XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 13 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, On. Antonio Tajani, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Menia Roberto  ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Monti Mario  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Quartapelle Procopio Lia (PD-IDP)  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 14 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 15 
Lomuti Arnaldo (M5S)  ... 15 
Tremonti Giulio , Presidente ... 16 
Gasparri Maurizio  ... 16 
Tremonti Giulio , Presidente ... 17 
Rosato Ettore (A-IV-RE)  ... 17 
Tremonti Giulio , Presidente ... 18 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 18 
Tremonti Giulio , Presidente ... 19 
Calovini Giangiacomo (FDI)  ... 19 
Tremonti Giulio , Presidente ... 20 
Orsini Andrea (FI-PPE)  ... 20 
Tremonti Giulio , Presidente ... 21 
Dreosto Marco  ... 21 
Tremonti Giulio , Presidente ... 22 
Barcaiulo Michele  ... 22 
Tremonti Giulio , Presidente ... 23 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 23 
Tremonti Giulio , Presidente ... 30

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 20.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo, altresì, che la partecipazione da remoto è consentita ai colleghi senatori e deputati, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, On. Antonio Tajani, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
  Ministro, benvenuto, l'audizione inizia in questa legislatura, dà seguito a una consolidata prassi di dialogo del Ministro degli esteri con le competenti Commissioni permanenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati.
  Saluto la Presidente della Commissione affari esteri e difesa del Senato, senatrice Stefania Craxi. Saluto tutti i colleghi senatori e deputati presenti.
  Chiedo alla collega Craxi se desidera intervenire.

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Solo per dare un breve saluto di benvenuto, a nome della Commissione affari esteri e difesa del Senato italiano, al Ministro Tajani.
  Per me il Ministro Tajani è il «Ministro della certezza» più che degli esteri. Sono certa che, data la sua vasta esperienza, saprà sempre ascoltare la voce del Parlamento. Sono certa che saprà trarre la politica estera italiana da quel ruolo di Cenerentola in cui è stata un po' relegata in questi anni.
  Sono certa che saprà ridare all'Italia un ruolo da protagonista nella cornice delle nostre tradizionali alleanze, che nella storia della Repubblica italiana abbiamo sempre rispettato con lealtà, senza tentennamenti, ma anche senza subalternità. Buon lavoro e a Lei la parola.

