XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Martedì 23 gennaio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione di rappresentanti di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani delle donne in Iran.
Boldrini Laura , Presidente ... 2 
Marinari Annunziata , rappresentante di ... 3 
Boldrini Laura , Presidente ... 5 
Loffari Francesca , rappresentante di ... 5 
Boldrini Laura , Presidente ... 6 
Onori Federica (M5S)  ... 6 
Boldrini Laura , Presidente ... 7 
Marrocco Patrizia (FI-PPE)  ... 7 
Boldrini Laura , Presidente ... 7 
Loperfido Emanuele (FDI)  ... 7 
Boldrini Laura , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani delle donne in Iran.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione di rappresentanti di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani delle donne in Iran.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la dottoressa Annunziata Marinari, che è coordinatrice delle campagne per Amnesty International Italia, e la dottoressa Francesca Loffari, Institutional Affairs Senior Officer per la stessa Amnesty International Italia.
  Segnalo che il nostro Comitato, nel corso di questa legislatura, si è già occupato della situazione critica dei diritti umani in Iran attraverso le audizioni, rispettivamente il 27 settembre e il 15 novembre scorso, di attiviste impegnate nel movimento «Donna, vita, libertà» e anche del dottor Taghi Rahmani; peraltro, con l'unanime impegno delle forze politiche di maggioranza e opposizione a promuovere e sostenere ogni iniziativa utile per ottenere dal Governo iraniano l'immediata cessazione della repressione nei riguardi dei movimenti di protesta, così come il pieno rispetto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale. Questo unanime impegno è stato sancito con l'approvazione all'unanimità, il 21 dicembre del 2022, di una risoluzione della Commissione esteri.
  L'audizione odierna è invece incentrata su un tema specifico, molto doloroso, sul rapporto «Mi hanno stuprato, mi hanno stuprato con violenza – La violenza sessuale come arma per stroncare il movimento “Donna vita libertà”», pubblicato da Amnesty International il 6 dicembre scorso.
  Il dossier racconta le strazianti esperienze di quarantacinque persone sopravvissute – ventisei uomini, dodici donne e sette minorenni – sottoposte a stupro e/o altre forme di violenza sessuale da parte di agenti dei servizi segreti e forze di sicurezza – quindi in seguito all'arresto, cioè da figure istituzionali che rappresentano le istituzioni; ad oggi, le autorità iraniane non hanno accusato o processato alcun funzionario per i casi documentati e nessuna via giudiziaria nazionale sembra essere aperta.
  Tra le altre cose, il rapporto chiede alla comunità internazionale di sostenere l'estensione del mandato della Commissione ONU di accertamento dei fatti sull'Iran, che è stata istituita con una risoluzione del Consiglio per i diritti umani del 24 novembre del 2022, per assicurare che un meccanismo indipendente continui a raccogliere, conservare e analizzare le prove dei Pag. 3crimini, in base al diritto internazionale, e di altre gravi violazioni dei diritti umani.
  Recentemente, il 24 novembre scorso, il Parlamento europeo si è nuovamente espresso sul costante deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran, approvando una risoluzione nella quale, tra le altre cose, ribadisce il suo invito ad avviare indagini penali sui crimini commessi dalle autorità iraniane in virtù del principio di giurisdizione universale, a designare il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica come organizzazione terroristica e ad adottare sanzioni nei confronti dei responsabili di violazioni dei diritti umani in Iran, tra cui la Guida Suprema Ali Khamenei, il Presidente Ebrahim Raisi e il Procuratore generale Mohammed Jafar Montazeri.
  Forniti questi elementi di contesto, do ora la parola alla dottoressa Marinari affinché svolga il suo intervento. Prego, dottoressa.

  ANNUNZIATA MARINARI, rappresentante di Amnesty International. Grazie a tutte e a tutti per questo invito e per questa opportunità. Il rapporto che vado a presentare stamattina è un rapporto molto difficile da leggere e molto difficile da raccontare. Sono centoventi pagine in cui vengono riportate dettagliatamente tutte le forme di violenza sessuale, i vari episodi di stupro a cui sono state sottoposte le persone – uomini, donne, bambini, senza alcuna distinzione di età – che sono state fermate durante le manifestazioni. In particolare, il nostro rapporto si concentra su episodi accaduti tra il 16 settembre e fine dicembre 2022. Come veniva anticipato prima, ci sono quarantacinque storie delle persone che ci hanno raccontato i vari episodi di stupro. Tutte quante loro ci hanno raccontato di aver assistito personalmente ad altri stupri, ad altre violenze sessuali e se non l'hanno visto direttamente lo hanno sentito ascoltando appunto le urla, i lamenti, le lacrime di persone che venivano stuprate nelle stanze accanto e nei piani superiori dei centri di detenzione.
