XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA PER L'INDO-PACIFICO

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Mercoledì 26 giugno 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Formentini Paolo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROIEZIONE DELL'ITALIA E DEI PAESI EUROPEI NELL'INDO-PACIFICO
Formentini Paolo , Presidente ... 2 
Burrows Alison , Incaricata d'Affari dell'Ambasciata di Australia in Italia ... 2 
Formentini Paolo , Presidente ... 11 
Gruppioni Naike (IV-C-RE)  ... 12 
Billi Simone (LEGA)  ... 12 
Formentini Paolo , Presidente ... 14 
Carè Nicola (PD-IDP)  ... 14 
Onori Federica (AZ-PER-RE)  ... 15 
Formentini Paolo , Presidente ... 16 
Burrows Alison , Incaricata d'Affari dell'Ambasciata di Australia in Italia ... 17 
Formentini Paolo , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PAOLO FORMENTINI

  La seduta comincia alle ore 15.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Incaricata d'Affari dell'Ambasciata di Australia in Italia, Alison Burrows.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche relative alla proiezione dell'Italia e dei Paesi europei nell'Indo-Pacifico, l'audizione dell'Incaricata d'affari dell'Ambasciata di Australia in Italia, Alison Burrows.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita a colleghe e colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la nostra ospite, che è accompagnata dal dottor Angus Minns, Secondo Segretario, e dalla dottoressa Teresa Pilosi, research officer.
  Considerati i tempi stretti dell'audizione, do subito la parola alla nostra ospite affinché possa svolgere il proprio intervento.

  ALISON BURROWS, Incaricata d'Affari dell'Ambasciata di Australia in Italia. Grazie. Signor presidente, vice presidenti e stimati membri del Comitato, ho il piacere di presentarmi oggi Pag. 3davanti a voi a nome dell'Australia. Permettetemi di iniziare elogiando questo Comitato per l'importante lavoro che svolge.
  Essendo qui a Roma, oggi, al centro della democrazia italiana, gli avvenimenti dell'Indo-Pacifico possono sembrare molto lontani. Tuttavia, la creazione di questo Comitato permanente sull'Indo-Pacifico, da parte dei presenti in quest'Aula, rappresenta il riconoscimento che gli eventi in questa importante regione non sono legati da confini e si riverberano a livello globale anche in Europa e in Italia.
  Ciò che desidero rimarcare qui con voi oggi è che la pace e la prosperità nelle zone dell'Indo-Pacifico ed euroatlantica sono strettamente legate. So che i leader, i pensatori e gli analisti italiani sono ben consapevoli di questo e del ritmo crescente della competizione strategica nell'Indo-Pacifico e dei rischi che essa comporta per tutti noi.
  È rincuorante vedere che c'è una maggior consapevolezza di ciò all'interno del Parlamento italiano. Spero che le mie parole di oggi aiutino i presenti a dare il loro contributo alle decisioni chiave che si presentano all'Italia con l'evolversi degli eventi in queste regioni.
  Vorrei prendermi un momento per riconoscere l'importante contributo che il Governo italiano sta già dando all'Indo-Pacifico. Basti guardare la Presidenza italiana del G7 per averne una prova evidente. Il Presidente Meloni ha voluto utilizzare la Presidenza italiana per portare alla luce le sfide in Africa e nella regione del Mediterraneo. Allo stesso tempo, tuttavia, si è impegnata a far progredire il lavoro del G7 sulla regione indo-pacifica.
  C'è consapevolezza che le sfide che attanagliano gli Stati del Mediterraneo e gran parte dell'Africa siano comuni a quelle dell'Indo-Pacifico. Per rendere l'idea, è sufficiente citare il comunicato del vertice del G7 a giugno, in cui i leader hanno Pag. 4ribadito il loro impegno a favore di un Indo-Pacifico libero e aperto, basato sullo Stato di diritto e che sia inclusivo, prospero e sicuro. Il legame tra pace e sicurezza nell'Indo-Pacifico e sicurezza globale è stato accolto con favore dall'Australia.
  Dal punto di vista strategico, l'Italia nella regione sta ampliando i legami nel campo della difesa. Il Presidente Meloni ha annunciato lo schieramento, quest'anno, della Cavour e del suo Carrier Strike Group nell'Indo-Pacifico, insieme agli F-35 dell'Aeronautica militare per l'esercitazione Pitch Black in Australia. Attendiamo, inoltre, con entusiasmo la visita della nave scuola della Marina militare italiana, la bellissima Amerigo Vespucci, prevista per ottobre. Si tratta di un'ulteriore azione positiva, che dimostra che l'Italia si impegna a dare il proprio contributo nella regione.
