XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince»

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Martedì 26 ottobre 2021

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Romano Andrea , Presidente ... 2 

Audizione della dottoressa Marina Caffarata, vedova del secondo ufficiale di coperta della «Moby Prince» Lido Giampedroni:
Romano Andrea , Presidente ... 2 
Caffarata Marina  ... 2 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Caffarata Marina  ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Caffarata Marina  ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Caffarata Marina  ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Caffarata Marina  ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 3 
Caffarata Marina  ... 3 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Caffarata Marina  ... 4 
Romano Andrea , Presidente ... 4 
Frailis Andrea (PD)  ... 4 
Caffarata Marina  ... 5 
Frailis Andrea (PD)  ... 5 
Caffarata Marina  ... 5 
Frailis Andrea (PD)  ... 5 
Caffarata Marina  ... 5 
Frailis Andrea (PD)  ... 5 
Romano Andrea , Presidente ... 5 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Caffarata Marina  ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 7 
Caffarata Marina  ... 7 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 8 
Caffarata Marina  ... 8 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 8 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 8 
Caffarata Marina  ... 8 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 8 
Romano Andrea , Presidente ... 8 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 8 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 9 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 9 
Caffarata Marina  ... 10 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Lapia Mara (Misto-CD)  ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Romano Andrea , Presidente ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 10 
Caffarata Marina  ... 10 
Marino Bernardo (M5S)  ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Marino Bernardo (M5S)  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 11 
Romano Andrea , Presidente ... 11 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 12 
Caffarata Marina  ... 12 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Caffarata Marina  ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 13 

Audizione dell'avvocato Margherita Zurru, consulente della Commissione:
Romano Andrea , Presidente ... 13 
Zurru Margherita , consulente della Commissione ... 13 
Romano Andrea , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA ROMANO

  La seduta comincia alle 20.50.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Buonasera. Come convenuto, i deputati componenti della Commissione possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza, mentre invece non è attivata la trasmissione tramite web-tv. Ovviamente, ove ritenessimo di passare alla modalità segreta, la videoconferenza sarebbe interrotta, con le modalità che conosciamo.
  Informo che è in via di predisposizione, in collaborazione con il Servizio Informatica, un'area documentale condivisa alla quale potranno accedere i commissari e i consulenti, con modalità che saranno successivamente comunicate. In quest'area sarà visionabile il materiale classificato come libero, di più immediata utilità, ossia la documentazione relativa ai procedimenti giudiziari nonché quella tecnica e audiovisiva. Si tratta di una modalità che consentirà di consultare la documentazione in modo rapido, senza doverne fare di volta in volta richiesta. Tale modalità, peraltro, non sostituisce la normale acquisizione di tutta la documentazione all'archivio della Commissione, secondo le procedure previste dai regolamenti che abbiamo approvato.
  Se non vi sono osservazioni su questa parte, procederei.
  Come sapete, questa sera la nostra seduta è articolata in due parti: la prima dedicata all'audizione della dottoressa Marina Caffarata e la seconda a una relazione dell'avvocato Zurru, in preparazione all'audizione del signor Bertrand.

Audizione della dottoressa Marina Caffarata, vedova del secondo ufficiale di coperta della «Moby Prince» Lido Giampedroni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Marina Caffarata, che saluto. La signora è vedova del secondo ufficiale di coperta della Moby Prince, il signor Lido Giampedroni. L'audizione si svolge in seguito alla richiesta della stessa dottoressa, che ha scritto alla Commissione il mese scorso chiedendo di poter portare la propria testimonianza, che ritiene utile anche alla luce dei fatti emersi nella precedente Commissione voluta dal Senato della Repubblica.
  L'audizione si svolge in forma libera e di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Avverto anche che, considerate le modalità di svolgimento della seduta, qualora la dottoressa Caffarata dovesse ritenere che taluni argomenti sui quali intende riferire richiedono di essere assoggettati a un regime di segretezza, potrà naturalmente comunicarcelo in qualunque momento e la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirle di farlo.
  Ringrazio ancora la dottoressa Caffarata per la sua presenza e le cedo la parola. Il primo intervento sarà il suo; naturalmente seguiranno, se di utilità e se richiesti, interventi dei commissari. Prego, dottoressa.

  MARINA CAFFARATA. Quello che ho da dire è che io il giorno 10 aprile ero a bordo del Moby Prince; ho accompagnato mio marito, che era a casa perché la nave era stata ferma per un guasto. Dovevo anch'io andare in Sardegna, peraltro, invece poi per un malessere improvviso sono scesa assieme a mio figlio e sono tornata a Pag. 3casa circa alle nove di sera. Io volevo dire questo, che ho detto a tutti, al commissario Grosselle, a De Franco, a chiunque, però forse ritenevano che non fosse di nessuna utilità e potrebbe anche darsi che non sia di nessuna utilità: però il giorno stesso in cui è successo il fatto, a bordo del Moby Prince hanno trovato due persone. Le hanno trovate in un locale. Quando noi siamo arrivati a bordo, a mio marito un marinaio ha detto: «Sai che abbiamo trovato due a bordo?». Quando ha incontrato il nostromo – perché poi nel frattempo il nostromo è sceso dalla nave perché andava a casa, e io gli ho dato anche un regalino per la figlia perché riceveva il battesimo – questo gli ha detto: «Sì, abbiamo trovato questi due, ma non sappiamo cosa erano a fare; li abbiamo trovati a bordo». Lui gli ha detto: «Ma cosa avete fatto? Avete avvisato la Polizia, qualcuno?». «No, li abbiamo fatti scendere». Questo per me poteva anche essere collegato all'ipotesi che avessero messo dell'esplosivo a bordo, alla luce anche di quello che poi abbiamo scoperto, con la Commissione, dell'assicurazione rischio guerra del signor Onorato.
  Quando lo dissi, all'epoca, mi dicevano che non aveva senso, anche se noi con Brandimarte e altri periti abbiamo trovato che c'erano tracce di esplosivo a bordo. Non so se avete presente quella parte che è venuta fuori dal tribunale di Livorno – noi ce l'abbiamo perché era nell'archivio di Loris Rispoli –, praticamente tutta la parte registrata da Lazzarini, che era il nostro primo presidente dell'associazione, in cui appunto parlano anche... Non so, ce l'avete voi questa cosa? Ecco, questa qui.

  PRESIDENTE. Se la dottoressa ha dei documenti da consegnare, naturalmente li acquisiamo volentieri.

  MARINA CAFFARATA. Vi chiedo di considerarli secretati... Quella è tutta la parte registrata...

  PRESIDENTE. Quindi, possiamo acquisire questa documentazione?

  MARINA CAFFARATA. Sì.

  PRESIDENTE. Benissimo, grazie.