  PRESIDENTE. La parola al Ministro Tajani.
  Invito i colleghi a farci pervenire fin d'ora le loro richieste di intervento. Dopo l'intervento del Ministro, come di consueto, avrà di nuovo la parola la presidente Craxi – se ritiene –, darò poi la parola a ciascun gruppo per un primo ciclo di interventi della durata di tre minuti ciascuno, alternando senatori e deputati dei vari gruppi: una matrice binaria piuttosto complessa. In questa prima fase potrà intervenire un parlamentare per gruppo. Segnalo che alcuni gruppi hanno già manifestato l'intenzione di intervenire con numerosi parlamentari. Seguirà a quel punto una prima replica del Ministro e poi, se del caso, un ulteriore ciclo di interventi, in base al tempo disponibile.
  Signor Ministro, prego.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.Pag. 4Non ho impegni questa sera, quindi possiamo andare avanti a oltranza. Buonasera a tutti. Grazie signora presidente, grazie caro presidente, grazie a tutti quanti voi.
  Ha ragione, presidente Craxi, quando sottolinea quanto sia importante per me il Parlamento. Ho dedicato tutta la mia vita politica al Parlamento europeo, e adesso al Parlamento italiano, e considero fondamentale, in ogni settore, un rapporto stretto tra Governo, deputati e senatori.
  È questa la democrazia, e intendo confrontarmi con voi il più spesso possibile, non soltanto formalmente nell'Aula della Camera o nell'Aula del Senato, ma venendo qui in Commissione ogni qualvolta sia necessario. Ho già chiesto ai presidenti, che ho incontrato appena nominato Ministro della Repubblica, di organizzare incontri anche alla Farnesina con deputati e senatori, in modo che possa esserci anche un dialogo al Ministero degli esteri per rafforzare un rapporto di confidenza e di confronto su tutti gli argomenti che riguardano la politica estera del nostro Paese.
  Il Parlamento svolge anch'esso un ruolo importante per quanto riguarda la politica estera. La diplomazia parlamentare, per quanto mi riguarda, rappresenta un elemento fondamentale della strategia del nostro Paese. La politica estera è qualcosa di più ampio della semplice competenza del Ministero degli esteri. Tutti quanti noi siamo chiamati a promuovere il ruolo del nostro Paese, così come la diplomazia parlamentare per tutti i contatti che si possono avere con i Parlamenti di altri Paesi.
  Addirittura nel Parlamento europeo ci sono comitati misti che sono composti da delegazioni di parlamentari che hanno costanti rapporti con i Parlamenti degli altri Paesi. Quindi sono assolutamente convinto del ruolo che anche voi potrete avere per rafforzare la presenza del nostro Paese, il ruolo del nostro Paese nel mondo, in tutte le direzioni.
  Oggi è stata una giornata importante, perché si è svolta a Parigi la Conferenza convocata dal Presidente francese, dove si è cominciato a parlare della ricostruzione dell'Ucraina. Si è fatto un punto della situazione, ho ricordato quello che ha fatto l'Italia, non dal punto di vista militare, ma dal punto di vista del sostegno alle popolazioni civili, e anche tutto quello che stiamo facendo per permettere all'Ucraina di rimettere in piedi la struttura della rete elettrica. Abbiamo inviato decine e decine di tonnellate di materiale elettrico – commutatori, trasformatori –, che sono indispensabili per rimettere in sesto. Questo anche grazie all'attività dei privati.
  Ho anche annunciato che daremo altri 10 milioni di euro per solidarietà nei confronti delle popolazioni ucraine. Quindi ho ribadito l'impegno del nostro Paese a sostenere le ragioni dell'Ucraina, a difendere il diritto internazionale, a difenderne l'indipendenza, naturalmente a lavorare per la pace – perché l'obiettivo finale deve essere questo – e anche la ragione per la quale noi stiamo sostenendo l'Ucraina, perché non c'è pace se c'è occupazione, se c'è la resa dell'Ucraina. La pace c'è soltanto se la Russia si siede al tavolo con un Paese libero e indipendente. Quindi ho ribadito il ruolo del nostro Paese stamane.
  Poi abbiamo concluso la prima parte della giornata anche con una bella notizia. Pare che il pilota dell'aereo caduto a Birgi sia salvo... No? È stato smentito?. Le agenzie dicevano che forse era stato trovato. Speriamo che le cose possano andare nella giusta direzione.
  Io ritengo che la nostra politica estera debba portare il nostro Paese ad essere più protagonista nel mondo, puntando su alcune stelle polari, che sono l'Europa, l'Alleanza atlantica e il multilateralismo. Sono i tre aspetti fondamentali della nostra politica estera.
  Proprio perché siamo europeisti, siamo convinti che serva più Europa nel mondo e più Italia in Europa. È ovvio che l'Europa deve fare delle scelte, anche coraggiose, e può risolvere i problemi che l'Italia e gli altri Paesi, da soli, non possono risolvere: il principio di sussidiarietà; pensiamo alle grandi questioni: la politica energetica, l'immigrazione, dovrebbe essere anche la politica fiscale, dovremmo arrivare all'armonizzazione fiscale. Purtroppo ancora non siamo arrivati a raggiungere un accordo sul tetto al prezzo del gas. L'Europa, che comunquePag. 5 ha fatto il suo dovere puntando sulla solidarietà nel momento in cui c'è stata la seconda crisi, dopo quella di Lehman Brothers, quella del Coronavirus e poi quella della guerra. Quindi anche qui noi dobbiamo far sì che l'Europa affronti le grandi questioni.
  Abbiamo posto il tema dell'immigrazione. Riteniamo che il Parlamento europeo debba poter contare di più, dovrebbe avere il potere di iniziativa legislativa se effettivamente si faranno dei passi in avanti e si seguirà quello di seguire le scelte fatte dalla Conferenza sul futuro dell'Europa.
  Bisognerebbe agire anche in Consiglio con maggioranza qualificata. Dovremmo anche avere un'azione più forte a Bruxelles da parte della nostra rappresentanza, che spesso è in difficoltà per una questione di numeri. Il primo atto che ho fatto da Ministro è stato quello di chiedere al Ministero di incrementare la presenza di diplomatici nella nostra rappresentanza. Così sarà, è già stato aperto il bando per aderire ai diplomatici, quindi sarà incrementato il numero dei diplomatici a Bruxelles; e sarà anche presente – perché mi era stato richiesto, in quanto mancava – anche un esperto fiscale nella nostra rappresentanza, che quindi verrà dal Ministero dell'economia e delle finanze.
  Noi dobbiamo lavorare con un organico più forte per affrontare alcune questioni, che sono la riforma del Patto di stabilità, l'energia, la difesa comune, la politica migratoria e la transizione ecologica.
  Sulla governance economica noi puntiamo a regole che favoriscono la crescita, il Patto di stabilità e crescita. Io ritengo che il Patto di stabilità, così com'era, non funzionava, non favoriva la crescita nel nostro Paese. È stato sospeso e adesso la riforma, le proposte della Commissione, a mio giudizio, hanno luci e ombre: si può lavorare sulla proposta, e bisogna vedere, se la situazione economica rimane complicata, se è il caso di fare entrare in vigore la riforma nei tempi previsti, oppure prorogare di sei mesi o di un anno il ritorno al Patto di stabilità.
  Per quanto riguarda il PNRR, abbiamo detto fin dall'inizio che bisognava utilizzare una certa flessibilità, perché è nato figlio del recovery fund, in piena crisi da coronavirus, ma poi non sapevamo dove sarebbero cadute le macerie della crisi. Quindi bisogna che la Commissione europea – e mi pare che si vada in questa direzione – si renda conto che si possono e si debbono aggiustare – ripeto parlo di flessibilità, non di stravolgimento – alcuni progetti.
  Ne abbiamo parlato con il Presidente della Repubblica a Milano, con la Presidente von der Leyen, noi vogliamo impiegare i fondi con efficacia e nei tempi previsti, ma, ripeto, c'è bisogno di aggiustamenti che tengano conto anche dell'aumento del costo dell'energia e delle materie prime.
  L'aggressione russa ha provocato la necessità di una revisione radicale degli approvvigionamenti. Noi siamo il Paese europeo che nell'ultimo anno ha più diversificato le proprie forniture di gas, contribuendo anche alla sicurezza energetica dell'Unione europea.
  L'altro tema è quello che riguarda l'approfondimento dei partenariati con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, con un'azione che punta a rafforzare la nostra autonomia strategica e la sicurezza energetica.
  Stiamo lavorando per chiudere il negoziato, vi dicevo, sul tetto al prezzo del gas. Come sapete c'è anche una proposta spagnola che crea un doppio tetto, creando sotto al tetto un intervento più flessibile, che tenga conto anche dei dati, per avere un equilibrio nel prezzo, di borse diverse da quella di Amsterdam. Ho parlato oggi con il Ministro Pichetto, che è a Bruxelles, ma ancora fino a pochi minuti fa non si era raggiunto l'accordo. Naturalmente continueremo a lavorare per un intervento per disaccoppiare il prezzo dal gas da quello dell'elettricità. Quindi continuiamo a lavorare anche per la transizione energetica pulita. Puntiamo sul rafforzamento della rete infrastrutturale.
  Un capitolo centrale, per quanto ci riguarda è quello della politica di difesa. Non possiamo avere una politica estera europea se non c'è una politica di difesa europea. Noi riteniamo che si debba procedere in Pag. 6una direzione che lentamente si è cominciata a seguire, ma bisogna probabilmente accelerare per avere un'Europa più efficace. Ripeto, in base al principio di sussidiarietà l'Europa dovrebbe fare quello che gli Stati membri non possono fare. Ecco perché, come sta accadendo per l'immigrazione, l'Europa dovrebbe fare molto di più e svolgere un ruolo determinante. E così per quanto riguarda anche la situazione in Ucraina.
  Per quanto riguarda la questione della immigrazione, in tutti i tavoli, in tutte le riunioni – anche ieri, in occasione del Consiglio affari esteri – ho ribadito quella che è la posizione dell'Italia. Lo abbiamo ribadito anche nelle due riunioni che abbiamo avuto domenica, una convocata da Ursula von der Leyen, che era il board di quel progetto che punta ad avere un effetto leva per portare investimenti fino a 150 miliardi per realizzare reti infrastrutturali verdi sia verso il sud sia verso l'est. Quindi anche lì serve investire per far crescere quei Paesi, sia nei Balcani sia in Africa.
  Altro punto che abbiamo affrontato sempre ieri in tema di immigrazione, quando abbiamo iniziato il lavoro del progetto Team, è quello che riguarda il finanziamento di un progetto europeo-africano che vede protagonisti Italia, Francia, Spagna e la Commissione europea, con Paesi africani, per favorire la crescita economica di quel Paese e lo sviluppo per ridurre poi i fenomeni migratori.
  Naturalmente tutto ciò deve portarci a combattere la lotta ai trafficanti di esseri umani lavorando su una collaborazione per i rimpatri. Come sapete, anche il Ministero degli esteri sta lavorando con il Ministero dell'interno, con il Ministero dell'agricoltura e con il Ministero del lavoro su quello che era il decreto flussi.
  L'idea è quella di favorire i Paesi con i quali si facciano accordi bilaterali, quindi dare la possibilità di avere più persone da inviare nel nostro Paese sia nel settore industriale sia nel settore agricolo. Cioè il Paese con il quale c'è un accordo bilaterale è favorito perché magari accoglie – o si riprende – gli immigrati illegali, e quindi può avere un incremento per le presenze di immigrati legali da inviare dopo essere stati formati in loco. L'idea è quella di avere un programma biennale in modo che ci possa essere una pianificazione migliore e più efficace.
  Quindi noi stiamo lavorando sempre al testo della Commissione europea sull'immigrazione nell'area centrale, cioè il corridoio mediterraneo, il documento va secondo le richieste del Governo italiano. Per essere chiaro, anche ieri l'ho ribadito a francesi e tedeschi, il Governo non ha mai posto un problema Francia o un problema Germania. Abbiamo posto un problema immigrazione, che riguarda sia i flussi dall'Africa – o, attraverso l'Africa, verso il nord – sia la rotta balcanica.
  A proposito dei Balcani. L'avanzamento del processo di allargamento è un obiettivo prioritario per la nostra politica estera. Stiamo lavorando molto per avere un'Italia sempre più presente nei Balcani. Già sono stato con il Ministro Crosetto sia in Serbia sia in Kosovo per favorire l'azione di pace, visto che abbiamo anche circa mille militari che sono al confine tra i due Paesi, sono bene apprezzati sia dai kosovari sia dai serbi, in modo particolare i Carabinieri svolgono sempre un'azione di polizia sempre molto, molto apprezzata. Lo stesso Borrell ha ringraziato ufficialmente l'Italia per le azioni che svolgono le nostre donne e uomini dell'Arma.
  Per favorire una presenza italiana nei Balcani, quindi accompagnando anche imprese che già operano, abbiamo deciso di dare vita a due business forum, uno a Belgrado e uno a Pristina all'inizio del prossimo anno – quindi nei prossimi mesi del 2023 – per accompagnare le nostre imprese e fare joint venture con imprese sia serbe sia kosovare. Quindi i nostri Ambasciatori sono già a lavoro per organizzare questi eventi. Abbiamo già deciso di dare vita a un vertice dei Balcani qui a Roma, invitando i Ministri dei diversi Paesi; come abbiamo deciso, su richiesta macedone e albanese, di dar vita a un gruppo di lavoro – e magari anche ad un evento – con Albania, Macedonia del nord, Bulgaria e Italia sul corridoio 8.Pag. 7
  Ripeto, abbiamo per troppo tempo dimenticato i Balcani come luogo di interesse prioritario del nostro Paese; il Governo, invece, ritiene che i Balcani debbano essere un aspetto prioritario della nostra politica estera. Noi siamo favorevoli alla candidatura della Bosnia Erzegovina a membro dell'Unione europea, siamo favorevoli ad accelerare anche il processo di adesione di altri Paesi candidati all'Unione europea.
  Questo per impedire che i Balcani diventino luogo di influenza di Paesi che hanno interessi contrastanti con l'Italia e con l'Europa. La stabilità dei Balcani significa anche ridurre una presenza migratoria che può spingere migranti anche verso la nostra frontiera orientale. Quindi consideriamo importantissimo, certamente, il corridoio del Mediterraneo, ma consideriamo altrettanto importante il corridoio balcanico. E lì intendiamo, ripeto, svolgere un ruolo di primaria importanza.
  Altro elemento fondamentale della nostra politica estera sarà il Mediterraneo. Come sapete già si è svolta, qualche giorno fa, a Roma una importante iniziativa voluta dal Ministero degli esteri e dall'ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), dedicata proprio al Mediterraneo allargato: è stata l'occasione per ribadire l'interesse del nostro Paese nei confronti non soltanto dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma quelli che comunque sono parte di un interesse del Mediterraneo; pensiamo all'Africa subsahariana, pensiamo alla stessa Mauritania, Paese che vuole avere contatti più forti con noi.
  In tutta l'area del Sahel c'è da affrontare la questione cambiamento climatico, c'è da affrontare la questione sicurezza, c'è da affrontare la questione povertà, c'è da affrontare una serie di problemi che noi però intendiamo affrontare con determinazione.
  Purtroppo quando si parla di Mediterraneo dobbiamo affrontare anche la questione libica. La questione libica è, per il nostro Paese, un tema centrale, non soltanto per i tradizionali rapporti, per la conoscenza che noi abbiamo della Libia. Noi puntiamo ad avere una situazione che porti all'unità del Paese attraverso elezioni. Ho già incontrato il Ministro degli esteri della Libia, incrementeremo le nostre azioni per affrontare anche la questione della emergenza immigrazione.
  Dalla Libia ricordo che abbiamo anche accolto, con il Ministro dell'interno Piantedosi, una serie di gruppi di migranti che lasciavano i campi e le prigioni libiche per venire nel nostro Paese attraverso corridoi umanitari, grazie all'azione di Sant'Egidio, della Tavola valdese e delle Chiese evangeliche. Questa è la strada migliore per bloccare i trafficanti di esseri umani.
  Altro Paese con il quale noi dobbiamo trovare una collaborazione – ne abbiamo parlato a lungo con il Ministro degli esteri – è l'Egitto. Ma anche nell'incontro con il Ministro degli esteri ho ribadito quello che per noi rappresenta un elemento fondamentale, il rispetto dei diritti umani e la questione Regeni. Noi vogliamo che si proceda nella direzione richiesta dal nostro Paese per accertare la verità e condannare i colpevoli. Abbiamo anche affrontato la questione di Patrick Zaki. Noi auspichiamo che sia consentito a questo giovane di proseguire gli studi nel nostro Paese, cosa che ho ribadito al Ministro.
  Rimane poi prioritaria la ricerca di una soluzione alla questione israelo-palestinese. Noi siamo per «due popoli, due Stati», ne ho parlato sia con l'Ambasciatore di Israele, sia con il Ministro degli esteri palestinese – che ho incontrato sempre a Roma –, ribadendo qual è la nostra posizione.