  Quello che abbiamo cercato di raccontare, con la massima delicatezza possibile, è stata la violenza inaudita utilizzata da tutte le guardie, i militari che hanno partecipato a queste azioni di stupro e di violenza sessuale verso le persone, i manifestanti, con la volontà proprio di torturare, di distruggere chi aveva il coraggio in quei giorni, in quelle settimane, di scendere in piazza e urlare appunto il famoso slogan che ormai abbiamo imparato tutti a conoscere: «Donna, vita, libertà».
  In questo nostro rapporto raccontiamo che le persone fermate sono state stuprate: mi scuso se darò degli elementi anche difficili da digerire, ma è importante descrivere la crudeltà, la sofferenza che è stata imposta; la sofferenza di spezzare: spezzare è il verbo che ricorre di più nelle testimonianze dirette che abbiamo raccolto. Ci sono tantissime persone che dicono: «mi hanno spezzato, non sono più la persona che ero prima». Perché nelle testimonianze appunto raccontiamo come chi è stato fermato per strada è stato stuprato analmente, oralmente, attraverso la vagina nei casi delle donne, con organi sessuali, con manganelli, con tubi di gomma, con colli di bottiglia; indistintamente, uomini, donne e minori. La testimonianza della persona più giovane che abbiamo raccolto è di un minore di dodici anni e delle persone che abbiamo appunto intervistato ci hanno raccontato di numerosi stupri nei confronti di minori in edifici nei quali venivano rinchiusi dopo essere stati arrestati per strada, quindi scuole ed edifici abbandonati; sono stati stuprati in luoghi di detenzione provvisori e tantissimi sono stati stuprati anche nei furgoni che venivano utilizzati per arrestare le persone. Questo è sicuramente uno degli esempi più frequenti, cioè essere fermati per strada, portati via con la forza, nei casi delle donne a volte trascinate per i capelli fin sopra il furgone, dove venivano picchiate o rese inabili di agire a causa dell'uso di scosse elettriche alle ginocchia, alle gambe, per renderle incapaci di reagire e di difendersi. Molte di queste persone sono state stuprate direttamente su questi furgoni e poi, in alcuni casi, rilasciate, in altri, invece, portate in luoghi di detenzione dove le violenze sono continuate a volte per otto, nove ore consecutive, in alcuni casi per settimane.Pag. 4
  Volevo riportare due esempi, in particolare: noi con la nostra ricerca abbiamo raccontato sia stupri di gruppo sia stupri singoli e la nostra organizzazione è l'unica che è riuscita a raccogliere testimonianze di attiviste e attivisti che sono stati stuprati da cinque, sei persone dello stesso gruppo, della stessa polizia militare.
  Vi sono nel rapporto varie testimonianze, io volevo raccontare in particolare quella di Farzad e di Shahed: sono due ragazzi che sono stati arrestati per strada perché appunto stavano partecipando alle proteste e si sono accorti che alcune compagne erano state fermate dai Basij e le stavano picchiando violentemente; quindi questi due ragazzi sono intervenuti per difenderle. Risultato del loro intervento è stato quello di essere stati prelevati e portati in un furgone; nel furgone sono stati picchiati, hanno subito appunto varie scosse elettriche che li hanno immobilizzati, e all'interno del furgone – ritorna qui il verbo – per spezzare la loro volontà di resistere alle violenze e ai soprusi, è stato lanciato questo spray al peperoncino e le porte del furgone sono state chiuse. La reazione, ovviamente, è stata insopportabile da parte dei ragazzi e quando uno di loro ha osato chiedere dell'acqua, dell'aria fresca per riuscire a riprendersi, la risposta è stata quella di un pugno in faccia; e lui racconta come ha sentito il naso rompersi e i denti scendere giù per la gola.
