000 individui, che è come dire circa un beneficiario su cinque. La sua incidenza, però, è di circa un terzo se si considerano i soli beneficiari dai 18 ai 59 anni. Un altro elemento che vale la pena di considerare è che la sottopopolazione soggetta a riduzione comprende un terzo dei Neet, ossia soggetti tra i 18 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, quindi la predetta riduzione avrebbe un'importante incidenza all'interno di questa categoria che, come tutti sappiamo, è particolarmente a rischio.
  Un ultimo aspetto che hanno messo in evidenza le nostre elaborazioni è che si stimano 232.000 beneficiari di reddito di cittadinanza con segnali di lavoro dipendente extra agricolo che possono essere soggetti al comma 4, lettera a), dell'articolo 59, del disegno di legge di bilancio, che interviene sulla disposizione in materia di compatibilità tra reddito di cittadinanza e reddito da lavoro. Si tratta di individui con contratti a tempo determinato e con retribuzioni imponibili lorde inferiori a 3.000 euro, quindi non particolarmente elevate. Secondo le stime, di questi poco meno di 90.000 sono soggetti al vincolo di durata stabilito dal comma 2 del medesimo articoloPag. 20 59. I settori di attività economica prevalente per questi individui sono i servizi alla persona e i servizi ricettivi e di ristorazione, ma è significativa anche la rilevanza dei settori dei servizi alle imprese, quali interinali o servizi di pulizia, e delle costruzioni.
  Naturalmente io faccio ora semplici riferimenti, ma poi nella memoria da noi predisposta le cose sono documentate e chiarite in maniera, mi auguro, più dettagliata e anche più comprensibile.
  Per quanto concerne la dinamica retributiva salariale, c'è un aspetto che abbiamo considerato, e cioè il discorso legato all'inflazione e alla dinamica salariale del rinnovo dei contratti, in altri termini se e come i lavoratori sostanzialmente riescono a recuperare quello che perdono per effetto dell'inflazione. Diciamo che il problema si è posto soprattutto nell'ultimo anno, cioè da quando l'inflazione è diventata veramente un elemento particolarmente importante.
  Quello che emerge, in termini molto sintetici, è che nella media dei primi dieci mesi del 2022 il divario tra la dinamica dei prezzi, misurata dall'indice armonizzato dei prezzi al consumo, e quella delle retribuzioni contrattuali è stato pari a 7 punti percentuali, quindi di fatto si sono persi 7 punti percentuali. Il rischio di una forte diminuzione del potere d'acquisto, legato anche all'effetto delle tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori con bassi livelli retributivi, sarà inevitabilmente marcato per le famiglie con forti vincoli di bilancio, le quali subiscono peraltro in modo significativo la rapida accelerazione dell'inflazione. Quindi sullo sfondo va tenuto presente che c'è effettivamente questo rischio, cioè l'incapacità – e questo lo potrete vedere nella documentazione – dei salari di rincorrere il costo della vita, con tutte le conseguenze che naturalmente si possono facilmente immaginare.
  Nella nostra documentazione c'è poi un altro punto in cui vengono sottolineati gli aspetti legati a tutto questo, così come un focus legato al lavoro autonomo.
  L'indagine sui consumi energetici delle famiglie è un altro aspetto che l'ISTAT cura abitualmente. È un'indagine sui consumi energetici, anche per capire cosa si muove in termini di miglioramento e di attivazione di quelle che sono le procedure e le iniziative per contenere i consumi, anche in termini proprio di spesa delle famiglie.
  I dati del 2021 sono stati resi disponibili e hanno mostrato come, prima che succedesse quel che tutti sappiamo, non c'era da parte delle famiglie questa grande intenzione di attivare iniziative volte al risparmio energetico, tant'è che le famiglie che dichiaravano nel 2021 di non avere programmi di questo tipo erano all'incirca più di due terzi. Naturalmente si tratta di vedere in seguito se, anche per effetto di quello che è il costo crescente, questa situazione si sia in qualche modo modificata.
  Un altro elemento che viene preso in considerazione nel rapporto, e comunque nel quadro che forniamo in questa occasione, riguarda lo scenario demografico. Sullo scenario demografico credo che le cose siano abbastanza note: il tema della demografia è un tema importante e ci siamo battuti abbondantemente proprio su questo tema per mettere in evidenza che effettivamente il quadro attuale è decisamente problematico.
  Sullo scenario l'ISTAT fa delle previsioni, mettendo in evidenza l'evoluzione della popolazione, nonché l'evoluzione delle componenti che la determinano e della composizione della popolazione. La prospettiva di avere i 59 milioni di abitanti di oggi che vadano nell'arco di qualche decennio a perdere una decina, forse 11 o quasi 12 milioni di abitanti, vuol dire che un grande Paese non è più tale o, comunque, lo è decisamente meno.