  Altra questione nell'area, visto che se n'è parlato anche in occasione della vicenda Med allargato, l'Iran. Il Ministro degli esteri dell'Iran era stato invitato dal precedente Governo a venire a Roma e partecipare all'evento, e anche il Governo aveva richiesto un incontro bilaterale. Il Ministro degli esteri iraniano ha chiesto la conferma di questo incontro: non ho risposto. Quindi la risposta negativa ha portato il Ministro degli esteri dell'Iran a non venire a Roma, visto che la mia posizione era ferma nel condannare tutto ciò che stava accadendo. Anche dopo la liberazione di Alessia Piperno, e ringrazio ancora i nostri diplomatici, la nostra intelligence per avere Pag. 8portato a termine la liberazione di una ragazza giovane che rischiava molto in quel Paese.
  Purtroppo ci sono tanti altri giovani che sono condannati a morte, alcuni sono stati condannati a morte. Io ho detto in più occasioni che la condanna a morte è un punto di non ritorno in Iran. Abbiamo chiesto, con tutta la forza possibile – e lo abbiamo ribadito anche ieri in occasione del Consiglio affari esteri, come Unione europea – di interrompere le condanne a morte, di interrompere ogni azione violenta per reprimere le manifestazioni delle donne, dei giovani iraniani, che chiedono soltanto di avere libertà.
  Quindi la posizione del Governo – che ha aderito anche all'appello Media Freedom, al quale hanno aderito tanti altri Paesi –, è netta, chiara, di condanna. Ne parleremo anche con l'Ambasciatore iraniano in Italia che ancora non ha avuto le credenziali, quindi di fatto non c'è un Ambasciatore da poter convocare alla Farnesina. Certamente interverremo per tutelare, per quanto possibile da parte nostra, con grande fermezza le vite dei giovani iraniani.
  La pena di morte, per fortuna non ha casa in Europa. È uno degli elementi qualificanti. È l'unico continente al mondo dove non c'è la pena di morte. È una scelta di civiltà, e ritengo – avendo anche aderito e partecipato alla manifestazione di Sant'Egidio, dove c'era l'opposizione iraniana contro la pena di morte – che nessuno abbia il diritto di arrogarsi il potere di uccidere altri.
  Altra questione che abbiamo affrontato è quella dello Yemen. Ho incontrato il Ministro degli esteri: una catastrofe umanitaria, una ferita aperta nella stabilità di una regione strategica per l'Italia e l'Europa.
  C'è poi la crisi siriana e c'è la preoccupazione anche in tutta l'area del Mediterraneo e dell'Africa subsahariana di un ritorno organizzativo del terrorismo, non attraverso Daesh, ma attraverso Al Qaeda. Quindi lì bisognerà lavorare intensamente. E per prevenire: il Presidente del Niger ci ha detto che sono i giovani pastori – i quali, a causa del cambiamento climatico, perdono il lavoro – ad arruolarsi in Al Qaeda. Quindi è tutto collegato: lotta al cambiamento climatico, politica della crescita e lotta al terrorismo.
  Altro partner strategico per l'Europa è la Turchia, alleato della NATO, e riteniamo che possa svolgere un ruolo di mediazione accresciuto anche nella guerra russo-ucraina. Quindi dobbiamo continuare a promuovere l'ancoraggio all'occidente di Ankara. Ci aspettiamo però anche un atteggiamento costruttivo che eviti provocazioni e atti unilaterali nei confronti della Grecia e di Cipro. Comunque ho ribadito al Ministro Çavuşoğlu l'intenzione di mantenere con la Turchia un dialogo costante.
  Per quanto riguarda la NATO: noi vogliamo essere protagonisti nella NATO. Ho ribadito in tutte le occasioni che noi siamo un alleato serio, credibile e affidabile. Intendiamo svolgere il nostro ruolo da protagonista. Dobbiamo difendere l'ordine internazionale basato sulle regole, e accrescere la nostra capacità di risposta alle sfide globali.
  Vi ho detto del sostegno all'Ucraina, che ho ribadito anche stamane a Parigi. Sostegno che – ripeto – non è soltanto di tipo militare, ma è stato, è, e sarà anche umanitario, con un ruolo fondamentale che ha svolto e svolgerà la nostra Protezione civile.
  Le sanzioni alla Russia sono un presidio di diritto internazionale, e quindi continueremo a rispettare e ad essere in accordo con i nostri alleati. Ogni scelta verrà fatta con la NATO e con l'Europa, fermo restando che è valido ciò che è sempre stato fatto nel nostro Paese: ogni decisione, per quanto riguarda gli aspetti delle armi verrà adottata con l'intervento del Parlamento.
  C'è una questione che riguarda la richiesta di alcuni Paesi di dar vita a un tribunale ad hoc per i crimini commessi durante questa guerra. Noi abbiamo sempre detto che c'è un tribunale, quello dell'Aia, che si occupa dei crimini, posizione che hanno anche i tedeschi e i francesi, si può lavorare con quello. Però siamo disposti anche a discutere sulla opportunità di dare vita a un altro istituto. Ma essendocene già uno che è in grado di giudicare Pag. 9sarebbe meglio seguire quel percorso. Ma nulla di pregiudizialmente contrario ad aprire anche un dialogo su un tribunale ad hoc per i crimini commessi.
  Per quanto riguarda tutte le iniziative multilaterali noi collaboreremo con tutte le istituzioni, dal Consiglio di Europa a tutte le altre iniziative.
  Per quanto concerne, invece, l'Africa, vi dicevo che si tratta di un aspetto importante della politica estera del nuovo Governo, insieme ai Balcani. Vi ho detto Mediterraneo, ma vogliamo guardare con maggiore attenzione anche all'Africa. È un continente che è stato dimenticato, che spesso rischia di essere colonizzato, vittima di un nuovo colonialismo non militare, ma commerciale e infrastrutturale. Noi dobbiamo lavorare molto di più con questo continente, con accordi bilaterali, con investimenti.
  Vi ho detto quelli che sono gli investimenti previsti dall'Unione europea nei due progetti di cui vi ho fatto cenno: sono 150 più 150 miliardi frutto di effetto leva, che vedono anche le partecipazioni di privati. Chiamiamolo «piano Marshall», il Presidente del Consiglio ha fatto riferimento a un «piano Mattei» per l'Africa. Noi dobbiamo certamente affrontare il tema migratorio alle origini, perché se non si va alla radice del problema non lo risolveremo mai. È ovvio che servono interventi a breve e a medio termine, ma servono anche interventi a lungo termine.
  Quando nel continente africano nel 2050 ci saranno tra i 2 e i 3 miliardi di persone, sarà impossibile fermare i flussi migratori se non ci sarà, in questi anni, un intervento forte, determinato per favorire la crescita. Quindi sono tanti i fronti sui quali lavorare in Africa. Io credo che l'Italia possa svolgere un ruolo importante, e l'Europa insieme. Siamo un continente industriale. Penso a tutta la grande questione delle materie prime. Il litio: è vero che l'Europa ha fatto un accordo qualche giorno fa con il Cile, ma per le nostre imprese, e se vogliamo avere un'economia più verde – penso alle batterie – noi abbiamo bisogno di litio, ma non dobbiamo andare a estrarre con la violenza in Africa. Però si possono fare joint-venture dove estrazione e trasformazione si fanno in Africa, poi i prodotti vengono esportati in Europa.
  Sappiamo bene che oggi il prezzo del litio, le riserve di litio sono in mano cinese, quindi tutta la parte batterie e tutte le altre attività industriali legate al litio sono di fatto controllate, con grande forza, dai cinesi. Noi abbiamo, invece, interesse a sviluppare un'azione – con gli Stati Uniti e anche con il Giappone – sulla questione del litio, perché siamo un continente industriale e abbiamo bisogno di rinforzare anche le nostre imprese.
  Stiamo lavorando anche – lo annuncerò in occasione della riunione del 21 e del 22 dicembre agli Ambasciatori d'Italia – per dar vita a una serie di progetti formativi, borse di studio per giovani africani che vengano a studiare in Italia in modo da avere anche in futuro degli «ambasciatori» del nostro Paese nel continente africano. Persone che hanno studiato nelle nostre università e possono quindi collaborare alla realizzazione di joint-venture, collaborare ad un'azione di collaborazione.
  Pensiamo anche di dar vita a borse di studio telematiche, in modo che i giovani possano studiare presso le nostre università, senza poi essere costretti a venire da noi. Insomma, un doppio progetto. Ci sono già alcuni progetti pilota. Uno lo voglio dire – perché la ringrazio – è stato realizzato dalla vedova dell'Ambasciatore Attanasio, e lo presenteremo il 21 alla Farnesina in occasione della due giorni di riunioni degli Ambasciatori. Questo deve servire a favorire la crescita.
  Per quanto riguarda l'altro tema, che è quello della cooperazione – che è una leva importante della politica estera, ma è finalizzata sempre a questo ruolo, favorire la crescita – punteremo molto sul continente africano e sull'area del Mediterraneo. Su venti Paesi prioritari oggi undici sono africani.
  Il nostro partenariato con il continente africano è guidato dalle linee stabilite dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e 2063 dell'Unione africana. L'impegno è testimoniato anche dalla quantità di risorse. Nel 2021 il contributo italiano ha raggiunto il Pag. 10miliardo di euro, e di questi circa 180 milioni provengono dalla cooperazione italiana.
  La cooperazione allo sviluppo è anche la leva fondamentale di politica estera per rafforzare la crescita in quei Paesi. Quindi anche una diversa e più attenta utilizzazione dei fondi della cooperazione, in modo da non fare quello che i francesi chiamano gaspillage, ma cercare di finalizzare veramente un'azione politica.
  L'altra realtà che è stata dimenticata in questi ultimi anni è quella dell'America Latina. Noi abbiamo un continente che condivide molto con noi, dove ci sono le più grandi comunità di italiani all'estero, e dobbiamo quindi sviluppare un'azione forte in tutti quei Paesi. Abbiamo degli interessi, io punto a far sì che in quell'area ci possa essere sempre più Italia, quindi punteremo su tanti temi che riguardano la presenza nazionale, oltre alla lingua, perché cercheremo anche di continuare a difendere le scuole italiane, promuovendo l'azione della Dante Alighieri.
  In America Latina sapete che stiamo lavorando anche con il programma intitolato a Falcone e Borsellino, e vorremmo estenderlo anche ad altre aree geografiche. Quindi vorremmo incrementare sempre di più – anche in vista dell'XI Conferenza Italia-America Latina e Caraibi che si terrà nel 2023 – le nostre azioni.
  Non dimentichiamo, però, anche l'attenzione per l'Asia e per il Pacifico. Dicevo prima che Paesi come il Giappone rappresentano una risorsa importante, tutto l'Indo-Pacifico. Noi dobbiamo rafforzare le relazioni anche con Australia e Nuova Zelanda. Ne abbiamo parlato all'ultimo Vertice della NATO, dobbiamo rinforzare le nostre relazioni con l'India, che rappresenta un Paese chiave per l'equilibrio e la stabilità. Dobbiamo fare di più in quella direzione.
  Poi c'è la Cina. La Cina è certamente un partner economico, ma è un nostro rivale sistemico. Quindi dobbiamo anche capire bene, finita la guerra in Ucraina, quali saranno le intenzioni della Cina, e quali saranno le contromisure da adottare, perché siamo spesso vittime di dumping, non soltanto commerciale, ma anche industriale, ambientale e sociale.
  Quindi su questo, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, noi siamo intransigenti e riteniamo che anche a livello europeo si debba puntare sulla parità di regole, quelle che gli inglesi chiamano level playing field, anche per quanto riguarda la partecipazione alle gare e agli appalti.
  Ritengo altresì fondamentale che non debbano essere ceduti gli asset nazionali, gli asset di interesse nazionale, né a cinesi né ad altri.
  Io credo che la politica estera abbia un ruolo importante anche per favorire la nostra politica industriale. Io sono assolutamente determinato nel favorire la internazionalizzazione delle nostre imprese, anche delle piccole e medie, che è l'esatto contrario della delocalizzazione. Noi abbiamo grandi opportunità, abbiamo una politica commerciale che può permetterci di presentare il made in Italy come qualche cosa di alta qualità. Dobbiamo occupare i mercati che oggi sono occupati dall'italian sounding: se il prodotto finto italiano piace, immaginatevi quello che può rappresentare la presenza, in Paesi diversi dal nostro, del prodotto reale italiano.
  Quindi io penso a missioni congiunte con il Ministero delle imprese e del made in Italy, per accompagnare le imprese, per fare politica industriale e commerciale e realizzare joint ventures. Ho detto dell'Africa, vi ho detto dei Balcani, ma questo si può fare anche in America Latina, ma si può fare anche in America del Nord. Ci sono addirittura aree dell'Asia dove ci possono essere interessi importanti anche per molte nostre industrie.
  Il sostegno all'export ha superato negli ultimi mesi la soglia dei 600 miliardi, quindi dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione. Un'opportunità ci può essere offerta dalla promozione di Expo 2030 a Roma. Contiamo sul sostegno di tutti, anche della diplomazia parlamentare. Non è una sfida facile, ci sono tanti concorrenti, noi dobbiamo comunque promuovere la nostra capitale.
  C'è anche la «diplomazia scientifica»: vedo che c'è sicuramente qualcuno che è Pag. 11interessato in modo particolare a Trieste, che ospita il polo scientifico delle Nazioni Unite. Quindi anche qui noi credo che potremo lavorare molto.
  Dicevo del sistema formativo: dobbiamo incrementare l'attrattività internazionale del nostro sistema, quindi anche qui faremo di più rispetto a ciò che è stato fatto. Quindi promuovere la lingua e la cultura italiana all'estero significa anche valorizzare il nostro saper fare, il nostro stile di vita, il nostro modello di società fondato su pace, dialogo e sviluppo condiviso.
  Ci sono anche importanti appuntamenti editoriali, di cui l'Italia sarà ospite d'onore, a Parigi e Francoforte, nel 2023 e nel 2024.
  Altro tema importante, che sta particolarmente a cuore al sottoscritto, ma a tutto il Governo, sono i 6 milioni di cittadini italiani che vivono all'estero, oltre a quelli di origine italiana. Continueremo a lavorare perché rappresentino sempre di più una risorsa per il nostro Paese.
  Immaginiamo una serie di iniziative: una di queste è inserita nel PNRR – uno dei due progetti della Farnesina, quello riguardante la Simest, è stato già stato portato a termine e tutti i fondi sono stati già utilizzati per sostenere le piccole e medie imprese – un altro riguarda il turismo delle radici. È un progetto che vedrà luce all'inizio del prossimo anno ed esploderà nel 2024 e punta – modello Papa Francesco nell'astigiano – a far ritornare nei borghi, non nelle grandi città, coloro che sono italiani per riscoprire dove sono nati i loro nonni, cosa mangiavano i loro nonni. Quindi puntare su tutta una serie di iniziative turistiche, e lo faremo anche coinvolgendo i piccoli comuni, al fine di far crescere le presenze turistiche nel nostro Paese. Quindi questo è un progetto previsto dal PNRR.
  Il 20 e il 21 dicembre ricorderemo anche la figura dell'Ambasciatore Luca Attanasio: sarà dedicata a lui la scalinata che è a fianco della Farnesina e ci sarà una cerimonia ad hoc. E all'interno della Farnesina sarà dedicata al carabiniere Vittorio Iacovacci una sala dell'Unità di crisi. Naturalmente ricordiamo anche l'autista Mustapha Milambo, che è stato vittima della brutale aggressione.
  Ultimo aspetto economico: il Ministero ha un bilancio di 3,2 miliardi, meno dello 0,2 per cento del PIL, e oggi più che mai è fondamentale che, pur nella consapevolezza del difficile momento economico, venga riconosciuta l'importanza di potenziare le risorse umane e finanziarie della Farnesina. Per questo ringrazio la Commissione affari esteri che ha approvato un emendamento che punta ad incrementare il numero dei nostri diplomatici. Ce n'è un altro – che mi auguro possa essere approvato – che serve ad aumentare anche le presenze nei consolati per avere personale che possa aiutare soprattutto i nostri italiani all'estero, soprattutto anche coloro – perché sono tanti – che chiedono di avere la nazionalità italiana. Ci sono consolati che sono in sofferenza a causa della riduzione del personale.
  Il 20 e il 21 annunceremo tutte queste cose in maniera legata anche all'attività degli Ambasciatori, compresa la sicurezza, la cyber security, anche la cyber security per le Ambasciate, e affronteremo, alla presenza del Capo dello Stato e del Presidente del Consiglio, tutti gli argomenti che riguardano la politica estera per motivare i nostri Ambasciatori, dare loro delle linee guida in vista del prossimo anno. E naturalmente questo dibattito servirà anche ad arricchire la mia relazione e le relazioni dei nostri Ambasciatori e dei nostri dirigenti per avere una politica estera italiana sempre più efficace. E lo potremo fare soltanto se la collaborazione con il Parlamento sarà efficace e costruttiva.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie molte, Ministro. Senatrice Craxi, desidera intervenire?

