XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 1 luglio 2021

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica di Siena, Salvatore Vitello:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16  ... 17  ... 17 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 19 
Fornaro Federico (LeU)  ... 19 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 20 
D'Ippolito Giuseppe (M5S)  ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 20 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 21 
Migliorino Luca (M5S)  ... 21 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24 
Cenni Susanna (PD)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 25 
Lacarra Marco (PD)  ... 25 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27 
Picchi Guglielmo (LEGA)  ... 27 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 27 
Fornaro Federico (LeU)  ... 27 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 27 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 28 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 28 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 28 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 28 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 29 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 29 
D'Ippolito Giuseppe (M5S)  ... 29 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 29 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 31 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 31 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 31 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 31 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 31 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 31 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 31 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 32 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 32 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 32 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 32 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 32 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 32 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 32 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 33 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 33 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 33 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 33 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 33 
Migliorino Luca (M5S)  ... 33 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 33 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 34 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 34 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 35 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 35 
Fornaro Federico (LeU)  ... 35 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 35 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 36 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 36 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 36 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 37 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 37 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 37 
Migliorino Luca (M5S)  ... 37 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 37 
Rossi Andrea (PD)  ... 37 
Migliorino Luca (M5S)  ... 37 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 38 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 38 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 38 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 38 
Migliorino Luca (M5S)  ... 39 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 39 
Migliorino Luca (M5S)  ... 39 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 39 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 39 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 39 
Migliorino Luca (M5S)  ... 39 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 39 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 40 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 40 
Migliorino Luca (M5S)  ... 40 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 40 
Migliorino Luca (M5S)  ... 40 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 40 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 40 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 40 
Migliorino Luca (M5S)  ... 40 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 41 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 41 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 41 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 41 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 41 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 41 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 41 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 41 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 41 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Migliorino Luca (M5S)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Migliorino Luca (M5S)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Migliorino Luca (M5S)  ... 42 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 42 
Migliorino Luca (M5S)  ... 43 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 43 
Migliorino Luca (M5S)  ... 43 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 43 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 43 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 43 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 43 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 43 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 43 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 43 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 44 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 44 
Vitello Salvatore , procuratore della Repubblica di Siena ... 44 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 44  ... 44

