XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 16 settembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione dello scrittore Raffaele Ascheri, autore del libro « Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» :
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 5 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 5 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 5 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 9 
Fornaro Federico (LeU)  ... 10 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 10 
Fornaro Federico (LeU)  ... 10 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 10 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 11 
Fornaro Federico (LeU)  ... 11 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 13 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 13 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 13 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 13 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 14 
Ascheri Raffaele , autore del libro ... 14 
Migliorino Luca (M5S)  ... 14 
Ascheri Raffaele , autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi» ... 14 
Migliorino Luca (M5S)  ... 14 
Ascheri Raffaele , autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi» ... 14 
Migliorino Luca (M5S)  ... 14 
Ascheri Raffaele , autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi» ... 15 
Migliorino Luca (M5S)  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Migliorino Luca (M5S)  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Migliorino Luca (M5S)  ... 15 
Ascheri Raffaele , autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi» ... 16 
Migliorino Luca (M5S)  ... 16 
Ascheri Raffaele , autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi» ... 16 
Migliorino Luca (M5S)  ... 16 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 16 
Migliorino Luca (M5S)  ... 16 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 17 
Fornaro Federico (LeU)  ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 17 
Fornaro Federico (LeU)  ... 17 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 18 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 19 
Rossi Andrea (PD)  ... 20 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 20 
Rossi Andrea (PD)  ... 20 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 20 
Rossi Andrea (PD)  ... 20 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 20 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 21 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 21 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 21 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 21 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 21 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 21 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.» ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 22 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 22 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 23 
Rossi Cosimo  ... 23 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 23 
Rossi Cosimo  ... 23 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 23 
Ferri Cosimo  ... 24 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 24 
Rossi Cosimo  ... 24 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 24 
Rossi Cosimo  ... 24 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 24 
Rossi Cosimo  ... 25 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 25 
Rossi Cosimo  ... 25 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi ... 25 
Rossi Cosimo  ... 25 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 25 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 25 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Ascheri Raffaele , autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi» ... 25 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 26

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta comincia alle 11.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione dello scrittore Raffaele Ascheri, autore del libro « Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dello scrittore Raffaele Ascheri, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». La ringrazio di essere qui con noi. Le do senz'altro la parola e la invito a fare una prima sua relazione, a cui – penso che lei abbia già seguito già i nostri lavori – seguiranno delle domande da parte dei componenti della Commissione. Grazie. A lei la parola.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io ringrazio il presidente Zanettin e tutta la Commissione per l'invito che ho accolto – lo dico fuori di retorica – con grande piacere e che penso non sia stato forse neanche così scontato. Per questo mi fa ulteriormente piacere che ci sia stato, anche perché tengo a sottolineare che io ho davvero il massimo rispetto istituzionale in generale e per questa Commissione in particolare e lo dico a prescindere, perché dirò cose anche critiche rispetto a certi passaggi.
  Nel raccontare qualche cosa che mi pare non sia emerso in queste precedenti audizioni, visto che la questione è molto complessa, credo che ci sia una cosa iniziale da raccontare per quello che riguarda il dramma di cui siamo tutti a discutere, quello che è accaduto il 6 marzo del 2013. L'indomani del dramma tutta la città, tutta la collettività era attonita e tutti, a partire dalla famiglia, erano assolutamente – come dirò nel dettaglio e come già sapete – convinti senza nessun dubbio a tale riguardo dell'idea suicidaria. Tuttavia, c'è un dettaglio che inevitabilmente mi toccò molto da vicino, perché quello che era ed è ancora un quotidiano senese, il Corriere di Siena, allora diretto dal caporedattore, dottor Stefano Bisi, oggi numero uno del Grande Oriente d'Italia. Allora, nel 2013, esercitava solo la professione giornalistica ed ebbe sostanzialmente a indicare chi vi parla in qualche modo come il mandante morale della tragedia che si era appena consumata.
  Prendendo il mio libro, mi permetto di leggere molto rapidamente un brevissimo passo di questo articolo che è del giorno successivo. Il titolo era riferito ovviamente a David Rossi: «Bravo giornalista dal cuore generoso trafitto dal dolore». Nel corpo dell'articolo, fra le altre cose, c'era scritto questo: «Di sicuro da due anni quasi ogni giorno veniva denigrato su blog più o meno anonimi.». Uno dei blog a cui fa riferimento era il mio che è ancora attivo. Continuo a leggere: «La campagna denigratoria aveva turbato David, soprattutto dopo che aveva scoperto che il padre, montepaschino Pag. 4in pensione, navigava spesso su Internet e trovava riferimenti al figlio. A David, che aveva molto forte il senso degli affetti familiari, dispiaceva moltissimo provocare questo malessere al padre.». Questo è il Corriere di Siena dell'8 marzo del 2013, pagina 8. Questo lo aggiungo perché mi pare non fosse emerso nelle precedenti audizioni, ma mi sembrava un elemento da tener presente sia purtroppo per caso personale, ma anche perché dà l'idea di come la città avesse accolto questa tragedia, anche perché Stefano Bisi, che allora era giornalista, nonché caporedattore del Corriere di Siena, era il giornalista che forse in qualche modo faceva più opinione all'interno di Siena nei rapporti con la politica, con la banca MPS (Monte dei Paschi) e a livello giornalistico.
  Questa posizione in qualche modo di trovare un capro espiatorio per quello che era successo proprio sul blog ebbe anche un ulteriore episodio, quando, sempre a caldo, uno dei fratelli – non Ranieri, ma l'altro – scrisse un intervento molto duro che io pubblicai e al quale risposi, di cui ricordo solo questo passaggio: «Volevo dirti che il tuo sarcasmo è finito, come è finita la vita di una persona perbene che si chiamava David.». Anche questo lo dico perché se fosse finito solo sul blog avrebbe avuto poco più che una rilevanza municipalista, anche se il blog, soprattutto allora, era molto letto per le vicende MPS anche fuori Siena. Questa posizione del fratello ebbe una rilevanza a livello mediatico nazionale, perché fu ripresa dal Corriere della Sera, dal TG di LA7 e via dicendo.

  PRESIDENTE. Questo blog, lo fa a titolo professionale?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». No, professionale no, perché sono un docente. A titolo personale lo abbino alle attività di scrittore che dal 2007 porto avanti con libri di varia natura, ma in questo caso quelli che interessano sono quelli legati a vari fatti di Siena, della banca, eccetera e quindi in qualche modo c'è una sinergia con i libri. Questo per far capire un po' il clima che c'era a caldo nel marzo del 2013. Queste pur dure prese di posizione anche da parte del fratello di David Rossi, le ho prese come credo andassero prese, cioè come una reazione emotiva a caldo, anche perché il fratello Filippo, per quanto mi riguarda, è uscito di scena in modo molto dignitoso nel senso che non ha più avuto una posizione pubblica, che io sappia, e non mi risulta che abbia più fatto interventi pubblici di una certa rilevanza e, se li ha fatti, non come altri componenti della famiglia.

  PRESIDENTE. Erano tre fratelli?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Sì, tre fratelli in tutto. Questa è la situazione, mentre, sempre a livello di premessa iniziale, devo dire meno a caldo, perché molto più a freddo – ormai sono passati otto anni – e sono stati indubbiamente, a mio modo di vedere, più pesanti altri interventi della famiglia contro la mia persona, per esempio agli inizi di luglio del 2021, quando è venuta fuori la notizia che il libro era pronto a uscire, ma il libro non era ancora neanche uscito e nessuno della famiglia lo poteva avere letto. Cito solo da fonti aperte – come si dice –, da un social quello che ha scritto – che è riscontrabile – la moglie, Antonella Tognazzi, che voi avete sentito nella trasferta senese. Riferito a me ha parlato di: «Infimo spessore, livello di frustrazione, senso di fallimento e disagio personale». Credo che questo tipo di offese e questo tipo – mi permetto di dire – di insulto si commenti da solo e non mi sembra neanche necessario andare oltre da questo punto di vista. Ho parlato della famiglia e ne parlerò ancora, perché credo che su questo almeno tutta la Commissione convenga che, se oggi siamo in questa Commissione, è perché ovviamente la famiglia, soprattutto da un certo punto in avanti, ha deciso di battagliare per cercare la verità, cosa che in sé sarebbe non solo legittima, ma nobile. Credo che il cercare di conoscere meglio, come ho cercato di fare anche nel libro, certi passaggi e certe discrasie all'interno delle dichiarazioniPag. 5 negli anni della famiglia possa essere utile. Con l'analisi delle carte, come ho cercato di fare io nel libro, credo che almeno alcuni passaggi siano veramente significativi da questo punto di vista. Nella prima fase accennavo prima che la famiglia, il nucleo che meglio conosceva da vicino la condizione psicologica di David Rossi, era talmente convinta del suicidio da arrivare a far produrre una consulenza di parte che credo non a caso non è mai venuta fuori in nessuna trasmissione o in nessuna inchiesta giornalistica fra tutte quelle che ci sono state, come sapete bene. Infatti, sentirete in futuro alcuni giornalisti che si sono occupati del caso a lungo e questa consulenza non è mai venuta fuori. Credo che questa sia la prima singolarità che mi permetto di segnalare alla Commissione, perché la ritengo particolarmente significativa.

  PRESIDENTE. Volevo solo dire: lei quanto pensa di parlare adesso? Di quanto si è programmato il suo intervento? Poiché poi faremo molte domande. Possiamo concentrare tutto in 30 minuti?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Cercherò di fare tutto in 30 minuti. In data 8 maggio del 2013 l'avvocato Luca Goracci, che allora era l'unico legale della famiglia, diede l'incarico alla professoressa Liliana Lorettu, allora – non so se anche oggi – direttore della clinica psichiatrica dell'Università degli studi di Sassari. La consulenza si basava sul fatto non solo che il suicidio venisse dato assolutamente per scontato, ma attraverso la legge n. 231 si cercava di avere un congruo risarcimento da parte di Banca MPS. Cito solo questo passaggio della consulenza, perché mi sembra significativa non essendo mai venuta fuori in nessuna trasmissione, in nessun articolo o in nessuna intervista. La psichiatra scrive che: «Quando si affronta la problematica del suicidio, si ricorre spesso al paradigma della malattia mentale. Tuttavia, i dati clinici ed epidemiologici ci confermano che non tutti i suicidi trovano una eziologia e una spiegazione nella malattia mentale. Spesso alla base del suicidio vi è una multifattorialità di elementi che, tuttavia, non deve portare a una deriva di incomprensibilità e imprevedibilità dell'evento suicidiario. Lo studio dell'anatomia del suicidio – del suicidio in questione, perché è una consulenza di parte voluta dalla famiglia stessa – ci fa capire che tanti elementi erano presenti, visibili e paradossalmente comprensibili prima dell'evento. Nel caso specifico vari elementi fanno ipotizzare un legame fra stress lavorativo a quale Rossi è stato sottoposto e il suicidio. Due possono essere identificati come determinanti: uno è la cronologia dello stress di Rossi, che è stato strettamente legato alle vicende di MPS e al ruolo che Rossi svolgeva, l'altro è contenuto nello stress di Rossi, cioè gli elementi che hanno costituito il pesante fardello emotivo, anche questo connotato e derivato dalle vicende di MPS e dal ruolo lavorativo di Rossi. Inoltre, il suicidio di Rossi è avvenuto sul luogo di lavoro.». Quindi, questo veniva usato come elemento rafforzativo come nella letteratura scientifica si indica per i suicidi stress-lavoro correlati. Ho cercato di dare una veloce sintesi di questa consulenza che indica quella che è la fase culminante della prima fase della gestione del post-6 marzo 2013: la famiglia totalmente convinta del suicidio e la famiglia che cerca di attivarsi in modo legittimo per un congruo risarcimento. Poi – sapete ormai dalle altre audizioni come si siano evoluti i vari fatti giudiziari – c'è un una fase di passaggio fino a quando, nell'ottobre del 2017, dopo la seconda archiviazione, inizia un attacco molto diretto e molto duro nei confronti di quella che è la risultanza giudiziaria del tutto. È un attacco che nel libro ho cercato di descrivere come crossmediale, perché c'è un libro di riferimento, il libro del giornalista David Vecchi, che voi avete sentito, che esce proprio nell'ottobre del 2017, iniziano le trasmissioni de Le Iene e vi è tutta una serie di interviste rilasciate dalla famiglia e tutto l'elemento dei social. In questo senso si spiega la crossmedialità di questa offensiva contro l'esito giudiziario che c'è stato.

