TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 62 di Venerdì 3 marzo 2023

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per sapere, per sapere – premesso che:

   stando a quanto si riporta nella sezione «Open data» del sito Inail, in cui sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all'istituto entro il mese di dicembre 2022, le denunce di infortunio sul lavoro presentate entro lo scorso dicembre sono state 697.773 ovvero in aumento del 25,7 per cento rispetto al 2021;

   i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano, un incremento nel 2022 rispetto al 2021, sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0 per cento), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il posto di lavoro (+11,9 per cento);

   si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori, in particolare nella sanità e assistenza sociale (+113,1 per cento), nel trasporto e magazzinaggio (+79,3 per cento), nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+55,2 per cento) e nell'amministrazione pubblica, che comprende le attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (+54,8 per cento);

   l'analisi territoriale evidenzia poi un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+37,3 per cento), seguito da Isole (+33,2 per cento), Nord-Ovest (+30,4 per cento), Centro (+29,4 per cento) e Nord-Est (+13,3 per cento). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+68,9 per cento), la Liguria (+49,0 per cento) e il Lazio (+45,4 per cento);

   i dati citati sono sconcertanti e denunciano chiaramente una situazione allarmante per il livello di crescente «insicurezza» nel lavoro tale per cui la recente notizia della scomparsa di quattro lavoratori nei porti di Civitavecchia, Trieste, alla Tpl Linea di Savona e presso gli scavi per il terzo valico non sorprende affatto. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state ben 1.090, dato da leggere con attenzione e incrociandolo a quello che registra un decremento delle denunce stesse nel periodo di tempo;

   il decreto legislativo n. 81 del 2008, recante norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, all'articolo 3, comma 2, prevede l'adozione di decreti finalizzati a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento tra la disciplina recata dal medesimo decreto legislativo e la normativa speciale relativa alle attività lavorative a bordo delle navi, a quelle in ambito portuale e a quelle concernenti il trasporto ferroviario. Tale termine, fissato in dodici mesi, è stato più volte prorogato, in quanto con lo strumento regolamentare non è risultato possibile operare il prescritto raccordo tra la normativa generale e quella speciale afferente ai singoli settori che richiedeva necessariamente l'individuazione di nuove e autonome fattispecie anche penalmente rilevanti, da operare necessariamente con una norma primaria;

   con l'ultima proroga il termine è scaduto nel 2012 e i tentativi di presentare ulteriori emendamenti di proroga di tale termine non hanno, avuto felice esito;

   decorso il suddetto termine per l'emanazione dei regolamenti di coordinamento, per espressa previsione del decreto legislativo n. 81 del 2008, sarebbero state abrogate le relative discipline speciali di settore, con conseguente vuoto normativo derivante dall'assenza di una disciplina per i tre settori menzionati, in considerazione del fatto che lo stesso decreto legislativo n. 81 del 2008 esclude in modo esplicito l'applicabilità di alcuni suoi titoli, come ad esempio quello sui «luoghi di lavoro», ai mezzi di trasporto;

   con la modifica introdotta nell'ordinamento con l'articolo 1 della legge 12 luglio 2012, n. 101, concernente conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese, è stata mantenuta in essere la disciplina fino all'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, e successive modificazioni;

   si tratta di settori con spiccate specificità che necessitano di un intervento sezionale con necessità di definizione e standard peculiari che non consentono di essere ricondotti sempre alla disciplina di settore e sono passati ormai 12 anni dall'entrata in vigore del testo unico senza che i settori suindicati siano stati disciplinati;

   grazie a una proposta emendativa del Movimento 5 Stelle alla legge di bilancio 2023, è previsto il «Fondo sicurezza lavoro portuale», istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con tre milioni di euro destinati alle imprese del porto che investiranno in sicurezza sul lavoro dal 2023 al 2026. Il fondo è destinato ad:

    agevolare il conseguimento o il rinnovo della patente e le abilitazioni professionali per la guida dei veicoli destinati al trasporto e alla movimentazione di persone e merci nell'area portuale riconoscendo un «buono portuale» per ciascun dipendente;

    sviluppare modelli di organizzazione e gestione della sicurezza sul lavoro grazie a un «buono portuale» di 10.000 euro per ciascuna impresa che intraprenderà il percorso di adozione;

    incentivare azioni di riqualificazione del personale attraverso modelli di formazione e di riqualificazione del personale nella direzione della digitalizzazione e dei processi di automazione tramite un «buono portuale» di 50.000 euro per ciascuna impresa che erogherà la formazione –:

   quali iniziative si intenda assumere al fine di sostenere la sicurezza sul lavoro nei settori di cui in premessa;

   quando si intenda dare attuazione all'articolo 3 del citato decreto legislativo n. 81 del 2008 adottando le norme ivi previste in materia di sicurezza dei lavoratori del porto, delle navi e del trasporto ferroviario;

   quando si intenda emanare il decreto attuativo previsto all'articolo 1, comma 472, del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023, al fine di incentivare la qualificazione del lavoro portuale.
(2-00076) «Traversi, Aiello, Iaria, Cantone, Fede, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Bruno, Scerra, Scutellà, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Amato, Caso, Cherchi».

(14 febbraio 2023)

B)

   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   con avviso esplorativo protocollo n. 2022/2206RI/DR-VE del 7 dicembre 2022 è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto o concessione di valorizzazione di lunga durata dell'isola di Sant'Andrea (Venezia), un isolotto trapezoidale dove sono collocati due edifici di un sistema fortilizio vero con strutture funzionali all'uso militare, la cui superficie complessiva è di circa 22.400 metri quadrati, bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

   con avviso esplorativo protocollo n. 2022/2207RI/DR-VE del 7 dicembre 2022 è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto – dopo sdemanializzazione – del compendio denominato «Casa Madonna Nicopeja», sito a Venezia Lido: un'ampia struttura utilizzata come comunità e alloggio, l'area si sviluppa su una superficie di 7.400 metri quadrati sulla quale insiste un immobile, articolato su più piani, avente superficie coperta di 1.300 metri quadrati;

   con avviso esplorativo è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto in proprietà ovvero per la concessione di valorizzazione di lunga durata della maggior porzione del compendio immobiliare sito in Venezia denominato «Ex Convento di San Salvador», composto da un fabbricato con tipica conformazione dei monasteri cinquecenteschi, disposto in quattro piani praticabili, caratterizzato dalla presenza di due chiostri, entrambi con pozzo centrale. Bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

   con avviso esplorativo è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto in proprietà ovvero per la concessione di valorizzazione di lunga durata dell'isola di Poveglia, composta da tre isolotti ravvicinati che si conformano, approssimativamente, in un tronco di piramide, di superficie complessiva di circa 72.500 metri quadrati. Bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

   per quanto concerne l'isola di Sant'Andrea si ricorda che lì insiste l'omonimo forte realizzato nella prima metà del XVI secolo, incorporando una precedente costruzione fortificata sopravvissuta solo nell'antico mastio centrale che caratterizza tutt'ora il forte. Opera dell'architetto veronese Sanmicheli, autore di numerose costruzioni civili e militari rimaste celebri in tutti i domini della serenissima, sorge su uno scanno sabbioso di fronte alla bocca di porto di Lido, l'ingresso principale dal mare alla laguna di Venezia;

   il valore storico del forte e dell'intero compendio è immenso. Salire sul forte è il modo migliore per capire Venezia, il rapporto mare-laguna-entroterra; da lì (previa messa in sicurezza) dovrebbe partire una vista tesa alla comprensione della città e della sua storia; il forte potrebbe diventare la sede, o una sede, del museo della città (o museo della civiltà dell'acqua) che è l'anello mancante del sistema museale pubblico della città di Venezia;