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta comincia alle 10.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria il foglio firme non verrà portato dall'assistente, ma lasciato a disposizione sul tavolino davanti al banco della presidenza.
  Comunico che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione appena conclusasi ha convenuto che la Commissione si avvalga, con funzioni prevalenti di gestione e tenuta dell'archivio della Commissione, della collaborazione temporanea del militare della Guardia di finanza, Catello Milo, luogotenente cariche speciali.
  Comunico che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha anche approvato, ai sensi dell'articolo 18 del regolamento interno della Commissione monocamerale di inchiesta sulla morte di David Rossi, la deliberazione sul regime di divulgazione degli atti e dei documenti formati e acquisiti dalla Commissione, che sarà pubblicato in allegato al resoconto sommario della seduta odierna.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Procuratore della Repubblica di Siena, Salvatore Vitello.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno della seduta odierna prevede l'audizione del procuratore della Repubblica di Siena, dottor Salvatore Vitello, che ringrazio della presenza, che riferirà alla Commissione sui due procedimenti che la procura della Repubblica di Siena ha, negli anni scorsi, avviato sulla morte di David Rossi, avvenuta il 6 marzo del 2013, e che si sono conclusi in entrambi i casi con l'archiviazione. Il procuratore Vitello riferirà, inoltre, sui più recenti sviluppi delle indagini in corso.
  Procuratore, lei ci deve dire se alcune delle informazioni che ci viene a fornire sono riservate. In quel caso lei lo dirà in anticipo, ovviamente saranno secretate e io dovrò interrompere la trasmissione via web-tv. In generale la inviterei a fare la parte pubblica all'inizio, poi a un certo punto magari interrompiamo, lei ci dice: «Da qui passiamo in modalità secretata» e quindi per quella parte ci disconnettiamo per quanto riguarda la trasmissione via web.
  A questo punto io do la parola al procuratore e la ascoltiamo con grande interesse.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Grazie, presidente. Ringrazio lei e tutta la Commissione per aver dato la possibilità alla procura di Siena di rappresentare il lavoro fatto in questa vicenda nella sede più alta a livello istituzionale. Di questo veramente ve ne sono grato.Pag. 4
  Dico subito che non c'è problema di segretezza e quindi va bene la pubblicità. Peraltro, gli atti dei due procedimenti archiviati sono stati scannerizzati e inseriti in questi CD separati e in una pen-drive invece uniti, che io, se lei consente, do alla Commissione.
  Consegno, altresì, alla Commissione – invece qui vi è un problema di riservatezza perché vi è un segreto di indagine ex lege – documentazione per quanto riguarda gli altri procedimenti tuttora in corso, che sono abbastanza, per i quali necessariamente bisogna secretare. Però produco per la Commissione una relazione di tutti i procedimenti che ho chiesto ai magistrati titolari degli stessi, che sono il dottor De Palminis e il dottor Nicolò Ludovici. Questa è secretata.
  Dico subito, signor presidente, che per quanto riguarda i procedimenti archiviati si tratta di due procedimenti. Un primo procedimento si è concluso in data 4 marzo 2014, epoca in cui io ancora non avevo assunto le funzioni di procuratore della Repubblica di Siena. Io sono stato nominato procuratore della Repubblica di Siena il 27 ottobre del 2014, quindi sono intervenuto quando già la prima indagine era stata archiviata anche dal GIP. In relazione agli atti di questo procedimento, mi limiterò a fare una ricostruzione di quello che risulta dagli atti. Diversa, invece, è la seconda indagine, dove io ho partecipato sia come procuratore sia come co-assegnatario, e quindi lì il discorso sarà più diretto da parte mia.
  Iniziamo dal primo procedimento. A seguito del decesso di David Rossi del 6 marzo del 2013, veniva aperto un fascicolo nei confronti di ignoti per articolo 580 codice penale, istigazione al suicidio. Al momento del fatto interveniva il magistrato di turno, dottor Nicola Marini, che diverrà poi titolare del procedimento, e a esso verranno affiancati, per ragioni collegate all'epoca, alle indagini sul Monte dei Paschi che erano in corso, i titolari di quel procedimento sul Monte dei Paschi, i sostituti Grosso, Natalini e Nastasi.
  Questo procedimento si è concluso con richiesta di archiviazione nell'agosto 2013, e a seguito di opposizione da parte della persona offesa, della signora Antonella Tognazzi, vi è stata la Camera di consiglio e il GIP pronuncerà ordinanza di accoglimento dell'archiviazione in data 4 marzo 2014.
  Nell'ordinanza di archiviazione del GIP Gaggelli si rileva che al momento dell'intervento verranno rinvenuti tre fogli manoscritti del defunto indirizzati alla moglie, che vi leggo. Primo: «Ciao, Toni. Mi dispiace, ma l'ultima cazzata che ho fatto è troppo grossa. Nelle ultime settimane ho perso. Ciao, Toni, amore. L'ultima cosa che ho fatto è troppo grossa per poterla sopportare, hai ragione. Sono fuori di testa da settimane. Amore mio, ti chiedo scusa, ma non posso più sopportare questa angoscia. In questi giorni ho fatto una cazzata immotivata davvero troppo grossa. E non ce la faccio più, credimi. È meglio così».
  Oltre a questi biglietti venivano rinvenuti, sempre nell'ufficio di David Rossi, dei fazzolettini sporchi di sangue e carta protettiva per cerotto da automedicazione, la cui compatibilità con le lesioni cutanee contestate su entrambi i polsi – perché poi si verificherà che vi sono stati gesti di autolesionismo da parte della persona deceduta – veniva riscontrata in sede di CT medico legale. Dico subito che la prima consulenza medico legale è stata svolta dal professor Gabrielli, professore titolare della cattedra di medicina legale di Siena, il quale riscontrava, a seguito di esame autoptico, lesioni da tagli agli avambracci e ai polsi di modesta entità, prodotti poco prima della precipitazione per meccanismo autolesivo. Questo è un dato, che poi si accerterà, non proprio certo. Questa certezza del professor Gabrielli non verrà riscontrata nella seconda indagine.
  Sempre nell'ordinanza Gaggelli si dà atto che venivano rinvenuti questi fazzolettini sporchi di sangue e veniva accertato questo dato sulle lesioni. Va ancora detto un fatto importante: il Rossi, quale terzo, era stato oggetto di perquisizione nell'ambito del procedimento sul Monte dei Paschi in data 19 febbraio 2013, nonché di escussione come persona informata sui fatti in ordine ai suoi rapporti con Mussari. Venivano acquisite, sempre nell'ambito del primo Pag. 5intervento, le immagini della videosorveglianza esterna al luogo della defenestrazione ritraenti la parte finale della caduta, che sono tutti quelli che si sono visti in televisione.
  Si sequestravano i supporti informatici in riferimento al Rossi, si acquisivano i tabulati telefonici delle utenze in uso allo stesso, venivano escusse tutte le persone che in ambito lavorativo avevano collaborato con il deceduto. Mi riferisco a Mingrone Bernardo, Filippone Giancarlo, Bondi Lorenza, lo stesso Profumo Alessandro, Viola Fabrizio, Galgani Chiara, Ciani Carla Lucia, che è la coach che l'ha sentito proprio la mattina della precipitazione, della morte, e Dalla Riva Ilaria, che era l'addetta, la responsabile, la dirigente delle risorse umane della banca.
  Venivano escussi anche tutti i familiari, nonché alcuni giornalisti che con lui ebbero contatti. Nella relazione del medico legale Gabrielli, veniva espressamente affermata l'assenza di segni attribuibili ad azioni violente di terzi. Veniva questo dato come un dato acquisito.
  Il GIP nella sua ordinanza di archiviazione dava atto che, soprattutto dopo la perquisizione, vi era una forte tensione del Rossi determinata da quell'atto. Afferma il GIP che l'animo del Rossi aveva cominciato a dare segni di notevole turbamento e forte preoccupazione, ed era allora che il Rossi aveva cominciato a temere per un suo maggiore coinvolgimento in tali inchieste giudiziarie, in conseguenza di un erroneo accostamento – erroneo, sicuro, certo, perché si verificherà anche ex post – operato dagli inquirenti della sua persona al vecchio management, e in particolar, data anche la loro amicizia, al Mussari. Contemporaneamente manifestava crescente preoccupazione per il mantenimento del posto di lavoro e in conseguenza della perdita di fiducia da parte del nuovo management, pure essa messa dal Rossi in diretta correlazione con le temute implicazioni personali delle indagini in corso.
  La signora Tognazzi, nelle dichiarazioni rese a sommarie informazioni in data 17 aprile 2013, affermava che il Rossi ha cominciato a temere di essere coinvolto o semplicemente sospettato nella vicenda giudiziaria. Tale convinzione nasceva dalla circostanza del legame che lo avvicinava al presidente Mussari, nel senso che egli riteneva che, essendo indagato il Mussari, la vicenda poteva interessare anche lui per il necessario rapporto di vicinanza che aveva con il presidente. «Anche se l'ultima volta che si erano sentiti – era Natale – mio marito non si capacitava circa le colpe che potessero coinvolgerlo, non trovandone alcuna. La perquisizione del suo ufficio e dell'abitazione avevano generato in lui la preoccupazione che il nuovo management potesse per queste circostanze dubitare di lui, nel senso che potesse pensare che in qualche modo non fosse leale nei confronti della banca, dubitando della sua onestà e integrità personale», fatto che poi si accerterà che non corrisponde a realtà.
  Anche Viola, che era allora l'amministratore delegato, in data 19 febbraio, a questo riguardo dichiarerà: «Lo informai io del decreto di perquisizione nei suoi confronti. Lui sbiancò letteralmente e da quel giorno con David ebbi un atteggiamento quasi da padre a figlio, perché lui si mostrava molto preoccupato. Io più volte lo rassicurai che lui aveva la nostra piena fiducia. Dopo la perquisizione lui ritornò da me, ma io gli raccomandai di non dirmi niente, così come era accaduto per gli altri dipendenti escussi o perquisiti. Gli precisai che questo non era un atto di sfiducia nei suoi confronti, ma era una raccomandazione di riservatezza. Lui, preso atto di questo, dall'indomani tuttavia iniziò a dirmi di sentirsi messo in mezzo da qualcuno. Ciclicamente tornava spesso su questo argomento. Ribadisco che come nuovo management avevamo piena fiducia nel Rossi, circostanza che gli espressi ripetutamente. Lui mi manifestò la preoccupazione di una sua sostituzione. Io lo tranquillizzai dicendo che stava bene al suo posto e che non avevamo alcun segnale favorevole al suo licenziamento, avendo peraltro gestito in maniera ottima l'ultima fase della crisi».
  In effetti la posizione organizzativa del Rossi era all'interno della banca una posizione accreditata, di fiducia. Non era una posizione di disimpegno. Era invece una Pag. 6posizione di un maggiore impegno, di un maggiore coinvolgimento. Infatti si desume, soprattutto dalle dichiarazioni della coach, la Ciani, che Rossi era stato nominato nell'ambito di una sorta di task-force, definita situation room, cioè un gruppo di persone che lui capeggiava e che decideva in maniera evoluta gli interventi stampa da effettuare. Tutte le comunicazioni stampa venivano gestite collegialmente, definendo in sede di gruppo di lavoro gli interventi ufficiali da effettuare. «Per iniziativa dello stesso Rossi», racconta sempre la Ciani, «venivo messa a conoscenza dei report di questo gruppo di lavoro. Posso dire che, rispetto a tale nuovo assetto organizzativo, il Rossi fu molto confortato in termini di condivisione di responsabilità con i suoi colleghi, anche perché questo doveva essere il modello per una gestione più coordinata dell'area comunicazione esterna».
  Gli stati emotivi del Rossi erano preoccupanti, come descrivono soprattutto i parenti. Venerdì 1 marzo 2013 – cinque giorni prima del decesso – il Rossi aveva esternato in modo assolutamente irrazionale la paura che l'indomani sarebbe stato addirittura arrestato, dicendo testualmente che sarebbero andati a prelevarlo nella giornata di sabato, stante la chiusura nei weekend dei mercati finanziari. Poi il 4 marzo ci sono le famose e-mail a Viola intitolate «Help», in cui lui manifesta l'intenzione di suicidarsi.
  Vi è poi un altro fatto importante, ovvero che la figlia della moglie, la signora Carolina Orlandi, si era accorta di strani taglietti ai polsi del Rossi ed era andata a riferirlo alla madre. Alle richieste di spiegazioni, Rossi prima aveva detto di essersi accidentali tagliato con la carta, ma dietro le insistenze della moglie aveva ammesso di essersele procurate volontariamente, dicendo, nei ricordi della vedova: «Hai visto nei momenti di nervosismo, quando vuoi sentire dolore fisico per essere più cosciente», e nella rievocazione della Orlandi: «Sai come è? Quando uno ha quei momenti in cui perde la testa per ritornare alla realtà, ha bisogno di sentire dolore».
  Sul punto la Orlandi ha dichiarato: «Dopo di ciò egli iniziò a comportarsi in modo alquanto strano, prendendo un blocchetto e cominciando a scrivere ciò che mi voleva dire. Nel primo foglio scrisse: “Non parlare di questa cosa, né fuori, né in casa”. Stando al suo gioco e ritenendo che si riferisse non solo ai segni sulle braccia, ma alla situazione generale di crisi, “Mai fatto. Ma ci sono le cimici?”. A quel punto lui mi guardò e annuì. Questo modo di colloquiare durò per circa 5 minuti. David strappò i fogli su cui avevamo scritto e se li tenne per sé. Io tornai nella mia camera e presi un blocco sul quale scrissi: “Nonostante tu in questo periodo non abbia molta considerazione di me, ti puoi fidare, ma la mamma lo sa? Anche i nostri telefoni sono sotto controllo?”. Egli lesse il mio scritto dicendo che per la prima parte del discorso non tornava, ma rimaneva sul vago sul discorso relativo alle intercettazioni».
  È inutile che continuo a leggere queste dichiarazioni che trovate comunque negli atti. Vi era un gravissimo turbamento del Rossi in quei giorni, un turbamento ingiustificato, perché poi i vertici della banca hanno dichiarato di avere sempre mantenuto fiducia nel Rossi.
  Il giorno stesso del decesso Rossi cena con il fratello Ranieri, che a sua volta riferisce direttamente che, oltre a parlargli di cose normali, David gli aveva confidato di essere preoccupato per una cavolata che aveva fatto e che un suo amico conoscente, di cui si era fidato, lo aveva tradito.
  La stessa Tognazzi sempre in quei giorni, con tono preoccupato, invitava il marito a reagire e a uscire dallo stato in cui versava. Non appena il Rossi era uscito di casa la mattina del 6, la Tognazzi aveva chiamato al telefono il cognato, Ranieri Rossi, dicendogli, piangendo, che era molto preoccupata per David. Vi era, quindi, uno stato emotivo molto significativo, che trova riscontro già all'inizio delle indagini nelle dichiarazioni e in tutti quegli atti che fino ad adesso ho indicato e anche nelle dichiarazioni di Viola rispetto a quella e-mail del 4 marzo.
  Lui manda a Viola delle e-mail il 4 marzo in cui esprime questa sua preoccupazione, dicendo espressamente: «Stasera mi suicido». Inoltre, vi è un'interlocuzione Pag. 7con Viola e, attraverso questa interlocuzione con Viola via e-mail, sembra che alla fine il Rossi si fosse un po' rasserenato.
  È importante descrivere che quelle e-mail focalizzano uno stato d'animo e rievocano la risposta della banca – che è stata molto criticata – rispetto a questo stato d'animo del Rossi.
  Rossi interloquisce con Viola, e gli dice: «Ti posso mandare un'e-mail sul tema di stamane?», riferendosi a una questione di lavoro che riguardava dei mutui su Prato. Poi Rossi scrive a Viola: «Ho bisogno di un contatto con questi signori – che sarebbero i magistrati –, perché temo che mi abbiano male inquadrato». Il problema principale di Rossi era la paura di essere colpito da un provvedimento giudiziario. Era una paura del tutto infondata, poiché Rossi è completamente risultato estraneo alle indagini sul Monte dei Paschi. «Ho bisogno di un contatto con questi signori, perché temo che mi abbiano male inquadrato come elemento di un sistema, di un giro sbagliato. Capisco che il mio rapporto con certe persone possa averglielo fatto pensare, ma non è così. Se mi avessero chiamato a testimoniare glielo avrei spiegato, invece mi hanno messo nel mirino come se fossi chissà cosa. Almeno è l'impressione che ne ho ricavato. Avendo lavorato con tutti, sono perfettamente in grado di ricostruire gli scenari, se è quello che cercano, però vorrei delle garanzie di non essere travolto da questa cosa. Per questo lo devo fare subito, prima di domani. Non ho contatti con loro, ma lo farei molto volentieri se questo può servire a tutti. Mi puoi aiutare?». Questa e-mail è successiva alla prima e-mail che invia a Viola, in cui dice: «Stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi». La risposta di Viola a questa e-mail non è di totale chiusura verso il bisogno che è rappresentato, né di negazione dell'aiuto. Viola gli risponde: «La cosa è delicata. Non so e non voglio sapere che cosa succederà domani. Lasciami riflettere».
  Rossi a quel punto scrive ancora: «Non so nemmeno io, ma almeno si può provare a vedere se hanno interesse – parlo dei magistrati –, a parlare con me stasera? Vedo che stanno cercando di ricostruire gli scenari politici, e dei vari rapporti. Io ho lavorato con Piccini, Mussari, comune, fondazione e banca. Magari gli chiarisco parecchie cose. Se so che cosa gli serve, lo avrei fatto anche prima, ma nessuno me lo ha chiesto».
  Dopo una breve pausa di riflessione Viola scrive a Rossi: «Ho riflettuto. Essendo la cosa molto delicata credo che la cosa migliore sia quella che tu alzi il telefono e chiami uno dei PM per chiedere appuntamento urgente. Qualsiasi altra soluzione potrebbe essere male interpretata. Oltretutto mi sembrano delle persone molto equilibrate».
  Dopodiché vi è ancora un altro scambio, dove risulta questo atteggiamento più sereno di Rossi, perché dice: «Hai ragione, sono io che mi agito e mi sono spaventato dopo l'altro giorno. In effetti, ripensandoci, sembro pazzo a farmi tutti questi problemi. Scusa la rottura». Questo è il quadro che emerge anche alla luce di questa situazione documentale.
  A seguito degli elementi raccolti nella prima fase delle indagini, come dicevo prima, si arriva alla prima archiviazione. Vi è l'opposizione della persona offesa. Devo dire che già nell'opposizione si rilevano alcune criticità che sono state determinanti su alcuni aspetti per l'apertura delle indagini. Le criticità erano desumibili, perché l'opposizione è corredata da documenti prodotti dalla difesa.
  In particolare, una cosa molto interessante è la relazione del medico legale, professor Norelli, titolare della cattedra di Firenze, che rileva delle criticità. Le criticità riguardano le lesività sulla parte anteriore del corpo: lesività al volto, lesività toracica e natura delle lesioni ai polsi. Nell'ordinanza di archiviazione si assume una caduta del Rossi di schiena, dalla finestra e dal davanzale con una sbarra. Secondo le valutazioni medico legali, quelle lesività anteriori sarebbero dovute alla caduta, alla precipitazione, al contatto del corpo con il suolo.
  Questa tesi è stata confutata dalla seconda relazione medico legale – di cui dirò dopo – nella seconda indagine e soprattutto è stata confutata la supposizione che Pag. 8si ricava dall'archiviazione della prima indagine che assume una caduta di spalle. Infatti, una caduta di spalle rende incompatibili le lesioni con la parte anteriore del corpo. Quindi, vi era una problematica di approfondimento di quelle lesioni.
  Sempre all'opposizione veniva allegata una relazione di un consulente tecnico di parte che era l'ingegnere Scarselli, il quale, in relazione a quello che ho detto, ravvisava delle criticità importanti sulla dinamica della caduta, non avendo avuto spiegazioni anche sui segni riguardanti lo sfregamento delle scarpe, su cui poi ci sarà una spiegazione. L'evidenza, incompatibile con l'assunzione di una caduta di schiena, era che le scarpe di gomma avevano perso sostanzialmente le punte, perché non c'erano più.
  Inoltre, si faceva anche un discorso più generale sulla responsabilità della banca, che non si era fatta carico della circostanza che nell'e-mail a Viola, Rossi preannunciava il suicidio e quindi si pensava che dovesse intervenire la banca, proprio perché vi era una chiamata di aiuto. A sostegno di questa tesi si produceva una consulenza tecnica della parte offesa di un consulente psichiatrico, il professor Loretti, che lamenta la sottovalutazione dello stress lavorativo a cui il Rossi è sottoposto nell'ultimo periodo, sollecitando un approfondimento su questo punto come causa del suicidio. Il GIP respinge l'opposizione argomentando – è un dato di fatto – che la causa della morte è uno shock traumatico per lesioni osteoviscerali multiple toraciche, cioè una pluralità di lesioni anche di natura toracica ed encefalica.
  Secondo la prima perizia la morte – un dato che poi sarà corretto dalla seconda perizia – sopravvenne dopo pochi minuti dalla produzione delle lesioni, ma non sarà così. Infatti, la morte sopravvenne dopo circa venti minuti e lo si vede dal video. Proprio perché si è avuto questo dato che prima non c'era, nella seconda indagine si è aperto un procedimento a latere per omissione di soccorso per la circostanza che all'inizio del vicolo si vede un'ombra che teoricamente avrebbe potuto vederlo, intervenire e salvarlo. Per questo motivo si è aperto un procedimento per omissione di soccorso, che però non ha dato alcun risultato ed è stato archiviato.
  Nella prima archiviazione il giudice fa riferimento alle lesioni riscontrate sia davanti che dietro, riconducendole alla caduta e all'impatto con il suolo. Inoltre, spiega le lesioni ai polsi con i gesti di autolesionismo, che però è un'ipotesi che manca di accertamenti e di evidenze scientifiche, perché su quei tagli non sono stati fatti i necessari approfondimenti. Come dicevo, il giudice spiega la caduta dalla finestra con una caduta da seduto dalla barra di protezione, ma dà un rilievo importante e oggettivo alle lettere di commiato indirizzate alla moglie.
  Nell'ambito della prima indagine il GIP spiega anche alcune incongruenze dovute al fatto che si è molto parlato che nell'ufficio di David Rossi nel primo video una cosa era in un certo modo, mentre nel secondo video c'è uno spostamento di oggetti. Il GIP fa una ricostruzione abbastanza dettagliata, in cui si dà atto che appena interviene la volante della Polizia, chiamata a seguito della comunicazione del decesso, interviene il sopraintendente Marini che riprende con il telefonino. La stanza viene chiusa, alle 21.30 intervengono i sostituti Natalini, Nastasi e Marini e si intrattengono fino alle ore 23.30 e la stanza è sequestrata. Alle 00.30 la stanza viene riaperta per i rilievi della Polizia scientifica. Non vi è stata una cristallizzazione, ma è possibile che qualche oggetto possa essere stato spostato nel corso di questi interventi che si sono sovrapposti.
  Si è anche parlato degli accessi al PC da parte di qualcuno quando Rossi era già deceduto. Nell'ordinanza di archiviazione il giudice spiega che gli accessi al computer si verificavano nel momento in cui vi erano i sopralluoghi e non si tratta di veri e propri accessi, bensì si tratta di attivazione in automatico del computer, a seguito di spostamento del mouse. È evidente che quando sono intervenuti i magistrati e la Polizia, sono andati lì al computer, hanno cercato di capire che cosa c'era e hanno spostato il mouse. Lo spostamento del mouse ha determinato questa indicazione.Pag. 9
  L'ultima che lascia la stanza del Rossi è la Bondi; lascia la stanza alle 20.05 e nota la porta aperta e la luce accesa. Questa è una incongruenza, ma è un dato che non si può spiegare, perché non è stata trovata alcuna spiegazione. Il teste Filippone, che interviene alle 20.35 quando viene allarmato per il fatto che Rossi non torna a casa, nota la porta chiusa. Vi è un lasso di tempo tra le 20.05 alle 20.35, in cui in un caso la porta è aperta e nell'altro la porta è chiusa. Come si spiega questo dato? Il GIP nella seconda ordinanza fa riferimento alla possibilità che ci sia stato un colpo di vento, ma ovviamente è un dato che rimane non spiegato, ma è in un contesto in cui le evidenze che vengono raccolte fino a quel momento orientano verso l'ipotesi del suicidio.
  Come dicevo, passiamo al secondo procedimento. Ricordo benissimo questo momento, perché ero presente. Prendo servizio il 27 ottobre e dopo sei o sette mesi mi perviene un'istanza di riapertura delle indagini con allegata la relazione medico legale del professor Norelli, la perizia grafica che aveva poche basi scientifiche, che lasciava spazio più a suggestioni, e una perizia tecnica dell'ingegnere Scarselli. Devo dire che quella rilevante era la perizia medico legale, perché poneva dubbi sulla dinamica della caduta, evidenziava quelle incongruità a cui prima ho accennato nella relazione medico legale del professor Gabrielli e soprattutto non spiegava le lesività anteriori.
  La tesi del professor Gabrielli veniva confutata con argomenti importanti e di natura tecnica dal professor Norelli che, peraltro, rilevava lacune nell'esame delle lesioni da taglio agli avambracci e ai polsi di modesta entità, perché non si erano fatti gli approfondimenti.
  L'istanza veniva assegnata al dottor Andrea Boni, che era allora sostituto, mentre oggi è procuratore a Urbino e che era estraneo alle vicende che riguardavano le indagini sul Monte dei Paschi. Lui era sostituto a Montepulciano e, a seguito dell'accorpamento, diventò sostituto a Siena.
  Il dottor Boni, alla luce degli elementi prodotti dalla difesa Tognazzi e in condivisione con il sottoscritto, con provvedimento del 17 novembre del 2015 disponeva la riapertura delle indagini. Si apre un nuovo procedimento per istigazione al suicidio che assumeva il numero 8636/2015, modello 44.
  Il dottor Boni conferiva subito – non faceva solo questo, ma faceva tante altre cose – incarico di consulenza tecnica per gli aspetti medico legali alla professoressa Cristina Cattaneo di Milano, una luminare della medicina legale a livello internazionale, e per gli aspetti sulla dinamica della caduta – quindi per gli aspetti propriamente tecnici – l'incarico era conferito a un ufficiale del RIS (Reparto investigazioni scientifiche) dei carabinieri, il tenente colonnello Davide Zavattaro, con il seguente quesito: «Se la morte di Rossi David sia riconducibile all'intervento di terze persone, oppure sia riconducibile a un gesto suicida.» Nello stesso incarico si precisava che, qualora fosse necessario procedere alla riesumazione della salma del Rossi, i consulenti daranno avviso a questa procura al fine di procedere ai sensi dell'articolo 360 del codice penale, con un atto partecipato.
  I consulenti tecnici rappresentavano che vi era la necessità della riesumazione del cadavere per poter proseguire a indagini medico legali dettagliate, comprensive anche di indagini di laboratorio, e soprattutto richiedevano un sopralluogo sul luogo dei fatti finalizzato al riscontro di elementi emersi nel corso del presente accertamento nonché a misurazione, riprese e foto e video ed eventuali campionature dei luoghi. Il PM aderiva, e quindi questi atti venivano svolti con la partecipazione della difesa, ai sensi dell'articolo 360 «atti garantiti».
  Devo dire che nell'istanza si faceva riferimento all'ora della precipitazione, anche questo è un dato importante. Nella prima indagine l'ora della precipitazione veniva ricondotta alle 20.10, ma è un chiaro errore, perché vi era un problema di non sincronia tra il dato dell'immagine e l'ora effettiva: anziché spostarla indietro, il GIP la spostava in avanti. Andava rettificata l'ora della caduta alle ore 19.43 e non alle 20.10, come era affermato nella prima ordinanza di archiviazione.Pag. 10
  A seguito della richiesta della riapertura, la procura ha iniziato un'attività di indagine, dando seguito a tutte le sollecitazioni investigative che venivano indicate dalla stessa famiglia. Il primo obiettivo che ci siamo posti era quello di definire la scena del delitto e di chiarire i dettagli sull'acquisizione delle fonti di prova. È stato risentito il portiere e tutti coloro che erano soliti trattenersi in ufficio fino a tardi, senza però ottenere informazioni aggiuntive rispetto a quelle che già si avevano. Sono stati risentiti Bondi Lorenza e Filippone. Ricordo che la Bondi è l'ultima che lascia la stanza alle 20.05 e nota la porta e la luce accesa, mentre Filippone, quando interviene, dice che la stanza era chiusa, però non vi erano giri di chiave.
