TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 209 di Martedì 5 dicembre 2023

 
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INTERROGAZIONI

A)

   PADOVANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cipe, ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge n. 152 del 1991 (legge di conversione n. 203 del 1991), avviava il programma di edilizia residenziale inteso a favorire la mobilità dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato, deliberando, in particolare, un periodo minimo di locazione non inferiore a 12 anni e la decadenza automatica dell'assegnazione alla data di cessazione dell'incarico di servizio (punto 5 della deliberazione del 20 dicembre 1991 del Cipe);

   in data 13 novembre 1997 il prefetto di Verona stipulava una convenzione con l'Ater per la realizzazione di 70 alloggi di edilizia agevolata, con vincolo di locazione di 23 anni per il personale della polizia di Stato;

   in data 7 febbraio 2005 veniva sottoscritto per i citati alloggi un contratto di locazione a canoni agevolati, secondo i principi di proporzionalità ai redditi degli assegnatari, proprio per non penalizzare i dipendenti impegnati nella lotta alla criminalità organizzata;

   l'articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, dispone espressamente, ai commi 1-bis e 1-ter, che: «Gli alloggi concessi ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152 (...) rimangono in godimento del locatario anche qualora il locatario stesso sia riformato totalmente o parzialmente per malattia, anche non dipendente da cause di servizio. Nel caso di pensionamento dell'assegnatario, i predetti alloggi rimangono assegnati in locazione per un periodo di ulteriori tre anni dalla cessazione dall'incarico. Nel caso di decesso dell'assegnatario, i predetti alloggi rimangono assegnati in locazione al coniuge o agli aventi diritto, che ne facciano richiesta, per un periodo di ulteriori tre anni a partire dal decesso dell'assegnatario. Gli alloggi finanziati in tutto o in parte ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, (...) possono essere alienati dagli enti proprietari e trasferiti in proprietà agli assegnatari, prima del periodo indicato al punto 5 della deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 20 dicembre 1991, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 15 del 20 gennaio 1992, e prima del periodo eventualmente indicato da convenzioni speciali concernenti i singoli interventi. Nel caso in cui l'assegnatario acquisti l'immobile esso viene automaticamente liberato dal vincolo di destinazione»;

   nel corso degli anni tali alloggi sono stati liberati e riassegnati a seguito del trasferimento del personale, ma una decina di immobili sono stati locati per più di 18 anni dagli stessi dipendenti che, a causa di stipendi modesti, nonostante il loro contribuito negli anni alla lotta alla criminalità, non hanno potuto acquistare una casa di proprietà;

   oggi tale personale, raggiunta l'età della pensione, si trova, insieme alla propria famiglia, nella grave situazione di dover abbandonare gli immobili, senza alcuna possibilità di riscatto e in un caso, secondo quanto consta all'interrogante, l'Ater avrebbe addirittura attivato la procedura di sfratto giudiziario;

   per quanto consta all'interrogante, altre regioni, come ad esempio la Puglia, hanno previsto la possibilità per i dipendenti di acquistare l'alloggio assegnato, come previsto per legge;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno offrire al personale di polizia, trasferito per motivi di servizio e, peraltro, impegnato al servizio dello Stato, spesso in operazioni di contrasto alla criminalità organizzata, la possibilità di assicurare a sé e alle proprie famiglie una stabilità abitativa –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per promuovere una disciplina uniforme sul territorio nazionale che consenta al personale dipendente delle amministrazioni dello Stato, assegnatario di un alloggio di edilizia agevolata, di riscattare gli alloggi assegnati dopo un apprezzabile periodo di anni di locazione, in linea con la legge citata in premessa.
(3-00838)

(4 dicembre 2023)
(ex 4-01169 del 16 giugno 2023)

B)

   CARAMIELLO e PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Italia si contano oltre 7 milioni di motociclisti, uno dei gruppi più vulnerabili in caso di incidente stradale: a causa della mancanza di una struttura di protezione intorno a loro, i motociclisti sono esposti a un rischio maggiore di lesioni gravi o di decesso;

   i guardrail, posizionati strategicamente lungo le strade, offrono una barriera fisica che può contribuire a ridurre l'energia dell'impatto e impedire al motociclista di finire fuori dalla strada o di colpire oggetti pericolosi. Tuttavia, in molti casi, risultano essere anche causa di gravi lesioni, anche mortali;