  Tutto ciò mi porta al motivo per cui sono qui oggi, ovvero condividere la prospettiva e le riflessioni dell'Australia sulle sfide e, indubbiamente, anche sulle opportunità che l'Indo-Pacifico affronterà nei prossimi anni. Alla fine dello scorso anno il Primo Ministro Albanese ha tenuto un discorso al Lowy Institute – il nostro IAI o ISPI –, evidenziando chiaramente come l'Australia vede il suo ruolo nell'Indo-Pacifico. Il nostro Primo Ministro ha detto che «il ruolo che possiamo svolgere nella nostra regione, dove la prosperità è guidata da opportunità condivise e da stabilità, deve sempre essere garantito dalla responsabilità collettiva. Questo è il contributo che l'Australia può dare come media potenza dell'Indo-Pacifico: salvaguardare una regione di norme e diritti, dove ogni nazione, grande e piccola, è libera di perseguire il proprio destino e di assicurarsi il proprio futuro; una regione in cui la sovranità di ogni nazione sia rispettata e la dignità di ogni individuo sia sostenuta, dove tutti contribuiamo alla pace e alla stabilità regionale perché Pag. 5riconosciamo che un mondo più sicuro va a vantaggio di tutti noi».
  Queste parole definiscono molto chiaramente la visione australiana della nostra regione. Stiamo esercitando il nostro libero arbitrio e contribuiamo con i nostri sforzi all'equilibrio di potere nella nostra regione, in modo che nessun Paese domini e nessun Paese sia dominato.
  È inoltre importante riconoscere che l'Indo-Pacifico è una regione diversificata. Si estende dalle coste orientali dell'Africa, attraverso l'Oceano Indiano fino all'Australia, risalendo attraverso il sud-est asiatico, fino all'Asia nord-orientale e agli Stati insulari del Pacifico.
  L'Australia si impegna a coinvolgere tutte le voci della regione. In primo piano, c'è il rafforzamento delle nostre relazioni con la famiglia del Pacifico, per essere il partner affidabile a cui si rivolgono per primi. L'Australia, in quanto membro del Pacific Islands Forum, crede nella sovranità e nella solidarietà del Pacifico. I legami tra i primi popoli delle nostre terre e delle nostre acque, i popoli del Blue Pacific, risalgono a tempo addietro. Per l'Australia il Pacifico è la nostra famiglia. Condividiamo un oceano e un futuro: i custodi del vasto Blue Pacific Continent. Condividiamo uno scopo comune, anche se per molti motivi siamo diversi.
  L'Australia si avvicina al Pacifico con rispetto e apertura e si impegna a seguire la Pacific Way, la Via del Pacifico. Crediamo che il Pacifico debba essere artefice della propria sicurezza, senza coercizioni, secondo la Pacific Way. Inoltre, l'Australia attribuisce grande importanza alle cooperazioni con i partner regionali del sud-est asiatico, in particolare con l'Association of south-east asian nations (ASEAN). Nel marzo 2024 l'Australia ha ospitato il secondo vertice speciale ASEAN-Australia, un elemento centrale del nostro partenariato strategico globale. La Pag. 6presenza dei leader dell'Asia in Australia è stata l'occasione per sottolineare l'impegno dell'Australia a collaborare con ASEAN per garantire il rispetto dei princìpi di sovranità, integrità territoriale, uguaglianza e indipendenza. L'architettura regionale, con l'ASEAN al centro, è fondamentale per perseguire tali obiettivi e per promuovere la fiducia e la trasparenza tra le nazioni dell'Indo-Pacifico.
  La nostra attenzione, tuttavia, non si limita al versante pacifico dell'Indo-Pacifico. Le stesse sfide, senza precedenti, che si presentano nell'Oceano Pacifico si presentano anche nell'Oceano Indiano. Sappiamo quanto l'Oceano Indiano sia importante per l'economia globale. Ospita più di un terzo del traffico mondiale di merce alla rinfusa e due terzi delle spedizioni globali di petrolio. Per questo, l'Australia ha ospitato la Conferenza sull'Oceano Indiano nel febbraio 2024. Tale conferenza è stata l'occasione per discutere di modi positivi e pratici per lavorare per un Oceano Indiano-Pacifico stabile e prospero, una comunità in cui regole e norme concordate consentano a tutti gli Stati di cooperare, commerciare e prosperare.
  Tenendo a mente l'impegno con questi partner, dobbiamo anche essere consapevoli delle potenze che svolgono un ruolo centrale nella regione. L'Australia ha adottato un approccio attento per stabilizzare le sue relazioni con la Cina. Una relazione stabile e costruttiva tra Australia e Cina è nell'interesse di entrambi i Paesi. Stiamo riscontrando dei benefìci da questo nostro impegno, anche attraverso scambi commerciali più liberi e la risoluzione di alcune questioni consolari. Il nostro approccio rimarrà paziente, calibrato, deliberato. Collaboriamo dove possiamo e dissentiamo dove dobbiamo, ma soprattutto ci impegniamo e perseguiamo con forza il nostro interesse nazionale.Pag. 7
  Le nostre relazioni con la Cina non dovrebbero essere definite dalle nostre differenze. Riconosciamo che ci sono, ma riconosciamo anche i vantaggi reciproci che derivano dal nostro impegno. L'Australia e la Cina hanno concordato di riprendere il dialogo e di portare avanti la cooperazione sul piano pratico anche su questioni commerciali ed economiche, sul cambiamento climatico e sull'energia, sulla costruzione di legami tra i nostri popoli. Inoltre, abbiamo convenuto che possiamo far crescere le relazioni bilaterali e sostenere i nostri rispettivi interessi nazionali, se gestiamo le nostre differenze con saggezza.
