TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 157 di Mercoledì 6 settembre 2023

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   CASO, AMATO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nell'imminenza dell'inizio del nuovo anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario; quest'anno, in un contesto di forti aumenti generalizzati rientrano anche i materiali tipicamente dedicati alla scuola;

   dal monitoraggio effettuato dall'O.N.F. – Osservatorio nazionale federconsumatori – i costi del materiale scolastico e dei libri registrano rispettivamente un aumento medio del +6,2 per cento e del +4 per cento rispetto al 2022; complessivamente la spesa per il corredo scolastico ammonterà quest'anno a circa 606,80 euro per ciascun alunno e, per ogni studente, in media si spenderanno 502,10 euro per l'acquisto dei libri, con variazioni a seconda del grado scolastico;

   rispetto all'anno scorso, si registra un incremento del 2 per cento per le scuole superiori e addirittura del 10 per cento per le scuole medie. In generale, per l'anno scolastico 2023/2024, si stima per gli studenti delle superiori, l'acquisto dei libri di testo più quattro dizionari, al netto di zaini e altro materiale, costerà ben 695 euro, che diventano 1.300 euro aggiungendo tutto il resto. Un po' meno per chi va alle medie: 488 euro circa, o 1.095 euro se si aggiunge l'intero corredo per l'anno scolastico;

   si tratta di importi che risultano proibitivi per molte famiglie, a cui si aggiungono i costi ancor più onerosi da sostenere per l'acquisto di un pc, dei programmi e dei dispositivi necessari per un utilizzo didattico di tale strumento, divenuto ormai indispensabile;

   dallo studio effettuato dall'Osservatorio nazionale federconsumatori emerge, infatti, che tra computer, webcam, microfono, antivirus, programmi base una famiglia, dovendosi dotare di tali dispositivi, arriva a spendere da 393,88 euro a 3.844,90 euro, con un rincaro del +2,3 per cento rispetto al 2022;

   costi così elevati incidono significativamente sul diritto allo studio dei ragazzi e non tutti gli istituti sono in grado di sopperire a tali carenze; inoltre, le misure esistenti per aiutare le famiglie ad affrontare tali spese, a livello comunale e regionale (buoni, agevolazioni o gratuità dei testi scolastici per le famiglie con basso reddito), non sono sufficienti a dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà –:

   a pochissimi giorni dall'inizio dell'anno scolastico, se non ritenga urgente adottare iniziative, forti e immediate, per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
(3-00612)

(5 settembre 2023)

   ORSINI, BARELLI, BATTILOCCHIO, MARROCCO, DEBORAH BERGAMINI, CAROPPO, SORTE, TOSI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTISTONI, BENIGNI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la frana che il 27 agosto 2023 ha colpito il versante francese del Traforo del Frejus, interrompendo la circolazione stradale e ferroviaria, ha reso necessario procedere alla sospensione dei lavori di manutenzione straordinaria del Traforo del Monte Bianco, da tempo programmati e che sarebbero dovuti iniziare lunedì 4 settembre 2023, con una chiusura totale del traffico fino al 15 dicembre;

   si tratta di una misura inevitabile per scongiurare che il Nord-Ovest si trovasse in buona parte isolato rispetto alle regioni transalpine. Un evento che ha quindi messo in luce la fragilità complessiva del sistema delle infrastrutture di collegamento tra Italia e Francia, particolarmente sensibile dal punto di vista economico e commerciale per il nostro Paese;

   il Ministro interrogato si è già interessato della vicenda avviando le opportune interlocuzioni con le autorità francesi –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza stia realizzando e abbia intenzione di intraprendere il Ministro interrogato per evitare che la chiusura del Frejus possa comportare penalizzazioni a un regolare flusso di merci e persone attraverso i due valichi alpini e per la valorizzazione complessiva di queste due infrastrutture transfrontaliere che veda il potenziamento anche del Traforo del Monte Bianco quale importante via d'accesso per le imprese italiane sul mercato francese.
(3-00613)

(5 settembre 2023)

   DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del question time del 19 luglio 2023 il gruppo Misto-+Europa si è dichiarato non soddisfatto dalla risposta fornita dal Ministro interrogato sulle riserve sollevate in merito al memorandum d'intesa per un partenariato strategico e globale tra l'Unione europea e la Tunisia firmato il 16 luglio 2023;

   tali riserve riguardavano il rischio di consegnare un pacchetto di aiuti a un autocrate che non dimostrava alcuna volontà di introdurre le misure economiche necessarie per evitare il default, di avviare un dialogo inclusivo con la popolazione, di rilasciare dalle prigioni cittadini arbitrariamente arrestati, di introdurre una gestione dei migranti rispettosa del diritto e della dignità umana per i quali la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha chiesto precise garanzie di protezione;

   a un mese e mezzo dalla firma il numero di sbarchi continua ad aumentare, l'hotspot di Lampedusa è in grande sofferenza, comuni e regioni denunciano un sistema di accoglienza al collasso. L'unica previsione che si è avverata è che «la Tunisia non farà mai da guardia di frontiera» di altri Paesi, come annunciato dal Presidente Kais Saied;

   un numero inaccettabile di casi di discriminazione e violenze contro immigranti sub-sahariani residenti o transitanti in Tunisia continuano a essere segnalati, come pure respingimenti di massa verso la Libia, a dimostrazione di come la Tunisia non può essere considerata un Paese di origine sicuro;

   sul piano interno – in attesa dell'avvio delle riforme economiche e sociali previste dal memorandum – la leadership di Kais Saied conferma la sua impronta autoritaria e refrattaria a qualsiasi elemento di stato di diritto. È notizia di qualche giorno fa che uno storico dirigente del partito Ennahda ed ex Ministro, Abdel Karim Al Harouni, è stato arbitrariamente posto agli arresti domiciliari –:

   posto che l'unica cosa certa finora è che in nome di un «pragmatismo» mal riposto si stanno svendendo alcuni dei nostri valori fondamentali, se ritenga ancora di definire «storico» il memorandum con la Tunisia firmato dall'Unione europea il 16 luglio 2023, al punto da rappresentare un «modello» per accordi con altri Paesi terzi.
(3-00614)

(5 settembre 2023)

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si è appena conclusa la missione in Cina del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani;

   durante la missione, il Ministro ha avuto incontri bilaterali con il Ministro del Commercio Wang Wentao e con il Ministro degli Esteri Wang Yi ed ha presieduto con quest'ultimo la XI sessione plenaria del Comitato Intergovernativo Italia-Cina;

   dal 2004 i rapporti tra Italia e Cina sono inquadrati nel Partenariato Strategico Globale, a cui si è sovrapposto nel 2019 il Memorandum d'intesa sulla «Via della Seta», previsto scadere nel marzo 2024;

   nei suoi rapporti con alcune minoranze etniche e religiose e verso la popolazione di Hong Kong, la Cina ha messo in atto nel recente passato e persegue tuttora azioni da cui risultano gravi violazioni dei diritti umani;

   la Cina è un interlocutore indispensabile per affrontare le attuali sfide globali – come il cambiamento climatico, l'insicurezza alimentare e la lotta alle pandemie – e gli scenari di crisi, a partire dall'aggressione russa all'Ucraina;

   la Cina è per l'Italia un partner economico-commerciale di primaria importanza, con cui occorre riequilibrare la bilancia commerciale anche attraverso un miglioramento delle condizioni di accesso al mercato cinese, una maggiore promozione e tutela del «Made in Italy» e parità di trattamento alle nostre imprese che operano in Cina –:

   quali siano stati gli esiti della missione a Pechino del Ministro interrogato e quali iniziative il Governo intenda intraprendere per sviluppare le relazioni bilaterali, riequilibrare la bilancia commerciale e salvaguardare gli importanti interessi delle nostre imprese in Cina, anche con riferimento al Memorandum d'intesa sulla «Via della Seta».
(3-00615)

(5 settembre 2023)