  MARINA CAFFARATA. Io penso che dovrebbe essere agli atti della procura di Livorno. Non so come, questa cosa era nella documentazione che aveva Rispoli. A me l'ha mandata un altro familiare, io non l'avevo. Parla appunto di un... forse di un mafioso, che dice che avrebbe parlato in cambio di due miliardi. Però sono tutte parti un po' spezzettate, ci sono degli omissis, ci sono delle cose che non si riescono a capire nella registrazione. Però, secondo me, può darsi anche che questa cassetta sia ancora in tribunale. Magari con le nuove tecnologie si riesce anche a comprendere di più quello che c'era scritto.
  Io volevo dire questo, non so se può essere utile.
  Anche il fatto che la nave aveva un tot di problemi.
  Spero che riusciate a darci un pochino di giustizia, perché stiamo vivendo trent'anni d'inferno.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Quindi lei ha concluso il suo primo intervento?

  MARINA CAFFARATA. Sì, io volevo dire questo. Soprattutto, sentite il nostromo, perché questa cosa la dovrebbe sapere. Quindi, se lo chiamate, una spiegazione ve la deve dare; non può dire che non c'erano, perché a bordo questi c'erano. Magari sa anche cos'erano a fare e precisamente in che posto sono stati trovati, perché hanno detto che erano nascosti, ma io, dopo trent'anni, non ricordo più dove li hanno trovati.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Le faccio io una prima domanda. Sulla base di quanto ho compreso, lei avrebbe avuto da suo marito la notizia secondo la quale il nostromo avrebbe detto a suo marito che erano state trovate due persone sulla Moby Prince prima della partenza.

  MARINA CAFFARATA. Come noi siamo arrivati e abbiamo messo dentro la macchina...

Pag. 4

  PRESIDENTE. Lei e suo marito, con la macchina?

  MARINA CAFFARATA. Sì. Il marinaio che era giù al garage gli ha detto: «Guarda, abbiamo trovato...».

  PRESIDENTE. Il nostromo?

  MARINA CAFFARATA. Non era il nostromo, era un marinaio. Ha detto: «Sai, è successo questo, oggi abbiamo trovato questi due».

  PRESIDENTE. Scusi, lei e suo marito arrivate con la macchina dentro la Moby Prince?

  MARINA CAFFARATA. Sì, più o meno saranno state le due del pomeriggio.

  PRESIDENTE. Perfetto. E a quel punto non il nostromo, ma un marinaio vi avvicina per raccontarvi che sarebbero state trovate a bordo della Moby Prince due persone, che nel frattempo erano già state fatte sbarcare.

  MARINA CAFFARATA. Sì. Successivamente è venuto il nostromo a salutarmi, e in quel momento mio marito gli ha chiesto: «Ma cosa è successo? Come mai c'erano queste persone a bordo?». Ha risposto: «Non lo so, le abbiamo trovate». Però io non ricordo dove le hanno trovate. Lui gli ha detto: «Ma cosa avete fatto? Avete chiamato la Polizia? Come mai erano a bordo?». «No, li abbiamo fatti scendere». Due persone. Il nostromo è intervenuto dopo, mentre scendeva per andare a casa (che poi non ci è andato, ma insomma io credevo che andasse a casa).

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, altre due domande. Questa notizia che lei ci ha riferito è già stata oggetto di una sua deposizione all'autorità giudiziaria negli anni scorsi oppure è la prima volta che lei la comunica pubblicamente? C'è già stata una deposizione sua in passato?

  MARINA CAFFARATA. All'epoca ero giovane e ignorante in materia, e pensavo che quando uno parla con un magistrato questo ne prendesse atto. Io a De Franco gliel'ho detto ben più di una volta e l'ho detto anche a Grosselle, perché dovete sapere che....

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. Lei l'ha detto a De Franco in modo informale o l'ha detto nel corso di una deposizione?

  MARINA CAFFARATA. In modo informale, e non ha ritenuto che questa cosa avesse fornito una valenza ai fini delle indagini. Non sono mai stata ufficialmente chiamata. Circa un anno fa ho scritto anche alla procura, ho mandato una PEC; ho scritto questa cosa alla procura di Livorno dove c'è in corso l'indagine, ma non mi hanno risposto.

  PRESIDENTE. L'ultima domanda: lei ha detto, in conclusione, che la nave aveva un tot di problemi. Su questo specifico punto, cioè l'esistenza presso la Moby Prince di un tot di problemi, lei aveva ricevuto notizia da suo marito, o da altri componenti dell'equipaggio? Ricorda dettagli più specifici rispetto ai problemi che avrebbero afflitto la Moby Prince?

  MARINA CAFFARATA. Uno era il mozzo delle eliche. Poi avevano avuto un problema, un'avaria – motivo per cui erano fermi a Livorno – entrando a Olbia. Erano rimasti fermi e dopo sono riusciti a rientrare. E avevano anche un problema su un radar, mi pare quello di sinistra. Il giorno che sono andata a bordo erano intorno anche al radar.

  PRESIDENTE. Cedo la parola ai colleghi che intendono fare domande. Prego, onorevole Frailis.

  ANDREA FRAILIS. In primo luogo vorrei ringraziare la dottoressa Caffarata per la sua deposizione e per aver preso l'iniziativa di questa audizione.Pag. 5
  Io non sono esperto di navigazione, quindi quella che pongo è una domanda. Se due persone vengono trovate a bordo di una nave prima che salpi, e sono persone estranee all'equipaggio o alle cose che riguardano la nave, immagino che da qualche parte questo fatto debba essere riportato. Per quel che sappiamo, questo fatto è riportato nei giornali di bordo e nei documenti di bordo oppure no? Se non è stato fatto è – anche alla luce di quello che abbiamo saputo dopo, perché stiamo anche noi lavorando sulle ipotesi di un'esplosione a bordo e della presenza di esplosivo a bordo – una cosa molto grave: due persone che non ci facevano nulla a bordo del Moby Prince e che sono state fatte sbarcare senza che questo fatto sia stato comunicato alle forze dell'ordine almeno perché fossero identificate. Perché può essere tutto, io non dico che fossero gli autori di un attentato o che abbiano portato l'esplosivo a bordo – potrebbero essere stati anche dei clandestini, qualcuno che forse cercava qualcosa, potevano essere chiunque –, ritengo che la presenza a bordo di persone estranee all'equipaggio dovesse essere segnalata su un documento di bordo. E ritengo che, se sono state fatte sbarcare, come ci segnala la dottoressa, senza un'identificazione e senza un'individuazione del motivo per il quale erano a bordo, ciò sia molto grave. Questo, presidente, credo che aggiunga anche argomenti – poi sentiremo l'avvocato Zurru al riguardo – alle domande che possono essere fatte al mozzo, Alessio Bertrand.

