XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince»

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Martedì 21 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Romano Andrea , Presidente ... 2 

Audizione del dottor Alessandro Massari, esperto in materia di esplosivi:
Romano Andrea , Presidente ... 2 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 2 
Romano Andrea , Presidente ... 2 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 5 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 5 
Romano Andrea , Presidente ... 5 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 5 
Romano Andrea , Presidente ... 5 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 5 
Romano Andrea , Presidente ... 6 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 6 
Romano Andrea , Presidente ... 6 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 6 
Romano Andrea , Presidente ... 7 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 7 
Romano Andrea , Presidente ... 7 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 7 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 8 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 8 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 9 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 9 
Ciagà Graziella Leyla (PD)  ... 9 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 9 
Romano Andrea , Presidente ... 9 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 10 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 10 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Massari Alessandro  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Ciagà Graziella Leyla (PD)  ... 11 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Massari Alessandro  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Massari Alessandro , esperto in materia di esplosivi ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA ROMANO

  La seduta comincia alle 20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buonasera, diamo inizio a questa seduta della Commissione. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite la trasmissione via streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Come convenuto, i deputati componenti della Commissione possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.

Audizione del dottor Alessandro Massari, esperto in materia di esplosivi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Alessandro Massari, esperto in materia di esplosivi, che ringraziamo per averci raggiunto. Il dottor Massari, che all'epoca del disastro della Moby Prince era in servizio nella Polizia scientifica, svolse l'incarico di consulente tecnico chimico-esplosivistico della procura di Livorno. I risultati del suo lavoro sono contenuti in due relazioni, rispettivamente del 26 febbraio e del 21 novembre 1992. Entrambe le relazioni sono agli atti della Commissione d'inchiesta sul traghetto Moby Prince, avviata e conclusa dal Senato della Repubblica nella scorsa legislatura. Il dottor Alessandro Massari però non fu audito dalla precedente Commissione, ragione per la quale abbiamo ritenuto di ascoltarlo nel corso dei nostri lavori.
  L'audizione si svolge in forma libera e di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Avverto anche che, considerate le modalità di svolgimento della seduta, qualora l'audito dovesse ritenere che taluni argomenti sui quali intende riferire richiedano di essere assoggettati a un regime di segretezza, ce lo segnalerà e la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirgli di farlo, per esempio passando in modalità segreta e interrompendo la trasmissione sia via web-tv sia attraverso videoconferenza.
  La ringrazio di nuovo, dottor Massari, per la sua presenza. Se lei è d'accordo, credo che potremmo procedere attraverso domande piuttosto che attraverso una sua introduzione, però lascio a lei valutarlo. Io ho preparato alcune domande e credo che i colleghi ne abbiano altre. Io ho alcune domande (sette od otto), ma se i colleghi vogliono intervenire prima di me, possono segnalarmelo, altrimenti procedo io. Chiedo al dottor Massari se posso procedere in questo modo o se preferisce fare un'introduzione.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Per me è indifferente, va bene.

  PRESIDENTE. Grazie. Sono domande di carattere generale, e alcune di carattere più tecnico. Naturalmente, essendo trascorsi trent'anni dai fatti del Moby Prince e anche dalla consulenza del dottor Massari, è del tutto ragionevole che su alcune domande molto tecniche non vi sia memoria adeguata – non dell'audito, ma dei fatti – a rispondere tecnicamente.
  La prima domanda che vorrei rivolgerle è questa: le chiedo quale fosse la sua occupazione specifica al tempo in cui fu nominato consulente tecnico della procura di Livorno. Questo lo chiedo a titolo informativoPag. 3 per i commissari presenti e per quelli che ci stanno ascoltando.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. All'epoca dei fatti io ero responsabile dei laboratori di chimica del servizio di Polizia scientifica della Criminalpol. Lavoravo a Roma e mi occupavo soprattutto di analisi chimiche per quanto concerne sia gli esplosivi sia i residui dell'esplosione, ma il mio campo variava anche un po', nei confronti delle impronte digitali latenti e di altri tipi di attività specifiche dei laboratori e quindi di scienza forense.