  Sullo sfondo, c'è la caduta della natalità: il dato definitivo che abbiamo calcolato per il 2021 è di 400.000 nati, un valore ancora una volta il più basso di sempre, che deriva da una dinamica costantemente decrescente. Ma soprattutto, sullo sfondo c'è l'invecchiamento della popolazione, con tutte le conseguenze che ciò comporta sia in termini di welfare sia in termini di modifica di alcuni equilibri importanti nel sistema Paese.Pag. 21
  Anche su questo i dati che mettiamo a disposizione sono particolarmente evidenti, con un corollario legato proprio ai discorsi della sanità di cui ci si occupa nel rapporto, ovvero all'evoluzione della spesa sanitaria. Sappiamo tutti che la spesa sanitaria nel corso degli ultimi anni, prima della pandemia, era stata quantomeno stabile, se non decrescente per taluni versi. La pandemia naturalmente ha fatto sì che ci fosse una spesa aggiuntiva, però questo è ancora uno dei grandi temi che stanno sullo sfondo e di cui ci siamo occupati, mettendone in evidenza, attraverso gli opportuni dati, la dinamica.
  Un altro elemento che abbiamo considerato è quello legato alle risorse umane nel sistema sanitario. Anche a tale proposito, c'è un messaggio, diciamo pure una sorta di grido d'allarme, che proviene dai numeri e dai dati statistici: tanto il personale medico quanto quello infermieristico da noi, tutto sommato, in termini di incidenza ogni mille abitanti non è molto diverso rispetto ad altri Paesi, però è molto più anziano, quindi c'è un discorso di ricambio tra le generazioni o comunque di difficoltà nel ricambio tra le generazioni per quanto riguarda, ad esempio, la classe medica, e in particolare i medici di medicina generale, e questo ovviamente può diventare un grosso problema in un Paese che, come ho detto prima, va verso un invecchiamento della popolazione. Naturalmente, il discorso è analogo per quanto riguarda il personale di supporto, in particolare quello infermieristico.
  Sul fronte dell'istruzione i dati statistici mandano un paio di messaggi. Il primo elemento importante riguarda il discorso degli STEM, nel senso che avremmo bisogno di un maggior numero di laureati in questo tipo di discipline, mentre in realtà non ce ne sono a sufficienza e peraltro c'è anche una certa differenza di genere all'interno di alcune facoltà di carattere più tecnologico, che sono quelle che normalmente offrono maggiori possibilità di lavoro e quindi sono anche più richieste, con il corollario che talvolta purtroppo dopo avere formato i giovani li andiamo a «regalare», passatemi il termine, alla concorrenza straniera, perché se ne vanno all'estero.
  Un altro elemento importante, un altro segnale importante che proviene dai numeri, riguarda invece la formazione superiore, cioè gli istituti tecnici per capirci, non solo professionali ma anche tecnici, che potrebbero dare ottime opportunità lavorative perché c'è una forte richiesta, mentre l'offerta rispetto alla domanda nel nostro Paese tutto sommato è ancora insufficiente, soprattutto se confrontata con quella di altri Paesi, e questo dunque è un altro dei campi rispetto ai quali il dato statistico dice che dovremmo continuare a lavorare.
  Venendo a qualche elemento conclusivo, un altro tema che abbiamo affrontato è quello legato al turismo e alla cultura. Direi molto rapidamente che, in riferimento al turismo, prendiamo atto che dopo l'inevitabile caduta avvenuta durante la pandemia il turismo in qualche modo si è ripreso, si sta riprendendo in maniera direi piuttosto interessante e importante, tant'è che il turismo e tutto ciò che in qualche modo è ad esso connesso – basti pensare ai servizi, alla ristorazione, agli alberghi e via discorrendo – diventano elementi importanti che hanno contribuito, forse anche in maniera determinante, a sostenere quella ripresa o comunque quei valori del PIL che, come abbiamo detto, rispetto ad altri Paesi sono un pochino più brillanti. Quindi è uno degli elementi importanti, è una delle nostre ricchezze, diciamo il nostro petrolio, sul quale conviene investire o da tenere comunque in debita considerazione.
  Ovviamente il discorso è analogo per quanto riguarda la cultura, che fa da supporto ai discorsi del turismo.
  Direi che la conclusione è semplicemente questa: noi abbiamo fornito una serie di informazioni che possono aiutare la riflessione e l'azione, anche di natura politica, e l'ISTAT da questo punto di vista cerca di fare il suo lavoro ed è sempre stato disponibile nel rispondere alle domande che provenivano dal mondo della politica, dal Governo, dalle amministrazioni.