  Continuiamo a dar voce, se necessario, alle questioni che stanno a cuore agli australiani, tra cui la detenzione di cittadini australiani e i diritti umani. Inoltre, continuiamo a parlare a sostegno della sicurezza internazionale e delle regole e norme globali, che sono alla base della nostra prosperità e sicurezza.
  Questo approccio politico, attentamente considerato e calibrato, è stato al centro della visita, a giugno, del Premier cinese Li Qiang. Si tratta della prima visita in Australia di un Premier cinese dal 2017. Australia e Cina hanno concordato di rinnovare il dialogo e promuovere una più stretta collaborazione su questioni commerciali ed economiche, su istruzione, cambiamento climatico e cultura.
  Come ho detto, l'Australia è impegnata a continuare a coinvolgere i partner per affrontare le molteplici sfide regionali. La realtà è che l'ambiente geostrategico nell'Indo-Pacifico sta diventando sempre più pericoloso ed instabile. Vorrei spendere qualche parola per condividere con la Commissione la prospettiva australiana su alcune questioni che generano preoccupazione in questa parte del mondo.
  Ci troviamo di fronte alle circostanze strategiche più impegnative del dopoguerra. La regione ha visto il più grande Pag. 8sviluppo militare al mondo dal dopoguerra, con poca trasferenza e rassicurazione rispetto alle intenzioni strategiche. Sempre più spesso vediamo che attori come la Russia e la Cina sono pronti a intraprendere azioni per raggiungere i propri interessi attraverso l'applicazione della pressione o della forza, piuttosto che delle regole. Se dovesse scoppiare un conflitto nell'Indo-Pacifico, sarebbe catastrofico per i nostri popoli e per la nostra prosperità.
  Il Mar Cinese meridionale è una via d'acqua vitale per l'intera comunità internazionale. Vogliamo un Mar Cinese meridionale pacifico, in cui il diritto internazionale sia osservato e rispettato e le vie d'acqua siano aperte al commercio. L'Australia è profondamente preoccupata quando i Paesi avanzano rivendicazioni o partecipano ad attività non conformi al diritto internazionale, ovvero quando intraprendono attività provocatorie e destabilizzanti, o non rispettano i diritti e le libertà altrui. Particolarmente preoccupante è quando avanzano le loro rivendicazioni con intimidazioni o coercizioni.
  Un altro motivo di preoccupazione per l'Australia è rappresentato dalle azioni della Corea del Nord, contrarie all'interesse dell'Australia, che auspica un Indo-Pacifico aperto, stabile e prospero. La loro continua ricerca di armi di distruzione di massa e i loro sistemi di distribuzione rappresentano una seria sfida agli sforzi internazionali di non proliferazione. Anche le attività informatiche malevoli della Corea del Nord pongono seri rischi economici e di sicurezza nazionale e minano il nostro interesse per un ambiente informatico sicuro e stabile.
  L'Australia condanna fermamente la continua ricerca da parte della Corea del Nord di armi di distruzione di massa ed i ripetuti lanci di missili balistici. Esortiamo la Corea del Nord a rispettare a pieno le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che le impongono di abbandonare i programmiPag. 9 nucleari di altre armi di distruzione di massa e di missili balistici in modo completo, verificabile e irreversibile. Facciamo inoltre appello alla Corea del Nord affinché cambi direzione e si impegni in modo duraturo in colloqui significativi con gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea.
  La pace e la stabilità permanente nella penisola coreana possono essere raggiunte solo attraverso il dialogo. In questo contesto l'Australia ha una visione piuttosto solida della regione in cui vogliamo vivere e di ciò che è il nostro interesse nazionale.
  Dopo aver riflettuto su alcune delle sfide che l'Indo-Pacifico deve affrontare sarei negligente se non mi soffermassi almeno un momento su alcune opportunità ed elementi ottimistici. Sebbene i problemi che preoccupano la regione siano reali, questi spingono l'Australia, i suoi amici e i suoi partner a individuare modi nuovi ed innovativi per cooperare.
  I partenariati australiani sono essenziali per promuovere l'equilibrio strategico nella regione. Il QUAD è un esempio chiave: si tratta di un gruppo composto da Australia, India, Giappone e Stati Uniti, che condividono una visione comune per un Indo-Pacifico aperto, stabile e prospero, governato da regole e norme accettate, dove tutti possono cooperare, commerciare e prosperare.