  PRESIDENTE. Grazie. Lei, come ricordavo nell'introduzione, fu incaricato dalla procura di Livorno di svolgere le analisi che abbiamo menzionato prima. Una domanda che vorrei farle riguarda le modalità di interlocuzione con il procuratore della Repubblica Costanzo e anche con il sostituito procuratore De Franco, ovvero quale fosse un po' il clima generale in cui lei condusse le sue indagini. Mi riferisco ai rapporti con gli inquirenti, con i consulenti delle parti, con la Polizia giudiziaria: le chiedo se, per esempio, vi furono ostacoli, critiche o se, invece, vi fu un clima di collaborazione tra lei e i soggetti che ho citato poco fa.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Io intervenni su questo incidente su sollecitazione dell'allora vicecapo della Polizia e direttore della Criminalpol, il prefetto Rossi, il quale fu in qualche modo sollecitato dal gabinetto di Polizia scientifica di Livorno – che allora veniva gestito da un ispettore di Polizia, l'ispettore Grosselle – in quanto era chiaro a tutti che all'interno di un locale del Moby Prince, esattamente al bow thruster, ovvero un motore elettrico che veniva utilizzato soltanto durante le manovre, era avvenuta un'esplosione che aveva causato danni evidenti sia alla nave sia, per esempio, a un camion e a una barca che erano poggiati al di sopra dello sportellone che chiudeva quel locale; un'esplosione così forte che aveva scaraventato il camion e la barca sul soffitto sovrastante del garage.
  Mi fu chiesto di vedere il locale e poi fui accompagnato dal dottor De Franco – perché io ho sempre avuto come interlocutore solo il dottor De Franco, come magistrato –, il quale, dopo un approccio verbale, estese a me l'incarico che già aveva dato ad altri consulenti per verificare se all'interno di quel locale ritenessi che ci fosse stata un'esplosione. Questo è l'antefatto, come si svolse il problema.
  Durante le analisi, io ho sempre fatto in modo che fossero presenti i periti di parte sia durante la campionatura, ovvero il prelievo dei campioni all'interno di quel locale, sia poi successivamente in tutte le analisi che ho svolto; e comunque, non solo i periti di parte sono stati sempre invitati a tutte le analisi e a tutte le fasi, ma anche la tipologia di analisi e il come svolgerle fu concordato con i vari periti di parte.
  Questo per quanto concerne il primo incarico, che riguardava soltanto il locale bow thruster, sul quale io feci una relazione dando una risposta ed elencando i residui di esplosivo che avevo trovato all'interno del locale stesso.
  Successivamente alcuni periti che pure erano presenti fecero delle osservazioni sulla prima perizia, dicendo che la ritenevano riduttiva in quanto io non avevo fatto la stessa ricerca negli altri punti della nave. Quindi chiesero al magistrato di ampliare il mio incarico anche a un successivo prelievo di analisi fatto in vari punti della nave e alla comparazione di questi liquidi e di questi risultati con quelli che avevo trovato all'interno del bow thruster. La seconda relazione che ho fatto riguardava questo secondo incarico, che mi fu dato sempre dal dottor De Franco.

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di entrare nel dettaglio delle sue attività, vorrei chiederle un'altra cosa a proposito delle premesse e dell'atmosfera, ovvero se ricorda quali reazioni ci furono tra gli inquirenti e tra le parti nel momento in cui lei scrisse che l'esplosione nel locale di prua, nel bow thruster, era da riferire a esplosivo solido, il che rimandava all'ipotesi di un attentato, fondamentalmente, per come ciò venne interpretatoPag. 4 e per come è possibile anche interpretarlo adesso. Le chiedo se ricorda che reazioni ci furono tra gli inquirenti a questa sua conclusione.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Diciamo che da parte degli inquirenti – quindi del dottor De Franco – non ci furono delle reazioni in negativo. Prese atto di quello che io avevo scritto, fece delle indagini e riuscì a ottenere dalla Polizia, e quindi dalla Criminalpol, anche un gruppo di lavoro che doveva verificare la parte di indagine relativa a quello che io avevo trovato e che in qualche modo avevo ipotizzato.
  Un po' di stupore fu espresso da alcuni periti di parte, in quanto erano convinti di mandare subito la nave alla rottamazione (uso una parola che forse non è del gergo marittimo), così come era avvenuto con la petroliera, l'Agip Abruzzo, che io non ho mai visto.

  PRESIDENTE. Lei dice: «stupore da parte di alcuni periti di parte». Ricorda non i nomi dei periti, ma di quale parte erano?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Credo che fossero i periti del proprietario della nave.

  PRESIDENTE. Dell'armatore?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Dell'armatore, sì.