  WALTER RIZZETTO. Sull'ordine dei lavori. La ringrazio per la sua presenza di Pag. 6oggi, ma lei, dottore, sta facendo un riassunto del suo libro. Non mi dica di no, questo è il riassunto di quello che lei ha scritto nel suo libro. Considerate le tempistiche che le ha indicato il presidente, immagino che l'intenzione di questa Commissione sia quello di capire perché lei ritiene, rispetto al caso David Rossi, che sia un suicidio rispetto ad altre ipotesi che sono state accampate in questi anni da giornali, trasmissioni televisive, inquirenti, magistrati, eccetera. Ho letto anche obtorto collo qualche volta il suo blog che mi pare sia ancora attivo e si chiami L'eretico di Siena, laddove lei cerca anche di parlare rispetto a quello che lei pensa della Commissione. Ci mancherebbe altro, è legittimo, ma le rinnovo che lei non può venire qui a farci un riassunto del suo testo, perché se noi avessimo voglia di leggerlo – magari qualcuno l'ha già fatto e io stesso ho letto degli stralci del suo testo –, basta comprare il libro.

  PRESIDENTE. Io l'ho letto, lei lo ha letto, altri lo hanno letto, ma altri non l'hanno letto.

  WALTER RIZZETTO. Se dobbiamo fare un mero riassunto – mi permetta, presidente – del testo, secondo me forse non riusciamo a raggiungere un obiettivo che questo tipo di audizione potrebbe dare.

  PRESIDENTE. Condivido in parte quello che dice l'onorevole Rizzetto, nel senso che io ho letto il suo libro, per cui alcuni dei passaggi sono quelli, però i componenti della Commissione non avevano il dovere di leggerlo. Quindi, credo che sia utile sia per loro, così come per coloro che ci stanno ascoltando.

  WALTER RIZZETTO. Giusto per togliermi qualche sassolino dalle scarpe, sul suo blog c'è scritto che io sarei stato un agente di commercio. Magari ci precisiamo dopo a latere rispetto a questa cosa, ma se lei avesse voluto scrivere delle cose reali sul sottoscritto piuttosto che su Migliorino eccetera, bastava chiamarci. Non è un j'accuse nei suoi confronti, ci mancherebbe altro, io sono qui volentieri ad ascoltarla, però se dobbiamo fare una autocelebrazione del suo testo, va bene e la facciamo, ma se invece dobbiamo cercare di portare delle prove effettive e probanti rispetto al fatto che David Rossi, secondo la sua teoria, si sia suicidato – e io le premetto che non so se David Rossi si sia suicidato o non si sia suicidato, stiamo cercando di capirlo –, ritengo che alcuni elementi peculiari anche e non solo nel testo che lei ha scritto, forse potrebbe estenderli alla Commissione senza un riassunto preventivo del testo.

  PRESIDENTE. Dopo facciamo tutte le domande.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Credo che dire alcune cose che qui non fossero mai emerse, avesse un valore. Se poi alla Commissione bisogna dire quello che vuole lei, io dico quello che vuole lei.

  PRESIDENTE. Evitiamo le polemiche interpersonali. Torniamo alla sua relazione e ci dica in particolare rispetto alle domande che ha posto l'onorevole Rizzetto, per quali motivi lei ritiene che questo debba essere considerato un suicidio. Vada avanti liberamente.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Mi dica lei, presidente. Se posso andare avanti, vado avanti. Se devo rispondere, rispondo.

  PRESIDENTE. Poi risponderà alle domande nella fase successiva. Vada avanti con la sua relazione, cercando di focalizzarla sui temi che possono essere di maggiore interesse per la Commissione.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Mi sembra che quello che è stato detto finora lo fosse, ma evidentemente mi ero sbagliato. Se devo tagliare qualche cosa, taglio volentieri, però resta un dato di fatto: siccome è stata la Pag. 7famiglia a perseguire in modo legittimo la verità, non accettando la verità giudiziaria che è emersa con le modalità che ora non sto a dire, perché quelle sono veramente note a tutta la Commissione con tutti i vari passaggi, credo che sia legittimo far emergere alcune differenze sostanziali di versioni che sono state date anche all'interno della stessa famiglia su passaggi assolutamente decisivi, entrando anche in quello a cui giustamente riportava l'onorevole Rizzetto. Quali sono i fatti? Se devo partire da un fatto, parto dai cosiddetti «taglietti» autoinferti che, secondo la versione sia della figlia, Carolina Orlandi, che della moglie, Antonella Tognazzi, vengono fuori la sera del 5 marzo, la sera prima della morte di David Rossi. Qui c'è un primo problema: nella versione che è stata data della reazione della moglie, Antonella Tognazzi, rispetto a questi tagli che lei stessa ha dato davanti ai magistrati, c'è un certo tipo di reazione, ma nella descrizione che viene fatta da Carolina Orlandi, che credo verrà sentita dalla Commissione e potrà senz'altro confermare, in un libro scritto da lei stessa – fonte più autorevole non ci potrebbe essere – c'è un passaggio assolutamente decisivo, ovvero il momento in cui la moglie e la figlia scoprono i taglietti autoinferti a 24 ore scarse dalla morte. Le due versioni sono molto diverse. La figlia dice che la madre, la moglie di David Rossi, iniziò a urlare – se volete, si può leggere, ma se c'è questa esigenza di assoluta brevità, non lo faccio –, mentre invece nel 2013, sentita dalla magistratura, la moglie aveva detto di non essersi preoccupata più di tanto. Qui c'è un'oggettiva contraddizione: una delle due è corretta, l'altra evidentemente no. Non si tratta di cambiare idea rispetto a un'opinione, cosa che tutti noi facciamo politicamente o in altri campi, qui si tratta di un fatto oggettivo che viene descritto dalla moglie in un modo e dalla figlia della moglie in un altro e mi sembra un fatto di una certa qual rilevanza. Volendo, si possono leggere tutte e due le totalmente diverse versioni date rispetto a questo passaggio. Vi sono anche altri passaggi. Inizialmente nessuno metteva in dubbio l'ipotesi suicidiaria, ma quando poi questa viene messa fortemente in dubbio in modo anche esplicito, si parla di un David Rossi da parte di esponenti della famiglia «minacciato», però di questa minaccia o di queste minacce, che io sappia, non è mai stata riscontrata alcun tipo di prova, nemmeno di indizio, una lettera, un messaggio. Una qualunque cosa non è mai stata trovata. Perché io sono convinto dell'ipotesi, che peraltro è quella di cui più autorevolmente di me sono evidentemente convinti la magistratura, la procura e i giudici terzi che ne hanno accolto la richiesta? Perché credo che raramente ci sia un suicidio che sia stato più analizzato da questo punto di vista. Tantissime persone sono state sentite, come amici, conoscenti, colleghi, oltre alla famiglia di cui ho detto, e c'è una convergenza completa e totale. Sfido a trovare un teste che abbia detto qualcosa di diverso a proposito dello stato di prostrazione psicologica in cui versava David Rossi. Credo che in un suicidio questo abbia un suo peso specifico notevole. Dirò di più: sfido io a trovare una persona che si suicida e che la mattina ha avuto la possibilità più o meno casuale di essere stato due ore e non dieci minuti a colloquio con una persona, la mental coach mandata da MPS, la dottoressa Ciani, la quale ha dato poi ai magistrati una testimonianza – anche questa riportata e, se volete, la leggiamo, anche se penso che la conosciate – che è difficile trovarne una più pre-suicidiaria di quella, all'interno della letteratura scientifica. Lei aveva parlato con il povero David Rossi la mattina. Praticamente è quasi l'ultima persona con cui David Rossi abbia parlato. C'è la questione prima accennata dei taglietti. Ovviamente noi sappiamo benissimo che non tutte le persone – di solito sono adolescenti – che ricorrono al cosiddetto «cutting» poi si suicidano, fortunatamente, però è chiaro che quello è un elemento pre-suicidiario che nella letteratura scientifica ha un peso specifico, se abbinato ad altri e qui c'è una multifattorialità, come dicevo prima, basandomi su quello che aveva scritto la psichiatra, dottoressa Lorettu. Le lettere suicidarie sono un altro elemento che, a mio modo di vedere e anche a modo di vedere della magistratura, sono un elementoPag. 8 assolutamente insuperabile, perché il discorso di fondo che credo sia giusto fare e a cui sarei voluto arrivare dopo altre cose – ma lo dico volentieri anche subito – è che è molto «facile» far emergere delle presunte lacune che nella prima indagine ci possono essere state, perché sicuramente il quadro era talmente convergente che questo ci può anche essere stato. Il procuratore capo di Siena in qualche modo l'ha detto lui stesso questo, quindi non dico assolutamente niente di nuovo. Qui il discorso è che il metodo è stato quello di atomizzare, di parcellizzare alcuni elementi che secondo qualcuno potevano e dovevano essere analizzati con più attenzione eccetera, ma atomizzando questi elementi, a mio modo di vedere si è persa quella che è l'organicità del tutto, che è chiarissima anche a modo di vedere di qualcuno per il quale tutti noi dobbiamo avere rispetto fino a prova contraria, cioè la magistratura. Per quanto riguarda le tre lettere – chi ha letto il libro lo sa – statisticamente più della maggioranza assoluta dei suicidi non lascia neanche niente di scritto. In questo caso non c'è solo una lettera, ma ce ne sono tre. Tra l'altro, sono lettere autografe, come ammette anche lo stesso consulente di parte della famiglia, il dottor Sofia. Poi, come sapete bene, lui sostiene che siano state scritte sotto coercizione. Questa è la tesi della consulenza di parte.
  Io credo che sia un po' difficile che una persona o un gruppo di persone vada a uccidere un'altra persona, gli faccia scrivere una lettera e poi, non contento dell'esito, gliene faccia scrivere un'altra e poi, ancora non contento di questo esito, gliene faccia scrivere un'altra ancora. Peraltro, sono tutte e tre evidentemente non soddisfacenti, perché poi vengono tutte e tre cestinate. Credo che qui ci sia un elemento – non è l'unico, non è il primo e non è l'ultimo, ma purtroppo forse è l'ultimo a livello temporale – insuperabile da questo punto di vista. Sinceramente, sulla base anche di quello che mi veniva fatto notare prima, io credo che questo sia un caso che mediaticamente, soprattutto dall'ottobre del 2017, si è alimentato per tutta una serie di motivi che cerco di spiegare nel libro, su cui non mi dilungo perché, come ha detto anche il presidente, qualcuno l'avrà letto, qualcuno no e chi vuole lo leggerà. Credo che in tutte le ricostruzioni che sono state fatte nell'ottobre del 2017 questi passaggi e altri, di cui magari parleremo nelle domande, siano insuperabili. Per questo motivo credo che questa sovrastruttura mediatica alla fine sia stata vincente perché sicuramente se oggi in un ipotetico sondaggio andiamo a chiedere a cento italiani che cosa pensano dell'affair David Rossi, credo che la stragrande maggioranza direbbe che è stato un omicidio coperto e camuffato da suicidio. Leggendo le carte con attenzione e valutando, come hanno fatto i giudici terzi, la dottoressa Malavasi, nella seconda archiviazione e valutando e soppesando i pro e i contro – ci sono elementi di forza e di debolezza – credo che non ci siano ragionevoli dubbi a un'ipotesi suicidiaria. Questo ha detto la magistratura. Ho letto carte, come immagino tutti i componenti della Commissione, e più le leggo e più sono convinto che sia andata in questo modo. Ho tagliato molto.

