XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Martedì 21 giugno 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto, Salvatore Dimartino:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 
Dimartino Salvatore , presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto ... 4 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Giannone Veronica (FI)  ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 13 
Dimartino Salvatore , presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto ... 13 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Dimartino Salvatore , presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto ... 14 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Giannone Veronica (FI)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Giannone Veronica (FI)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Giannone Veronica (FI)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Dimartino Salvatore , presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA CAVANDOLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto, Salvatore Dimartino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, dell'avvocato Salvatore Dimartino, Presidente dell'Associazione Mantenimento diretto – Movimento per l'uguaglianza genitoriale. L'audizione rientra nel filone del confronto con realtà associative attive sulle tematiche oggetto dell'inchiesta parlamentare, che abbiamo proseguito, anche se in maniera discontinua, sin dagli inizi, da ultimo con il Forum nazionale delle Associazioni familiari (27 aprile 2022). L'avvocato Dimartino si era rivolto alla Commissione sin dal marzo 2022, segnalando in particolare – cito – «il pregiudizio che deriva dall'incertezza del concetto di “best interests of the child” che informa la materia e la necessità di un intervento legislativo che identifichi i maggiori interessi dei figli nella tutela della loro salute e delle loro relazioni familiari sulla scorta delle indicazioni che provengono dall'Organizzazione Mondiale della Sanità».
  Prima di lasciare la parola all'avvocato Dimartino per la sua relazione vorrei dire alcune parole su questo tema, anche alla luce dei lavori della Commissione. Nel corso dell'inchiesta la Commissione ha affrontato spesso le tematiche dell'inefficienza del sistema di tutela dei minori, anche disponendo ispezioni presso comunità. Un filone che però ha acquisito sin da subito particolare importanza e che è molto presente negli esposti che ci sono stati inviati è proprio quello dell'interesse del minore in situazioni di conflittualità genitoriale. Ricordo tra i tanti, il caso di Laura Massaro, quelli particolarmente drammatici di Laura Ruzza e Giada Giunti, quello del minore Erik Zardo e quello di Giuseppe Sartiano.
  In tutti questi casi c'è un elemento comune: la decisione del Servizio sociale territoriale o delle CTU di imporre con la forza una particolare forma di rapporto tra il minore e i genitori, senza realmente ascoltare il minore e accanendosi contro uno dei due genitori, spesso contro il buon senso, attribuendogli una incapacità genitoriale o nella forma della PAS o anche in altre forme. Credo che, a livello sistemico, dobbiamo ragionare proprio su questo punto, ovvero sull'applicazione meccanica e forzosa di progetti sviluppati senza tenere conto dei soggetti coinvolti, e in primo luogo dell'interesse del minore. Da questo punto di vista, non è affatto scontato che la recente riforma del processo civile porti dei cambiamenti strutturali, mentre appare più promettente l'elaborazione giurisdizionale della Cassazione.
  Certamente l'applicazione dei protocolli sulla PAS va a impattare soprattutto sulle madri, tuttavia il tema è, per certi aspetti, più ampio e attiene soprattutto all'approccio dei Servizi sociali e dei Tribunali verso le famiglie, come ci è stato sottolineato in diverse audizioni.Pag. 4
  Su questo credo che le riflessioni dell'avvocato Dimartino possano essere preziose, soprattutto se evidenzieranno i problemi strutturali a cui ho fatto cenno. Ricordo a tale proposito che l'Associazione presieduta dall'avvocato rivendica tra i suoi obiettivi l'affermazione di modelli volti alla salvaguardia delle relazioni familiari, alla libertà ed alla responsabilità genitoriale, al rispetto della dignità di ogni componente il nucleo familiare ed alla collaborazione reciproca tra tutti.
  Lascio ora la parola all'avvocato Dimartino per la sua relazione, chiedendo, come di consueto, la disponibilità a rispondere a quesiti che non possano essere svolti in maniera completa a rispondere ai quesiti anche in forma scritta. Prego avvocato Di Martino.

  SALVATORE DIMARTINO, presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto. Grazie Presidente, grazie ai signori componenti della Commissione per questa opportunità di audizione. Il ringraziamento è particolarmente sentito in relazione al fatto che questa modalità di interazione tra istituzioni e cittadini serve molto a rafforzare il rapporto, il legame di fiducia necessario tra appunto i cittadini e le istituzioni.
  Che cosa è Mantenimento diretto? Mantenimento diretto è una associazione di genitori che ha, appunto come diceva lei prima Presidente, la finalità di promuovere modelli culturali volti alla tutela delle relazioni familiari dei figli, e in questo ha anche una sua particolare connotazione di genere, nel senso che è una tra le pochissime, e credo l'unica, associazione quanto meno per le dimensioni della nostra associazione, che è caratterizzata da un rapporto tra iscritti o simpatizzanti, uomini e donne in termini di 60 e 40 per cento. Quindi c'è quasi un equilibrio tra i due generi, e questo a dimostrazione del fatto che il nostro approccio alla tematica è un approccio largamente condiviso e soprattutto è un approccio che non crea divisioni nella società.