  La richiesta che noi rivolgiamo al Parlamento è dunque quella di poter avere la Pag. 22possibilità di continuare a fare questo tipo di attività. E quindi noi, ma forse non solo noi, giacché molte altre istituzioni lamentano problemi legati anche un po' alle risorse, in questi ultimi tempi abbiamo sentito in maniera molto rilevante una carenza proprio dal punto di vista delle risorse. Recentemente, una peer review che è stata attivata dall'Eurostat ha messo in evidenza che, rispetto alle cose che facciamo e al valore delle cose che facciamo, tutto sommato il livello delle risorse apparentemente, anche a chi viene dall'esterno, sembra poco sufficiente. Quindi, se posso rivolgere un appello conclusivo, è quello di far sì che anche da parte del Parlamento ci sia un'attenzione da questo punto di vista. Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Non essendovi richieste di intervento, neppure in collegamento da remoto, le sottopongo io una rapida domanda.
  Poiché nell'audizione precedente abbiamo acquisito in maniera certa il fatto che la modifica alla soglia dell'uso del contante è legata anche a una maggiore o minore evasione fiscale, volevo capire se l'ISTAT abbia mai fatto una valutazione, appunto statistica, di quanto possa essere la variazione dell'evasione in rapporto alla variazione nel corso del tempo delle soglie all'utilizzo del contante.

  GIAN CARLO BLANGIARDO, presidente dell'ISTAT. Abbiamo le valutazioni sull'economia sommersa, quello sì, però sulla relazione che può esserci tra le due cose francamente no, non abbiamo elementi. Può essere comunque un settore da esplorare.

  PRESIDENTE. Chiede ora di intervenire per una domanda l'onorevole Grimaldi. Prego, ne ha facoltà, sebbene abbiamo solo cinque minuti fra domanda e risposta.

  MARCO GRIMALDI. Giusto venti secondi, presidente Dell'Olio, solo per circostanziare la sua domanda precedente e anzi formularla meglio. Per intenderci, l'ANAC sostiene che è necessario andare avanti con la digitalizzazione delle transazioni perché oltre certi importi in Italia non si paga più cash, a meno che non si tratti di attività illegali e di economia sommersa.
  Qualche minuto fa la Banca d'Italia ha inoltre affermato che le disposizioni in materia di pagamenti in contanti e l'introduzione di istituti che riducono l'onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale.
  Insomma, queste due dichiarazioni mi pare che rendano un quadro chiaro, soprattutto la prima, laddove si riferisce al fatto che oltre certi importi non si paga più in contante, a meno che non si tratti di attività illegali o di economia sommersa.
  Come ISTAT, avete qualche dato in più da darci?

  GIAN CARLO BLANGIARDO, presidente dell'ISTAT. No, sui sistemi di pagamento noi non abbiamo rilevazioni specifiche, non mi risulta. La contabilità nazionale fa le stime sulla componente irregolare anche con qualche dettaglio, però rispetto alle modalità di pagamento questo no, direi che è proprio più tipicamente un compito della Banca d'Italia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio il presidente Blangiardo e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del CNEL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti del CNEL.
  Partecipano, in videoconferenza, il presidente Tiziano Treu, il capo segreteria della presidenza, Francesca Delle Vergini, il dirigente Larissa Venturi, i funzionari PatrizioPag. 23 Michetti e Raffaella Sori. Do quindi la parola al presidente Treu.

  TIZIANO TREU, presidente del CNEL (intervento da remoto). Grazie anzitutto di avermi concesso la possibilità di svolgere questa audizione a distanza, giacché avevo un impegno personale che non sono riuscito a disdire.
  Come d'abitudine, noi facciamo questa audizione e poi in giornata presenteremo un documento che contiene tutti i vari passaggi, relativi a questa vicenda molto intensa, considerati anche i tempi stretti. In precedenza noi avevamo espresso le nostre osservazioni sulla Nota di aggiornamento del DEF 2022, che sono state trasmesse al Parlamento, mentre ora seguiamo l'integrazione alla Nota medesima e al Documento programmatico di bilancio, per fare delle analisi e delle proposte specifiche sul disegno di legge di bilancio per l'anno 2023.
  La prima osservazione che abbiamo da fare è stata a lungo discussa all'interno del CNEL, trattandosi di una materia, come si può capire, molto complessa e, almeno in parte, controversa. Ci siamo tutti resi conto, e lo scriviamo nel documento, dei limiti che a questa manovra derivano dal contesto, con riferimento non solo ai tempi stretti e al fatto che l'Esecutivo abbia appena cominciato la sua attività, ma anche e soprattutto ai vincoli esterni, cioè alle difficoltà della crescita e al fatto che ci sia un'emergenza energetica che richiede risorse dedicate su questo tema, per cui anche quel «tesoretto» che sembrava che ci fosse qualche tempo fa non c'è e quindi, come detto, questi sono gli ambiti stretti in cui si è dovuto muovere il Governo.