  PRESIDENTE. Ho numerose domande, chiedo scusa ai colleghi. La domanda successiva richiede una premessa. Richiamo un passaggio delle sue conclusioni: le analisi chimiche effettuate sui campioni prelevati nel novembre del 1991, nel corso del suo primo incarico di consulenza, evidenziarono la presenza di sostanze esplodenti, in tracce. E nella sua relazione conclusiva si legge che i quantitativi erano così bassi e in quantità così inferiori ai limiti strumentali che non fu possibile accertare quali reperti avessero contenuto le tracce di esplosivo. Cito dalla sua prima relazione, del 26 febbraio 1992: «Le tracce di questi esplosivi erano presenti nel locale motore dell'elica di prua» – appunto il bow thruster – «anche se, essendo in quantità inferiore ai limiti strumentali, non è stato possibile accertare i singoli reperti che le contenevano». Nel corso del secondo incarico, nel maggio del 1992, sono stati prelevati dal locale motore di elica di manovra altri campioni da sottoporre a ricerca di esplosivi, assecondando, come lei ricordava, la richiesta di alcuni consulenti di parte. L'operazione anche oggi appare ragionevole e ben motivata dalle incertezze derivanti dalle prime analisi chimiche. Tuttavia poi, nel mese di giugno, alla ripresa delle operazioni peritali, lei prese la decisione di non sottoporre ad analisi chimica gli ulteriori campioni prelevati, e la motivò affermando che non sarebbero stati utili. Lei pose un quesito in questo senso al pubblico ministero, il quale le lasciò libertà decisionale. Considerando i primi risultati chimici – quantitativamente insufficienti per esprimersi in modo certo – e i suggerimenti delle parti, la decisione di non sottoporre ad analisi chimica i campioni già prelevati non sembra inserirsi all'interno del quadro informativo che si veniva a formare. La mia domanda, su questa premessa, è: ricorda quale elemento intervenne nella sua valutazione per spingerla a decidere di non effettuare ulteriori analisi chimiche? Le chiedo se ci può dire qualcosa in merito a questa sua decisione di non eseguire ulteriori analisi chimiche.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Lei ha usato la parola giusta, poiché ha detto: «Di non effettuare ulteriori analisi chimiche». Io avevo fatto le analisi su tutti i campioni prelevati, però i campioni prelevati erano localizzati in determinati punti che i consulenti avevano indicato. In quei punti, con la scarsità di quantità che ho repertato, avevo avuto tutti risultati negativi, quindi era inutile continuare. Non è che potevo prendere i vari campioni, come avevo fatto nel locale bow thruster, e riunirli per poter ottenere un segnale specifico maggiore e quindi un'identificazione più probabile. Lì non avevo questa possibilità, quindi era inutile andare Pag. 5avanti, come era inutile quello che voleva il magistrato, ovvero fare delle prove con dell'esplosivo all'interno di quel locale (cosa che io in altre circostanze ho fatto): praticamente non aveva senso, anche perché quel locale ormai si era completamente deteriorato. Tenga presente che, quando sono salito su quella nave, erano già trascorsi sette mesi – da aprile a novembre – e la nave aveva subìto tanti passaggi, tanto è vero che io inizialmente pensavo davvero che non sarei riuscito a trovare niente. Poi sono andato soprattutto a cercare e a repertare nei punti in cui, se ci fosse stato un esplosivo solido, secondo me... A differenza di quello che dicevano gli altri consulenti che hanno sposato una tesi diversa, secondo me c'era una direzione nel senso dell'esplosione, quindi io sono partito dal punto in cui poteva essere avvenuta l'esplosione verso la parte alta della barca, quindi in senso trasversale. Su alcuni reperti, che poi ho citato soprattutto nella seconda relazione – perché sono tornato a riprendere anche quei reperti –, vi erano soprattutto dei frammenti di stoffa e di materiale che potevano essere attribuiti a una borsa che forse poteva aver contenuto l'esplosivo, tanto è vero che alcuni periti dissero: «Ma allora poteva anche essere che l'esplosivo fosse stato un trasporto clandestino avvenuto o in quell'occasione o in occasioni diverse, e tu hai trovato i residui di esplosivo». Io infatti ho solo fatto delle analisi, credo con le tecniche che allora erano le migliori e all'avanguardia per l'individuazione di residui di un'esplosione – perché parliamo di residui, infatti diverso è il problema di analizzare un esplosivo o analizzare i residui di un'esplosione –, e i risultati delle analisi che io ho ottenuto, non solo con una tecnica ma con varie tecniche, mi hanno confermato che secondo me c'erano quei residui di esplosivo.

  PRESIDENTE. Ho un'altra domanda, con un'altra premessa. Nel corso del secondo incarico di consulenza si è andati a cercare, per comparazione, come da quesito del procuratore – lei lo ricordava – i residui di esplosivo in locali della nave diversi dal locale motore elica di manovra. Per un efficace confronto tra i risultati delle analisi chimiche condotte tra i vari locali forse sarebbe stato anche opportuno replicare le analisi utilizzando le stesse metodiche utilizzate sui reperti del locale motore elica di manovra. Questo invece non è stato fatto e non sono state replicate proprio le analisi chimiche con metodica di maggiore selettività e sensibilità che avevano invece evidenziato tracce di esplosivo nel locale motore elica di manovra. Qui ho una tabella che riassume questa mia sintesi.
  Su questa base, la prima domanda è la seguente: lei ricorda i motivi per i quali non è stato condotto un confronto tra i locali, impiegando le stesse metodiche di analisi? Questo è il primo punto.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Non è stato condotto un confronto in quanto il risultato era negativo. Io non posso confrontare due risultati che sono negativi. Il confronto si può fare se su un certo campione trovo il componente A e lo stesso componente A lo trovo in un altro campione; posso fare un confronto, che però nei residui non ha senso, perché il confronto io lo posso fare se vado ad analizzare un esplosivo integro. Sull'esplosivo integro in alcuni casi ci sono delle piccole differenze tra i componenti prodotti da case diverse. Sui residui dell'esplosione, no: io vado a vedere delle tracce che sono uguali per qualsiasi esplosione che avvenga con quel tipo di esplosivo.

  PRESIDENTE. Ricorda, sempre su questa base, se i vari locali in cui sono stati prelevati i campioni da analizzare furono o no sede di incendio? Per esempio, un locale, la cala nostromo, certamente fu sede di incendio.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Sì.