  Questo è solo il primo episodio delle violenze che hanno subito: poi sono stati trasferiti in un secondo luogo dove sono stati sottoposti entrambi e ripetutamente a uno stupro anale da parte di gruppi militari, che li ha portati a ovviamente a sanguinare copiosamente dall'ano e a vomitare allo stesso modo; perché – ancora una volta, ribadisco – l'obiettivo è «spezzarli» completamente, fisicamente e psicologicamente. Anche perché le torture e gli stupri sono continuati nei giorni successivi e bisogna aggiungere che chi ha osato chiedere cure mediche e chi ha osato chiedere assistenza ovviamente non ha ricevuto nulla di tutto questo.
  In particolare, Farzad racconta di aver ricevuto appunto un po' di vaselina solo da un altro detenuto che era nella sua stessa condizione, come racconta di aver visto minori detenuti che sono stati portati in altre stanze per subire presumibilmente lo stesso trattamento. Parla poi di un altro detenuto, compagno di cella, che non riusciva neanche a stare in piedi per la violenza e le torture subite. Tutte le persone fermate ci raccontano di come le guardie utilizzavano un manganello diverso per lo stupro, quindi la volontà di utilizzare un manganello specifico per lo stupro perché più piccolo rispetto a quelli utilizzati per sedare le proteste per strada.
  Questo trattamento non vale solo per i manifestanti, ma vale anche per le manifestanti. Appunto, nel nostro rapporto ci sono casi di uomini e donne indistintamente. Faccio, anche in questo caso, un solo esempio, quello di Shirin, che viene fermata anch'essa per strada, viene portata in un edificio adibito alla detenzione in maniera del tutto provvisoria e illegale, dove viene detenuta per nove ore e viene ripetutamente stuprata da più agenti delle forze dell'ordine, da agenti della polizia. Anch'ella si descrive come essere una persona distrutta, lei che si è sempre definita una combattente, dopo una notte passata ad essere stuprata ripetutamente da gruppi di agenti, ormai di lei non è rimasto più niente.
  Tantissime delle persone che abbiamo intervistato ci hanno raccontato di aver pensato al suicidio, di non riuscire a sopportare la sofferenza e i ricordi, il dolore di queste forme di tortura. Anche perché le persone non sono state «solo» stuprate, ma hanno subito anche tutta una serie di violenze sessuali, come quella di essere bastonate sui seni, all'inguine, palpate in continuazione. Alcuni uomini ci hanno raccontato che non solo hanno avuto scosse elettriche ai genitali, ma sono stati colpiti con il ghiaccio sui genitali o con aghi infilati appunto nelle parti intime.
  Quindi la volontà di spezzare in tutti i modi la resistenza di una società civile che continua ad urlare: «Donna, vita, libertà». A tutto questo va aggiunta l'impunità totale delle denunce. Noi abbiamo riportato i casi di tre persone che hanno presentato una Pag. 5denuncia iniziale per le violenze subite e una di queste persone, per esempio, ha dovuto poi, a causa delle minacce ricevute nei confronti della famiglia, ritirare l'accusa; in alcuni casi si parla addirittura di qualcuno che ha dichiarato di aver confuso una perquisizione con uno stupro. Capite che è qualcosa di inaccettabile: come si può confondere una perquisizione con uno stupro quando tu vieni stuprata con un tubo di gomma, una bottiglia, un manganello?
  A tutto questo va aggiunto un documento, diffuso a febbraio dello scorso anno, in cui è chiara la volontà dei giudici e delle forze dell'ordine di voler insabbiare l'uso strutturato dello stupro nei confronti dei manifestanti. È un documento che è uscito fuori dall'Iran nel febbraio 2023, in cui l'indicazione di volere insabbiare tutti questi episodi era chiara.
  Noi siamo qui per raccontare tutta questa violenza, tutti questi episodi – sono terribili anche da raccontare, da riportare – perché abbiamo bisogno di ricordare al Governo iraniano che i diritti umani dovrebbero essere un principio universale. In tutti gli incontri – bilaterali, multilaterali – è importante ricordare il rispetto dell'integrità fisica delle persone. Noi siamo qui a chiedere, come veniva anticipato anche prima, il sostegno alla Commissione d'indagine in Iran, un ampliamento e soprattutto di far riferimento al manuale della Convenzione di Istanbul, che dà tutte le linee guida per indagare sugli stupri e sulla violenza sessuale.
  A questo punto passo la parola alla mia collega.