  PRESIDENTE. Avrà tempo di recuperare, perché immagino che le domande saranno sicuramente interessanti, consentendole di ampliare la questione. Ho alcune domande che le volevo fare con la premessa che ho letto il libro, a cui ho dato una mia interpretazione. Secondo me l'aspetto più significativo e più suggestivo nei miei confronti fra le teorie che lei ipotizza è quello che la famiglia è inizialmente assolutamente convinta del suicidio e poi avrebbe cambiato opinione. Se ho capito bene la sua interpretazione, questo cambio di opinione sarebbe stato motivato dal fatto che pensava in questo modo di ottenere un vantaggio economico maggiore. In questo io trovo un'intrinseca contraddizione. Così ho capito io, ma forse ho male interpretato. Mi pare che questa tesi contrasti con quello che è avvenuto in questi otto anni. Secondo quello che ci ha detto la vedova in questi otto anni lei non ha avuto non solo un vantaggio economico, ma ci diceva che non ha ricevuto neanche un telegramma di condoglianze e non ha formulato nessuna azione legale civilistica in nessun modo. Mi spiega Pag. 9questo aspetto che io interpreto – magari sbagliando – come una contraddizione nella tesi da lei prospettata e plausibile a suo giudizio?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Il perché la famiglia abbia cambiato idea, credo si debba chiedere alla famiglia. Io dico solo che ci sono delle frasi messe a verbale nero su bianco che dicono X e dopo anni ci sono frasi messe a verbale o scritte, in questo caso nel libro di Carolina Orlandi, che, su passaggi specifici, dicono Y. Il perché esattamente lo possono sapere solo loro. Ci mancherebbe altro che dicessi anche il perché. Io mi limito a registrare per tabulas ciò che viene fuori dall'analisi dei documenti.

  PRESIDENTE. Però personalmente riterrei del tutto plausibile che magari in una prima fase i familiari possano aderire alla tesi suicidaria, considerato il contesto e che poi, alla luce di dati che impressionano anche noi che siamo osservatori esterni, possano mutare opinione.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Sul cambiare opinione ci mancherebbe altro. Si può mutare opinione su tante cose a partire dalla politica e anche su una cosa ancora più importante come questa, ma se si cambia opinione su fatti specifici, su passaggi concreti accaduti la sera, per esempio, del 5 marzo, anche in un'aula giudiziaria, quando accadono cose simili, la credibilità di un teste non ne esce rafforzata, perché sono fatti specifici e non fatti così generali, sui quali ovviamente tutti noi cambiamo idea tutti i giorni o quasi.

  PRESIDENTE. Un altro punto legato a questo è che, nel momento in cui ho assunto la presidenza fino ad oggi, non ho un'idea chiara. Per me non è né suicidio né omicidio, ma voglio vedere le cose che acquisisco anche a livello di Commissione. Devo dire che, come lei ha ben ricordato, la settimana scorsa i componenti la Commissione ed io siamo stati a Siena e tra le prime cose che abbiamo voluto fare è stato vedere la stanza di David Rossi da cui, secondo la ricostruzione ufficiale, si è lanciato. Per come l'ho vista io – poi chiedo anche a lei un suo giudizio –, la ricostruzione che è stata fatta nelle due inchieste che hanno portato all'archiviazione del caso delle modalità con cui David Rossi si sarebbe lanciato da quella finestra, francamente mi sembra poco plausibile, ovvero che sia rimasto appeso a quella sbarra e che coi piedi e le scarpe abbia grattato il muro. Francamente questo mi sembra – poi la Commissione vorrà fare una perizia supplementare – molto poco plausibile e molto poco credibile. È una finestra che se vuoi suicidarti, ti butti di faccia, è stretta, ha una mensolina con il condizionatore d'aria poco sotto, oppure al limite ti siedi e ti fai cadere indietro, ma son tutte cose che sono state escluse. L'idea che si sia calato e poi sia rimasto appeso, francamente... oppure il dettaglio che non è stato ancora mai approfondito dell'orologio che cade in tempi molto successivi. Lei ha ragionato su questi aspetti oppure si fida ciecamente della perizia?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io mi fido, come dovrebbe essere per tutti di fronte a una consulenza di due esperti considerati due luminari, della perizia del 2016, della dottoressa Cattaneo e di Zavattaro che, come lei avrà letto con la massima attenzione e cura, in ogni dettaglio considerano la cosa assolutamente verosimile: un suicidio con esitazioni. È chiaro che non è un suicidio in cui il suicida va deciso e diretto, come qualche volta succede, ma come molte volte non succede, perché i suicidi con esitazione sono statisticamente ben presenti. C'è addirittura qualche caso in cui fortunatamente ci sono dei tentati suicidi che poi non sono arrivati a buon fine, le cui testimonianze sono in letteratura scientifica – io le riporto nel libro – e quasi tutti dicono che, essendo riusciti a superare quel momento drammatico, nell'ultimo momento in cui avevano un barlume di lucidità hanno cercato di restare in qualche modo aggrappati.Pag. 10 Probabilmente questo è successo anche al povero David Rossi, ma non si può sapere. È un suicidio con dinamica da esitazione. Non voglio fare l'esperto di suicidi con dinamica da esitazione, mi rimetto alla letteratura scientifica ripresa dalla consulenza del 2016.

  FEDERICO FORNARO. Credo che sia d'obbligo, avendo letto il libro, osservare positivamente un suo cambio di opinione rispetto a un giudizio molto critico sulla costituzione della Commissione che lei ha dato nel libro, dalla pagina 222 alla 224. Credo che questo non si possa che rilevare positivamente. Credo che il suo contributo possa essere molto utile; ho chiesto la sua audizione, parallelamente alla sua richiesta di essere audito, perché credo che, nell'ambito della pubblicistica, quindi delle cosiddette «fonti aperte», costituisca una contronarrazione. Lei ha una sua tesi che svolge durante tutto il libro che è apertamente in dissenso con quelle di altri. Volevo focalizzare alcuni aspetti dopo aver chiesto formalmente, perché credo possa esserci utile, l'acquisizione agli atti della Commissione dei post del suo blog 2011-2013. La prima cosa era se ci può aiutare a capire quella che lei a pagina 73 definisce «la stagione della caduta degli dei», cioè Monte dei Paschi 2012-2013, perché ovviamente quello che avviene al povero David Rossi avviene in un contesto di una città alle prese con lo scandalo a tutti noto. Ci può raccontare un po' «la caduta degli dei» e ovviamente se questo può aver condizionato: è un elemento di cui a suo giudizio noi dobbiamo tenere conto il contesto oppure no?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Per quanto riguarda la prima cosa sull'esistenza della Commissione, come ho detto subito – lo ribadisco –, avendo questa idea forte su come siano andate le cose, a mio modo di vedere è chiaro che una Commissione di inchiesta su un suicidio non avrebbe avuto ragione di essere. Era semplicemente per questo motivo, come mi pare di avere sempre scritto e aver anche detto in occasione, per esempio, della presentazione...

  FEDERICO FORNARO. Ci sono espressione sui parlamentari che l'hanno votata che non sono così, ma comunque transeat. Se vuole le leggo.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Me ne scuso immediatamente. L'idea era semplicemente di dire che, avendo maturato questa idea, per me la Commissione non si sarebbe dovuta fare, a prescindere dai parlamentari qui presenti. Era semplicemente questo che volevo mettere in evidenza. Per quanto riguarda il focus della domanda che mi fa sulla «caduta degli dei», mi rendo conto che non è un'espressione originale, ma in quell'occasione fra il 2011, 2012 e 2013 Siena vive il passaggio che è già stato ricordato da altri osservatori. Io seguivo queste cose da circa cinque anni, perché avevo scritto il mio primo libro su cose senesi nel 2007, «La casta di Siena» e poi ne avevo scritto un altro nel 2009 «Le mani sulla città» e nel 2012 avevo scritto una biografia sulla figura proprio di Mussari – ero ben informato – nel quale c'era un mezzo capitolo dedicato anche a David Rossi. All'interno di questa complessa vicenda che è quella che ha portato all'attuale, nefasta situazione in cui si trova, purtroppo, la banca e la collettività senese – forse è questo che credo interessi di più alla Commissione –, David Rossi aveva avuto, a mio modo di vedere, un ruolo assolutamente centrale, perché era persona legatissima, il braccio destro di Mussari e aveva il ruolo – ma è già stato detto – precipuo di cercare, molto spesso con successo, di orientare la stampa, cartacea e di ogni tipo, a fare in modo che il Monte dei Paschi uscisse bene da qualunque passaggio. Ricordo che è facilmente riscontrabile il fatto che ai tempi di Antonveneta, a novembre 2007, tutta la grande stampa nazionale, compresa quella locale, plaudì a questo acquisto che purtroppo, invece, si è rivelato l'inizio della fine per la banca. Dietro a questa strategia mediatica c'era direttamente – questo è cosa risaputa,Pag. 11 anche se poi negli anni si è un po' edulcorata – la persona fisica di David Rossi, il quale, come dice la dottoressa Ciani prima citata, aveva sempre lavorato e vissuto dal punto di vista lavorativo in un ambiente – a mio modo di vedere l'aggettivo è molto opportuno – protetto, ovvero quello in cui lui era entrato – è cosa risaputa – grazie all'amicizia con Giuseppe Mussari, prima in Fondazione MPS e poi nella banca. Chiaramente, fino a quando c'è stata la figura presidenziale di Mussari, David Rossi ha avuto il potere immenso che tutta la Commissione può facilmente immaginare, ma una volta che Mussari se ne è andato e ha iniziato a vivere le vicissitudini che sapete, le cose sono cambiate. Fra le tante cose che potrei dire, la più significativa a questo proposito è che proprio la dottoressa Ciani, nell'incontro di due ore nel giorno della morte, quella mattina del 6 marzo del 2013, ricorda che David Rossi la accolse pensando che lei fosse stata mandata dal management montepaschino, per comunicargli il fatto che lui aveva perso il posto e cercare di indorare il tutto. La stessa Antonella Tognazzi, alla procura, nell'aprile del 2013, fa presente che David Rossi aveva sentito delle voci di una sua possibile sostituzione con un professionista della comunicazione milanese. Questa è una cosa fatta mettere a verbale prima dalla dottoressa Ciani, poi dalla stessa moglie.

