CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 luglio 2024
350.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e II)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 24 luglio 2024. — Presidenza del presidente della I Commissione, Nazario PAGANO. – Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni, e il Sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove.

  La seduta comincia alle 14.40.

Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
C. 1660 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo nella seduta del 10 luglio 2024.

  Nazario PAGANO, presidente, comunica che la deputata Ambrosi ha dichiarato di sottoscrivere l'emendamento Iezzi 15.02, che nella precedente seduta è stato da ultimo esaminato. Avverte quindi che si riprende oggi dall'emendamento Magi 15.03, sul quale i relatori e il rappresentante del Governo hanno espresso un invito al ritiro. Dà quindi lettura delle sostituzioni pervenute.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA), intervenendo sull'articolo aggiuntivo a sua prima firma 15.03, dichiara di non accogliere l'invito al ritiro formulato da relatori e Governo ed anzi invita loro a ritirare il disegno di legge in esame.
  Pone in particolare una questione di metodo, evidenziando come l'Esecutivo, pur presentando un provvedimento definito «Sicurezza», faccia tutt'altro, introducendo nuovi reati o aumentando le pene di fattispecie già in vigore, con un continuo sconfinamento del Viminale o di altri Ministeri, come quello del Ministro Salvini, a danno dell'ambito di competenza del Ministero della giustizia.
  Diversamente, sottolinea come l'emendamento in esame indichi cosa serve per garantire, in termini effettivi, maggiore sicurezza nel Paese, ovvero l'adeguamento del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS) e del relativo regolamento attuativo alle pronunce della Corte costituzionale susseguitesi nel tempo in materia di ordine pubblico. In questo senso afferma che è giunto il momento di tale revisione, malgrado le resistenze di Governo e maggioranza, che preferiscono intervenire sul tema in modo propagandistico, anziché serio.

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  Le Commissioni respingono l'articolo aggiuntivo Magi 15.03.

  Devis DORI (AVS) illustra il contenuto dell'articolo aggiuntivo Zaratti 15.04, invitando relatori e Governo a un accantonamento, in funzione di un'ulteriore riflessione.
  In particolare, rileva come la ratio della proposta emendativa – che incide sia sul TULPS che sul Codice di procedura penale – sia quella di implementare le garanzie a favore dei cittadini a fronte degli interventi degli agenti di pubblica sicurezza.
  In particolare, con riferimento alle modifiche relative al TULPS, sottolinea come, ai sensi del nuovo articolo 20, le autorità di pubblica sicurezza debbano invitare i presenti a disciogliersi, e come, ai sensi del nuovo articolo 24, sia fatto assoluto divieto alle forze di pubblica sicurezza di utilizzare gas nocivi e armi da fuoco nei casi descritti dallo stesso articolo.
  Richiama poi l'attenzione sulle modifiche riferite agli articoli 249, 251 e 289 del Codice di procedura penale. Nel primo caso, la proposta emendativa mira a garantire, in ogni caso, il rispetto del pudore di chi sia sottoposto a perquisizione personale. Nel secondo caso, nel contesto delle perquisizioni in abitazioni o luoghi chiusi adiacenti, si impone all'autorità giudiziaria di indicare il motivo che giustifichi lo svolgimento della perquisizione fuori dei limiti temporali indicati dalla norma. Infine, nel terzo caso, si dispone, nelle ipotesi ivi indicate, l'immediata liberazione del soggetto arrestato o fermato.
  Chiede dunque ai relatori e al Governo un approfondimento, almeno in funzione di un'eventuale riformulazione che tenga conto delle puntuali modifiche che si intendono apportare al Codice di procedura penale.

  Le Commissioni respingono l'articolo aggiuntivo Zaratti 15.04.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) chiede che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso.

  Nazario PAGANO, presidente, non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) interviene sull'articolo aggiuntivo a sua prima firma 15.05, che, riproducendo il contenuto di alcune proposte di legge già presentate – tra cui quella a sua prima firma C. 89 –, introduce per il personale delle forze di polizia impegnato in servizi di ordine pubblico e sicurezza l'obbligo di indossare codici identificativi e bodycam.
  Segnala che la questione è stata posta anche in diverse sedi dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, rilevando quindi come non sussista alcun intento punitivo o persecutorio verso gli agenti di pubblica sicurezza, trattandosi di strumenti che assicurano maggiori garanzie sia per questi ultimi che per i cittadini, specialmente quando vi sono notizie di reato o si verificano altre situazioni in cui sia necessario ricostruire le eventuali responsabilità personali dei soggetti coinvolti.