  MARINA CAFFARATA. Io credo che il mozzo di questa cosa non sappia niente, anche perché era appena imbarcato. Era al primo imbarco. La nave mi sembra fosse partita a marzo. Credo che di funzionamento della nave poco ne potesse sapere e che non potesse ancora essere nel mood di come ci si muove. Lo sa sicuramente Di Lauro, perché ne ha parlato con mio marito. Di Lauro lo sa, è lui che dovrebbe essere sentito. Ma a questo punto magari dirà che non se lo ricorda. Addirittura, tra le altre cose, lo dissi a Grosselle, in quanto io sono stata anche chiamata perché qualche benpensante ha pensato bene... Siccome Di Lauro (non so se lo sapete) non era andato a casa ma aveva una donna a Livorno, hanno interrogato me come se fossi io l'amante di Di Lauro. Pensi, nell'assurdo, anche questa mi è toccata. E sono stata interrogata da questo Grosselle su cosa facevo e dov'ero; e gliel'ho riferito anche a lui che quando io ho visto l'ultima volta... Perché mi ha chiesto quando ho visto Di Lauro, che rapporti avevo, tutta una serie di cose. Mi sono anche un attimo... perché, oltre a tutto quello che avevo subito anche questa mi è toccata. Lì l'ho detto; ho detto: «Io l'ho visto in questo momento, aveva detto questo, guardate che così e così», ma non so nemmeno se l'ha trascritto nella mia deposizione; bisognerebbe verificare anche quello, relativamente al discorso della manomissione del timone e del processo che è stato fatto a Di Lauro.

  ANDREA FRAILIS. Chiedevo questo perché il fatto di trovare due persone a bordo probabilmente è stato anche oggetto di qualche chiacchierata tra i membri dell'equipaggio.

  MARINA CAFFARATA. Probabilmente.

  ANDREA FRAILIS. Siccome non è un fatto usuale, ma assolutamente eccezionale.

  MARINA CAFFARATA. Infatti non gli era mai successo. Io gli avevo anche chiesto: «Ma succede spesso?». Ha detto di no. Tra le altre cose mio marito gli ha chiesto: «Ma dove l'avete trovato?», perché pensava che fosse salito magari per rubacchiare. L'hanno trovato proprio giù nelle macchine da qualche parte; non so dire esattamente dove, ma insomma non nella parte dove uno poteva rubare qualcosa. Però non mi ricordo dove.

  ANDREA FRAILIS. Essendo un fatto così eccezionale, probabilmente, anzi certamente, al momento dell'imbarco i membri dell'equipaggio ne hanno discusso, almeno. Grazie, dottoressa.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Potenti.

Pag. 6

  MANFREDI POTENTI. Grazie, signora. Vorrei farle alcune domande per contestualizzare anche una parte di quei fatti che lei ci ha descritto e che peraltro ritengo veramente molto interessanti, perché sono le testimonianze delle ultime ore della vita a bordo della nave. Quindi ci interessano per tutti quei particolari che lei può ricordare, anche magari aspetti che penso ritenga superflui ma che potrebbero essere importanti.
  Lei era solita accompagnare suo marito alla partenza della nave? C'erano state altre occasioni in cui questo era avvenuto?

  MARINA CAFFARATA. Sì, ben più di una volta.

  MANFREDI POTENTI. Solitamente quanto si tratteneva a bordo, una volta accompagnatolo sulla nave?

  MARINA CAFFARATA. Se la nave partiva, magari andavo, portavo il bimbo e ci stavo un'oretta, il tempo che scendevano e poi ripartivano. Poi spesso sono stata anche a bordo e facevo avanti e indietro.

  MANFREDI POTENTI. E ricorda quel giorno quanto rimase a bordo, più o meno, quel giorno?

  MARINA CAFFARATA. Lì sono rimasta all'incirca dalle 14 e sono scesa intorno alle 21.

  MANFREDI POTENTI. Accidenti, quindi un arco di tempo considerevole.

  MARINA CAFFARATA. Io dovevo andare in Sardegna.

  MANFREDI POTENTI. Ci può descrivere qualche altro episodio avvenuto in quel tempo a bordo, qualcosa che lei ha fatto, persone che può avere incontrato, quello che ci può essere utile anche a poterle fare poi qualche ulteriore domanda? Uno spunto sul tempo che ha trascorso a bordo?

  MARINA CAFFARATA. Io ricordo qualche persona dell'equipaggio, qualche passeggero; una delle bimbe che giocava con mio figlio, che era piccolino, aveva due anni. Mi ricordo bene queste bambine perché sono cose che rimangono impresse nella mente. Ricordo quel dottore che faceva anche lui il viaggio, però non era tra le liste degli imbarcati, perché era stato medico nell'estate; veniva da Milano, si imbarcava e andava in Sardegna, mi ricordo bene di lui. Poi gente che saliva, scendeva. Mi ricordo l'imbarco di Vinattieri – vi sembrerà una cosa strana – perché io sono contro le pellicce e quelli che uccidono gli animali, e questo mi disse che faceva il pellicciaio; mi ricordo di lui. Ricordo le ragazze che erano dentro, le commesse, Tiziana Ciriotti, un po' di persone dell'equipaggio che conoscevo.

  MANFREDI POTENTI. Quando lei ha detto: «Erano attorno al radar, c'era un problema al radar di sinistra», lei ha visto direttamente quelle persone che erano attorno a questo strumento? Quindi è entrata all'interno di ambienti dove solitamente si svolgono attività di comando della nave?

  MARINA CAFFARATA. In plancia ci andavo. So che erano, però... Ho detto: «Ma cosa c'è?». «Qualche problema al radar». Però io non ho approfondito, non so nemmeno se era gente della...

  MANFREDI POTENTI. Quindi lei lo ha domandato perché ha visto delle persone che stavano...

  MARINA CAFFARATA. Esatto. Però magari può essere stata anche una banalità.

  MANFREDI POTENTI. Ricorda quante persone erano attorno a quello strumento, qualche persona in particolare?

  MARINA CAFFARATA. No, non mi ricordo neanche chi c'era. Sono passati tanti anni.

Pag. 7

  MANFREDI POTENTI. Glielo chiedo giusto per capire se può esserle rimasta qualche impressione particolare di quel momento.
  Lei poi ha detto che la nave era ferma per un guasto e che aveva un tot di problemi.

  MARINA CAFFARATA. Doveva stare ferma due giorni ed è stata ferma anche un giorno in più. Questo me lo ricordo perché poi hanno mandato a casa mio marito, che non doveva essere mandato a casa. L'hanno mandato a casa appunto perché la nave aveva avuto bisogno di stare di più.

  MANFREDI POTENTI. E suo marito le ha detto qualcosa di particolare di questo ritardo, del motivo per cui ritornava a casa e non partiva?

  MARINA CAFFARATA. Mi aveva detto appunto che c'era bisogno di fermarsi perché non erano riusciti a sistemare.

  MANFREDI POTENTI. Lei prima ha detto che la nave aveva un tot di problemi: era qualcosa che, secondo quello che lei può ricordare e riferirci, si era già presentato? Era qualcosa di consuetudinario o quello era stato un caso unico ed eccezionale? Solo quella volta c'è stato un ritardo, che ricordi?

