Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Piano d'azione dell'UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 18
Data: 23/05/2023
Organi della Camera: XIII Agricoltura, XIV Unione Europea


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Piano d'azione dell'UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente

23 maggio 2023


Indice

|Finalità e contenuti|Contenuto|Dati sulla pesca in Italia (a cura del Servizio Studi)|Esame presso le Istituzioni dell'UE|Esame presso altri Parlamenti nazionali|



Finalità e contenuti

Il 21 febbraio 2023 la Commissione europea ha presentato un Piano d'azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente nell'ambito di un pacchetto di misure volte a migliorare la sostenibilità del settore della pesca e dell' acquacoltura.
Il Piano d'azione è volto ad assicurare buone condizioni di conservazione dell'ambiente marino, che risente della pressione dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento degli oceani, al fine di preservare stock ittici sani e una ricca biodiversità ed assicurare prospettive a medio e a lungo termine alle comunità di pesca dell'UE.
Le linee di intervento previste dal Piano sono, pertanto, concepite per rafforzare la tutela dell'ambiente marino e la sostenibilità delle attività di pesca, essendo, in particolare, dirette a:
  • rafforzare il contributo della Politica comune della pesca agli obiettivi ambientali e climatici dell'Unione;
  • ridurre l'impatto negativo delle attività di pesca sugli ecosistemi marini, in particolare attraverso la perturbazione dei fondali, le catture accessorie di specie sensibili e gli effetti sulle reti trofiche marine.
Il Piano contribuisce all'attuazione della strategia europea sulla biodiversità per il 2030 che prevede l'impegno a offrire tutela giuridica al 30% delle aree marine dell'Unione, di cui un terzo rigorosamente protetto. Per conseguire tale obiettivo, la Commissione invita gli Stati membri ad adottare misure di conservazione nel settore della pesca per proteggere e gestire efficacemente le aree marine protette, con un calendario preciso. Le misure dovrebbero consentire la protezione delle zone di riproduzione e di crescita del novellame, la riduzione dei tassi di mortalità degli stock e il ripristino di aree vitali per le specie e gli habitat sensibili.
Il Piano mira inoltre a ridurre l'impatto della pesca sui fondali marini, il cui ripristino e la cui tutela sono ritenuti fondamentali, tenuto conto della loro importanza per la biodiversità marina e del ruolo svolto nel contrastare i cambiamenti climatici grazie alla capacità di assorbimento del carbonio.
La Commissione invita, pertanto, gli Stati membri a proporre raccomandazioni comuni e ad adottare misure nazionali per eliminare gradualmente la pesca di fondo con attrezzi attivi in tutte le aree marine protette al più tardi entro il 2030 e a vietarla in tutte le aree marine protette di recente istituzione. Le prime misure dovrebbero essere adottate già entro marzo 2024 per i siti inseriti nella rete "Natura 2000" ai sensi della direttiva Habitat, che protegge i fondali e le specie marine.
Nel Piano d'azione sono, infine, proposte azioni volte ad aumentare la selettività degli attrezzi e delle pratiche di pesca, nonché a ridurre le catture accidentali di specie minacciate, fissando un calendario che aiuterà gli Stati membri a dare la priorità alle specie che necessitano di maggior protezione.

Contenuto

Il Piano individua i seguenti obiettivi:
  • rendere le attività di pesca più sostenibili;
  • garantire una transizione equa;
  • rafforzare le conoscenze, la ricerca e l' innovazione.