   UBALDO PAGANO, BRAGA, DE LUCA, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, CASU, FORNARO, DE MARIA, SARRACINO, GUERRA, LAI, MANCINI, AMENDOLA, BARBAGALLO, D'ALFONSO, GRAZIANO, IACONO, LACARRA, MARINO, PROVENZANO, STEFANAZZI e STUMPO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il 27 luglio 2023, il Governo ha pubblicato il rapporto intitolato «Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU»;

   le proposte di modifica del PNRR contenute nel rapporto corrispondono a 144 tra investimenti e riforme e prevedono ingenti tagli agli interventi previsti, pari a circa 16 miliardi di euro, di cui circa 13 miliardi a danno dei progetti degli enti locali per la gestione del rischio alluvione, per la riduzione del rischio idrogeologico, per la mobilità sostenibile, la valorizzazione del territorio e la rigenerazione urbana, soprattutto nel Mezzogiorno; altrettanto gravi, alla luce dei recenti, drammatici, eventi, sono i tagli relativi alla sicurezza della circolazione ferroviaria;

   secondo quanto in più occasioni dichiarato dal Ministro interrogato, la decisione di stralciare misure di cui gli enti locali sono stati individuati come soggetti attuatori deriva anche dalla considerazione di un'insufficiente capacità di spesa di comuni e regioni;

   tuttavia, confrontando i dati contenuti nella «Relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale – Programmazione 2014-2020» pubblicati dal medesimo Ministro il 15 febbraio 2013, si evince che i programmi operativi regionali restituiscono una percentuale di spesa certificata al 31 dicembre 2022 di gran lunga maggiore rispetto ai programmi operativi nazionali (67,58 per cento contro il 40,17 per cento) a sostanziale parità di finanziamenti totali (32,7 miliardi per i PON e 32,1 miliardi per i POR);

   in più occasioni, il Ministro interrogato ha espresso l'intenzione di «salvaguardare» gli interventi esclusi dal PNRR utilizzando altre fonti di finanziamento nazionali disponibili a legislazione vigente, anche mediante la riprogrammazione del Piano nazionale complementare, e ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali e del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc);

   tali Fondi hanno, tuttavia, modalità di funzionamento, criteri di ripartizione e tempistiche differenti e, in particolare, i finanziamenti del Fondo di sviluppo e coesione sono aggiuntivi rispetto a quelli ordinari e destinati per l'80 per cento al Sud;

   l'utilizzo delle risorse destinate alla politica di coesione a copertura dei progetti definanziati contenuti nel PNRR, oltre a compromettere la programmazione in corso, determina l'ennesima penalizzazione delle aree più svantaggiate del Paese –:

   come il Governo ritenga compatibile l'utilizzo delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione a copertura degli interventi del PNRR senza pregiudicarne la natura aggiuntiva e il vincolo di destinazione dell'80 per cento in favore del Mezzogiorno.
(3-00616)

(5 settembre 2023)

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MANTOVANI, ROTONDI, AMBROSI, CAIATA, DI MAGGIO, DONZELLI, GIORDANO e PIETRELLA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato approvato a livello europeo il 13 luglio 2021, con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea (Cid). La Cid contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si vincola l'assegnazione delle risorse;

   il PNRR italiano prevede 132 investimenti e 63 riforme, cui corrispondono 191,5 miliardi di euro, suddivisi tra 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti, da impiegare nel periodo 2021-2026 attraverso l'attuazione del Piano;

   il regolamento n. 2023/435 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 febbraio 2023 ha previsto l'inserimento del capitolo dedicato al piano REPowerEU nel PNRR;

   il Governo ha comunicato di aver avviato, come previsto dalla comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, costanti interlocuzioni con la Commissione europea in ordine all'avanzamento dell'istruttoria relativa all'aggiornamento del PNRR e al capitolo REPowerEU finalizzate a condividerne preventivamente i contenuti, nonché i tempi e i modi della loro presentazione entro il termine legale del 31 agosto 2023 previsto dai regolamenti europei;

   il Ministro interrogato ha trasmesso in data 27 luglio 2023 al Presidente della Camera dei deputati la proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del capitolo REPowerEU;