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Intanto per ringraziare il Ministro Tajani per questa esaustiva relazione sulle linee programmatiche di politica estera, che mi trovano molto concorde.
  Poi una piccola invocazione rafforzativa di quello che Lei ha detto: l'Europa è il Pag. 12nostro alveo naturale, il nostro posizionamento naturale in politica estera, dobbiamo vigilare su due cose.
  Primo: che l'Europa faccia un passo in avanti e non faccia passi indietro sulla costruzione di un soggetto, di un attore politico capace di avere un'influenza, di dire una parola sulla pace, lo sviluppo, il progresso nel mondo, governance, difesa comune, politica estera, immigrazione. I segnali, se dobbiamo giudicare da quello che sta facendo sulla crisi energetica, non sono dei segnali positivissimi. Quindi noi dovremo svolgere un'azione molto importante e vigilare.
  La seconda cosa su cui dobbiamo vigilare molto è che l'Europa, presa dalla preoccupazione del conflitto ad est, non si rinchiuda di nuovo in una sorta di «rattrappimento baltico», ma il quadrante sud rimane centrale per l'Italia e per l'Europa, non estraneo alle dinamiche dello scontro geopolitico in atto.
  Per questo vorrei anche lanciarLe una piccola proposta: noi dobbiamo raddoppiare gli sforzi per diminuire quell'enorme divario che ancora divide il nord e il sud del mondo, che è la grande questione sociale del nostro tempo. E lo strumento principe della politica estera per fare questo è la cooperazione, che deve essere più concordata a livello europeo; e perché non chiedere in Europa che i fondi della cooperazione non vengano scorporati dal rapporto deficit/PIL, oppure dal Patto di stabilità di domani? Grazie, Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie presidente. Ora il dibattito. Il primo iscritto è il senatore Menia.

  ROBERTO MENIA. Grazie. Cercherò di utilizzare i tre minuti senza perdere tempo.
  Quindi al Ministro, prima di tutto, un grazie per questa esposizione esaustiva, molto precisa, chiara, tra l'altro concreta, anche con l'analisi «a mappamondo», Paese per Paese, che ho trovato interessante e piacevole anche da seguire.
  Cerco di essere breve e di enumerare punto per punto alcune delle cose credo utili da sottolineare. Lei non poteva che partire dalla vicenda Ucraina. Oggi ci troviamo in uno scenario totalmente nuovo, in questa Europa dal 24 febbraio in poi. Penso che abbiamo comunque svolto il ruolo che dovevamo svolgere, perché l'Italia ha saputo comportarsi da partner serio in Europa, all'interno dell'alleanza NATO: si tratta di rispettare il diritto internazionale, si tratta di scegliere, e su questo tutto ciò che dovevamo fare lo abbiamo fatto, e anche bene.
  Guardo anche al dibattito di questa mattina con il Ministro Crosetto a proposito dell'aiuto militare, ma non solo, correttamente ha fatto notare come l'aiuto economico e l'aiuto umanitario da parte dell'Italia nei confronti dell'Ucraina sia stato un fatto sensibile: se noi ci pensiamo 172 mila, se non sbaglio, sono stati gli ucraini – soprattutto donne e bambini – che abbiamo saputo ospitare.
  Noi dobbiamo poi cercare di guadare, in quella che è la proiezione in Italia e in Europa, a due o tre elementi. Il primo lo ha detto Lei in breve, quasi a mo' di slogan: «più Italia in Europa» e «più Europa nel mondo». Quindi credere, come è logico, in questa alleanza, nella quale però dobbiamo chiedere ai nostri partner di avere la stessa apertura che abbiamo noi, e la stessa lealtà che abbiamo noi.
  La questione energetica si discuterà in questi giorni, ci dice tante cose perché – come dire – se noi pensiamo all'Europa di venti o trent'anni fa – quindi post muro di Berlino – noi avevamo un'Italia che era la quarta, quinta potenza economica mondiale. Siamo regrediti ad essere l'ottava potenza mondiale, e c'è chi gioca in questa Europa, comunque, a fare prima di tutto gli interessi propri. È difficile non leggere quello che accade anche sulla questione del price cap sul gas. Non è possibile, non dobbiamo permettere che continui questa sorta di scivolamento, per cui siamo... Scusate, siamo già a tre minuti? Allora vedo di abbreviare per davvero.
  Ci dobbiamo rivolgere soprattutto all'Italia immersa nel Mediterraneo. Il Mediterraneo una volta era Mare nostrum: è giusto guardare all'Africa, ma guardare all'Africa con quel compito che abbiamo di Pag. 13Italia come ponte, come piattaforma logistica. Questo vuol dire risolvere anche, o tentare di risolvere, le grandi questioni dell'immigrazione. Come è del tutto evidente noi siamo un'Italia a crescita zero, anzi sotto zero sotto il profilo della popolazione, e abbiamo dall'altra parte, invece, un nord Africa – soprattutto – che esploderà, dal miliardo attuale diventeranno 3 miliardi nell'arco di cinquant'anni. Quindi noi dobbiamo guardare questo.
  Dobbiamo guardare al lato adriatico anche, non solo dei Balcani. Faccio notare che c'era una storica presenza italiana, che di fatto è scomparsa. Le faccio notare che nello scorso mese sono stati resi noti i dati del censimento in Croazia, dove la minoranza italiana è ormai ridotta ai minimi termini, meno di 13 mila. Una volta eravamo 500 mila, solo per capirci. Un secolo fa, o poco più, c'era il sindaco italiano a Spalato, oggi a Spalato c'è lo 0,001 per cento di italiani.
  Allora noi dobbiamo essere protagonisti non soltanto nei Balcani, ma io credo anche pensare e ripensare ad uno spazio vitale adriatico da parte dell'Italia. Senza nulla di bellicistico, come è ovvio, ma guardare a tutto questo.
  Temo sul Kosovo: avete fatto bene ad andare a dire quello che c'è da dire. Sul Kosovo io ho notizie molto preoccupanti, spero che il Kosovo non sia presto la nuova Ucraina. E qua mi devo fermare perché vedo che sto sforando ampiamente i tre minuti.
  Un'ultima cosa me la lasci dire, su quell'italianità all'estero che esiste: gli italiani all'estero producono, di fatto, una finanziaria all'anno. Solo loro. E sono i nostri ambasciatori non solo di vita, di cultura, di lingua, ma anche di economia. Stiamoci più attenti, per davvero, consideriamo questa grande, grande Italia che vive all'estero. Poi avremo modo di parlarne evidentemente in altri modi e con più tempo.

  PRESIDENTE. Grazie. Il presidente Monti. Si prepari l'onorevole Quartapelle.