  MARINA CAFFARATA. Per sentito dire. So che mio marito voleva venir via, però poi di preciso io di più non posso dire. Non lo so, precisamente non lo posso sapere. Infatti mio marito era a bordo per caso, per fare un piacere a Chessa, tant'è che la settimana dopo doveva imbarcarsi su una nave passeggeri. Aveva fatto questo mese o mese e mezzo – e purtroppo ci ha lasciato la vita – perché Chessa gli aveva detto: «Fammi il piacere, perché non troviamo nessun secondo ufficiale, vieni tu»; aveva fiducia in mio marito. Però poi mio marito gli aveva detto: «Guarda che io vado via e poi non ritorno». Aveva fatto praticamente quei mesi con la Nav.Ar.Ma. Gli serviva la navigazione italiana per la patente da comandante, altrimenti non poteva fare i vari esami necessari per ottenerla.

  MANFREDI POTENTI. Quindi suo marito sul Moby Prince quale tempo di servizio aveva avuto? Era da tempo che era al Moby Prince o quella è stata un'occasione?

  MARINA CAFFARATA. No, era stato la stagione precedente, quindi nell'estate precedente. Ora di preciso non ricordo quanto è stato. Dovrei guardare il libretto di navigazione. Mi sembra forse marzo, e poi è sbarcato a ottobre.

  MANFREDI POTENTI. Per tornare a quel giorno, riguardo ai problemi tecnici che lei ha detto di sapere che la nave aveva, può raccontarci qualche altra notizia o qualcosa che ricorda, se ci pensa bene? Può darci qualche particolare in più?

  MARINA CAFFARATA. No, magari qualche anno fa, ma ora, dopo tanti anni...

  MANFREDI POTENTI. Le faccio un'ultima domanda. Quando ha saputo di questo triste episodio? In che modo lo ha saputo?

  MARINA CAFFARATA. Io l'ho saputo dalla moglie del nostromo; sarà stata all'incirca mezzanotte. Mi ha chiamato al telefono e mi ha detto: «È successo un incidente nel porto di Livorno, guarda se può essere il Moby». Io le ho detto: «No, ma non è il Moby, è una bettolina che è andata contro l'Agip Abruzzo», perché avevo sentito il telegiornale. E lei: «No, guarda, è successo al Moby, perché mi hanno chiamato dicendomi che Alessio è in ospedale», perché in quel momento Alessio Bertrand era fidanzato con la sorella della moglie del nostromo. Io ho chiamato l'ospedale, da lì mi hanno confermato che c'era stato un incidente con il Moby Prince e che c'era però solo un ferito. Io ero abbastanza tranquilla perché al telegiornale non avevano detto niente. Poi ho chiamato la capitaneria di Livorno, ma non mi rispondevano. Ho chiamato la capitaneria della Spezia, ma non sapevano niente. Allora sono partita,Pag. 8 sono andata a Livorno e da lì ho capito che c'era il fumo a Stagno (voi magari non sapete dov'è, ma l'onorevole Potenti e l'onorevole Romano, essendo della zona, lo sanno). A Stagno c'era già tutto il fumo.

  MANFREDI POTENTI. Mi scusi, come mai ha chiamato la capitaneria della Spezia?

  MARINA CAFFARATA. Perché volevo capire cos'era successo a questa nave. Prima di muovermi, siccome dall'ospedale mi hanno detto: «No, ce n'è solo uno», io ero relativamente tranquilla. Avevo un bimbo di due anni, non sapevo a chi lasciarlo. Ho detto: «Prima di muovere il mondo, cerco di capire se è successo qualcosa di grave». Poi ho chiamato anche i Carabinieri, ma vedevo che nessuno mi diceva niente e allora ho pensato che fosse il caso di andare a vedere cos'era successo. Penso che anche in capitaneria alla Spezia lo sapessero, anche perché Albanese era là, però non me lo hanno detto.

  MANFREDI POTENTI. Grazie, non ho altre domande.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Potenti. Hanno già chiesto di intervenire l'onorevole Deidda e l'onorevole Lapia. Cedo la parola all'onorevole Deidda, che è in collegamento da remoto.

  SALVATORE DEIDDA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Buonasera, dottoressa. Ho una curiosità: quando lei, in passato, ha parlato con magistrati e con forze dell'ordine, raccontando la sua testimonianza, per caso qualcuno le ha detto che non era attendibile, che forse era confusa e troppo addolorata, oppure semplicemente hanno lasciato cadere la testimonianza come se niente fosse? A me sembra strano che nessuno abbia indagato in questo senso o che non abbia contestato alla testimone magari la non attendibilità, perché non stiamo parlando del 1960 o del 1950, quando le tecniche investigative erano magari superficiali, ma di un'epoca in cui, se una persona riferisce di una determinata prova testimoniale, e quindi testimonia che ha saputo che c'erano due persone ed è una testimonianza diretta... Quindi io punto sul fatto che poi dobbiamo, al di là dell'accertare la veridicità (anche se è difficile) e cercare di arrivare alla verità, anche contestare un comportamento omissivo di chi raccoglieva la testimonianza della dottoressa, perché trovo assurdo che una persona debba portarsi per tanto tempo una verità e una propria convinzione – e la ringrazio, dottoressa, di aver insistito per venire qui a raccontarcelo, perché quello che ci sta dicendo è importantissimo – perché prima di oggi chi aveva il dovere di indagare non ha indagato; mi sembra di capire così.

  MARINA CAFFARATA. Eh sì. Non mi diceva niente, non è che mi hanno detto qualcosa. Probabilmente mi prendevano per una visionaria, credo. Infatti io sono venuta qui. Capisco anche che possa sembrare strana questa cosa. Se non parla il nostromo, come faccio a dimostrare...? Mio marito è morto, io posso solo dirle quello che ho sentito dire. Può darsi che sapesse qualcosa Bertrand, non lo so.
  Non so perché non mi hanno mai ascoltato, non ne ho idea. La prima cosa che ho fatto, quando ho potuto, è stata andare immediatamente da De Franco, e questa cosa gliel'ho detta. Forse perché parlavamo di una bomba, perché avevamo trovato queste tracce di esplosivo, forse ci prendevano per pazzi visionari. Non lo so, non ne ho idea.

  PRESIDENTE. Onorevole Deidda, ha altre domande?

  SALVATORE DEIDDA. Grazie, dottoressa, è stata chiarissima.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Deidda. Cedo la parola all'onorevole Lapia, che è in videocollegamento.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Buonasera, dottoressa, la ringrazio innanzitutto per essere qui con noi. Vorrei farle alcune domande. Oggi lei Pag. 9ci dice che, quando stava entrando nella nave con suo marito, la prima persona che vi ha comunicato della presenza di questi due soggetti all'interno della nave non è stato il nostromo, bensì un marinaio. Lei ha riconosciuto questo marinaio? Lo conosceva? Potrebbe ricordare di chi si trattasse in quel momento?

  MARINA CAFFARATA. No, anche perché i nomi dei marinai non è che io li conoscessi.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Era una persona di bordo e non qualcuno che scendeva a terra? Era una persona di bordo?

  MARINA CAFFARATA. Era un membro dell'equipaggio.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Va bene. Poi le vorrei chiedere una cosa che per me è molto importante: oltre che con De Franco, lei di questa affermazione che fa oggi qui con noi ne ha parlato con gli altri parenti delle vittime? Voi avete delle associazioni e per trent'anni avete sempre tenuto i contatti tra di voi. Ne ha parlato con gli altri parenti delle vittime e con chi porta avanti le associazioni?