  La valutazione generale sul significato economico, macroeconomico, è che questa manovra, questo disegno di legge di bilancio, come viene detto anche da altre parti, ha un carattere moderatamente espansivo. Questa è la nostra valutazione, anche se c'è qualcuno che è più severo e ritiene che non sia neanche moderatamente espansiva, almeno in una sua prima fase, giacché poi c'è una seconda fase relativa agli anni successivi in cui la manovra diventa neutra e poi moderatamente restrittiva per rispettare l'obiettivo, che era già previsto, del 3 per cento, richiesto anche dalle indicazioni europee. In realtà, anche sul deficit c'è uno scostamento del 4,5 per cento, che è più contenuto di quello che pure qualcuno immaginava.
  In sostanza, il nostro è un giudizio di equilibrio e di prudenza, e questa prudenza era necessaria ed è stata esplicitamente indicata anche dai ministri competenti.
  Ovviamente noi sappiamo che tutta questa manovra è in continua verifica sulla base di un'interlocuzione stretta con l'Europa, e riteniamo che ciò sia importante, pertanto abbiamo visto e registriamo con approvazione che questa interlocuzione con l'Europa sia ritenuta importante e sia continua anche da parte dell'Esecutivo.
  Venendo quindi ad una osservazione di merito specifica, la nostra valutazione generale è che, al di là delle scelte necessarie legate all'emergenza, soprattutto in riferimento ai costi dell'energia, sarebbero state altrettanto necessarie e auspicabili scelte più lungimiranti, almeno come indicazione, se non come attuazione completa, perché è evidente che i limiti di cui parlavo prima lo impedivano. E queste scelte, a nostro avviso, avrebbero potuto dare indicazioni legate in particolare al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che resta comunque più che mai, date le difficoltà dell'economia generale, un punto fondamentale per il nostro futuro.
  Questo auspicio di scelte più precise e orientate ad un discorso di prospettiva si avvalora del fatto che noi abbiamo notato, come tutti, che le risorse effettivamente disponibili, dopo averne dedicata la gran parte al giusto ristoro degli extra-costi energetici, sono poche e quindi sarebbe stato preferibile non disperderle in tanti piccoli provvedimenti, seppure utili, ma concentrarle piuttosto su un numero minore di misure, che avrebbe permesso una maggiore efficacia e incisività delle singole misure.
  Aggiungo alcune specifiche valutazioni che sono state, ripeto, a lungo discusse dal CNEL; ci sono alcune valutazioni comuni, come quelle che ho appena indicato, ma ci sono evidentemente anche sensibilità diverse,Pag. 24 considerato che nel CNEL sono rappresentate tutte le più importanti organizzazioni, le parti sociali e il Terzo settore.
  Alcune delle misure specifiche, che magari, come dicevo, sono anche piccole, sono state apprezzate come linea di tendenza. Tra di esse ricordo, a titolo di esempio: la riduzione del cuneo fiscale, di cui si era parlato, che era già stata avviata ma che è stata incrementata; l'aumento dell'assegno unico per le famiglie con figli piccoli; la prosecuzione di alcune misure che sono ritenute utili alle persone, come il bonus sociale, o alle imprese, come il credito d'imposta. Abbiamo inoltre esaminato e valutato la proroga, anzi il rafforzamento, degli incentivi all'assunzione dei giovani, che sono da provare perché l'esperienza relativa a questi incentivi è contraddittoria, poiché spesso, anche se sono ben congegnati, non hanno un'efficacia sicura nel creare occupazione aggiuntiva, ma producono solo uno spiazzamento e un diverso orientamento delle assunzioni.
  È stato valutato anche l'aumento della cosiddetta tassa sugli extraprofitti, sebbene in realtà la definizione corretta sia diversa, sia pure con maggiori e diverse sfumature di giudizio, perché è chiaro che alcune delle imprese del settore che sono interessate dalla misura non hanno espresso una valutazione positiva.
  Tra gli altri punti specifici che riteniamo positivi, sempre con l'avvertenza fatta in precedenza, rientra il sostegno al welfare aziendale, anche se si ritiene che questo welfare vada incentivato soprattutto se contrattato, così come – e concludo questa lista – gli aiuti ai giovani per l'acquisto della prima casa, anche se in realtà, a tale ultimo proposito sarebbe forse meglio dare un aiuto al sostegno del costo degli affitti, piuttosto che alla proprietà.
  Nel testo del nostro documento avrete poi modo di vedere meglio, e in maniera più dettagliata, queste indicazioni positive.
  Prima di passare alle questioni che hanno invece sollevato criticità, evidenzio un ultimo punto.