   con delibera 9 giugno 2021, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile ha finanziato una serie di interventi per il completamento e la messa in sicurezza della laguna: sono opere di compensazione ambientale, ex articolo 95, comma 23, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104. Tra queste figure la messa in sicurezza idraulica dell'insula San Marco, ivi compresa la piazza, il completamento degli interventi di recupero degli edifici storici dell'isola del Lazzaretto Vecchio in Laguna centrale, il consolidamento di un tratto di muro demaniale dell'isola di San Giorgio Maggiore, gli interventi di recupero e valorizzazione dell'isola di Sant'Andrea e dell'annesso Forte demaniale, gli interventi di recupero e di risanamento di marginamenti lagunari per un importo totale: euro 40.620.691,40;

   sono tutte opere per il completamento e l'integrazione degli interventi richiesti dalla Commissione europea, in esito alla procedura di infrazione n. 2003/4762, relativi alla necessità di identificare gli impatti conseguenti alla realizzazione del sistema Mose e sono misure idonee a prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat;

   è necessario che all'interno di questa linea di finanziamento, oppure con altre risorse da individuare, sia garantito il recupero del forte come bene pubblico da mettere a disposizione della città lagunare;

   per quanto concerne i compendi di Casa Madonna Nicopeja e San Salvador è necessario individuare specifiche funzioni civili utili alla città e che non consentano un incremento dell'offerta di ricettività turistica, tenendo anche conto della raccomandazione n. 4 sullo stato di conservazione del sito Unesco «Venezia e la sua Laguna» riportata dalla decisione World Heritage Committee 44COM.7B.50;

   da tempo si sta lavorando per perfezionare gli strumenti di gestione del turismo, migliorando gli spazi pubblici e gli alloggi pubblici mettendo in atto un modello di turismo sostenibile, sviluppando strategie e politiche che si tradurranno nella riduzione del numero di visitatori, migliorando significativamente la qualità della vita dei residenti riqualificando le aree urbane al corretto uso residenziale, in un assetto economico più diversificato e resiliente per il futuro di Venezia, la sua laguna e gli abitanti;

   per quanto concerne le isole di Poveglia da anni è in attesa di una risposta l'offerta di cittadini e cittadine di attivare un percorso virtuoso di rigenerazione sociale ed urbana dell'isola presentato dalla associazione «Poveglia per tutti», che di recente ha ribadito la sua opposizione all'ipotesi di alienazione della proprietà e l'intendimento di partecipare all'avviso esplorativo di cui sopra, presentando una istanza finalizzata ad ottenere dall'Agenzia del demanio la concessione delle isole;

   sempre su Poveglia si ricorda che nella XVIII legislatura era stata presentata una proposta per realizzarvi un Centro studio e ricerca internazionale sui cambiamenti climatici, già previsto con sede a Venezia, in ottemperanza alla legge n. 204 del 4 novembre 2016, proposta che poteva convivere con l'istanza della associazione «Poveglia per tutti» –:

   se i Ministri interrogati, anche alla luce di quanto in premessa, non ritengano dover mettere in atto tutte le iniziative urgenti e necessarie per evitare la svendita di un inestimabile patrimonio ambientale, storico ed artistico destinandolo alle funzioni proprie di Venezia.
(2-00055) «Zanella».

(24 gennaio 2023)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   Crotone ospita uno dei siti più contaminati dell'intero Paese, per il quale è prevista la bonifica già da diversi anni e rientra nel Sin Crotone-Cassano-Cerchiara, avendo ospitato dagli anni '20 agli anni '90 del secolo scorso diverse industrie chimiche che hanno contribuito allo sviluppo economico di tutta la nazione;

   con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale era stato nominato come commissario straordinario, la dottoressa Elisabetta Belli, ma dal 28 giugno 2018, data di scadenza del suo mandato, si sono susseguiti solo annunci relativi al suo successore, che, tuttavia, non è stato ancora ufficialmente nominato;