  Devis DORI (AVS), a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, chiede di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Magi 15.05, che rileva essere in linea con il successivo articolo aggiuntivo Zaratti 15.08.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) acconsente alla sottoscrizione da parte del Gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra dell'emendamento a sua firma 15.05.

  Le Commissioni respingono l'articolo aggiuntivo Magi 15.05.

  Nazario PAGANO, presidente, sospende brevemente la seduta per una valutazione sull'accantonamento delle proposte emendative Iezzi 15.06 e Mauri 15.07.

  La seduta, sospesa alle 14.55, è ripresa alle 15.

  Nazario PAGANO, presidente, comunica che restano accantonati gli articoli aggiuntivi Iezzi 15.06 e Mauri 15.07.

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  Filiberto ZARATTI (AVS) illustra l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 15.08, simile a quello dell'onorevole Magi, come già dichiarato dal collega Dori. Evidenzia come l'utilizzo dei codici identificativi da parte degli agenti serva sia ai manifestanti per garantire l'identificazione degli operatori di pubblica sicurezza responsabili di condotte illegittime, sia agli agenti stessi, che in grandissima parte operano nel rispetto delle regole e delle persone, per dimostrare la propria innocenza ove indebitamente accusati di iniziative inappropriate. Rammenta poi che ultimamente vi sono stati interventi violenti delle forze di pubblica sicurezza nei confronti di giovani manifestanti che protestavano per la scuola, per il genocidio di Gaza e per i cambiamenti climatici. Evidenzia in particolare la gravità dei fatti di Pisa, dove sono stati picchiati giovani minorenni, per lo più sedicenni.
  Ricordando poi che l'utilizzo di tali codici identificativi è stato richiesto sia da una direttiva dell'Unione europea che da una deliberazione del Parlamento europeo, critica l'inerzia del Governo italiano, che trascura le richieste dell'Unione europea, salvo poi lamentarsi dell'isolamento politico sofferto in quelle sedi. Si domanda quindi perché la maggioranza e l'Esecutivo si ostinino a rifiutare l'uso di tali codici identificativi. Si tratta di una norma di buon senso e di giustizia, volta a garantire che le forze di pubblica sicurezza operino nel rispetto delle regole democratiche.

  Devis DORI (AVS), intervenendo sull'articolo aggiuntivo Zaratti 15.08, considerati l'accantonamento degli articoli aggiuntivi Iezzi 15.06 e Mauri 15.07 e la votazione dell'articolo aggiuntivo Magi 15.05, deduce, con dispiacere, che nella maggioranza si stiano effettuando valutazioni sulle bodycam e non sui codici identificativi. Ritiene che, così facendo, la maggioranza guardi solo un lato della medaglia, mossa dall'obbiettivo di dare valore probatorio alle sole riprese degli operatori di pubblica sicurezza, a discapito di quelle altrimenti effettuate nel corso delle manifestazioni pubbliche.
  Evidenzia a tal proposito che la proposta emendativa in esame non è contro le forze dell'ordine, ponendosi semplicemente in un'ottica di trasparenza e di tutela dei diritti. Osserva infatti che le situazioni di dubbio danneggiano l'immagine delle forze di pubblica sicurezza.

  Le Commissioni respingono l'articolo aggiuntivo Zaratti 15.08.

  Nazario PAGANO, presidente, ricorda che sono accantonati gli articoli aggiuntivi Iezzi 15.010 e 15.011 ed invita quindi ad esaminare le proposte emendative riferite all'articolo 16, cominciando dagli identici emendamenti soppressivi Boschi 16.1, Di Biase 16.2, D'Orso 16.3 e Zaratti 16.4.