  Quanto al sostegno agli extra-costi delle bollette, di cui abbiamo discusso a lungo, guardando anche alle esperienze straniere e a quello che aveva a suo tempo indicato il Premier Draghi, forse sarebbe opportuno non attribuire le risorse semplicemente sulla base dei costi sostenuti, ma condizionarne l'erogazione ai comportamenti virtuosi dei consumatori, perché così non solo si otterrebbe che non c'è uno spreco, ma si introdurrebbe altresì un modo positivo di incentivare il risparmio energetico. Tanto più che il costo, come sappiamo, di questa partita è molto pesante e che, a detta delle previsioni, non potrà durare più di alcuni mesi, quindi ogni riduzione di questo peso, soprattutto se legato a comportamenti virtuosi di risparmio energetico, sarebbe benvenuto.
  Dicevo prima che alcune questioni affrontate dal disegno di legge di bilancio sono state viste con qualche preoccupazione. Anzitutto, da più parti sono stati sollevati dei dubbi sulla tenuta delle coperture, soprattutto di alcune coperture, per esempio in riferimento all'impatto della flat tax in generale e, più in particolare, sul debito. Abbiamo poi notato che su questo ci sono state precisazioni ed è in corso, come dicevo, una interlocuzione con la Commissione europea, quindi confidiamo che questi dubbi non siano fondati.
  Già accennavo alla necessità, ed è l'auspicio che noi mettiamo per iscritto, che si cominci, anche nel momento della difficoltà e dell'emergenza, a dare qualche indicazione di prospettiva. A questo proposito il CNEL ha approvato un documento, che è stato trasmesso anche al Parlamento, che cerca proprio di dare un contributo più di medio periodo, indicando cioè quelle che secondo le parti sociali rappresentate nel CNEL sono le priorità di politica pubblica, economica e sociale, in linea con gli obiettivi di sostenibilità, che sarebbero importanti per il nostro futuro. Questo è un contributo che il CNEL vuole dare all'inizio della legislatura al Parlamento e al Governo.
  Un punto che è stato molto discusso e che genera preoccupazione è la questione, purtroppo molto risalente nel tempo e grave, dell'evasione fiscale. La lotta contro l'evasione fiscale è fondamentale, lo ha ricordato di recente anche il Presidente MattarellaPag. 25 e noi pure lo sottolineiamo. Abbiamo per mesi organizzato presso il CNEL un'analisi complessa di tutto il sistema fiscale, con proposte di riforma e con proposte relative a questo punto specifico, grazie al lavoro compiuto da un gruppo di giuristi e fiscalisti guidato dal professor Franco Gallo, che ha elaborato questo documento, che è stato già trasmesso qualche tempo fa ma che riproporremo al Parlamento. E quindi qui c'è un sollecito forte a continuare questa lotta.
  Segnaliamo che alcuni provvedimenti, come si è già visto anche nel corso del dibattito, non aiutano in questa direzione, anzi rischiano di andare in senso contrario: in particolare, faccio riferimento al discorso sull'uso del contante, mentre sappiamo che la valorizzazione e la diffusione della moneta elettronica, nelle sue varie forme, è importante non solo perché favorisce la verifica e l'effettività delle risorse trasmesse, ma anche perché è utile per tante altre operazioni di tracciabilità proprio ai fini dell'opera svolta dall'Agenzia delle entrate. Quindi anche i condoni – per quanto si sia precisato che non si tratta di condoni veri e propri, ma sono comunque interventi come la rottamazione delle cartelle e la riduzione delle sanzioni – certamente non aiutano in questa direzione.
  Giudizi diversi sono stati espressi a proposito della reintroduzione e nuova regolazione dei cosiddetti voucher: c'è una critica da parte sindacale, viceversa da parte imprenditoriale si ritiene che i voucher, se debitamente tracciati, possono essere utili, anzi possono favorire l'emersione di qualche porzione di lavoro sommerso.
  Non dimentichiamo, e sottolineiamo, che questo impegno contro il lavoro sommerso, e in generale contro l'economia sommersa, è un impegno esplicito, richiesto al nostro Governo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ci sollecita a fare un programma effettivo ed efficace di contrasto, quindi noi sottolineiamo questo elemento nella presente occasione.
  Per quanto riguarda l'aspetto più generale delle iniziative sul sistema fiscale, noi richiamiamo il nostro documento e osserviamo invece che nelle misure di questo disegno di legge di bilancio appare uno squilibrio tra quello che viene richiesto al lavoro dipendente, direi in particolare ai pensionati, che sono fortemente colpiti dalla rimodulazione della copertura dall'inflazione, e quello che invece viene previsto per gli autonomi. Quindi c'è uno squilibrio distributivo, anche in questo caso molto criticato da parte sindacale, ma anche da parte imprenditoriale ci sono giudizi diversi.
  Noi siamo preoccupati più in generale – l'abbiamo detto anche nell'indagine che abbiamo fatto sulle diseguaglianze insieme con l'ISTAT su indicazione della Commissione lavoro della Camera dei deputati e che continuerà anche nei prossimi mesi proprio su indicazione della stessa Commissione – per le tendenze ad un aggravamento dei fenomeni di diseguaglianza, che stanno colpendo milioni di italiani e che in particolare pesano sul ceto medio, quel ceto medio che tutti noi riteniamo, e non solo in Italia, essere un punto fondamentale per l'equilibrio sociale e politico del Paese.