Rendere la pesca sostenibile

Il Piano richiama l'obiettivo, contemplato dal nuovo quadro globale in materia di biodiversità e dalla strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, di proteggere il 30% dei mari dell'UE creando nuove aree marine protette, gestendo più efficacemente quelle esistenti, rendendo le attività di pesca più sostenibili, anche attraverso l' uso di attrezzi da pesca a basso impatto , e limitando al massimo le catture accidentali di specie sensibili. Esso, inoltre, si prefigge lo scopo di proteggere il novellame e le relative zone di riproduzione e di crescita e di ridurre l'impatto sugli habitat sensibili, in particolare sui fondali marini.
Le azioni previste dal Piano si basano sulla normativa vigente in materia di tutela ambientale e gestione della pesca, a cominciare dal regolamento, aggiornato nel 2019, relativo alla conservazione delle risorse della pesca e alla protezione degli ecosistemi marini attraverso misure tecniche. Tale regolamento reca disposizioni relative a quando, dove e come pescare, ai quantitativi e alla taglia dei pesci e alle catture accessorie e, di conseguenza, sulla sostenibilità delle operazioni di pesca.
Secondo la Commissione tale normativa resta il punto di riferimento per il conseguimento degli obiettivi ambientali e l'adozione di approcci regionali. Il regolamento sulle misure tecniche contiene una serie di norme sulla pesca selettiva in ciascun bacino marittimo, ad esempio istruzioni specifiche sulle diverse dimensioni e forme delle maglie delle reti da pesca per poter catturare solo pesci di determinate taglie, sulle griglie e sui pannelli di selezione che consentono la fuoriuscita di determinate specie o sulla posizione e sui periodi di chiusura delle zone di pesca, ad esempio durante il periodo di riproduzione dei pesci (si vedano gli allegati da V a XI).
Il primo obiettivo è ulteriormente articolato in due distinti ambiti di intervento, volti a:
  • migliorare la selettività degli attrezzi e ridurre l'impatto delle attività di pesca sulle specie sensibili;
  • ridurre l'impatto della pesca sui fondali marini.
Migliorare la selettività degli attrezzi e contenere l'impatto della pesca sulle specie sensibili
La Commissione richiama gli obiettivi del citato regolamento sulle misure tecniche e l'esigenza di migliorarne l'attuazione. Tra questi, ridurre al minimo e, se possibile, eliminare le catture accidentali di specie marine sensibili, minacciate da numerosi fattori: la pesca eccessiva, l' inquinamento, la perturbazione o la distruzione e il degrado dei loro habitat. Per alcune specie uno dei rischi principali è rappresentato dalla cattura accidentale negli attrezzi da pesca che hanno contribuito al declino delle popolazioni di diverse specie, alcune a rischio di estinzione nonostante la tutela offerta dalla normativa dell'UE sulla protezione della natura.
Tra le specie vulnerabili figurano diversi squali, tartarughe marine, mammiferi marini (la focena del Baltico centrale e le foche monache del Mediterraneo) e uccelli marini (ad es. la berta delle Baleari) che corrono il rischio di cattura nella pesca con reti fisse. I mammiferi marini sono spesso catturati con grandi reti da traino pelagiche, gli uccelli marini nella pesca con palangari e le tartarughe marine con reti da traino e palangari.
La Commissione europea sottolinea che la normativa dell'UE in materia di ambiente e le norme della politica comune della pesca (PCP), in special modo l'introduzione di modifiche tecniche agli attrezzi da pesca o la limitazione della pesca nei periodi e nelle zone in cui la presenza di una specie sensibile è particolarmente elevata, offrono già strumenti adeguati ad evitare le catture accidentali.
Ricorda, inoltre, i progetti pilota, in programma o già avviati in varie zone marine dell'Unione, per la protezione delle specie sensibili, ad esempio le misure in corso di elaborazione per ridurre la cattura degli squali e proteggere le aree di crescita del novellame nel Mediterraneo.
Richiama, tuttavia, gli Stati membri ad intensificare gli sforzi per rispettare gli impegni assunti nell'ambito della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 e li esorta a sfruttare appieno gli strumenti della politica comune della pesca per attuare con urgenza le misure già disponibili e scientificamente convalidate, tra le quali la chiusura di breve durata di determinate zone di pesca o l'installazione di dissuasori acustici. Li invita, inoltre, a migliorare i sistemi di monitoraggio necessari per individuare la portata e la distribuzione delle catture accidentali.
Ritiene altresì fondamentale, per conseguire il rendimento massimo sostenibile per le specie ittiche sfruttate a fini commerciali, che contribuisce al buono stato ecologico delle popolazioni ittiche, limitare le catture o lo sforzo di pesca e garantire che le attività di pesca siano altamente selettive, facendo sì che i pescatori catturino soltanto le specie bersaglio e solo in determinati quantitativi, età e taglie.
Ritiene che la protezione di zone di riproduzione e di crescita del novellame, comprese le aree oggetto di protezione rigorosa, consentendo l' aumento degli stock, possa avere un impatto positivo sulla pesca nelle zone adiacenti.
A tal fine, sottolinea la necessità che gli Stati membri proseguano e accelerino i lavori sulle misure nazionali e le raccomandazioni comuni utili a dare seguito alle raccomandazioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ( CGPM ) sull'adozione e la diffusione di strumenti e pratiche innovativi per la sostenibilità della pesca, come l'uso di attrezzi da pesca più selettivi, strumenti di monitoraggio per individuare le zone di concentrazione del novellame e per evitare tali zone. In tale contesto, ritiene necessario fornire incentivi e un sostegno efficaci alle comunità di pescatori interessate e fare buon uso dei fondi UE disponibili.
La Commissione sosterrà gli Stati membri chiedendo il parere delle istituzioni scientifiche su come migliorare gli attuali modelli di pesca della flotta dell'UE. Se necessario, sulla base di nuovi pareri scientifici, si avvarrà anche delle sue competenze di esecuzione a norma del citato regolamento sulle misure tecniche riguardo alla progettazione degli attrezzi da pesca (si veda l'art. 15) al fine di garantire condizioni di parità nell'attuazione delle disposizioni sulla selettività degli attrezzi.
Ritiene, infine, importante e urgente migliorare la conservazione delle specie a grave rischio di estinzione pescate a fini commerciali, come l'anguilla.
Le azioni previste
Per migliorare la selettività degli attrezzi e ridurre l'impatto delle attività di pesca sulle specie sensibili la Commissione invita gli Stati membri ad adottare iniziative volte a:
  • definire, entro la fine del 2023, i valori soglia per il tasso massimo di mortalità ammissibile per le catture accidentali di specie selezionate dagli Stati membri (uccelli, mammiferi, rettili, di pesci e cefalopodi non sfruttati a fini commerciali) nell'ambito dell'attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino;
  • adottare misure di gestione della pesca per attuare senza indugio tali valori soglia mediante misure nazionali o mediante la presentazione di raccomandazioni comuni;
  • adottare misure nazionali o presentare raccomandazioni comuni per ridurre al minimo le catture accessorie (o ridurle a un livello che consenta la piena ricostituzione delle popolazioni) delle seguenti specie:
    • entro la fine del 2023, focena del Baltico centrale e del Mar Nero e della zona iberico-atlantica e delfino comune nel Golfo di Biscaglia;
    • entro la fine del 2024, squadro, razza bavosa, pesce violino, razza maltese, squalo bianco, squalo toro, cagnaccio, altavela, storione, tartarughe marine, berta delle Baleari e foca monaca del Mediterraneo;
    • entro il 2030, le restanti specie marine sensibili a rischio di catture accidentali, dando la priorità a quelle in "stato di conservazione insoddisfacente" o a rischio di estinzione;
  • migliorare, entro la fine di giugno 2024, la protezione dell' anguilla adottando piani di gestione o aggiornando quelli esistenti a norma dell'apposito regolamento. I piani di gestione dovrebbero contrastare l'impatto della pesca commerciale e ricreativa, in tutte le fasi del ciclo di vita della specie, e le ripercussioni non legate alla pesca attraverso l'attuazione della normativa in materia, come la direttiva quadro sulle acque, la direttiva Habitat e la citata direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino. Tali piani dovrebbero, inoltre, includere azioni di ripristino degli habitat dell'anguilla, di miglioramento della connettività dei fiumi e di eliminazione degli ostacoli alla migrazione e per migliorare la cooperazione transfrontaliera;
  • aggiornare entro marzo 2027 i programmi di misure previsti dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, al fine di inserirvi misure contro la perdita e la dismissione degli attrezzi da pesca e i rifiuti marini connessi alla pesca;
  • presentare e attuare, entro il 2030, misure supplementari volte a promuovere la selettività, a cominciare dagli stock per cui si prevedono i maggiori vantaggi biologici sulla base dei lavori del Comitato scientifico ed economico per la pesca ( CSTEP), della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo e di altre istituzioni scientifiche, come il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare ( CIEM).Tali misure dovrebbero comprendere nuove tecniche per gli attrezzi da pesca al fine di ridurre le catture di pesci di piccole dimensioni, nonché misure specifiche in determinate zone o periodi, qualora vi siano prove evidenti di concentrazioni elevate di pesci di taglia inferiore a quella minima di riferimento per la conservazione;
  • creare nuove aree marine protette entro il 2030 e gestirle in modo efficace, garantendo una protezione rigorosa delle principali zone di riproduzione e di crescita del novellame.
 