  Lavorare attraverso il QUAD ci permette di coordinarci in modo più efficace, di sfruttare i nostri rispettivi punti di forza e di mettere in comune le nostre risorse per rispondere alle priorità dei Paesi della regione. Insieme otteniamo più di quanto possiamo fare singolarmente. Ho già citato il QUAD, ma ce ne sono anche altri.
  L'Australia e molti altri Paesi della regione stanno attualmente negoziando l'Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity (IPEF). L'IPEF riunisce alcune delle economie regionali Pag. 10più grandi e dinamiche per affrontare le sfide economiche contemporanee. Si tratta di un mezzo per rafforzare le catene di approvvigionamento regionali, sbloccare il commercio e gli investimenti verdi per sostenere la transizione a zero emissioni e migliorare gli sforzi anticorruzione nella regione.
  I membri dell'IPEF hanno annunciato una serie di risultati sostanziali raggiunti in meno di diciotto mesi di negoziati. Come ho detto all'inizio del mio intervento, gli eventi nell'Indo-Pacifico oltrepassano i confini, si ripercuotono in tutto il mondo e possono essere percepiti con intensità anche qui in Europa. Allo stesso modo, gli eventi in questa parte del globo hanno chiare implicazioni per l'Indo-Pacifico.
  L'esempio più evidente è forse l'invasione illegale ed immorale della Ucraina da parte della Russia. In questo caso la Russia ha violato i princìpi fondamentali della sovranità e dell'integrità territoriale, gli stessi princìpi che stiamo cercando di difendere così strenuamente nella regione dell'Australia.
  È essenziale che l'Australia e l'Italia riconoscano la natura interconnessa delle questioni che interessano entrambe nelle rispettive regioni. La pace e la prosperità nell'Indo-Pacifico e nell'Euro-Atlantico sono, dopo tutto, strettamente legate: che si tratti delle rotte marittime nell'Oceano Indiano e nel Mar Cinese meridionale che trasportano i nostri scambi commerciali, delle complesse catene di approvvigionamento globali al centro dell'industria manifatturiera o dei cavi sottomarini che sono alla base dell'economia digitale, siamo connessi. Queste connessioni dipendono dal nostro contributo collettivo alla resilienza, alla sicurezza e all'insistenza sul rispetto delle regole.
  Chiediamo ai nostri partner europei di evidenziare che un conflitto di grandi dimensioni nell'Indo-Pacifico avrebbe conseguenze economiche devastanti a livello globale, per non parlare della catastrofe umanitaria che comporterebbe.Pag. 11
  Vogliamo, inoltre, collaborare con i nostri partner per rispettare le regole e le norme concordate e per aiutare i nostri amici ad esercitare le proprie capacità e sogni e a costruire la propria resilienza.
  Ecco perché nell'Indo-Pacifico ci concentriamo sull'ascolto attento dei nostri vicini, sul rispetto delle istituzioni regionali e sulla offerta di scelte.
  La costruzione della resilienza è fondamentale per scoraggiare la coercizione. In quest'ottica, l'Australia continua a sostenere con forza l'Ucraina. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri partner, come l'Italia, per aiutare l'Ucraina a porre fine alla guerra alle sue condizioni e a mantenere la pressione sulla Russia.
  Accogliamo con favore la crescente attenzione del Governo e del Parlamento italiano verso questa importante regione, sia a livello nazionale sia attraverso l'Unione europea e il G7.
  Permettetemi di esprimere ancora una volta i miei più sinceri ringraziamenti al signor presidente, ai vicepresidenti e ai membri del Comitato. È stato un onore e un privilegio comparire davanti a voi oggi. Sarò lieta di proseguire questo scambio.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Grazie anche per il contributo – reso in italiano, cosa rara –, di enorme qualità. Oggi sono sicuro che tutti noi abbiamo imparato molto e quanto ci ha detto sarà al centro dei nostri prossimi studi, analisi ed elaborazioni.
  Pacific Way, Blue Pacific Continent e così via: ci ha detto qualcosa di più rispetto a quello che finora abbiamo discusso in questo Comitato. Ha avuto un approccio molto prudente, ragionato, razionale. Abbiamo notato anche un voler mettere in guardia d'Italia e tutto il mondo che nell'Indo-Pacifico – ce l'ha Pag. 12detto tra le righe – si gioca il futuro del mondo libero e delle nostre democrazie.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  NAIKE GRUPPIONI. Signor presidente, vorrei ringraziare per l'intervento e per il contributo che oggi è stato dato. Vorrei, inoltre, fare i complimenti alla nostra ospite anche per aver utilizzato la nostra lingua.
  Per Lei avrei due domande, una delle quali riguarda la parte commerciale. Vorrei avere delucidazioni su quali strategie state adottando per diversificare i partner commerciali nella regione indo-pacifica e quindi ridurre la dipendenza economica dalla Cina.