  FEDERICO FORNARO. Collegato a questo, ho una seconda domanda. Nel suo libro e anche agli atti c'è un passaggio relativo alla fuga di notizie e a una decisione del consiglio di amministrazione su una causa rispetto al derivato Alexandria. Nel suo libro, se non ricordo male, lei scrive che Profumo, presidente dell'epoca di Monte dei Paschi, inizialmente sospettò di questa fuga lo stesso Davide Rossi. Più in generale, secondo la sua convinzione, la carriera di David Rossi, nei giorni precedenti a quello che, allo stato dei fatti, secondo la magistratura, è un suicidio, era effettivamente a rischio? Lo dico in un altro modo: probabilmente un suicidio presuppone anche una causa scatenante. A suo giudizio, avendo conosciuto anche il potere che ha avuto David Rossi, come lei ha ricordato prima, il fatto che la sua carriera potesse finire lì o comunque potesse essere demansionato, può essere stato un motivo scatenante di un suicidio?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». All'interno di quella multifattorialità che è stata richiamata prima, assolutamente sì.

  FEDERICO FORNARO. Ancora due domande e poi ho finito. Lei dedica un capitoletto a Bonaccorsi. Lei ha conosciuto personalmente Bonaccorsi? Le chiedo anche se questo è un nome che a Siena era conosciuto prima delle sue esternazioni, seppur in forma anonima su una trasmissione televisiva.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Né l'una né l'altra cosa. Né l'ho conosciuto io, né a Siena qualcuno sapeva chi fosse. Non posso parlare per tutta la città.

  FEDERICO FORNARO. Non era una persona nota alle cronache?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». No, assolutamente no.

  FEDERICO FORNARO. Ho un'ultimissima domanda che in parte si ricollega a quella del presidente, a cui lei ha dato la sua risposta. Nel libro è molto chiaro che c'è un fil rouge che a mio giudizio lega il lettore al libro: c'è una fase in cui la famiglia sostiene l'ipotesi del suicidio e una seconda in cui, invece, sostanzialmente va alla ricerca di possibili esecutori di un omicidio. Tuttavia, nel suo libro lei mette in evidenza che non c'è solo la famiglia – questa è una sua interpretazione, però questa fase A e questa fase B sono documentate molto bene –, ma c'è anche l'ex sindaco di Siena, Piccini. A suo giudizio, nella sua interpretazione questi due cambi di versione sono collegati o sono staccati? Pag. 12Piccini è una cosa e la famiglia un'altra o ci sono legami tra Piccini e la famiglia?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Questa ovviamente è una domanda che si dovrebbe fare all'ex sindaco Piccini. A mio modo di vedere, non c'è un legame diretto. A me piace parlare di cose documentabili, ma io questa non la vedo documentata. Sicuramente c'è quello che accade nell'ottobre del 2017, ovvero delle esternazioni scioccanti dell'ex sindaco che a suo dire sono state in qualche modo registrate contro la sua volontà. Io credo che lui abbia agito più per conto suo, ma certamente ritengo che il fatto di essere sostanzialmente in campagna elettorale abbia avuto un ruolo, ma questa è una mia interpretazione, perché non c'è documentazione.

  PRESIDENTE. Campagna elettorale in che periodo?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Siamo nell'ottobre del 2017, l'autunno che precede la primavera del 2018. Se è possibile, mi piace parlare in modo documentato. Quello che è certo è che, sentito dal procuratore di Genova che è stato audito in questa sede, l'autorevolezza della fonte che ha tirato fuori credo si commenti da sola. È stato detto non da me, ma anche dal procuratore di Genova, il dottor Ranieri Miniati.

  WALTER RIZZETTO. Grazie per la sua audizione di oggi, che secondo me è stata importante, nel senso che, almeno per quanto mi riguarda, ha fugato qualche perplessità che lei aveva sollecitato attraverso la stesura del suo testo. Ricordo alla Commissione che, contemporaneamente alla richiesta di audizione fatta da alcuni colleghi, lei ha chiesto di essere audito dalla Commissione. Ho pochissime domande. La prima è se lei conosce l'avvocato Vecoli e se c'è stata qualche cosa che ha avuto a che fare con questo avvocato senese.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Vecoli?

  WALTER RIZZETTO. Sì, Vecoli. Dopodiché le vorrei chiedere se lei conosce direttamente la mental coach che, se non ricordo male, ha avuto un colloquio di circa due ore con David Rossi e se la mental coach, la dottoressa Ciani, come lei ci ha fatto intendere, dopo aver quasi certificato gli istinti suicidari del Rossi, ha avvisato la banca del fatto che Rossi voleva uccidersi. Ancora non sappiamo cosa sia successo. Mi creda, anche leggendo simpaticamente il suo blog, io non ho velleità investigative. I blog si scrivono anche per strappare ogni tanto, seppure in una situazione drammatica, qualche sorriso, però la inviterei a certificare un po' meglio le posizioni. Non c'è nessun problema e, se vuole, le do il mio numero di cellulare, le racconto 46 anni della mia vita e magari le mando il mio curriculum. Al netto di questo, vorrei capire come lei si è fatto la sua convinzione, su basi che lei ritiene solide, rispetto alla caduta volontaria di David Rossi dal terzo piano; come si spiega un fatto legato al pubblico ministero Natalini. In un post del 2013 dice: «L'eretico è convinto che il PM Natalini sia un ottimo PM e crede che l'operato della magistratura inquirente senese vada sostenuto con tutte le forze oggi più che mai.».

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Mi fa piacere che abbiate fatto una ricerca perché è una soddisfazione personale.

  WALTER RIZZETTO. Leggo pochi blog, meno quelli di Siena, però in questo caso, visto che lei è qui, ho cercato di informarmi su quello che lei ha giustamente scritto. Vorrei capire perché Natalini, che lei cita essere un ottimo PM...

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Mi può dire la data precisa?

Pag. 13

  WALTER RIZZETTO. 09.08.13.

  PRESIDENTE. Magari può dire anche di cosa parla?

  WALTER RIZZETTO. È l'articolo sul caso Natalini rispetto alla notizia online di Francesco Storace su Il Giornale d'Italia. Vorrei capire come si spiega il fatto che, ad esempio, una delle tracce o prove, attraverso una prova ematica, sia stata distrutta quasi immediatamente, ovvero i fazzoletti che sono stati distrutti dopo essere stati acquisiti di fatto. In seconda battuta le chiedo come si spiega il fatto che la procura di Siena a un certo punto abbia detto che David Rossi probabilmente era appeso a qualcosa, alla sbarra o al cornicione, dal terzo piano – poiché ci sono tanti elementi, anche i colleghi mi correggano, se sbaglio – e che si sia procurato le ferite al volto con una sorta di strusciamento durante la caduta. Come fa David Rossi, dopo essersi procurato le ferite al volto a risalire, a tamponarsi – secondo la procura quelle tracce ematiche sono di tamponamento al volto – ritornare a pendersi e cadere? Questa non è una mia interpretazione, ma è quello che emerge dall'audizione della procura.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». La ringrazio delle domande nonché dell'attenzione filologica con cui ha guardato passaggi ormai remoti del mio blog. Per quanto riguarda la domanda sull'avvocato Vecoli, se ho capito il cognome, conosco molti avvocati a Siena, ma non ho mai avuto niente a che fare con lui e non so neanche se sia un maschio e una femmina. Per quanto riguarda la dottoressa, la mental coach Ciani, io non ho mai parlato direttamente con lei, ma mi sono basato su quella che è stata la sua testimonianza rilasciata alla procura della Repubblica qualche giorno dopo che ho riportato nel libro.

  WALTER RIZZETTO. Per capire se lei è a conoscenza del fatto che la dottoressa Ciani avesse all'epoca comunicato alla banca gli istinti suicidari del Rossi.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Questo bisognerebbe chiederlo a lei. Io mi sono basato esclusivamente su quella che è la documentazione presente nel fascicolo. Credo che questo vada chiesto o a lei o a qualcuno della banca stessa. Per quanto riguarda il PM, il dottor Natalini, confermo quello che ho scritto, perché ho avuto modo di conoscerlo ai tempi del Monte dei Paschi. Tra l'altro, vista la domanda, mi sia consentito dire brevemente – tante volte qualcuno avesse un'idea di una simpatia preconcetta da parte mia verso il dottor Natalini o verso il dottor Marini che, come sapete, sono i due PM che hanno lavorato di più – che io da questi due PM sono stato indagato e portato a processo. Quello che ha subìto David Rossi il 19 febbraio che tra l'altro, a mio modo di vedere, è uno degli altri motivi scatenanti la perquisizione che David Rossi aveva subìto.

  PRESIDENTE. Ci spiega il processo che l'ha riguardata?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io fatto questo inciso solo per dire che, nella fase che mi ha portato a processo, il capo di imputazione era di concorso in violazione del segreto istruttorio, per una serie di documenti che erano arrivati sul blog che c'entrano con Monte dei Paschi. Il dottor Natalini e il dottor Marini sono i due PM – Natalini in modo particolare – che mi hanno mandato i carabinieri in casa, mi hanno messo il telefono sotto intercettazione, hanno fatto fare dei pedinamenti e mi hanno mandato al processo.

  PRESIDENTE. Come è andato a finire questo processo?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Sono stato assolto perchéPag. 14 il fatto non costituisce reato. Questo è ciò che riguarda la mia posizione.

  WALTER RIZZETTO. In che data è stato assolto?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Mi pare nel 2015 o 2016, però dovrei ricontrollare. Io ho sempre rispettato il lavoro svolto, anche quando, per ovvi motivi personali appena detti, non potevo essere molto d'accordo. Quando una persona subisce una perquisizione, è difficile che sia solidale con chi gliela ordina, però ho sempre rispettato a livello istituzionale l'operato sia del dottor Marini che del dottor Natalini che, come sapete, ora non è più in forza alla procura di Siena. Inoltre, il dottor Natalini, a suo tempo, per questa vicenda, ha ricevuto delle minacce certificate. Il discorso dei fazzoletti è inevitabile. Scrivo nel libro che sicuramente ex post li avrebbe fatti analizzare. Su questo non c'è dubbio. La procura era molto convinta da subito che fosse un suicidio e quindi chiaramente si è orientata in questo modo, a mio modo di vedere, con piena ragione, ma non ho la pretesa di convincere tutti. Questo è sicuramente quello che è stato messo in evidenza dal libro di David Vecchi più che legittimamente, però si spiega nel contesto che ho cercato di dire prima e che ripeto adesso volentieri. Spero di essere stato esaustivo.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Grazie, dottor Ascheri. Penso che, anche dalle domande poste dai colleghi, questa audizione sia un chiarimento. Effettivamente è molto apprezzato il chiarimento che lei riporta a pagina 7 e poi a pagina 12 nei riguardi di questa Commissione. Lei ha fatto delle affermazioni parlando degli atti della procura. La consulenza di cui parlava, per quanto riguarda l'idea che potesse essere un suicidio, e l'idea di considerare la morte sul luogo di lavoro che poi venne portata avanti dalla moglie e dall'avvocato Goracci negli atti di cui parliamo, ha una premessa. Che cosa dice questa premessa? «Occorre evidenziare alcuni aspetti delle indagini, migliori emergenze investigative che avrebbero dovuto stimolare a parere di chi scrive altre considerazioni». Questo è negli atti della procura, dove si parla del fatto che si deve capire se effettivamente i suoi superiori sapevano del disagio che viveva Rossi, che dovevano intervenire e che poi in verità è morto sul luogo di lavoro. È quello a cui si riferiva proprio all'inizio, quando ha cominciato a parlare, definendolo «un fatto nuovo». Tuttavia, questo fatto nuovo è una premessa dell'avvocato Goracci, che dice che ci volevano indagini più approfondite e altre considerazioni eventualmente indirizzate verso altre ipotesi di reato. Tutti sappiamo che la prima ipotesi di reato è l'induzione al suicidio, ex articolo 589 c.p. Così non è stato, in quanto ogni indagine sembra indirizzata a trovare conferma di quella causa. Si doveva indagare in altro modo, qualora fosse un suicidio, allora. Questo è per dare chiarezza a tutti quelli che ci stanno ascoltando su questo primo punto.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi». Scusi, onorevole Migliorino. Quella che era la tesi di fondo all'inizio...