La Commissione europea annuncia inoltre che intende:
  • chiedere nel 2023 al Comitato scientifico ed economico per la pesca un parere su come valutare le dimensioni ottimali dei pesci da catturare (oggetto di commercializzazione ed elencati nell'allegato XIV del regolamento sulle misure tecniche) con gli attrezzi da pesca per ottenere il rendimento più elevato a lungo termine e su come migliorare gli attrezzi da pesca, tenendo conto della selettività, della combinazione delle specie bersaglio, dei vantaggi a lungo termine e delle conseguenze socio-economiche;
  • valutare, entro la fine del 2024 nell'ambito della relazione sull'attuazione del regolamento sulle misure tecniche, la cattura, la conservazione, il trasbordo, lo sbarco e la vendita di specie definite a rischio di estinzione o in "stato di conservazione insoddisfacente" ai sensi della direttiva Habitat;
  • preparare, entro la fine del 2024, l'adozione di modalità di applicazione a norma del regolamento sulle misure tecniche al fine di migliorare la selettività degli attrezzi da pesca, elaborare specifiche dettagliate per i sistemi di esclusione delle tartarughe nelle reti da traino per gamberi nelle acque dell'UE dell'Oceano Indiano e dell'Atlantico occidentale, stabilire norme relative ai cavi scaccia-uccelli e ai palangari zavorrati in tutti i bacini marittimi;
  • proporre limiti per le catture accidentali delle specie interessate dai valori soglia non appena saranno definiti dagli Stati membri.
Ridurre l'impatto della pesca sui fondali marini
La Commissione europea definisce le buone condizioni degli habitat dei fondali requisito fondamentale per la salute degli ecosistemi marini per la ricchezza della loro biodiversità che li rende idonei alla riproduzione e crescita per il novellame di molte specie, nonché a mantenere il buon funzionamento della rete trofica marina e a regolare il clima.
Ricorda, inoltre, l'importante ruolo svolto da oceani e mari, in particolare dai sedimenti oceanici, nel mitigare i cambiamenti climatici in quanto pozzo naturale di assorbimento del carbonio.
In tale prospettiva definisce la pesca con determinati attrezzi di fondo attivi, in particolare con reti a strascico, tra le attività più diffuse e dannose per i fondali marini e i relativi habitat.
 
Tra tali attrezzi il Comitato scientifico ed economico per la pesca elenca le draghe da natante, le draghe meccanizzate, comprese quelle aspiranti, le reti a strascico a divergenti, le reti gemelle a divergenti, le reti a strascico a coppia, le sciabiche da spiaggia, le sciabiche danesi (ancorate), le sciabiche a coppia, le sciabiche scozzesi (non ancorate), le sciabiche da natante e le sfogliare.
Ridurre la pesca di fondo con attrezzi attivi consentirebbe, secondo la Commissione di ripristinare la biodiversità dei fondali marini, ricostituire gli stock marini ed evitare il degrado dell'ambiente marino, con notevoli benefici per gli ecosistemi, la società e lo stesso settore della pesca.
Nel Piano si ricorda che la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e la direttiva Habitat già impongono la protezione e il ripristino dei fondali marini, e prevedono che gli Stati membri adottino misure per la loro protezione al fine di conseguire il "buono stato ecologico" delle acque dell'UE e intraprendano, nei siti marini Natura 2000, le misure necessarie per contribuire al conseguimento o al mantenimento di uno "stato di conservazione soddisfacente".
Gli strumenti di gestione della pesca vietano, nel Mediterraneo, la pesca di fondo con attrezzi attivi in zone costiere strette e più profonde di 1.000 metri e, nell'Atlantico, la pesca a strascico in zone più profonde di 800 metri, con il divieto di praticare tale tipo di pesca in un'area di ben 16.419 km 2 di ecosistemi marini vulnerabili. La pesca a strascico è ulteriormente limitata in zone particolarmente sensibili da una serie di misure e norme (si veda l'Allegato II del regolamento sulle misure tecniche).
Alcuni Stati membri hanno adottato misure per vietare o limitare la pesca di fondo in determinate zone mediante provvedimenti nazionali e mediante la presentazione di raccomandazioni comuni nel quadro della politica comune della pesca, come base per l'adozione di regolamenti delegati.
Nel novembre 2022, sulla base di una proposta dell'UE, la CGPM ha deciso di valutare l'impatto potenziale di una modifica dei limiti di profondità delle attuali restrizioni di pesca a valori compresi tra i 600 e gli 800 metri, al fine di introdurre nuove restrizioni nelle acque meno profonde.
 
Tuttavia, secondo la Commissione europea la pesca di fondo con attrezzi attivi continua a essere diffusa nelle acque dell'UE: nell'Atlantico nord-orientale è praticata nell'80-90% delle zone in cui la pesca è consentita, ma anche in molti siti Natura 2000 e altre aree marine protette. Ad avviso della Commissione, la sua diffusione compromette il conseguimento degli obiettivi di conservazione globali fissati dalla convenzione sulla diversità biologica e rischia di mettere a repentaglio i progressi in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Sempre secondo la Commissione europea, ulteriori effetti della pesca di fondo con attrezzi attivi sono: la minore disponibilità di pesce a medio e a lungo termine, il grande impiego di carburante con costi significativi per il settore e un'elevata impronta di carbonio. La "non selettività" di tali tecniche comporta inoltre importanti quantità di catture indesiderate e rigetti.
Per tali esigenze di protezione e tutela dei fondali, la Commissione europea ritiene necessario limitare, se non abbandonare la pesca di fondo con attrezzi attivi garantendo che tali tecniche non siano sostituite da alternative equivalenti o peggiori.
La Commissione invita, pertanto, gli Stati membri, anche per conseguire gli obiettivi della strategia dell'UE sulla biodiversità di proteggere il 30% dei mari dell'UE, a sfruttare appieno gli strumenti della politica comune della pesca e ad eliminare gradualmente la pesca di fondo con attrezzi attivi in tutte le aree marine protette al più tardi entro il 2030.
Entro la fine di marzo 2024 gli Stati membri dovrebbero adottare misure nazionali o, proporre ai gruppi regionali raccomandazioni comuni volte a vietare la pesca di fondo con attrezzi attivi nelle aree marine protette designate come "siti Natura 2000" a norma della direttiva Habitat e nelle aree marine protette di recente istituzione.
Nel Piano d'azione si ricorda che la citata direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e la proposta di regolamento sul ripristino della natura, prevedono che i fondali marini vengano protetti e ripristinati anche al di là delle aree marine protette. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero concordare rapidamente e attuare i valori soglia per l' integrità dei fondali marini, attualmente in fase di elaborazione nell'ambito della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino.
Le azioni previste
 