  PRESIDENTE. Grazie molte. Quella che ci ha fatto mi sembra la rappresentazione di una situazione agghiacciante. La ringrazio anche per farlo, perché so che non è facile ogni volta raccontare questi particolari, che sono assolutamente osceni dal punto di vista della violenza, della ferocia. Però credo che sia molto utile il lavoro che fate.
  Dopo daremo la parola ai colleghi e alle colleghe, adesso do la parola alla dottoressa Loffari perché anch'ella ha da aggiungere degli elementi importanti. Prego.

  FRANCESCA LOFFARI, rappresentante di Amnesty International. Grazie presidente. Le testimonianze appena riportate sono solo alcune delle prove raccolte da Amnesty International per documentare le sistematiche violazioni dei diritti umani nel Paese. Violazioni dei diritti umani perpetrate per reprimere la libertà di espressione e di libera manifestazione pacifica nel Paese. Dopo la morte di Mahsa Zina Amini, infatti, avvenuta il 16 settembre 2022 ad opera della cosiddetta polizia morale, le autorità hanno inasprito le già soffocanti misure di repressione per sopprimere l'ondata di sdegno che si era sollevata e che perdura tutt'oggi. Mezzi di comunicazione bloccati, durissimi pestaggi ai danni dei manifestanti – com'è appena stato sottolineato dalla collega –, vere e proprie condotte militari assunte dagli apparati di sicurezza sono solo alcune delle strategie messe in atto dal Governo per opprimere il grande movimento di protesta che ha scosso il Paese.
  Un'altra arma potente e in questa sede ben documentata è lo stupro, utilizzato come strumento collaudato di punizione e repressione del movimento «Donna, vita, libertà». Lo stupro, lo stupro di gruppo e altre violenze sessuali vengono perpetrate indiscriminatamente – come appunto è stato già sottolineato – ai danni di donne, uomini e perfino minori. Tutte persone colpevoli solo di essere scese in piazza a rivendicare i propri diritti; persone arrestate, detenute arbitrariamente e torturate per estorcere loro confessioni forzate da poter essere utilizzate in sede di processi grossolanamente iniqui.
  In quest'ambito Amnesty International ha potuto documentare i casi di cinque manifestanti sottoposti a stupri e ad ogni altra forma di violenza sessuale, successivamente condannati a morte sulla base di confessioni forzate ed estorte con la tortura, come appunto il Governo è solito fare. È il caso di Mansour Dahmardeh, ad esempio, uomo appartenente alla minoranza etnica già oppressa dei beluci, che resta tutt'oggi a forte rischio di esecuzione e in gravissime condizioni di salute psicofisica. Tuttavia, nell'ambito di questo quadro assai Pag. 6preoccupante, le autorità iraniane da anni, in realtà, si rendono colpevoli di violenze inaudite e detenzioni arbitrarie ai danni della popolazione civile. È il caso questo di Ahmadreza Djalali, un ricercatore svedese iraniano, arrestato nel 2016 mentre era in viaggio di lavoro in Iran, accusato di spionaggio, condannato a morte dopo un processo gravemente iniquo, a seguito di una confessione estorta anch'essa con la tortura. Djalali aveva lasciato l'Iran nel 2009 per un dottorato di ricerca svolto in parte in Italia; è un caso noto, che Amnesty International segue da anni, una parte del dottorato svolto presso l'Università del Piemonte orientale, dove si era contraddistinto per il valore della sua ricerca.
  Un altro caso di detenzione arbitraria è quello di Narges Mohammadi, una delle più importanti voci del dissenso dell'Iran, insignita del premio Nobel a ottobre 2023, da oltre quattordici anni sottoposta a detenzione arbitraria, tortura, maltrattamenti ed oggi si trova nella prigione di Evin a Teheran per scontare un totale di oltre dodici anni di detenzione, centocinquantaquattro frustate e altre sanzioni. Come è stato ricordato dalla presidente poco fa, suo marito Taghi Rahmani è stato ospite in sede di audizione in questa Commissione, ovviamente per continuare a denunciare la violazione sistematica dei diritti nel Paese.
  Proprio questa mattina, invece, Farhad Salimi, arrestato nel 2009 insieme ad altri uomini, tutti appartenenti alla minoranza curda-sunnita iraniana, è stato impiccato dopo un processo durato pochi minuti e a seguito di una condanna inflitta anch'essa grazie ad una confessione estorta con la tortura.