   pertanto, con l'introduzione del decreto ministeriale recante «Dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti (Dsm)», nel nostro Paese si è adottato un sistema di protezione costituito da una banda flessibile di 80 centimetri di altezza che si applica al piede delle barriere stradali discontinue. Più specificamente, questa tecnologia permette di dissipare l'energia cinetica causata da potenziali collisioni, evitando ai motociclisti che impattano contro la barriera di finire tra le lamiere e i pali di sostegno della stessa, spesso causa di tragici incidenti;

   in particolare, il decreto attuativo, nello stabilire i punti dove vanno istallati, ha disposto che i dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti vengano installati presso le strade urbane ed extraurbane con velocità di percorrenza superiori ai 70 chilometri orari. Tuttavia, se per l'installazione di queste barriere sulle strade di nuova costruzione non si riscontrano problematiche, è più complesso procedere in tal senso per l'adeguamento di quelle esistenti;

   relativamente all'obbligo di installazione dei dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti, invece, il decreto ha fornito ampi margini di discrezionalità alle pubbliche amministrazioni e ai gestori dei tratti stradali, obbligati a procedere o meno a seconda del budget a disposizione, ma anche della posizione geografica stradale, della densità del traffico, delle condizioni di percorrenza, della composizione della sede stradale, delle dimensioni della piattaforma e altro;

   ciò premesso, le associazioni di motociclisti ritengono che «imponendo verifiche e obblighi diversi in relazione alla velocità di progetto, all'età delle barriere esistenti e alla marcatura CE, scegliendo di intervenire solo nei punti dove si sono verificati almeno 5 incidenti negli ultimi 3 anni, di fatto si limita di molto il ventaglio dei possibili interventi di messa in sicurezza e si escludono quasi tutte le strade più frequentate da motociclisti». Pertanto, tali associazioni, pur condividendo lo spirito del citato decreto, ne chiedono un miglioramento, così da ottenere una capillare applicazione dei dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti nelle strade trafficate dai ciclomotori. Più specificamente, chiedono l'applicazione dei dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti su tutte le barriere metalliche posizionate all'esterno delle curve –:

   se il Ministro interrogato condivida l'opportunità di imporre i dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti su tutte le barriere metalliche posizionate all'esterno delle curve.
(3-00836)

(4 dicembre 2023)
(ex 4-01445 del 2 agosto 2023)

C)

   D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di un evento franoso verificatosi nel mese di giugno 2023 è stata chiusa la strada statale 81 Piceno-Aprutina nel tratto tra Guardiagrele e Casoli, tragitto molto frequentato ogni giorno da centinaia tra automobilisti e camionisti, poiché, oltre a collegare i due comuni, congiunge il territorio alle zone industriali della Val di Sangro e di Fara San Martino;

   la chiusura della strada statale ha lasciato in estrema difficoltà i circa 27 mila residenti e le aziende dell'entroterra vastese e del Molise, perché ha avuto come conseguenza che la viabilità alternativa, costituita da strade provinciali e comunali per lo più sconnesse e piene di buche, deve sopportare tutto il traffico, pesante e non. Si tratta di strade a volte anche interrotte e pericolose che impediscono ai cittadini di lavorare e muoversi non solo in tempi ragionevoli, ma anche liberamente in sicurezza. E con l'arrivo della stagione invernale e, magari, anche della neve, la situazione diventerà ancora più pericolosa;

   è così che i paesi di Fara San Martino, Roccascalegna, Palombaro, Casoli, Gessopalena, Montenerodomo, Torricella Peligna, Civitella Messer Raimondo, Guardiagrele, Pennapiedimonte, Lama dei Peligni, Perano, Montelapiano, Altino sono attualmente diventati paesi praticamente isolati. Sono quindi del tutto condivisibili le preoccupazioni dei sindaci dei territori del Medio Aventino e del Medio Sangro, perché i mancati interventi per fronteggiare un dissesto idrogeologico evidente da tempo hanno via via aggravato la situazione e un'ulteriore inerzia rischia di isolare un'intera valle e un polo industriale di primaria importanza, con ricadute negative su più fronti: dall'assistenza sanitaria al lavoro, alla socialità di decine di migliaia di abruzzesi della Maiella orientale e del Sangro Aventino;

   tutto il tratto in questione è sempre stato interessato da dissesti idrogeologici e smottamenti. Questo suggerirebbe, oltre al ripristino normale e in sicurezza della viabilità sulla strada statale 81, di prendere in seria considerazione la possibilità di realizzare anche un ulteriore nuovo collegamento stradale tra i paesi di Guardiagrele e Casoli, soprattutto per porre un freno e una perequazione all'irreversibile trasferimento di servizi primari dalle zone interne a quelle costiere (sanità, insediamenti artigianali, formazione, scuola) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda assumere:

    a) per supportare Anas e i suoi tecnici a procedere con urgenza al ripristino definitivo della circolazione nel tratto di strada della strada statale 81 che è stato interessato dalla frana;

    b) perché si intervenga in maniera definitiva per mettere al sicuro questo intero territorio, particolarmente aggredito dal dissesto idrogeologico, scongiurando simili situazioni di isolamento causate dalle interruzioni stradali;

    c) perché adeguati interventi di messa in sicurezza possano interessare l'intera rete stradale di questo vasto comprensorio territoriale, comprese le strade provinciali e comunali, e si venga incontro alle esigenze, da più parti manifestate, di accrescere in sicurezza la connessione tra aree più periferiche, i centri urbani e le principali reti di trasporto sia attraverso la realizzazione di una nuova strada Guardiagrele-Casoli, sia accelerando la procedura di ritrasferimento ad Anas delle articolazioni viarie ieri statali, poi provinciali e adesso per funzioni e rango oggettivi, meritevoli di essere statizzate, tra le quali è da ricomprendere sicuramente anche la Strada Istonia, dal momento che anche quest'ultima soddisfa tutti i requisiti tecnici di appartenenza alla rete nazionale dettati dall'articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 – codice della strada e svolge la fondamentale funzione di adduzione e distribuzione del traffico alle località industriali della Val di Sangro di rilevanza nazionale, serve traffici interregionali e congiunge strade statali.
(3-00837)

(4 dicembre 2023)
(ex 4-01537 del 7 settembre 2023)

D)

   DAVIDE BERGAMINI e CAVANDOLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   simbolo inequivocabile di Bologna sono le due torri, Garisenda e degli Asinelli, che sorgono nel cuore della città, al punto di ingresso dell'antica via Emilia, sin dal Medioevo;

   la Garisenda suscitò un'ampia eco letteraria, tale da esser menzionata da Dante Alighieri, in transito a Bologna varie volte nella sua vita. Il Sommo, infatti, poetò sulla torre in ben due occasioni: la prima in un sonetto dove egli esprime il proprio rammarico per esser stato assorto nell'esclusiva visione della Garisenda, dimentico de «la maggior de la qual si favelli», e la seconda nella Commedia, nella quale viene usata come metro di paragone per il gigante Anteo, colto nel torreggiante atto di chinarsi, in alcuni versi ricordati anche in un'epigrafe posta sulla torre stessa;

   purtroppo, in tempi recenti quella della torre Garisenda, in effetti, è una storia di ripetuti allarmi ed escalation di rischi: da anni si parla della sua instabilità e, come riporta Il Corriere della Sera, i rischi erano già stati segnalati al comune, proprietario del bene, prima nel 2018, poi ancora nel 2019 e nel 2020, fino all'attuale peggioramento della situazione;

   si apprende dalla stampa che i membri del comitato tecnico presieduto dalla dirigente dei lavori pubblici di Palazzo d'Accursio, Manuela Faustini, hanno reso noto a mezzo stampa quanto contenuto nella relazione finale, siglata e firmata all'unanimità dagli esperti mercoledì 15 novembre 2023 alle ore 9, ovvero che «la situazione è da codice rosso. Bisogna portare l'attenzione in condizioni di massima allerta, ritenendo che non sussistono più le condizioni di sicurezza»;

   in caso di allerta rossa il piano di Protezione civile del comune prevede l'evacuazione precauzionale di chi vive e lavora in un'area di 100 metri dalle Torri, oltre al blocco del traffico;

   è di tutta evidenza che misure del genere arrecano grande danno alla cittadinanza, poiché molte persone rischiano di dover abbandonare le proprie abitazioni e moltissime attività commerciali vedranno azzerarsi i guadagni a causa della deviazione del traffico, sia di auto che pedonale;

   tale così grave situazione è stata portata all'attenzione del Ministero della cultura dalla sovrintendente di Bologna, giustamente preoccupata dagli inspiegabili ritardi per la messa in opera di un piano per contrastare l'aggravamento delle condizioni della torre –:

   se il Ministero della cultura fosse a conoscenza, dal 2018, delle criticità del sito e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, da un lato, in ordine al grave ritardo con cui sta agendo il comune di Bologna e, dall'altro, per restituire alla cittadinanza un simbolo di indubbio valore storico, artistico e identitario.
(3-00839)

(4 dicembre 2023)
(ex 4-01915 del 21 novembre 2023)