  MARINA CAFFARATA. Sì, io ne avevo parlato con i Chessa e anche con Lazzarini, il primo che fece il presidente dell'associazione.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). E che cosa hanno fatto?

  MARINA CAFFARATA. Di questa cosa avevo parlato con Lazzarini, perché era il momento in cui, tramite i periti, avevamo trovato che c'era dell'esplosivo, e dicevano: «In effetti potrebbe essere che fosse stato messo qualcosa a bordo». Chessa se ne è completamente dimenticato. Ora, quando sono venuta qui, gli ho detto: «Guarda che io non l'ho detto a nessuno degli altri familiari. Tu lo sai perché te l'avevo detto»; ma non se lo ricorda. La cosa peggiore e più grave è che ne avevo parlato anche con gli avvocati che ci seguivano.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Ecco, quindi lei ne parlò anche con gli avvocati. Oggi lei ne parla con la Commissione d'inchiesta; ne parlò con i Chessa, ne parlo con De Franco, ne parlò con gli avvocati e con chi altri?

  MARINA CAFFARATA. Con i miei parenti. Poi non l'ho mai detto a nessuno.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Non lo ha mai detto a nessun altro. Neanche con inquirenti in tempi immediatamente successivi? Capisco anche il dolore, ma in tempi immediatamente successivi non ne parlò con nessuno?

  MARINA CAFFARATA. Ne ho parlato subito. Subito l'ho detto. Dopo, visto anche l'esito di tutta la nostra storia, che non è stata sicuramente soddisfacente, anzi non abbiamo avuto altro che delle beffe...

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Però durante il processo, agli atti, non ne parlò?

  MARINA CAFFARATA. No, nessuno mi ha fatto parlare. Se io lo dico all'avvocato e questo ritiene che non sia una cosa importante, cosa vuole? Non è che potevo andare là. Ho fatto tutte le udienze, fino alla sentenza con tanto di Polizia in tenuta antisommossa, però non è che potevo alzarmi e dire: «Io voglio dire questo».

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Ascolti, le faccio ancora una domanda, che è una mera curiosità: era mai capitata una cosa del genere? Era già capitato (o magari suo marito glielo ha raccontato), dato che lei ci racconta di tante volte in cui lei si recava a bordo, che magari ci fossero delle persone che tentavano di salire per fare un viaggio gratis oppure per mera curiosità a vedere la nave e poi riscendere? Era già capitata una cosa del genere o per lei era proprio una stranezza che le è rimasta impressa?

Pag. 10

  MARINA CAFFARATA. No, io ho fatto anche dei viaggi, ma non mi ha mai detto di persone che volevano salire. Anche perché è strano, perché al garage c'era sempre qualcuno.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Ecco, come li effettuavano i controlli? Lei pensa che siano saliti dal garage? Perché di solito nelle navi che viaggiano verso la Sardegna si sale dal garage o dalla scaletta. Da dove erano salite queste persone?

  MARINA CAFFARATA. Alla Moby salivano solo dal garage.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Solo dal garage?

  MARINA CAFFARATA. Sì.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Dove si saliva facendo vedere il biglietto?

  MARINA CAFFARATA. Sì, e quando la nave era ferma in porto c'erano delle persone di guardia, dei marinai, giù all'imbocco del garage.

  MARA LAPIA (intervento da remoto). Ho capito. Va bene, signora, la ringrazio. È stata molto gentile.

  PRESIDENTE. Onorevole Marino, prego.

  BERNARDO MARINO. Grazie, presidente. Grazie, dottoressa, per la sua presenza e per quello che ci sta raccontando. Sarò molto breve. Mi sembra chiaro che bisognerà cercare qualche riscontro a queste dichiarazioni sia con i nomi che lei ci ha fatto sia magari con altro personale che all'epoca gravitava intorno alla Moby Prince e che potrebbe confermare quello che lei ci sta dicendo.
  Ho due domande. La prima è questa: lei ha detto di aver abbandonato la nave alle 21.30...

  MARINA CAFFARATA. No, prima.

  BERNARDO MARINO. Molto prima?

  MARINA CAFFARATA. Sì.

  PRESIDENTE. Alle 21, se non sbaglio.

  MARINA CAFFARATA. All'incirca erano le 21, sì.

  BERNARDO MARINO. Allora mi sono confuso, mi sembrava di aver capito alle 21.30, però va bene lo stesso. Che serata era quella? Era aprile, con le giornate un po' più lunghe. Come se la ricorda quella serata? Ha avuto la percezione che c'era stata nebbia?

  MARINA CAFFARATA. Era una bellissima giornata. Ho anche delle foto. Nebbia non ne ho vista, né all'andata né al ritorno. Anzi, le dirò di più: c'è un punto in cui in genere c'è nebbia; un pochino prima di Livorno si trova sempre nebbia, e quando venivo nella notte non c'era nebbia nemmeno lì. Ho cominciato a sentire odore di fumo – poteva sembrare nebbia, però c'era odore di fumo – a Stagno.

  BERNARDO MARINO. La seconda domanda è questa: lei ha detto di aver cercato di fornire queste informazioni alle autorità inquirenti; non si è mai rivolta alla stampa?

  MARINA CAFFARATA. No, io non ho mai parlato di questa cosa, anche perché avevo un po' paura. Diciamo che a me tutta questa storia ha fatto un po' paura, anche perché in quel periodo ho avuto dei danni alla macchina, presa a colpi. Io quindi avevo paura. Poi ho avuto delle telefonate a casa di mia mamma che dicevano di lasciar stare.

  BERNARDO MARINO. Ma questo in un periodo successivo?

  MARINA CAFFARATA. Successivo a questa cosa. Ma siccome io avevo anche un'altra storia in corso, mia mamma mi diceva: «Devi smettere di andare dietro a questo Moby Prince e ad Agnelli!». Questo perché mio marito era stato imbarcato con Giovanni Agnelli, e non l'avevano pagato come doveva essere pagato. In quel momento io Pag. 11avevo grossi problemi economici, perché avevo da pagare tutte queste perizie eccetera, e mi sono detta: «Quasi quasi guardo se riesco a farmi dare quello per cui doveva essere pagato».
  Mia mamma non sapeva dirmi... Diceva: «Mi chiamano e dicono che devi smetterla, devi finirla». Io ho avuto sempre un po' paura; non ho mai capito se chiamavano di là, se chiamavano di qua. E un giorno ho trovato tutta la macchina spaccata. Magari sarà stato un caso, qualcuno che mi ha fatto un dispetto, perché a volte succede che qualche matto passa per la strada e spacca.
  Poi, a un certo punto, io stessa mi sono fatta la convinzione che forse quello che dicevo di aver visto non aveva in effetti una gran valenza. Quando poi è venuto fuori che in effetti l'esplosivo non c'era, mi sono detta: «Se i magistrati dicono così, quelli magari erano due che passavano di lì e che hanno deciso di farsi un giro sul Moby Prince».
  Mi è venuto in mente dopo, quando c'è stato il discorso della precedente Commissione; visto che sono venute fuori determinate cose, anche il discorso dell'assicurazione di cui non sapevamo niente, ho pensato: «Forse potrebbe esserci una correlazione».