La Commissione invita gli Stati membri a:
  • concludere, entro il primo semestre del 2023, l'adozione dei valori soglia che stabiliscono l' estensione massima ammissibile dei fondali marini che può andar persa o subire gli effetti negativi delle pressioni umane, nell'ambito della strategia di attuazione comune della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (si veda l'articolo 4 della decisione (UE) 2017/848);
  • adottare senza indugio misure nazionali o, se del caso, presentare raccomandazioni comuni per l' attuazione di tali valori soglia;
  • entro la fine di marzo 2024:
    • adottare misure nazionali o, se del caso, proporre ai gruppi regionali raccomandazioni comuni volte a vietare la pesca di fondo con attrezzi attivi nelle aree marine protette designate come "siti Natura 2000" a norma della direttiva Habitat a protezione dei fondali e delle specie marine;
    • descrivere (nella tabella di marcia che gli Stati membri dovrebbero presentare alla Commissione entro la fine di marzo 2024) come intendono garantire che la pesca di fondo con attrezzi attivi sia gradualmente eliminata entro il 2030 in tutte le aree marine protette. Gli Stati membri dovrebbero prevedere, per almeno il 20% delle proprie acque marine, un piano dettagliato di misure nazionali e raccomandazioni comuni da elaborare, che specifichi modalità di individuazione delle zone in cui vietare la pesca di fondo con attrezzi attivi e fornisca dettagli sugli Stati membri e sulle flotte interessati dalle misure in tali zone;
    • adottare misure nazionali e, se del caso, presentare alla Commissione raccomandazioni comuni volte a garantire che la pesca di fondo con attrezzi attivi sia gradualmente eliminata in tutte le aree marine protette entro il 2030.
 
La Commissione intende:
  • monitorare e tenere traccia dei progressi compiuti in materia di raccomandazioni comuni nei gruppi regionali degli Stati membri;
  • sostenere lo sviluppo e l'adozione di soluzioni innovative volte a limitare l'impatto delle attività di pesca di fondo, sulla base di una richiesta di parere sugli attrezzi da pesca innovativi, che dovrebbe essere reso dal Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM), entro la fine del 2023.

Garantire l'equità della transizione

Il Piano sottolinea, in coerenza con la nuova strategia di crescita economica dell'Europa stabilita dal Green Deal europeo, i vantaggi economici di una migliore conservazione degli ecosistemi marini, stimando che proteggere il 30% degli oceani consentirebbe di aumentare di otto milioni di tonnellate le catture, con un aumento di circa il 10% rispetto ai dati attuali. In tale ambito, osserva che i cambiamenti nelle pratiche del settore pesca dovrebbero essere compensati nel medio e lungo periodo, dalla graduale ricostituzione degli stock e dallo spostamento delle specie pescate a fini commerciali dalle aree marine protette ad altre zone di pesca.  Le ricadute negative derivanti dall'eliminazione graduale della pesca di fondo potrebbero essere parzialmente compensate dal trasferimento dell'attività di pesca verso altre zone di pesca. La Commissione sottolinea:
  • la necessità di una transizione graduale in cui gli Stati membri tengano conto delle esigenze delle comunità locali, prevedendo un sostegno anche finanziario;
  • l'impatto economico sul settore dell'aumento dei prezzi dell'energia per cui il passaggio dalla pesca a strascico, che richiede un elevato dispendio di carburante, a metodi di pesca meno energivori consentirebbe notevoli risparmi e sarebbe coerente con l'obiettivo della Commissione di abbandonare i combustibili fossili e sostenere la flotta peschereccia dell'UE e il settore dell'acquacoltura nella loro transizione energetica strutturale. Per accompagnare questa transizione, la Commissione ha proposto, nella revisione della direttiva  sulla tassazione dell'energia (in fase di esame nell'ambito del c.d. pacchetto Pronti per il 55%) l'introduzione di un'imposta sui carburanti e, parallelamente al presente piano d'azione, presenta un'iniziativa per la transizione energetica;
  • l'importanza che gli Stati membri facciano uno uso strategico dei finanziamenti dell'UE per la conservazione dei mari, aumentino i finanziamenti nazionali e incoraggino gli investimenti privati;
  • sfruttare le possibilità di diversificazione e innovazione, a cominciare da quelle individuate nella comunicazione recante una strategia per un'economia blu sostenibile nell'UE, volta a sviluppare nuovi modelli commerciali per ridurre l'impronta ambientale del settore attraverso la digitalizzazione e l'uso di attrezzi e tecniche innovativi. La Commissione intende avviare una discussione in occasione del prossimo Forum blu, che si terrà a Brest il 26 maggio 2023;
  • collegare i programmi di formazione e aggiornamento delle competenze nell'ambito, ad esempio, di Erasmus+, FEAMPA con settori dell'economia blu, come l'alghicoltura e la maricoltura rigenerativa (coltivazione di alghe e molluschi in vivai), le energie rinnovabili e l'acquacoltura sostenibile. Una maggiore sostenibilità ambientale e una gestione efficace delle aree marine protette, può fornire mezzi di sussistenza supplementari o alternativi alle comunità di pescatori locali, come il turismo ambientale e la pesca ricreativa.
 