   la proposta di revisione del PNRR riguarda 144 misure di investimento e di riforma e si compone di modifiche formali, mirate ad agevolare la rendicontazione di obiettivi e traguardi, e di modifiche sostanziali dovute al mutato contesto internazionale, causa di ostacoli oggettivi al raggiungimento di obiettivi e traguardi, e provvede alla riallocazione delle risorse verso impieghi più efficienti, che conducono allo spostamento di alcune misure dal PNRR ad altre forme di finanziamento;

   con l'approvazione della risoluzione n. 6-00044 alla Camera dei deputati, il Governo si è impegnato a trasmettere la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensiva del capitolo REPowerEU, alla Commissione europea;

   in data 4 settembre 2023 si è tenuto un incontro a Bruxelles tra il Ministro interrogato e il capo della Task force europea sul Recovery –:

   quale sia lo stato delle interlocuzioni con la Commissione europea in relazione alla proposta di revisione del PNRR italiano, nonché alla terza ed alla quarta rata del PNRR.
(3-00617)

(5 settembre 2023)

   MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2023 dovrebbe scattare in 76 comuni del Piemonte, compreso il capoluogo Torino, lo stop alla circolazione delle auto diesel Euro 5;

   la decisione, devastante per cittadini, lavoratori e imprese, a giudizio degli interroganti è il frutto dell'ennesima forzatura di Bruxelles sui temi green, stante che, nel febbraio 2021, la Commissione europea richiedeva alla regione Piemonte con urgenza di presentare un Piano straordinario per anticipare il rientro delle emissioni nei limiti di legge entro il 31 dicembre 2025, rispetto al 2030, come previsto dal piano originale della qualità dell'aria;

   si ricorda, infatti, che, in data 9 giugno 2017, veniva sottoscritto a Bologna, dal Ministro dell'ambiente e dai presidenti di regione Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna, l'Accordo di bacino padano per l'attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell'aria; tuttavia il 10 novembre 2020 la Corte di giustizia europea condannava la Repubblica italiana per il superamento dei valori di concentrazione di PM10;

   la richiesta della Commissione europea ha, pertanto, indotto la giunta a dover adottare misure pesantissime per centinaia di migliaia di famiglie e lavoratori, in tanti costretti a cambiare la propria vettura nel giro di un brevissimo periodo;

   dopo il coro di proteste, risulta in corso un confronto tra Governo e regione per individuare una soluzione che garantisca la tutela della salute e il rispetto degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni inquinanti, scongiurando il blocco dei veicoli diesel Euro 5 dal prossimo 15 settembre;

   sarebbe, comunque, opportuno e urgente anche prevedere misure come incentivi e rottamazione per agevolare famiglie e imprese nel cambio del parco auto –:

   quali siano le soluzioni alternative al blocco Euro 5 che il Governo sta valutando e se e quali iniziative di competenza intenda adottare a sostegno del rinnovo del parco auto circolante.
(3-00618)

(5 settembre 2023)

   DE MONTE, BENZONI, PASTORELLA, DEL BARBA, GADDA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, prevede che i comuni possono rilasciare, in via temporanea, licenze taxi aggiuntive in favore dei soggetti già titolari di licenze per la gestione in proprio o l'affidamento anche a titolo oneroso a terzi; si prevede inoltre, per i comuni capoluogo, la possibilità di avvalersi di un meccanismo straordinario per incrementare il numero di licenze in misura non superiore al 20 per cento di quelle esistenti;

   oltre al fatto che si tratta di mere facoltà in capo ai comuni, occorre ricordare che la normativa vigente già prevede la possibilità per i comuni di rilasciare licenze temporanee; quanto al concorso straordinario, ci si limita a semplificazioni procedurali rispetto agli ordinari strumenti di programmazione;

   il problema delle licenze è effettivo, ma non è l'unico; le previsioni di aumento del turismo nei prossimi anni richiedono soluzioni flessibili per soddisfare i picchi di domanda, con un approccio che abbracci le diverse tipologie di trasporto non di linea; occorre modernizzare il sistema di trasporto e aggiornare la normativa di riferimento, risalente al 1992, rispetto a un contesto profondamente diverso, anche da un punto di vista tecnologico, mettendo al centro il cittadino;