  MARIO MONTI. Grazie presidente. Grazie, signor Ministro, per le Sue dichiarazioni programmatiche molto chiare. Il fatto che il Ministro degli esteri di questo Governo sia Lei è molto rassicurante, sia per i valori europei e atlantici che hanno caratterizzato tutta la sua storia personale e politica, e anche per la sua esperienza di alto livello, sia attraverso le Istituzioni, il Parlamento europeo, che addirittura ha presieduto, e la Commissione; e anche per materie, perché Lei è stato Commissario per i trasporti, l'industria, l'imprenditoria, e quindi anche queste esperienze, maturate al massimo livello europeo, credo la mettono nella migliore posizione per realizzare la proiezione dell'economia italiana nel mondo, che è uno dei suoi obiettivi programmatici.
  Una sola, breve domanda sul triangolo cruciale all'interno dell'Unione europea, Francia, Italia, Germania: quando l'Italia si regge sulle proprie gambe dal punto di vista economico e finanziario, e quando, d'altra parte, Francia e Germania politicamente non sono proprio perfettamente allineate, di solito si aprono per l'Italia delle opportunità costruttive, anche per favorire mediazioni tra i nostri due fratelli europei. Ora in questo momento la Francia e la Germania sappiamo che non sono bene allineate su due temi semplicemente cruciali per la politica europea e dell'eurozona, la governance economica – Lei ha accennato alla riforma del Patto di stabilità – e, niente meno, la difesa comune.
  Forse è presto per farLe questa domanda, ma se Lei avesse qualche spunto su come pensa di posizionare l'Italia in questa situazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Quartapelle.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie presidente. Buonasera signor Ministro. Lei diventa Ministro in un momento in cui è richiesta molta leadership. Con l'instabilità globale che stiamo vivendo ad ogni Paese è chiesto di fare di più rispetto all'ordinaria amministrazione.
  In particolare – lo diceva anche la presidente Craxi – credo che al nostro Paese sia chiesto di guidare lo sforzo europeo nei Pag. 14confronti di tutto il fronte sud e del fronte Mediterraneo. Nel senso che non possiamo pensare di non vedere che la penetrazione russa, in particolare sia in alcuni Paesi dell'Africa sahariana, sia in alcuni Paesi dell'Africa mediterranea che nei Balcani – lo ricordava il senatore Menia – esiste e fa parte della minaccia complessiva che noi viviamo e a cui siamo sottoposti da parte di quel Paese. E credo che su questo serva impostare un'azione di leadership del nostro Paese, con un disegno chiaro su come si chiede all'Europa un maggiore impegno, su come si favoriscono – se ci sono – dei processi di democratizzazione, o di stabilizzazione.
  La strategia francese, per esempio, per il Sahel mostra tutti i limiti di una strategia solo basata sulla sicurezza. Il nostro Paese, purtroppo, a partire dall'azione del Ministro Moavero Milanesi, ha lasciato dei vuoti in Libia, che sono stati colmati rapidamente da Russia e Turchia.
  Insomma, c'è da rivedere tanta parte della politica estera. Quindi ci aspettiamo da Lei, diciamo, un disegno su questo, e quando verrà esposto noi siamo assolutamente disponibili a discuterlo ed eventualmente a sostenerlo, anche perché c'è molto bisogno dell'Italia.
  In questi anni è mancata l'Italia nel Corno, ci sarebbe più bisogno di Italia nel Sahel; l'Africa è un grande continente e io non credo che si possa semplicemente utilizzare una formula come quella del «piano Mattei», di cui non si capisce bene la natura e rischia di essere un po' velleitario, per un Paese come il nostro, gestire un intero continente. O scegliamo delle priorità, oppure ci alleiamo con l'Europa e guidiamo l'Europa.
  Su questo – lo diceva anche la presidente Craxi – uno strumento straordinario è la politica di cooperazione. Il Governo Draghi, grazie anche al lavoro della Viceministra Sereni, ha fatto molto sulla politica di cooperazione per riallineare il nostro Paese agli Obiettivi di sviluppo che abbiamo preso a livello internazionale, quello 0,70 entro il 2030.
  I primi atti di questo Governo vanno in una direzione diversa, quella di un congelamento, o addirittura di un taglio delle risorse per la cooperazione. Come Partito democratico noi abbiamo presentato in legge di bilancio degli emendamenti per continuare nel percorso intrapreso dal Governo Draghi sugli obiettivi dello 0,70, entro il 2030 del PIL, per gli aiuti allo sviluppo: questa maggioranza li ha bocciati. E, quindi, se dobbiamo giudicare dai primi piccoli atti sulla disponibilità di questa maggioranza a dotare il nostro Paese degli strumenti necessari a guidare e a fare un'azione di leadership verso questo continente, su questi temi, qualcosa da dire c'è.
  Siamo sempre disponibili, come opposizione, a fare il nostro lavoro in forma costruttiva, soprattutto sulla politica estera, soprattutto in questa fase, però servono strumenti e serve una visione, una prospettiva.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie presidente. In tre minuti cercherò di toccare vari punti, su cui chiederò la massima attenzione del signor Ministro.
  Ha già accennato – parto proprio dal Medio Oriente – alla questione israelo-palestinese: noi come Lega – ma non solo, penso anche come maggioranza – Le chiederemo molta attenzione su questo tema. Intensificare il dialogo, la cooperazione, anche scientifica, con Israele. E abbiamo anche proposto una risoluzione, che oggi è in Commissione esteri, sul gasdotto EastMed. Questo a proposito dell'approvvigionamento energetico, visto che l'Italia non si è mai ben capito che posizione abbia in merito.
  Collegato al tema di Israele c'è il grande tema dell'Iran, che sembra vivere con il sogno di distruggere Israele, e che però oggi ha un qualche problema di tenuta del regime. Anche qui ci sono varie risoluzioni in discussione in Commissione esteri: serve una pronuncia chiara, fortissima dell'Italia in difesa della libertà; giuste le Sue parole sulla condanna delle esecuzioni capitali e della repressione violenta delle manifestazioni.
  Il Mediterraneo è chiaro che deve essere il cuore del nostro interesse geopolitico, ma Pag. 15non basta. Nei Balcani – lo abbiamo detto, è stato detto anche negli interventi precedenti – abbiamo visto avanzare Russia, Cina, Turchia, e così in Libia. Dobbiamo tornare ad essere presenti, ad essere una voce autorevole, e a portare giustamente la pace, come noi italiani sappiamo fare. Ne è un esempio l'opera dei nostri militari – ma non solo in Libano – e l'opera, sempre dei nostri militari, come ricordato, dei nostri mille militari in Kosovo. Sono situazioni esplosive in aree dove, invece, è essenziale la presenza anche economico-finanziaria e lo scambio commerciale del nostro Paese.
  Sulla Cina e l'Indo-Pacifico un desiderio sarebbe che non si pensasse solo al Mediterraneo, che è l'ovvia area di attenzione del nostro Paese, d'interesse, ma si guardasse più lontano, fino all'Indo-Pacifico. Nel finire della scorsa legislatura avevamo approvato una risoluzione chiedendo più presenza diplomatica, non solo – è giusto quello che ha detto e fatto, signor Ministro – a Bruxelles, ma anche nelle nostre sedi diplomatiche nell'Indo-Pacifico, che sono al quanto sguarnite. Sarà lì che si deciderà il futuro del mondo, e quindi è bene che l'Italia ci sia.
  Ha accennato anche alle terre rare, quindi l'approvvigionamento non solo energetico, ma di tutto ciò che può servire alla nostra industria per svilupparsi. Le abbiamo lasciate praticamente in mano cinese, oggi c'è un risveglio: reshoring, quindi, delle produzioni, ma anche nuovi canali di approvvigionamento. Diversificazione delle rotte energetiche, ma di questo abbiamo già detto.
  Molto bene la Conferenza di Parigi di oggi sull'Ucraina: l'aiuto non solo militare, ma anzi, – questo ci è stato chiesto all'Assemblea parlamentare della NATO, in un incontro a cui ho partecipato insieme all'onorevole Orsini – generatori, riuscire a riparare la rete elettrica, non lasciare al freddo e al gelo un intero popolo in questo inverno durissimo.
  Altre aree di interesse che come Lega mi sento di sottolineare sono quelle della grande attenzione ai diritti umani, in generale, ma ha già accennato facendo riferimento, per esempio, alla Cina, ma non solo. E anche la tutela dei cristiani perseguitati nel mondo. C'è un fondo apposito alla Farnesina che sarebbe bene, se non incrementare, reclamizzare, perché ha bisogno appunto di essere reclamizzato.
  Così anche il ruolo dell'Inviato speciale per la libertà religiosa: dopo la nomina europea dell'Inviato speciale ci potrà essere una collaborazione che speriamo intensa, e così l'Italia si potrà porre in difesa di quella che è la religione più perseguitata al mondo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. L'onorevole Lomuti.

  ARNALDO LOMUTI. Grazie presidente. Grazie, signor Ministro, per essere qui con noi questa sera. Lei nel suo intervento iniziale, nelle premesse, ha citato questa Conferenza a Parigi, dove ha ribadito il ruolo del nostro Paese per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino. Le faccio una domanda: l'Italia ha una sua politica sul conflitto russo-ucraino? Oppure seguiamo in maniera acritica le decisioni prese in altri centri di poteri? Mi riferisco sia a Washington sia a Bruxelles.
  Glielo chiedo non soltanto per le sue premesse, ma anche perché – a molti è sfuggito, ma non a noi – nel discorso programmatico per la fiducia del Presidente Meloni, che cito testualmente, c'è un passaggio molto significativo: «Voi sapete che ho grande stima della Nazione che mi trovo oggi a guidare. Però, voi pensate che la posizione italiana decida il conflitto in Ucraina? In sostanza, se l'Italia domani decidesse di girarsi dall'altra parte – cosa che io non intendo fare – e di barattare o di pensare di poter barattare la sua tranquillità con la libertà dell'Ucraina, voi pensate che cambierebbe qualcosa?»
  Tradotto, per noi vuol dire che questo Governo dà per scontato che l'Italia non conti nulla sullo scenario politico internazionale e quindi rinunciamo a priori ad incidere sulla linea politica di quei consessi internazionali dove noi dovremmo essere dei membri fondatori e, invece, a quanto pare, siamo soltanto ospiti uditori. Per la precisione mi riferisco alla NATO, ma la Pag. 16nostra criticità non vuol dire non essere affidabili, seri. Voglio dire, dalla criticità si può migliorare e magari avere anche una NATO più matura, e poi ci riferiamo anche all'Unione europea. Su questo vorremmo sapere cosa ha da dire, signor Ministro.
  Il secondo punto, invece, riguarda proprio l'Europa, che Lei ha citato per quanto riguarda anche il suo ruolo nel conflitto russo-ucraino, perché sembrerebbe quasi che la von der Leyen e Borrell stiano abdicando al loro ruolo, che dovrebbero avere, di guida politica dell'Unione, per seguire, diciamo, consigli o diktat esterni. Basta leggere le conclusioni di tutti i Consigli europei post conflitto per ravvisare solo e unicamente un aumento di spesa militare e una maggiore attenzione per quanto riguarda gli impegni a carattere militare. L'Unione europea, ribadiamo, è nata dalle macerie della seconda guerra mondiale al grido di «Mai più guerra». Tra sue funzioni principali c'è proprio quella di evitare nuovi conflitti nel proprio suolo, e questo scopo lo possiamo raggiungere con la politica, con la cooperazione e con il multilateralismo.
  Ministro, non Le sembra che l'Europa oggi stia perdendo proprio l'occasione di diventare quello che i suoi padri fondatori sognavano che diventasse?
  L'ultimo punto, Ministro, concerne un tema più specifico, che riguarda proprio il passaggio che ha fatto sui Consolati e le Ambasciate, che hanno bisogno di un potenziamento di organico. Noi abbiamo presentato un emendamento che andava in tal senso, chiedendo lo stanziamento di un milione di euro. Questo perché ci è arrivato proprio l'input sulla necessità di stanziare tale cifra proprio dai tecnici che lavorano all'interno del Suo Ministero, mentre il Governo, cioè il suo Ministero, ha deciso di dare un parere favorevole a un emendamento uguale, soltanto che dimezzava la cifra di questo investimento, quindi portandolo a mezzo milione di euro. Questo viene ritenuto, come dicevo, dai suoi tecnici al quanto insufficiente; Ministro, se ci può dare rassicurazioni per un Suo personale impegno a rivedere questa decisione.
  Ultimo punto: notizia Ansa di oggi, che si registrano degli spari per quanto riguarda l'area a nord del Kosovo. Vorremmo capire qual è lo stato di allerta per questa tematica, per questa situazione nuova. Grazie Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie. Senatore Gasparri.

  MAURIZIO GASPARRI. Presidente Tajani, Ministro degli esteri, intanto mi permetta di cogliere l'occasione per esprimere la soddisfazione per vederla svolgere con così grande concretezza, incisività ed esperienza questo ruolo. Anche personalmente, per i nostri rapporti, non posso sottacere questa valutazione, diciamo così, esistenziale.
  Dopo di che, detto questo, per restare nei tempi, ha detto cose molte concrete. Per quanto riguarda l'Ucraina è ovvio che noi anche oggi abbiamo ribadito, votato risoluzioni su posizioni molto chiare. Il Gruppo di Forza Italia ha posizioni – come dire – solari.
  Dopo di che, essendo quella una zona dove i conflitti sono plurisecolari – perché poi questa è la vera realtà della storia, sono quasi ancestrali – io spero, prendendo atto con realismo che è una zona che è stata sempre attraversata da conflitti – il Regno del Piemonte mandò i bersaglieri nel 1853, la Guerra di Crimea, non c'era ancora un'Italia, però le stesse guerre di oggi – io spero che ci sia la possibilità, come in altre aree del mondo, pensiamo al Medio Oriente, dove situazione e detenzione si alternano a delle trattative. Mi auguro anche che i fatti di oggi ci possano portare verso uno spiraglio di negoziati, perché riteniamo che la via diplomatica non debba essere esclusa.
  Poi tre flash rapidi. Libia, se n'è parlato, io credo che sia opportuno che l'Italia, oltre che l'azione politica del Ministero degli esteri, riprenda anche quell'azione che a volte anche i Ministri dell'interno – italiani, in Libia – hanno svolto nella gestione dei rapporti con i sindaci delle zone del sud della Libia, con tutte le magmatiche realtà, per frenare le partenze e gestire i rapporti possibili in un'area che era – lo devo dire Pag. 17– molto più governabile, pur nella negatività della guida di Gheddafi, di quanto non sia diventata oggi governabile dopo una guerra, la cui portata negativa anche i Governi italiani dell'epoca cercarono di far comprendere alla comunità internazionale. Quindi questa azione della Libia è importante.
  Egitto: Lei ne ha fatto un cenno, è ovvio che noi dobbiamo pretendere la verità su fatti che scuotono le coscienze di tutti. Ma la realpolitik, a cui Lei ha fatto un accenno, impone un dialogo con l'Egitto. L'aumento delle partenze dei clandestini possono anche derivare dal fatto che l'Egitto, di tanto in tanto, allenta un po' i controlli sul confine tra l'Egitto e la Libia; ci sono problemi energetici, problemi anche di baluardo rispetto al fondamentalismo, perché l'Egitto è anche una prima linea della lotta al fondamentalismo. Quindi è molto importante il rapporto con l'Egitto.
  Infine la Cina. Lei ne ha fatto un cenno, si parla molto in questi giorni di diritti umani, si parla delle vicende del Qatar, di tutto quello che spesso si sottace. Io credo che la politica catastrofica della Via della seta debba essere archiviata. Comprendo anche l'importanza economica di una realtà di un miliardo e mezzo di persone, ma la svendita sul fronte dei diritti che attuarono, vergognosamente, alcuni Governi italiani anche alcuni anni fa, va archiviata. E la questione dei diritti non può essere sottaciuta solo perché la Cina, per la sua dimensione e la sua potenza, perfino per il fatto che sia utile che non si allinei alla Russia nella vicenda ucraina, non ci può portare a sottacere tutto quello che la Cina fa nel negare ogni tipo di diritto, nell'inquinare il pianeta, nell'andare contro qualsiasi principio la comunità internazionale proponga. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Rosato.