  Non vi è una spiegazione, ma si può solo affermare – questo lo possiamo dire perché lo hanno riscontrato soprattutto nella nuova perizia – che non risultano evidenze di presenze terze nella stanza di David Rossi. Questo è quello che viene fuori dagli accertamenti.
  La PG (Polizia giudiziaria) ha proceduto ad assumere informazioni da tutti i membri dell'equipaggio dell'ambulanza della pubblica assistenza che quella notte fu inviata in vicolo Monte Pio. Vengono svolti degli accertamenti: vi era un furgoncino all'inizio, forse messo per coprire la caduta, ma si è accertato che apparteneva a una ditta che stava svolgendo dei lavori su uno stabile del Monte dei Paschi.
  Si è ripercorso il procedimento di acquisizione dei filmati della caduta e si è acquisito il file originario – anche qui vi erano state delle critiche – che corrispondeva esattamente al file copia in formato audio e, quindi, è stato acquisito agli atti del procedimento. È stata acquisita la registrazione delle chiamate che la sera del 6 marzo pervennero ai numeri di emergenza ed è stato accertato che esse sono state effettuate da Mingrone Bernardo tra le 20.30 – ora di arrivo – e le 20.45, ora in cui venne contattata l'ambulanza della centrale operativa.
  È stata sentita la responsabile delle manutenzioni immobiliari di Monte dei Paschi di Siena, che ha confermato l'inesistenza di telecamere interne nei piani operativi della banca e che lo stato dei luoghi non era stato attinto da lavori.
  Ai consulenti è stato messo a disposizione tutto il materiale probatorio e hanno poi acquisito i vetrini istologici e altri reperti medico legali conservati in occasione della prima perizia e hanno acquisito dai parenti del Rossi l'iPhone del Rossi, che era stato restituito alla famiglia per ricerche sul DNA, ma è stato trovato soltanto il DNA dei familiari del Rossi.
  Si è proceduto alla riesumazione del cadavere, sono stati esplorati tutti gli organi e cavità, sono state rimosse le unghie ed effettuati i prelievi anche in corrispondenza delle lesioni. Le unghie sono state tolte anche perché è stata fatta un'analisi sul DNA per vedere se c'era DNA di terzi, che non è stato trovato. Sono stati praticati tagli seriali su tutto il corpo per esporre i tessuti sottocutanei allo scopo di valutare la presenza di lesioni traumatiche interne non più rilevabili a livello della cute.
  Nel sopralluogo si è proceduto a misurazione e campionatura. Infatti, sono stati prelevati dal muro su cui è avvenuta la precipitazione, grazie alla collaborazione di un vigile del fuoco – è stato fatto una sorta di esperimento giudiziario, simulando varie situazioni di uscita da persona inanimata o persona viva che cercava in qualche modo di reagire –, sono state trovate sulla parete delle tracce di gomma compatibili con quelle delle scarpe.
  Inoltre, sono stati poi fatti degli accertamenti di natura tossicologica e accertamenti sul DNA. Gli accertamenti di natura tossicologica hanno escluso che vi potesse essere presenza di alcol o di sostanze tossiche, quindi sostanze esogene.
  Sempre nel corso di questo secondo procedimento sono stati acquisiti i tabulati telefonici, i file audio e le videocamere della sorveglianza, però solo quelle riguardanti l'ingresso principale. Infatti, non è stato possibile acquisire le altre telecamere, perché erano state già cancellate, dal momento che venivano sovrapposte dopo sette giorni. Su questo abbiamo risentito il portiere, il quale, così come altre persone, ha dichiarato che delle tre uscite, quella da lui Pag. 11sorvegliata chiudeva alle 21, mentre le altre due chiudevano alle 18.30. Per sopperire al fatto che non avevamo le telecamere di sorveglianza, abbiamo cercato di ricostruire la situazione attraverso le sommarie informazioni.
  Non è stato possibile acquisire i famosi fazzolettini, perché erano stati distrutti e anche questo è un dato.
  Ripercorrendo la cronologia degli eventi: il 6 marzo del 2013 vi è stato il pranzo con il fratello Ranieri; alle 17.00 il colloquio con il collega e amico Filippone che lascia Palazzo Salimbeni mezz'ora dopo; ore 18.00 l'incontro con la Galgani; ore 19.00 la conversazione telefonica con la moglie; ore 19.20-19.30 la Galgani, nel percorrere il corridoio del terzo piano in uscita, passò davanti all'ufficio di David Rossi, notando la porta chiusa; ore 19.43 il Rossi precipita dalla finestra. La telecamera registra il fatto alle ore 19.59 del suo orologio, che corrispondevano alle ore 19.43, stante il ritardo di 16 minuti.
  Un altro dato da rettificare è che la caduta non determinò la morte immediata del Rossi. La sua agonia durò venti minuti e nel video si vedono i movimenti del corpo. Durante questo lasso di tempo si apprezza l'immagine di quell'ombra, che non si sa bene che cosa sia. Abbiamo cercato di renderla nitida in tutti i modi dopo, ma non ci siamo riusciti, così come non ci è riuscito il gabinetto nazionale di Polizia scientifica. Quell'immagine poteva essere una persona che ha visto la scena e non è intervenuta per timidezza, indifferenza o per qualsiasi altro motivo. Tuttavia, parliamo solo di suggestioni, perché non abbiamo niente.
  Alle ore 20.25 Bondi Lorenza lascia la banca e nota che la porta dell'ufficio era aperta e lui non era presente. Alle ore 20.27 si vede questa ombra e poi alle 21.02 si vedono Filippone e Mingrone che si avvicinano al corpo del Rossi.
  Molto importanti sono anche le dichiarazioni della psicologa Ciani, che si occupa di dare supporto al personale. Queste dichiarazioni sono importanti, perché sono le dichiarazioni rese nello stesso giorno in cui avviene il fatto. La psicologa dice: «Il Rossi mi ha manifestato una situazione di ansia, derivante dalla perquisizione subita, in un contesto già problematico. Disse che era un momento in cui gli stava cadendo addosso il mondo: la morte del padre, la crisi del Monte, lo stato di salute della moglie, le perquisizioni da lui subite. Lui si sentiva dentro una serie di situazioni negative che non riusciva a gestire. Io ho cercato di affrontare il discorso riferendomi alle competenze manageriali che possono essere di supporto in questi casi. Lui mi ha detto che da quando aveva subìto la perquisizione e dalle vicende del CdA precedente si era messo insistentemente a pensare rispetto a tutto quello che in questi anni era accaduto nella sua vita lavorativa e in questo senso lui continuava a chiedersi, senza trovare risposta, se c'era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente. Questo era fortissimo, tant'è che usava espressioni quali: “Ho paura che mi possano arrestare”, “Ho paura di perdere il lavoro”, come se, accusato di qualcosa, automaticamente perdesse il lavoro. Io gli sottolineai l'inutilità di continuare a rimuginare il passato e gli precisai che sapevo che non era indagato e che aveva la fiducia di Viola e Profumo. Nel momento in cui gli dicevo queste cose, mi disse che era vero. Gli precisai che io stessa ero la prova della fiducia del nuovo management e lui mi ha detto che addirittura pensava che io fossi lì per aiutarlo a comunicare le sue dimissioni, era questo lo stato di forte turbamento. Abbiamo considerato che la sua leva motivazionale al lavoro era basata sul prestigio: la sua leva prestigio era molto forte e di conseguenza nel momento in cui l'ha vista a rischio e ha immaginato che fosse a rischio il suo ruolo, è entrato in angoscia, perché fino ad allora si era sentito protetto. Lui mi disse: “Io mi sto comportando male. Da quando ho subìto la perquisizione ho fatto una cavolata dietro l'altra.”». Forse sembra che questa cavolata siano quelle e-mail inviate a Viola dove manifestava l'intenzione di suicidarsi. La dottoressa continua: «Avevo il desiderio di tranquillizzarlo, non banalizzando, ma alleggerendo la cosa. Gli chiesi a cosa corrispondessero queste cavolate di cui parlava,Pag. 12 ma lui non mi rispose. Si è aperto solo in parte nel senso che disse di avere fatto una cavolata, mandando una comunicazione a Viola, chiedendo protezione, in ciò quindi dimostrando la sua fragilità alla azienda e dall'altra temendo di avere messo a disagio Viola, se non addirittura irritato. Lui continuava a dire di aver fatto cavolate, ma l'unica cavolata rappresentatami come tale è stata quella dell'e-mail scritta a Viola. Ho cercato di capire quali altre cose avesse fatto, ma non mi ha rivelato alcunché. Tornava su questa definizione di avere fatto delle cavolate nell'ordinanza di archiviazione – che poi ritroviamo nelle lettere di commiato –, dichiarando di essersi comportato come un pazzo. Ribadisco il plurale riferito all'espressione “cazzate commesse” e poi il riferimento a “una cazzata” al singolare, evidentemente quella più recente, mi è stata spiegata, in relazione all'e-mail scritta a Viola. Quando ha iniziato a parlarmi della frustrazione e al prefigurarsi delle immagini negative, mi parlò della paura di essere arrestato e del fatto che sua moglie non fosse in condizione di sostenersi». Era, quindi, una situazione di turbamento molto pesante.
  Tornando al discorso conclusivo, dalla seconda indagine vengono fuori alcune incongruenze rilevate e corrette. Innanzitutto viene confutata la precedente ricostruzione della caduta di schiena: David Rossi è caduto dalla finestra del suo ufficio ed è caduto con la faccia rivolta verso il muro, verso la parete. Questa caduta è collegata al fatto che si è posizionato con le braccia sulla finestra dove vi è la sbarra di ferro e si è lasciato andare, cadendo in verticale in modo speculare corrispondente alla parete.
  Sulle lesioni alle braccia e al ginocchio, siccome non abbiamo accertamenti scientifici che ci diano la certezza di quando siano state fatte, la seconda perizia ha cercato in tutti i modi di spiegarle con le evidenze che erano emerse nel corso dei sopralluoghi.
  Secondo l'impostazione della seconda perizia – la perizia Cattaneo-Zavattaro –, si è ricostruito l'evento, facendo riferimento al filmato che mostra un corpo che precipita in linea sostanzialmente eretta, con il capo sullo stesso asse verticale e con il suo punto di impatto nei glutei, che con ottima approssimazione è sulla stessa linea che quella parte del corpo occupa nei fotogrammi precedenti. Dopo l'impatto dei glutei il corpo si piega su se stesso e si carica come una molla e, al momento del rilascio della energia residua, si apre, proiettando le braccia all'indietro, la nuca riprende quota fino all'altezza di circa un metro prima di colpire senza alcuna protezione, andando a sbattere sulla pavimentazione del vicolo. Ne discende che il Rossi era in una posizione iniziale che non dava luogo a rotazione, con il tronco e il viso rivolti verso il muro, paralleli ad esso. Questo è il primo dato che confuta la precedente impostazione.
  Le lesioni alle braccia e al ginocchio, sulla base di questi dati circostanziali – non abbiamo certezze scientifiche perché non c'è stato quel necessario approfondimento – non sono dovute all'impatto. Anche questa è una smentita della prima relazione, perché le lesioni alle braccia e al ginocchio sono dovute al fatto che Rossi si è posizionato per farsi cadere. Siamo in termini di probabilità. La posizione, le caratteristiche, la direzione delle escoriazioni e la nettezza del margine dal quale hanno avuto origine rendono estremamente probabile che siano state conseguenza dello sfregamento delle braccia sul davanzale esterno della finestra, in posizione analoga a quella assunta dal vigile del fuoco, che è coerente, seppure con minore univocità, anche con l'escoriazione al ginocchio destro rilevata sul cadavere, anch'essa non determinata dall'impatto al suolo, ma potenzialmente compatibile con uno sfregamento contro il muro occorso in questa fase.
  Ci si può chiedere: ma è stato tramortito? La risposta è no, non è stato tramortito. Come dicevo, è stata fatta una TAC total body e i consulenti osservano che il complesso lesivo composto da una lacerazione del cuoio capelluto, abbinata a una rima di frattura sottostante, è un connubio frequentemente rinvenuto nei precipitati, quando la testa è un polo d'urto secondario. Che questa sede del capo sia stata una Pag. 13sede di urto nella caduta è confermato dal video, ma non solo. Poi si fa riferimento alla letteratura.
  Un altro quadro importante riguarda i biglietti. I riferimenti contenutistici riguardano proprio l'atteggiamento assunto dal Rossi in quei giorni nel racconto che ne fa la psicologa, la dottoressa Ciani. Si possono fare tante ipotesi, ma il dato che emerge e che rileva sul piano probatorio è il seguente: dai sopralluoghi vi è la totale assenza di indizi violenti che si sarebbero trovati se Rossi avesse dovuto difendersi da un'aggressione, se avesse ingaggiato una lotta, se fosse scappato da qualcosa o trascinato con forza. Non vi è nessun dato che lo rileva.
  Tra le persone che sono state ascoltate, ovvero coloro che erano nell'ufficio, vi è Quagliata, un grosso dirigente della banca che aveva l'ufficio sotto Rossi. Lo abbiamo sentito più volte, una volta in questo procedimento, ma anche in un altro per altri fatti che sono oggetto di un altro accertamento. Ad ogni modo, Quagliata ha confermato che non ha sentito assolutamente niente.
  Come dicevo prima, non avendo accertamenti precisi sulle lesioni anteriori, che cosa si è cercato di fare? Si è cercato di fare degli approfondimenti ex post allo scopo di verificare se ci sono dati che li possono rendere compatibili con un'ipotesi.
  Parliamo dell'aspetto principale che i periti hanno rilevato, ovvero la caduta. Bisogna cercare di mettere i dati insieme in una sorta di approccio olistico alla vicenda, mancando dei dati precisi su alcuni fatti importanti. Nella finestra, oltre alle schegge, vi erano i fili antivolatili che sono stati fotografati e, secondo i periti – il principale è stato Zavattaro – l'insieme di questi dati è aderente a ipotesi di calpestamento dello zoccolo in legno con un verosimile inizio nella zona centrale, per poi spostare l'attività sul lato sinistro, schiacciando i fili antipiccione in prossimità del margine sinistro della finestra. Come vedete nella foto, i fili erano proprio schiacciati e le molle sembrano manomesse. Nella porzione interna della mensola abbiamo, infatti, un assembramento di schegge nella zona centrale. All'esterno, invece, si nota una concentrazione di residui legnosi nella parte sinistra e delle tre molle sul lato sinistro notiamo che quella più interna è stirata, ma non tanto quanto quella centrale che è visibilmente molto più deformata e allungata anche rispetto a quella superiore, che ha subìto sicuramente un forte stress e un'azione estensiva tanto da provocare il distacco del filo proprio da quel lato. A ulteriore supporto si noti anche la deformazione del filo centrale: una semplice trazione potrebbe deformare in maniera permanente la molla, ma non il filo che, invece, manifesta angolosità, dovuta a una deformazione da schiacciamento da parte dei piedi di Rossi che, secondo questa tesi, si posizionano per poi porsi in modo da farsi precipitare nella posizione che ho prima indicato. Questa è la situazione riguardante la caduta.
  Inoltre, ci si è posti il problema dei fazzolettini, che nella prima indagine vengono ricondotti alla tamponatura delle lesioni autoprocuratesi ai polsi. È un'ipotesi, ma non avendo i fazzoletti, non possiamo fare questa affermazione con certezza.
  Sul punto vi è stato un accertamento in termini di probabilità. I fazzoletti non completamente dispiegati riportano numerose macchie di una sostanza rossastra. Con ogni ragionevolezza, trattasi di tamponatura su ferite sanguinanti. Appare rilevante il numero complessivo e l'analogia della forma delle macchie che induce a ritenere il frutto di azione di un tamponamento continuativo su una medesima ferita. La presenza di aloni, invece, potrebbe essere indicativa della presenza di liquidi, tipo saliva, siero o acqua. Poiché anche questi fazzoletti risultano nella parte superiore dei residui gettati nel cestino, contestualmente ai biglietti di addio, non si esclude che appartengono all'ultimo periodo di vita trascorso da Rossi in ufficio. La circostanza appare rilevante in quanto l'ultima testimonianza visiva del Rossi risale alla collega che lo avrebbe incrociato nei locali della banca intorno alle 18, senza segnalare la presenza di ferite. Il Rossi aveva, però, dei segni, dei tagli ai polsi che si era procurato nei giorni precedenti – ce lo dicono Pag. 14i familiari – coperti dalla manica della camicia e da cerotti e, quindi, non percepibili. Tuttavia, le immagini del cadavere mostrano una sequenza di altre ferite al volto che sarebbero molto visibili.
  Il mancato segnalamento conduce alla considerazione che queste debbono essere intervenute quanto meno successivamente alle 18, tra le 18 e le 19.43. Le macchie di sangue potrebbero, dunque, essere dovute ai tamponamenti su una di queste ferite e in particolare la forma triangolare e la dimensione delle tracce potrebbe essere ricondotta a quella del labbro inferiore, zona molto irrorata. In questa ipotesi la ferita tamponata sarebbe quindi occorsa nell'intervallo tra le 18.00 e le 19.20. Un'altra spiegazione – siamo in questi termini – di queste macchie, potrebbe essere quella di un tamponamento ripetuto su un parziale risanguinamento di una più vecchia ferita ai polsi.
  I periti si soffermano su altre lesioni e in particolare su quelle propriamente centrali, ma vengono affrontate in termini di ipotesi, non avendo dati scientifici certi su cui ragionare. Queste lesioni riguardano, per esempio, i pantaloni e la fibbia, poiché Rossi la indossava. Il colore materiale, la presenza di abrasioni in corrispondenza delle ginocchia e la posizione assunta dal vigile del fuoco al momento di uscita dalla finestra rappresentano un quadro di elementi concordanti a forte supporto delle ipotesi che siano dovuti a contatti con la parete. Questa è la spiegazione delle ferite sulla parte anteriore del corpo che danno i periti: il contatto con la parete, attesa questa uscita in posizione eretta.
  Le tracce visibili sull'addome, in particolare nelle fotografie scattate al corpo nel vicolo, richiamano la forma della fibbia della cintura e pertanto potrebbero essere causate dallo sfregamento all'addome contro una superficie ottusa.
  I periti danno spiegazioni anche sulla camicia e affrontano il problema dei biglietti di commiato, partendo dal presupposto, su cui concordano la difesa e i periti: i biglietti sono stati scritti sicuramente da Rossi, è la sua grafia. Ci sono anche tesi su cui si dice che non è una grafia spontanea. Qui lascio a voi la lettura di quello che dicono i periti da una parte e la risposta che danno i consulenti tecnici, laddove dicono: «Doveva essere proprio maldestro l'ipotetico assassino che per fargli scrivere un biglietto d'addio, glielo fa ripetere tre volte». Tuttavia, sono considerazioni di natura logico-argomentativa. Oggi vi devo fornire i dati, poi voi fate le conclusioni e le valutazioni. Il dato è che sicuramente la grafia del biglietto è quella lasciata dal Rossi.
  Anche sul piano contenutistico, poiché nella scrittura vi sono dei segni non coerenti, i consulenti della procura danno una spiegazione e affermano: «Alla luce dell'esame grafico e stilistico si ritiene con maggiore ragionevolezza che la causa più verosimile di queste incongruenze sia stata la condizione di travaglio interiore, condizionata da un forte stress psicologico. Emerge, inoltre, un fattore dinamico di natura autonoma che evidenzia un chiaro processo di progressione emotiva e psicologica che collega i tre scritti. Questa evoluzione emozionale è di natura strettamente personale e appare un elemento assai significativo per sostenere che l'uomo, pertanto, dovesse trovarsi da solo nel proprio ufficio – non abbiamo elementi per dire che ci siano state terze persone –, concentrato nelle proprie riflessioni. L'unica situazione che poteva consentire uno sviluppo emotivo come quello mostrato».
  Sono stati esaminati gli indumenti, come ad esempio la scarpa. Sull'orologio, invece, c'è stata una sorta di mitizzazione mediatica. Dopo la caduta a un certo punto dalle immagini si vede qualcosa che scivola, ma si tratta di un luccichio, su cui non vi è nessun dato certo che possa dire cosa è. Sull'orologio, invece, si fa un'ipotesi diversa dovuta alle lesioni sul polso. Infatti, l'orologio e il cinturino si trovano un po' distanti dal corpo e le lesioni sul polso lasciano ipotizzare che nella caduta l'orologio si possa essere aggrappato a qualche cosa e che si sia staccato, ma sicuramente quel luccichio che si vede nelle immagini non può essere ricondotto a un'ipotesi di qualcuno che, dopo avere buttato in teoria la persona dalla finestra, abbia buttato Pag. 15anche l'orologio. Questa è una mera suggestione, non è assolutamente certo che la cosa sia andata in quella maniera. A pagina 80 della relazione si vedono proprio le immagini delle ferite sul polso, che possono essere compatibili.
  Inoltre, vi sono delle lesioni su cui si è cercato di dare spiegazioni in questa seconda indagine e le abbiamo date senza avere riferimenti scientifici, ma sulla base di dati circostanziali. Si è fatta un'indagine spettrometrica per verificare la compatibilità della cute con oggetti contundenti e si è verificato se alcune lesioni potevano essere ricondotte al contatto con qualche cosa. Che cosa hanno fatto i periti? I periti hanno fatto un'indagine merceologica sulla cute e un'indagine merceologica sui punti della finestra da cui si presume essere avvenuta la caduta. Le indagini hanno rilevato sulla fronte e sull'occhio la presenza di metalli compatibili con il materiale presente nella finestra. Si è cercato di dare dimostrazione a livello ipotetico di un'ipotesi che è stata indicata come una probabile ragione della caduta. Queste sono le conclusioni dei periti.
  Manca il dato certo sulla posizione di partenza, poiché fino a adesso abbiamo parlato di ipotesi. A proposito della posizione di partenza, va ribadito che, in assenza di dettagliate e accurate informazioni sulle condizioni iniziali, non è possibile determinare in modo univoco la modalità della caduta, ma è solo possibile determinare un ventaglio di possibilità compatibili con la configurazione finale e con le tracce repertate. Per questo motivo a nulla varrebbero a questo proposito le prove effettuate con simulatori o manichini. Quando hanno fatto il sopralluogo si sono posti il problema di come farlo e hanno pensato – io non c'ero, ma c'era il collega Agliozzi – che l'accertamento che poteva essere più aderente alla realtà era quello di lasciare libero il vigile che faceva la simulazione proprio per ricondurre il fatto che al momento della caduta il Rossi era un corpo animato e, quindi, vedere come reagiva. Questa è stata la scelta.
  In questo scenario di carenza di elementi scientifici e di enorme variabilità nei possibili accadimenti degli eventi, la stessa disciplina della medicina legale suggerisce che l'unica certezza o quasi certezza relativamente alla diagnosi tra suicidio e omicidio sia nel primo caso di elementi circostanziali importanti, quali le lettere di commiato e i segni di autolesionismo, e nel secondo caso elementi che indicano palesemente colluttazione come le impronte digitali dell'afferramento sul corpo, lesioni contusive o materiali subungueale che riporti alla presenza di terze persone, la cui presenza non è spiegabile in altro modo.
  Nel caso di specie ci sono elementi di autolesionismo, lesioni da taglio non recenti sul polso e sull'avambraccio sinistro, così come una testimonianza a questo proposito che descrive le ferite che vi lascio alla lettura. Tali ferite sono presenti nella fotografia della prima autopsia di vecchia data, ma purtroppo per la mancanza di prelievi effettuati in quella sede e per lo stato di decomposizione della salma, nella seconda autopsia non è stato possibile datarle. Queste lesioni bene si accordano con le ferite da taglio di cui narrano testimoni relativamente ai giorni precedenti alla morte.
  Sono presenti tre versioni di un biglietto di commiato rinvenuto nell'ufficio, anche se sorprende il fatto che la terza, non stracciata, sia comunque stropicciata.
  Al fine di meglio comprendere si sono approcciate due strategie di tipo scientifico e medico legale. La prima è stata quella di tentare di datarle, perché non è stato fatto all'origine. Tutte le lesioni anteriori al volto, all'addome e agli arti superiori, in base ai tratti che mostrano le non eccellenti fotografie effettuate alla prima autopsia, hanno aspetto recente: le ecchimosi, perché rosse o violacee o le escoriazioni, perché non riportano evidenti croste siero ematiche, ma non vi è certezza su questo dato. Per questo motivo si è cercato di avere maggiori informazioni, mirando a fare dei prelievi nelle zone delle ferite e per le indagini microscopiche. Tuttavia, nella seconda autopsia si è visto che nessuna delle lesioni anteriori originali era riconoscibile sulla cute, pertanto sono stati fatti dei prelievi nelle sedi dove approssimativamente questePag. 16 avrebbero dovuto trovarsi per corrispondenza topografica.
  La pessima conservazione della cute in questa sede ha reso comunque impossibile la datazione più precisa. In alcune sedi si è potuto apprezzare l'infiltrazione emorragica, vale a dire una reazione vitale dei tessuti al trauma, ma le indagini effettuate non sono state in grado di portare una datazione più utile per il disfacimento cellulare dovuto alla decomposizione.
  Si è pensato di poter almeno valutare con estrema ratio se queste lesioni riportassero tracce dell'oggetto che le ha impattate, come dicevo prima. Tali indagini, seppure con i limiti citati, hanno dato supporto alle ipotesi che alcune di queste lesioni – in particolare quelle al volto e alla mano sinistra – hanno avuto origine da uno sfregamento contro il nottolino della finestra, il muro o le persiane esterne dall'ufficio. La presenza di strappi alla camicia anteriormente con sottostante escoriazioni superficiali, così come di escoriazione ed ecchimosi lievi in regione ascellare e sulla superficie anteriore delle braccia, di escoriazione alle ginocchia e alla punta delle scarpe e di escoriazione al volto, riconducibili forse all'urto contro degli spigoli, è suggestiva di un dibattersi e di uno sforzarsi, strisciarsi della parete anteriore del corpo contro le strutture della finestra e del muro esterno.
  Se volete, vi leggo le conclusioni, ma ritengo che possiate leggerle voi. «A questo punto, contemplando l'ipotesi accidentale come possibile solo nel contesto di un ripensamento nel corso di un'azione suicidiaria con il sopraggiungimento di un incidente a causa di comportamenti pericolosi, restano da valutare le due ipotesi, omicidio e suicidio.
  La prima, l'omicidio, prevede che il Rossi sia stato spinto e forzato a cadere dalla finestra e che questi stessi atti, resi ancora più disperati dal tentativo di salvarsi e di divincolarsi e magari con l'aggrapparsi alle strutture della finestra e poi da lì cadere, abbiano portato agli urti contro le superfici delle strutture, delle finestre e del muro. La seconda, il suicidio, prevede che lo stesso Rossi si sia posizionato per buttarsi dalla finestra e che forse per un ripensamento o esitazione sia scivolato e inciampato in qualche struttura, rimanendo con i gomiti e le braccia appoggiate al davanzale e le gambe a penzoloni, tentando di raggiungere l'interno della finestra, non riuscendoci e quindi alla fine precipitando. Anche questa seconda ipotesi comporta azioni che hanno provocato strisciamenti e urti contro le strutture, che potrebbero giustificare la presenza delle lesioni anteriori.
  La prima ipotesi, l'omicidio, non si può escludere in assoluto in base agli elementi medico legali. Tuttavia, non ha elementi circostanziali o biologici che la supportino e non vi sono segni attribuibili a terze persone.
  La seconda è, invece, supportata da elementi, seppure non scientificamente dirimenti, comunque maggiormente suggestivi da un punto di vista medico legale, a cominciare dalle tre versioni delle lettere di addio, sempre più dettagliate e scritte dalla mano di Rossi e dai segni di autolesionismo riportati sul polso di sinistra, così come le proposizioni dichiarate di uccidersi.»
  Queste sono le conclusioni e sulla base di esse è stata proposta poi richiesta di archiviazione per la seconda indagine, accolta dal GIP.
  Potrei ora trattare l'argomento delle indagini in corso, per cui si può parlare di quello.