Gli strumenti di finanziamento dell'UE
Ricordando che in passato gli Stati membri hanno fatto scarso ricorso ai finanziamenti dell'UE per la conservazione dell'ambiente marino (si veda la relazione della Corte dei Conti europea), la Commissione li invita a sostenere le comunità di pescatori nella transizione favorendo l'innovazione e la diversificazione delle attività economiche, la transizione energetica e l'aumento della selettività degli attrezzi da pesca, facendo ricorso alle risorse di cui agli strumenti di finanziamento dell'UE disponibili.
Gli stanziamenti disponibili per tali obiettivi sono previsti dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura ( FEAMPA) e dal programma LIFE.
Il FEAMPA ha una dotazione di 5,3 miliardi di euro a disposizione degli Stati membri per il periodo 2021-2027: i progetti di programmi degli Stati membri prevedono (al 28 settembre 2022).  di destinarne il 29% alla biodiversità e il 56% ai cambiamenti climatici. LIFE, dispone di una dotazione di 5,43 miliardi di EUR per il periodo 2021-2027 e finanzia progetti per la protezione e la conservazione dell'ambiente marino e la riduzione della pressione sugli ecosistemi marini.
Le azioni previste
La Commissione invita gli Stati membri a:
  • adottare misure per l'utilizzo di finanziamenti adeguati mobilitando risorse provenienti da fonti di finanziamento dell'UE, nazionali o private, per promuovere progetti volti a:
    • sostenere l' uso di tecniche di pesca meno dannose nel rispetto della rete Natura 2000, al fine di conseguire gli obiettivi del piano d'azione e di soddisfare le esigenze individuate nei quadri d'azione che gli Stati membri devono adottare ai sensi della direttiva Habitat;
    • sostenere le comunità di pescatori nel passaggio a pratiche di pesca più selettive, meno dannose e meno dispendiose dal punto di vista energetico.
 
La Commissione intende:
  • facilitare l'accesso alle possibilità di finanziamento:
    • organizzando nel corso del 2023 un seminario per gli Stati membri volto a orientare e promuovere l'uso dei finanziamenti per l'attuazione del Piano d'azione;
    • collaborando strettamente con gli Stati membri nel monitoraggio dell'attuazione del FEAMPA, per incoraggiare la realizzazione di azioni specifiche a sostegno degli obiettivi del Piano d'azione, e utilizzando le possibilità di finanziamento complementari disponibili nell'ambito di altri programmi, tra cui LIFE;
    • attuando strategie che attribuiscano priorità alla ricerca regionale e agli investimenti destinati all'innovazione nei settori dell'economia blu, compresa la pesca;
      istituire, entro la fine del 2023, sovvenzioni nell'ambito della gestione diretta del FEAMPA per un valore di oltre 7 milioni di euro a sostegno di progetti che contribuiscano allo sviluppo di competenze di nuova generazione per l'economia blu e offrano opportunità occupazionali valide e sostenibili nel settore marittimo.


Rafforzare le conoscenze, la ricerca e l'innovazione

La Commissione europea sottolinea che l'attuazione del Piano d'azione richiede lo sviluppo di una solida base di conoscenze, una raccolta di dati e un monitoraggio scientifico sistematici, anche sostenuti da maggiori investimenti e intensificando le attività già svolte dagli Stati membri nel quadro della normativa vigente per conseguire gli obiettivi della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, della direttiva Uccelli e della direttiva Habitat.
Secondo la Commissione, dovrebbero essere messi in atto programmi di monitoraggio mirati che migliorino l'osservazione e la comunicazione delle catture accessorie. Questi dovrebbero riguardare le attività di pesca ad alto rischio e il potenziale impatto di tutti i segmenti di flotta interessati, comprese le navi più piccole. Dovrebbero, inoltre, esaminare i dati sulla pesca ricreativa, sulle imbarcazioni che la praticano, e sul loro impatto sugli stock e sull'ambiente marino.
Ulteriori attività di ricerca e di raccolta di dati dovrebbero sviluppare le conoscenze sullo stato dei fondali marini e sull'impatto delle attività di pesca sugli habitat dei fondali, compresi la distribuzione e la frequenza delle attività di pesca di fondo e il loro impatto sul sequestro del carbonio. La Commissione intende avviare uno studio per quantificare la capacità di stoccaggio del carbonio dei diversi tipi di habitat dei fondali nei mari dell'UE e il potenziale impatto della pesca di fondo su tale capacità.
Per sostenere la transizione della pesca e degli operatori del settore verso pratiche più selettive e meno dannose per l'ambiente, la Commissione ritiene altresì necessari migliori metodi di modellizzazione per prevedere e valutare gli effetti sociali, economici e ambientali delle misure di conservazione attuali e future, intendendo avviare, entro la fine del 2023, lo sviluppo di uno strumento di modellizzazione basato sul concetto di "capitale naturale" nelle decisioni economiche basato, ad esempio ,sulla valutazione e sulla quantificazione del valore economico dei servizi ecosistemici marini e dei costi e benefici socioeconomici derivanti dal mantenimento in buona salute dell'ambiente marino .
Per l'attuazione del Piano la Commissione ritiene essenziale acquisire il parere scientifico di organismi quali il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare ( CIEM) e il Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca ( CSTEP), e  rafforzare la cooperazione con l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) che già oggi fornisce sostegno alla Commissione per la mappatura e la valutazione della coerenza della rete delle aree marine protette nelle acque dell'UE, e il contributo della rete europea di osservazione e di dati dell'ambiente marino ( EMODnet). Quest'ultimo fornisce un accesso libero ai dati marini raccolti sul campo relativi agli habitat dei fondali marini, alla batimetria, alla geologia, alle attività antropiche (impianti eolici, acquacoltura , traffico marittimo, ecc.) e ai parametri fisici, chimici e biologici dell'ambiente marino. Insieme al servizio marino nell'ambito del programma di osservazione satellitare Copernicus, dovrebbe fornire i dati su cui si baserà il gemello digitale europeo dell'oceano ( Digital Twin Ocean), una piattaforma di modellizzazione digitale che migliorerà la capacità di esaminare e valutare le alternative strategiche per l'ambiente marino sperimentando diversi scenari di gestione. A tal fine, la piattaforma conterrà informazioni ambientali, sociali e finanziarie.
Richiama, inoltre, l'importanza delle attività di ricerca per la sostenibilità della pesca, la conservazione e il ripristino della biodiversità marina, che possono essere avviate attraverso il programma Orizzonte Europa, sia nell'ambito del suo programma di lavoro generale ( in particolare nell'ambito del polo tematico dedicato agli alimenti, alla bioeconomia, alle risorse naturali, all'agricoltura e all'ambiente), sia attraverso la missione "Oceani e acque", che fissa obiettivi per la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini e di acqua dolce e della biodiversità. Tra le priorità figurano l'innovazione applicata ad attrezzi da pesca intelligenti e rispettosi dell'ambiente, l'uso polivalente dello spazio marino, pescherecci per la pesca artigianale ecologici ed efficienti sotto il profilo energetico, sempre più alimentati da combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, e le operazioni correlate. A ciò si accompagneranno lo sviluppo di conoscenze relative alle varie componenti ecosistemiche nonché il miglioramento dei metodi di monitoraggio, anche attraverso l'uso dell'intelligenza artificiale.
Anche i programmi FEAMPA e LIFE dovrebbero contribuire alla raccolta dei dati, alla ricerca e all'innovazione. 
Le azioni previste
La Commissione invita gli Stati membri a:
  • sviluppare soluzioni e incentivi per ridurre l'impatto ambientale della pesca, quali attrezzi da pesca innovativi, nuovi modelli di pesca e migliori pratiche di pesca. A tal fine, gli Stati membri possono ricorrere a finanziamenti specificamente destinati alla ricerca, a livello nazionale e dell'UE, e al coinvolgimento dei portatori di interessi, in particolare per finanziare attività di sensibilizzazione e di formazione;
  • definire, entro la fine del 2023, ed includere nel quadro del diritto dell'UE in materia di ambiente e pesca obiettivi ed esigenze specifiche in materia di dati per ciascun bacino marittimo, al fine di monitorare l'impatto della pesca sugli ecosistemi e sul sequestro del carbonio, anche coinvolgendo le autorità a livello regionale e assegnando fondi sufficienti per tali attività;
  • presentare, entro la fine del 2024 (o del 2027 per alcuni Stati, a seconda del calendario previsto dai piani di lavoro attuali) i piani di lavoro aggiornati previsti dal regolamento per la raccolta dei dati al fine di migliorare la pianificazione e la raccolta effettiva dei dati, anche in relazione alle catture accessorie di specie sensibili e all'impatto della pesca sui fondali marini.
 