  LUCA MIGLIORINO. Sì, sono d'accordissimo con lei.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi». Su altre cose ci divideremo sicuramente, ma almeno su questo penso possa convenire che all'inizio, anche perché ci sono le testimonianze...

  LUCA MIGLIORINO. Sì, il mio parere da commissario di questa Commissione è che si è partito subito nel credere che fosse un suicidio, nel provare che fosse suicidio. Credere nel senso di indagare per capire che è stato un suicidio; magari non si è indagato opportunamente se invece questo non fosse stato un suicidio. All'inizio, come dice lei, le indagini erano rivolte in questo modo. Riguardo ai tagli autoinferti c'è il SIT della dottoressa Tognazzi, la moglie di Pag. 15David Rossi. Nel primo SIT che fa alla procura, parla di quello che era successo con la figlia Carolina Orlandi. Effettivamente lei dice quella frase che ha letto che non si è preoccupata troppo, però non viene detta come per dire che non è successo niente. Anzi, lei dice: «Frase che interpretai come un'esigenza di sentirsi più presente a se stesso». Poi dice: «Non mi preoccupai anche perché era un fatto mai accaduto, peraltro Davide era anche pauroso del dolore fisico». Però dice che lei si allarmò molto per questo fatto, addirittura chiama subito il fratello e gli dice: «Che cosa stai facendo? In questo modo metti paura a Carolina».

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi». Onorevole Migliorino, se posso, oppure preferisce...

  LUCA MIGLIORINO. Se per lei va bene, io finirei questo concetto. Il concetto è che non è che Carolina Orlandi non si era proprio preoccupata dei tagli autoinferti, ma in verità fa tante cose. La moglie Tognazzi lo dice alla figlia Carolina che poi redarguisce il padre e in quel caso c'è quello scambio di biglietti. Vado avanti molto veloce perché le voglio porre delle domande. Lei parla molto della Ciani, però anche la Ciani nella sua SIT fa un'affermazione appena inizia l'incontro del 6 mattina, con un po' di ritardo, alle 9.30 e finisce verso mezzogiorno col dottor Rossi. In questo caso non un incontro di team com'era stato già previsto in precedenza, ma da soli. Lei dice che lui non era preoccupato. Secondo. In questa SIT dichiara che viene avvertita da Dalla Riva e da Viola il 26 febbraio per prendere un appuntamento col dottor Rossi e dice questo: «Quel giorno del colloquio, quando sono arrivata, l'ho trovato apparentemente calmo, ma in realtà era molto agitato. Teneva continuamente d'occhio il telefonino». Però lei sa che la moglie era stata ricoverata in ospedale in quei giorni per...

  PRESIDENTE. Le domande.

  LUCA MIGLIORINO. Ci arrivo, presidente, ma qui bisogna fare chiarezza. Sono state fatte delle affermazioni basandosi sugli atti, dove gli atti in verità – secondo il mio punto di vista- sono più ampi e possono esprimere un concetto diametralmente opposto a quello che è stato espresso perché deve rimanere agli atti. «La tensione che ho percepito non era legata all'incontro, ma aveva origini proprie». La Ciani prima lo vede e dice che era tranquillo, poi dice che era preoccupato per la moglie perché era ricoverata e poi dice che ha percepito qualcosa, quindi anche in questo caso si va a parlare di sensazioni della dottoressa. Ora io le chiedo una cosa. Lei ha fatto affermazioni, ad esempio, sui fazzolettini di carta. Grazie se risponderà un attimo a queste domande perché poi volevo cominciare una piccola discussione.

  PRESIDENTE. No, mi scusi. Per cortesia, facciamo le domande.

  LUCA MIGLIORINO. Lei parla dei fazzolettini sporchi e ovviamente tutti sanno che l'ordine di questa distruzione è avvenuta il 14 agosto, poi l'esecuzione viene fatta mediante taglio delle forbici il 4 settembre. Io le chiedo se lei sa quando sono stati sequestrati questi fazzolettini. Delle ferite sul volto ha già accennato il collega Rizzetto. Lei dice che crede all'autopsia fatta dal professor Gabbrielli. Rispetto all'autopsia del dottor Gabbrielli crede anche che la morte sia avvenuta quasi istantaneamente? Crede che i tagli che si trovano autoinferti sull'avambraccio – quindi non sulle vene del braccio – fossero stati provocati poco prima della caduta? Lei crede anche a questo? Quando si parla del tempo del video e quindi c'è la sentenza e anche la richiesta dell'archiviazione del PM Natalini, mi dice come è possibile spiegare che il video viene messo 16 minuti avanti invece che 16 minuti indietro e quindi come credere alla sentenza? Oltretutto l'ingegner Luca Scarselli dice pure che il video deve essere messo 16 minuti prima. Nel suo libro lei afferma che il portiere non aveva motivo di guardare i monitor. Crede ancora che il portiere non avesse motivo di guardare i monitor?

Pag. 16

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi». Non ho detto questo, ma comunque lo dico dopo.

  LUCA MIGLIORINO. Allora, così ci chiariamo, parliamo dei tre bigliettini. Ha mai provato a estrapolare questi tre biglietti dal contesto di un uomo che poi viene trovato dopo essere caduto da una finestra? Ha mai provato a far leggere questi tre bigliettini – se vuole, li rileggiamo – estrapolati dal contesto a qualcuno senza parlare del suicidio piuttosto che dell'occasione in sé? Ha mai provato a farli leggere a delle persone e a chiedere secondo loro a che cosa si riferissero? Ha mai provato a dire, invece, che il contesto in cui ci troviamo magari è quello di uno che sta lasciando la propria fidanzata o la propria moglie e a sentire quali sono stati i commenti? Io l'ho fatto. Estrapolandoli dal contesto qualcuno mi ha detto che è una persona che ha perso dei soldi e vuole lasciare la moglie. Mi hanno detto che la frase: «Non ce la faccio più, è meglio così» è detta generalmente quando due si stanno per lasciare. Secondo qualcun altro si stava per costituire quindi sarebbe entrato in carcere e ha voluto dare un addio alla moglie. Ha mai provato a parlare con qualcuno estrapolando dal contesto? Secondo lei questi bigliettini, per come sono scritti e per me è così, siamo sicuri che, estrapolati dal contesto, indicano ancora un suicidio? Alla fine della frase, lei dice che ci sono altri fatti insuperabili che portano al suicidio e io vorrei sapere quali. Come le ho risposto sulle prime affermazioni che ha fatto, io sono sicuro di poterle rispondere anche sulle altre affermazioni e quindi dare una versione che potrebbe essere – ovviamente con uno studio, con una lettura degli atti- completamente diversa. Grazie.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso «David Rossi». Forse ho saltato qualcosa, ma credo di avere segnato le cose al meglio. Per quanto riguarda la dottoressa Ciani mi dispiace contraddirla, ma la testimonianza è chiarissima. Lei qui ha letto due o tre righe. La dottoressa ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita in un contesto già problematico. Ha detto che questa cosa per lui rappresentava un dramma ed era un momento in cui gli stava cadendo addosso il mondo perché c'erano tante cose che gli erano accadute nello stesso momento. La morte del padre nel novembre 2012, la crisi del Monte, lo stato di salute della moglie, le perquisizioni da lui subite in ufficio e nella sua abitazione. Lui si sentiva dentro una serie di situazioni negative che non riusciva a gestire, sentiva quasi un senso di disgrazia imminente. A me dispiace, ma credo che difficilmente si possano trovare delle affermazioni più apodittiche di queste, fatte appunto poche ore prima di un evento come quello che è accaduto. Lei mi dice di fare leggere ad altri e fa riferimento alle lettere. Io credo che se noi facessimo leggere a cento persone una cosa di questo tipo, spiegando ovviamente il contesto, credo che difficilmente qualcuno potrebbe dare una lettura diversa. Oppure si dice che la Ciani ha detto cose false, magari qualcuno ha intenzione di dire questo. Io non le ho mai parlato, come dicevo prima, quindi non ho da difendere la dottoressa Ciani che non conosco personalmente. Su questo credo di essere stato esaustivo. Per quanto riguarda la storia dei fazzolettini, io ho già detto che, con il senno del poi, sarebbero stati analizzati. Sicuramente c'è stata una situazione per cui, credendo nell'ipotesi suicidaria, alcune cose sono state tralasciate e questa è sicuramente una di quelle. Per quanto riguarda il discorso del dottor Gabbrielli...

  LUCA MIGLIORINO. Io le ho chiesto quando sono stati sequestrati i fazzolettini.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Non ricordo il giorno.

  LUCA MIGLIORINO. A leggere gli atti, che sia molto chiaro perché tanta gente ci sta seguendo da casa, lei nel suo libro definisce solerte il lavoro del 14 agosto sulla distruzione dei fazzolettini. Sono stati Pag. 17sequestrati il 12 aprile, quando c'è stato il dissequestro dell'ufficio del dottor Rossi. Questi fazzolettini sono stati lasciati per cinque settimane a terra a destra del cestino senza che nessuno li mettesse – come hanno fatto con molti altri reperti, non tutti – nelle buste di plastica con le dovute accortezze, per non inquinare le prove. Secondo lei è normale che dei fazzolettini sporchi di sangue rimangano a terra per cinque settimane in un ufficio? Come lo definisce questo lavoro della procura, solerte?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». No, ho già detto che c'è stata qualche lacuna. Guardi che è già stato detto qui e lo scrivo anche nel libro, quindi è inutile che lei insista su questo, perché qui nessuno vuol dire che tutto è stato fatto in modo assolutamente perfetto. Ho spiegato già prima delle domande quello che penso. Arrivando a un controbilanciamento, come ho detto prima, lei sta parcellizzando una situazione che è quella appunto dei fazzoletti da cui secondo lei... Credo che le ipotesi alternative – che noi qui non discutiamo – forse verranno fuori nelle prossime audizioni. Io la invito a essere così dettagliato anche con le ipotesi alternative che verranno fuori. Per quanto riguarda il discorso, purtroppo, dell'agonia dei venti minuti, l'ho scritto nel libro che lei ha detto di avere letto, quindi non mi sembra che ci sia neanche da aggiungerlo. Nessuno dice che sia morto subito, io non ho mai scritto questo. Per quanto riguarda il video ci sono due capitoli in cui ne parlo e non mi sembra ora il caso di ritornarci.