  ETTORE ROSATO. Grazie presidente. Userò anche io i miei minuti in maniera sistematica, solo per dei flash. Condividiamo molto il suo approccio sull'Europa, nel senso di trasformare le Istituzioni e lavorare per la trasformazione delle Istituzioni europee. È un impegno, probabilmente è la prima cosa su cui dobbiamo lavorare e da lì passa un pezzo fondamentale del futuro anche del nostro Paese. Quindi se Lei, anche per la sua esperienza, investirà energie su questo ci troverà sempre accanto.
  La seconda questione: penso che c'è bisogno di un nuovo focus sulle questioni relative agli obiettivi sulla cooperazione internazionale, che non sono solo obiettivi del nostro sistema Paese, ma obiettivi, diciamo, della comunità più ampia, su cui c'è bisogno di un impegno finanziario, perché poi alla fine si tratta di questo, che bisogna trovare le risorse per raggiungere quegli obiettivi a cui il nostro Paese deve tendere come tutti gli altri Paesi della comunità internazionale. E su questo, purtroppo, non abbiamo visto segni sufficienti in legge di bilancio.
  Condivido molto la sua attenzione sui Balcani. Considero quel pezzo di Europa un luogo dove possiamo avere delle grandi opportunità o dei grandi problemi. Purtroppo mi sembra che si torni verso i grandi problemi, e quindi una grande attenzione è necessaria. Abbiamo capito che Lei ha tenuto la delega anche su questo, marcando il significato dell'attenzione. Le suggerisco anche di utilizzare uno strumento molto italiano e molto efficace su questo, che è l'Iniziativa Centro-europea (InCE), che ha una potenzialità ed è apprezzata anche dai nostri partner internazionali.
  Ultime due cose. La prima sul Ministero: io credo che bisogna fare un ragionamento complessivo, che i Governi non hanno mai fatto, non c'è stato un Governo in cui questo è stato veramente messo al centro. Il Ministero degli esteri non può essere considerato come un Ministero di spesa. È un Ministero di sviluppo. Se noi assumessimo 500 persone e le mandassimo nelle nostre Ambasciate questo produce molto più PIL di quello che costano le 500 persone.
  Allora su questo qual è il lavoro che il Parlamento può contribuire a fare? Penso che sia una questione strategica, e chi ha Pag. 18dimestichezza – e Lei, Ministro, ne ha molta più di me – vede, confronta il personale delle Ambasciate italiane con il personale delle Ambasciate tedesche o francesi – solo per fare due esempi – in qualsiasi località del mondo, c'è un disequilibrio e una differenza che ha dei moltiplicatori, non si tratta di unità. Quindi su questo è indispensabile, se vogliamo veramente discutere anche di tutte le cose che Lei ha citato – e ha citato molte aree geografiche interessanti per il nostro Paese –, bisogna discutere soprattutto di questo. Questo va discusso più con il Ministro dell'economia che con altri.
  Chiudo solo con due riferimenti che mi stanno a cuore: Lei ha fatto un'osservazione per me molto importante sulle elezioni in Libia. Noi dobbiamo lavorare per ottenere le elezioni. Purtroppo sullo scenario internazionale c'è chi lavora per rinviare le elezioni. Io penso che dobbiamo far valere molto di più il nostro peso politico in quel Paese per ottenere che si vada rapidamente ad elezioni.
  E l'ultima osservazione la faccio sul «piano Mattei» per l'Africa: anch'io penso che sia un'idea – un'idea, per il momento – molto buona. Richiede però che non resti un'idea. Almeno io non sono riuscito a comprendere che cosa c'è dietro. Naturalmente il Governo si è appena insediato, ci sono tutte le considerazioni che a ciò convengono, però dico che se veramente si volesse fare un focus sull'Africa da parte del nostro Paese – per far fare questo focus poi all'Europa, non solo all'Italia – io penso che su questo possiamo ottenere anche quei risultati che incidano sulle problematiche demografiche e di sviluppo che Lei ha citato nel Suo intervento.

  PRESIDENTE. Grazie. A questo punto abbiamo altri sei interventi: assumendo interventi di tre minuti, sono diciotto minuti, il Ministro ritiene ragionevole rispondere alla fine di tutto questo.
  Quindi il primo intervento della seconda fase è della presidente Boldrini.

  LAURA BOLDRINI (intervento da remoto). Grazie presidente. Grazie Ministro per essere venuto in Commissione a riferire sulle linee programmatiche.
  Io ho visto da parte Sua sicuramente molto interesse. Ho visto come Lei intercalava con «faremo di più», «incrementeremo i rapporti», «ci interesseremo a». Quindi mi è sembrata – come dire – una lista di buone intenzioni, ma io non ho colto molto una linea programmatica, cioè la strategia. Non ho capito qual è la strategia del Governo.
  Faccio qualche esempio: sulla Libia va bene i corridoi umanitari, figuriamoci, ma io vorrei capire qual è la nostra azione in Libia. Ci sono due Governi, ci sono le milizie russe, ci sono i militari turchi. È un Paese, come è stato detto, strategico, ma qual è il nostro ruolo? Cosa intende fare il Governo in Libia? Solo i corridoi umanitari? Mi va benissimo, ma non basta, perché portare via i migranti e richiedenti asilo ha un valore, ma è una conseguenza di una situazione ben complessa, sulla quale noi dovremmo avere una voce in capitolo.
  Non ho sentito menzionare il Corno d'Africa, ma forse è una mia distrazione. Non ho capito rispetto alla situazione in Etiopia, la guerra nel Tigray. Questa è sempre stata una regione prioritaria per l'Italia.
  Si stanno cercando di mettere insieme adesso le decisioni dei tavoli per chiudere, ma la situazione è ancora molto precaria. L'Italia si adopererà? Farà una conferenza di pace?
  La Somalia: al-Shabab continua a mettere bombe negli alberghi a Mogadiscio, facendo strage e morti. Anche quello è un Paese per noi prioritario, vogliamo prendere un'iniziativa politica sulla Somalia? Non l'ho sentito dire.
  Sull'Afganistan: abbiamo investito fino a quello sciagurato ritiro che abbiamo visto nell'estate di due anni fa, adesso che fa il Governo in Afganistan, visto che noi non riconosciamo – giustamente – il Governo dei talebani? Stiamo assistendo la popolazione più vulnerabile? Lo stiamo facendo attraverso il multilaterale o il bilaterale? Avrei voluto sapere qualcosa di più.
  Il conflitto israelo-palestinese: Lei ha detto «due popoli, due Stati», e questo mi Pag. 19fa molto piacere. Ma come lo traduce politicamente «due popoli, due Stati», quando c'è un'occupazione sistematica della Palestina? Cioè, non capisco qual è l'azione politica quando ci sono sempre continui nuovi insediamenti, come se fosse tutto normale. Che cosa farà l'Italia? Un'azione distensiva? Come si relazionerà rispetto a questo dossier?
  E poi sulla Turchia: la Turchia, Ministro, Lei l'ha liquidata con poche parole in cui dice... Adesso non mi ricordo cosa ha detto sulla Turchia, il dialogo costante. Va bene, ma io ho il dovere di ricordare che la Turchia dal 19 novembre sta facendo raid aerei sulle regioni curde della Siria e del nord dell'Iraq. Ci sono stati più di trenta morti. Il presidente Erdoğan ha già annunciato che ci sarà un'offensiva di terra negli stessi territori, cioè entrerà materialmente in questi territori della Siria e dell'Iraq. Quindi parliamo di Rojava, parliamo di Kobanê, parliamo di Erbil in Iraq. Cioè uno scenario gravissimo, gravissimo, molto preoccupante. Pare che lì voglia mettere i 3 milioni di rifugiati siriani, in questa zona cuscinetto. Abbiamo o no una posizione? Abbiamo o no un'azione politica in corso?
  E poi la questione sui nuovi missili di fabbricazione turca che, secondo Erdoğan, arrivano direttamente ad Atene, e ha già detto al Governo ellenico di darsi una calmata.
  Allora tutto questo quando lo fa un partner NATO, un partner molto importante, che, peraltro, svolge un ruolo - o tenta di svolgere un ruolo - anche nella crisi in Ucraina, allora io penso che noi non possiamo sorvolare quando in un Paese NATO come questo c'è un'azione di guerra sul terreno, quando ci sono decine di migliaia di persone nelle prigioni, persone che davano fastidio, avvocati, giudici, dipendenti pubblici... E quindi diciamo che spendere due parole su una situazione completamente uscita fuori di mano forse vale la pena. E io avrei molto interesse ad avere qualche indicazione un po' più concreta sull'azione politica, perché mi va bene fare la carrellata delle questioni che sono di interesse, ma io poi non ho capito quale sarà il ruolo dell'Italia e quale sarà la nostra politica in merito a ciascuno di questi dossier, al di là delle buone intenzioni.
  Dopo di che il «piano Mattei» non si fa tagliando quel poco di investimenti che abbiamo alla cooperazione e allo sviluppo. Lo ha detto la collega Quartapelle: quel taglio denota un'auto-esclusione dell'Italia dai tavoli che contano. E glielo dice una persona che ha lavorato venticinque anni nelle organizzazioni internazionali. Tagliare fondi vuol dire anche rendersi marginali e non avere neanche la capacità poi di poter portare avanti programmi di cooperazione che farebbero parte, come Lei ha detto, della politica estera del Paese. Quindi spero che in futuro avremo più dettagli per delineare un po' meglio quali saranno le linee programmatiche del Governo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora l'onorevole Calovini.

  GIANGIACOMO CALOVINI. Grazie presidente. Ringrazio ovviamente il Ministro per essere qui con noi a cercare di spiegarci quelle che sono le linee programmatiche in qualità di Ministro. E a differenza della collega che mi ha preceduto io devo dire che, invece, ho avuto – vista anche l'ora tarda e in una giornata di questo tipo – delle rassicurazioni su quella che sarà la nostra linea programmatica.
  La ringrazio per aver sottolineato che le stelle polari sono l'Europa, l'Alleanza atlantica, il multilateralismo, qualora ve ne fosse necessità, e comunque è stato doveroso un Suo passaggio.
  E La ringrazio anche per avere iniziato il Suo intervento parlando della diplomazia, della volontà di incrementare numerosi nostri diplomatici a Bruxelles, e non soltanto. Io mi permetto di sottolineare che il nostro livello diplomatico è un livello molto importante. Il collega Rosato lo ha sottolineato molto bene prima, secondo me, sulla necessità di considerare il Ministero degli esteri come un ministero di investimento, da cui ovviamente si può trarre soltanto che giovamento qualora si facciano investimenti di tipo economico e non solo.
  La ringrazio per avere parlato di Europa. Oggi, in Aula, abbiamo parafrasato Pag. 20tantissimo la frase «più Italia in Europa», e la rivendichiamo con orgoglio, perché riteniamo che sia doveroso riuscire anche nelle sedi di Bruxelles – e non soltanto quelle – a sottolineare quanto sia necessaria più Italia, che talvolta possa anche dire che magari modificare il PNRR non è una bestemmia, visto che Paesi come il Lussemburgo e la Germania lo stanno valutando nelle ultime ore.
  Così come possiamo dire che, ovviamente, anche sulla questione energetica l'Italia dovrà fare di più sicuramente in ambito europeo. E mi si permetta poi di dire che serve più Italia in Europa, ma forse anche più Italia nel mondo. Mi permetto di suggerirLe magari un nuovo slogan, visto che si è toccata la questione africana. Si è parlato ovviamente del «piano Mattei», ho sentito alcune polemiche precedenti sulla questione del taglio dei fondi per quanto riguarda la cooperazione. Il «piano Mattei» – non mi pare il momento per svilupparlo – è comunque un piano politico, non è soltanto un piano economico. È un piano economico di voler aumentare ovviamente quella che è la collaborazione con alcuni Paesi mediterranei che per noi sono fondamentali. Lo era così cinquant'anni, sessant'anni fa, sicuramente lo può essere anche adesso e in futuro.
  Per quanto riguarda i Balcani è doveroso che l'Italia abbia un ruolo importante, a maggior ragione visto quello che sta accadendo in Kosovo e in Serbia, lo abbiamo sottolineato prima. Così come ho apprezzato moltissimo la questione, sempre legata al Mediterraneo, su Paesi come Libia ed Egitto, senza però dimenticare il tema dei diritti umani. Il passaggio su Regeni è ovviamente molto, molto fondamentale e molto apprezzato. Stessa cosa per quanto riguarda l'Iran, su cui comunque in Commissione – e non soltanto, anche in Aula, oggi – ci siamo ampiamente espressi.
  Mi avvio alla conclusione parlando di organizzazioni sovranazionali, e Lei ha fatto un passaggio molto importante sulla questione della NATO, in cui noi dobbiamo essere protagonisti – parafrasando quello che Lei ha detto – seri e affidabili. C'è stato un vertice questa estate che ha riguardato il nuovo concetto strategico del 2022, il mondo e lo scenario geopolitico è cambiato completamente, ed è opportuno che questo Governo metta attenzione per quanto riguarda la NATO.
  Concludo con due passaggi. Il primo è la questione cinese: ovviamente la Cina è un'opportunità, forse, dal punto di vista commerciale, ma ha perfettamente ragione quando Lei dice che bisogna anche capire che cosa può rappresentare, che cosa rappresenterà nei prossimi mesi, nei prossimi anni in ambito internazionale. Quindi benissimo che l'Italia e il Governo possa mettere ulteriore attenzione.
  Infine – e ho concluso – mi è piaciuta molto – e La ringrazio a nome di Fratelli d'Italia – la questione sulla internazionalizzazione delle imprese del made in Italy. Noi riteniamo anche in questo caso che il Ministro degli esteri debba essere un'opportunità, non soltanto dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista economico per le nostre aziende, che possano permettere maggiore sviluppo in ambito internazionale. E il fatto che Lei si sia impegnato a fare in modo che ci sia un parallelismo sempre maggiore tra politica estera e sviluppo del Paese, penso che sia una cosa positiva per tutti noi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora l'onorevole Orsini.