  BERNARDO MARINO. Ma oltre ai danni alla macchina, lei ha detto di aver ricevuto delle telefonate minatorie nel periodo successivo. Lo conferma?

  MARINA CAFFARATA. Sì, però io avevo anche quest'altra storia, e mia mamma non mi ha mai saputo spiegare bene. Mia mamma ora è morta; può darsi anche che se lo inventasse, perché non voleva... aveva paura.

  BERNARDO MARINO. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, vorrei fare anch'io altre tre domande. La prima è se la dottoressa ha mai avuto contatti con il personale della Moby dopo la tragedia.

  MARINA CAFFARATA. No, con il personale...

  PRESIDENTE. Intendo personale del gruppo Moby,

  MARINA CAFFARATA. Dopo la tragedia, con il nostromo che è venuto a salutarmi quel giorno che è andato a manomettere il timone, e poi con la moglie. E io stupidamente ho chiuso i rapporti, anche perché poi quando mi avevano accusato di essere...

  PRESIDENTE. Con la moglie del nostromo?

  MARINA CAFFARATA. Con la moglie del nostromo.

  PRESIDENTE. Questo è importante, naturalmente, anzi poi tornerò sul nostromo. Però io intendevo col personale dell'azienda.

  MARINA CAFFARATA. No, quelli non si sono mai fatti sentire. Mai.

  PRESIDENTE. Posso sapere il nome del suo avvocato, se lo ricorda?

  MARINA CAFFARATA. Marco Giunti.

  PRESIDENTE. Lei si costituita o no parte civile?

  MARINA CAFFARATA. Sì, anche adesso. Ora siamo in appello.

  PRESIDENTE. Sulla questione del nostromo, nel primo intervento lei ha detto: «Il nostromo sbarcò per andare a casa, ma a casa non ci è mai andato».

  MARINA CAFFARATA. Sembrerebbe di no.

  PRESIDENTE. Ma lei vide il nostromo la sera del 10? La mattina dell'11? Ricorda quando lo vide?

Pag. 12

  MARINA CAFFARATA. Io l'ho visto che sbarcava dalla nave, saranno state le 15 o le 14.30; l'ora precisa non me la ricordo.

  PRESIDENTE. Del pomeriggio del 10 aprile.

  MARINA CAFFARATA. Era primo pomeriggio, c'era il sole. Poi, quando io ero a bordo – ho delle foto di quel giorno – non c'era, era andato via; e non c'era neanche il comandante, che era via con la moglie. Poi io l'ho visto il giorno che è ritornato.

  PRESIDENTE. Quindi lei lo vede il 10 quando sbarca e poi lo rivede solo il giorno in cui, come lei ha detto un attimo fa, sarebbe andato a manomettere il timone?

  MARINA CAFFARATA. Mi ha anche detto: «Sono arrivato a Napoli» – queste sono state le sue parole – «e sono ripartito subito, perché mi hanno chiamato e devo andare a bordo.».

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. Il nostromo le disse di essere andato a Napoli una volta sbarcato dalla Moby Prince il 10 aprile?

  MARINA CAFFARATA. Qualcosa mi disse anche la moglie, ma io non me lo ricordo bene. Non ricordo se dissi: «C'è Ciro a casa?». Non mi ricordo. So che io gli dissi: «Ma sei già tornato?». E rispose: «Sì, sono arrivato a Napoli e sono ripartito subito», perché io gli avevo fatto questa domanda.

  PRESIDENTE. Sì, però, mi perdoni, quello evidentemente era il giorno successivo, l'11 aprile, quando sappiamo che il nostromo torna a Livorno (da Napoli, da Milano...)

  MARINA CAFFARATA. Da Livorno, perché io credo che fosse rimasto a Livorno.

  PRESIDENTE. Questo è un altro discorso. Però questa cosa il nostromo evidentemente gliela dice non quando viene a manomettere il timone, ma nei giorni immediatamente successivi al disastro.

  MARINA CAFFARATA. Mi pare che sia venuto il giorno dopo; e mi ha detto: «Vado a bordo». Era con una persona – non so se fosse Orsi – della Nav.Ar.Ma. È venuto lì con uno della Nav.Ar.Ma.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, non poteva essere il giorno dopo, perché la nave era incandescente. Nessuno sale sulla Moby Prince...

  MARINA CAFFARATA. Allora era due giorni dopo. È venuto da me il giorno che saliva sulla nave.

  PRESIDENTE. Però quel giorno era molto dopo. Ora non ricordo il giorno esatto in cui, secondo la sua autodenuncia, era salito a bordo della Moby Prince, però era in un momento molto successivo.

  MARINA CAFFARATA. Però lui mi ha detto: «Io devo salire sulla nave». Poi, quando ci sia andato non me lo chieda, perché sinceramente non lo so. Mi ha detto: «Io devo salire sulla nave.».

  PRESIDENTE. Però questo colloquio tra lei e il nostromo avviene il giorno in cui lui sarebbe salito sulla nave...

  MARINA CAFFARATA. Questa è una mia supposizione, perché mi ha detto così, quindi per me doveva salirci quel giorno. Mi pare che fosse il giorno dopo, perché gli ho detto: «Ma sei già arrivato?».

  PRESIDENTE. Il giorno dopo non può essere.

  MARINA CAFFARATA. Poi non ci sarà salito, ma mi ha fatto questo discorso: «Sono tornato, perché mi hanno chiamato. Io devo andare sulla nave».

  PRESIDENTE. Però non ricorda con precisione il giorno in cui, dopo il disastro, lei vide il nostromo, il quale le disse: «Sono a Livorno...»?

  MARINA CAFFARATA. A me pare proprio il giorno dopo, l'11, però potrebbe Pag. 13essere stato anche il 12. Comunque, non più tardi di due giorni dopo.

  PRESIDENTE. I colleghi hanno altre domande?

  MANFREDI POTENTI. Scusi, ho solo una curiosità. Lo chiedo perché possono essere utili come riferimenti visivi: lei ha detto di aver scattato e di avere delle fotografie di quel giorno a bordo della nave?

  MARINA CAFFARATA. Sì.

  MANFREDI POTENTI. Magari, se per lei fosse possibile, le chiederei di farcele avere.

  PRESIDENTE. Mi associo alla richiesta del collega, se ritiene di consegnare in copia quelle fotografie.

  MANFREDI POTENTI. Qualunque elemento potrebbe esserci utile; magari involontariamente ha ritratto qualcosa che potrebbe essere di interesse.

  PRESIDENTE. Ritiene di potercele far avere, ovviamente selezionandole se ci sono foto private?

  MARINA CAFFARATA. Foto normalissime.

  PRESIDENTE. Certo, lei è totalmente libera di conservare per sé foto di suo marito. Però se ci fossero foto della nave scattate quel giorno...