  In secondo luogo, mi piacerebbe sapere quale pensa sia l'impatto della guerra in Israele nella regione indo-pacifica e come vi ponete riguardo a questo conflitto. Grazie.

  SIMONE BILLI. Anch'io ringrazio la dottoressa Alison Burrows e l'Ambasciata australiana per la disponibilità. Esprimo grande apprezzamento anche per l'approccio, come ha menzionato Lei stessa, paziente, calibrato ed equilibrato del suo Paese.
  Soprattutto voglio sottolineare l'amicizia che lega noi italiani con l'Australia, un'amicizia e una vicinanza che non è geografica: l'Australia è lontana migliaia di chilometri dal nostro Paese, ma è molto vicina sia culturalmente, sia per quanto riguarda la società, sia anche per quanto riguarda la storia e soprattutto l'economia e la geopolitica attuali.
  Vorrei incentrare l'attenzione e chiederle un paio di cose, dottoressa Burrows, relative innanzitutto all'approvvigionamento delle materie prime, su cui oggigiorno si discute tantissimo, soprattutto qui da noi in Europa, perché la Cina sta Pag. 13adottando una politica strategica molto di impatto, in particolare nel continente africano, dove sono presenti grandi giacimenti di tantissime materie prime e metalli preziosi. Il vostro continente ci può dare una mano e in futuro dovremo collaborare – immagino io – sempre più da vicino, anche per cercare di smarcarsi un po' da questa che vogliamo definire supremazia sulle materie prime che ad oggi la Cina sembra aver ottenuto a livello globale. Vorrei sapere se ci può indicare le linee guida del suo Paese, dell'Australia a questo riguardo.
  In secondo luogo – saltando un po' di palo in frasca, per brevità –, focalizzandomi su alcune delle questioni che mi interessano, Le vorrei chiedere qualcosa di più sulle denominazioni di origine, che sono forse uno degli argomenti su cui si è discusso parecchio nell'ambito dell'Accordo di libero scambio (Free Trade Agreement) tra l'Australia e l'Unione europea, che non è andato a buon fine. Le denominazioni di origine hanno un regolamento un po' più flessibile nel vostro Paese, da noi, nell'Unione europea, sono un po' più rigide; per noi italiani sono particolarmente importanti perché caratterizzano e in un certo senso difendono anche molti nostri prodotti tipici, quindi Le chiedo se ci può dare qualche aggiornamento al riguardo, se ne avete discusso nel vostro Paese e quali potrebbero essere gli sviluppi futuri secondo il vostro punto di vista su questo Free Trade Agreement, con particolare riferimento alle denominazioni di origine.
  Vengo poi a un'altra questione velocissima: seguiamo da vicino, anche come Commissione affari esteri, il discorso di quella che chiamiamo «guerra fredda» tra Australia e Cina per quanto riguarda le influenze sulle isole del Pacifico, quindi tutti gli accordi che il vostro Paese ha fatto e sta facendo con le varie isole del Pacifico – per esempio, le isole Tonga, le isole Tuvalu – e gli accordi e gli aiuti, anche finanziari, che sta fornendo la Pag. 14Cina ad altre isole, tipo le Figi, la Papua Nuova Guinea; anche gli aiuti che la Cina ha fornito alle isole Salomone hanno avuto un qualche riscontro sui mezzi di informazione nel nostro Paese.
  In definitiva, però, da diversi studi e think tank del settore sembra che l'influenza cinese sulle isole dell'Indo-Pacifico in questi ultimi tempi stia diminuendo, a vantaggio della vostra influenza come Australia e anche a vantaggio degli Stati Uniti. Vorrei anche il vostro punto di vista su questa questione.
  Ancora grazie e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Vi chiedo maggiore brevità, ricordo che dalle 16,15 siamo in Aula.

  NICOLA CARÈ. Madame Burrows, la ringrazio per essere venuta qui. Io sono nato in Italia, ma sono stato quarant'anni in Australia, i miei figli e i miei nipoti sono australiani. La ringrazio per essersi espressa in un italiano correttissimo, meglio del mio sicuramente.
  Lei è stata chiarissima per quanto riguarda tutta la situazione della sicurezza, dell'economia, dei trasporti nel Mar Cinese. Naturalmente, il rapporto che in questo momento l'Australia ha con tutti i Paesi asiatici, ma soprattutto con la Cina – visto che io sono ritornato da poco, ho avuto modo anche di parlare con il Primo Ministro –, avete ripreso il dialogo diretto che si era non interrotto, ma un po' arrugginito.