  Espongo ancora due o tre rapide indicazioni. Sulle pensioni prendiamo atto di questo rinvio, tramite la cosiddetta «Quota 103», e apprezziamo la previsione di un incentivo che è stato configurato in modo tale da favorire un prolungamento volontario dell'attività oltre la predetta quota. Pensiamo che tale misura, se fatta con debita accortezza, sia utile.
  C'è un preoccupato richiamo alle condizioni emergenziali della sanità. Sappiamo che il settore sanitario è stato duramente provato dal COVID-19, che non è ancora finito, anche se speriamo che sia in via di esaurimento, ed ora si denuncia da parte di tutti gli operatori, anche interni al CNEL, la gravità dell'emergenza, dal punto di vista della mancanza di personale nei vari livelli, della necessità di rifinanziare il Fondo per la sanità e di dare seguito alla riforma sulla non autosufficienza, che pure è stata approvata.
  Svolgo due ultimi rilievi, uno dei quali sul reddito di cittadinanza. Nel documento siamo molto specifici, perché è un argomento che abbiamo seguito da tempo nelle Pag. 26varie versioni e riteniamo che l'istituto sia da correggere ma non da abolire, che vada cioè chiarita meglio la distinzione tra misure di contenimento della povertà e misure di sostegno all'inserimento nel mondo del lavoro.
  Per quanto riguarda le misure di contrasto alla povertà, ci limitiamo a segnalare che molte ricerche, cui abbiamo contribuito anche noi, mostrano che si può fare di meglio, che si può mirare meglio l'aiuto sulle famiglie numerose ma anche sui poveri, che non sono ancora, stando a tutti i dati di ricerca, tutti interessati, coinvolti e sostenuti da questa misura. Si tratta quindi di una misura che occorre rendere più efficace anche rispetto all'obiettivo primario, che è quello di contrastare la povertà.
  Noi riteniamo che sia inoltre molto importante rafforzare il rapporto con gli enti locali, in particolare i comuni, che sono in prima linea nel sostenere le situazioni di povertà, rispetto alle quali non serve solo il trasferimento monetario ma anche i servizi personali, perché molte persone povere hanno diversi bisogni, anche di assistenza psicologica e sociale, quindi noi sottolineiamo l'importanza di questo rapporto con i comuni e di una rete di sostegno sociale complessivo.
  L'ultima osservazione che noi facciamo sempre nelle nostre recenti comunicazioni è il richiamo ai rapporti con l'Europa. Il CNEL ha seguito anche la Conferenza sul futuro dell'Europa e siamo in continuo rapporto con il CESE europeo, con cui condividiamo l'analisi di molte delle nostre situazioni. E quindi riconfermiamo non solo che il quadro europeo è necessario per il nostro futuro, ma anche come sia necessario dare seguito ad alcune delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa.
  Soprattutto rivolgiamo un appello conclusivo. Durante la pandemia l'Europa, oltre che l'Italia, ha dato prova di uno sforzo comune, solidale, per venire incontro a questa emergenza, anche mettendo in comune le risorse, fatto che non si era mai verificato prima in quella misura. Adesso di fronte al problema di come uscire dalla crisi e, in particolare, di riprendere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la crescita sostenibile richiede un analogo sforzo collettivo ai Paesi membri ma anche all'Europa, quindi noi sollecitiamo sia riforme di governance che aiutino questa capacità di decisione collettiva, sia un impegno solidale per andare nella direzione che pure si è indicata. Su questo il CNEL è impegnato, tramite i gruppi di lavoro incaricati di seguire e monitorare il Piano nazionale di ripresa e resilienza nei prossimi mesi. Sappiamo bene che quella della messa a terra dei progetti e degli investimenti più importanti è una fase difficile, quindi a maggior ragione ci vuole un impegno comune. Vi ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Treu. Do quindi la parola ai deputati e senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ringrazio il professor Treu per il suo intervento, che mi ha sollecitato una domanda quando ha fatto riferimento al problema della sanità.
  Uno dei problemi principali della sanità è che non si trova personale, in modo particolare il personale infermieristico, anche offrendo compensi sopra la norma. Quindi io volevo capire se il professor Treu avesse magari analizzato questo aspetto, perché secondo me uno dei problemi nel trovare il personale infermieristico è dovuto al fatto che chi vuole dedicarsi a questa professione deve fare un percorso lungo, deve fare l'università, e quindi solo dopo tanti anni di studio può esercitare la professione, una professione che, tra l'altro, non ha prospettive di carriera notevoli, tali da rendere accattivante la professione medesima. Da questo punto di vista, una persona a quel punto decide di fare il medico piuttosto che l'infermiere. Io volevo cercare di capire se il professor Treu ha analizzato questo aspetto e se magari ha delle possibili soluzioni a questo problema.