  Matteo MAURI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento soppressivo Di Biase 16.2, evidenzia che l'articolo 16 del disegno di legge si presenta perfettamente in linea con l'impianto generale del provvedimento del Governo, premurandosi di inserire nuovi reati ed aumentare le pene delle fattispecie penali già in vigore. In particolare, rammenta che l'articolo 16, intervenendo sull'articolo 639 del codice penale, introduce una aggravante quando il deturpamento riguarda beni mobili o immobili adibiti all'esercizio di funzioni pubbliche, con la finalità di ledere l'onore, il prestigio o il decoro dell'istituzione cui il bene appartiene. Fa presente che per tale condotta aggravata il disegno di legge prevede la reclusione da sei mesi a un anno e sei mesi, oltre alla multa da 1.000 a 3.000 euro; inoltre, evidenzia che in caso di recidiva il Governo prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino a 12.000 euro. Ritiene che attraverso il complesso delle misure previste dal disegno di legge si possa giungere al paradosso di condannare all'ergastolo una persona che, uscita di casa per una manifestazione, si trovi contemporaneamente ad ostacolare la circolazione, a imbrattare un edificio pubblico e casualmente a far inciampare un poliziotto. Invitando la maggioranza a riflettere su questa distorsione del diritto, derivante dall'aumento ipertrofico delle pene, fa presentePag. 9 che questa politica non produce alcun effetto deterrente, né aumenta il consenso politico elettorale di chi la persegue. In merito, nel rammentare che il disegno di legge avrebbe dovuto essere approvato prima delle elezioni europee, che invece si sono già tenute e non hanno registrato un grande successo per coloro che il disegno di legge hanno promosso, invita la maggioranza a fermarsi prendendo atto che l'argomento sbagliato che l'ha portata a questa escalation repressiva ormai non serve più.

  Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento soppressivo 16.3, a sua prima firma, fa presente che attraverso l'articolo 16 del disegno di legge il Governo torna sul testo dell'articolo 639 del codice penale, i cui commi primo e secondo sono stati già modificati ad inizio anno dalla legge n. 6 del 2024, recante disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici. Ritenendo che evidentemente tale intervento legislativo – che pure inaspriva le pene e introduceva una nuova aggravante – non abbia adeguatamente soddisfatto la maggioranza, critica questo modo di legiferare, con il quale per mere esigenze di propaganda si risponde istintivamente a specifici fatti di cronaca. Nel caso di specie rammenta che la formulazione dell'articolo 16 fa seguito alla vicenda dell'imbrattamento di Palazzo Madama, peraltro con l'impiego di vernice lavabile.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI sottolinea che l'uso di vernice lavabile non riduce il disvalore del fatto.

  Valentina D'ORSO (M5S) fa presente di non aver inteso minimizzare il gesto, bensì semplicemente di aver ricordato le vicende che hanno spinto il Governo a introdurre la nuova aggravante.

  Devis DORI (AVS), intervenendo sull'emendamento soppressivo Zaratti 16.4, afferma che il codice penale dovrebbe essere riservato alla previsione di pene adeguate per reprimere le condotte più gravi, non qualsiasi comportamento sbagliato. In particolare, pur senza voler minimizzare l'imbrattamento di un immobile, afferma che la previsione di diciotto mesi di reclusione è eccessiva, così come è eccessivo in tali ipotesi il ricorso al codice penale: ritiene infatti che la sanzione amministrativa pecuniaria, alla quale si aggiunge in sede civile il risarcimento del danno, sia la più adeguata.
  Chiede poi spiegazioni sul significato dell'espressione «lesione dell'onore» delle istituzioni, facendo presente che anche alcuni atteggiamenti degli stessi parlamentari potrebbero essere ricondotti a tale concetto, invitando conseguentemente maggioranza e Governo ad approfondire questo aspetto della norma.
  Infine, richiamando l'attenzione del rappresentante del Governo, ed invitandolo a intervenire se non concorda con quello che dicono le opposizioni, stigmatizza il comportamento della maggioranza che, da una parte ostacola l'introduzione di pene adeguate quando le condotte lesive riguardano gli animali, e dall'altra è invece pronta ad aggravare le pene per le condotte che danneggiano gli immobili pubblici. Ritenendo che l'articolo 16, che si riferisce al decoro delle istituzioni, rappresenti una nuova fattispecie «pro casta», definisce in generale il disegno di legge una abbuffata panpenalistica.