   infatti, nonostante nel mese di settembre 2022, a ridosso delle imminenti elezioni politiche, sia stato indicato quale nuovo commissario il prefetto di Crotone, con le problematiche che ne deriverebbero a causa della cronica carenza di personale che affligge da sempre l'Ufficio territoriale del Governo, a tutt'oggi la nomina non è stata perfezionata;

   nel frattempo, Eni-Rewind, la società che ha sostituito Eni-Syndial per le operazioni di bonifica dei siti industriali dismessi, nonostante con l'approvazione del POB2 si fosse impegnata a trasportare fuori regione tutti i rifiuti della bonifica, pericolosi e anche radioattivi, non volendo più onorare detto impegno, ha richiesto alla regione Calabria la riapertura del PAUR, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica;

   Eni-Rewind, pertanto, con la riapertura del PAUR vorrebbe «tombare» ben 400.000 tonnellate di rifiuti nello stesso sito industriale, si è già attivata per ottenere il cambio di destinazione d'uso dell'area e i relativi permessi presso le autorità competenti;

   tuttavia, nel corso della conferenza dei servizi tenutasi il 9 febbraio 2023, alla quale mancava il commissario straordinario, perché ancora non nominato, la proposta di Eni-Rewind è stata giudicata improcedibile, avendo incassato il parere negativo di tutti gli Enti seduti al tavolo e, in particolare, il parere contrario espresso all'unanimità dal Consiglio comunale e dal Consiglio provinciale di Crotone;

   una siffatta soluzione, anziché risolvere il problema dell'inquinamento a Crotone, che già ha dato troppo dal punto di vista ambientale, rischierebbe di aggravare ulteriormente i rischi per la popolazione, senza alcun vantaggio per il territorio, la cui provincia è già all'ultimo posto delle classifiche nazionali per qualità della vita, prodotto interno lordo pro capite e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento;

   infatti, preme ricordare che la città di Crotone ospita nel suo territorio l'unica discarica privata della Calabria (Columbra), che accoglie rifiuti speciali pericolosi e non, discarica che sebbene già satura, ha ricevuto ulteriori 120.000 tonnellate di scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti da tutta la regione, autorizzati dell'ennesima ordinanza contingibile e urgente della regione Calabria (n. 246 del 7 settembre 2019), ai quali si aggiungono i rifiuti speciali pericolosi che pervengono in modo continuativo da tutto il Paese, destinati nell'altra discarica adiacente alla prima e ad essi dedicata;

   la preoccupazione, a tal punto, si sposta proprio su tale discarica, dal momento che nel corso della conferenza dei servizi Eni-Rewind ha ribadito che le alternative alla «tombatura» sono poche, che non vi sarebbero siti in Italia disposti ad accogliere le scorie, quando invece proprio a Crotone esiste la suddetta discarica privata che potrebbe ospitarli;

   una siffatta soluzione violerebbe ancora una volta gli impegni sottoscritti con il POB2, di trasferire fuori regione tutte le scorie;

   il ritardo accumulato è oramai inescusabile ed è necessario procedere immediatamente alla nomina del nuovo commissario straordinario perché partecipi alla prossima conferenza dei servizi sul punto e vigili sull'avvio delle operazioni di bonifica, con il trasferimento di tutti i rifiuti fuori regione, così come deciso con la sottoscrizione del POB2;

   è assolutamente impensabile, per le ragioni sopra esposte, che i rifiuti speciali pericolosi, anche radioattivi, vengano definitivamente «tombati» nel sito industriale, che al contrario deve essere restituito bonificato alla città di Crotone, trattandosi di un'area di circa 530 ettari fronte mare e contigua al centro abitato, o che gli stessi vengano trasferiti a distanza di pochi chilometri, nella citata discarica privata di Columbra, adiacente al quartiere periferico di Papanice, senza che così venga definitivamente risolto il problema dell'inquinamento ambientale nel Sin di Crotone;