  PRESIDENTE. Ricorda quindi se i vari locali dove sono stati prelevati i campioni da analizzare furono sede di incendio o meno?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Alcuni locali non erano Pag. 6stati sede di incendio, soprattutto quelli in cui alloggiava l'equipaggio, che erano abbastanza lontani, se non ricordo male, dal punto in cui avvenne l'esplosione. Perché l'esplosione avvenne: poi ci sono tesi diverse, se è avvenuta per un tipo di sostanza o per gas, però l'esplosione c'è stata. Distanti da quel sito noi facemmo prelievi anche all'interno degli alloggi dei marinai e degli ufficiali, e quei locali non erano stati toccati dall'incendio.

  PRESIDENTE. Sempre su questa premessa, il professor Romolo, come lei sa, per conto della procura di Livorno, nella sua relazione del 2009, nella cosiddetta «inchiesta-bis» ha affermato che i risultati delle analisi condotte nel 1992 non sono, secondo lui, da considerarsi affidabili e ha criticato le conclusioni a cui si giunse. Questa è la valutazione del professor Romolo. Se avesse presente questa relazione, oggi avrebbe qualche elemento di replica nei suoi confronti?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Premetto che io non ho presente questa relazione, non l'ho mai vista e non l'ho mai letta, anche perché io sono un tecnico e non sono addentro alle parti legali di un processo. Soprattutto, mi è stato sempre insegnato che, una volta fatto un certo lavoro, non mi dovevo innamorare dei miei risultati e non dovevo andare a verificare se quei risultati avevano avuto o no un certo percorso nel processo. Io ho sempre fatto il mio lavoro e poi il processo non l'ho proprio più seguito. Non era una cosa che mi riguardava, anche perché mi è sempre stato detto: «Il magistrato ha davanti una situazione che è costituita da tante parti. Il magistrato ha una verità processuale che potrebbe essere uguale o diversa da quella reale e cerca di farle combaciare, però tu, che fai solo una parte, non puoi andare a verificare quello che dice il magistrato».

  PRESIDENTE. È molto chiaro, la ringrazio. Mi scuso con i colleghi, ho ancora pochissime domande, ma abbiamo quasi finito per quanto riguarda i miei quesiti.
  Anche qui ho una premessa. Nella sua relazione, dottor Massari, non vi è indicazione di dove sarebbe stata posizionata la carica esplosiva ipotizzata, ovvero se fosse stata appoggiata su una superficie orizzontale o verticale oppure appesa e libera da tutti i lati. Vi è un'indicazione di massima, nella sua relazione del 21 novembre 1992; cito dal punto 4 delle conclusioni: «Le deformazioni del locale bow thruster, formatesi a seguito dell'esplosione, non sono uniformi su tutte le superfici del locale ma vanno in una direzione ben definita. Esse, partendo dal punto del ballatoio dove manca la ringhiera, si dirigono verso l'alto all'angolo opposto della botola sovrastante». Però dalla documentazione fotografica disponibile non si rileva alcun punto con le caratteristiche tipiche di un centro di esplosione. In particolare, si nota la completa assenza di zone, seppur limitate, con distruzione di materiale, lacerazioni, fori e tracce carboniose disposte radialmente rispetto al centro di esplosione. Sulla base di questa premessa, la domanda che le farei è se ricorda dove lei ipotizzò che fosse posizionata la carica esplosiva.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Come lei ha letto adesso, io ipotizzai che la carica esplosiva fosse localizzata vicino alla ringhiera – una parte della quale andò distrutta – e in direzione opposta, nella direzione in cui ha sollevato tutto il pavimento del locale; addirittura ha sollevato il pavimento, ha sollevato il camion che era sul pavimento insieme con la barca, schiacciandolo sul soffitto sovrastante e rompendo anche in parte il soffitto stesso, tanto è vero che si ipotizzò che le fiammate che alcuni testimoni avevano visto sopra il Moby Prince fossero conseguenza di questa esplosione. Per me, da come l'ho vista io, era posizionata in quel modo.
  Alcuni poi hanno fatto l'osservazione che non era stato trovato il detonatore, ma il detonatore in un'esplosione non si trova mai. Non ho mai trovato un residuo di un detonatore, perché il detonatore normalmente è una capsula di alluminio o comunque di materiale dolce che è direttamente a contatto con la massa esplodente e nell'esplosionePag. 7 viene distrutto. Al limite, a volte in alcuni casi si può trovare il sistema di attivazione, cioè come è stato attivato; uno dei casi più eclatanti è stato quello dell'attentato a Borsellino, in cui noi trovammo anche un residuo, un frammento del sistema di attivazione.
  Nel caso del Moby Prince non abbiamo trovato niente, anzi nella seconda analisi – perché siamo tornati anche a fare prelievi sul locale bow thruster – trovammo, se non ricordo male, due ghiere, due rotelline, con tanto di sigla sopra, che nessuno riuscì a capire da dove provenissero.
  Per quanto riguarda la deformazione, evidentemente legata all'esplosione, anche quella dipende dalla circostanza che l'esplosivo sia in sospensione o sia appoggiato; ma ammesso che sia appoggiato, essendo appoggiato su un materiale metallico che ha una certa elasticità e avendo la possibilità di espandersi dal lato opposto, sicuramente su quella parte non lascia deformazioni.