  Enrica ALIFANO (M5S), nel complimentarsi con il collega Dori per l'uso dell'espressione «abbuffata panpenalistica», stigmatizza il fatto che l'articolo 16 sia stato scritto per rispondere a fatti di cronaca e dunque per esigenze puramente propagandistiche, mentre il legislatore dovrebbe pensare a norme generali e astratte, senza rincorrere gli eventi. Critica inoltre la formulazione della norma penale, che richiede come elemento soggettivo il dolo specifico, con conseguenti difficoltà di prova, che sostanzialmente indurranno a una inversione dell'onere della prova obbligando l'indagato a dimostrare l'assenza del dolo. Infine, sottolinea come una ulteriore criticità della norma riguardi la previsione dell'aggravante in caso di recidiva, in quanto il disegno di legge non specifica la natura Pag. 10della recidiva stessa. Conclude sottolineando dunque l'irragionevolezza dell'articolo 16 del disegno di legge.

  Filiberto ZARATTI (AVS) fa presente che l'articolo 16 non prevede un aggravio di pena a fronte di uno specifico evento di danno, bensì solo a fronte della lesione dell'onore, del prestigio e del decoro delle istituzioni, sottolineando che si tratta di concetti opinabili, suscettibili di diverse valutazioni soggettive. Ritiene che una norma siffatta sia grave perché prefigura un principio di stato etico, non liberale. Rivolge dunque un appello alle forze di maggioranza, con particolare riferimento al partito che della tutela dello stato liberale fa una bandiera, affinché modifichino l'articolo 16 del disegno di legge.

  Federico GIANASSI (PD-IDP) invita la maggioranza a spiegare per quali ragioni sia necessario tornare nuovamente a modificare l'articolo 639 del codice penale a distanza di pochi mesi dalla legge n. 6 del 2024, ed eventualmente ad ammettere che quelle modifiche si sono rivelate inefficaci. Sottolinea infatti la generale inefficacia della politica panpenalistica della maggioranza che, anche con l'approvazione dell'articolo 16 del disegno di legge, non otterrà effetti dissuasivi. Criticando la condotta del Ministro della giustizia che, a seconda dell'orario della giornata, afferma che introdurre nuovi reati e aggravanti è inutile oppure approva in Consiglio dei ministri provvedimenti che introducono nuovi reati e aggravano quelli esistenti, fa presente che non tutti i problemi si risolvono innalzando le pene nel codice penale. Inoltre, criticando nel merito la formulazione dell'aggravante prevista dall'articolo 16, che richiede la difficile prova del dolo intenzionale, invita la maggioranza a prendere atto dell'inutilità di queste disposizioni, a evitare di introdurre misure demagogiche e propagandistiche, concentrandosi invece sull'esigenza di non tagliare le risorse dei comuni, ai quali è affidata la prima tutela della sicurezza sul territorio.

  Le Commissioni respingono gli identici emendamenti Boschi 16.1, Di Biase 16.2, D'Orso 16.3 e Zaratti 16.4.

  Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 16.5 volto a sopprimere il secondo periodo del secondo comma dell'articolo 639 del codice penale con il quale si prevede un'aggravante per il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui quando il fatto è commesso su teche, custodie e altre strutture adibite all'esposizione di beni culturali.
  Ritiene che tale previsione, introdotta dall'attuale maggioranza nel 2024 e sulla quale il suo gruppo aveva già votato in senso contrario, sia irragionevole in quanto punisce più gravemente il fatto commesso ai danni delle strutture esterne rispetto a quello commesso ai danni dell'oggetto di valore che tali strutture devono proteggere.

  Le Commissioni respingono l'emendamento D'Orso 16.5.

  Nazario PAGANO, presidente, comunica che l'emendamento Zaratti 16.6 è stato ritirato.

  Devis DORI (AVS) illustra l'emendamento Zaratti 16.7, del quale è cofirmatario che, come la successiva proposta emendativa Zaratti 16.8, nel tentativo di limitare i possibili danni derivanti dall'approvazione dell'articolo 16 del disegno di legge in esame, è volto a prevedere la multa e non la reclusione per le violazioni previste dal medesimo articolo.

  Le Commissioni, con distinte votazioni, respingono gli emendamenti Zaratti 16.7 e 16.8, nonché gli identici emendamenti Bonafè 16.12, Auriemma 16.13 e Dori 16.14.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) sottoscrive l'emendamento Boschi 17.1.