  ANDREA ORSINI. Grazie, signor Ministro. Grazie per questa ampia ed esaustiva panoramica, che è anche veramente difficile da commentare in soli tre minuti, quindi cercherò di limitarmi a qualche flash, necessariamente incompleto e schematico.
  Ma prima di tutto La ringrazio per avere sottolineato la continuità delle scelte atlantiche ed europee, che sono il fatto caratterizzante della politica estera del nostro Paese dagli anni dal dopoguerra ad oggi. Continuità che va al di là dei Governi, va al di là delle diverse maggioranze, è un tema caratteristico di un grande Paese la continuità istituzionale intorno ai grandi valori che caratterizzano la politica estera perché caratterizzano il nostro stesso modo di esistere come Stato, come società, come Pag. 21Paese libero, parte dell'Europa e dell'occidente. Sono le grandi scelte di fondo, le scelte valoriali che ci caratterizzano e che dovrebbero essere elemento di condivisione.
  La politica estera sarebbe auspicabile che fosse condivisa anche dalle opposizioni, così come Forza Italia, quando è stata all'opposizione, non ha mai mancato di assicurare un sostegno leale al Governo, nel momento in cui – qualunque Governo, anche un Governo lontano politicamente da noi – fosse impegnato a sostenere l'interesse nazionale nel quadro di situazioni internazionali di crisi.
  Giusta la Sua indicazione su un salto di qualità della governance europea, pensando naturalmente alla esigenza – tante volte invocata, ancora troppo poco definita – di dare all'Europa una politica estera e di difesa comune che è, direi, imposta dai fatti. Naturalmente nell'ambito della solidarietà occidentale, nell'ambito dell'Alleanza atlantica, ma imposta dai fatti, dalla necessità di rispondere alle grandi sfide che abbiamo di fronte. Alla sfida che ci pone oggi lo scenario dell'Ucraina, ma anche altre sfide forse ancora più ampie, la sfida sistemica con la Cina, che non vuol dire che noi dobbiamo andare a scontrarci in modo continuo con la Cina, ma vuol dire che dobbiamo garantire – e solo l'Europa in accordo con gli Stati Uniti lo può fare – alla Cina di operare nell'ambito di un sistema di regole internazionali condiviso. E quindi alcuni temi, come la garanzia dell'assetto dello stretto di Taiwan, sono temi per noi altrettanto decisivi, quanto per esempio il tema dell'Ucraina.
  Fondamentale il tema del fianco sud dell'Alleanza atlantica, del fianco sud dell'Europa, della sponda sud del Mediterraneo. E anche in questo ambito io credo che l'impegno di solidarietà e di cooperazione debba essere prima di tutto un impegno europeo. Benissimo il «piano Mattei», come sottolineatura di un impegno specifico italiano; ricordo la necessità però, se vogliamo affrontare grandi questioni sistemiche, come quella dell'immigrazione, di qualcosa di più ampio, che solo l'Europa tutta insieme può condurre. Si è parlato in passato di «piano Marshall», e credo che sia una definizione appropriata, da non dimenticare.
  Ancora sul Mediterraneo c'è il grande tema del Medio Oriente. Non c'è bisogno che ricordi a Lei, signor Ministro – so bene la Sua storia e le Sue opinioni –, la solidarietà con un Paese come Israele, che è parte dell'occidente, è parte della nostra cultura, della nostra democrazia, della nostra civiltà, e un processo di pace che non può prescindere dalla garanzia della sicurezza di Israele, come dimostra, per esempio, il percorso degli accordi di Abramo, che noi dovremmo non solo sostenere, ma favorire il fatto che la dirigenza palestinese non si chiami fuori da questo tipo di processo di pace.
  Sull'Iran è già stato detto tutto quello che si poteva dire. Questa Commissione nei prossimi giorni approverà una risoluzione su questa materia, io spero in modo unitario.
  Sottolineo ancora l'importanza dal tema Balcani, che Lei ha toccato, perché i Balcani sono uno dei fronti decisivi. Sono stato recentemente in Kosovo: chiunque abbia visto quella realtà ha visto che, da un lato, l'Italia ha delle grandi responsabilità, anche nel guidare in questa fase la presenza internazionale delle forze che garantiscono la sicurezza per la NATO in quell'area; ma, dall'altro, abbiamo grandi e diretti interessi al fatto che i Balcani siano una priorità quanto lo è la frontiera orientale dell'Europa, perché sono una parte della frontiera orientale dell'Europa, e sono una delle aree in cui da sempre si sono decise le grandi crisi europee. Quindi anche il tema dell'allargamento dei Balcani è giusto che sia una priorità.
  Credo che da tutto questo – e qui devo dissentire dalla collega Boldrini – emerga e sia emerso dal Suo intervento un quadro organico di una visione politica estera che ho molto apprezzato, e di cui La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora il senatore Dreosto.

  MARCO DREOSTO. Grazie presidente. Mi viene da chiamarla ancora presidente, Pag. 22come quando era Presidente del Parlamento Europeo. Ministro, grazie per la Sua presenza questa sera, ma soprattutto La ringrazio e sono contento che il nostro Paese oggi abbia Lei come Ministro degli esteri.
  Ho avuto modo di conoscerLa personalmente, ritengo che capacità, competenza ed esperienza diano a Lei soprattutto quell'importante leadership che sicuramente è indiscutibile e fondamentale per il nostro Paese. Molte delle cose che avrei dovuto dire nel mio intervento sono già state dette, e quindi non vorrei ripetermi.
  Volevo però sottolineare due aspetti che, secondo me, potrebbero essere interessanti. Uno è, come è stato detto, il ruolo nel nostro Paese nei Balcani e nello scacchiere euro-balcanico, non solo a comando evidentemente o a gestione di operazioni militari, ma in funzione anche di una dimensione diplomatica che, nel coinvolgimento di tutti quelli che sono appunto i Paesi di quest'area, l'Italia potrebbe avere per caratteristiche e rappresentanza sia storica, ma anche... E glielo dice uno che viene dal Friuli Venezia Giulia, una regione al confine con quei territori, quindi che li vive molto da vicino.
  La seconda, invece, Ministro, riguarda un aspetto che deriva dalla mia precedente esperienza al Parlamento europeo, dove facevo parte della Commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione (INGE), che Lei conosce molto bene, e che purtroppo nei prossimi mesi, nelle prossime settimane avrà molto lavoro per i fatti che stanno succedendo in questi giorni al Parlamento europeo. Con quella Commissione ho avuto la fortuna di fare alcune esperienze internazionali, tra cui una visita a Taiwan. In questo senso mi sento di chiedere una riflessione a Lei, ma poi a tutto il Governo, per quanto riguarda il tema delle ingerenze straniere, della ingerenza estera nei processi democratici anche del nostro Paese. Secondo me sono un tema che non deve essere limitato esclusivamente alle competenze del Copasir, ma evidentemente a dimensioni interministeriali che dovranno essere valutate, in particolare in un contesto storico e geopolitico come quello attuale.
  Avrei voluto dire qualcosa anche sulla Libia, ma di questo magari ce ne occuperemo. Lo ha detto il senatore Rosato, e condivido le sue parole, ma di questo se ne occuperanno poi le Commissioni nei lavori che faranno.
  Due considerazioni finali. Una è una richiesta di avere una particolare attenzione: avrà letto sicuramente le agenzie che hanno riportato il caso dell'imprenditore Andrea Costantino, che si trova in questo momento presso l'Ambasciata di Abu Dhabi, quindi con grandi difficoltà di rientro, e quindi qui un'attenzione particolare, se è possibile, da parte del nostro Ministero.
  E l'ultima cosa – l'ultimissima davvero –, un ringraziamento: si è parlato del personale diplomatico che lavora presso le Ambasciate, i Consolati e le Rappresentanze. E qui, nel sottolineare anzi che Lei ha fatto una considerazione giustissima sulla necessità, per esempio, di potenziare la rappresentanza dell'Italia in seno alle Istituzioni europee, e anche il ruolo che dovrebbero avere nel Parlamento europeo, voglio permettermi di ringraziare, per Suo tramite, tutto il personale in funzione all'estero, perché oltre ad essere estremamente preparato, pur nel ridimensionamento dell'organico, è anche estremamente disponibile, e questo glielo dico con cognizione di causa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. L'ultimo intervento è del senatore Barcaiulo.