  PRESIDENTE. Direi che possiamo passare alla parte secretata.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, sull'ordine dei lavori. Secondo me forse sarebbero utili 5 minuti di pausa, perché la mole di indicazioni e di informazioni che ci ha fornito il procuratore – lo ringrazio per questo – è enorme sotto questo punto di vista. Io personalmente avrei bisogno di cinque minuti di pausa.

  PRESIDENTE. Allora facciamo 5 minuti di pausa.

  La seduta sospesa alle 11.20 è ripresa alle 11.30.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Preso atto che la Commissione concorda, dispongo che l'audizione prosegua in seduta segreta.

  (I lavori proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Cercherò di fare qualche domanda il più puntuale possibile, in modo da darle la possibilità di rispondere in modo preciso. Se c'è bisogno di ulteriori approfondimenti, lei ce lo dirà e ci sarà un resoconto scritto. La prima domanda che mi sento di farle è: chi ha distrutto questi fazzoletti? Lei ha detto che sono stati distrutti e anche la stampa lo dice, ma non si capisce chi sia stato.
  Passando alla seconda domanda, io sono un profano e non mi occupo della materia suicidaria, ma trovo molto strano che chi vuole buttarsi da una finestra non si butti con la testa in avanti e, invece, articoli questo sistema molto complicato di appendersi, strisciare e poi cadere. Le chiedo se può darmi una risposta da questo punto di vista.
  Ho un'altra domanda forse un po' polemica, ma c'è uno spirito di leale collaborazione. Lei ci ha rappresentato una serie infinita di archiviazioni o di procedimenti che non sono andati a buon fine. L'unico caso in cui l'azione penale è stata esercitata riguarda, invece, la vedova. Mi sembra che ai danni della vedova sia stata ipotizzata una contestazione di violazione della privacy, che poi a sua volta è stata archiviata – un non luogo a provvedere – da parte del GIP, però era stata addirittura ipotizzata una condanna ai danni della vedova Antonella Tognazzi. Mi sembra fuor d'opera che, archiviato tutto, l'unica nei confronti della quale viene esercitata l'azione penale è la vedova.
  Volevo capire meglio e più approfonditamente il trasferimento del dottor Boni, perché anche su questo ho fonti aperte. Ho solo letto un po' di rassegna stampa e ho ascoltato qualche replica di qualche trasmissione televisiva che si trova su YouTube. Vorrei capire come si è arrivati a questo trasferimento, perché tutti gli osservatori e i giornalisti che si sono occupati del caso hanno enfatizzato il ruolo propositivo del dottor Boni. Mentre il dottor Boni aveva ipotizzato di usare il manichino avente le stesse caratteristiche fisiche del David Rossi, poi si è preferito optare per una formula diversa, ovvero quella del vigile del fuoco che, da quello che dice la stampa, pesava il doppio di Rossi. Era proprio questo il modo migliore per svolgere questo accertamento istruttorio?
  Passo all'ultima domanda che mi sento di farle. Dopo l'archiviazione del GIP del 2017 Malavasi, mi consta che lei, insieme al presidente del tribunale, abbiate fatto un comunicato stampa. Debordo dal mio ruolo di presidente di questa Commissione e mi sento più rappresentante della Commissione giustizia e, nell'ambito della Commissione giustizia sostenitore della separazione dei ruoli, forse un comunicato stampa firmato dal presidente del tribunale e dal procuratore mi stona un po'. Le chiedo di spiegare questo aspetto.
  Do la parola all'onorevole Rizzetto, che è il primo che mi ha chiesto la parola.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, presidente. Grazie, procuratore, è stato molto gentile e collaborativo rispetto alla giornata odierna. È stata un'audizione molto ampia e per questo la ringraziamo.
  Ciononostante, rispetto a chi si è occupato di questo caso sia a livello giudiziario, sia a livello giornalistico e sia a livello parlamentare, per quanto mi riguarda si va a evincere che ci sono stati una serie di gravissimi errori investigativi.
  Come ricordava prima il presidente, di fatto lei ha ammesso forse inconsciamente questi errori investigativi nella nota di sette od otto pagine che abbiamo letto, sottoscritta anche dal presidente del tribunale Palombi, poiché va a confermare come sulle indagini non si sia seguita una cosiddetta «procedura standard» di Polizia scientifica, come il sequestro di ogni elemento istologico sulle ferite. Dopo farò accenno anche alle lesioni che sono state una parte molto importante del suo intervento di oggi. Alcuni reperti fondamentali sono stati trascurati e distrutti prima di un'analisi e secondo me questo è un punto molto importante per le indagini.Pag. 18
  Rispetto alla registrazione delle telecamere, lei ha citato una telecamera. Vi erano dodici telecamere che avrebbero potuto filmare qualcosa, ma non è mai stato acquisito nulla rispetto alla registrazione.
  Vi è stata anche la mancata acquisizione dei tabulati dei cellulari o del traffico di cellule telefoniche, che guarda caso potrebbero essere state di aiuto su un elemento che dopo andrò a ricordare, ovvero sulla persona che lei ricorda che si affaccia sul vicolo e dalle immagini si evince avesse un telefonino all'orecchio.
  Infine, vi sono anche testimoni mai interrogati in un primo momento come Lorenza Pieraccini, perché è stata sentita in seno al processo Vecchi-Tognazzi sulle accuse proprio che, come ricordava il presidente Zanettin, sono state archiviate rispetto alla vedova Tognazzi.
  Rispetto ai fazzoletti più o meno distrutti, lei dice – mi corregga se sbaglio – che il tamponamento che è stato effettuato dai fazzoletti che sono stati ritrovati nella parte superiore del cestino è molto probabilmente adducibile a un tamponamento alle ferite al volto, al labbro. Anche nelle fotografie dell'autopsia si vede che c'è un certo tipo di escoriazione al labbro. Tuttavia, mi chiedo una cosa. Se lei prima ha affermato che queste ferite nella parte frontale del corpo, quindi anche quelle del volto, si sono verificate sulla base di uno sfregamento in caduta del Rossi che si appende e poi cade, dopo essersi procurato delle ferite al volto con lo sfregamento, il Rossi sarebbe dovuto risalire in ufficio, prendere i fazzoletti, tamponarsi e mettere questi fazzoletti nel cestino. Mi sembra che non quadri molto.
  Rispetto a quello che lei chiama «luccichio dell'orologio», abbiamo delle testimonianze dirette degli infermieri che hanno, purtroppo, raccolto il cadavere di David Rossi che dichiarano – è agli atti –: «L'orologio non era attorno al corpo», ma io aggiungerei «dove è stato fotografato».
  Nella nota che prima le ricordavo, secondo me vi sono elementi che necessitavano di un maggiore approfondimento. Lei ci parla di alcune ferite e anche rispetto a quanto detto prima sull'ipotesi dell'orologio, vi è un segno nell'avambraccio sinistro, all'altezza del polso nell'autopsia, che riguarda proprio una pressione che evidentemente è stata fatta sull'orologio stesso. Delle due l'una: o aveva l'orologio o non ce l'aveva, o è stato buttato o non è stato buttato. Tutto questo sulla base delle deposizioni che sono state fatte dagli infermieri.
  Arrivo velocemente alle domande. Quando lei parla della timidezza dell'uomo che si affaccia al vicolo con il telefonino, io le ricordo che ci fu un altro uomo che, filmato, si avvicinò al corpo – probabilmente cadavere – di David Rossi in quel momento e questa persona ha un nome preciso. Dopo la diffusione delle immagini non è stato aperto alcun fascicolo per omissione di soccorso.
  Il fascicolo per omissione di soccorso dell'uomo che in seconda battuta si avvicina al Rossi probabilmente cadavere è stato aperto soltanto su richiesta dei familiari, tanto è vero che a chiamare i soccorsi e le ambulanze non è stato Filippone, ma Mingrone.
  Vorrei capire perché non è stato aperto un fascicolo per omissione di soccorso istantaneo nei confronti di una persona che si avvicina probabilmente a un cadavere, ma viene aperto un fascicolo per omissione di soccorso soltanto quando la famiglia ne fa richiesta. Tra l'altro, la famiglia ne fa richiesta dopo che i tabulati telefonici sono stati distrutti e quindi evidentemente era impossibile anche ricondurre una mappatura telefonica rispetto al fatto che la prima persona si fosse affacciata sul vicolo con il telefonino all'orecchio, nonostante – lei lo sa – l'esposto del consulente Scarselli. Natalini e Marini hanno dichiarato – vado a citare – che era «un passante attirato dall'accaduto». Se era un passante attirato dall'accaduto, andava indagato, ma non è stato fatto. Questa è la prima domanda: perché non è stato fatto?
  Lei afferma un'altra cosa, ovvero che la perizia calligrafica riporta che nei biglietti vi era il nome «Tony». È oramai consolidato e appurato che David Rossi non chiamava Antonella Tognazzi «Tony», perché David Rossi quando era in vita ricordava Pag. 19che Tony, che era un po' il soprannome di Antonella Tognazzi, era un nome maschile. Bensì David Rossi chiamava Antonella «Antonella». Al netto di questo vi è una perizia calligrafica che non dice che la calligrafia fosse o non fosse del Rossi – quello che lei afferma essere «su poche basi scientifiche», ma vorrei capire il perché, visto che è una perizia calligrafica messa agli atti –, ma decreta la costrizione, che è un'altra cosa. Si tratta di una perizia calligrafica che decretò la costrizione rispetto al Rossi che scrisse probabilmente di suo pugno costretto, ma siamo nel campo delle probabilità.
  Ho altre due domande rapidissime e mi taccio. Chi ha deciso lo spostamento a Urbino del magistrato Boni, che si stava occupando del caso? Vorrei capire se ha deciso lei il trasferimento del magistrato.
  Per quanto riguarda la terza domanda, a partire da quanto riportato dal colonnello Zavattaro che ha attestato che prima di precipitare dalla finestra Rossi ha subìto una colluttazione, per quali motivi nella seconda indagine non si è tenuto conto della relazione dei tecnici nominati dal magistrato Boni?
  Inoltre, perché c'è stata una seconda archiviazione, se le evidenze investigative hanno dimostrato – come la stessa procura Senese ha scritto nel disporre l'archiviazione – che non ci sono le evidenze per affermare che si sia trattato di suicidio? Questo è scritto e quindi chiediamo il motivo della archiviazione.
  Considerando che nella nota che lei ha sottoscritto per dare chiarimenti sullo svolgimento delle indagini, lei ha affermato che, in base agli elementi medico legali, non si può escludere l'ipotesi che il Rossi sia stato spinto o forzato a cadere dalla finestra. Le chiedo conferma e le chiedo di nuovo perché si è arrivati alla archiviazione del caso.
  L'ultima cosa riguarda le e-mail. Vorrei capire se secondo lei il dottor Viola ha letto e visto le e-mail che il Rossi ha scritto in quella giornata, perché la segretaria del dottor Viola, la Pieraccini, dice di sì. Vorrei capire perché la Pieraccini non è stata sentita sùbito e vorrei capire perché dopo queste e-mail che, secondo le indagini, potevano essere a disposizione di sette od otto persone sono state cancellate quasi sùbito dopo la caduta.
  Infine, Pieraccini e Fanti in seno al processo Vecchi-Tognazzi hanno ammesso di avere distrutto queste e-mail. Se sì, vorrei capire che cosa è stato fatto in termini di indagini nei confronti di Pieraccini e Fanti. La ringrazio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzetto, anche per la sintesi. Do la parola all'onorevole Fornaro.

  FEDERICO FORNARO. Grazie. Molte domande sono già state fatte. Volevo entrare su un punto. Non mi pare di avere ascoltato dalla sua ampia relazione – di questo la ringrazio –, un dato che credo possa essere importante, ovvero l'altezza della caduta, vale a dire da quale altezza cade David Rossi. Se confermato che ci trovavamo al terzo piano dell'immobile, credo che dovremmo ragionare intorno a massimo 12 o 15 metri. La posizione di caduta che lei ha descritto riduce ulteriormente l'altezza, perché bisogna metterci l'altezza della persona, arrivando a 10 o 12 metri.
  Per essere molto chiari, per una persona che si vuole suicidare questo non è un metodo che dà la certezza della morte. Infatti, vi è un elevato rischio che cadendo in quel modo tu possa provocarti delle ferite, ma rimanere vivo, magari paralizzato agli arti eccetera. Questo è un punto che è stato affrontato nella perizia medico-scientifica oppure no? Nella dinamica suicidaria è del tutto evidente che si potevano scegliere altri metodi che davano maggiore certezza del risultato finale.
  Questo è un elemento che le chiedo di approfondire come dato per l'acquisizione, per le nostre riflessioni e per la nostra attività come Commissione di inchiesta. Le chiedo anche se è stato valutato da parte dei periti.
  La seconda cosa su cui volevo una conferma riguarda il fatto che nel suo intervento lei ha detto che in altra indagine, ovvero quella relativa alla inchiesta sul Pag. 20Monte dei Paschi di Siena, il nome di David Rossi non appare e che non vi è nessun tipo di correlazione tra le due inchieste. Ad ogni modo, da quella inchiesta non emerge nessuna responsabilità diretta o indiretta di Rossi nella vicenda di Monte dei Paschi.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Onorevole D'Ippolito.

  GIUSEPPE D'IPPOLITO. Grazie, presidente. Ringrazio il procuratore per la sua disponibilità e per la sua relazione.
  Io vorrei partire da una riflessione sulla quale saranno generate le domande. Ovviamente mi riservo di vedere gli atti che ci ha depositato ma, parlando della prima indagine, mi sembra evidente che ci troviamo di fronte a una serie di manchevolezze investigative. Credo che la manchevolezza principale sia stata indotta dalla convinzione di trovarsi di fronte a un caso di suicidio e su questa convinzione si è poi dato lo spazio a tutte le indagini.
  Procuratore, lei mi insegna che di fronte a una morte violenta, in mancanza di evidenze particolari, non si può subito acquisire una tesi per poter sviluppare le indagini e ignorare altre tesi possibili.
  Veniamo agli elementi a riscontro. Si è parlato dei fazzolettini. Mi sembra che il professor Gabrielli sul sangue dei fazzolettini rinvenuti abbia detto: «C'è stata una approfondita indagine peritale». Questi fazzolettini sono stati distrutti, così come sono stati distrutti i bigliettini che dovrebbero attribuire uno stato emotivo particolare al Rossi. Lei ricordava anche che non è stato congelato l'ufficio del Rossi, tanto che poi si inseriscono le versioni della porta chiusa o della porta aperta, e che non è stato fatto nell'immediatezza un esame autoptico sul corpo di Rossi che avrebbe svelato anche la parte che riguardava le numerose lesioni e le numerose ferite. Così come i bigliettini, sono stati distrutti i vestiti che indossava Rossi al momento in cui cadde dalla finestra. Questi vestiti avevano delle tracce di sangue, ma non si è mai indagato se si trattasse del sangue di Rossi o del sangue di terze persone.
  In conclusione, la domanda è: di fronte a un quadro probatorio che è stato compromesso, perché non è stata garantita la permanenza nel tempo – ricordo che i bigliettini sono stati distrutti ancora prima che venisse notificato il decreto di archiviazione alla famiglia – la seconda indagine non è nata già viziata e su un quadro probatorio non più originale, ma in qualche modo di seconda mano?
  Ritorniamo sull'ipotesi che lei smentisce di un coinvolgimento di Rossi nelle indagini sul Monte dei Paschi di Siena. Lei ha detto che Rossi è risultato assolutamente estraneo, che è stato attribuito al suo stato emotivo di sconforto il suo gesto estremo.
  La domanda è: perché sono state fatte delle perquisizioni a casa di Rossi? Vi erano delle ipotesi di reato sulle quali si stava indagando? Si stavano verificando dei coinvolgimenti?
  Infine, ritornerei anche io sulle e-mail a Viola. In queste e-mail Rossi dice: «Io domani andrò dai pubblici ministeri a parlare», o perlomeno fa capire questo. La mattina in cui poi è deceduto, Rossi ha effettivamente incontrato dei pubblici ministeri della procura di Siena? È stato aperto qualche fascicolo? Sono state raccolte delle informazioni che poi non so che fine abbiano fatto? Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole D'Ippolito. Do la parola all'onorevole Borghi.

  CLAUDIO BORGHI. Grazie, presidente. Ringrazio il procuratore per la rappresentazione che, stante la grande mole di materiale che si è accumulato negli anni, è evidente che è stata un sunto.
  Vorrei cercare di focalizzarmi sul primo punto, perché le assicuro che nella parte che ho avuto modo di vedere di materiale disponibile al pubblico fino a adesso – ovviamente mi riservo di vedere quanto da lei prodotto – le cose che non tornano, al di là di qualsiasi tipo di ricostruzione giornalistica, sono concentrate nella prima richiesta di archiviazione. Ricordiamo che vi è stata la seguente tempistica. La prima archiviazione è stata predisposta con l'ordinanza del 5 marzo del 2014 e poi lei riapre le indagini, perché le indagini sono Pag. 21state riaperte nel novembre del 2015, se non erro. Lei è arrivato come procuratore Capo a Siena a ottobre del 2014. Innanzitutto, le volevo chiedere precisamente che cosa l'ha indotta a riaprire queste indagini. La prima domanda precisa è: quali sono stati gli elementi tali per cui ha riaperto le indagini?
  Rileggendo il primo documento di archiviazione, ci sono delle cose che non tornano come, ad esempio – mi scusi se lo dico così –, un tono stizzito. Se si legge l'ordinanza di archiviazione, se ne deduce un certo qual fastidio, come per dire: «Ci state facendo perdere tempo, ma è evidente che è un suicidio.» Oltre a questo tono stizzito, vi sono delle cose false. Infatti, nella prima ordinanza di archiviazione viene descritto che il Rossi è morto sul colpo e viene descritto l'effetto sacco di noci, secondo il quale la persona cade in modo così violento tale per cui scoppia la cassa toracica e muore sul colpo, restando fermo e immobile per venti minuti. Tuttavia, basta vedere il video per vedere che non è così.
  A fronte di incongruenze che risulterebbero ictu oculi, se dovessi guardare la cosa con i suoi occhi, come una persona che arriva in un secondo tempo, per prima cosa metterei sotto indagine quelli di prima, perché se mi fanno una relazione tale per cui emergono dei fatti che sono chiaramente non rispondenti al vero, mi verrebbe il sospetto che sta succedendo qualcosa di strano. Sono disposto a scusare qualsiasi cosa su quanto è arrivato dopo perché, come è stato detto dal mio collega in precedenza, era un quadro ormai compromesso e si potrebbe anche concludere che non ci sono elementi.
  Tuttavia, se si parte da una figura esposta che ha appena mandato delle e-mail recanti il testo «Io ho relazioni con tutti i politici, dirò tutto e vado dalla procura» e poi muore subito, anche le serie poliziesche di quart'ordine ritengono che queste e-mail potrebbero essere indicative di un pericolo o quantomeno di un movente possibile. Non è che ci vuole Poirot per poter immaginare che ci possa essere un qualche movente da parte di qualcuno per zittirlo prima che egli ponga in essere questo suo provvedimento o questa sua intenzione messa per iscritto.
  Qui abbiamo una persona esposta, uno scandalo plurimiliardario – non era uno che passava per strada –, una persona che era dentro una questione di Monte dei Paschi dove ci sono state malversazioni, operazioni imprudenti o cose di questo tipo, che arrivavano a cifre che la Commissione di inchiesta regionale della regione Toscana aveva quantificato in 50 miliardi, ma poi ognuno le può catalogare come vuole. Abbiamo visto tanti casi di persone che vengono uccise per una borsetta e per uno scippo, figurarsi per 50 miliardi.
  Non sto dicendo che si tratti di un omicidio, ma siamo qui per accertarlo o quantomeno per indagare, però a fronte di tutte queste cose che avrebbero raccomandato una grande prudenza, il fatto che l'indagine sia stata frettolosamente chiusa e poi sia stata considerata meritevole di riapertura da parte sua, sarei curioso di sapere qual è stata la carriera delle persone responsabili, se ci sono stati dei provvedimenti, se ci sono stati degli interrogatori, se ci sono stati degli accertamenti oppure se, invece, sono stati promossi e mandati a più alti incarichi.
  Da ultimo, ho una questione un po' tecnica. Mi sembra che Rossi avesse due telefoni. Vorrei sapere che attività forense è stata effettuata sui telefoni nelle indagini e se le risulta che nell'attività fatta dalla Polizia postale della Liguria – stiamo parlando di questo rimpallo di competenze – abbia trovato la cancellazione di 229 chiamate dal Blackberry di Rossi che non compaiono neppure dai tabulati. Mi risulta che ci sia questa annotazione e trovo molto curioso che non sia stata verificata. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghi. Onorevole, Migliorino adesso.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Grazie, signor procuratore, veramente grazie. Io inizio un attimo con una provocazione, perché lei nella sua ottima relazione ha portato e reso noto a tutti – forse era già reso noto un po' dalle testate giornalistichePag. 22 che, secondo me, hanno fatto un grande lavoro – che la morte di David Rossi è avvenuta alle 19:43 e che le videocamere di sorveglianza avevano 16, non 15, ma 16 minuti in avanti e lei ha riportato che la morte quindi è avvenuta alle 20.10. Ora se 19:59 più 16 minuti fanno le 20:10, c'è qualcosa che non torna. Perché glielo dico come provocazione? Perché nelle prime indagini – come è stato già ripetuto da altri colleghi – le 19:59 riportate avevano 16 minuti avanti e quindi erano 19.43, ma nelle prime indagini invece di toglierli i 16 minuti, sono stati aggiunti. Quindi io direi che all'inizio di queste indagini non solo non si capiva l'ABC, ma non si capiva l'uno, due e tre, visto che non si sapeva una addizione e una sottrazione.
  Ora una delle maggiori paure che aveva il dottor Rossi era di essere intercettato, lo abbiamo visto in mille situazioni, lo hanno riportato i suoi parenti. Il 19 febbraio gli vengono sequestrati i cellulari, penne USB. Diciamolo una volta per tutte, signor procuratore. In quale informativa, in quale indagini vi fu la richiesta e quindi quando le utenze del dottor Rossi furono messe sotto intercettazione? Vi furono delle richieste alla TIM o al gestore telefonico che usava il dottor Rossi, sia a casa che in ufficio? Furono messe delle microspie in ufficio, a casa o in auto del Rossi anche dopo le sue escussioni, oppure dopo le perquisizioni che furono fatte? Visto che sono stati sentiti i parenti del dottor Rossi, si è mai provato a capire se qualcun altro, al di fuori della Procura, della Magistratura, avesse mai messo delle microspie nell'ufficio, in auto o a casa del dottor Rossi, si è mai capito questo?
  Lei giustamente ha accennato a un video di 37 secondi fatto da un carabiniere e forse, mi permetto di dire, ha un po' minimizzato nelle differenze che vengono rilevate dal video che poi viene fatto dalla Scientifica. Anche perché le ante di un archivio prima erano aperte e poi erano chiuse, un telefono era sotto la scrivania e poi fu messo sopra. Il computer aveva il monitor spento, nell'altro caso il monitor era acceso. Io sono un informatico, il monitor era acceso o era spento e lei ha detto che si era mosso il mouse, giusto. Ora quando si muove il mouse è perché il monitor stava in standby e quindi poi è diventato acceso e si vede la schermata, ma la schermata che noi abbiamo visto dal video era nell'ingresso dell'utenza con nome e password, quindi questo che cosa vuol dire? Il dottor David Rossi, prima della caduta, aveva fatto un logout. Uno magari pensa che abbia spento il computer e fatto un logout prima di cadere dalla finestra. Ma detto questo, sono state fatte delle analisi? Grazie, vedo che prende appunti per le domande. Ci sono state prove di inserimento password per quanto riguarda il computer del dottor David Rossi? Nella gestione di utenze, quando si cerca di entrare, quando si muove il mouse e si riattiva lo schermo con lo standby, generalmente ci deve essere una composizione di CTRL ALT CANC per andare nella schermata per entrare nella password. In altro caso, invece, non sarebbe dovuto uscire dalla sessione di Windows – perché da quello che ho visto utilizzava un sistema Microsoft – ma muovendo il mouse si sarebbe dovuto togliere lo screen saver e rimanere una sessione aperta. Voglio capire: ma sono state fatte delle indagini, visto che c'erano queste differenze tra un video e l'altro?
  Poi ha affermato – questo, secondo me, è molto importante – che un anno e mezzo dopo, quando è arrivato lei con il suo grande lavoro, avete di nuovo acquisito il file originario del video? Da dove è stato estratto questo file originario? Quindi l'hard disk è stato messo sotto sequestro dalla Procura? Io sono sempre un informatico, ho studiato ingegneria a Siena, ma come venivano fatte le videoregistrazioni? Perché il collega Rizzetto ha detto 12 videocamere, io dalla trasmissione delle Iene sento dal proprietario della gestione della videosorveglianza che vi erano nove videocamere, ma perché mi si vuol fare credere che ci sono nove file registrati nello stesso momento su un hard disk da nove videocamere o esiste un file solo con le nove riprese e poi vengono estrapolate mediante un programma?Pag. 23
  Signor presidente, io penso che andrebbero ascoltati, quindi ne farò richiesta, coloro che gestiscono la videosorveglianza del Monte dei Paschi, anche perché voglio capire se quell'hard disk è stato prelevato o meno dal sistema di videosorveglianza.
  Nel 2016 sul New York Post esce questo video che era stato prelevato subito, da quello che si dice. Ma c'è stata un'indagine di fuga di notizie? Questo video è soltanto nelle mani della Procura o anche nelle mani di qualcun altro? Siamo sicuri che non esistono ulteriori riprese oltre a quello che abbiamo visto, che magari ci dice chi c'era in quel vicolo prima della caduta?
  La dinamica della caduta. Lei ha detto che è caduto di spalle, poi si prova ogni possibile scenario probabilistico per spiegare le lesioni della parte frontale del corpo. Come ha detto anche il collega Rizzetto, io non riesco a capire i puntini sulla fronte, il taglio sul sopracciglio, quello sul labbro, ma non mi si dica così semplicemente che è un suicidio. Oggi forse già siamo arrivati al probabile suicidio, magari solo perché – e non da parte sua, ovviamente – le indagini non sono state condotte nel modo giusto, almeno per capire chi avrebbe potuto picchiare il dottor Rossi prima della caduta. Anche perché – non mi ricordo – mi pare il Colonnello Zavattaro, poi a Quarto Grado dice che sicuramente il Rossi è stato picchiato prima della caduta dalla finestra e poi vedremo pure se questa finestra era del suo ufficio, oppure no. Allora io veramente vorrei che questa Commissione, che penso sia iniziata nel migliore dei modi, possa trovare qualche elemento in più.
  Perché ha soltanto accennato ai reperti distrutti? Perché questi reperti sono stati distrutti il 14 agosto, tra cui anche un'autista dell'autobus. Ci dice qual è stata la dinamica per cui il PM – mi pare Natalini, non vorrei sbagliare – ha permesso, questa distruzione degli atti, distruzione dei fazzolettini? È normale – anche nei diritti dei familiari del dottor Rossi – che questi dovessero essere maggiormente conservati e poi abbiamo visto quello che è successo. Poi i fogli nel cestino. Fatemi capire, tutti dicono che Rossi aveva paura di scrivere dei fogli e lo dice alla figlia, addirittura le dice: «Vai a buttarli al di fuori, lontano da casa, nei cestini». Lui scrive dei fogli, si ritrovano sulla base del cestino, poi ci sono altri rifiuti e quindi i fazzolettini di carta. Ma chi ci dice che quei fogli sono stati scritti in quel giorno?
  Ho quasi finito. Le incongruenze del medico legale. Presidente, va sentito il professore Gabrielli, perché io voglio capire come si può dire che il corpo cade e muore all'istante. Il professore Gabrielli intercettato dalle Iene, mi pare da Tonino Monteleone, dice che potrebbe spiegare tutte le cause che sono avvenute, tutti i lividi che c'erano anche nella parte frontale del corpo del povero dottor Rossi. Bene, allora lo sentiremo, anche perché magari il colonnello Zavattaro dice tutta un'altra cosa.
  Voglio chiedere questo al signor procuratore: nel CD vi sono anche tutte le sommarie informazioni e le informative? Anche di qualche indagine che è al di fuori di quella prevalentemente del dottor David Rossi? Per quanto riguarda queste informative, vi sono l'ascolto del carabiniere Pasquale Aglieco e di Marcello Cardiello? E di Gianni Fanti, che quella notte quando il Cardiello presenziava davanti alla porta dell'ufficio di David Rossi passò con uno zainetto perché stava ancora nel suo ufficio a lavorare? Inoltre la Pieraccini, è stata sentita dopo, ma come ha detto anche l'onorevole Rizzetto, lei afferma che ha stampato addirittura quella lettera dove si diceva che David Rossi si voleva uccidere, ma le responsabilità di chi lavora in quella banca quando un dipendente si vuole uccidere di chi sono? Vi sono delle responsabilità?
  Poi ha parlato delle scarpe, ha detto che le punte erano quasi consumate, mi pare, ha usato un termine molto forte. Ma noi le foto delle scarpe le abbiamo e a me queste scarpe non mi sembrano così consumate.
  Io vorrei capire da lei, signor procuratore. La polvere, invece, che è stata trovata sopra e sotto le scarpe, che viene attribuita a un marmo a Siena che se tu ci metti un piede sopra ti lascia la polvere sotto le scarpe, molto particolare. Sono state condotte delle indagini da parte di qualche carabiniere che cercava di capire da dove Pag. 24provenisse quella polvere delle scarpe? È vero che al piano di sopra o nel sotterraneo che portava alla porta posteriore, vi erano dei lavori iniziati proprio in quei giorni e quindi si rifà anche al camioncino che stava nel vicolo? È vero che c'era invece quel tipo di polvere che poi è stata trovata sulle scarpe?
  Mi permetto ti dire una cosa che è pubblica. Nella lettera che è stata recapitata alla moglie di David Rossi, un vigliacco diceva che vi era stato addirittura un colpo di sparo prima della caduta di David Rossi dall'ufficio e che questo non fosse avvenuto dal suo ufficio, ma dal piano di sopra. Io abito proprio là vicino, ho un negozio a via De Rossi, a sette metri, purtroppo, dal luogo della morte di David Rossi. Alla fine del 2016, mi pare, le Iene vennero con un drone a controllare se nel muro di fronte vi erano fori di proiettile e qualche giorno dopo arrivarono i pompieri – mi pare con una specie di gru, comunque con un macchinario – per vedere se effettivamente c'era stato uno sparo, cioè cinque anni dopo. Ci può dire come è andata a finire quella indagine e come ha continuato?
  Un'ultima domanda, per quanto riguarda il portiere. Lei forse ci avrà rilasciato gli atti che andremo a leggere con molto interesse, è possibile che un portiere per un'ora non guardi un video, perché dalle 19:43 alle 20:40 non vede il corpo di David Rossi sul terreno? È stata fatta qualche indagine anche per omissione di soccorso rispetto a alcuni soggetti? Ho fatto molte domande, sicuramente mi darà delle risposte puntuali. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliorino, per la precisione delle sue domande.