   in proposito, è opportuno segnalare che la Corte di giustizia dell'Unione europea, con una sentenza dell'8 giugno 2023, ha ritenuto contraria al diritto europeo la limitazione del numero di licenze per Ncc nell'agglomerato urbano di Barcellona, ricordando che restrizioni alla libertà di stabilimento sono ammesse solo se giustificate da un motivo imperativo di interesse generale e se rispettano il principio di proporzionalità e affermando che l'obiettivo di garantire la sostenibilità economica del servizio taxi è inidoneo a giustificare misure protezionistiche in danno di utenti e operatori;

   le norme contenute nel decreto-legge n. 104 del 2023 appaiono invece norme-manifesto; effetti concreti per i consumatori possono derivare solo da un'effettiva apertura del mercato alla concorrenza, apertura che il Ministro interrogato pare osteggiare apertamente affermando di voler «frenare le grandi multinazionali, certamente anche Uber»;

   è inoltre necessario che il Governo nell'ambito delle proprie competenze e a tutela della concorrenza – ambito di potestà legislativa esclusiva – operi in raccordo con le regioni al fine di garantire uniformità territoriale nell'offerta di servizi per gli utenti –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere qualora i comuni non rilascino licenze ai sensi delle nuove norme in misura idonea ad incidere sulle evidenti criticità registrate, nonché per garantire omogeneità nell'offerta di servizi di trasporto pubblico non di linea nelle diverse regioni.
(3-00619)

(5 settembre 2023)

   GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la produzione di auto in Italia mostra scenari preoccupanti: da quasi un milione e mezzo di veicoli prodotti nel 1999 siamo scesi a 473 mila nel 2022;

   con l'ultimo accordo separato di incentivazione all'esodo sottoscritto a febbraio con Stellantis, i posti di lavoro persi in Italia saliranno a 11.500;

   le ore di cassa integrazione nel settore automotive dal 2015 al 2022 sono passate da quasi 36 milioni a più di 53;

   il 3 luglio Stellantis ha comunicato l'intenzione di realizzare a Mirafiori un «Green Campus» che impiegherà diecimila persone, che sono gli attuali dipendenti presenti nelle aree di ricerca e sviluppo e design;

   tale progetto, sicuramente importante e innovativo, non crea però nuova occupazione e andrà monitorato per vedere se realmente porterà una rinnovata attività di ricerca e sviluppo, da molto tempo assente nel nostro Paese;

   attraverso politiche industriali e investimenti pubblici nel settore automotive, il Governo deve assumere un ruolo guida nel rilancio dell'industria dell'auto nella transizione ecologica e all'elettrico, e di una vera trattativa con sindacati e Stellantis per giungere ad un accordo quadro sul piano industriale che rilanci la produzione di auto in Italia, tornando a un milione di auto e 300 mila veicoli commerciali leggeri prodotti, garantendo la progettazione e produzione in Italia di nuovi modelli innovativi e all'avanguardia tecnologica, la piena occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo, nei centri di ricerca e sviluppo e il rafforzamento della capacità produttiva delle aziende della filiera della componentistica;

   disertando gli incontri al Mimit del 24 luglio e dell'8 agosto 2023, Stellantis sta dimostrando nei fatti la volontà di non volersi confrontare realmente su temi fondamentali come l'assenza di prospettive certe e la situazione critica in cui versano gli stabilimenti in Italia e sul peggioramento delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici;

   l'accordo siglato con Governo e sindacati per la produzione di quattro modelli elettrici entro il 2022 sembra essere svanito nel nulla, lasciando incerte le prospettive di realizzazione e, nel frattempo, Stellantis starebbe progettando nuovi stabilimenti produttivi in Africa, avendo già avviato la produzione di alcuni modelli in Algeria –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere affinché si giunga in tempi rapidi alla definizione di un accordo quadro per il rilancio della produzione di auto in Italia, la riconversione ecologica e la garanzia occupazionale nella ricerca, sviluppo e produzione in ogni singolo impianto, garantendo piena e nuova occupazione ai lavoratori del gruppo e della filiera della componentistica.
(3-00620)

(5 settembre 2023)