CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 maggio 2024
303.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO
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ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA
ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (N. 83/690)

  BERGESIO, CANDIANI, BISA, MACCANTI, MINASI, MURELLI. – Alla Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   durante la trasmissione Indovina chi viene a cena, in onda su Rai 3 lo scorso 24 marzo la conduttrice si è resa protagonista di una rappresentazione distorta della realtà secondo la quale il cacciatore è stato più volte assimilato in toto al bracconiere, oltre a numerose e non giustificate accuse rivolte alla categoria;

   nonostante la puntata fosse dedicata ai Parchi e alle aree protette, un argomento che avrebbe potuto toccare almeno in parte le gestioni fallimentari degli anni passati a fronte di enormi esborsi di denaro pubblico, il servizio si è concentrato sulle nuove cariche politiche per la direzione dei Parchi regionali, sottolineando con sospetto le nomine di personaggi che hanno un passato da cacciatori;

   non è mancato il riferimento al tema dei richiami vivi, in particolare sulle nuove norme di regione Lombardia «incredibilmente non impugnate dal Governo» ha detto la conduttrice, che altro non sarebbero che un aiuto per i cacciatori-bracconieri a contraffare i richiami provenienti da catture illegali;

   la trasmissione, già tristemente nota per altre analoghe inchieste poco edificanti del passato, non perde occasione per rivolgere attacchi strumentali alla realtà venatoria italiana;

   la caccia e i cacciatori, come noto, sono temi che la conduttrice tratta quasi ossessivamente, con un approccio sicuramente più da attivista che da giornalista;

   il tema viene trattato a senso unico, senza il minimo contraddittorio, in maniera solo ed esclusivamente accusatoria e partendo da una tesi precostituita, il che evita ogni possibile sfumatura e assurge a verità delle convinzioni personali. In questo modo non si danno gli strumenti agli ascoltatori per farsi un'opinione quanto più possibile realistica e oggettiva, ma si fa della mera propaganda ideologica;

   a parere degli interroganti non dovrebbe mai accadere nella tv pubblica, pagata dai cittadini, cacciatori compresi, attraverso il canone;

   la vicenda appena riportata si pone, peraltro, in netto contrasto con quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022 parimenti riportata nel nuovo contratto di servizio in corso di esame in codesta Commissione, nello specifico, l'articolo 6 del citato Contratto stabilisce chiaramente che «la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza (...) e a garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, e ad assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale»;

   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto da parte degli operatori del servizio pubblico delle regole deontologiche, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone;

   alla Società concessionaria si chiede di sapere:

    se la Dirigenza Rai sia al corrente di quanto esposto in premessa e se si ritiene Pag. 171compatibile questo modo fuorviante di fare comunicazione con le responsabilità e i compiti del servizio pubblico;

    se la direzione di rete intenda o meno garantire alle associazioni venatorie un diritto di replica con adeguato spazio editoriale e nella medesima fascia temporale.

(83/690)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base delle informazioni ricevute dalle competenti strutture aziendali, si forniscono i seguenti elementi.
  «Indovina chi viene a cena» è un programma d'inchiesta in onda su Rai3 che verte su ambiente, animali e modelli alimentari sostenibili. L'intento è quello di mettere a confronto le ipocrisie e le contraddizioni del sistema di sfruttamento delle risorse puntando su ricerche e progetti alternativi, focalizzandosi in particolare sulla radicale evoluzione del rapporto tra gli uomini e gli animali, in perenne conflitto tra etica e sfruttamento, bisogno e passione.
  Tutto ciò premesso, la specifica puntata, oggetto dell'interrogazione, è stata dedicata ai Parchi nazionali. Si è fatto, in particolare, riferimento all'attuale sistema di gestione delle aree protette e agli impatti ambientali generati non solo da forme di abusivismo e attività speculative, ma anche da alcune specifiche iniziative avviate negli ultimi anni dalle istituzioni competenti che hanno lasciato, in diversi casi, eredità difficili da gestire.
  I servizi televisivi hanno effettivamente rappresentato un quadro piuttosto critico di alcune zone di queste aree protette, ma tuttavia ampiamente condiviso dai soggetti che hanno offerto la loro disponibilità per valutazioni e commenti, indipendentemente dal ruolo o dalla carica ricoperta.
  Negli ultimi trenta minuti del programma sono andate in onda due inchieste che non avevano nulla a che fare con l'attività venatoria, ma facevano riferimento alla caccia di frodo ovvero al bracconaggio: un fenomeno che in alcune regioni italiane sta raggiungendo livelli alquanto critici, come dimostra, d'altro canto, anche il conseguente rafforzamento delle forme di tutela della fauna selvatica attuate attraverso le sempre più numerose azioni messe in campo dalle forze dell'ordine.
  Le due inchieste sono state realizzate in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri e, a livello internazionale, con la Polizia nazionale polacca. I servizi si sono concentrati su specifiche attività di bracconaggio, in particolare l'uccellagione, ovvero la cattura di piccoli uccelli con l'uso di reti o trappole per essere utilizzati come richiami vivi nella caccia. Le stesse forze dell'ordine hanno raccontato la diffusione del fenomeno, spiegato i meccanismi illegali di manomissione che agevolano il mercato nero e i limiti del sistema sanzionatorio. Nessuna equiparazione è stata fatta tra bracconiere e cacciatore.
  Con riguardo ai temi della tutela dei valichi montani in Lombardia e del recepimento del Regolamento europeo sul divieto di utilizzo di munizioni al piombo nelle zone umide, la trasmissione si è limitata a rimarcare esclusivamente esercizi dell'attività venatoria in violazione alle norme vigenti. In particolare, la conduttrice ha evidenziato una serie di incoerenze e incongruità che, in questi anni – sia sulla base di sentenze della magistratura e sia dell'avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione Europea – hanno caratterizzato alcuni atti delle pubbliche amministrazioni di riferimento sul piano normativo e, di conseguenza, anche le più recenti decisioni prese in materia dalle autorità competenti.