   è pertanto necessario un intervento urgente del Governo, affinché provveda all'immediata nomina del commissario straordinario, individuato in una figura di alto profilo, competente sia dal punto di vista tecnico che organizzativo, anche al fine di impedire l'infiltrazione della criminalità organizzata, sicuramente interessata alla gestione delle ingenti somme che verranno spese nelle operazioni di bonifica;

   l'individuazione del prefetto di Crotone, pur garantendo dal punto di vista della legalità la precisa esecuzione delle operazioni di bonifica, rischia di essere inefficace se non coadiuvato da un adeguato incremento di personale altamente specializzato –:

   se il Governo sia a conoscenza della gravissima situazione di allarme ambientale in cui versa il Sin di Crotone e quali iniziative intenda adottare per colmare l'irragionevole ritardo accumulato nella nomina del Commissario straordinario con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale e vigilare sulla gestione delle somme impiegate;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per salvaguardare il territorio della provincia di Crotone, che ha già pagato un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale, rispetto ad ulteriori iniziative contrastanti con la vocazione turistica e il pregio paesaggistico del territorio, che rischiano di aggravare una situazione ambientale già ampiamente compromessa.
(2-00075) «Baldino, Orrico, Scutellà, Tucci, Cappelletti».

(14 febbraio 2023)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nell'ambito della produzione di farmaci – soprattutto salvavita e in relazione alla cura di malattie genetiche rare – la produzione di plasmaderivati assume una particolare rilevanza e, in tal senso, il plasma va considerato come una delle risorse strategiche mondiali per il futuro, soprattutto alla luce del fatto che non è sintetizzabile in laboratorio e la disponibilità dipende esclusivamente da donazioni volontarie;

   i medicinali plasmaderivati (MPD) sono specialità farmaceutiche che, nella maggioranza dei casi, non presentano alternative terapeutiche e costituiscono un settore in espansione continua e soprattutto in costante evoluzione. Sono farmaci, al pari dei vaccini, prodotti da materiale biologico; al pari dei gas medicinali, per alcune terapie sono farmaci salvavita, infungibili e insostituibili; come i farmaci orfani, sono destinati anche alla cura di malattie genetiche rare;

   per la produzione dei MPD viene impiegato plasma raccolto tramite donazioni volontarie, in centri specializzati per separazione dal sangue o per plasmaferesi: la sicurezza dei plasmaderivati è poi costantemente monitorata attraverso attività di farmacovigilanza;

   il consumo di plasmaderivati è in costante crescita per diversi fattori, tra cui l'invecchiamento della popolazione, l'approvazione di nuove indicazioni terapeutiche, l'incremento dei dosaggi per accrescere l'efficacia delle terapie e l'aumento delle diagnosi delle malattie trattate con farmaci MPD;

   per l'approvvigionamento della materia prima, le aziende che producono medicinali plasmaderivati utilizzano plasma raccolto con donazioni volontarie e non remunerate da parte delle regioni, che stipulano convenzioni con le imprese per la sua lavorazione. Nel caso di insufficienza devono ricorrere al mercato estero;

   la pandemia da COVID-19 ha causato una riduzione della raccolta di plasma a livello nazionale e internazionale con ripercussioni sul costo del plasma importato che è significativamente aumentato, mettendo a rischio la possibilità di produzione della quantità necessaria di farmaci emoderivati – ostacolando in tal modo anche l'erogazione di terapie salvavita – e la sostenibilità economica del settore;

   a parità di sistema pubblico di raccolta, l'Italia raggiunge un livello di autosufficienza pari a quasi il 70 per cento del fabbisogno grazie al «Programma nazionale di autosufficienza sangue», rispetto al 39 per cento di Spagna o al 35 per cento di Francia;