  In conclusione, e anche alla luce della risoluzione approvata a dicembre 2022 da questa Commissione, Amnesty International continua a sollecitare il Parlamento italiano affinché impegni il Governo ad adoperarsi in tutte le sedi, bilaterali e multilaterali, in tutte le sedi opportune, per chiedere fermamente alle autorità iraniane di rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone detenute arbitrariamente per l'esercizio dei propri diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica.
  Chiediamo, altresì, al Parlamento di sollecitare il Governo ad adoperarsi per chiedere l'immediata cessazione al ricorso allo stupro come arma di punizione e repressione, che va a stroncare le persone nella propria dignità. Chiediamo anche che venga sostenuta l'estensione del mandato dell'UN fact-finding mission, come è stato ribadito già più volte in questa sede, e poi continuiamo a chiedere all'Iran di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, altre pene e trattamenti crudeli, disumani e degradanti e la Convenzione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne.
  Ultimo, ma non ultimo, noi continuiamo a richiedere ogni sforzo necessario per l'immediata scarcerazione e rilascio incondizionato di Mansour Dahmardeh, Ahmadreza Djalali, Narges Mohammadi e degli altri prigionieri di coscienza arbitrariamente detenuti nel Paese.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Sì, grazie dottoressa Loffari. Adesso darò la parola ai colleghi e alle colleghe. Dovremo ragionare in termini parlamentari, perché immagino che, dopo aver ascoltato questa audizione, nessuno di noi può pensare di rimanere a guardare senza azionarsi, senza prendere un'iniziativa parlamentare su questo tema.
  Vorrei sapere se ci sono colleghi che vogliono intervenire. Deputata Onori, prego, a Lei la parola.

  FEDERICA ONORI. Grazie presidente e grazie alle dottoresse Marinari e Loffari e a tutta la delegazione di Amnesty presente.
  Penso sia stata davvero un'audizione importante e voglio ringraziare la presidente Boldrini per averla promossa e ospitata nel Comitato sui diritti umani. Decisamente sì, come Commissione abbiamo già fatto questa risoluzione lo scorso anno e credo che sia assolutamente tempo e più che opportuno pensare ad un testo che possa promuovere i punti che avete menzionato all'inizio. Quindi l'impegno rispetto Pag. 7alla continuazione della Commissione d'inchiesta, un ragionamento sulle sanzioni e qualcosa di concreto che possa impegnare il Governo in questa direzione; visto anche lo scenario attuale e il ruolo dell'Iran nel contesto, abbiamo un motivo in più per cercare di dare il contributo che un Paese come l'Italia ci si aspetta che dia.
  Tra le persone – come parlamentari riceviamo spesso molte e-mail – tra ieri sera, ieri notte e questa mattina, ad esempio, abbiamo ricevuto anche quella che riguarda Mohammad Ghobadlou, che non so se fosse stato anche menzionato prima, perché è notizia di ieri che la sua impiccagione fosse stata confermata ed è stata eseguita questa mattina. Quindi questa audizione arriva tempestiva anche in relazione a questo tipo di mobilitazione, che comunque in Italia è presente e credo che come Commissione dobbiamo ascoltare e prendercene la responsabilità. Quindi ancora grazie.

  PRESIDENTE. Ci sono altri interventi? Deputata Marrocco, prego.

  PATRIZIA MARROCCO. Grazie alla presidente per questa audizione importante e così toccante. Grazie anche a voi per averci esposto in modo tanto trasparente che va a toccare, per la crudeltà, veramente ognuno di noi. Ovviamente quando si parla di diritti umani riteniamo tutti che siano assolutamente un principio universale e queste gravi violazioni non possono essere concepite da parte di nessuno, proprio a livello universale.
  Noi, come centrodestra, mi sento di dire che siamo assolutamente d'accordo anche su quello che voi avete esposto, cioè sulla missione d'inchiesta delle Nazioni Unite, di entrare in Iran per cercare di fare luce su queste indagini. Purtroppo, si sa che esistono grandi e gravi ostacoli per fare tutto questo e, soprattutto, rispetto a quello che diceva poc'anzi la Presidente Boldrini – che sposiamo totalmente – lavorare non soltanto per ogni gruppo parlamentare, ma lavorare proprio ad un testo unificato su un tema che ci vede tutti sicuramente dalla stessa parte.