  La nostra associazione, il nostro gruppo Facebook, l'area culturale che fa riferimento a noi su questo tema specifico della tutela delle relazioni familiari è sicuramente la più grande che c'è in Italia, e una delle più grandi e probabilmente anche la più grande che esiste in Europa con queste caratteristiche di cui parlavo prima di iscritti e di simpatizzanti.
  Notizia di ieri: ieri siamo stati contattati, proprio per le dimensioni del nostro gruppo, da una ricercatrice dell'università di Southampton in Inghilterra per partecipare a un progetto sul modo in cui i genitori condividono immagini, informazioni relative ai figli sui social, e ovviamente al fine di prevenire eventuali forme di abuso. Il progetto si chiama ProTectThem.
  Quello che facciamo è sostanzialmente una attività di sensibilizzazione: promuoviamo, per esempio, l'istituzione del registro per la bigenitorialità in tutti i comuni dove riusciamo a trovare interlocutori sensibili al tema, ma facciamo anche molta attività di carattere scientifico. Mediamente negli ultimi quattro anni, anche durante il periodo della pandemia abbiamo organizzato quattro, cinque eventi, e in alcuni anni siamo riusciti a organizzare anche sei eventi di carattere scientifico, con la partecipazione di professori universitari, magistrati, psicologi, avvocati, ovviamente centrando tutto il tema sulla tutela della relazione familiare dei figli, e sul contrasto alle stereotipie di genere all'interno della famiglia.
  Tutto questo lo facciamo in modo assolutamente gratuito, senza alcun contributo di carattere pubblico, ma solo come manifestazione di responsabilità genitoriale verso i nostri figli. Non c'è nessuna forma di conflitto di interesse tra i soci, all'interno dei soci non ci sono transazioni di carattere commerciale, io faccio l'avvocato, ma mi occupo di altro nella vita, sono un avvocato pubblico e quindi l'attività che svolgo per l'associazione è una attività assolutamente gratuita.
  Fatta questa breve presentazione della nostra associazione, io sul tema dell'allontanamento del minore su cui ho un po' incentrato l'intervento, ma poi, sicuramente mi piacerebbe potere dire anche qualcosa sulle considerazioni che ha fatto il Presidente, vorrei fare un intervento di tipo propositivo, cioè non vorrei limitarmi a presentare criticità, problemi, disfunzioni, Pag. 5descrivere situazioni problematiche, ma vorrei, facendo ovviamente riferimento anche a aspetti critici in generale, soprattutto avanzare delle proposte che possono essere d'aiuto per i lavori della Commissione.
  L'allontanamento dal minore dall'ambiente familiare, o da un genitore ritenuto nocivo per la sua salute è un tema sicuramente controverso. È un tema che crea molta sofferenza in chi vive questa esperienza, crea molto dolore in chi è direttamente coinvolto in questo tipo di esperienza, ma è un tema che crea, allo stesso tempo, anche molto allarme sociale, basta fare riferimento a quella che è stata la reazione dell'opinione pubblica rispetto ai fatti di Bibbiano.
  È un tema quello dell'allontanamento del minore che però presenta rischi di forte strumentalizzazione, che nasce dalla particolare fumosità, dall'eccessiva vaghezza, dalla indeterminatezza del principio regolatore di tutto l'ordinamento minorile che è quello del Best interests of the child, un principio che tutta la dottrina più importante, più autorevole ha detto è una mera «formula magica, un'icona linguistica», buona a giustificare tutto e il contrario di tutto.
  Se a questa eccessiva vaghezza, a questa eccessiva indeterminatezza del concetto di best interests aggiungiamo il fatto che trattandosi di bambini è facilissimo scadere nella retorica, capite bene come questo tema offra spunti per strumentalizzazioni anche di carattere politico. Ad esempio, io vedo sempre il tema dell'allontanamento del minore, associato alla violenza che taluni padri operano verso le compagne, le mogli, e non vedo mai il tema dell'allontanamento del minore associato a situazioni inverse come purtroppo ci ricorda la cronaca ancora di questi giorni.
  Questo è un aspetto su cui è importante riflettere, perché oltre a non corrispondere al dato di realtà, è un dato che crea molta divisione nella società, perché si creano purtroppo questi gruppi, queste contrapposizioni tra padri e madri, che noi cerchiamo di contrastare e rappresentano un vero ostacolo nel processo di avanzamento della cultura della tutela delle relazioni familiari.
  Un altro esempio di strumentalizzazione degli interessi dei minori lo possiamo cogliere riguardo alle dichiarazioni, alle considerazioni che sono state fatte in occasione della sentenza della Corte costituzionale sul doppio cognome. Tutti i commentatori, tutti coloro che hanno commentato quella sentenza, l'hanno fatto evidenziando l'affermazione finalmente di un diritto delle donne, come se si fosse trattato appunto di un diritto delle donne.