La Commissione intende:
  • promuovere l'uso dei finanziamenti per la consulenza, la ricerca e l'innovazione per tutto il periodo di bilancio 2021-2027 (nell'ambito dei programmi di lavoro di Orizzonte Europa, con particolare riferimento  alla missione " Oceani e acque", del FEAMPA e del programma LIFE), specificamente destinati a progettare e testare attrezzi e tecniche innovativi che impediscano le catture accessorie accidentali e a quantificare la capacità di sequestro del carbonio nei fondali marini dell'UE e il potenziale impatto della pesca di fondo;
  • avviare, entro la fine del 2023, lo sviluppo di uno strumento di modellizzazione che introduca il concetto di " capitale naturale" nelle decisioni economiche, ovvero la valutazione e quantificazione del valore economico dei servizi ecosistemici marini e dei costi e benefici socioeconomici derivanti dal mantenimento in buona salute dell'ambiente marino;
  • raccogliere, entro la fine del 2023, in un unico portale i sette ambiti tematici di EMODnet: batimetria, geologia, habitat dei fondali marini, chimica, biologia, fisica e attività antropiche, al fine di migliorarne la visibilità e la facilità d'uso;
  • avviare, nel 2024, uno studio che quantifichi la capacità di stoccaggio di carbonio dei fondali marini dell'UE e il possibile impatto della pesca di fondo su tale capacità;
  • avviare, nel 2024, i lavori preparatori per lo sviluppo di una piattaforma interattiva sugli attrezzi da pesca selettivi e innovativi su cui condividere conoscenze e buone pratiche;
  • sviluppare, entro la fine del 2025, attraverso Orizzonte Europa 2025-2027 e il piano di lavoro della missione "Oceani e acque", soluzioni per la conservazione delle risorse alieutiche e la protezione degli ecosistemi marini creando aree marine protette, limitando e ponendo fine all'inquinamento marino e riducendo l'impatto ambientale della pesca.

Esecuzione e monitoraggio

Il Piano richiama l'esigenza di dare piena attuazione alla normativa dell'UE in materia di pesca e ambiente anche tramite interventi di monitoraggio e controllo da parte degli Stati membri e della Commissione europea.
In primo luogo, la Commissione europea ritiene necessario potenziare il regolamento sul controllo della pesca che stabilisce norme per il monitoraggio e l'esecuzione delle norme della politica comune della pesca e della legislazione dell'Unione relativa alla conservazione, alla gestione e allo sfruttamento delle risorse acquatiche viventi, alla trasformazione, al trasporto e alla commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura. Tale regolamento è oggetto di una proposta di revisione volta al suo rafforzamento, presentata nel 2018 dalla Commissione europea.
Richiama, inoltre, la direttiva dell'UE sulla criminalità ambientale e preannuncia che intensificherà l'esecuzione nell'ambito della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, perseguendo i casi più sostanziali di attuazione non corretta.
Preannuncia anche la possibilità di riesaminare la norma (art. 15 della direttiva quadro sulla strategia dell'ambiente marino), finora scarsamente attuata, che prevede la possibilità per gli Stati membri  di chiedere l'intervento delle istituzioni dell'UE, qualora sia individuato un problema che ha un impatto sulla condizione ambientale delle loro acque marine, ma che non è possibile affrontare mediante misure nazionali.
Ritiene altresì necessario affidare all'Agenzia europea di controllo della pesca ( EFCA) compiti di controllo che contribuiscano specificamente al conseguimento degli obiettivi del Piano d'azione.  Attualmente tale Agenzia, sostenuta in alcuni ambiti dall'Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) e dall'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (FRONTEX), assiste gli Stati membri e la Commissione nell'adempimento degli obblighi previsti dalla politica comune della pesca.
Le azioni previste
La Commissione invita gli Stati membri a:
  • migliorare, nell'ambito dei negoziati sulla revisione del citato regolamento sul controllo della pesca, il monitoraggio delle attività di pesca, anche con strumenti innovativi come il monitoraggio elettronico a distanza e migliorando la registrazione e la comunicazione delle catture di specie sensibili e la distribuzione dello sforzo di pesca; garantire inoltre che le dotazioni del FEAMPA siano destinate a un'azione efficace e incisiva in materia di monitoraggio, ispezione ed esecuzione;
  • assegnare risorse sufficienti per verificare il rispetto delle norme in materia di ambiente e pesca, rivedendo o adeguando le misure necessarie di controllo all'attuazione del piano d'azione.
La Commissione intende tra l'altro:
  • intensificare l'attuazione e l'esecuzione delle norme in materia di ambiente e pesca:
    • proseguendo o avviando procedure di infrazione;
    • utilizzando gli strumenti disponibili nell'ambito della politica comune della pesca, come gli audit, e monitorando i piani d'azione insieme agli Stati membri;
  • continuare a collaborare con i colegislatori per giungere alla rapida adozione della proposta di revisione del regolamento sul controllo;
  • collaborare con l'EFCA per allineare i piani di impiego congiunto ai programmi specifici di controllo e ispezione riveduti e il futuro programma di lavoro agli obiettivi del presente piano d'azione.