  PRESIDENTE. Un'altra piccola premessa. Nella sua relazione non viene indicato il quantitativo di esplosivo che sarebbe scoppiato e che avrebbe prodotto tutti i danni documentati dalle immagini fotografiche. La domanda è: lei ricorda di aver effettuato dei calcoli o delle valutazioni mediante diagrammi per stimare il quantitativo di esplosivo in grado di produrre i danni?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Premetto che io non sono e non ero un esperto di esplosioni, ma ero un chimico che lavorava sugli esplosivi o sui residui di esplosione; quindi allora mi affidai anche a degli ingegneri che erano presenti nell'incarico anche come consulenti. Insieme ipotizzammo che potesse essere una quantità di esplosivo tra 5 e 10 chilogrammi. Tuttavia, non è uno studio che ho fatto direttamente io, ma mi sono molto basato su persone che erano esperte nelle esplosioni e che fecero anch'esse quella valutazione.

  PRESIDENTE. Nella relazione consegnata al termine del secondo incarico di consulenza del 1992 lei escluse – e quindi non analizzò – il caso di un'esplosione generata da una miscela di aria e gas, motivando questa esclusione con l'argomentazione secondo cui, nel caso in cui ci fosse stata un'esplosione generata da una miscela di aria e gas, si sarebbe generata un'esplosione sferiforme, che avrebbe comportato sollecitazioni pressorie uniformi, con la conseguenza che il locale avrebbe dovuto subire deformazioni uniformi. Lei, invece, considerò le deformazioni rilevate a bordo non uniformi. Cito dalla sua relazione: «La non uniformità delle deformazioni si evince chiaramente dall'esame dei disegni del locale. Queste evidenze escluderebbero già l'esplosione da gas, la cui principale caratteristica è quella della uniformità delle deformazioni derivanti da una esplosione di tipo sferiforme». Su questa base, le farei alcune domande. Lei ha ritenuto che un'eventuale esplosione di aria e gas sarebbe stata di tipo sferiforme; come ha giustificato questa valutazione rispetto alla forma del locale che, invece, si presentava prismatica? Questa è la prima domanda.
  Considerando che il locale non godeva della proprietà di simmetria rispetto ad alcun asse né longitudinale, né trasversale, né orizzontale, non ha ritenuto plausibile che sotto un'azione pressoria, pur ipotizzata uniforme, le diverse paratie si sarebbero comportate in modo differenziato in relazione alle loro specifiche resistenze meccaniche e dimensioni?
  Infine, alla luce delle nuove conquiste tecniche in materia ATEX gas, con le quali si è visto che l'esplosione in ambiente confinato progredisce in modo non uniforme, oggi concluderebbe come fece nel 1992 oppure no?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Io, purtroppo, ho visto diverse volte esplosioni da gas, sia da gas in bombola – il gas liquido, che si deposita, è più pesante dell'aria e quindi va verso il basso – sia da metano, come quella che è avvenuta qualche giorno fa in Sicilia e che, come abbiamo visto, ha distrutto completamente tutto. Ho visto anche delle esplosioni da gas confinate all'interno di appartamenti,Pag. 8 soprattutto generate a volte dalla malavita, che utilizzava il gas in bombola. Quando c'è un'esplosione da gas, il gas tende naturalmente, per come è, a infiltrarsi in tutti i punti dove trova spazio; nel momento in cui avviene un'esplosione, quindi, questa è sferiforme, nel senso che non è direzionale, in quanto non c'è un contenitore che lo invia in un certo punto, ma secondo il mio modo di vedere si espande in tutti i punti e nel momento in cui avviene l'esplosione distrugge tutto, anche i piccoli particolari che ci sono in un ambiente. Ho visto un ambiente, anche di una persona abbastanza famosa; fecero fare un'esplosione da gas dentro la villa: non c'era più un pezzetto di quadro, le carte da giocare, i piatti; era tutto distrutto, tutto frantumato. Cosa che lì non è avvenuta.
  Peraltro, dal mio punto di vista, ripeto quello che ho detto prima, ovvero che nel caso particolare io non ho potuto esaminare l'Agip Abruzzo e soprattutto non ho potuto verificare il tipo di petrolio o di gasolio che l'Agip Abruzzo portava. Ci hanno detto che era un crude oil iraniano molto leggero e che, come tutti i trasporti su nave, avrebbe dovuto avere un gas inerte che lo teneva a pressione dall'alto, e non un gas attivo. Però noi ci dobbiamo basare su quello che ha detto l'armatore, noi non sappiamo. Per cui questa...