  WALTER RIZZETTO. Al netto delle domande legittime che ha fatto il collega Migliorino – ci mancherebbe altro – però o lei dà la possibilità a tutti di fare circa 12, 13 minuti di intervento, oppure voglio dire quelli che hanno rispettato i cinque, sei minuti evidentemente, insomma...

  PRESIDENTE. Avevamo già detto che c'era anche il Gruppo...

  WALTER RIZZETTO. Certo, ha fatto delle domande precise, ci mancherebbe altro.

  PRESIDENTE. Nel senso che noi valutiamo anche il fatto che il Gruppo complessivamente...

  WALTER RIZZETTO. Certo. Però probabilmente anche altri colleghi avrebbero fatto molte altre domande, io lo dico semplicemente per le prossime volte, tutto qua. Quindi forse la prossima volta c'è bisogno di prendersi più tempo. E tra l'altro oltre a avere fatto intervenire due volte i componenti del Movimento Cinque Stelle, che va benissimo, ci mancherebbe altro. Però due volte li ha fatti intervenire e quindi probabilmente io mi sarei dovuto prendere circa 25 minuti, tutto qua, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. Grazie, presidente, grazie al procuratore Vitello per le cose che ci ha detto, la sua ampia relazione e i documenti che ci ha lasciato che, credo, potranno essere esaminati dai commissari con più calma. Ma grazie anche per l'atteggiamento che ha avuto e per le cose che ha detto a conclusione della sua relazione, confermando la sua attenzione, la disponibilità della Procura e la sua personale ad avere un atteggiamento di totale disponibilità e di apertura anche nell'aprire nuovi filoni di indagine.
  Lo dico perché credo che questa affermazione abbia un rilievo anche ai fini del nostro lavoro, perché penso che il lavoro che la Commissione dovrà fare potrà essere rilevante anche a tal fine, quello di poter indagare, approfondire ed eventualmente mettere a disposizione della Procura temi che probabilmente non sono stati sufficientemente approfonditi e che potrebbero essere ulteriormente indagati.
  La prima considerazione che faccio – ma credo che sia quello a cui tutti i Commissari, stanno giungendo e ovviamente non soltanto da oggi, ma per la documentazione che abbiamo avuto modo di affrontare e resa pubblica – mi pare essere la Pag. 25non accuratezza della prima indagine. Lo dico così, nel modo più garbato che riesco, perché mi pare che tanti temi che anche i colleghi che sono intervenuti prima di me hanno posto, emergano con una certa chiarezza. Cioè, il fatto che si è proceduto con un'idea in qualche modo già precostituita, cioè che si avesse di fronte un chiarissimo caso di suicidio, quindi non esplorando altre ipotesi o comunque diciamo non approfondendo a sufficienza altre ipotesi.
  Mi riferisco alla cosa che molti altri colleghi hanno ripreso, cioè alla fretta con cui si è proceduto alla distruzione di alcuni elementi raccolti, fazzoletti, eccetera, al fatto che non si sono acquisite anche, per esempio, le immagini delle altre uscite e comunque tutte le immagini che potevano essere utili ad approfondire le indagini. Nonostante l'abbia ascoltata attentamente, mi sembra che resti qualche riserva sulla vicenda delle ferite al viso che può essere compatibile – come alcuni sostengono – anche con una possibile colluttazione avvenuta prima della caduta di David Rossi.
  Ancora, mi chiedo perché non è stata sentita questa persona che si vede comparire nel video, oppure se è stata sentita chi è. Mi sembra che ci siano molte questioni che fanno propendere per una non accuratezza della prima indagine. Non a caso lei e altri avete deciso di aprire un secondo filone e una seconda indagine che mi sembra sia stata eseguita con maggiore cura.
  Però la prima domanda è quale idea lei si sia fatto sul perché questa prima indagine è stata condotta così.
  La seconda domanda che le voglio fare è legata a una sua affermazione. Lei ci ha detto nella sua relazione che è assolutamente escluso che altre persone fossero presenti nell'ufficio di David Rossi, quello da cui si presume che poi sia avvenuta la caduta. Le volevo chiedere – anche alla luce di varie tesi che poi sono state sostenute anche a livello giornalistico che anche altri colleghi hanno evidenziato – se voi avete esplorato l'ipotesi che questa caduta potesse avvenire da altre stanze, quindi questa ipotesi di una stanza al piano di sopra.
  La terza e ultima domanda, poi mi taccio. Lei ha ripetuto molte volte nella sua relazione, che la preoccupazione di David Rossi circa un suo imminente arresto o comunque un suo coinvolgimento nelle indagini che hanno riguardato la vicenda Monte dei Paschi fosse del tutto ingiustificata, lei lo ha ripetuto con grande chiarezza. Le chiedo se lei si sia fatta un'idea un po' più precisa delle ragioni di questa grande preoccupazione, questa ansia che lo ha portato a una conclamata – anche dai colloqui della stessa psicologa che lo ha incontrato – situazione di grande stress, da dove potesse nascere questa convinzione di Rossi e se si è fatto un'idea di quale sia questa «cazzata», che lui richiama nelle sue e-mail, nei colloqui che ha avuto con il fratello e con altre persone a lui vicino e che probabilmente sono una delle ragioni di questa sua situazione di grande stress, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cenni. L'onorevole Lacarra.

  MARCO LACARRA. Grazie, presidente. Ringrazio anche io il procuratore Vitello per l'ampia relazione e per la disponibilità con la quale ha accolto il nostro invito e anche per il garbo che ha usato nella valutazione di indagini, quelle che hanno preceduto il suo arrivo a Siena, che evidentemente sono state condotte con superficialità, mi verrebbe da dire anche con sciatteria, partendo da un presupposto – in questo caso considerando anche la buona fede degli investigatori – che il dato suicidio fosse conclamato e che non ci fosse la necessità di fare approfondimenti. Questa è una visione ispirata da buona fede, altri immaginano, invece, ipotesi complottiste. Non sta a noi ovviamente avere pregiudizi rispetto a quello che è accaduto, quello che è nostro interesse è invece capire e offrire un supporto perché si possa arrivare all'accertamento della verità.
  In tal senso, in questa prospettiva vorrei farle alcune domande, provando a non essere ripetitivo rispetto a quelle che sono state già poste e partendo dal video. Noi non abbiamo l'acquisizione – pare che non Pag. 26sia stata fatta – del video integrale, che di fatto è l'unico elemento che ci permette di ricostruire l'evento. Né risulta che ci sia l'acquisizione di tutte le riprese degli apparecchi di videosorveglianza che sono all'interno dell'edificio, che avrebbero potuto chiarirci in modo definitivo se le fantasie – così come invece sono state accertate dalle indagini che lei ha svolto – rispetto a presenze di terzi nell'edificio che avrebbero causato la morte del Rossi, potessero essere definitivamente sgombrate.
  Le lesioni al volto, ne abbiamo parlato. È difficile immaginare – rispetto a quello che si vede nel video, alla ricostruzione che è stata fatta ex post – una congruenza di quelle ferite rispetto proprio alla dinamica della caduta. Se ci potesse dare qualche elemento in più perché noi si possa in qualche modo renderle compatibili con l'evento caduta.
  La fonte del sangue, lei ce ne ha parlato, quella rinvenuta sui famosi fazzoletti andati distrutti. Anche su questo apprezzo diciamo la sua cautela, non ha fatto valutazioni, ma veramente è surreale pensare che in pendenza dei termini per l'opposizione al provvedimento di archiviazione vengano distrutti degli elementi che possono essere possibili elementi di prova. Su questo mi piacerebbe e le sarei grado se potesse darmi una sua versione. Lei fa questo lavoro da tanti anni, io faccio più o meno un lavoro molto vicino al suo perché sono avvocato e nella mia modesta e piccola esperienza nell'ambito penale, francamente mai mi era capitato che pendendo un procedimento fossero distrutti degli elementi possibili di prova. È la prima volta che mi trovo davanti a una situazione di questo tipo.
  Lei mi ha confermato che la sua esperienza è molto importante dal punto di vista anche degli anni di lavoro, avrà sicuramente avuto occasione di confrontarsi con precipitazioni suicidarie. Ritiene che una precipitazione avvenuta in quel modo, senza rotazione, sia coerente, sia compatibile con la ricostruzione che è stata fatta?
  La presenza della sostanza bianca sulla punta delle scarpe? Parlava il collega di distruzione, anzi mi pare che lei abbia parlato di distruzione della punta delle scarpe. In realtà c'è chi rileva che ci sia stata sostanza bianca, siamo certi che siano state trovate tracce di gomma sulla parete esterna solo tra il quarto e il terzo piano o meglio tra il terzo e il secondo piano e non tra il quarto e il terzo piano?
  Si parla di lavori, la famosa ditta del furgoncino. Questi lavori dove erano in corso, nello stabile dove si è verificato l'evento che ci riguarda?
  Lei ha parlato di procedimento in corso, credo di poter fare questa domanda e non credo che venga investita dalla qualifica di riservatezza. Perché viene utilizzato il modello 45? Sappiamo la differenza tra modello 44 e il modello 45 o meglio noi la sappiamo, magari cercherò di essere un po' più chiaro nei confronti di chi non ha cognizioni tecniche processuali. Il modello 45 riguarda fatti non costituenti reato per i quali si indaga, il modello 44, invece, quando si individuano già nel momento in cui si scrive il fatto stesso e lo si qualifica già come un fatto reato. Quindi si dà già in partenza l'idea che si voglia indagare su un fatto che non è reato e volevo sapere le ragioni per le quali viene utilizzata questa procedura, che è un fatto soltanto squisitamente formale, ma già dà l'idea dell'approccio dell'autorità inquirente.
  L'orologio. C'è un cinturino che è stato ritrovato vicino alla gamba destra e la cassa in alto a destra. Nel video, però, non c'è traccia del volo del cinturino, cioè si vede cadere il corpo, si vede una cosa che luccica, ma del cinturino non si ha traccia. Durante la caduta il corpo non dà segni di movimento, cioè si vede una caduta secca, verticale. Come si fa a immaginare che un corpo che non si muove cada lasciandosi andare, strisci sulla parete e atterri senza rotazione? È il ragionamento che facevo prima, cioè cade, diciamo secco, non so se sono stato chiaro nell'esposizione.
  In ultimo, la ringrazio se avrà la pazienza di rispondere a tutte queste domande, l'autenticità della scrittura. Ho qualche dubbio sulla autenticità della scrittura – che lei stesso ha manifestato non esservi – e mi domando se è possibile, secondo quella che è la sua esperienza, potere risalirePag. 27 ad un'ipotesi di costrizione di uno scritto benché riconducibile, ovviamente, al David Rossi. Mi domando inoltre, ma mi sembra davvero difficile, se sia possibile stabilire una eventuale costrizione nella stesura di quello scritto, piuttosto che una libera scrittura del testo stesso. Su questo ho qualche perplessità, però mi piacerebbe sapere se c'è certezza sulla autenticità degli scritti del Rossi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lacarra. Onorevole Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, procuratore, per il suo tempo e per la relazione. Diciamo che tutto quello che ci ha riferito e le domande fatte finora dai colleghi potrebbero dare ampio materiale anche a chi, come me, complottista non è, perché ci sono veramente troppe incongruenze che mi lasciano dubbi anche sulla buona fede su come è stata condotta la prima indagine, lasciano elementi di dubbio.
  Lei ha citato, e vorrei saperne qualche cosina di più, più volte che la modalità prevedeva il Rossi appeso alla barra. Sono stati fatti rilievi sulla barra? Sono state trovate impronte? Semplicemente lei non ne ha citate o che tipo di riscontro è stato fatto sulla barra della finestra?
  Lei ha citato le agende. Hanno dato qualche riscontro particolare, qualche elemento utile e se sì sono state poi riacquisite al fascicolo?
  Da quello che ha descritto lei, gli elementi emersi sembrano così tanto da manuale per la tipologia del suicidio da richiamare una messa in scena. Ciò appare talmente cristallino da mettere forti dubbi.
  L'ultima domanda. Fonti giornalistiche hanno messo molta attenzione sul fatto che l'ambiente del tribunale, della Procura di Siena abbia ricevuto molti incarichi a livello ministeriale; mi risulta che anche lei abbia svolto incarichi presso una Commissione al Ministero: se sì in che periodo e se era prima o dopo la sua nomina a procuratore di Siena, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Picchi. L'onorevole D'orso.

  VALENTINA D'ORSO. Grazie, presidente. Io ringrazio pure il procuratore Vitello, perché con la ricchezza della sua relazione ha dato impulso a tutti questi approfondimenti che stiamo sollecitando.
  Come prima osservazione desideravo, però, un chiarimento. All'inizio della sua relazione, se non ho compreso male, quindi le chiedo la conferma, lei ha affermato che David Rossi – spiegando che non aveva nessun motivo per essere nello stato emotivo che è stato ampiamente illustrato, lo stato di ansia e di paura – è stato escusso come persona informata sui fatti. Però non ho preso appunto e non so se è stato anche riferito il procedimento nel quale è stato escusso come persona informata sui fatti il dottor David Rossi. Questo è il primo chiarimento per me importante che le chiedo.
  Inoltre vorrei soffermarmi – come ha fatto già qualche collega – sul video. Il video della caduta che tutti noi abbiamo visto, non è un video integrale. Allora, le chiedo se all'epoca venne data istruzione non solo di una acquisizione solamente della registrazione di una sola telecamera, quando abbiamo già ampiamente discusso sul fatto che le telecamere erano molte di più, ma anche se fosse data istruzione di acquisire soltanto una parte del video e non il video integrale, quindi la registrazione integrale.
  Inoltre, il collega Fornaro, mi pare, sollecitava un chiarimento sugli accertamenti attraverso i quali si sia potuta verificare l'altezza dalla quale il Rossi precipitava; in realtà, dalle varie inchieste giornalistiche, sembrerebbe emergere che questo accertamento non si sia potuto fare perché...

  FEDERICO FORNARO. Scusa, abbi pazienza, io ho fatto una domanda al procuratore, non è che mi devi dare tu la risposta. Per capirci.