   il 2022 è stato un anno negativo per la raccolta di plasma in Italia – ne sono stati raccolti 842.949 chili, circa 20 mila in meno rispetto al 2021, quando se n'erano raccolti 862.401 – raggiungendo livelli inferiori anche a quelli del 2020, anno in cui la pandemia ha ridotto fortemente l'attività dei servizi trasfusionali. Servizi, inoltre, che si confrontano anche con una grave carenza di personale che incide comunque sulle attività di donazione;

   se al plasma raccolto e utilizzato in Italia per la produzione di farmaci plasmaderivati non si applica il regime del payback farmaceutico, le misure di contenimento della spesa farmaceutica si applicano invece al plasma importato dall'estero e acquistato dal Servizio sanitario nazionale, in quanto equiparato a una qualsiasi altra tipologia di farmaco;

   la ridotta disponibilità di plasma sul mercato estero e il contestuale aumento dei prezzi sta spingendo le aziende del settore a spostare la produzione negli stabilimenti siti in Paesi dove è prevista una specifica esenzione dell'applicazione del payback sui farmaci plasmaderivati, con rilevanti ripercussioni sia sull'accesso a cure salvavita per i pazienti che ne necessitano, sia sull'occupazione;

   il numero di donatori, e di donazioni, presenta da anni un segno negativo e si rendono necessarie iniziative concrete per invertite il trend –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative di competenza volte a prevedere l'esclusione dei farmaci plasmaderivati – cosiddetti commerciali – dall'applicazione del regime del payback al pari di altri farmaci biologici;

   se e quali iniziative siano state adottate al fine di attuare quanto disposto all'articolo 19, comma 10, della legge n. 118 del 2022, che autorizza la spesa di un milione di euro a decorrere dal 2022 per la realizzazione di iniziative, campagne e progetti di comunicazione e informazione istituzionale, finalizzate a promuovere la donazione volontaria e gratuita di sangue e di emocomponenti, con particolare attenzione alla sensibilizzazione dei giovani sul tema della donazione.
(2-00079) «Nevi, Cappellacci, Patriarca, Battilocchio».

(20 febbraio 2023)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   diversi organi o servizi di informazione, anche la nota trasmissione «Striscia la notizia», hanno documentato, già da tempo, l'ormai cronica situazione di disagio e disservizio dell'ospedale Cardarelli di Napoli, dove i pazienti sono costretti a infinite e drammatiche attese nei pronto soccorso e il personale sanitario, conseguentemente, non è messo in condizioni di svolgere serenamente e adeguatamente il proprio lavoro;

   i pazienti attendono sulle barelle, talvolta anche 10 giorni, prima di essere trasferiti nei reparti di degenza e la situazione sembra che sia talmente «cronicizzata» che alcune aree del pronto soccorso sono di fatto diventate degli spazi di ricovero stabile e non di transito come dovrebbe essere un pronto soccorso; nei locali adibiti all'osservazione breve intensiva vengono collocate numerose barelle con fogli di carta attaccati per la identificazione dei pazienti e senza alcuna distanza di salvaguardia della salute, sicurezza e riservatezza dei pazienti, con il caos conseguente anche all'accesso dei famigliari;

   da ultimo un'agenzia di stampa del 23 febbraio ha dato la notizia che «sono 74 al momento i malati in barella nel pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, dove da oggi viene attuato un contingentamento dei ricoveri per decongestionare la situazione. Dalla direzione dell'ospedale si apprende che è stato chiesto al 118 di dirottare in altre strutture le ambulanze, mentre vengono accolti i pazienti in condizione di urgenza che si rechino autonomamente al pronto soccorso. Lo stop dei ricoveri programmati ha permesso di liberare posti in vari reparti, riducendo la criticità e i tempi di attesa in una giornata non semplice per i medici dell'emergenza chiamati a gestire da stamattina sei ricoveri in codice rosso e 47 casi in codice giallo»;