  PRESIDENTE. Lei non ebbe la possibilità di effettuare analisi sull'Agip Abruzzo?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Io non ce l'ho avuta, perché quando sono arrivato, a novembre, l'Agip Abruzzo era già stata rottamata.
  Quando mi dicono: «Raggiunge una pressione tale da fare quell'esplosione, con quella potenza, per i danni che aveva provocato», anche se parlano di butano o di propano che è più pesante dell'aria (quindi sarebbe sceso sotto e si sarebbe depositato eccetera), chiedo: ma perché il gas doveva raggiungere una pressione tale da provocare quel tipo di danno? E perché non l'ha raggiunta nei locali vicini che erano anche più piccoli, nei quali quindi era anche più facile che si raggiungesse una pressione superiore?
  Facendo tutte queste valutazioni, perciò, a suo tempo io ho escluso l'esplosione da gas. Mariperman (Commissione permanente per gli esperimenti del materiale da guerra), che è esperta in analisi su natanti, invece ha portato sempre avanti la tesi che quella era un'esplosione da gas. Però – questo è bene chiarirlo – anche i tecnici di Mariperman non hanno mai inficiato o criticato i risultati che io avevo raggiunto. Quelli li hanno dati per scontati; dicevano semplicemente che i residui derivavano da altre cose, non dall'esplosione: erano residui di esplosivi.

  PRESIDENTE. Ultimissima cosa. Sappiamo che le sue conclusioni furono poi verificate analiticamente con strumentazione dell'ENEA tra il 1992 e il 1993. Noi poi chiederemo agli archivi dell'ENEA di poter accedere a quei documenti. Lei era presente durante le verifiche che furono fatte all'ENEA oppure no? Ricorda se era presente all'ENEA in quel passaggio?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Guardi, se non rammento male (potrei anche sbagliarmi), le analisi all'ENEA furono fatte prima; furono eseguite quasi contemporaneamente a quelle che ho fatto io. All'ENEA ero presente anch'io ed era presente anche il magistrato, il dottor De Franco; siamo andati insieme all'ENEA a verificare alcuni rivelatori che noi avevamo, soprattutto sotto la spinta di alcuni consulenti di parte, i quali dicevano che nel caso delle analisi fatte nella Criminalpol ci potevano essere – qui sono state dette tante cose – anche degli strumenti in qualche modo contaminati. Allora furono fatte anche queste analisi all'ENEA, con due tipi di rivelatori – se non ricordo male uno per la parte ionica e uno per la parte organica – che diedero entrambi risultati negativi.

  PRESIDENTE. Grazie, questo corrisponde a quello che sapevamo. Io avrei concluso. Mi scuso con i colleghi per la lunghezza delle mie domande, però era un'occasione per confrontare alcuni interrogativi che avevo maturato. A questo punto Pag. 9do la parola ai colleghi commissari, se hanno domande, sollecitazioni o questioni da chiarire. Prego, onorevole Deidda.

  SALVATORE DEIDDA. Una curiosità da ignorante: è possibile che lì ci fosse un esplosivo solo per il trasporto, magari abusivo, e che per una concatenazione anche sfortunata sia esploso? Voglio dire: è possibile che non ci fosse un innesco attivato da qualcuno, ma l'esplosivo semplicemente era lì per un trasporto – perché in Sardegna ahimè ci potevano essere vari usi in quel periodo, e anche prima (qualcuno diceva che ci fosse un deposito delle Brigate rosse, in passato, o che venisse usato magari da banditi) –, nel tragitto uno lo deposita lì affinché poi sia preso e dopo purtroppo c'è una serie di eventi, per cui nessuno lo innesca, però un urto o un qualcosa l'ha fatto...

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. È uno dei quesiti che formularono i periti di parte. Il problema è questo: se era un esplosivo di trasporto – chiamiamolo così – doveva essere soltanto esplosivo, quindi non avrebbe avuto un innesco. Non avendo un innesco, è più difficile che avvenga l'esplosione. Lì c'erano vari componenti, di cui alcuni molto sensibili come la gelatina, altri sordi come il tritolo. Il tritolo, se non viene innescato con un detonatore potente, praticamente si rompe ma non esplode; quindi ci vuole anche un sistema di attivazione dell'esplosivo. Quindi riguardo all'ipotesi di un trasporto, io risposi sia per la temperatura – perché teniamo presente che quel locale era al di sotto della linea di galleggiamento della nave (uso un termine che ho sentito, perché io non sono un esperto di navi) ed era molto freddo, perché stava in acqua – sia perché non c'erano poi delle asperità nel locale contro le quali l'eventuale sacca contenente esplosivo avrebbe potuto provocare l'esplosione.
  Rimane il concetto che io non escludo, come non ho escluso allora, che questi residui potessero venire da residui di un esplosivo e non da un'esplosione; però il problema vero è che lì l'esplosione c'è stata. Quando sono stato chiamato e mi è stata data la consulenza, mi è stata data per verificare perché era avvenuta l'esplosione. Non è che mi hanno chiamato per dirmi: «Secondo te c'è stata l'esplosione?». No, l'esplosione l'avevano già accertata i periti che erano stati incaricati dal magistrato. Quindi io ho dato un'interpretazione di quella che era un'esplosione in base a dati analitici che ho trovato. Però, oltre questo non...