  MARINA CAFFARATA. Nella foto ci sono sicuramente io. Poi mi sembra che ci sia anche qualcuno dell'equipaggio. Non so se poi andiamo a violare la privacy, perché ora con questa privacy siamo un po' imbavagliati.

  PRESIDENTE. Siamo una Commissione parlamentare d'inchiesta, quindi le questione di privacy, pur se sono importanti, in questo caso non sono un impedimento. Se posso associarmi alla richiesta del collega, sarebbe importante per la Commissione acquisire queste sue fotografie private. Se può e ritiene di farcele avere, sarebbe importante.

  MARINA CAFFARATA. Sì, senz'altro.

  MANFREDI POTENTI. Affinché rimanga agli atti di questa seduta, sottolineo che sarebbe interessante l'acquisizione della PEC che la signora ha detto di aver inoltrato alla procura circa un anno fa.

  MARINA CAFFARATA. Sì, vi farò avere la ricevuta.

  PRESIDENTE. Dottoressa, a questo punto la ringrazio davvero del tempo che ha voluto passare con noi e di queste informazioni.

  MARINA CAFFARATA. Grazie a voi che vi interessate a questa cosa. Speriamo che possiate darci un minimo di giustizia. La vita l'abbiamo avuta rovinata, ma almeno un po' di giustizia...

  PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione dell'avvocato Margherita Zurru, consulente della Commissione.

  PRESIDENTE. A questo punto passiamo alla seconda parte della nostra seduta, dedicata alla preparazione dell'audizione di Bertrand, che non è stata ancora fissata ma che certamente faremo, o presso la residenza del signor Bertrand o presso il suo comune di residenza, per motivi di salute. A questo scopo abbiamo chiesto all'avvocato Zurru di introdurre questa nostra riunione. Le do volentieri la parola.