  UBALDO PAGANO. Ringrazio il presidente del CNEL e proverò a fare alcune Pag. 27domande puntuali in modo da stare nei tempi.
  Sulla flat tax incrementale, ritiene che la stima del costo preventivato sia attendibile o si stanno ponendo le condizioni per un buco di bilancio di diverse centinaia di milioni di euro?
  Sulla detassazione delle mance, che è una nuova misura, un unicum, un inedito rispetto al recente passato, a parte il rischio evidente di un effetto sostitutivo con intenti elusivi, come hanno più volte sottolineato anche in audizione le parti sociali e alcuni esperti, stante la lettera della norma mi pare che siamo in presenza di una nuova tassa. Non essendo infatti prevista alcuna perdita di gettito, è evidente che, come afferma peraltro la relazione tecnica, l'introduzione di questa misura è suscettibile addirittura, per certi versi, di determinare un qualche nuovo introito. È solo una mia sensazione o anche voi avete sottolineato una questione di questo tipo?
  Rispetto invece al mix di interventi per il contenimento dei costi energetici, che, per carità, si pongono in continuità con l'azione del Governo precedente, dobbiamo andare oltre, perché mi pare di comprendere dalle audizioni, anche dei rappresentanti di Banca d'Italia, che il livello di risorse da utilizzare per queste iniziative nel 2023 sarà sicuramente molto meno cospicuo rispetto a quello del 2022, anche per effetto di una crescita molto più contenuta.
  Non pensa dunque che un mix così congegnato possa essere foriero di una dinamica di crescita inflazionistica? E se sì, quali potrebbero essere gli strumenti più selettivi che potrebbero invece evitare una crescita autoalimentata dell'inflazione?

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, pongo io una rapida domanda al presidente Treu.
  Riferendomi a quello che ha già detto relativamente all'impegno nel contrasto del sommerso che è stato previsto nel PNRR, mi chiedevo quale sia la sua posizione sul fatto che ci sono più misure nell'ambito della manovra che incidono in senso contrario, tra cui l'innalzamento dell'uso del contante, l'aumento del limite del POS o la modifica al regime forfetario, che induce le persone a una potenziale sottofatturazione al fine di evitare un eventuale sforamento, da cui conseguirebbe la necessità di pagare di più, quindi sottofatturano, e questa è una cosa abbastanza conclamata. Volevo dunque capire che impatto potranno avere tutte queste misure che invece vanno in contrasto tanto sulla manovra, perché di fatto potranno esserci maggiori costi o meglio minori entrate a causa di una maggiore evasione, quanto nei rapporti con l'Unione europea, dal momento che ciò era esplicitamente previsto nel PNRR.

  TIZIANO TREU, presidente del CNEL (intervento da remoto). Per quanto riguarda la prima domanda, noi abbiamo fatto molte indagini su questo problema della mancanza di personale, il cosiddetto mismatch, nel settore privato, ma devo confessare che non abbiamo dedicato la stessa attenzione a certi comparti del settore pubblico, come la sanità, che lei prima ha richiamato. Io quindi su questo prometto di mettere un focus del CNEL nei prossimi mesi, perché comprendo che quello che lei dice è particolarmente critico, soprattutto con riferimento al personale infermieristico.
  Noi abbiamo già fatto una proposta per accelerare l'iter per quanto riguarda i medici, in particolare quelli impegnati nelle specializzazioni, perché naturalmente c'è anche una carenza di medici, e questa tra l'altro è stata una proposta del CNEL, che è stata approvata e che credo sia stata utile. In generale, i nostri esperti ci dicono che porre un'enfasi sulle lauree professionalizzanti, in particolare, è molto utile proprio per far fronte a carenze di questo genere, quindi credo che anche nel caso del personale infermieristico – anche se, ripeto, non l'abbiamo visto nello specifico – usare meglio questo percorso professionalizzante sarebbe di aiuto. Però, ripeto, intanto cercheremo già nel documento che vi potremo trasmettere nei prossimi giorni di dire qualcosa di più di quello che adesso sono in grado di fare io, perché insomma, come ho detto, ho solo un paio di idee, dunque cercheremo di essere più precisi. Comunque, le due cose che ho detto sono forse utili in quella direzione. Naturalmente è un Pag. 28lavoro molto pesante e usurante, lo conosciamo anche personalmente, quindi è chiaro che bisogna anche trattarlo bene, non solo dal punto di vista economico e retributivo, ma anche, poiché questa è una esigenza avvertita da molti giovani, del tipo di ambiente in cui si lavora, rendendo in qualche misura attrattivo questo impegno anche con interventi di welfare e con percorsi di riqualificazione, che tra l'altro sono necessari. Credo quindi che anche questo, per quanto riguarda il difficile mestiere degli infermieri, sia importante.