  Rivolgo da questo punto di vista i miei complimenti al Paese Australia, anche perché, per quanto riguarda difesa e sicurezza, avete costruito un piano di deterrenza incredibile ed eccezionale; deterrenza naturalmente militare, con un piano economico e geopolitico della regione, soprattutto dal punto di vista della difesa e della sicurezza come deterrenza. Io faccio parte anche dell'Assemblea parlamentare NATO, come alcuni dei miei colleghi qui oggi presenti.Pag. 15
  Le volevo chiedere due cose. La prima: nell'eventualità si dovesse decidere di andare non in conflitto, ma prendere una posizione ben precisa con la Cina, qual è la posizione dell'Australia oggi per quanto riguarda naturalmente la questione Taiwan? Sappiamo che il Governo cinese ha espresso chiaramente la volontà che uno di questi giorni farà questo tipo di azione.
  In secondo luogo, che cosa pensa delle esercitazioni congiunte che noi faremo a luglio tra Italia e Australia, che si chiamano Pitch Black, per quanto riguarda questa strategia di deterrenza che stiamo proponendo nell'Indocina, laddove l'Italia sta avendo un forte rapporto con la nazione Australia? Glielo chiedo senza tenere in considerazione, come giustamente ha detto il mio collega, il fatto che gli italiani sono quasi l'8 per cento della popolazione: coloro che dicono di essere italiani, ma effettivamente noi sappiamo che non sono soltanto loro, ma tutti gli australiani, che hanno un amore particolare verso questa nazione. Glielo dico perché, naturalmente, avendo vissuto là, e avendo i miei figli lì, c'è un rapporto particolare. Le chiedo se possiamo intensificare in qualche modo, al di fuori di tutto questo concetto, i rapporti per quanto riguarda l'insegnamento della lingua italiana in loco. Grazie.

  FEDERICA ONORI. Signor presidente, ringrazio madame Burrows e i membri della delegazione qui presenti. Ho apprezzato molto il suo riferimento ovviamente all'Indo-Pacifico aperto, stabile e prospero, ma anche all'ambiente informatico che deve rappresentare e riproporre le stesse caratteristiche, un ambiente virtuale.
  Approfittando della vostra presenza e ai fini dei lavori che questa Commissione sta svolgendo in un'altra indagine conoscitiva che riguarda l'approvvigionamento delle terre rare, quindi dei materiali critici e le conseguenze geopolitiche che questo Pag. 16approvvigionamento comporta, volevo menzionare questi due brevi eventi. Il mese scorso – questo è il primo – l'Australia ha impedito a diversi investitori cinesi di aumentare le loro partecipazioni nell'industria australiana delle terre rare citando ragioni legate alla sicurezza nazionale. Il secondo è che lo scorso anno, invece, Canberra ha bloccato l'acquisizione di una miniera di litio da parte di un consorzio cinese.
  L'argomento, quindi, è l'approvvigionamento delle terre rare e dei materiali critici. Vorrei chiederle cosa pensa riguardo ai tempi che viviamo, se interpreta l'escalation di «guerra commerciale» o, comunque, di raffreddamento dei rapporti commerciali nella direzione di una divisione netta delle regioni, quindi se questa escalation è già in fieri o se c'è margine per provare ad immaginare dei rapporti che, invece, rimangano rapporti commerciali in essere tra tutti i partner coinvolti e, in generale, se si sta facendo abbastanza da questo punto di vista, cioè se l'argomento dell'approvvigionamento dei materiali critici è sufficientemente il focus dei nostri Paesi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie davvero, anche per aver unito i temi delle due indagini conoscitive.
  Io aggiungerei solo brevemente - perché le domande sono tantissime - una riflessione, che, però, ricomprende tutto quanto è stato già chiesto, sul futuro dell'architettura di sicurezza nell'area indo-pacifica. Ci ha menzionato il QUAD, ma potrei aggiungere l'Accordo in materia di difesa tra Australia e Giappone e tanti altri accordi e interlocuzioni, AUKUS...Cosa nascerà nell'Indo-Pacifico? Qualche analista, qualche think tank si è azzardato a dire che ci sarà una nuova NATO dell'Indo-Pacifico. Sarà questa la prospettiva? Quale sarà, secondo il punto di vista australiano?
  A livello di difesa di valori, di diritti umani, l'Australia sempre si è spesa in questa direzione. Sappiamo che proprio Pag. 17sulla difesa dei diritti umani vi è il core business del gioco in corso, nel sistema di regole dell'Indo-Pacifico aperto, libero, sì, però sui diritti umani in Cina c'è un problema; e non solo in Cina, ha menzionato anche il Nord Corea. Che cosa si vede sul fronte di un'alleanza di democrazie – Le ho chiesto della sicurezza, ma anche a livello politico – tra gli Stati dell'Indo-Pacifico?
  Grazie.

  ALISON BURROWS, Incaricata d'Affari dell'Ambasciata di Australia in Italia. Grazie per queste domande molto interessanti. Le affronterò una per volta.