Governance

La Commissione europea ricorda che i trattati attribuiscono all'UE la conservazione delle risorse biologiche marine quale competenza esclusiva, mentre la politica ambientale è una competenza concorrente con gli Stati membri. Di conseguenza, ritiene necessario migliorare le sinergie tra i due settori d'intervento e rafforzare in modo significativo la trasparenza e il coordinamento tra le molteplici autorità coinvolte e i portatori di interessi.
Il Piano prevede che gli Stati membri elaborino e pubblichino tabelle di marcia – sulla base di un modello preparato dalla Commissione europea - con un preciso calendario, in cui siano individuate le misure nazionali e le altre misure che intendono presentare mediante raccomandazioni comuni, necessarie per conseguire gli obiettivi del Piano d'azione. Le tabelle di marcia dovrebbero basarsi sugli impegni assunti dagli Stati membri per conseguire gli obiettivi della Strategia sulla biodiversità per il 2030.
Per sostenere gli Stati membri nell'attuazione del Piano d'azione la Commissione intende creare un nuovo gruppo speciale congiunto per gli Stati membri, con i portatori di interessi in qualità di osservatori. L'obiettivo sarà facilitare la condivisione delle conoscenze e il dialogo tra le comunità operanti nei settori della pesca e dell'ambiente, nonché offrire agli Stati membri una piattaforma di trasparenza e dialogo sull'attuazione delle rispettive tabelle di marcia. La Commissione continuerà, inoltre, a incoraggiare le altre istituzioni dell'UE e le autorità nazionali ad aumentare la trasparenza e la cooperazione tra le parti e gli esperti dei settori della pesca e dell'ambiente. 
Le azioni previste
La Commissione invita gli Stati membri a:
  • preparare e pubblicare, entro la fine di marzo 2024, tabelle di marcia (elaborate sulla base di modelli predisposti dalla Commissione europea) che indichino tutte le misure necessarie per attuare il piano d'azione, compresi i calendari per la loro adozione/presentazione, e tutte le proposte volte a migliorare il coordinamento tra le autorità nazionali e i portatori di interessi.
La Commissione per parte sua intende:
  • istituire, nel 2023, un gruppo speciale congiunto per gli Stati membri, con i p ortatori di interessi in qualità di osservatori, che avrà il compito di sostenerla nell'attuazione del piano d'azione e di monitorare i progressi compiuti;
  • adottare, entro la fine del 2024, un documento di orientamento su Natura 2000 e pesca;
  • riferire regolarmente al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni in merito all'attuazione del presente piano d'azione.

Attuazione del Piano d'azione

Per l'attuazione efficace del Piano proposto la Commissione europea ritiene necessaria la collaborazione tra istituzioni dell'UE, Stati membri, l'intero comparto della pesca e gli organismi coinvolti nella tutela dell'ambiente nel quadro della politica comune della pesca. Quest'ultimo, ad avviso della Commissione tiene già conto delle differenze e delle specificità regionali. La Commissione propone il seguente quadro:
  • nella primavera del 2023 la Commissione fornirà agli Stati membri un modello e orientamenti per la preparazione delle tabelle di marcia;
  • nell' autunno del 2023 la Commissione convocherà la prima riunione del nuovo gruppo speciale congiunto per sostenere gli Stati membri nella preparazione delle rispettive tabelle di marcia nazionali e nell'avvio del processo di monitoraggio;
  • entro la fine di marzo 2024 gli Stati membri dovranno pubblicare e presentare alla Commissione tabelle di marcia in cui indicano le misure nazionali e le altre misure che intendono proporre mediante raccomandazioni comuni al fine di conseguire gli obiettivi del piano d'azione, compreso un calendario di qui al 2030;
  • nel primo semestre del 2024 la Commissione adotterà la seconda relazione sul regolamento sulle misure tecniche e, entro la stessa scadenza, la revisione intermedia della strategia sulla biodiversità. Quest'ultima valuterà i progressi nell'attuazione del presente piano d'azione alla luce delle misure annunciate e delineate nelle tabelle di marcia per il 2030 e delle misure nazionali o raccomandazioni comuni adottate o presentate entro marzo 2024;
  • in funzione della sua valutazione dei progressi compiuti la Commissione valuterà se siano necessarie ulteriori azioni per migliorare l'attuazione di una qualsiasi delle misure presentate nel piano d'azione, ed eventualmente pubblicherà una proposta legislativa basata su una valutazione d'impatto approfondita.