   il NurSind Campania da anni denuncia questa situazione disastrosa e nei mesi scorsi aveva segnalato la mancata attuazione, da parte della regione Campania, dell'accordo Stato-regioni sulle «Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero», sulle «Linee di indirizzo nazionali sull'Osservazione Breve Intensiva» e sulle «Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso»;

   altra regione, medesima situazione, ed è il caso dell'ospedale Careggi di Firenze: anche su questo nosocomio gli organi di informazione segnalano come sia ormai diventata una consuetudine che i pronto soccorso vengano presi d'assalto dai pazienti che non trovano altrove risposta ai bisogni di salute. E finisce che si scambi la consuetudine per normalità. Anche qui, come in Campania, è stato dato lo stop temporaneo a tutti i ricoveri programmati e ciò nonostante la situazione non sembra migliorata molto;

   «Servono soluzioni drastiche, altrimenti anche la Toscana si ritroverà come altre regioni a dover fare i conti con i pronto soccorso gestiti dai privati, dove non c'è garanzia sulla selezione del personale – dice il segretario regionale del sindacato Anaao – La tomba della sanità pubblica»;

   anche nei pronto soccorso romani la situazione è drammatica e alcuni giorni fa alcuni organi di informazione segnalavano addirittura «il record di ben 1.107 pazienti ammassati nelle sale in attesa di ricovero: 97 all'Umberto I, 91 al Gemelli, 70 al Sant'Andrea e 68 sia al Pertini che al San Camillo»;

   in tutto il Paese sono sempre più numerosi gli allarmi e le situazioni di esasperazione, con i pazienti costretti a lunghi tempi di attesa per accedere a visite ed esami e costretti ad accedere ai pronto soccorso ospedalieri per avere le cure necessarie;

   il 1° agosto 2019, con l'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sono stati adottati i documenti «Linee di indirizzo nazionali sul Triage Intraospedaliero», «Linee di indirizzo nazionali sull'Osservazione Breve Intensiva» e «Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso»; i predetti documenti hanno il dichiarato obiettivo di contrastare il fenomeno del sovraffollamento (overcrowding) che interferisce con il normale funzionamento del pronto soccorso a seguito della sproporzione tra la domanda sanitaria, costituita dal numero di pazienti in attesa e in carico, e le risorse disponibili, fisiche e/o umane e/o strutturali;

   secondo quanto riportato nelle Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso del Ministero della salute, quando il sovraffollamento è costante generalmente è dovuto al sottodimensionamento del pronto soccorso rispetto agli accessi, conseguente ad una reale mancanza di risorse strutturali, tecnologiche, umane e di organizzazione;

   il sovraffollamento, come evidenziato nelle predette Linee di indirizzo, ha gravi conseguenze sulla salute dei pazienti come anche l'aumento della mortalità, ritardi di valutazione e trattamento, aumento dei tempi di degenza, rischio di nuovo ricovero a breve termine, esposizione agli errori;

   anche sugli operatori le conseguenze sono gravi: mancata aderenza alla buona pratica clinica, aumento dello stress e del burn out, aumento degli episodi di violenza verso gli operatori stessi –:

   alla luce di quanto sopra esposto, se non ritenga opportuno avviare un'ampia attività ispettiva e di monitoraggio nei pronto soccorso del Paese al fine di salvaguardare la salute pubblica dei cittadini, verificando e documentando quali siano le cause e le soluzioni;

   quali ulteriori iniziative intenda porre in essere per eliminare il fenomeno del sovraffollamento, tenuto conto che può generare un incremento del rischio clinico, sia per l'utenza che per gli operatori, e un inadeguato rispetto della garanzia dei Lea e della qualità delle cure;

   se, a distanza di più di tre anni dall'accordo in Conferenza Stato-regioni, le regioni e, conseguentemente, tutte le aziende ospedaliere abbiano correttamente recepito i documenti condivisi con l'accordo del 1° agosto 2019.
(2-00084) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Auriemma».

(28 febbraio 2023)