  GRAZIELLA LEYLA CIAGÀ. Magari, continuando il ragionamento del collega, nel caso che si fosse trattato di un esplosivo da trasporto senza innesco, non è possibile che sia deflagrato in seguito all'urto del Moby Prince contro l'Agip Abruzzo oppure che sia stato innescato dall'incendio che si è comunque poi propagato sulla nave, sempre a seguito della collisione?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Infatti nella mia relazione, che ho naturalmente riletto (perché, dopo trent'anni, l'ho dovuta riguardare), io ho scritto che non è possibile dire se l'esplosione è avvenuta prima, durante o dopo l'incidente.
  Le fiamme non avrebbero provocato l'esplosione, fermo restando che la temperatura all'interno di quel locale non è salita, così come si vede dalle deformazioni, perché c'erano addirittura le gomme del camion ancora integre, mentre le gomme di altre macchine vicino all'incendio erano tutte esplose. La temperatura non è salita, ma ammesso che fosse salita, l'esplosivo a quel punto sarebbe bruciato ma non sarebbe esploso.
  Se lei, facendo una prova che è quella che si fa normalmente a dimostrazione, prende un frammento di esplosivo, lo mette su un posacenere e ci avvicina il fiammifero, vede la fiammata; non c'è esplosione, c'è una fiammata molto violenta che è la cosiddetta «deflagrazione», ma non la detonazione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Massari. Se non ci sono altre domande, la ringrazio anche per la generosità del suo incontro Pag. 10con noi e delle informazioni che ci ha dato. Eventualmente ci riserviamo la facoltà di scriverle o di tornare a disturbarla nei mesi successivi, perché il nostro lavoro si è avviato da qualche mese, però naturalmente questi aspetti tecnici per la nostra attività di indagine sono fondamentali. Intanto grazie molte davvero per questo incontro.

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Io, per quello che posso, vi faccio tanti auguri nella speranza che finalmente si riesca a comprendere che cosa è realmente avvenuto quella sera. Purtroppo, facendo parte della Polizia, ho visto – non ho assistito per fortuna, ma ho soltanto visto – le foto dei corpi che sono stati trovati all'interno del Moby Prince, e per alcuni dev'essere stata una morte orrenda. Se si riuscisse almeno a comprendere il perché, io mi toglierei qualche dubbio.

  SALVATORE DEIDDA. Posso fare un'ultima domanda?

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Deidda.

  SALVATORE DEIDDA. Mi scusi se ne approfitto, ma proprio, perché ha detto che era un poliziotto, lei ha mai pensato o ha avuto la sensazione – oggi va di moda il complottismo – che ci fosse magari qualche complotto dietro? O, nello svolgimento della sua professione, ha trovato degli ostacoli? Ha avuto una sensazione che le ha fatto pensare: «Qui mi vogliono portare da un'altra parte o mi stanno...»?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Prima mi era stata fatta una domanda simile, forse non ho risposto compiutamente. Io non ho avuto nessuna pressione da parte di nessuno né per quanto concerne l'ente per cui lavoravo (la Polizia scientifica, la Criminalpol), né per quanto riguarda la magistratura, e neanche per quanto riguarda i periti di parte, tranne quel che ho detto all'inizio, cioè che alcuni pensavano che la nave andasse subito rottamata.
  Questa sua domanda apre... Sicuramente avrete letto la sentenza del tribunale di Livorno, che addirittura diceva che io ero stato in qualche modo indirizzato su un complotto di tipo stragistico e che avevo fatto tutte le ipotesi che loro mi hanno fatto dire in sede di tribunale... Perché mi facevano delle domande specifiche alle quali io ero tenuto a rispondere, poiché io non ero una persona informata sui fatti, ma ero un perito. Per di più, sempre per il Moby Prince, nell'ambito dei lavori d'istituto, mi ero anche occupato dell'interpretazione del film fatto da Canu, trovato all'intero di una telecamera, e di alcune diapositive scattate dalla terraferma, per cercare di capire se c'era o no la nebbia quando ci fu l'incidente o dopo l'incidente, quando c'era l'incendio. Fu scritto dal magistrato del tribunale di Livorno che praticamente io in qualche modo ero stato condizionato dai miei trascorsi – perché io, prima di andare in Polizia, ho fatto degli altri lavori in altri enti – e quindi avevo un'idea di complotto e di stragi che avevo cercato di portare avanti. Sulla base di queste osservazioni e deduzioni scritte dal magistrato feci anche un esposto al Consiglio superiore della magistratura.

  PRESIDENTE. Quale esito ebbe l'esposto?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. È una cosa un po' particolare. Il Consiglio superiore della magistratura non mi ha mai risposto, però qualche anno dopo, in una ricorrenza dell'attentato del Moby Prince, un politico locale disse che io avevo criticato...

  PRESIDENTE. Ricorda chi era quel politico?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. No, in questo momento no. Disse che io avevo criticato l'operato della magistratura, non essendo d'accordo con quello che il magistrato aveva scritto.

  PRESIDENTE. Quindi sapeva del suo esposto.

Pag. 11

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Il magistrato di allora, leggendo ciò che aveva scritto questo politico, mi ha denunciato per diffamazione.