  Vorrei iniziare con la domanda che riguarda la diversificazione del commercio. Ebbene, l'Italia ha una politica commerciale in cui affrontiamo le varie sfide. Il cuore della politica commerciale è all'interno del WTO, quindi negoziati attraverso IPEC (Indo-Pacific Economic Corridor) e il quadro Indo-Pacifico di cui ho parlato. Abbiamo molti accordi liberali su base regionale, quindi i negoziati sono continui. Quando si chiude una porta, se non si lavora bene con un partner, ci si rivolge altrove, quindi cerchiamo costantemente di negoziare con i vari partner.
  Per quanto riguarda la domanda sull'Indo-Pacifico e Israele, non ho una risposta chiara, ma posso dire che gli stessi valori, le norme internazionali e i diritti umani di cui parliamo, che consideriamo per quanto riguarda l'Indo-Pacifico, li applichiamo anche al conflitto a Gaza. Siamo molto preoccupati per quanto avviene e gli impatti che questo ha sull'Indo-Pacifico non sono particolarmente chiari, ma supportiamo i diritti umani.
  Per quanto riguarda le terre rare e i minerari particolari, fino a ottobre, quando sono stati chiusi i negoziati, ero a capo di questo negoziato. Cercherò di riassumere. Ora sono l'exPag. 18negoziatore principale per l'Australia. Questi minerali sono stati molto importanti per quanto riguarda i negoziati per gli accordi di commercio libero. L'Unione europea è stata molto insistente su questo, perché volevano dei risultati in questi accordi. Come sapete, l'accordo non si è concluso ad ottobre, quindi abbiamo messo tutto in pausa, abbiamo semplicemente interrotto questi negoziati.
  Avevamo già stabilito un partenariato con Bruxelles, un memorandum è stato firmato di recente. Altro aspetto della questione: ci si chiedeva che cosa succede con le attività minerarie della Cina in Africa. Ebbene, questo è un qualcosa che stiamo tenendo d'occhio, assieme al resto della comunità internazionale. Abbiamo, in effetti, delle preoccupazioni per la sicurezza, questioni ambientali, diritti umani. L'Australia non è coinvolta direttamente in Africa, questo per la distanza geografica, naturalmente, ma siamo interessati a tenere d'occhio quanto avviene in quell'area.
  Un altro aspetto è che l'Australia ha molti prodotti naturali rari, che, però, non sono sfruttati in questo momento. C'è bisogno di maggiori investimenti nelle infrastrutture per le attività minerarie.
  Ho dedicato molti anni alle denominazioni di origine protetta (Protected Designation of Origin – PDO). Al termine dei negoziati, ad ottobre, quando c'è stata un'interruzione, avevamo raggiunto un accordo con l'Unione europea sui PDO. Si è trattato di un accordo che ha soddisfatto entrambe le parti, ma bisogna ricordare che l'Unione europea ha lottato con tutto il suo potere per proteggere l'Italia per quanto riguarda le denominazioni di origine. Per una serie di aspetti, l'Europa chiedeva troppo e non ci offriva un'apertura ai mercati sufficiente. Comunque, siamo arrivati ad un compromesso soddisfacente.Pag. 19
  Per quanto riguarda la Cina, l'Australia e l'Indo-Pacifico, questo è un qualcosa che il Governo italiano esamina da vicino. Lei ha alluso a una serie di accordi che sono stati firmati con questi Paesi (l'Accordo con Tuvalu). L'Italia è il partner preferito per l'economia, la sicurezza e le relazioni con le isole del Pacifico. Queste relazioni sono molto importanti per l'Australia. Per il Governo Albanese questa è stata una priorità da tempo e i Ministri australiani sono costantemente presenti nel Pacifico. Ci sono trattative e conversazioni continue e ascoltiamo attentamente. A volte, l'Australia può aver parlato troppo e non ascoltato abbastanza, per quanto riguarda i Paesi delle isole pacifiche. Stiamo cambiando il nostro approccio e teniamo conto anche dei loro bisogni.
  C'è stato, poi, un commento sull'influenza della Cina: va diminuendo in Australia? Non è proprio così. Posso dire che l'aumento della nostra influenza nell'area pacifica è il nostro obiettivo e stiamo immettendo molte risorse in questa attività.
  Cosa faremmo in caso di un conflitto nel Mar Cinese meridionale, soprattutto a Taiwan? Questa è una grande domanda. Essendo legati all'Australia dovreste sapere che i politici australiani, così come l'opinione pubblica, la comunità della difesa australiana si occupa di questi possibili crash point nel Mar Cinese meridionale e di potenziali problemi nello stretto di Taiwan. Quello che va detto è che non c'è stato alcun cambiamento nella nostra politica cinese sulla regione e la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan è nell'interesse di tutti. Qui lavoriamo molto attentamente con tutti i nostri partner regionali, lavoriamo nel modo in cui va fatto, perché nessuno vuole che ci sia una deflagrazione di un conflitto nello Stretto di Taiwan.