  Grazie presidente e grazie a voi.

  PRESIDENTE. Grazie deputata. Deputato Loperfido, prego, vicepresidente di questo Comitato.

  EMANUELE LOPERFIDO. Grazie presidente, anche per questo incontro. Brevemente, innanzitutto ringrazio per la coraggiosa testimonianza, perché non si può negare che anche portare la testimonianza è un peso notevole e a volte anche rischioso, quindi grazie.
  Le violazioni dei diritti umani sono qualcosa di obbrobrioso, ma quando si aggiunge anche l'umiliazione della persona sono qualcosa di ulteriormente obbrobrioso, che deve assolutamente mettere in moto le sensibilità che ci sono in Parlamento, in modo da poter lavorare ad un'azione efficace. Sulla base delle vostre testimonianze, qui e anche in altre occasioni, sulla base di quanto sta accadendo sicuramente prendiamo l'impegno di valutare assieme, per poter dare massima efficacia all'azione che può nascere da questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ci sono altri interventi? No. Bene, io vorrei dire questo. Intanto credo che questa audizione testimoni l'importanza della società civile, il ruolo delle associazioni e degli organismi che lavorano sui temi dei diritti e anche quanto sia rischioso, anche per loro, fare questa attività di raccolta delle testimonianze. È un lavoro prezioso, che ha un impatto assolutamente importante sulla salvaguardia dei diritti delle persone; la denuncia documentata e certificata mette poi gli altri Stati in condizione di dover scegliere: o far finta di niente o arrivare, invece, a prendere delle posizioni che possano spingere i regimi al rispetto delle persone.
  Qui abbiamo sentito forze dell'ordine che trascinano via ragazze e ragazzi nei furgoni, li annientano con le scosse elettriche, li violentano sistematicamente con strumenti vari, li sottopongono a questo trattamento feroce anche per giorni e giorni, allo scopo di inibire una legittima protesta. Ecco, io trovo che sia qualcosa di veramentePag. 8 terribile ciò che accade in questo Paese, l'Iran, da molto tempo purtroppo, e devo dire che al di là del fatto che il Movimento «Donna, vita, libertà» si è così speso, ha così lavorato, sia all'interno del Paese mobilitando folle oceaniche, sia nella diaspora, devo dire che tutto questo non ha portato la comunità internazionale a fare quello che avrebbe dovuto fare con più forza. Perché un Comitato sui diritti umani ha senso se cerca di parlare il linguaggio della verità e io penso che anche il nostro Governo dovrebbe fare di più, perché – vedete – come si riesce ad aprire un varco? Mettendo in discussione gli accordi commerciali, non normalizzando una situazione quando un regime compie questi atti e sicuramente non mandando armi che poi vengono usate in queste azioni di repressione su chi manifesta liberamente e pacificamente il proprio desiderio di libertà.
  Quindi io penso che noi abbiamo il dovere di dare seguito alle vostre richieste, ma mi sento anche in dovere di dire che non so quello che riusciremo ad elaborare, in quanto poi l'effettività della nostra azione... Per esempio, noi non siamo nel Consiglio ONU per i diritti umani, quindi che vogliamo fare? Oggettivamente, non prendiamoci in giro, no? Però possiamo perorare magari altre istanze tra quelle che voi ci avete sottoposto, questo sì, spingendo anche il Governo a fare in modo che se si arriva ad un atto parlamentare sia un atto parlamentare più stringente, in cui Governo prende un impegno che vada anche magari a rimettere in discussione i nostri rapporti commerciali con quel Paese, con quel sistema, con quel regime. Perché l'Italia come può continuare a fare business as usual con un regime che usa queste modalità feroci contro la propria gioventù? Questo penso, altrimenti è come se noi autorizzassimo che questo accada. Allora il sistema internazionale di tutela dei diritti umani funziona nella misura in cui ogni stakeholder, ogni Stato fa la sua parte. Per noi è il dovere di controllo, di monitoraggio e anche di rimessa in discussione degli accordi, laddove se ne ravvede la necessità.
  Quindi io vi ringrazio molto per il lavoro che svolgete, in modo così autorevole, in tutte le parti del mondo dove c'è violazione dei diritti umani e spero veramente che saremo in grado di formulare un testo di atto parlamentare che possa recepire, almeno in parte, quello che voi oggi ci avete sottoposto. Grazie.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.40.