Dati sulla pesca in Italia (a cura del Servizio Studi)

Secondo i dati riportati nell'Annuario dell'agricoltura italiana (2021) sulla base della Relazione annuale sugli sforzi compiuti dall'Italia nel 2021 per il raggiungimento di un equilibrio sostenibile tra la capacità e le possibilità di pesca in ottemperanza articolo 22 Reg. (CE) n.1380/2013, la flotta da pesca italiana iscritta al 31.12.2021 risulta pari a 11.864 unità, con un tonnellaggio di stazza lorda di 138.579 GT e una potenza motore di 914.017 kW.
La suddivisione della flotta per sistemi di pesca, effettuata sulla base della frequenza di utilizzo degli attrezzi (per gli attrezzi da pesca si veda il sito della Commissione europea), conferma che con 2.088 unità (17,6% del totale), la flotta operante con attrezzi da traino (DTS e TBB) è la seconda in termini di numerosità con il 17,6% della flotta complessiva e la prima in termini dimensionali, con il 62,1% della stazza lorda ed il 47,7% della potenza motore. La pesca artigianale (PGP) rappresenta il segmento più importante in termini numerici, con 8.429 unità e il 71% del totale, tuttavia, il peso si riduce notevolmente in termini dimensionali, attestandosi al 14,8% del tonnellaggio e al 29,9% della potenza motore.
Con riferimento alle Geographical Sub-Areas (GSA), definite in ambito FAO, la flotta operante nel Mar Adriatico settentrionale (GSA 17) – circa 2.916 battelli - incide per il 24,6% in termini numerici, e per oltre il 30% sul tonnellaggio e sulla potenza motore. Nella Sicilia meridionale (GSA 16), in cui risulta iscritto il 9,5% dei battelli pari a 1.127, si concentra circa il 22% del tonnellaggio nazionale.
L'attività di pesca della flotta nazionale, pari a 1.232.325 giorni nel 2021, risulta in forte crescita rispetto al 2020 (+31%) e l'attività media svolta da ogni battello è di 104 giorni, a fronte dei 79 giorni del 2020. Nel 2021 la flotta da pesca nazionale fa registrare un volume di sbarco pari a 136.380 tonnellate per un valore economico di oltre 736 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente si rileva una crescita del 4,8% per la quantità e del 14,6% per il valore, con un prezzo medio della produzione alla prima vendita (5,40 euro/kg) in sensibile aumento rispetto al 2020 (+9,2%).
A livello territoriale, Marche, Sicilia, Veneto ed Emilia-Romagna sono le regioni con i maggiori livelli produttivi e nell'insieme rappresentano il 56% degli sbarchi nazionali di prodotti ittici. In termini di fatturato, la Sicilia costituisce il 21% del totale, in considerazione della prevalenza di sistemi di pesca che insistono su specie di maggior pregio.
La composizione del pescato, in linea con gli anni precedenti, è costituita in prevalenza da acciughe, vongole e sardine, che nell'insieme rappresentano nel 2021 il 43% degli sbarchi della flotta nazionale, percentuale che si riduce al 20% se si considera il valore della produzione.
Il volume degli sbarchi di alici è pari a 23.700 tonnellate, quello delle vongole a 19.900 tonnellate e quello delle sardine a 14.900. Mentre le catture di alici risultano sostanzialmente invariate, i quantitativi di vongole e sardine sono in aumento (+4% e +8,3% rispettivamente). Tra le altre specie, si segnalano gli sbarchi di gambero rosa mediterraneo (7.000 tonnellate), nasello (6.000 tonnellate), pannocchia (4.000 tonnellate), triglia di fango (3.900 tonnellate) e tonno rosso (3.700 tonnellate).
In termini economici, il valore delle alici, con 73,8 milioni di euro, contribuisce con il 10% al ricavo complessivo; seguono le vongole con 59,5 milioni di euro (8,1%), il gambero rosso con 53,8 milioni di euro (7,3%) e il nasello con 42,4 milioni di euro (5,8%).
Lo strascico e i rapidi con 45.400 tonnellate contribuiscono per il 33,3% alle catture della flotta italiana, percentuale che aumenta al 45,9% con riferimento al valore della produzione. La pesca effettuata con i polivalenti passivi ha una produzione di 24.400 tonnellate per 197 milioni di euro, con un'incidenza rispettivamente del 17,9% e 26,8% su quantità e valore.


Esame presso le Istituzioni dell'UE

L'11 maggio scorso presso il Parlamento europeo si è svolto un dibattito in plenaria sulla tutela e il ripristino degli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente nel corso del quale hanno avuto luogo numerosi interventi sul Piano d'azione e sulle misure previste per vietare la pesca a strascico.
Tra gli altri interventi si segnala quello dell'eurodeputata italiana Rosanna Conte (ID) che ha ricordato che la pesca a strascico è praticata in Italia da circa 2.088 imbarcazioni, che riforniscono l'80% del mercato ittico. Secondo l'eurodeputata le misure proposte comporterebbero la rinuncia del 20% della flotta di pescherecci italiana e favorirebbero le importazioni da paesi terzi.
 
Nel corso del Consiglio Agricoltura e Pesca del 20 marzo 2023, il Ministro italiano dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha auspicato una revisione dei contenuti del Piano, di concerto con gli Stati membri e gli operatori del settore, definendo "una semplificazione" attribuire alla pesca a strascico "l'esclusiva responsabilità del depauperamento dei fondali e delle risorse ittiche".
Il Ministro ha inoltre posto l'accento sull'esigenza di non penalizzare i pescherecci nazionali con regole rigide che sono inapplicabili verso le imbarcazioni di Paesi terzi negli stessi bacini di approvvigionamento.

Esame presso altri Parlamenti nazionali

Secondo il sito Ipex, la comunicazione recante il Piano d'azione è stata esaminata dall'Assemblea Nazionale francese e dal Bundesrat tedesco, mentre il suo esame è in corso presso i parlamenti danese finlandese, il Sejm polacco, la Camera dei Deputati rumena e il Consiglio nazionale della Repubblica Slovacca.
In particolare, la Commissione per gli affari europei dell'Assemblea nazionale francese ha adottato un parere in cui, pur condividendo in linea di principio gli obiettivi del Piano, esprime forte preoccupazione per le conseguenze economiche e sociali che potrebbero discendere dall'attuazione di diverse misure del Piano. Contesta a questo riguardo che il Piano non sia fondato su una apposita valutazione di impatto e chiede alla Commissione europea di effettuarla, tenendo conto anche delle specificità di ciascuna zona di pesca. Esprime quindi la propria ferma contrarietà ad alcune delle previsioni e proposte contenute nel Piano.
Anche il Bundesrat ha approvato nella sessione plenaria del 12 maggio un parere sul Piano in cui esprime preoccupazione per l'impatto di alcune delle misure più drastiche del Piano sul settore della pesca in Germania, chiedendo di rimodularle in base ad un approccio differenziato in ragione dell'effettivo impatto ambientale. Auspica inoltre un maggiore coinvolgimento degli attori coinvolti nella definizione di specifici interventi previsti dal Piano.