  Che cosa penso delle esercitazioni congiunte, come Pitch Black? Credo che sia un ottimo esempio di collaborazione tra Pag. 20Australia e Italia, ed è un ottimo riconoscimento della presenza dell'Italia nell'Indo-Pacifico, che sta aumentando; state inviando le vostre navi e le vostre portaerei per partecipare ad esercitazioni come Pitch Black. È il tipo di presenza che vogliamo vedere da parte dei nostri amici europei, l'accogliamo con molto favore.
  Sono d'accordo sul fatto che l'inserimento dell'italiano è molto importante. Dal mio nome potete capire che non sono di origine italiana. Ho studiato l'italiano in Australia e vorrei che ci fossero più risorse dedicate al tema. Avete tutto il mio sostegno al riguardo.
  Per quanto riguarda le terre rare ed i materiali rari, è davvero un'ottima domanda, perché ci sono tante questioni di grande equilibrio, quindi c'è la sensibilità sulle terre rare, sui materiali rari, su quanto siano importanti in tanti ambiti e soprattutto nel contesto della sicurezza.
  Per quanto riguarda le proposte di investimento da parte di entità cinesi, noi studiamo tutte le proposte di investimento con lo stesso approccio. Non abbiamo un atteggiamento diverso per la Cina. Abbiamo però il cosiddetto «negative test» per quanto riguarda gli investimenti e questo significa che, pur analizzando gli investimenti, partiamo dall'idea che verranno approvati a meno che non emerga un problema. Noi esaminiamo ogni singola proposta di investimento. Nel giugno dell'anno scorso oltre il 90 per cento delle proposte di investimento cinese sono state approvate, quindi ne approviamo tante. Allo stesso tempo, però, ci interessiamo moltissimo al tema della sicurezza e alle catene di approvvigionamento. Quindi, per quelle proposte di investimento, i possibili investitori sanno il motivo per il quale le loro proposte vengono respinte. Questa è la situazione.
  Per quanto riguarda la guerra commerciale con la Cina, è davvero l'ultima cosa che vorremmo. L'Australia ha molto Pag. 21sofferto degli ostacoli al commercio che hanno indebolito le nostre relazioni con la Cina. Di tutti i prodotti colpiti dagli ostacoli al commercio con la Cina – ringrazio Angus che mi sta dando tutti questi appunti – nel 2022 abbiamo esportato 253 milioni di prodotti come carbone, cotone, legname ed altri; l'anno successivo eravamo a 11,5 miliardi. Quindi, da 283 milioni nel 2022, nel 2023 lo scambio commerciale era salito a 11,5 miliardi. Come vedete, c'è stato molto lavoro. Il Governo australiano ha lavorato molto duramente per eliminare quegli ostacoli al commercio.
  In Australia diciamo spesso che il nostro approccio sarà sempre paziente, razionale, ponderato, sempre a favore del nostro interesse nazionale. Qualche anno fa la Cina aveva inviato una serie di richieste all'Australia che non abbiamo accettato, però abbiamo continuato nei nostri dialoghi con loro, con la nostra politica, e piano piano quegli ostacoli al commercio sono stati rimossi, il che è davvero eccellente.
  Per quanto riguarda le sue domande, presidente, sul framework, sul quadro riguardante la sicurezza ed il commercio, abbiamo diversi accordi. Dal dopoguerra chiaramente abbiamo stabilito una forte alleanza con Stati Uniti e Nuova Zelanda – più recentemente con gli Stati Uniti –, ma comunque noi parliamo con tanti partner regionali attraverso il QUAD, con l'AUKUS, quindi coinvolgendo il Regno Unito. Ci sono partenariati bilaterali, strategici. Quindi, ovunque identifichiamo un problema o delle possibili cause di frizione, lì lavoriamo per creare nuove partnership. Abbiamo un approccio abbastanza aperto sulle partnership, purché i nostri partner siano in linea con i nostri interessi, con i nostri valori fondamentali, e purché si lavori per il nostro interesse nazionale.
  Non so che aspetto avrà il framework del futuro, ma comunque l'Australia continua costantemente a valutare ogni Pag. 22opportunità per far sì che siano sempre le migliori. Chiaramente siamo osservatori in seno alla NATO, la nostra collaborazione con la NATO è strettissima e parliamo costantemente con loro per quanto riguarda l'area dell'Indo-Pacifico; collaboriamo con la NATO in tante missioni, quindi ci sono molte opportunità per Italia e Australia.
  Intanto sono davvero lieta della partecipazione dell'Italia nelle nostre esercitazioni come la Pitch Black. Sono attività alle quali diamo molta importanza.

  PRESIDENTE. Abbiamo concluso l'audizione. Ringrazio di cuore Angus che ci ha seguito e ha cercato di interagire tutto il tempo per arrivare ad organizzarla.
  Ringrazio ancora la nostra ospite per l'intervento e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle ore 16.10.