  LUCA MIGLIORINO. Va bene, non vuole rispondere.

  PRESIDENTE. Bisogna lasciare che risponda.

  LUCA MIGLIORINO. Non l'ho insultato, gli ho fatto delle domande.

  PRESIDENTE. Sì, ma gli lasci rispondere quello che le vuole rispondere.

  LUCA MIGLIORINO. Sì, ma anche se è stato scritto nel libro, lo ridica, per favore. Non sto dicendo niente di particolare.

  PRESIDENTE. Se non è soddisfatto della risposta...

  FRANCESCO SAPIA. Presidente, sull'ordine dei lavori condivido quello che dice il collega Migliorino, anche perché io non ho letto il libro né ho intenzione di leggerlo per una mia scelta personale e quindi è meglio che espliciti meglio le risposte.

  FEDERICO FORNARO. Non è un imputato. Credimi, te lo dico in amicizia: tratti gli auditi come degli imputati.

  LUCA MIGLIORINO. Ho fatto delle domande.

  FEDERICO FORNARO. Lui sta rispondendo e risponde come pare a lui.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io ho risposto che non ho mai pensato, da quando ho letto la documentazione, che David Rossi fosse morto subito. I 22 minuti di agonia ci sono nel mio libro che ovviamente nessuno è obbligato a leggere, quindi non posso che confermare quello che ho detto prima. Sul discorso del video e delle cose tecniche, io credo che la perizia dell'ingegner Scarselli sia stata – questo è come la vedo io – ampiamente superata da quello che è scritto in una sentenza, in nome della Repubblica italiana, del giudice dell'udienza preliminare Malavasi. Se lei non ritiene che questo sia giusto – spero e credo sicuramente che l'abbia letta – lì troverà nel dettaglio le spiegazioni sulla questione dei frame. Ovviamente lei dirà che la GUP ha agito sbagliando e ha ragione l'ingegner Scarselli, ma per me ha ragione la GUP Malavasi. Se questo le sembra scandaloso, io prendo atto che a lei sembra scandaloso. Per quanto riguarda la questione del portiere le dico senza problemi che non ho mai detto e scritto che lui non dovesse guardare, ci mancherebbe altro. Però non era quella la Pag. 18prima telecamera da guardare e soprattutto il portiere doveva guardare gli ingressi. Quello che ha fatto il portiere Riccucci è stato professionalmente corretto, a mio modo di vedere. Quando è stato chiamato, ha chiuso per evitare che qualcuno entrasse o uscisse in sua presenza. Sulla questione della contestualizzazione dei bigliettini, ovviamente ognuno ha la sua opinione, ci mancherebbe altro: è il bello della democrazia, ne è il suo sale. Ora lei mi dice che i tre bigliettini che il presidente non vuole leggere – e posso capirlo – sono paragonabili a una questione sentimentale. A meno che non ci sia un suicidio per motivi sentimentali – e questo cambierebbe le carte in tavola – questa mi sembra una ipotesi, mi permetta di dire, che si commenta da sola. Nella consulenza di Cattaneo e Zavattaro che lei avrà letto con attenzione (quindi, ripeto, non la prima inchiesta, ma la seconda) c'è spiegato il continuum emotivo che viene ravvisato. Il fatto che i bigliettini siano autografi viene detto anche dallo stesso perito della famiglia. Se lei ritiene verosimile che tre o quattro persone lo tenessero per le ascelle e gli facessero scrivere tre lettere diverse, è liberissimo di crederlo. Questo è quello che qualcuno pensa.

  LUCA MIGLIORINO. Lei dice che cosa penso io. Penso invece che quella sera i bigliettini siano stati scritti dal dottor Rossi (si evince dallo studio degli atti, anche se a qualche commissario non interessa) ma non sono stati scritti quella sera e penso che qualcuno li abbia potuti mettere in quell'ufficio.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Prendiamo atto.

  PRESIDENTE Do la parola all'onorevole Borghi.

  CLAUDIO BORGHI. Grazie, presidente. A me interessa in modo particolare questa audizione perché riconosco al professor Ascheri una libertà di pensiero che ho sempre apprezzato in altre occasioni. Quando vedo una persona che stimo e che ha un'idea diversa dalla mia, mi interessa, oltre al fatto che magari mi aiuta a ragionare meglio rispetto a certi preconcetti che anch'io posso avere. Per intendersi, l'abbiamo sempre pensata più o meno allo stesso modo sulla questione Monte dei Paschi in generale, per far capire agli altri commissari a che cosa mi riferisco. È giusto, come giustamente hanno osservato i colleghi, che non ci siano sottintesi perché tante volte i precedenti rendono meno comprensibile quello che stiamo facendo qua. Però dal mio punto di vista mi sembra molto strana questa sua posizione o quantomeno non riesco a capirla. Le due ipotesi possibili che possono andare in parallelo sono un'ipotesi di eventuale omicidio con ignoti indagati, perché non abbiamo una persona sospettata in questo momento. Penso che nessuno in questa Commissione abbia in mente un signor Bianchi che era l'omicida e non è stato indagato e l'ha fatta franca. Stiamo parlando di un'ipotesi di omicidio contro ignoti rispetto a un suicidio. Bene, e il punto è questo. Anche il solo dire o riconoscere che i PM iniziano le indagini già con l'idea del suicidio, dal mio punto di vista rende molto debole la conclusione di questo tipo di inchiesta. È come dire che in un processo il giudice inizia la camera di consiglio già con l'idea che uno sia colpevole rispetto all'ipotesi di innocenza. Secondo me già implicitamente con questo giudizio uno dovrebbe concludere che forse certe cose tanto bene non sono state fatte, motivo per cui poi si arriva addirittura a una Commissione d'inchiesta. Dal mio punto di vista se le cose fossero state fatte benissimo, alla Commissione d'inchiesta non saremmo arrivati. Faccio un esempio fra i tanti del perché in teoria uno dovrebbe essere un po' insospettito. Adesso noi siamo abituati con i telefonini, ma all'epoca le comunicazioni telefoniche erano un po' più ridotte. Di solito la prima cosa che fa l'inquirente è concentrarsi su celle telefoniche e telefonate e c'è una cosa che io ho ripetuto qua in altre occasioni. Uno dei telefonini di David Rossi aveva registrato una cancellazione di 229 telefonate fatte a seguito di una telefonata dell'avvocatoPag. 19 Vecoli (e qui arriviamo anche al nome evocato dal collega Rizzetto, così almeno capiamo). C'è una telefonata dell'avvocato Vecoli e a seguito di quella vengono cancellate 229 telefonate. Queste 229 telefonate – almeno come da tabulato – erano recuperabili. Bastava intervenire per tempo e invece per tempo non sono state fatte una marea di cose. Io glielo dico sinceramente, professore: intravedo in questo far passare del tempo quando ormai è troppo tardi, lo stesso modus operandi della procura quando si parlava delle questioni relative al Monte. Eravamo in Commissione d'inchiesta per il Monte dei Paschi e tante volte veniva fuori che, rispetto al passaggio di denaro relativo a presunte tangenti, si sarebbero potute fare delle rogatorie per avere i soldi, ma ormai era troppo tardi. In presenza di questo «ormai è troppo tardi» per fatti abbastanza eclatanti, qual è il punto decisivo che la fa propendere verso la certezza dell'ipotesi del suicidio? Questa diventa una verità processuale accertata nel momento stesso in cui l'indagine viene chiusa, confermando l'ipotesi del suicidio. Di elementi di dubbio ce ne sono tanti e ce ne sono tanti anche partendo dall'inizio. Una persona così esposta in una situazione così drammatica come quella del Monte dei Paschi e che sapeva tanti segreti finisce come è finito: un minimo di cautela iniziale sul vagliare tutte le ipotesi avrebbe dovuto esserci. Invece in presenza di queste caratteristiche che avrebbero potuto lasciar pensare a una situazione potenzialmente complessa, arrivare già con l'idea del suicidio a me sembra sospetto. So che la sua è normalmente una visione molto aperta delle cose e io sono incuriosito dal sapere qual è la parte decisiva. Abbiamo visto tanti suicidi curiosi nella storia: ricorda all'epoca di Mani Pulite il suicidio con la pistola dall'altra parte della stanza o anche purtroppo altri suicidi in tempi recenti?
  Di solito sono sempre la pietra tombale di una cosa di cui non si vuol parlare.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Ringrazio l'onorevole Borghi per i complimenti iniziali e anche per la domanda. Io ora non sto a ripetere le motivazioni che ho già detto all'inizio, in parte rispondendo alle altre sollecitazioni. Mi permetto di dire che l'ipotesi è quella suicidaria con le eventuali lacune, omissioni e nodi a cui lei faceva riferimento; però, a differenza di quello che nella dialettica processuale accade, ha retto con i giudici terzi. Questo vuol dire che probabilmente avevano visto bene, altrimenti la magistratura terza avrebbe potuto rigettare – nel primo caso, nel secondo caso oppure in qualche modo anche nel terzo a Genova – la conclusione a cui non era arrivato il giudice terzo, ma che era quella proposta dalla procura. So che l'avete fatto tutti, ma vi invito a leggere non il libro – perché ci mancherebbe altro che uno si facesse pubblicità – ma la seconda sentenza di archiviazione della dottoressa Malavasi in cui si dice molto chiaramente questo. «Sul piatto della bilancia si mettono questi elementi e questi altri: quelli ampiamente prevalenti sono a favore della tesi del suicidio». Mettiamoci insieme anche altre cose su cui ho cercato di dilungarmi e cioè la gestione che è stata fatta su cui immagino poi verranno fuori altre cose a livello mediatico che secondo me sono indipendenti dal discorso specifico, ma fanno capire tante cose. Dal punto di vista giudiziario, ripeto, i giudici terzi avrebbero potuto ribaltare l'assunto della procura. Se non l'hanno fatto, o si ha il coraggio di dire che i giudici terzi non sanno fare la loro professione oppure credo che un po' se ne debba tenere conto, ovviamente ponendosi sempre in modo non acritico verso le carte giudiziarie. Dopo aver letto le carte giudiziarie l'ho scritto anche sul blog, non so se l'onorevole Rizzetto abbia letto questa parte. C'è stato un momento in cui anch'io ho avuto – nel 2015, mi pare – forti dubbi sull'esito della prima inchiesta. Nella prima marcia organizzata dalla famiglia per il secondo anniversario, da Piazza Salimbeni fino alla procura di Siena, c'ero anch'io perché in qualche modo volevo dare la mia solidarietà. Non conoscevo onestamente tutte le carte e non è che io abbia rifiutato a priori da subito, sempre e comunque questa tesi. Sinceramente leggendo le carte e ponendomi verso le carte in modo non acritico, Pag. 20ma con quella libertà di pensiero che all'inizio mi ha riconosciuto l'onorevole Borghi, io mi sono fatto questa profonda convinzione. Rimango sempre aperto ovviamente perché nel campo della conoscenza e in qualunque settore bisogna essere sempre aperti.