  MICHELE BARCAIULO. Grazie. In realtà io avevo chiesto di intervenire nel pomeriggio, quando gli uffici avevano appunto chiesto la disponibilità, e non mi aspettavo una relazione così esaustiva da parte dal Ministro. Quindi pensavo magari di avere la possibilità di segnalare alcune cose.
  Io, invece, come audizione credo che non si poteva chiedere di più da parte del Ministro Tajani, che evidentemente proprio sul planisfero è andato ad orientare tutte le posizioni che intende prendere. Poi è chiaro che queste andranno declinate nel corso Pag. 23del Suo mandato, nel corso della legislatura, ma siamo convinti che l'approccio e quanto dichiarato oggi sia stato, per quanto ci riguarda – quindi per quanto riguarda Fratelli d'Italia – sicuramente convincente.
  Forse io ho un pelo meno di entusiasmo – pur comprendendo la realpolitik e pur comprendendo ovviamente l'adesione della Turchia alla NATO – sui rapporti con la Turchia, che sappiamo che comunque ha una serie di problemi, però comprendo benissimo il quadro complessivo.
  Per il resto, benissimo sull'immigrazione, perché bisogna ricordare che i confini dell'Italia sono anche i confini dell'Europa, e questo non è un fatto geopolitico, è un fatto meramente geografico, però qualcuno continua a nasconderlo.
  Benissimo anche rispetto alla sottolineatura del cosiddetto deficit democratico dell'Unione europea, perché il Parlamento europeo è l'unico organo eletto sovranamente dai popoli europei, ma purtroppo quel deficit democratico ha l'impossibilità quasi... È vero che una piccola riforma c'è stata rispetto all'iniziativa legislativa, però è sicuramente insufficiente se si vuole far sì che l'Europa sui grandi temi possa svolgere un ruolo fondamentale, che purtroppo è stato assente e ancora oggi non si riesce ad intravedere.
  La vicenda dei Balcani, del Kosovo e della Serbia è una questione che sicuramente preoccupa molto. Il posizionamento sulla vicenda Ucraina: io credo che sia abbastanza lapalissiano che anche chi ha contestato, citando il Presidente del Consiglio, rispetto a una domanda retorica fatta in Aula, io chiedo a coloro i quali hanno fatto questa domanda retorica di rispondersi retoricamente. Probabilmente hanno già esaurito la polemica politica, perché è evidente che l'Italia deve dire la sua. Prendo in prestito una locuzione usata dalla presidente Craxi, quell'atlantismo della ragione, e quindi non succube e non supino, ma che a testa alta possa far sì che l'Italia, in un quadro di alleanze ben consolidato, possa continuare a fare il proprio interesse nazionale, che credo debba essere sempre e comunque la bussola nella nostra politica estera.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora le conclusioni del Ministro.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, caro presidente. Io voglio partire, però, dalle domande e dalle richieste di chiarezza che hanno fatto l'onorevole Quartapelle e la presidente Boldrini. Forse non sono stato sufficientemente chiaro nell'indicare quella che è la politica estera di questo Governo. Per noi ci sono tre stelle polari: l'Europa, siamo parte protagonista in Europa. Penso, con i miei trent'anni di esperienza, di aver dimostrato di voler far giocare sempre e comunque all'Italia non un ruolo silente, ma aver cercato – sia nelle vesti di Commissario, sia nelle vesti di presidente del Parlamento, sia nelle vesti di semplice deputato – di far giocare al nostro Paese un ruolo in qualche modo di rilievo.
  L'altra stella polare è l'Alleanza atlantica. Noi siamo parte dell'occidente. Noi siamo protagonisti nell'occidente. Voglio essere chiaro: non sono abituato a prendere – lo dico all'onorevole Lomuti – ordini da altri. Noi siamo l'Italia e dentro la NATO vogliamo giocare una partita da protagonisti. Da protagonisti non significa vincere sempre su tutte le nostre richieste, perché essendo numerosi... Però certamente, come possono testimoniare tutti coloro che hanno visto la mia presenza in tutte le ultime riunioni – non ne ho mancata una da quando sono Ministro – ho sempre ribadito qual è la nostra posizione, quali sono le nostre richieste. E anche nella ultima riunione di ieri mattina ho preteso che l'Italia venga sempre e comunque coinvolta in tutte le iniziative che riguardano i Balcani, perché le iniziative europee non possono essere iniziative dell'Europa, della Commissione europea, dell'Inviato di Borrell, della Francia e della Germania. Nel quintetto ci sono Italia, Francia, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna. Ho chiesto ufficialmente che ogni iniziativa veda l'Italia coinvolta. Vedremo cosa faranno.
  L'altro punto di riferimento è il multilateralismo: noi siamo impegnati nelle Nazioni Unite, e vogliamo giocare, anzi io ho sempre auspicato un maggiore intervento, Pag. 24un maggior protagonismo delle Nazioni Unite anche sulla vicenda Ucraina. Avevo chiesto – all'epoca non ero Ministro, ero parlamentare – che l'Europa inviasse, come aveva chiesto peraltro il Presidente del suo partito, degli Inviati speciali capaci di dialogare con Putin e cercare di convincere, così come accadde con l'invasione della Georgia, quando Sarkozy e Berlusconi convinsero Putin a non arrivare fino a Tbilisi, ma a fare marcia indietro. Non è accaduto questo, ma credo che le iniziative multilaterali servano, siano utili. È giusto che l'Italia partecipi, ma partecipare non significa sempre avere la bacchetta da direttore d'orchestra e decidere per gli altri. Questo non significa che dobbiamo prendere gli ordini dagli altri. Dobbiamo cercare di essere sempre e comunque protagonisti, frutto di proposte, che maturano anche in Parlamento.
  E a proposito di riforme voglio anche essere chiaro sull'Europa: io non cambio, perché sono diventato Ministro degli esteri, la mia posizione sul ruolo centrale del Parlamento europeo. Mi sono battuto per anni per dar vita a un potere legislativo pieno da parte del Parlamento europeo, perché manca il potere di iniziativa legislativa. E continuo a dirlo qua.
  Quando ho detto: bisogna continuare a lavorare per cercare di trasformare in realtà... Anche se non è facile cambiare i Trattati. Ci sono i tempi che non dipendono dal Ministro degli esteri della Repubblica italiana. Se chiediamo meno unanimità e più voti a maggioranza qualificata, quindi una trasformazione dei Trattati, perché se no l'Europa si ferma. Quando chiediamo un'Europa politica, che intervenga sulle grandi questioni, l'Europa dovrebbe intervenire più sulle grandi questioni e meno sulle piccole questioni. Meno regole e più azione politica. Quando chiediamo una politica estera che sia accompagnata da una politica di difesa, dicevano i diplomatici nel secolo passato: «Non si fa politica estera, se non si batte bandiera». E la politica della difesa non è la politica della guerra, è uno strumento che serve per la pace, anche. Perché cosa fanno i mille militari italiani che stanno ai confini tra Kosovo e Serbia? Non sono andati là ad invadere né la Serbia né il Kosovo, sono lì in mezzo a difendere la pace, a difendere i monasteri ortodossi, e ad impedire che ci sia uno scontro tra kosovari e serbi. Questo significa fare politica estera. Poi possiamo parlare del ruolo che hanno i nostri militari: non è che sono andato a caso con il Ministro Crosetto, non era un viaggio in amicizia; abbiamo scelto di andare assieme perché siamo convinti che i nostri militari nel mondo svolgono un ruolo importante. E deve essere un ruolo che la nostra politica estera deve saper valorizzare. Ma direi anche la nostra politica di diplomazia economica deve saper valorizzare.
  Noi dobbiamo – e questo è legittimo farlo – pensare anche alla ricostruzione dell'Ucraina: se l'Italia si impegna così tanto per difendere la libertà e l'indipendenza di quel territorio, dovrà anche essere protagonista della ricostruzione, che non è soltanto una scelta di politica industriale e di internazionalizzazione, è anche una scelta di presenza politica, partecipare alla ricostruzione significa diventare protagonisti anche in Ucraina di un rapporto di amicizia, perché se poi l'Ucraina, come tutti vogliamo, diventerà parte dell'Unione europea, avrà con noi un'interlocuzione importante, così conteremo anche noi di più all'interno dell'Unione europea. Non possiamo lasciare soltanto a francesi e tedeschi il ruolo di parlare con l'Ucraina. Dobbiamo esserci anche noi. Organizzerò anche riunioni con le imprese italiane che vorranno partecipare alla ricostruzione, che sono quelle che già oggi hanno aiutato l'Ucraina inviando strumenti, per esempio, per sistemare la rete elettrica.
  Credo di essere stato chiaro anche quando ho detto che la presenza nei Balcani è un'altra stella polare della nostra politica, della politica del Governo, perché i Balcani sono ai confini dell'Europa. Noi dobbiamo impedire – e l'ho detto in maniera credo abbastanza chiara – che Paesi che sono candidati ad essere parte dell'Unione europea poi diventino Paesi a influenza extra-europea. Per questo sono andato lì. Per questo ho detto che organizzerò una riunione di tutti i Ministri degli esteri Pag. 25dei Paesi dei Balcani a Roma. Per questo ho detto le organizzeremo un incontro con Macedonia del nord, Bulgaria, Albania e Italia, sul corridoio 8. Per questo ho partecipato alla riunione della von der Leyen che punta a dar vita al progetto con effetto leva di 150 miliardi per realizzare infrastrutture, anche energetiche, non inquinanti, a est e a sud.
  Mi pare di essere stato chiaro sul perché la nostra presenza nei Balcani è importante e dobbiamo essere attivi. Io sono in costante contatto, cosa che non capitava prima, ma me ne ha dato atto con una lettera che mi ha scritto oggi monsignor Paglia – certamente Sant'Egidio è molto attivo in tutte le aree di crisi – mi ha dato atto di una nuova presenza italiana nei Balcani, perché negli incontri che ha avuto con Vučić e Kurti questo gli hanno detto. Hanno apprezzato la presenza italiana per portare la pace in quei territori. Io credo di sentire una volta a settimana entrambi i contendenti.
  Lo stesso discorso vale sull'Africa: credo di essere stato abbastanza chiaro sul ruolo che l'Italia intende svolgere in Africa insieme all'Europa, perché ha ragione l'onorevole Orsini quando dice: «non può essere solo l'Italia». L'Italia deve fare la sua parte. Cioè il «piano Mattei» deve essere parte di un grande piano europeo di investimenti. Certamente l'Italia non potrà investire 100, 200 miliardi in Africa. C'è questo progetto Team, che è un progetto che avrà investimenti di 3/4 miliardi dell'Unione europea per avere un effetto leva per la crescita. Progetto realizzato con l'Africa. Quindi sono tutte cose concrete che sono già partite. Lo dico anche all'onorevole Boldrini, non è che ho detto cose generiche, ho detto cose che sono... D'altronde faccio il Ministro della Repubblica italiana da poco più di un mese, avessi potuto risolvere tutti i problemi, tutti i conflitti del mondo, forse non stavo qua, stavo magari sa qualche nuvoletta vestito diversamente. Ancora non ho quelle capacità.
  Però certamente abbiamo dato dei segnali politici molto chiari. L'evento di Roma, dedicato al Mediterraneo, è un evento importante perché abbiamo discusso con tutti, alla presenza del Capo dello Stato, alla presenza del Presidente del Consiglio, alla presenza del Presidente della Mauritania, alla presenza del Presidente del Niger, che ho citato. Li abbiamo incontrati, abbiamo incontrato tutti i Ministri, abbiamo portato a confrontarsi le aziende italiane.
  Visto che si parla di cooperazione, non è che non abbiamo fatto politica della cooperazione: anche in quell'occasione abbiamo portato tutte le organizzazioni agricole a confrontarsi con tutti i leader dell'area del Mediterraneo allargato, parlando di questioni concrete, di iniziative concrete.
  Le missioni per la crescita che faremo – penso al Niger – saranno missioni dove porteremo le organizzazioni agricole. Lo dico perché l'ho già fatto quando ero Presidente del Parlamento europeo. Tutte le cose che dico sono cose che penso di saper fare, e di poter fare, perché già le ho fatte. Io ho organizzato da Commissario europeo decine di missioni per la crescita. Come le ho organizzate da Presidente del Parlamento europeo, anche nei Balcani, perché sono convinto che quella deve essere la strategia dell'Italia e dell'Europa.
  E così rispondo anche al presidente Monti: ha ragione, l'Italia deve essere protagonista, non è che dobbiamo stare là, sederci al tavolo ed essere silenti. Se l'Italia conta, l'Europa è più efficiente. Non possiamo avere soltanto Francia e Germania, e aspettare che loro si mettono d'accordo, o commentare se non sono d'accordo su alcune grandi questioni. Dobbiamo essere noi protagonisti, ma anche loro possono interloquire con noi, perché non è obbligatorio che Francia e Germania siano sempre d'accordo. Magari una volta la Francia è d'accordo con noi, e una volta la Germania è d'accordo con noi. E noi possiamo veramente raggiungere degli obiettivi.
  Cito un caso: ci siamo trovati d'accordo sulla questione del tribunale. Ne parlavamo prima: è utile fare un tribunale? Sì, forse sì, ma intanto utilizziamo gli strumenti che abbiamo. Cito un esempio.
  Io per carattere sono portato a giocare, nel senso a svolgere un ruolo, credo di averlo dimostrato nel corso della vita, quindi posso pure sbagliare, posso anche perdere, Pag. 26ma certamente non sto fermo. Il Governo non starà fermo su queste questioni, neanche sulla Libia. Stiamo lavorando intensamente. Certo, non possiamo risolvere in un mese una questione lacerante che vede scontri tra grandi Paesi, la Russia, l'America, la Turchia, le truppe Wagner. Cioè non è che in tre mesi, con una finanziaria da fare, con tanti problemi da risolvere, il dramma di Ischia, quello che è successo, l'attentato ad Atene. Non è che possiamo risolvere tutto. Magari avessimo le capacità.
  Non ho parlato di tutto il mondo, e mi scuso con la presidente Boldrini, la prossima volta parlerò di tutti i Paesi del mondo, ma già sto parlando tanto e fatico a citarli tutti.
  Sulla questione del price cap stiamo forzando la mano, non siamo d'accordo soprattutto con la Germania. Ne ho parlato poco fa, prima di venire, con il Ministro Pichetto, che è a Bruxelles, ancora non si riesce a trovare l'accordo. Ma noi non stiamo cedendo, stiamo difendendo le nostre posizioni con intelligenza e facendo delle proposte concrete.
  Noi vogliamo essere protagonisti anche europei. Onorevole Quartapelle: io credo che l'Italia possa giocare un ruolo fondamentale. Vi cito sempre il discorso dell'evento Mediterraneo allargato di Roma. Quello è un modo per avere l'Italia protagonista. Quando Le ho citato una serie di iniziative che intendiamo adottare, sono iniziative concrete che dovranno vedere l'Italia protagonista.
  Quando diciamo che il «piano Mattei» è una parte del grande «piano Marshall» dell'Europa, vuol dire che noi andiamo lì con delle proposte concrete. Quando siamo noi tre, insieme a Francia e Spagna, a guidare questo progetto Team per sviluppare l'Africa con l'Africa, significa che siamo alla testa, alla guida. L'Italia è alla testa e alla guida di iniziative per la crescita del continente africano.
  Poi sappiamo che ci sono battaglie contro il terrorismo, sono problemi complicati e difficili da risolvere. Nel Corno d'Africa, onorevole Boldrini, c'è un contingente italiano a Gibuti. Lo sappiamo bene, lotta al terrorismo, e dicevo prima: Al Qaeda sta rafforzando i propri consensi proprio cercando nuovi terroristi nell'Africa subsahariana arrivando fino al Corno d'Africa. Nell'Africa nera cerca nuovi adepti, e li sta – ahimè – trovando. È più debole Daesh, ma sta crescendo Al Qaeda. Non è da sottovalutare.
  In Libia stiamo lavorando intensamente, faremo delle proposte. Lo stesso Presidente del Consiglio è interessato. Abbiamo già avuto delle riunioni con il Ministro Piantedosi. Non facciamo solo i corridoi umanitari. Ho detto cose ben diverse. Stiamo lavorando anche per cercare di convincere le forze in campo ad andare ad elezioni. Ma siccome sapete bene che la situazione sul terreno è abbastanza complicata, da Tripoli a Misurata alla Cirenaica. Di fatto, soltanto Gheddafi era riuscito a unificare la Libia. Re Idris veniva dalla Cirenaica, Tripoli poi è diventata protagonista con Gheddafi, poi c'è Misurata, il terzo elemento. Quindi sappiamo bene, c'è Haftar. Ci sono una serie di realtà che non è che puoi contattare e chiudere un accordo immediatamente. Stiamo lavorando anche con la nostra intelligence, direi che siamo concentrati a tempo pieno su questa questione, perché sappiamo che la Libia è una questione cruciale. Però anche gli aspetti umanitari sono di importanza fondamentale.
  La questione Cina, che è un'altra questione di grande importanza. Ma quando dico la stella polare europea, significa che noi possiamo affrontare, dopo la conclusione della guerra, le grandi sfide globali soltanto se saremo uniti. La visione è l'Europa che può tutelare meglio gli interessi di 60 milioni di italiani di quanto non li possa tutelare la sola Italia.
  Il confronto con la Cina è un confronto commerciale, industriale, politico, militare, legato ad alleanze. Quando io ho detto che nell'Indo-Pacifico noi dobbiamo rinforzare la nostra collaborazione con Giappone, Nuova Zelanda e Australia, e aggiungo anche la Corea del Sud, mi sembra di aver detto che vogliamo, in questo modo, sostenere lo status quo. Anche per quanto riguarda – e voglio rassicurare l'amico Orsini – Taipei. Noi vogliamo che lo status Pag. 27quo non si modifichi. Così sono ancora più chiaro, perché temevo che qualcuno non avesse compreso quello che intendevo dire.
  Anche sulla politica industriale quando parlo di terre rare, quando parlo di litio, sono confronti questi, e dico che noi con l'Africa e con il Sud America... Qualche giorno fa è stato concluso l'accordo Unione europea-Cile per l'estrazione del litio. Parlo di politica industriale. Parlo di una visione strategica.
  Quando parlo di collaborazione tra Stati Uniti e Giappone sulle questioni terre rare, significa che noi dobbiamo avere delle riserve che permettono al nostro sistema industriale di essere competitivo. Questa credo che sia una visione.
  E quando parlo di politica della cooperazione, il bilancio bisogna farlo anno per anno, non metà anno con il resto dell'anno. Abbiamo adesso approvato un primo testo, evidentemente nel corso del 2023 ci saranno altri interventi di tipo economico-finanziario. Cioè non sono stati tagliati i fondi alla cooperazione, non c'è stato l'incremento previsto, ma questo purtroppo lo costringe una politica che ha portato il Governo ad intervenire a sostegno di famiglie e imprese, soprattutto dei più deboli.
  Avessimo la possibilità di fare tutto ciò che desideriamo avremmo la bacchetta magica. Ma dobbiamo fare i conti con una situazione economica mondiale gravissima. Speriamo che i mesi di gennaio, febbraio e marzo trascorrano in maniera serena, altrimenti dovremo ancora fare i conti con un'altra situazione di recessione. Pare che la situazione negli Stati Uniti, per esempio, per quanto riguarda l'inflazione, stia andando leggermente meglio. Questo ci fa sperare anche per noi, perché io mi auguro che non ci sia un ulteriore aumento dei tassi di interesse, perché un aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea provocherebbe una condizione di quasi recessione. Questo lo dobbiamo assolutamente impedire. Anche perché la nostra inflazione ha fonti esogene, non endogene, tutto è legato al prezzo dell'energia.
  Avete insistito molto su un'altra questione, che è quella delle presenze diplomatiche e consolari, purtroppo sono anch'io d'accordo sul fatto che manchino donne e uomini che lavorano nelle nostre Ambasciate, nei nostri consolati. Posso soltanto ringraziare il Parlamento – il relatore era l'onorevole Battilocchio, mi pare – che ha portato ad approvare un emendamento che porta all'assunzione di 520 dipendenti amministrativi e l'adeguamento degli stipendi al personale locale. Ce n'è un altro di incremento di 50 unità del contingente di impiegati locali. C'è un altro emendamento che riguarda il contributo da incrementare per il Comitato atlantico. Un incremento del sostegno all'internazionalizzazione anche attraverso contributi ad Assocamerestero. Cioè ci sono una serie di emendamenti che puntano a questo.
  Abbiamo stanziato nel bilancio 30 milioni di euro annui per incentivare il personale, soprattutto non dirigenziale, al trasferimento verso sedi estere di difficile copertura. Abbiamo prorogato nel 2023 il rafforzamento della presenza dei carabinieri nelle sedi dell'Europa orientale, più esposte dopo l'aggressione della Russia all'Ucraina. Abbiamo raddoppiato la presenza dei carabinieri presso l'Ambasciata di Atene. Abbiamo stanziato anche 46 milioni per la Presidenza italiana del G7.
  Quindi questo è quello che stiamo facendo. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Purtroppo – purtroppo – non si può fare di più, perché volendo bisognerebbe tagliare altrove. Ma, ripeto, la questione del personale è perfettamente a mia conoscenza. Nei prossimi giorni convocherò i sindacati della Farnesina per affrontare con loro i temi che riguardano il trattamento del personale, perché possa io cercare di dare risposte concrete alle loro richieste.
  L'onorevole Lomuti mi chiedeva – mi pare – della situazione in Kosovo: l'ho detto, rischia di degenerare, c'è una situazione di forte tensione. Ne abbiamo parlato a lungo ieri durante il Consiglio affari esteri dell'UE. I nostri militari sono in allerta. Io ho ringraziato personalmente il comandante italiano per essere andato lui in prima persona a parlare con le parti in campo. Purtroppo la situazione di tensione Pag. 28c'è e dobbiamo fare di tutto per scongiurarla.
  Gli appelli che ho lanciato più volte a Vučić, personalmente, e a Kurti, personalmente, oltre a quelli che ho lanciato durante la visita... Dopo la nostra visita sono arrivati all'accordo sulle targhe a Bruxelles. Adesso li continuo a chiamare e loro mi assicurano sempre che faranno di tutto. La situazione, ripeto, è molto molto complicata. Speriamo che sul terreno i nostri possano essere veramente elementi determinanti.
  Per quanto riguarda la situazione di Israele e dell'ONU, il Governo ha cambiato la sua posizione, cosa che ho detto anche al Ministro degli esteri palestinese. Dico sempre quello che penso: ho detto che l'Italia all'ONU non voterà più in maniera pregiudiziale. L'Italia all'ONU valuterà testo per testo e voterà in base ai contenuti del testo, non a favore, o contro, o astensione per principio. Tant'è che su alcuni testi abbiamo votato no perché erano squilibrati, su altri testi ci siamo astenuti perché erano più equilibrati.
  Ripeto, noi vogliamo che la soluzione sia «due popoli, due Stati». Però non possiamo neanche accettare la tesi di chi dice che Israele deve essere cancellato dalla carta geografica. Questo deve essere molto chiaro, perché Israele è un Paese nostro interlocutore. Ma, ripeto, io ho incontrato anche il Ministro degli esteri della Palestina, questo a dimostrare che l'Italia non vuole chiudere il dialogo con nessuno. Ho rifiutato solo, perché c'è una situazione inaccettabile, il faccia a faccia con il Ministro dell'Iran. Solo questo, ma io ho parlato con tutti gli altri. Quando c'è da parlare parlo, discuto, contesto.
  Adesso nel rispondere vi dirò anche con quale altro Ministro ho parlato, nel parlare del caso che è stato sollevato di un nostro italiano. Ma l'Italia, devo dire, anche nella difficile situazione iraniana, è stato l'unico Paese che è riuscito a riportare a casa una giovane donna detenuta. E ricordiamo che era una ragazza di religione ebraica, quindi un soggetto più a rischio nelle carceri iraniana. E siamo riusciti grazie – l'ho detto – al lavoro della nostra diplomazia e della nostra intelligence a riportare a casa una ragazza. Tutti quanti, anche in sede di Consiglio dell'UE, mi dicevano: «Bravi, noi ancora non ci siamo riusciti». Abbiamo discusso, dialogato, telefonate interminabili, senza mai cedere sulla sostanza.
  Ho citato il caso Piperno perché è uno dei casi di cui mi sono occupato personalmente. Come mi sono occupato personalmente della vicenda di Andrea Giuseppe Costantino: è un giovane imprenditore italiano, che è stato condannato in maniera definitiva. Io ho parlato con il Ministro personalmente, è una delle prime telefonate che io ho fatto appena insediato, sollecitando la possibilità di espellere questo nostro concittadino, che non è più detenuto. È stato detenuto, non è più detenuto, ma deve pagare una cauzione. Il problema è quello. L'Italia sta facendo tutto il possibile per ottenere una soluzione positiva e l'espulsione successiva di questo cittadino italiano.
  La stessa cosa abbiamo fatto con Chico Forti. Adesso aspettiamo che il governatore dello Stato dove è detenuto – la Florida – accetti l'estradizione. In linea di principio ha detto di sì, ora vediamo che cosa accadrà.
  Ma stiamo seguendo questo come tutti i casi di nostri connazionali, indipendentemente dal fatto che siano colpevoli, innocenti, sotto processo. Le nostre Ambasciate danno assistenza alle famiglie, agli avvocati – anche il mio gabinetto direttamente – di cittadini italiani che non riescono a tornare in patria. Senza entrare nel merito se sono innocenti o colpevoli. Si tratta di cittadini italiani che noi cerchiamo comunque di far assistere. Visite mediche, avvocati. Perché probabilmente ci sarà anche qualcuno che qualche cosa ha commesso. Ce ne sono tanti, ne abbiamo svariati di casi, anche se poi non finiscono sui giornali. Però noi li tuteliamo sempre e comunque, non lasciamo da solo mai nessuno.
  La Farnesina, da quando io sono Ministro, ha disposizione di seguire personalmente tutti i casi. Abbiamo seguito con grande attenzione, impegno anche il caso di un ragazzo di Fondi che a Londra è stato aggredito perché faceva il barista, non ha Pag. 29voluto dare delle sostanze alcoliche a un paio di energumeni che lo hanno ridotto in fin di vita, adesso fortunatamente pare stia meglio. Ma lo abbiamo assistito personalmente. Abbiamo provveduto a sostenere la famiglia, i parenti che andavano lì a trovarlo che erano in difficoltà.
  Abbiamo assistito cittadini italiani in condizioni di estrema difficoltà anche in paesi sperduti della Cappadocia, perché avevano problemi sanitari. Il nostro console è volato in un paese sperduto della Cappadocia per andare ad aiutare una turista italiana che stava male, e sono stati rimpatriati.
  Quindi noi non lasciamo solo nessun cittadino italiano, perché i cittadini italiani che stanno all'estero sono cittadini nostri compatrioti e hanno il diritto di essere assistiti e tutelati. Questo lo facciamo sempre e comunque. Per fare ancora meglio abbiamo bisogno di più personale, ma su questo io concordo con tutti voi.
  Per quanto riguarda la questione sollevata dalla presidente Craxi: io sono sempre stato per una scelta, diciamo, flessibile del Patto di stabilità. Se l'idea è di cercare di scorporare dalla valutazione del rapporto deficit/PIL gli aiuti per lo sviluppo, potrebbe anche essere un'idea, se questo viene inserito in una strategia europea per favorire la crescita del continente africano, e per cercare di risolvere in loco la questione immigrazione e di ridurre i flussi migratori. Questo può essere un altro atto di solidarietà dell'Europa nei nostri confronti. Queste sono alcune delle cose.
  Ho cercato di dare risposte a tutti. Sono assolutamente d'accordo con chi dice: serve più Italia in Europa, più Italia nel mondo. Assolutamente sì. Assolutamente sì e farò di tutto perché ci sia più Italia in Europa e nel mondo, e ci sia più Italia in tutte le organizzazioni internazionali.
  Tutti i nostri viceministri e sottosegretari sono già in movimento frenetico e partecipano a tutte le riunioni e hanno la disposizione di far contare sempre e comunque. Cioè di non stare lì a fare gli spettatori. Non abbiamo intenzione di fare gli spettatori. Questo deve essere chiaro. Possiamo sbagliare, possiamo non raggiungere l'obiettivo, ma certamente non intendiamo fare gli spettatori. Insomma, vogliamo che l'Italia sia protagonista, puntando molto su una politica estera integrata, compresa la diplomazia – giusto l'InCE –, compresa la diplomazia dei parlamentari, compresa la diplomazia che può essere la diplomazia delle industrie. Noi abbiamo le industrie che rappresentano il fiore all'occhiello. Compresa la diplomazia che possono fare i nostri italiani all'estero. Quando diciamo i progetti del PNRR, quello del turismo di ritorno, serve a fare questo, a incrementare le presenze turistiche anche nei territori meno conosciuti del nostro Paese. Certo, non possiamo risolvere tutto in due mesi.
  Possiamo fare di più. Per quanto riguarda la Turchia, lo voglio ribadire: la Turchia è un interlocutore. Ricordo quello che dissi a Erdogan quando ero Presidente del Parlamento europeo. Durante un incontro a Bruxelles gli dissi: «Se la Turchia adotta la pena di morte supera una linea rossa che significa che perderà ogni possibilità di contatto e di confronto con noi e si allontanerà sempre qualsiasi prospettiva di avvicinamento all'Europa».
  Questo non significa che noi dobbiamo rompere le relazioni diplomatiche. Dobbiamo dire, anche nel confronto, anche con Paesi che sono parte della NATO, che devono rispettare i diritti umani, che devono difendere la libertà dei giornalisti. Questo lo diciamo sempre. Ma questo non significa interrompere le relazioni diplomatiche. La Turchia è un Paese dove possono esserci investimenti italiani. Già c'è stata una grande presenza di imprese italiane in Turchia, che hanno realizzato tante opere infrastrutturali. Tenere un dialogo, anche di tipo industriale, non significa stare zitti.
  Anche quando ho parlato con il Ministro degli esteri cinese ho posto il problema, per esempio, delle adozioni. Non è che sono abituato a dire: tutto va bene, madame la marchesa. Basta dirlo nei modi dovuti, perché l'obiettivo non deve essere quello di avere un titolo sul giornale. L'obiettivo deve essere quello di ottenere un risultato.Pag. 30
  Nessuno ha saputo delle telefonate interminabili che facevo con il Ministro degli esteri iraniano per cercare di portare a casa Alessia Piperno. Perché l'obiettivo era quello di salvare una ragazza. Perché poi capivo che la situazione poteva peggiorare, soprattutto perché era una ragazza di religione ebraica, che poteva essere ancora più oggetto di... Mi sono preoccupato che non subisse violenze di tipo fisico, che avesse visite da parte del nostro console e del nostro Ambasciatore. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che era possibile.
  Anche sull'Iran noi dobbiamo, e lo abbiamo ribadito anche ieri, fare in modo che non si chiuda la finestra diplomatica. Non sui diritti umani, su cui dobbiamo essere durissimi. Ma dobbiamo impedire che ci sia un'azione sul nucleare che possa far peggiorare altresì la situazione e possa rappresentare una minaccia per Israele e per altri Paesi dell'area. Quindi fermezza sulla questione dei diritti umani. Non escludo di poter convocare l'Ambasciatore – quando ci sarà l'Ambasciatore dell'Iran – per chiedere spiegazioni. Ma questo non significa che non si debba continuare a spingere l'Iran, non soltanto a rispettare i diritti del suo popolo – il Governo dell'Iran – ma anche a tenere aperta la porta del dialogo sull'accordo per il nucleare, perché temiamo una guerra nucleare alle frontiere dell'Ucraina, ma dobbiamo impedire che poi ci sia un'esplosione di scelte a favore di bombe atomiche in diverse parti del mondo. Quindi bisogna anche lì lavorare. E penso che la Russia, per esempio, potrebbe dare un segno di disponibilità accettando un confronto sulla centrale di Zaporizhzhia, lì potrebbe dare veramente un segno di disponibilità.
  Io ho cercato di rispondere, e mi scuso se non ho risposto con esattezza a tutte le domande. Però, ripeto, il mio ufficio è a vostra disposizione.
  Ribadisco e riconfermo l'invito che ho fatto alla presidente Craxi e al presidente Tremonti di organizzare un incontro con i deputati della Commissione esteri e con i senatori della Commissione esteri e difesa per avere un numero ridotto di persone volta per volta, per avere un confronto in modo che ci possa essere un colloquio alla Farnesina con me, con i sottosegretari, con i dirigenti delle diverse Direzioni Generali, perché ci si possa confrontare. Ma anche le critiche, perché le critiche servono a migliorare: se le critiche sono fatte in malafede non servono, ma se le critiche sono fatte in buonafede devono essere ascoltate, perché da una critica può nascere anche un risultato positivo. Io sono sempre pronto ad ascoltare.
  Quindi appena i presidenti avranno deciso e avranno il tempo per organizzare con voi un incontro approfondito alla Farnesina su tutti i temi che ritenete opportuni, io sono pronto a farli, con il convincimento, anche da parlamentare di lungo corso, che un rapporto Governo-rappresentanti dei cittadini sia fondamentale.
  Quindi io conto su di voi. Sappiate, qualsiasi sia il vostro orientamento politico, di poter contare su di me, risponderò sempre a chiunque, anche a chi mi dirà: hai sbagliato, non sono d'accordo, non mi hai convinto, voglio sapere cosa stai facendo per l'Artico, o per qualche altro Paese. Io sono sempre disposto comunque a parlare e a confrontarmi con chiunque di voi.
  Grazie per avermi ascoltato e per la pazienza, anche a quest'ora. Domani sarò di nuovo in Aula per il question time.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Grazie Stefania. Grazie a tutti voi. A domani. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 23.