  MARGHERITA ZURRU, consulente della Commissione. Grazie, presidente. Buonasera a tutte e a tutti. Quella che esporrò è una breve nota di sintesi proprio per presentare Alessio Bertrand, che è certamente una figura fondamentale, innanzitutto perché è l'unico superstite del disastro. Era un membro dell'equipaggio ed è una delle persone che sicuramente la Commissione dovràPag. 14 risentire, anche perché nelle ultime dichiarazioni, rese il 6 dicembre 2016 davanti alla Commissione del Senato, ha fatto delle affermazioni che poi ha confermato numerose volte ai giornali. Quindi immagino che sia necessario risentirlo.
  La Commissione ha a disposizione copiosissima documentazione relativa a tutte le deposizioni che Bertrand ha reso nel corso degli anni. Già il giorno immediatamente successivo al disastro e poi nel corso dei processi è stato sentito da tutti, ripetutamente.
  Io ho preso un po' di appunti e vi leggerò grosso modo quello che ho scritto, che poi ritroverete in una relazione che metto a disposizione di tutti. È proprio una nota di sintesi del personaggio.
  Alessio Bertrand aveva appena ventitré anni nel 1991 ed era al suo primo imbarco. Ciò non significa, naturalmente, che quello fosse il suo primo viaggio; era il suo primo contratto con la Moby e aveva già viaggiato all'incirca venti volte. Era un marinaio semplice, svolgeva mansioni di mozzo e, in particolare, quella sera si occupò di portare i panini in plancia.
  Fu individuato intorno alle 23.40 di quella stessa notte mentre si trovava a poppa, appeso alle ringhiere del posto di manovra sul lato dritto del ponte di coperta. A pochi metri da lui furono ritrovati i corpi di tre suoi colleghi membri dell'equipaggio, Giovanni D'Antonio, Francesco Tumeo e Antonello Cassano.
  Alessio Bertrand fu salvato da due ormeggiatori del porto di Livorno, Mauro Valli e Valter Mattei, anch'essi sentiti dalla Commissione del Senato. Fu poi trasferito sulla motovedetta della capitaneria di porto CP 232, comandata da Giancarlo Faiella, e intorno all'1.30 fu sbarcato a Calata Elba, all'Andana degli Anelli, e portato in ospedale, dal quale venne dimesso l'indomani mattina.
  Oggi vive nella zona di Napoli con la moglie e i due figli e probabilmente sarà opportuno recarsi in quella città per ascoltarlo.
  Trovo significativo un video – acquisito alla documentazione della Commissione – che ritrae Bertrand all'atto di arrivare al porto, quando viene trasferito sull'ambulanza. Consiglio a chi non l'avesse ancora visto di guardarlo. Pensando a un superstite che viene tenuto per ore in una motovedetta e poi arriva al porto, immaginerei una persona affranta e sconvolta da quello che ha visto. Invece, le immagini ritraggono un uomo arrabbiato, che sembra prendersela con qualcuno e, a guardare le immagini, direi con qualcuno di preciso. Vi consiglio di visionare quel video, perché secondo me sono davvero significative le espressioni del viso di una persona che sembra arrabbiata con qualcuno, con le braccia protese verso qualcuno; a chiedere cosa? Bertrand in seguito disse che chiedeva che le persone andassero a soccorrere chi era rimasto a bordo della Moby Prince.
  Il ritrovamento avviene in questo modo: i primi a raggiungere la Moby Prince verso le 23.35 (quindi circa un'ora e dieci minuti dopo lo scontro dei due natanti) furono due ormeggiatori del porto, su una piccola imbarcazione. Raccolsero Bertrand e poi lo trasferirono a bordo della pilotina della capitaneria di porto che era lì nei pressi. Valli e Mattei furono fra i primi a uscire dalla banchina del porto. Decisero di muoversi in via del tutto autonoma e senza ricevere alcuna direttiva da parte della capitaneria o di qualsiasi altra autorità. Certamente non avevano un'imbarcazione adatta a soccorrere una nave come la Moby Prince. Una volta in mare, colpiti da una conversazione che si svolgeva su un canale radio e che segnalava proprio un'imbarcazione in fiamme, decisero di lasciar perdere la petroliera, anche perché verso la petroliera si stavano già dirigendo altre imbarcazioni, compresa quella di altri due ormeggiatori. Così decisero di andare alla ricerca di questa imbarcazione in fiamme. Giunti nei pressi del traghetto, videro un mezzo della capitaneria di porto che illuminava Bertrand, il quale venne convinto a gettarsi in mare e poi venne soccorso.
  Quindi, immaginiamo un primo momento in cui Bertrand sta a bordo con i due ormeggiatori e poi viene trasferito a bordo della motovedetta. Questo è importante, perché le dichiarazioni di Bertrand verranno riportate sia da chi stava a bordo Pag. 15del rimorchiatore sia da parte degli ufficiali, e divergono abbastanza.
  Io vi riporto quello che c'è scritto nella relazione tecnica della Commissione speciale d'inchiesta del Comando delle capitanerie di porto del 1993, che è proprio il report di quello che è stato detto in quei momenti e che naturalmente è stato registrato; quindi, ne abbiamo la registrazione. Abbiamo detto che alle 22.25 c'è stata la collisione. Alle 23.26 avviene il primo avvistamento da lontano della seconda nave; c'è qualcuno che dice: «Quell'altra è laggiù a dritta. È già in fuoco e in fiamme». Alle 23.30 c'è un secondo avvistamento sempre da lontano: «C'è una nave che ha preso tutta fuoco». Alle 23.32 i rimorchiatori comunicano di dirigersi verso la seconda nave – non si sa ancora che è la Moby Prince – e il comandante Superina dalla petroliera risponde che lui ha 82 mila tonnellate di greggio a bordo e dice: «Tenete presente anche questo e, comunque, vedete voi». Il rimorchiatore risponde: «Lì stanno morendo delle persone, comandante. Comunque ci rimane l'altro rimorchiatore da lei e sta arrivando anche il Tito Neri», che poi in effetti si occuperanno di far sbarcare l'equipaggio della petroliera. Alle 23.39 i rimorchiatori trovano la Moby Prince e alle 23.45 la voce di uno dei due ormeggiatori comunica alla capitaneria di porto, in modo molto concitato, che la nave è la Moby Prince, perché l'ha chiesto a Bertrand, il quale glielo ha confermato. Soltanto in quel momento viene formalmente riconosciuta la seconda imbarcazione. Gli ormeggiatori in un primo momento sollecitano un intervento dei soccorsi perché pare che Bertrand, venendo tirato su, dica immediatamente che potrebbero esserci ancora delle persone vive a bordo; quindi viene appunto sollecitato l'intervento dei soccorsi. Dopo diversi minuti di silenzio – erano le 23.43 e si sente silenzio fino alle 23.58 – gli stessi ormeggiatori, con una voce molto diversa, rispondendo a una domanda della capitaneria, comunicano invece che secondo il naufrago sono tutti morti a bordo. Questa è una dichiarazione che Bertrand nega di aver mai fatto.
  Durante l'audizione presso la Commissione del Senato i due ormeggiatori non hanno sciolto questa contraddizione. Affermano di non aver mai comunicato che a bordo della Moby Prince ci fossero persone vive, anche se c'è una registrazione che lo conferma. Peraltro, poi si sono anche smentiti: allegato c'è un link a un'intervista per «Il Fatto Quotidiano» del 2017 in cui in realtà sembrerebbe che abbiano, invece, confermato. Quindi anche lì c'è un punto un po' oscuro, insomma.
  Bertrand, nel suo incontro con la delegazione della Commissione del Senato avvenuto il 6 dicembre 2016, ha sostenuto di aver continuato anche sulla banchina del porto, quindi dopo le immagini di cui parlavo prima, a chiedere di andare in soccorso dell'equipaggio e dei passeggeri. La testimonianza è importante – e questo è un punto sul quale vi chiederei di essere molto puntuali nel domandare a Bertrand cosa è successo esattamente – anche per definire la dimensione e la dinamica dell'incendio. Infatti, mentre da qualcuno l'incendio è stato descritto come un'enorme palla di fuoco, quindi un incendio che è divampato immediatamente e che ha reso impossibile qualsiasi movimento, Bertrand racconta di essersi mosso lungamente dentro la nave prima di posizionarsi dove poi è stato recuperato; riferisce di essere andato in garage, di non essere andato da solo, di aver parlato con altri membri dell'equipaggio e dice che poi sono andati alle cabine e dopo sono tornati all'aperto. Quindi, racconta una dinamica che sembrerebbe aver occupato un po' di tempo e sembrerebbe anche descrivere almeno una zona della nave che era senz'altro libera da fiamme, dato che sono andati avanti e indietro. Infatti il sopravvissuto dice, nel dettaglio, che nella poppa della Moby Prince il fuoco era localizzato solo sul ponte superiore e perciò questo non rendeva impossibile la permanenza nella zona dove si era rifugiato.
  Quindi, nonostante che il traghetto fosse stato individuato e che il naufrago fosse stato tratto in salvo, e nonostante questi avesse affermato che c'erano persone ancora vive a bordo, sembrerebbe evidente Pag. 16che i soccorsi non si siano poi svolti in modo adeguato.
  La relazione finale della Commissione della XVII legislatura ha scritto nero su bianco che «sulla base degli approfondimenti compiuti, se anche fosse stato impossibile domare il fuoco sul Moby Prince o salirci a bordo, anche la sola presenza all'esterno di mezzi impegnati a spegnere l'incendio sarebbe stata utile» per convincere qualcuno vivo a buttarsi, per esempio, o comunque a segnalare la propria presenza, cosa che invece non è avvenuta.
  Soltanto dopo le 2 del mattino un rimorchiatore, di propria iniziativa – quindi parliamo sempre di un soggetto privato – provò una manovra di accosto (in quel momento la nave era alla deriva) e fece salire un marinaio, Gianni Veneruso, per agganciare un cavo da traino. Erano le due del mattino; Veneruso salì a bordo e agganciò il cavo – notate bene – senza indossare alcun dispositivo di protezione, quindi potendo salire sulla nave senza bruciarsi.
  Bertrand ha confermato di aver detto subito agli ormeggiatori e di aver poi ripetuto anche agli ufficiali della capitaneria – che lo negano (anche Faiella davanti alla Commissione del Senato lo ha negato) – che a bordo del traghetto vi fossero persone vive da salvare. Racconta anche di essere di essere arrivato a terra e di essersi scagliato contro i marittimi – e questo è quello che sembra – che non si sarebbero impegnati adeguatamente nei soccorsi. Ha raccontato la permanenza in vita per un tempo rilevante, prima di morire, anche del marinaio D'Antonio, che lo ha accompagnato nella fuga intorno alla nave, quindi nei suoi giri giù in garage, nelle cabine eccetera. Racconta anche di aver fatto un tentativo di soccorso su suoi compagni che poi sono morti.
  L'ufficiale della capitaneria Faiella, che trasse a bordo della propria pilotina il naufrago, è stato sentito a marzo del 2017 e ha confermato che Alessio Bertrand avrebbe detto, invece, che a bordo erano tutti morti; inoltre, rimarcò che l'incendio sul traghetto era stato completamente devastante e che i mezzi disponibili erano arrivati appena possibile, confermando così la versione ufficiale della capitaneria di porto.
  Anche la sentenza di primo grado assume come fondamentale la testimonianza di Bertrand; in particolare, sulla nebbia riporta che Bertrand ha riferito di aver parlato con il timoniere Padula, che gli avrebbe detto che c'era la nebbia. In realtà, sentito dalla Commissione del Senato, Bertrand dice che era soltanto qualcosa che aveva sentito dal timoniere e parla di visibilità, più che di nebbia; nelle sue varie dichiarazioni dice di non aver mai visto direttamente la nebbia e di aver soltanto sentito parlare di questo tema.
  Direi che posso concludere così. Non so se avete domande.

  PRESIDENTE. Grazie tante, avvocato, per questa introduzione molto dettagliata e precisa; sono convinto che aiuterà molti di noi ad arrivare molto preparati all'incontro con Bertrand.
  Chiedo se i colleghi vogliano intervenire.
  Non ci sono domande; riteniamo quindi totalmente esaustiva la relazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.55.