  ANDREA ROSSI. Professor Ascheri, intanto la ringrazio anche perché dal momento che ha fatto uscire questo libro non nascondo che come gruppo del Partito Democratico abbiamo fatto noi stessi richiesta di poterla audire. Ritenevamo – come ricordava adesso il collega Borghi – che c'era un pensiero che andava, anche da un punto di vista mediatico, controcorrente rispetto a quella che è stata la narrazione di questi ultimi anni. Io parto da una frase – ma non è una valutazione – di Pier Paolo Pasolini che dice che il complotto ci fa delirare perché ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Questo potrebbe essere, se mi permette, il riassunto del suo libro. Partendo da questa affermazione, secondo lei quale dovrebbe essere la verità che è nascosta dentro questo complotto? Perché qualcuno dovrebbe aver costruito un complotto? Vorrei capire le ragioni del perché, al netto delle difficoltà registrate dall'indagine della Polizia giudiziaria, dovrebbe esserci da parte di qualcuno la volontà di tenere alta l'ipotesi del complotto. Questo a me personalmente sfugge ed è la prima domanda. Sono tre domande molto rapide e alla seconda in parte ha già risposto adesso al collega Borghi perché anch'io vorrei capire qual è il fondamento sul quale lei ha quasi una certezza. Dal libro si evince chiaramente che lei ha una certezza sulla dimensione del suicidio rispetto a eventuali altre possibilità che si stanno percorrendo e che noi dovremmo provare a cercare di capire se sono state possibili. Le chiedo perché lei decide solo in questi ultimi mesi di scrivere questo libro e poi c'è un'ultima domanda. Nel suo libro, a pagina 72, scrive che al giornalista Monteleone – che noi audiremo tra qualche settimana – viene estorta una registrazione in cui anche lui non è così convinto dell'ipotesi non suicidaria e che si tratti di istigazione al suicidio e quindi di omicidio. Vorrei sapere queste tre cose partendo dal presupposto che non entro nei dettagli perché ho letto il libro e ha una sua idea su tutti i vari dettagli di natura processuale, prove e altro e quindi non voglio qui fare altre domande.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». La ringrazio dell'intervento e delle domande. Riguardo alla terza su Monteleone – non per passare la palla ad altri – credo di avere capito quale sia il riferimento, ma credo che sia da chiedere a lui. Sinceramente non è per divincolarmi dalla domanda, ma non vedo alternative.

  ANDREA ROSSI. Scusi, ma lei riporta nel libro questa cosa.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Sì, ma la domanda qual è? Io non ho capito, la domanda è se io sono d'accordo con...

  ANDREA ROSSI. No. Lei scrive che anche a Monteleone viene estorta, adesso non ricordo da chi...

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Da una persona che lui aveva intervistato e che poi durante una cena... Ma la domanda qual è? Se io sono d'accordo con quello che dice Monteleone? Io credo che lui abbia parlato sinceramente, ma più di questo non le posso dire. La domanda a cui rispondo ben volentieri – sono partito ormai dalla fine quindi rispondo ora alla seconda – è perché ho scritto il libro adesso invece che anni fa. Ovviamente ci sono vari motivi e vari elementi, ma spero che questo non venga percepito in nessun modo – e me ne dispiaccio ancora – come offensivo. Nel marzo scorso c'è stata l'istituzione della Commissione e credo che questo abbia voluto dire una istituzionalizzazione di questo problema. Per questo, a mio modo di vedere, come e più di prima meritava di far conoscere anche una narrazione che si avvicina Pag. 21molto a quella della magistratura, ma è completamente diversa da quella mediatica prevalente e dominante. Questo è stato l'elemento scatenante. Io immaginavo prima o poi di scrivere un libro perché ho sempre seguito questa vicenda dal 2013 come il blog testimonia e documenta. L'elemento scatenante è stato quello dell'istituzione – lo dico con il massimo rispetto istituzionale – della Commissione nel marzo scorso. L'ho anche scritto. Per quanto riguarda la citazione di Pasolini io ne riporto una di Umberto Eco molto simile, ma mi permetto di concludere con una citazione del libro di Carolina Orlandi, la figlia di Antonella Tognazzi. Questo è un motivo per cui credo che si sia andati avanti, poi se ce ne sono stati anche altri non sta a me dirlo. Carolina Orlandi a pagina 35 – leggo solo tre righe – parla della madre. «Il suicidio non si accetta, non si convive con la consapevolezza che tutto il dolore è stato causato da una scelta volontaria. Non si chiude occhio sapendo che si sarebbe potuto evitare, ma che ormai è troppo tardi. Si giudica egoista chi ci ha abbandonato e ci si sente meno colpevoli. Mia madre non riusciva a spiegarsi come avesse potuta lasciarla sola.». Questa è una spiegazione umanissima, poi il resto non sta a me dirlo.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Lei ha seguito da vicino questo caso ed è un blogger, quindi conosce molto bene l'ambiente senese. Lei ricorda se in quel periodo ci sono stati altri casi di suicidio a Siena? Parliamo di una città che ha circa 60 mila abitanti, quindi molto piccola. L'altra domanda che le volevo fare è se lei conosce la persona che ha citato inizialmente, il dottor Bisi: se avete qualche tipo di conoscenza e se avete qualche tipo di rapporto. Un'ultima domanda, poi eventualmente se qualcosa le sfugge ci ritorniamo. Lei dice che fra Piccini e la famiglia di Rossi non ci sono dei legami. A lei risulta se per caso, durante qualche passaggio prima che Davide entrasse in fondazione o in MPS, ci siano stati dei rapporti di lavoro fra di loro?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Complimenti per la sintesi, rispondo alle tre domande rispettando anche l'ordine cronologico. Nel periodo del marzo 2013 intende suicidi a livello di banca o di città?

  ALESSANDRA ERMELLINO. Di città.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Purtroppo i suicidi ci sono sempre e quindi mi pare che anche in quel periodo ci siano stati. Non ricordo se fosse nel 2013, ma mi risulta che fossero suicidi completamente autonomi e distinti dal caso in questione.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Mi perdoni, non intendevo suicidi collegati a questo fatto. Siena ha una popolazione relativamente ristretta e chiedevo se in quel periodo – non precisamente a marzo, ma in quei mesi, prima o dopo – risulta che ci siano stati altri suicidi. Un evento suicidario è già di per sé un trauma, in una comunità molto più ristretta è ovvio che venga vissuto anche in maniera molto più emotiva.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Mi verrebbe da dire che i suicidi siano stati nella norma, né più né meno che nella statistica. Però quello di David Rossi oggettivamente è stato un suicidio particolarmente sentito e periodizzante, in qualche modo. Lui era una persona talmente importante e potente che il suo suicidio non sarebbe potuto passare non solo inosservato, ma non avrebbe potuto non creare una lacerazione e un trauma. Ho detto all'inizio che purtroppo mi ha riguardato perché c'era, in modo inevitabile, la ricerca di un colpevole perché non era una cosa accettabile. Per quanto riguarda Stefano Bisi lo conosco da molti anni, ma ho avuto soprattutto contrasti con lui. L'avevo anche querelato dopo quell'articolo di cui ho dato conto all'inizio e purtroppo la cosa si è arenata perché credo che sia stata archiviata. Tengo a precisare una cosa perché non so se la domanda Pag. 22fosse inerente anche a questo. Allora Stefano Bisi era, lo ripeto, il capo redattore del Corriere di Siena e tre anni dopo è diventato il numero uno del Grande Oriente d'Italia, quindi non è più il giornalista che era prima. Stefano Bisi è colui che ha coniato il termine «groviglio armonioso».

  PRESIDENTE. Stefano Bisi era critico sul «groviglio armonioso»?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». «Armonioso» in modo non ironico. Lui era quello che negli anni prima che ci fosse «la caduta degli dei», dal punto di vista giornalistico, dettava la linea su Siena. È una figura sicuramente importante a cui io riconosco un valore giornalistico perché chi sa dettare la linea ha questo valore, ma certamente era un valore allineato alla politica e ai desiderata del Monte dei Paschi mussariano. Basta andare a guardare nella biblioteca di cui indegnamente sono presidente dove ci sono tutte le annate del Corriere di Siena. Se uno va a vedere quelle del 2007, 2008 e 2009 trova conferma piena di questo.

  PRESIDENTE. Fa opinione a Siena il Corriere di Siena?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Non vorrei essere scortese verso Davide Vecchi che ora è capo redattore dei corrieri del Centro Italia e quindi anche del Corriere di Siena. Mi permetto di dire che oggi fa meno opinione, ma ai tempi di Stefano Bisi direi più de La Nazione perché lui era molto collegato anche con David Rossi. Questo non è un mistero, credo che si sentissero. Per quanto riguarda Piccini lui ha creato la figura pubblica di David Rossi. Prima del 2001, nella seconda metà degli anni Novanta lo porta in comune e lo fa diventare di fatto il suo portavoce. Piccini nella seconda metà degli anni Novanta ha due persone di riferimento che sono quelle che gli sono più vicine: una è David Rossi in comune perché lui era sindaco; l'altra, per quanto riguarda il versante anche legale, era Giuseppe Mussari. Nel 2001 avviene la grande rottura quando Piccini era destinato – credo sia già stato detto ampiamente – a prendere la poltrona di presidente della Fondazione MPS che invece poi va a qualcun altro, Mussari. David Rossi deve scegliere con chi stare e alla fine, penso dopo averci riflettuto non poco, sceglie di restare a Siena con Giuseppe Mussari in Fondazione e poi dalla Fondazione nel 2006 c'è il passaggio in banca.

  PRESIDENTE. Mi pare che la scelta fu dettata da un atto normativo, nel senso che ci fu una legge che impedì a Piccini... Sono impreciso forse.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi.». Un atto che ovviamente lui ha sempre contestato. Se lo chiedete a lui, sicuramente lo contesterebbe.

  PRESIDENTE. Però c'è stato un atto normativo del Parlamento.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Questo è quello che succede nel 2001, ma la dimensione pubblica di David Rossi inizia nella seconda metà degli anni Novanta, al tempo in cui il sindaco era Pierluigi Piccini. Spero di essere stato esaustivo.

  COSIMO MARIA FERRI. Faccio diverse domande, molto dirette. Lei ha esaminato diversi atti e in maniera decisa ha seguito la strada del suicidio. Ha esaminato gli atti sia della prima indagine che della seconda e ritiene giusta anche la conclusione della stessa, ma sono stati acquisiti documenti diversi. Vorrei capire, dal punto di vista giornalistico, che cosa è stato aggiunto e quali sono stati gli atti più importanti che hanno completato l'indagine. Tra la prima e la seconda indagine, pur essendo arrivati alla stessa conclusione... Contiamo anche quella di Genova: quindi due indagini a Siena e una Genova e una stessa conclusione, ma con delle sfumature diverse. Le Pag. 23chiederei se è possibile capire – non come suo giudizio – quali elementi non sono stati considerati e quali potevano essere considerati perché c'è un po' di discordanza, malgrado lo stesso risultato, tra le varie indagini, soprattutto tra quello che è stato fatto. Nella seconda indagine di Siena e in quella di Genova alcuni indicano anche alcuni atti che si sarebbero potuti fare prima, quindi questo è un primo punto. Inoltre, siccome lei sposa la tesi del suicidio, vorrei capire quanto ha indagato giornalisticamente su quella e-mail del 4 marzo che Rossi manda a Viola. Rossi parla del suicidio in una e-mail che arriva a Viola e mi pare che oggi non sia stata, se non mi sono perso alcuni passaggi...