  VALENTINA D'ORSO. No, no, un attimo. Allora formulo la domanda in modo diverso. Sembrerebbe che si sia in possesso di un video accelerato, mentre il video originale non si sia più rinvenuto. Volevo conferma di questa notizia di stampa che è circolata e se sono state fatte delle indagini, Pag. 28eventualmente per rinvenire la bobina che conteneva il video originale.
  Inoltre, sulla scorta della perizia dell'ingegnere Scarselli, se si sono fatte indagini su eventuali alterazioni del video che è stato poi anche divulgato. Dal video si vede il furgoncino – di cui anche lei ha parlato, dottor Vitello – per cui lei ha relazionato che si è accertato appartenesse alla ditta che stava facendo dei lavori. Oltre a chiedere se sia stato accertato il tipo di lavori che si stavano svolgendo, vorrei sapere soprattutto le parti degli edifici interessate da questi lavori. Un collega che mi ha preceduto ha fatto la medesima domanda, io le chiedo anche se sia stato sentito il titolare o comunque l'addetto che era presente perché aveva portato in loco il furgoncino e anche se gli sia stato chiesto come mai a quella tarda ora si stessero svolgendo ancora dei lavori, perché le maestranze si stavano attardando.
  Un altro gruppo di domande per un ulteriore approfondimento lo dedicherei ad una affermazione che lei ha fatto più volte, secondo cui ha escluso la presenza di terzi nell'ufficio del Rossi nell'imminenza dell'evento. Questa certezza in realtà stride, a mio parere, un po' con altre affermazioni che sono state fatte e che sono anche agli atti in realtà, ovvero il fatto che tante persone siano entrate e uscite dall'ufficio del Rossi, quanto meno nella fascia oraria tra le 20:30 e le 23:30, insomma fintanto che non fossero messi i sigilli, inclusi i due pubblici ministeri che si recarono in loco e i poliziotti che per primi salirono ma prima ancora il Filippone se non sbaglio che entrò alle 20: 30 nell'ufficio. Quindi tutte persone che hanno in qualche modo contaminato la scena, la stanza, uso io questo termine, lei non l'ha detto. Però sono stati accertati degli spostamenti di oggetti. Poi abbiamo quella fascia oraria in cui c'è una incongruenza, una porta che viene vista aperta dell'ufficio da parte della collega del Rossi che passa davanti a quella porta e vede la luce accesa e la porta aperta. Invece alle 20:30, se non sbaglio, il Filippone trova la porta chiusa. Quindi abbiamo anche qui una movimentazione di questa porta che non si spiega, non abbiamo elementi per spiegarla, ma che potrebbe anche portarci a pensare a una presenza di qualcuno che la chiude. Come si concilia questa certezza dell'esclusione della presenza di terzi nell'ufficio nell'imminenza dei fatti, con tutte queste incongruenze? Quali accertamenti scientifici sono stati fatti per arrivare a questa certezza che oggi ci viene in qualche modo fornita, mentre ci sono elementi che propendono per tutto il contrario?
  Poi un ulteriore approfondimento sull'attività di indagine che è stata esattamente svolta nel procedimento per omissione di soccorso, cioè che tipo di atti...

  PRESIDENTE. Onorevole, se riesce...

  VALENTINA D'ORSO. Ho concluso, perché l'ultimo approfondimento era sulle lesioni al volto, soprattutto alle ascelle. Forse su quelle alle ascelle non ci siamo soffermati, quindi solamente un chiarimento sulla spiegazione scientifica di quelle ecchimosi sotto le ascelle, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'orso. Ora ho l'onorevole Ermellino. È l'ultimo.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Grazie, presidente. Sì, sarò brevissima nel rispetto di quanto avevamo detto e stabilito in Ufficio di Presidenza. Brevemente, io chiederei – innanzitutto ringraziando il signor procuratore – se c'è contezza o se è agli atti il personale presente all'interno dell'istituto bancario nel momento in cui i fatti sono accaduti.
  In merito a quanto rilevato, ovvero al fatto che ci fossero delle ecchimosi, insomma per questi fazzolettini ormai distrutti, se sia stata successivamente aperta un'indagine interna all'istituto bancario.
  Ultimo, ma non ultimo, c'è una riflessione che stavo facendo; lei più volte ha riferito che David Rossi era una persona emotivamente instabile, almeno da quello che si desume dalle sue parole. Addirittura anche i parenti lo avrebbero descritto – questo dalla prima indagine – come una persona emotivamente instabile. Mi chiedo, dato che la sua posizione era rilevante all'interno dell'istituto bancario – si occupavaPag. 29 di comunicazione, anche di elargire dei contributi importanti – quanto questa sua situazione emotivamente compromessa fosse compatibile con il ruolo che lui svolgeva e quanto questo sia compatibile con le parole del dottor Viola che dice che nella figura di David Rossi c'era la massima fiducia.
  Perché delle due l'una, la persona era competente e calata nel suo ruolo oppure c'erano dei problemi e c'è stata una sorta di sottovalutazione di quanto questo potesse eventualmente creare anche un pericolo per l'istituzione bancaria. Grazie.

  PRESIDENTE. Molte grazie. Abbiamo concluso i nostri interventi. Io lascio la parola al dottor Vitello per le sue precisazioni e risposte.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Speriamo di essere in grado, qui sono tante le cose. Allora inizio ovviamente da lei, signor presidente, con le domande che mi ha rivolto.
  Chi ha distrutto i fazzoletti? Sì, c'è stato un provvedimento di dissequestro e di distruzione dei fazzolettini, confermo, prima della definitiva archiviazione da parte del pubblico ministero dottor Natalini. Erano fazzolettini, a chi li doveva restituire? Fazzolettini di sangue, era questa la ragione. Per carità, è un atto incongruo, questo va detto. È un atto incongruo, nessuno lo mette in dubbio, si poteva aspettare, erano lì. Però bisogna pure contestualizzare l'atto. In quel momento c'era stata una richiesta di archiviazione, dove tutti gli elementi raccolti propendevano per il suicidio, forse questo è stato, se vogliamo, l'errore di fondo.

  GIUSEPPE D'IPPOLITO. C'è stata opposizione non notificata.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. C'è stata l'opposizione, come no? C'è stata opposizione e poi c'è stata la Camera di consiglio e quindi era tutto chiaro. Ma, al di là di questo, quello che voglio dire è che sin dall'inizio era un'azione investigativa orientata – dagli atti raccolti e da tutto quello che vi ho detto prima – per il suicidio. Questa è stata, se vogliamo, la sottovalutazione del dato, di quella prova, proprio perché in quel momento tutti gli elementi raccolti propendevano per quella soluzione.
  Alla sua domanda, signor Presidente, sulle stranezze delle modalità di suicidio onestamente non saprei rispondere. Io ne ho visti tanti di suicidi, soprattutto quando ero a Roma, non c'era turno in cui non ci fosse un suicidio. Non parliamo di quelli in carcere, in cui ci si suicida in modi veramente impensabili. Non c'è neanche l'altezza, uno si lega e poi si lascia andare. Sulle modalità non c'è una spiegazione razionale, uno quando perde la testa e arriva a quell'atto estremo – se fosse questa la soluzione – non ragiona più, quindi quello che succede dipende dal suo modo di pensare.
  Poi rispondo subito, perché è stata una domanda fatta da altri. Il dottor Boni è un magistrato che ha fatto prima il sostituto in Sardegna, poi a Montepulciano e a Siena. Come tutti i magistrati, ambisce ad avere un incarico direttivo. Il dottor Boni è andato via da Siena, perché è stato nominato procuratore della Repubblica di Urbino su sua domanda, prima ancora che si parlasse di questi fatti nei termini in cui ne stiamo discutendo ora. Era una legittima ambizione del dottor Boni diventare procuratore. La riapertura delle indagini è una scelta condivisa tra me e il dottor Boni e quando il dottor Boni è andato via, il fascicolo è stato co-assegnato a me e al dottor Gliozzi, ex procuratore della Repubblica di Siena, c'è stata una condivisione totale, quindi non c'è nessun arcano che possa parlare di allontanamento di Boni. Quale allontanamento? Questa cosa non ha senso.
  Signor presidente, parlo del comunicato stampa che abbiamo fatto io e il presidente Gabelli e lo faccio con un certo coinvolgimento emotivo. Io arrivo in ufficio la mattina e tutti i colleghi vengono in ufficio a chiedermi come io giudico una dichiarazione fatta la sera prima alle Iene da parte del Sindaco Piccini, il quale ha detto queste testuali parole: «Sulla morte di David Rossi ci può essere un'altra spiegazione che i Pag. 30magistrati di Siena non hanno indagato, perché vi erano dei festini che si facevano nella zona lì vicino, cui partecipavano politici e magistrati. Se si indagava e si scopriva che c'erano magistrati, scoppiava una bomba». «Magistrati», signor Presidente, perché qui sono coinvolti PM e giudici. È evidente che io, come rappresentante dell'ufficio e il Presidente del tribunale come rappresentante del tribunale avevamo il dovere, non la facoltà, il dovere di tutelare. Io cambio, andrò via, Carrelli andrà via, ma l'ufficio e l'istituzione non può essere vulnerata e non può essere trattata in quella maniera, perché – come, giustamente, affermano i procuratori di Genova, ve l'ho detto prima, quando affrontano questa problematica – non è giusto ritenere che quelle censure possano in qualche modo sminuire la credibilità dell'istituzione, perché quelle censure diffuse dalla trasmissione televisiva le Iene con il fine affermato di aiutare e fare chiarezza su una vicenda umana estremamente dolorosa, in realtà hanno avuto come effetto quello di gettare discredito indistintamente sull'intera Magistratura e sul suo operato. Qui c'era il problema della tutela della credibilità dell'istituzione che si chiama Ufficio giudiziario di Siena, questa è stata la ragione. Tanto è vero, signor presidente, che dopo sono intervenuti il Presidente della Corte, la dottoressa Margherita Cassano e il dottor Viola, procuratore Generale, a chiedere una pratica a tutela dei magistrati di Siena, quindi di tutti i magistrati di Siena, al CSM.
  L'azione per Tognazzi. Devo dire che nel corso delle indagini, quindi sempre nel corso della prima indagine, risultano acquisite testimonianze in cui il fatto è il seguente. L'avvocato Goracci si reca dalla responsabile delle risorse umane e fa presente che ci sono queste e-mail indirizzate a Viola, in cui esplicitamente Rossi spiega che si vuole suicidare. Quelle e-mail, secondo l'ottica dell'avvocato Goracci mettono in mora la banca, perché nella loro ottica avrebbe imposto un intervento a tutela della salute fisica del lavoratore. Quindi viene fatta una richiesta di un milione e mezzo di danni. Quelle e-mail erano riservate, era una corrispondenza riservata. Quello è il fatto. Dopo di che c'è stato un decreto di citazione sulla base della violazione dell'articolo 167 della Legge sulla privacy, Il giudice ha fatto una bellissima sentenza in cui non trascura il fatto, ma ritiene che la qualificazione giuridica non sia stata corretta. Quella sentenza io l'ho condivisa pienamente e non abbiamo fatto appello, questa è la dinamica del processo. Viene proposta un'azione penale e peraltro io, è normale, ho sentito la signora e le ho espresso – come esprimo all'altro imputato Vecchi – il mio dispiacere per questa cosa, perché è normale che sia così, ma rientra nella fisiologia. Si può avere un'ipotesi di reato, non viene accettata dal giudice – questo è il procedimento – dopo di che sarebbe stato persecutorio insistere in un'impugnazione. Non lo abbiamo fatto.
  L'onorevole Rizzetto sulle telecamere.
  Le telecamere che sono state acquisite, sono soltanto quelle della caduta, quante ce n'erano di preciso, onestamente il numero non lo so, ma non sono state sicuramente acquisite le telecamere agli ingressi. Abbiamo qui la dichiarazione del portiere Ricucci: «Quanti varchi ci sono per accedere alla sede storica della Banca Monte dei Paschi? Dall'esterno si può accedere solo attraverso tre varchi, tutti presidiati da altrettante portinerie, due in piazza Salinbeni, civici 1, detta Tantucci, e 3 e 1 in vicolo Monte Pio. Preciso che il responsabile della filiale di via Banca di Sopra può accedere attraverso una porta allarmata interna, apribile solo tramite apposita tesserina. Che orario segue la portineria? Preciso, innanzitutto, che le portinerie seguono un orario diversificato, quella Tantucci al civico 1 e Monte Pio aprono alle 6:30 e chiudono alle 18:40 – quindi un'ora prima erano chiuse – quella del civico 3 invece apre alle 5 e chiude alle 21; dopo le 18:40 rimane aperta solo la portineria principale del civico, i portoni degli altri due varchi e la porta interna che permette l'accesso al responsabile della filiale vengono chiuse a chiave e le chiavi portate nella portineria principale. Da quel momento nessuno può uscire o entrare, se non attraverso il varco di Piazza Salinbeni, le porte sono chiuse a chiave e non possono Pag. 31essere aperte, se non con le chiavi che sono state portate in portineria principale».
  Questo è quello che ha dichiarato, quindi l'unica portineria aperta era quella in cui c'era il portiere. Ora io non voglio instaurare con voi un contraddittorio sulla base di considerazioni, non è questa la mia funzione. Io voglio soltanto darvi dei dati, le considerazioni poi le fate voi. Ovviamente non è un contraddittorio tra me, pubblico ministero, che ho lo stesso interesse vostro, qui gli interessi sono convergenti, per un fatto ontologico non ci può essere una contrapposizione tra me e la Commissione, siamo qui tutti per fare lo stesso lavoro e con il compito vostro, anche, lo riconosco, di giudicare il nostro. Avete questa funzione ed è giusto che sia così ma ovviamente io non mi posso mettere a fare, proprio per questa ragione, considerazioni contrapposte a quelle che ha fatto l'onorevole Rizzetto. Questo è il dato, non sono state acquisite le altre telecamere, perché probabilmente sono state ritenute inutili, visto che c'era l'unico accesso ed era sorvegliato dal portiere. Si sarebbe potuto fare diversamente? Certo.

  WALTER RIZZETTO. È molto irrituale che non vengano acquisite tutte le telecamere.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, guardi, nelle indagini non è che ci siano dei riti prestabiliti, soprattutto quando si parla di suicidio. Ci sono delle valutazioni che si fanno caso per caso, non ci sono protocolli investigativi che riguardano il suicidio o anche altri reati, ci sono dei protocolli per reati molto tecnici. Qui si tratta soltanto di stabilire se è opportuno o se è utile soprattutto. Ora questa è la valutazione che è stata fatta a suo tempo. Era possibile un'altra valutazione? Certo che era possibile. Sarebbe stato opportuno? Le dico di più, sarebbe stato opportuno. Però questo è il dato.
  Poi sull'ombra. Io non ho capito bene, onorevole. Lì gli unici che si vedono, che sono arrivati davanti al cadavere sono – mi pare – li abbiamo identificati, Mingrone e Filippone. Quelle sono le persone che sono state identificate, poi c'è questa ombra. Si vedono delle ombre e dei luccichii di macchine, ma rimaniamo all'ombra con il telefonino, che è il dato più rilevante. Bene, a quell'ombra con il telefonino al momento non viene dato peso. Quando gli diamo peso? Nella seconda indagine e vi dico subito perché. Il medico legale mi dice che non è vero che è morto immediatamente, ma è morto dopo venti minuti, quindi, ergo, se la morte avviene dopo venti minuti, uno vede una persona che sta per terra e non interviene, è omissione di soccorso. Sono io che apro il procedimento per omissione di soccorso, di iniziativa. Facendo tutta una serie di accertamenti – perché era trascorso il tempo necessario alla conservazione – non ho potuto avere le celle, le ho chieste. Pensate che quella è una attività che se non c'è una ragione che lo giustifica e la ragione era quella della omissione di soccorso che viene fuori dopo, non ha senso farla senza che ci sia una giustificazione, perché «le celle» significa che si prendono tutti i riferimenti, tutti i collegamenti di tutti i cellulari che sono intorno a quell'area: a occhio e croce si parla di 30- 40.000 indicazioni, quindi ci vuole una ragione robusta che possa giustificare un'attività tecnica di questo tipo.

  WALTER RIZZETTO. Presidente se posso integrare, io non ho capito la risposta. Un'omissione di soccorso nei confronti della terza persona che viene individuata con il cellulare? È questo che intende?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì, certo, esattissimo.

  WALTER RIZZETTO. Però dovrebbe rispondermi sul perché non è stato aperto un fascicolo per omissione di soccorso su Filippone e sull'altra persona.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Io questa domanda non la capisco. Perché doveva essere aperto? Filippone è quello che viene chiamato...

  WALTER RIZZETTO. Procuratore, se una persona vede una persona che conosce, Pag. 32erano anche amici, agonizzante o morto per terra lo guarda e se ne va. Se quella non è omissione di soccorso...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, ma guardi che è Mingrone che chiama il 118, che cosa doveva fare?

  WALTER RIZZETTO. Ma perché non è stata fatta nessuna azione in termini di omissione di soccorso, ad esempio, nei confronti di Filippone?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Filippone è quello che viene chiamato dalla famiglia perché gli dicono: «Guarda che Davide ancora non è arrivato, vai a vedere». Arriva insieme a Carolina Orlandi, vanno lì nell'ufficio e vedono David Rossi per terra, che cosa dovevano fare? Loro scoprono il cadavere e arrivano sul posto, perché si doveva fare un'azione per omissione di soccorso? Non ho capito questo, onestamente questa domanda non la riesco a capire. Qual era la ragione, qual è l'omissione che hanno fatto? Sono intervenuti, hanno chiamato l'emergenza, che cosa dovevano fare di più?

  WALTER RIZZETTO. Le risulta che Filippone si è recato presso il cadavere di David Rossi guardandolo e allontanandosi?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. E che cosa doveva fare? Si doveva buttare per terra e alzarlo? Qual è la risposta che vuole da me?

  WALTER RIZZETTO. Ho capito. Mi sembra abbastanza chiaro. Mi scusi, presidente. Solo un secondo e poi lascio terminare, ci mancherebbe altro.
  Io vorrei soltanto che lei mi rispondesse, perché di domande chiaramente ne sono state fatte molte, rispetto alla mia domanda sui fazzoletti. L'unica cosa che le chiedo, veramente dopo mi taccio perennemente per oggi, presidente. Lei sta dicendo che, ad esempio, sulle ferite trovate sul cadavere – quelle alle braccia o al ginocchio –, leggo le agenzie, presidente: «non ci sono accertamenti scientifici che in alcun modo si danno certezze perché non sono stati fatti quando dovevano essere fatti». Bene, come fa a dire – sulla base di quello che lei stesso ha affermato – che esclude completamente segni di lotta?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Allora, intanto questa è una affermazione che ho riportato come dato, questa affermazione non l'ho fatta io, anzi ho fatto una affermazione diversa, ma ora le spiego pure questo. Ho riportato l'affermazione del professor Gabrielli nella prima relazione medico legale, che dice che esclude interventi violenti di terzi. Questo è il quadro che offre la prima perizia medico legale.
  Dopodiché sulle lesioni anteriori al volto, mi sono espresso sempre in termini di probabilità, dicendo che questo è quanto emerge e che il medico legale – soprattutto la dottoressa Cattaneo – ha cercato in tutti i modi di approfondire, ha fatto gli approfondimenti possibili e poi ha cercato di ricollegare queste lesioni con la situazione dei luoghi, questo è il dato. Le conclusioni sono sempre in termini di probabilità, non sono in termini di certezza, questo è quello che io dico. Le aggiungo, ancora, che l'attività che riguarda il discorso dei fazzoletti, su cui Lei...
  Anzi, aggiungo anche un'altra cosa visto che lei me lo chiede. Mi si è detto: «Ma il tenente colonnello Zavattaro è intervenuto dicendo – a proposito delle lesioni – che probabilmente le lesioni al viso sono dovute a una colluttazione». Questa è una affermazione che non c'è nella perizia medico legale, l'affermazione è questa: «Tutte le lesioni posteriori pertanto sono ampiamente giustificate dall'effetto finale della precipitazione posteriore, vale a dire l'impatto, tra l'altro documentato in video, in piedi, glutei, versante posteriore degli arti superiori e delle mani, in particolare e della parte posteriore del cranio sul pavimento del vicolo. Non è possibile dire altrettanto per le lesioni al volto, all'addome, alle ginocchia, al versante anteromediale delle braccia. La lesività di minore entità, ma ampiamente distribuita, non trova motivazione nella semplice dinamica precipitativaPag. 33 appena descritta e suggerisce l'applicazione di una modalità lesiva di natura contusiva, seppure lieve, sul corpo nel suo versante anteriore che non si può spiegare con l'impatto al suolo.» Escludiamo l'impatto al suolo rispetto alla prima perizia. «Questo è il motivo prevalente per il quale sono state ricercate altre informazioni sulla salma riesumata, anche perché tali lesioni, se non giustificabili da eventi accidentali o volontari potrebbero far pensare a un intervento da parte di terzi, ad esempio una colluttazione avvenuta prima della precipitazione». E poi aggiunge: «Vale la pena a questo punto ribadire che la lettura medico legale non fornisce importanti...», insomma, conclude nel senso di richiamare letteratura per capire qual è il differenziale, ma non c'è una affermazione certa che mi dice che è una colluttazione, tutto viene espresso in termini di ipotesi.
  Anzi, in questo caso addirittura di suggestioni. Questo è quello che emerge, questo è il dato che devo valutare nell'ambito della mia attività. I fazzoletti, ripeto, sono stati distrutti, avrebbero potuto darci un importante contributo. Perché importante? Perché ci avrebbero detto se le lesioni potevano essere collegate al polso o al viso, ma non nei termini che diceva lei, che è assurdo pensare che uno che si vuole suicidare si fa male, poi non scende per andarsi... Ma continuiamo a parlare in termini di ipotesi. L'ipotesi è che quei fazzolettini riguardavano le ferite ai polsi, addirittura si fa riferimento a una ferita riesumata, cioè nel senso che riprende a sanguinare, poi si fa riferimento alle lesioni, soprattutto sul viso e si dice che probabilmente sono da riferire all'impatto con i punti fissi della finestra. Poi si dice che c'erano delle schegge che portavano a pensare che il Rossi si fosse posizionato per lasciarsi cadere. Si fa riferimento alle molle e ai fili anti piccione ammaccati. Questo è un dato, ecco, anche rispetto a quello che diceva lei, io non ho risposte da dare a ciò che pensa chi si vuole suicidare. Ho il dato e lì ci sono segni alla finestra e i fili che sono afflosciati, proprio di una persona che si pone sui fili. Questo è il dato.