  PRESIDENTE. Ricorda il nome del magistrato?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Lamberti, forse? Il magistrato del primo processo. Mi ha denunciato per diffamazione. Naturalmente, quando io poi ho portato la copia dell'esposto che avevo fatto al Consiglio superiore della magistratura, sono stato assolto per non aver commesso il fatto.

  PRESIDENTE. Una domanda, però, a questo punto mi sorge spontanea. Lei ha fatto riferimento alla sua occupazione precedente all'entrata in Polizia. Possiamo chiedere dove era stato occupato prima di entrare in Polizia?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Io, prima di entrare in Polizia, ho lavorato per parecchi anni in un servizio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e siccome in ambito...

  PRESIDENTE. Un servizio di informazione e sicurezza?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Un servizio di informazione e sicurezza, sempre dirigendo dei laboratori chimici.
  Siccome in quell'occasione, evidentemente, il magistrato era stato informato di questo mio precedente incarico da altri, mi fece la domanda specifica su quale era il mio incarico e in quale servizio lavoravo. Io gli risposi che non potevo dirlo, in quanto allora ero ancora coperto dal segreto e come tale non ero tenuto a dirlo. Il magistrato ha scritto questo nella sentenza e ne ha fatto un punto per dire che io ero stato condizionato dal mio precedente lavoro.

  PRESIDENTE. Che immagino fosse il SISDE (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica). In quegli anni c'erano il SISDE e il SISMI (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare).

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Il SISMI.

  PRESIDENTE. Era il SISMI?

  ALESSANDRO MASSARI. Sì, esatto. Oggi lo possiamo dire, perché sono passati quarant'anni.

  PRESIDENTE. Bene. Prego, onorevole Deidda.

  SALVATORE DEIDDA. Presidente, adesso non c'entra molto con la Moby Prince, però il fatto che un magistrato venga a conoscenza di informazioni che, in quel periodo, erano informazioni sensibili e anche pericolose da divulgare... Anzitutto, perché quel magistrato si è informato? Io ho conosciuto altri colleghi del dottor Massari, ma appunto erano già in pensione da molto e non ci sono più; però all'epoca il dottor Massari non era in pensione. La domanda che dovremmo farci è perché il magistrato si sia informato sul passato del perito. Mi sembra che sia il magistrato ad essersi fatto un preconcetto, non il dottor Massari che si è fatto indirizzare. È il magistrato che ha escluso, a prescindere, una pista. Non c'entra niente, lo ripeto, però è una domanda, secondo me: perché il magistrato è andato a screditare un perito?

  PRESIDENTE. Osservazione più che legittima, devo dire.

  GRAZIELLA LEYLA CIAGÀ. Dottor Massari, lei all'inizio ha dichiarato che, quando ha iniziato le sue attività, erano già trascorsi sette mesi dall'evento e ciò le ha fortemente condizionate. Si è fatto un'idea di come mai lei è stato chiamato in causa ben sette mesi dopo l'evento? Perché lei è entrato in gioco a distanza di così tanto tempo rispetto all'incidente? Perché non è stato chiamato subito? Anche questo è strano.

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  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. Questo non lo so, scusi. Quello che le posso dire è che era stato dato l'incarico a degli altri consulenti. Io avevo letto tutta la storia del Moby Prince sui giornali come notizie di stampa. Non ero stato direttamente interessato, anche perché se ne occupava il gabinetto di Polizia scientifica di Livorno. Il problema del perché dell'incidente non me lo ero neanche posto e non sapevo che all'interno c'erano questi problemi. Poi fui chiamato dal mio superiore, che era il vicecapo della Polizia e direttore della Criminalpol, il quale mi disse: «Guarda, vai a vedere, perché lì sembra che ci sia stata un'esplosione e bisogna capire perché ci sono stati questi 140 morti». O erano 139?

  PRESIDENTE. Furono 140.

  ALESSANDRO MASSARI. Io mi confondo per il fatto di Bertrand.

  PRESIDENTE. Il sopravvissuto. Furono 140 vittime e un sopravvissuto.
  A proposito di magistrati, mi è venuta in mente un'altra domanda. Lei ricorda quale fu, in udienza, l'atteggiamento del pubblico ministero?

  ALESSANDRO MASSARI, esperto in materia di esplosivi. L'atteggiamento del pubblico ministero fu abbastanza coerente, così come l'avevo conosciuto. Fece delle domande, anche sul tipo di analisi, anche perché alcune delle analisi in qualche modo le avevamo concordate insieme. Se non ricordo male, furono più le domande del magistrato che quelle del pubblico ministero; domande che mi misero in difficoltà, io fui costretto a rispondere e lì iniziò la baraonda quando dissi: «Potrebbe pure essere che a seguito dell'esplosione il Moby Prince sia tornato indietro o abbia incrociato l'Agip Abruzzo». E lì: «No, perché l'Agip Abruzzo stava in una direzione e non poteva essere nell'altra». Peraltro, non era cosa che io conoscessi.

  PRESIDENTE. Davvero grazie, la congediamo volentieri. Grazie molte. Grazie, colleghi. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 20.55.