  Le Commissioni respingono l'emendamento Boschi 17.1.

  Federico GIANASSI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Serracchiani 18.2, che sopprime l'articolo 18 del disegno di legge in discussione, sottolinea come tale articolo introduca l'aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se commessoPag. 11 all'interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni dirette a persone detenute e il delitto di rivolta all'interno di un istituto penitenziario.
  Evidenzia che per tale ultimo reato il disegno di legge prevede una pena base fino a otto anni e ritiene che una pena così elevata sia coerente con le altre previsioni del provvedimento in esame, a suo avviso fallimentari.
  Rileva come il disegno di legge in esame si ponga in una posizione distonica rispetto agli altri provvedimenti che sono attualmente all'esame del Parlamento. Osserva, infatti, che mentre presso l'Assemblea del Senato e quella della Camera è in corso un dibattito per affrontare la grave situazione in cui versano le carceri attraverso l'esame, rispettivamente, del decreto-legge n. 92 del 2024 in materia di carceri e della proposta di legge del deputato Giachetti C. 552 che modifica l'istituto della liberazione anticipata, con il provvedimento in esame si introducono nuovi reati e si aumentano le pene già previste.
  Ritiene che l'introduzione della nuova misura prevista dall'articolo 18 del disegno di legge in esame non ridurrà certamente le rivolte carcerarie ma, al contrario, aumentando la presenza e la durata della permanenza all'interno delle carceri dei detenuti, incrementerà la situazione di difficoltà e di tensione – spesso fuori controllo – che si registra all'interno degli istituti penitenziari e che coinvolge, oltre ai detenuti, anche il personale della polizia penitenziaria e quello sanitario che vi opera.
  Sottolinea, quindi, che chiunque svolga attività ispettiva all'interno delle carceri ha ben chiara la necessità di incrementarne l'organico e di potenziare la presenza di figure psichiatriche e psicologiche, necessarie a gestire i fenomeni molto complessi che si verificano al loro interno.
  Ritiene, inoltre, che sebbene anche il Governo sia consapevole che la presenza nelle carceri di persone in stato di dipendenza da sostanze stupefacenti e con problemi psicologici o psichiatrici sia enorme e che determini una situazione esplosiva, l'intervento sulle comunità di recupero dei tossicodipendenti previsto nel decreto-legge n. 92 del 2024 all'esame del Senato sia assolutamente inefficace.
  Rileva, altresì, che l'emendamento presentato dal Governo, e poi ritirato, al medesimo decreto-legge, che recava una riforma strutturale delle Rems, sebbene anch'esso inefficace, dimostri che anche l'Esecutivo è consapevole della enorme questione relativa al tema della psichiatria all'interno delle carceri. In proposito, rammenta che il suo gruppo ha avanzato da ormai un anno la richiesta di avviare presso la Commissione Giustizia un'indagine conoscitiva sulla salute mentale in carcere.
  A suo avviso, anche l'articolo 18 in esame, come le altre disposizioni contenute nel provvedimento in discussione, contiene soltanto uno slogan elettorale e, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, e, in particolare, a quelli di Forza Italia – dei quali è nota la posizione sul tema della liberazione anticipata – chiede di accogliere la proposta di soppressione dell'articolo 18 in discussione e di affrontare la questione attraverso l'esame della citata proposta di legge Giachetti C. 552 e del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 92 del 2004.

  Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) fa presente che il tema delle carceri dovrebbe coinvolgere la sensibilità di tutte le forze politiche ma è costretta a constatare come invece non sia possibile svolgere su di esso un reale dibattito. Lo dimostra il fatto che nel corso dell'esame presso la Commissione Giustizia del Senato del citato decreto-legge n. 92 del 2024 le opposizioni sono state costrette ad abbandonare i lavori avendo dovuto registrare il parere contrario del relatore e del Governo su tutte le proposte emendative da esse presentate.
  Nel citare alcuni dati del Ministero dell'interno, fa presente che al 30 gennaio 2024 erano presenti all'interno delle carceri italiane 61.480 detenuti – con un incremento del 10 per cento rispetto all'anno precedente – a fronte di una disponibilità di soltanto 47.067 posti.
  In proposito, fa presente di aver visitato il carcere di Trieste, dove per ogni cella erano ristretti fino ad otto detenuti nonostante fosse previsto un numero massimo Pag. 12di tre persone per cella. In tale struttura carceraria i detenuti sono stati messi a dormire su materassi privi di rete, anche nelle sezioni infettive. Tale situazione ha determinato il dissenso dei carcerati che hanno reagito con una rivolta.
  Ricorda, quindi, che dall'inizio dell'anno in carcere sono avvenuti 58 suicidi di detenuti e 6 suicidi di personale carcerario. In proposito, rammenta che il Ministro della giustizia ha affermato che non esiste una correlazione tra il sovraffollamento carcerario e i suicidi. Rileva, tuttavia, come il sovraffollamento possa aumentare le tensioni all'interno delle carceri e la fragilità delle persone recluse anche perché nelle carceri spesso mancano gli spazi trattamentali e i luoghi di aggregazione.
  Osserva, inoltre, che tra i 58 detenuti che si sono tolti la vita, alcuni di essi erano prossimi al termine della pena. Sottolinea come la paura della libertà possa far male tanto quanto quella della reclusione. Rileva, tuttavia, come l'Esecutivo non ritenga che ciò possa determinare un problema e che continui a gestire la questione carceraria soltanto a mezzo di slogan – come si evince anche da una intervista rilasciata dal sottosegretario Delmastro nella giornata odierna nella quale, ad esempio, con riferimento alla eccessiva presenza nelle carceri degli stranieri, propone di rinviarli nei Paesi d'origine.
  A suo avviso, se l'unico intervento che il Governo propone è quello di punire la resistenza passiva all'interno del carcere quando le tensioni sono determinate anche dal sovraffollamento, si sta «giocando con il fuoco». Ritiene che forse l'obiettivo di qualcuno all'interno dell'Esecutivo sia proprio quello di creare una situazione tale per cui ci si distrae da altri problemi guardando a quello che avviene all'interno delle carceri per poi poter intervenire e dimostrare che c'è sicurezza e repressione.
  Sottolinea, tuttavia, come per garantire la sicurezza sia necessario attuare politiche di rieducazione e non prolungare la permanenza dei detenuti nelle strutture carcerarie.
  Ritiene che sul tema non si debbano fare battaglie politiche ma di civiltà e sottolinea come anche all'interno della maggioranza vi siano diverse posizioni. In particolare, rileva che i colleghi di Forza Italia sul tema delle detenute madri si sono posti in maniera diversa rispetto alla posizione del resto della maggioranza e sottolinea come avere la volontà di portare in carcere dei bambini di età inferiore all'anno sia un segnale di inciviltà che non potrà essere tollerato dall'Unione europea.
  Osserva come il sovraffollamento carcerario sia già stato oggetto di una procedura d'infrazione e rammenta che la sentenza Torreggiani del 2013 ha portato a una condanna dell'Italia all'esito della quale venne adottata proprio la misura della liberazione anticipata come strumento per evitare il sovraffollamento. Ritiene tuttavia che anche sulla proposta di legge Giachetti C. 552 all'esame dell'Assemblea non sarà possibile registrare un mutamento di posizione da parte della maggioranza.
  Sottolinea, inoltre, come il Governo, con la disposizione relativa alle detenute madri contenute nel provvedimento, sia riuscito addirittura a modificare in senso peggiorativo il codice Rocco – quel codice fascista che tuttavia escludeva la presenza di bambini all'interno delle carceri – e con la disposizione in discussione sulla resistenza passiva introduca all'interno del provvedimento in discussione profili di incostituzionalità oltre che di inciviltà.
  A suo avviso tali previsioni non fanno onore alla Presidente del Consiglio che a parole si dichiara madre e cristiana.
  Chiede, quindi, di accantonare l'esame dell'articolo 18 del provvedimento per consentire una maggiore riflessione sul tema ed evitare una deriva di panpenalismo emozionale.

  Nazario PAGANO, presidente, essendo già le ore 16.05, come convenuto, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, che riprenderà con il seguito della discussione sugli identici emendamenti Soumahoro 18.1, Serracchiani 18.2 e D'orso 18.3, secondo l'ordine di iscrizione a parlare.

  La seduta termina alle 16.05.