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Non è stata tirata fuori oggi.

  COSIMO ROSSI. Non è stata citata, quindi vorrei capire questo. L'altra cosa è un colloquio tra Filippone e Rossi lo stesso giorno della scomparsa di David Rossi, un colloquio che temporalmente si sarebbe svolto tra le 17 e le 17.20. In questo colloquio sembrerebbe che i due avessero parlato dell'organizzazione dell'ufficio. Mi pare che non fosse secretata la deposizione di Filippone, è una domanda che ho rivolto a Siena per cercare una spiegazione e lo chiedo a lei che ha sposato la tesi del suicidio. Alle 17.20, quindi due ore prima della scomparsa di Rossi, lui chiama Filippone e gli parla di come organizzare l'ufficio. Volevo capire se su questo...

  PRESIDENTE Si incontrano?

  COSIMO ROSSI. Sì, si incontrano in ufficio. Faccio una riflessione, magari non è questa la sede adatta, ma la circostanza è questa. L'incontro c'è stato, lo dice Filippone. I due parlano dell'organizzazione dell'ufficio, una cosa che poi avrebbe dovuto avere un seguito con delle riunioni e invece dopo due ore scompare Rossi. Anche su questo volevo capire qualcosa e poi un'altra cosa su Filippone. Lei all'inizio delle sue dichiarazioni sottolinea il fatto della consulenza di parte della professoressa Lorettu utilizzata dalla famiglia che va in quella direzione. Volevo capire una cosa. Il cambio di strategia anche difensiva – che può capitare- della famiglia del passaggio da una tesi all'altra che lei indica può coincidere anche con i rapporti poi incrinati con Filippone? Filippone era un grande amico di famiglia e poi invece i rapporti si interrompono. Intanto ho queste domande, ne ho fatte diverse.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Diamo atto della brevità. Ringrazio anche di queste domande. Sulla seconda indagine io credo che anche la famiglia sostanzialmente non abbia nessuna rimostranza se non quella di dire che è stata fatta, come è oggettivo, circa tre anni dopo l'evento e quindi inevitabilmente qualche cosa rispetto alla prima indagine non era più facile da accertare e abbiamo detto già di alcuni elementi. Mi chiedeva della e-mail a Viola del 4 marzo. C'è chi ne contesta l'autenticità, ma io sinceramente la do per autentica ed è una e-mail che dimostra in modo piuttosto evidente la volontà suicidaria del Rossi. Ovviamente è una situazione in cui c'è incertezza, basta leggere la letteratura scientifica al riguardo. C'è un momento in cui si propende di più per il suicidio e altri in cui evidentemente il povero David Rossi era più calmo, più sereno. Probabilmente questo è il motivo anche del discorso con Filippone. Io non ho nessun problema a dire che conosco Giancarlo Filippone. Credo abbia testimoniato anche quando è stato audito in Commissione che sapeva bene in che condizioni si trovasse da svariate settimane, in particolare dal 19 febbraio, l'amico David Rossi. Credo che quello a cui è andato incontro Giancarlo Filippone – l'ho già detto pubblicamente e lo ripeto volentieri qui, perché sono stato sollecitato in tal senso – sia stato un trattamento che io non raccomanderei a nessuno, non vorrei che capitasse a nessuna delle persone a me care. Giancarlo Filippone si è trovato improvvisamente, un paio d'anni dopo o tre, catapultato a livello mediatico come l'uomo – come si vede Pag. 24bene in un video che qualcuno, qualche manina, ha fatto recapitare e mettere on line – che arriva nel vicolo in cui voi, come Commissione, vi siete recati la settimana scorsa, da solo (dietro c'è Mingrone che chiama il 118) e non si dispera nel vedere il cadavere dell'amico di antica data, dal 1980 circa. Questa cosa fa capire molto del discorso di cui forse si è parlato meno di quanto si sarebbe potuto, il discorso mediatico. A un certo punto arriva questo frammento decontestualizzato e fa capire che si vuole coinvolgere – per alimentare questa narrazione – una persona che non c'entra niente. Nessuno di quelli che vedono questo video sa che prima di tutto Giancarlo Filippone era stato chiamato da Antonella Tognazzi per andare a sincerarsi delle condizioni di David Rossi. Una telefonata un po' curiosa, un po' originale perché era inusuale; anzi era la prima volta che succedeva, non era mai accaduto prima. Questo per far capire quanto la moglie fosse legittimamente preoccupata della condizione psicologica dell'uomo. Lui parte da casa sua e impiega circa un quarto d'ora, dopodiché arriva lì e vede già dalla finestra (che voi ora conoscete) l'amico che è nelle condizioni in cui purtroppo abbiamo visto tutti. Quando arriva lì, purtroppo è inevitabile che immagini di trovare una persona nella situazione in cui si trova. C'è questa tendenza – perché potrei fare anche altri esempi – di inserire nella narrazione mediatica delle figure che sono persone perbene che hanno semmai cercato di aiutare fin dall'inizio. Credo che questo sia qualcosa che qualcuno dovrebbe prima o poi spiegare perché io credo che sia un fatto piuttosto grave che ha riguardato persone che si sono trovate coinvolte in senso assolutamente negativo. Io posso testimoniare che a Siena Giancarlo Filippone per un certo periodo è stato considerato quello che ha visto l'amico d'infanzia in quelle condizioni e che non ha fatto niente. Credo sia una cosa piuttosto pesante che non auguro a nessuno.

  COSIMO FERRI. Lei ha risposto in questo modo, ma volevo capire di più sull'incontro. Però ci mancherebbe, queste sono le sue risposte. Per quanto riguarda i biglietti che sono stati rinvenuti – quello dove parla di un amico tradito, di una cavolata fatta – su quello giornalisticamente si è soffermato?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Ovviamente io ho una mia idea su quale possa essere la cavolata però non ho nessuna certezza documentale. Io penso una cosa, ma nel libro non l'ho scritto. Secondo me quella che lui chiama «cazzata» nella lettera è proprio la e-mail di cui prima. Per una persona molto riservata e controllata – come da tutti era stato sempre definito David Rossi – avere mandato una e-mail di quel tipo a una persona superiore in grado che stava in qualche modo decidendo del suo destino lavorativo e professionale può averlo fatto sentire in colpa. David Rossi era una persona particolarmente riservata che non esternava e non lo dico io, ma lo dicono tutti i colleghi di lavoro.

  COSIMO ROSSI. Secondo lei si riferiva alla e-mail del 4 marzo, ma che mi dice dell'amico tradito?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io non voglio coinvolgere altre persone senza avere nessuna prova documentale. Come ho detto prima, mi piace parlare quando ho un minimo di appiglio documentale e qui non c'è nessun appiglio documentale, siamo nel campo delle ipotesi.

  COSIMO ROSSI. Forse lo ha già detto, ma quando è stata l'ultima volta che ha parlato con David Rossi prima dell'episodio? L'ha mai intervistato?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Negli anni mi sono occupato di David Rossi sul blog in modo molto, molto critico rispetto al ruolo che aveva, ma non l'ho mai intervistato.

Pag. 25

  COSIMO ROSSI. Che mi dice dei vari cambi di manager della banca? Lei ha detto di avere ricostruito un po' la carriera di David Rossi, ma era già agli atti. Quando passa la gestione dopo Mussari, entra Profumo e poi Viola. Rossi rimane nello stesso ruolo? C'era lo spoil-system quando c'era il cambio?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Rossi aveva già ceduto una parte del suo ruolo con l'arrivo della manager milanese Dalla Riva e lui – come ho detto prima e per testimonianza degli stessi familiari – aveva paura di perdere anche ciò che gli era rimasto. Questo lo dice anche la dottoressa Ciani, lo ripeto volentieri, quando parla dell'inizio del colloquio avuto la mattina del 6 marzo.

  COSIMO ROSSI. Secondo lei Rossi aveva paura di perdere il lavoro, ma la mia domanda era se fosse stato l'unico confermato nelle varie successioni aziendali.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Questo andrebbe controllato nel dettaglio, però di certo posso dire che lui inevitabilmente era visto come una linea di continuità con il periodo di Mussari, su questo non c'è dubbio. Credo che le altre siano cose autonome, ma lui era visto sicuramente come una linea di continuità con il periodo mussariano e, guardando il curriculum vitae, era del tutto inevitabile che fosse così.

  COSIMO ROSSI. Lei si è occupato molto delle vicende del Monte dei Paschi, secondo lei Rossi era custode di alcuni segreti o di qualche operazione? In maniera oggettiva ha qualche elemento per dirlo?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». In maniera oggettiva non ho assolutamente gli elementi documentali per dirlo. Questa è una cosa che sarebbe importante sapere, ma io non ho nessun elemento oggettivo e documentale per dirlo.

  FRANCESCO SAPIA. Grazie, dottor Ascheri. Una domanda per capire meglio nel merito. Lei si è basato soltanto sugli atti della procura per scrivere il libro oppure ha fatto anche delle indagini? Magari ha fatto dei sopralluoghi a Rocca Salimbeni o ha visitato vicolo Monte Pio per capire meglio e avere un'idea certa di quello che poi lei ha scritto nel suo libro, afferma e ha affermato anche oggi? Ad esempio si è mai posto la domanda se il dottor Rossi era caduto oppure era stato buttato dal terzo piano, dal quarto piano dalla finestra che era sopra la sua stanza? Si è mai fatto queste domande? Un'ultima cosa. Non le pare strano – anche se poi in realtà così è stato – tutto il giro che hanno fatto per andare a vedere il corpo di David Rossi dalla Rocca Salimbeni e tutto il giro da un lato dal palazzo mentre si poteva accedere direttamente nel vicolo dalla porta che c'era? Si è fatto queste domande? Ha fatto delle indagini? Lei è di Siena e conosce bene il tessuto sociale di Siena. Si è basato soltanto sugli atti della procura?

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Io credo di avere indagato con attenzione, ovviamente partendo dagli atti della procura e, proprio perché conosco il territorio, credo di avere allargato un po' il tutto. Lei non ha letto il libro ed è liberissimo ovviamente di non leggerlo, ma c'è tutta la parte che riguarda...

  FRANCESCO SAPIA. Il problema non è se io ho letto il libro o meno, lei deve esplicitare qui quello che ha scritto nel libro. Mettiamo a verbale che lei si rifà al libro per le sue risposte.

  RAFFAELE ASCHERI, autore del libro «Cronaca di un suicidio (annunciato). Il caso David Rossi». Lo dicevo solo per chiarezza, comunque certamente i dati dei fascicoli della procura sono stati il punto di partenza, ovviamente poi integratiPag. 26 con altre fonti, come credo sia inevitabile e giusto fare, altrimenti sarebbe un lavoro riduttivo.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di integrazioni delle domande, io ringrazio il dottor Ascheri per la sua relazione e grazie a voi per i lavori di oggi.

  La seduta termina alle 13.35.