  WALTER RIZZETTO. Ergo, procuratore, i fazzoletti è impossibile che riconducano a queste ferite. Lei dice che probabilmente sono precedenti?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Guardi, siccome parliamo sempre in termini di probabilità, io dico che sulla base di questi dati circostanziali è verosimile che siano collegati alle ferite al polso, ma non siamo in grado di escludere – mancando i fazzolettini e non avendo certezza sulle lesioni – che possa essere un'altra ragione, ma lo dicono i periti. Chi meglio di loro può dare risposte, se non quelli che hanno fatto gli accertamenti? Questo è il dato. È incerto, ma questo è il dato. Dopo di che lei può fare tutti i ragionamenti che vuole.

  WALTER RIZZETTO. Il mio ragionamento – mi scusi, presidente – ritengo che sia logico. Nel senso che se molto probabilmente – e la probabilità, lei l'ha citata, non circoscritta, l'ha estesa, molto probabilmente – le ferite al polso sono state fatte cadendo per lo meno, piuttosto che graffiandosi, piuttosto che grattando sul muro, sul poggiolo, su quello che è, è altrettanto chiaro che i fazzoletti sono...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, non è così. I periti le ferite al polso non le riconducono ai graffi, le riconducono alle ferite all'avambraccio.

  PRESIDENTE. Lasciamo proseguire, senza interrompere, perché se no non finiamo più e sono molte ore che siamo impegnati tutti, soprattutto il procuratore.

  LUCA MIGLIORINO. Io però vorrei che il procuratore continuasse a rispondere con la massima calma e tutto il tempo possibile. Grazie.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Se volete io sono disponibile, sono tutto per voi, e quindi se volete interrompere per il pranzo, ritorniamo. Fate come volete, ditemi voi. Perché Pag. 34qui siamo alle prime battute, le domande sono tante. Alcune veramente sono sovrapponibili.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, volete che interrompiamo e riprendiamo nel pomeriggio o andiamo avanti? Andiamo avanti.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Bene.
  Sui luccichii, o meglio sull'orologio. Dai filmati, dai frame selezionati anche dall'ingegnere Scarselli, non si apprezza alcun orologio in caduta, ma unicamente alcuni luccichii in corrispondenza del selciato del vicolo reso brillante dalla pioggia, simili ai molti altri che caratterizzano l'intero filmato, che tale bagliore rappresenta un orologio o anche solo un grave che tocca terra e rimbalza è nulla più che una congettura, peraltro poco compatibile.
  La domanda che lei ha fatto, onorevole, sul problema del cinturino. Se l'orologio cade, qualcuno lo butta dall'alto – ora sto facendo una considerazione, ma è terra terra – non c'è motivo per cui il cinturino si deve staccare. Invece lei ha giustamente rilevato che il cinturino era da un'altra parte e questo fa pensare che non c'è stato proprio un getto dell'orologio dall'alto.
  Però il dato che noi abbiamo – perché io voglio ragionare sui dati – è quello di un luccichio che non individua nessun orologio. Ripeto, sempre con riferimento all'onorevole Rizzetto, che abbiamo identificato coloro che sono intervenuti (Mingrone e Filippone) e quando c'era da aprire il procedimento per omissione di soccorso lo abbiamo riaperto.
  Sulla colluttazione è una affermazione che non ha una base. È probabile, si può ipotizzare che ci sia questa cosa, però non siamo in grado, non abbiamo evidenze che la giustificano, se non ipotesi.
  Le e-mail di Rossi. Le e-mail di Rossi sono quelle che sono state inviate ovviamente a Viola. Sulla posizione di Viola, il GIP del primo procedimento ha affrontato proprio quelle che sono state le sue risposte, perché Viola su questo punto è stato interrogato. Le e-mail le ha scoperte la Polizia giudiziaria negli accertamenti che hanno fatto sui computer al momento del sopralluogo. Le e-mail su Viola sono state contestate a Viola. «Mi scusi, lei che cosa ha fatto dopo?» Questa è la risposta di Viola: «Non ricordo di averla ricevuta.» Noi abbiamo la certezza che le ha ricevute un tale Fanti, che è il suo capo della Segreteria e Fanti lo ha confermato. Sia o non sia sincero Viola, ciò che più rileva è che quando all'incirca tre ore dopo, ovvero alle ore 13.09, Rossi supponendo che, ancorché senza rispondergli, Viola abbia comunque letto il messaggio in questione, ritorna sull'argomento dicendo: «Ti posso mandare una e-mail sul tema di stamane, è urgente, domani potrebbe essere già tardi». E Viola risponde, si fa carico.
  A questo punto la risposta di Viola è: «Mandami la e-mail». E Rossi gli scrive: «Ho bisogno di un contatto con questi signori, perché temo che mi abbiano male inquadrato, come elemento di un sistema e di un giro sbagliato, capisco che il mio rapporto con certe persone possa averglielo fatto pensare – è questo diciamo il motivo di fondo – se mi avessero chiamato glielo avrei spiegato, invece mi hanno messo nel mirino come se fossi chissà cosa, almeno è l'impressione che ne ho ricavato». La risposta di Viola, il GIP afferma nella sua ordinanza, a questa e-mail non è di totale chiusura verso il bisogno rappresentato, né di negazione dell'aiuto richiesto, stando che, dando peraltro da pensare che non afferri l'intero significato del messaggio ricevuto, in particolare riguardo la tempistica scrive: «La cosa è delicata, non so e non voglio sapere che cosa succederà domani, lasciami riflettere».
  Rossi a quel punto scrive ancora e gli spiega qual è il suo problema. Poi Viola gli risponde e dice: «Ho riflettuto, essendo la cosa molto delicata, credo che la cosa migliore sia quella che tu alzi il telefono e chiami uno dei PM per chiedere appuntamento urgente, qualsiasi altra soluzione potrebbe essere male interpretata, oltre tutto mi sembrano delle persone molto equilibrate». Poi conclude: «Ebbene, quella che Rossi intendeva ricevere da Viola era una sorta di autorizzazione per potersi mettere Pag. 35a completa disposizione dei sostituti della locale Procura nelle loro indagini tese a ricostruire le faccende di rilevanza penale, attinenti al passato dell'MPS, insieme a una sorta di malleva, ossia di rassicurazione di assenza di eventuali ripercussioni negative di questa sua iniziativa sul mantenimento del suo posto di lavoro. Ebbene Viola con il suo passaggio di fatto rispondeva affermativamente ad entrambe le richieste del suo dipendente, rassicurandolo anche sull'equilibrio dei magistrati che avrebbe potuto contattare con una semplice telefonata al loro ufficio quella sera stessa».
  La posizione di Viola è stata esaminata, ed è questa la conclusione a cui arriva il GIP.
  Che cosa è stato fatto con Pieraccini e Fanti e cosa dovevamo fare? La Pieraccini è stata sentita da noi, prima è stata sentita dal PM, subito dopo quella trasmissione – come è successo anche in altri casi – abbiamo aperto un fascicolo, avvocato, modello 45. Se non c'è la notizia di reato, che cosa devo aprire per fare un'attività? Non è che io posso fare un'attività libera, oggi mi alzo e dico facciamo questa cosa. Devo seguire delle procedure. Sentiamo la Pieraccini per vedere se abbiamo sbagliato in qualche cosa, la chiamiamo e ci dice che lei della morte di Rossi non sa assolutamente niente e che ha risposto in quel modo per evitare un incomodo rispetto alle domande di Monteleone.
  È stato sentito pure Fanti, ma è stato sentito soprattutto in dibattimento su questo punto. Se trovo le dichiarazioni di Fanti, le indico. Ora in questa maniera le carte non le trovo, però se le trovo sarò in grado di dirvi, ma anche Fanti ha detto: «Sì, io le ho ricevute – sintetizzo, volevo leggerle, ma sintetizzo – quelle e-mail, poi però siccome ho visto che si è rapportato direttamente con Viola e che con Viola sostanzialmente hanno avuto una interlocuzione, non ho fatto niente». Questo è il dato.
  Noi abbiamo un fascicolo ancora aperto, modello 45, l'ho detto prima, questo lo posso dire, e su questo dato noi siamo fermi anche per capire eventuali evoluzioni.

  WALTER RIZZETTO. Scusi, la Pieraccini l'ha sentita dopo le Iene?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì, guardi sulla Pieraccini veramente non so, che cosa dovevamo fare? Andava sentita prima? Non lo so, può essere. Ma scusi, tanto per essere chiari, che cosa avrebbe cambiato? La domanda che Le faccio – scusate l'interlocuzione – che cosa avrebbe cambiato? Ci avrebbe detto qualcosa in più sulla morte di David Rossi? No, per capire. Perché se abbiamo sbagliato su questo punto, ditecelo. Non c'era necessità – come si è dimostrato, peraltro – di sentirla, perché non aveva notizie da fornire sulla vicenda su cui stavamo indagando. Questo è il dato, dopo di che si possono fare tutte le considerazioni che si vogliono.
  Altezza della caduta. È importante, onorevole Fornaro, perché è stato fatto un lavoro certosino sull'altezza della caduta. Ora io non sono in grado sul piano tecnico di riassumere tutti i dati, perché qui ci sono equazioni e tutta una serie di cose. Se consente, le riassumo la conclusione e le dico subito che se lei vuole approfondimenti...

  FEDERICO FORNARO. Dottore, ma per l'altezza del davanzale non c'è bisogno di un'equazione.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, perché ci sono problematiche che riguardano la resistenza, per calcolare. Questo lo dico perché si può ipotizzare anche che ci sia stata una caduta da un altro punto. Sono stati fatti questi accertamenti non per misurare, quello è pacifico, il dato. Ma siccome si ipotizzava che fosse caduto... Allora si sono fatte tutte queste comparazioni e, considerando anche questa variabilità che amplia di una ventina di centimetri l'intervallo di compatibilità rispetto al calcolo, si può concludere che la quota di precipitazione relativa al bacino, alla luce di tutte le possibilità, dovesse essere compresa tra i 13,56 metri e i 14,83 metri, il tempo reale di caduta risulta compreso nell'intervallo tra 1,67 e Pag. 361,75. Poiché dai fotogrammi che mostrano gli ultimi metri di caduta non si notano variazioni significative alla posizione del tronco e degli arti superiori del Rossi e in considerazione inoltre che il tempo di volo è in ogni caso esiguo, appare ragionevole considerare che tale posizione della parte superiore dovesse essere quella della separazione dal manufatto, questo comporterebbe che il braccio destro si è distaccato prima rispetto al braccio sinistro, il quale rimanendo ultimo punto di presa soggetto a sostegno del peso corporeo, subisce necessariamente uno stiramento e quindi risulta alzato, parallelo al busto. Queste affermazioni riguardano tutto il calcolo che è stato fatto, poiché si è posto il problema se era quella la finestra o se era quell'altra.
  Responsabilità del Rossi non ci risultano, lo ripeto, non ci risultano. Rossi è stato sentito come persona informata sui fatti. Le ragioni sono da collegare a quel procedimento in cui si indagava contro Mussari, infatti lui lo riconnette al fatto che fosse stato collaboratore del Mussari, ma non che lui avesse responsabilità. Ormai le vicende giudiziarie della banca sono state definite, in parte a Siena e per la stragrande maggioranza dei fatti a Milano. Ovviamente Rossi non c'è, questo è il dato.
  Onorevole D'Ippolito i fazzoletti distrutti. Sì, sono stati distrutti, sarebbe stato meglio che non lo fossero stati, però non abbiamo altro da dire su questo. Ci manca un accertamento su questo punto.
  Porte chiuse e porte aperte. Anche qui ci sono i dati. L'ultima persona che esce vede la porta aperta e la luce accesa. Filippone entra nella stanza per vedere se c'era Rossi e la trova chiusa. Che cosa sia successo non si può affermare, se non a livello di suggestione, neanche ipotesi.
  Il dato che riporto a voi è che non abbiamo evidenze – io non escludo niente – di presenza di terzi, questo è il dato. Non abbiamo evidenze di presenza di terzi in quella stanza.
  I vestiti sono stati restituiti ai familiari. Andavano mantenuti? Certo. C'è stato un buon corredo fotografico, però era meglio che fossero rimasti all'interno del fascicolo.
  L'esame autoptico. Forse l'ho detto, ma lo ribadisco. L'esame autoptico è stato fatto in prima battuta, ma poi è stato ripetuto con la riesumazione e sono stati fatti esperimenti di qualsiasi natura. Quello che si poteva ottenere dalla seconda autopsia si è ottenuto. Badate che questa seconda attività non è stata fatta in solitudine dalla Procura, ma è stata fatta in contraddittorio con le parti, anche il sopralluogo, laddove c'è stata la caduta, è stato fatto in contraddittorio con le parti.
  L'ho detto, la perquisizione non è stata fatta in questo procedimento, riguardava la vicenda Monte dei Paschi, non c'entra niente con questo procedimento.
  I pubblici ministeri della Procura sono il dottor Marini, che è ancora in servizio a Siena, il dottor Natalini, che è stato trasferito ed è magistrato addetto al massimario della Cassazione. Il dottor Nastasi, che è in servizio alla Procura della Repubblica di Firenze. Nessuno ha fatto carriera, sono trasferimenti orizzontali che riguardano i pubblici ministeri.

  CLAUDIO BORGHI. Mi scusi. «Nessuno ha fatto carriera». Io non sono molto addentro nel mondo giudiziario o sulle possibilità del mondo giudiziario, però l'assegnazione di Natalini alla Cassazione è passata, cioè ha fatto qualche salto anomalo o no? Di solito c'è... Ho capito che è massimario, però è pur sempre Cassazione, cioè è normale che si passi senza passare da...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Da noi i titoli, Natalini diciamo ha... È avvenuto quattro o cinque anni fa. È magistrato di tribunale addetto in Cassazione dove fa le minute, peraltro sulla base di un lavoro che riguarda titoli che Natalini ha.
  Ora non direi che è il caso che mi soffermi su questo, ha deciso il CSM...

  PRESIDENTE. Sul punto, onorevole Borghi, avremo tutto il tempo di approfondire, se vogliamo. Non credo che sia il procuratore destinatario di questo tipo di domande, semmai la sua è una ipotesi suggestiva. Potremo, se riterremo, sentire il Pag. 37Consiglio Superiore della Magistratura su come la pratica del dottor Natalini si è evoluta nel tempo. Tra l'altro, – così, per pura cronaca – io all'epoca quando ero al Consiglio Superiore chiesi l'apertura pratica sulla vicenda nel 2017, quindi non so che fine abbia fatto, però probabilmente è una delle attività istruttorie che possiamo fare nel prosieguo del nostro lavoro.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sulle persone che si vedono comparire, onorevole Cenni, mi pare di avere detto. Su quale idea mi sia fatto io, l'ho già detto. L'idea è che in presenza di un quadro probatorio tutto convergente verso il suicidio, vi è stata una sopravvalutazione di questa ipotesi e una sottovalutazione rispetto ad altri accertamenti che avrebbero potuto essere compiuti.
  L'ipotesi della caduta da altre stanze, è stata scientificamente – in questo caso – esclusa.
  Questo grande stress. Onorevole Cenni, lo stress deriva da tutte quelle informazioni che io vi ho riferito che provengono soprattutto dai familiari e, come si diceva prima, dalla sua preoccupazione di perdere il posto di lavoro, a seguito di questa perquisizione. Dall'immagine, dal prestigio che poteva in qualche modo ritorcersi contro, rispetto al fatto giudiziario.
  Onorevole Borghi, mi piace risponderle, ma posso aspettare.
  Perché ho riaperto le indagini? Perché vi erano quelle incongruenze rilevate nella perizia medico- legale che non davano risposte principalmente – questo lo abbiamo condiviso con il collega Boni – sulle lesioni che riguardavano la parte anteriore del corpo. Non c'era una spiegazione e non c'era un approfondimento.
  Non parlerei di affermazioni false, perché è un termine molto forte, rispetto a persone che cercano di fare il loro mestiere, magari certe volte sbagliando, direi che ci sono stati degli errori. Degli errori che – ho detto già – nella perizia medico legale hanno avuto un peso, tipo il fatto che sarebbe morto immediatamente, il fatto che le lesioni anteriori del corpo sarebbero dipese dall'impatto con il suolo. Queste sono cose che poi sono state dimostrate non esatte e su cui abbiamo cercato di dare delle risposte, in termini di ipotesi e di probabilità, così come ho sempre detto.

  PRESIDENTE. Interruzione di servizio. Gli uffici mi fanno notare che essendo qui noi da più di due ore, teoricamente avremmo il problema della sanificazione. Ditemi voi se ritenete di sospendere, è un problema di organizzazione, anche per gli uffici. Chiedo anche ai componenti dell'Ufficio di Presidenza se ritengono magari di procedere ulteriormente.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Io ho quasi finito.

  LUCA MIGLIORINO. No, bisogna essere puntuali. Preferisce che si continua o si riprende dopo?

  PRESIDENTE. Occorrono mezz'ora, quaranta minuti, io non ho nessun problema. Onorevole Rossi?

  ANDREA ROSSI. Io, Presidente, sull'ordine dei lavori. Visto che comunque c'è stata una grandissima disponibilità fino a questo momento del procuratore capo Vitello, secondo me possiamo anche chiedere a lui stesso e poi eventualmente a seguito di una serie di domande, un'ulteriore memoria da potere inviare a noi commissari, perché io penso che dopo quattro ore c'è anche un tema forse anche di attenzione che potrebbe venire a mancare.

  LUCA MIGLIORINO. Il procuratore Vitello, ha dato la sua disponibilità, gli altri colleghi possono ascoltare le risposte anche mediante video, visto che già sono intervenuti, ma abbiamo una parte di risposte che noi abbiamo posto a cui vogliamo – magari come ha fatto il collega Rizzetto – anche un po' intervenire. Non esiste una memoria scritta su delle risposte puntuali di una Commissione di inchiesta, quindi se dovete andare via perché si fa tardi, il procuratore Vitello è stato molto gentile nel dire di prendere nel pomeriggio.
  Siccome già lo ha detto io voglio questa soluzione.

Pag. 38

  PRESIDENTE. Ci sono altri interventi sul punto?

  CLAUDIO BORGHI. Scusi, presidente, mi perdoni. Però se abbiamo detto che in ogni caso l'esaurimento delle domande si potrebbe attuare senza particolari velocizzazioni delle medesime nel giro di mezz'ora, mi sembrerebbe assurdo. Le facciamo e dopo chiudiamo.