  Per quanto concerne la seconda domanda – che ricalca un po' quello cui anch'io avevo accennato e che poi nel testo da noi predisposto è molto più specificamente indicato –, la flat tax incrementale ha sollevato dei dubbi e li solleva anche da parte di autorevoli economisti, e noi siamo preoccupati che tale misura in realtà abbia un effetto negativo sul bilancio, oltre ai profili di discutibile equità.
  Per quanto riguarda invece la detassazione delle mance, io sono un giurista del lavoro e ho discusso con i miei colleghi e nei manuali di diritto del lavoro circa la natura delle mance, che per molto tempo si pensava fossero una regalia e che quindi non costituissero una retribuzione, mentre nel tempo poi si è detto che rappresentano una forma di retribuzione e quindi vanno tassate.
  Non ne abbiamo parlato nel nostro documento perché tale argomento non è stato sollevato nella discussione, ma adesso che lo solleva lei la mia prima reazione è questa, ossia che effettivamente mi sembra un intervento che può avere degli effetti negativi, anche sostanzialmente di tipo sostitutivo, nel senso che ti do un po' più di mance perché ci sono le tasse e quindi ti do meno di retribuzione, dunque non mi sembra una iniziativa molto ben pensata.
  Passando a un'ulteriore domanda, in realtà io credo che si dovrebbe lavorare di più sull'energia, sul mix energetico e sui relativi costi, e il documento del CNEL più di prospettiva che abbiamo mandato e di cui parlavo prima, avente cioè ad oggetto ciò che si può e si deve fare non già in questo mese di dicembre, ma nei prossimi anni, va proprio in questa direzione.
  Occorre anzitutto fare uno sforzo ulteriore da parte di tutti i settori, superando intralci, affinché le energie rinnovabili si diffondano e siano prodotte non solo dai grandi investitori ma anche dalle comunità energetiche, e questo può e deve contribuire a ridurre i costi. Poi ovviamente c'è il problema delle decisioni europee, che purtroppo è rimasto irrisolto, quale ad esempio quella relativa al tetto del prezzo del gas, e quindi noi auspichiamo che ci sia un'iniziativa europea anche in questo senso. Anzi, al di là del tetto, noi abbiamo fatto un richiamo a quello che l'Europa ha fatto durante la pandemia. Come ricorderete, una delle iniziative più importanti è stata quella dell'acquisto in comune di farmaci. Anche in questo caso, oltre alla questione del tetto, anche le forme di acquisto comune delle fonti energetiche da parte europea, invece di lasciare che i singoli Stati facciano ognuno quel che ritengono, cercando di fare concorrenza agli altri, potrebbero rappresentare una scelta molto importante, capace di orientare i consumi. Ritengo che l'ARERA potrebbe essere coinvolta anche formalmente, anzi credo lo stia già facendo, per dare delle indicazioni su come si può migliorare, con forme di sollecitazione leggera, con la previsione di limiti o di incentivi, legando, come ho detto, i rimborsi ai comportamenti virtuosi, in maniera tale da trovare un modo affinché questo enorme problema venga smussato.
  Sull'ultimo punto, sono d'accordo con ciò che è stato detto, in ordine cioè alla negatività di provvedimenti quali quello sul POS o il regime forfetario. Ma voglio richiamare l'idea che, per quanto riguarda la lotta contro il fenomeno del sommerso, sia nel lavoro sia, più in generale, nell'economia, ma restiamo per ora a quello nel lavoro – che, ripeto, costituisce un impegno urgente del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, se non adempiuto, rischia veramente di precludere l'ottenimento delle risorse necessarie –, una cosa fondamentale che è stata detta da tempo e che non è ancora stata fatta consiste nel disporre di una banca dati unitaria del Paese relativa Pag. 29al sistema del mercato del lavoro. Non ce l'abbiamo ancora, poiché ogni regione ha la sua, ma non comunicano. Occorre inoltre realizzarla in modo che sia accessibile e controllabile, aperta a tutti, dal momento che ci sono ormai delle tecnologie, come lablockchain, che sono molto precise e possono migliorare molto la resa.
  Insomma, se un fenomeno così diffuso non si controlla anche con le opportunità offerte dalle nostre tecnologie, non ce la faremo. Quindi i centri privati e pubblici per l'impiego, le amministrazioni, dovrebbero avere tutti sott'occhio e a disposizione questa rete di informazioni e ciò permetterebbe un contrasto maggiore al fenomeno del sommerso.
  Vi ringrazio, spero di essere stato esauriente e ci ripromettiamo di integrare le nostre considerazioni nel documento scritto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Treu e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.25.