  VALENTINA D'ORSO. Possiamo aprire le finestre eventualmente? Che è già qualcosa per fare riscontro, possiamo fare così. Penso che sia una soluzione già che ci aiuta.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Io sono qua a vostra disposizione, ora e anche dopo, quando volete.
  Richieste di aiuto e di appoggio a Viola. Sì è così. C'è stata questa richiesta di aiuto e di appoggio a Viola, su cui già nella prima indagine si è cercato di approfondire e la risposta, onorevole Borghi, è quella che le ho dato, che il GIP ha scritto nella prima indagine. Sul piano professionale – credo fosse quella la sua domanda – Rossi non è risultato avere problemi, era un dirigente apprezzato che faceva il suo lavoro.
  Vengo all'onorevole Migliorino. Ora del decesso. Certamente è corretto dire che c'è stato un errore nella prima indagine sull'ora del decesso, è stata portata in avanti e invece doveva essere portata indietro l'ora, alle 19:43.
  Altra domanda: Rossi è stato intercettato? Nel nostro fascicolo, mai. Non mi risulta che sia stato intercettato nel fascicolo dell'altro procedimento – ovviamente mi riferisco a quello – non è stato mai intercettato, non mi risulta.
  Computer acceso. Guardi, il dato che ho io e che ricavo è riferito a quello che indicano soprattutto quelli della Polizia giudiziaria, prove di inserimento attraverso password non mi risultano. Ci sono stati soltanto spostamenti del mouse per vedere la videata, su questo c'è stata una attività anche qui di accertamento, soprattutto anche di contestazione e non si è assolutamente fatto riferimento a password, non mi risulta che ci sia stato. Tanto è vero che non è indicata una password.
  Per quanto riguarda poi il file originario, le leggo quello che è stato accertato. «Si è poi ripercorso il procedimento di acquisizione dei filmati della videocamera di sorveglianza al fine di chiarire come si fosse giunti alla creazione di due file in formato AVI (Audio Video Interleave) presenti in atti. Risultava pacificamente dagli atti della prima indagine che al riversamento della registrazione avesse provveduto personale tecnico della ditta che curava la sorveglianza della banca. Nella relazione di intervento, a pagina 128 del fascicolo, si legge che il salvataggio aveva riguardato la frazione temporale che andava dalle ore 19:59 alle ore 21:03 del 6 marzo del 2013 che era stata trasferita su due chiavette Usb, una per la banca e l'altra per le Forze dell'ordine, con l'avvertimento che l'orario di registrazione non era esatto, poiché si riscontra ora DVR 1:37, ora esatta 1:21. Nell'annotazione di servizio, il sovraintendente Marini e l'assistente Gigli della Questura davano atto che le operazioni erano state eseguite dal tecnico Secciani Luigi, della società Consit srl e che la chiavetta, opportunamente sigillata, sarebbe stata custodita in Questura, a disposizione dell'autorità giudiziaria. In data 12 marzo la Questura depositò in Procura un CD, sul quale erano stati caricati i file delle riprese con il telefonino effettuate da Marini e le immagini riprese e registrate da quella videocamera, ossia quella posizionata sul vicolo Monte Pio, con la precisazione che si trattava di due file in formato AVI. La chiavetta con il file originario inizialmente non trasmessa, perché non riproducibile e non leggibile con programmi più diffusi, è stata materialmente acquisita al fascicolo il 29 giugno del 2016 su richiesta del pubblico ministero – sto parlando della seconda indagine – e messa a disposizione delle parti che ne hanno tratto copia. È opportuno chiarire fin da subito come nessun dubbio possa essere avanzato in ordine alla genuinità del file originario in formato ARV, che è stato custodito dalla Questura senza soluzione di continuità dal Pag. 39momento della sua estrazione da parte di Secciani a quello del deposito agli atti del procedimento, né sul fatto che le copie in formato AVI registrate su CD contengono le stesse immagini, per qualità e numero, di quella della registrazione originale in formato ARV, con l'unica differenza della velocità di acquisizione, che nella copia in formato ARV è accelerata rispetto a quella reale, così che il video risulta di 7 minuti più breve dell'altro.» Questo è il dato.
  La polvere. Ha ragione, ho dimenticato. Nelle scarpe, nella fotografia, si vede questa polvere bianca. Ovviamente anche qui è difficile ipotizzare che si tratti del marmo. Il consulente tecnico della seconda indagine, il colonnello Zavattaro, ha cercato di verificare dove potesse esserci polvere simile – non sappiamo che polvere era, ovviamente – e ha visto che nei sotterranei della banca c'era della polvere bianca che in ipotesi può essere corrispondente a quella delle scarpe. Però si tratta di livello di ipotesi, non siamo in grado di dire se quella polvere che è stata trovata giù nel sotterraneo sia proprio quella delle scarpe.
  Onorevole Lacarra, l'acquisizione del video è quella, è stato acquisito una parte del video, quella della caduta. È stato conservato nei termini che ho detto prima e poi riversato nel procedimento in originale.

  LUCA MIGLIORINO. Però non mi ha risposto ad alcune domande, tipo le analisi fatte sul muro nel 2016.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Le rispondo subito, anzi se me lo ricorda, mi aiuta.
  Le analisi fatte sul muro sono state fatte nel corso del sopralluogo, nel momento in cui si cala il vigile, si fanno pure analisi e si vedono segni di gomma compatibili con quella delle scarpe.

  LUCA MIGLIORINO. Le analisi fatte sul muro di fronte dove la lettera diceva che c'era stato un colpo di pistola?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Ah, le analisi fatte sul muro di fronte? Subito dopo quell'anonimo del «Vigliacco», noi abbiamo fatto intervenire i Vigili del fuoco, la Polizia scientifica, è stato fatto un riesame completo di tutte le pareti attinenti la finestra e che circoscrivono la finestra. Non sono state trovate tracce di proiettili. Mi dica se ho dimenticato qualche altra cosa.

  CLAUDIO BORGHI. Scusi, mi inserisco io, visto che siamo in un momento di recupero delle cose non dette. Se aveva contezza che nell'indagine della Procura di Genova erano stati trovati 229...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. A proposito, sulle indagini della Procura di Genova, ovviamente io so quello che nasce dalla collaborazione. Noi abbiamo acquisito gli hardware di computer e di una serie di strumenti informatici che erano in uso a Rossi. Li abbiamo aperti tutti e non abbiamo trovato niente, tutte le e-mail che erano nel suo computer riguardavano proprio il computer che lui aveva in uso. Un altro hardware non siamo riusciti ad aprirlo. Erano stati acquisiti originariamente, ma quando noi, nella seconda indagine, abbiamo cercato di aprirlo per verificare che cosa c'era dentro, non si apriva. A quel punto questi hardware sono stati richiesti dalla Procura. Abbiamo fatto prima un ulteriore passaggio, lo abbiamo mandato al RIS per vedere se il RIS riusciva con i tecnici informatici ad aprirlo, non ci sono riusciti e quindi quell'hardware è ancora in atti e non sappiamo che cosa c'è.

  LUCA MIGLIORINO. Hardware sarebbe hard disk?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì, sì, è la copia di un hard disk. Sì, è un hard disk. È in copia però, non è proprio l'originale. Ce lo ha richiesto la Procura di Genova e ha acquisito tutti questi hard disk che noi avevamo, non so se poi loro sono riusciti. Abbiamo fatto le copie di quelle che potevamo fare, di questo no. Tanto è vero che la Procura di Genova lo ha acquisito in originale e lo Pag. 40tiene ancora nel fascicolo, altro non so dirle.
  Cioè il dato che io oggi posso dirle è che noi abbiamo un hard disk che non siamo riusciti ad aprire, abbiamo fatto dei tentativi per aprirlo, però poi non so se Genova c'è riuscita e sono riusciti a verificare.

  CLAUDIO BORGHI. Sì, la ringrazio. No, mi riferivo proprio nello specifico ai telefoni del Rossi, cioè al Blackberry se risultava questa cancellazione di 229 telefonate.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. A me non risulta.

  LUCA MIGLIORINO. L'ultima domanda – mi scusi se mi permetto, perché ne abbiamo fatte tantissime e giustamente una può saltare – per quanto riguarda il portiere che per un'ora non ha guardato il video dove purtroppo si riprendeva David Rossi.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Questo è un dato che è emerso soprattutto dalle inchieste giornalistiche e sul quale la Procura non è in grado di dare una risposta. Se è così, lui avrebbe dovuto essere lì a vedere la caduta e non l'ha vista.

  LUCA MIGLIORINO. Presidente, propongo di ascoltare anche il portiere.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Certamente non l'ha vista. Tanto è vero che la caduta si scopre attraverso l'intervento di Filippone.
  Poi la precipitazione senza rotazione. È una precipitazione, come dire, inusuale, però dai dati che i tecnici offrono su questo aspetto mi sembra che c'è certezza. La caduta è stata in questa maniera, in verticale, con la parte anteriore rivolta verso il muro.
  Autenticità della scrittura. Sull'autenticità della scrittura sia il nostro consulente sia altri consulenti non mettono in dubbio l'autenticità, viene messa in dubbio la spontaneità. Rispetto a questo dato vi sono opinioni. C'è chi ritiene che sia compatibile, anche sul piano contenutistico, il perito della famiglia Rossi ritiene invece che ci siano delle discrepanze che non la rendono spontanea. Si possono fare tantissime considerazioni, però il dato che noi abbiamo è questo.
  Rilievi sulla base della finestra. Onorevole Picchi, lì abbiamo trovato del materiale significativo, delle schegge di legno, si è accertato uno stress di questi fili antipiccione e una tensione anche sulle molle.
  Le agende poi ritrovate sono state acquisite nel fascicolo del procedimento archiviato, perché facevano parte di quel fascicolo.
  I miei incarichi ministeriali. Io sono stato per venti anni sostituto procuratore di Roma, poi sono stato nominato procuratore della Repubblica a Lamezia Terme, dove c'era pure l'avvocato e ho fatto per quattro anni il procuratore della Repubblica di Lamezia. Poi sono stato chiamato al Ministero come vice Capo di Gabinetto dal Ministro Severino, sono stato con la Ministra Severino, con la Ministra Cancellieri e da ultimo con il Ministro Orlando. Poi ho fatto la domanda per procuratore della Repubblica di Siena, sono stato votato all'unanimità, tra cui ho avuto l'onore di avere anche il voto del signor presidente e lì sono.
  Procedimento Monte dei Paschi. Sì, è stato escusso come teste nel procedimento Monte dei Paschi.
  «Ci sono state istruzioni per l'acquisizione del video?» Questa è la domanda che mi faceva. Le istruzioni sono state quelle nel senso di acquisire il video da cui risultava la caduta, è evidente che non ci sono state istruzioni diverse, perché altrimenti si sarebbero acquisiti altri video.

  VALENTINA D'ORSO. Quindi qual è stato il lasso temporale della richiesta?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Nell'immediato, quando c'è stato l'intervento. Quei video durano solo sette giorni e vengono sovrapposti, quindi se si vogliono acquisire, bisogna farlo subito.

  LUCA MIGLIORINO. Si cambia l'hard disk magari. Nella videoregistrazione c'è un Pag. 41hard disk, si cambia l'hard disk e se ne mette un altro e quell'hard disk rimane per sempre.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, l'unica cosa, come le ho detto, è stato acquisito il video della caduta su quel formato attraverso un CD. Mi scusi una penna, ho sbagliato io, attraverso una penna, una pen drive.
  Invece le altre immagini che non sono state acquisite, non si sono più potute acquisire proprio perché c'è stata questa sovrapposizione. Ora sul piano tecnico che cosa si può fare, devo dire, di preciso non lo so. Il video originale è quello che abbiamo acquisito che teneva la Questura in deposito. Prima avevamo la copia in formato AVI, poi è stato acquisito invece il video originale.
  Sono state fatte indagini sull'alterazione del video? Non è risultato alterato, anzi come le dicevo il video originale risultava assolutamente corrispondente alla copia del video in formato AVI.
  Il furgoncino. Certo che è stato sentito il titolare e i lavori erano presso un altro palazzo nei pressi della banca.

  VALENTINA D'ORSO. In un altro palazzo?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Non in quello, era un altro palazzo lì vicino.

  VALENTINA D'ORSO. E non della proprietà di Monte dei Paschi?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì, era della proprietà di Monte dei Paschi e stava facendo lavori per un altro palazzo, sempre della proprietà del Monte dei Paschi.
  È esclusa la presenza di terzi? Noi non abbiamo evidenze per dire che c'erano terzi, questo è il concetto. Tutti i riferimenti che abbiamo portano ad escludere la presenza di terzi. Se la sua domanda è se si esclude in via assoluta la presenza di terzi, in via assoluta con il quadro che le ho detto non si può escludere niente, ma sicuramente non vi sono evidenze che portano alla presenza di terzi.

  VALENTINA D'ORSO. Però non si può escludere la presenza di terzi?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. In assoluto, non si può escludere niente.
  Omissione di soccorso. Abbiamo aperto il procedimento, questo è stato archiviato perché tutti gli elementi che abbiamo raccolto non ci hanno portato ad identificare quella figura. Sarebbe stato interessante identificarla e fargli qualche domanda, ma non ci siamo riusciti, né con le immagini e né dopo con eventuali acquisizioni di tabulati delle celle, perché a quell'epoca non si potevano più acquisire in quanto avevamo superato il tempo di durata.

  VALENTINA D'ORSO. Sì, la domanda era sulle attività svolte, gli atti di indagine svolti in quel procedimento.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. L'attività di indagine è stata fatta successivamente, quando è emerso con evidenza il dato, che era la possibilità di intervenire per salvare David Rossi, perché la perizia conclude che non c'erano lesioni che avevano attinto in maniera, come dire, mortale la persona.
  Probabilmente – ed è anche questo il dato che viene fuori dalla nuova perizia – se si fosse intervenuto in tempo si sarebbe salvato. Le lesioni alle ascelle vengono riportate a questo appoggiarsi al davanzale.
  Onorevole Ermellino, indagini interne all'istituto bancario a me non risultano, ora non so se le abbiano fatte.
  «C'è certezza sul personale presente all'interno?» Sì, sono stati sentiti, ne sono stati sentiti tantissimi. Le dico che quando si è verificato il fatto del «Vigliacco», a cui ha fatto riferimento l'onorevole Migliorino, noi abbiamo risentito le persone, ne abbiamo sentite pure altre presenti all'interno per chiedere se avevano sentito degli spari e non c'è stato nessun riscontro in questi termini.Pag. 42
  Lei mi chiede se la situazione lavorativa di David Rossi fosse compatibile con lo stato emotivo? È questa la domanda, se ho ben capito?

  ALESSANDRA ERMELLINO. Era più una valutazione sul fatto che ci fosse questa descrizione di una persona emotivamente instabile mentre pare che invece l'azienda avesse piena fiducia in lui. Insomma, comprendere se ci fossero reali segni di questa emotività che viene descritta o se fosse magari...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Quello che lei dice trova un riferimento preciso nelle dichiarazioni della coach Ciani che lo ha sentito la mattina del decesso. È una psicologa della banca che ha sentito il Rossi, la quale su questo punto descrive lo stato d'animo, che soprattutto si manifesta a partire dalla perquisizione. La Ciani, riferisce: «Mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione subìta, in un contesto già problematico. Disse che era un momento in cui gli stava cadendo addosso il mondo, la morte del padre, la crisi del Monte, lo stato di salute della moglie, le perquisizioni da lui subite.». Quindi era un dato reale, lo ha sentito una specialista il giorno della caduta.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Sì, il giorno della caduta, ma ci sono stati altri colloqui con uno psicologo, con qualcuno prima?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. No, poi abbiamo – come dicevo prima – i riferimenti familiari che parlano di autolesionismo e di uno stato d'animo turbato.

  ALESSANDRA ERMELLINO. E questo in che lasso di tempo?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Nei giorni precedenti.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Parliamo sempre di giorni.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì, sì, giorni. Guardi il dato di discrimine è il 19 febbraio, il giorno della perquisizione.

  LUCA MIGLIORINO. C'è un ultimo chiarimento, quello del numero 4099009. Mi faccia capire. Io la chiamo, lei non mi risponde. Il messaggio della ricarica che io sto finendo il credito arriva a lei. Questo è ciò che dovrebbe essere successo tra la figlia e il dottor David Rossi. È mai pensabile, è mai accettabile una spiegazione del genere? Oltretutto David Rossi aveva un cellulare – da quello che viene riportato dalle fonti aperte – che non aveva ricarica telefonica, ma era sotto abbonamento, sotto contratto. Come è possibile che arriva il messaggio di quando si sta per finire il credito, io la chiamo, sto finendo il credito e arriva un messaggio a lei? Non si è mai verificato al mondo. Ce la spiega meglio?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Non è il credito di Rossi scaduto, era il credito della Orlandi.

  LUCA MIGLIORINO. E come arriva sul messaggio di Rossi che sta finendo...

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Io non sono un tecnico, noi ci siamo rivolti ai tecnici. Questo è quanto successo.

  LUCA MIGLIORINO. Io penso che questa sia proprio l'apoteosi dell'ovvio.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Ora lei farà le valutazioni che ritiene, però io le dico quello che ci hanno risposto quelli della TIM. «Possiamo confermare che la chiamata del 6 marzo 2012 rappresentata da due record di pari NCR alle ore 20:16,49 e alle ore 20:16,53 non costituisce effettiva conversazione tra il chiamante 340 – che è la chiamata della Orlandi – che finisce il credito e il chiamato 335 che è il cellulare di Rossi. Ovvero non vi è stata risposta del chiamato. Quanto esposto rappresenta la soluzione tecnica documentativa per rappresentarePag. 43 un'originazione che non va a buon fine, prodotta da una chiamata mobile TIM senza credito. L'utente 340 non ha parlato con l'utente 335 riportato nel campo chiamato del record alle ore 20.16, 49, bensì con il menu fonico del servizio SOS Ricarica.»

  LUCA MIGLIORINO. Vi è la firma di chi ha fatto questo documento?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Sì. Glielo dico, Laura Benignetti.

  LUCA MIGLIORINO. Benissimo. Perché sono veramente curioso di ascoltarla.

  PRESIDENTE. Avremo tutto il tempo di esaminare la documentazione, perché ci è stata depositata.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Presidente, chiedo scusa, giusto un chiarimento sul discorso della psicologa, della dottoressa che la mattina della morte sente David Rossi. Era prassi che in azienda si facessero questo tipo di valutazioni? Come mai incontra la dottoressa quella mattina?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Credo che ci fosse una preoccupazione della banca sullo stato psicologico del Rossi e quindi la coach è stata in qualche modo coinvolta a prendere questa iniziativa.

  PRESIDENTE. Dottore, c'era una domanda che io le avevo posto su cui lei non mi ha risposto. Il dottor Boni, quando aveva disposto le indagini, aveva chiesto di fare l'esperimento con il manichino che avesse le stesse caratteristiche fisiche del Rossi. Invece, nella fase successiva – dopo che Boni è andato via – si è optato, invece, per la soluzione con il vigile del fuoco che però, pare, avesse caratteristiche fisiche molto diverse rispetto a Rossi. Mi dà una spiegazione?

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Dico subito che nel sopralluogo era presente il magistrato nuovo assegnatario, che era il dottor Gliozzi, ed è stato fatto con il tenente colonnello Zavattaro che era il perito e con le altre parti, credo che ci fosse pure l'ingegnere Scarselli.
  La posizione del perito della Procura, cioè Zavattaro, era quella di dire che il manichino era inutile, perché non ci avrebbe dato le risposte che potevano venire dal fatto che ci fosse un corpo animato e vedere le reazioni di questo corpo animato rispetto alla caduta. Lo scrive: «In questo scenario di carenza di elementi scientifici di enorme variabilità nei possibili accadimenti degli eventi, la stessa disciplina suggerisce che l'unica certezza o quasi certezza relativamente alla diagnosi tra suicidio e omicidio, sia nel primo caso la presenza di elementi circostanziali...» Mi scusi, ho sbagliato: «A proposito della posizione di partenza va ribadito che in assenza di dettagliate e accurate informazioni sulle condizioni iniziali, non è possibile determinare in modo univoco la modalità di caduta, ma è solo possibile determinare un ventaglio di possibilità, compatibili con la configurazione finale e con le tracce riportate. Per questo motivo a nulla varrebbero a questo proposito prove effettuate con simulatori o manichini.», Questa è stata la decisione.

  PRESIDENTE. Personalmente si potevano fare tutte e due, se c'era un dubbio sull'uno, si faceva anche sull'altro.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Allora, premesso che si può fare tutto anche adesso, non credo che ci fossero allora indicazioni vincolanti per il colonnello Zavattaro su come fare, perché aveva ampie possibilità di scelta. Hanno fatto questa scelta per queste ragioni. Mi scusi, presidente, ma mi sembra veramente originale ritenere che ci possa essere stata una diversa indicazione da parte di un altro magistrato. Zavattaro era lì e poteva fare quello che voleva, d'accordo con le altre parti. Poteva farla con il manichino o senza il manichino, nessuno aveva messo degli ostacoli a questa soluzione. Pag. 44Hanno fatto questa scelta che ha dato questo risultato. Tanto è vero che dicono che il risultato ottenuto attraverso questo sopralluogo ha dato dei riscontri, soprattutto si è visto come il vigile del fuoco in presenza ha cercato di trattenersi, utilizzando i piedi e quindi dando riscontro al fatto che mancasse buona parte della tomaia delle punte. Questo è il dato che ricavo dalla relazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Orso voleva fare un'ulteriore precisazione.

  VALENTINA D'ORSO. No, in realtà l'ha fatta anche lei, presidente. Avrebbe consentito anche quell'esperimento di formulare diverse ipotesi, ipotesi alternative invece di partire da un assunto e in qualche modo sviluppare soltanto le conseguenze di quell'assunto che era la posizione iniziale. L'utilizzo del manichino – come diceva lei – poteva dare, invece, adito a una molteplicità di simulazioni alternative. Però lei ha anche detto che si può sempre fare, mi è sembrato di capire questa cosa.

  SALVATORE VITELLO, procuratore della Repubblica di Siena. Ma certo.

  PRESIDENTE. Allora io ho un'ultima domanda da parte dell'Onorevole Bisa, che mi ha anticipato essere riguardante la parte secretata. Chiudiamo le porte, chiudiamo anche le finestre, io disattivo il sistema di divulgazione esterna. Poi anche gli uffici per quanto di competenza si attivino. Quando il nostro funzionario mi dà il via libera, io do la parola all'onorevole Bisa. Preso atto che la Commissione concorda, dispongo che l'audizione prosegua in seduta segreta.

  (I lavori proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.30.