  Peccato che la Corte costituzionale dice una cosa esattamente opposta, cioè la Corte costituzionale dice che il doppio cognome risponde all'esigenza di tutelare l'identità del figlio che è costituita dal patrimonio dei due genitori, patrimonio evidentemente non solo in senso genetico, e che deve essere salvaguardato anche attraverso l'uguaglianza dei due genitori. Quindi da questo punto di vista è evidente come questo tema debba essere sempre, quando si parla di minori, quando si parla di allontanamento dei minori, quando si parla in generale dei minori, bisogna sempre stare attenti a non incorrere in strumentalizzazioni, neanche a volere apparire anche in senso di apparenza e bisogna evitare di scadere nella retorica.
  Ora perché è importante, a nostro modo di vedere, quella sentenza della Corte costituzionale? Perché essa contiene quello che è il nucleo fondante, il nucleo principale, il nucleo essenziale del concetto di best interests, che è appunto quello di tutela dell'identità del figlio, tutela da realizzarsi attraverso la garanzia di accesso a entrambi i rami genitoriali, e deve perciò essere garantita l'uguaglianza genitoriale. Questi peraltro sono un po' i due perni su cui è costruita anche tutta la strategia europea sul contrasto alla povertà infantile, alla esclusione sociale, che è appunto costruita tutta attorno al ruolo della famiglia, e quindi al riconoscimento, alla conseguente necessità di tutelare le relazioni familiari dei figli, da un lato, e dall'altro lato è costruita sul concetto di uguaglianza tra i due genitori.Pag. 6
  Quindi da questo punto di vista la prima considerazione che noi possiamo fare è quella che andrebbe introdotto nell'ordinamento una nozione legislativa, una definizione legislativa di maggiori interessi dei figli, che tenga conto di questi due elementi, ovverosia le relazioni familiari dei figli complessivamente considerati, quindi la tutela dei due rami genitoriali e l'uguaglianza tra i due genitori, e attorno a questo nucleo venga valorizzato l'aspetto del bilanciamento degli interessi di tutti i soggetti che sono legati da una qualche relazione familiare. Perché noi dobbiamo pensare alle relazioni familiari come a un ecosistema, che quando si crea uno squilibrio muta e quindi ha delle conseguenze, che non sempre sono positive, anzi in questo caso sono assolutamente negative, perché, come diceva bene lei richiamando la lettera con la quale avevamo chiesto l'audizione, le relazioni familiari sono strumento essenziale per la salute delle persone.
  Quindi se noi vogliamo tutelare realmente la salute dei minori, vogliamo realizzare i loro maggiori interessi, la prima cosa che sarebbe opportuno fare è impedire fenomeni di strumentalizzazioni degli interessi dei minori, da parte dei genitori, ma anche da parte di tutti, a partire dal «sistema», che dovrebbe proteggere il minore, che in realtà, poi, qualche volta non lo protegge, dovremmo introdurre nel nostro ordinamento il concetto di maggiori interessi dei figli.
  E questo è il punto di partenza, perché parlare semplicemente di ascolto del minore, di riforma dell'ordinamento giudiziario, serve a poco. Il «sistema» per il modo in cui è concepito è da un lato cieco, fumoso, vago, indeterminato. E dall'altro lato guarda sempre a aspetti di dettaglio e non c'è mai una visione organica. Invece se noi intanto incominciamo a introdurre una nozione che abbia un forte legame, che risponde effettivamente alle esigenze del minore, e poi iniziamo a dettagliare e a disciplinare anche in modo coerente rispetto a questo fine cui l'ordinamento deve tendere, allora sì che riusciamo a organizzare un sistema di protezione del minore, che da un lato riduce al minimo il rischio di realizzazione di situazioni che impongono l'allontanamento del minore, e dall'altro lato quando poi, l'ordinamento è chiamato a prendersi cura direttamente di un minore, riesce a essere efficace nella tutela del minore.
  Un altro aspetto che sul piano normativo andrebbe implementato è quello relativo all'apparato sanzionatorio dei provvedimenti relativi appunto all'affido dei minori o all'allontanamento dei minori da parte dell'Autorità giudiziaria. Come sapete bene l'esecuzione di questi provvedimenti relativi ai minori dipende, in buona sostanza, dalla buona volontà del genitore che, chiaramente molte volte non li condivide, e gli basta semplicemente opporre una mera resistenza passiva per bloccare il percorso che l'ordinamento ha ritenuto migliore per quel minore. Quindi da questo punto di vista si può intervenire su questo aspetto, implementando le sanzioni. Una soluzione potrebbe essere quella di rafforzare, di ampliare, di sollecitare l'applicazione dell'articolo 614-bis del Codice di procedura civile, che realizza una forma di coercizione indiretta sarebbe particolarmente utile. Lei prima faceva riferimento al caso Apadula-Massaro: noi abbiamo tanti casi di bambini per i quali la frequentazione sistematica e ravvicinata con il genitore non collocatario è stata riconosciuta, accertata da consulenze tecniche non solo di tipo psicologico, ma anche legate a specifiche patologie del minore, e purtroppo in molti di questi casi è bastato che il genitore collocatario rifiutasse l'esecuzione di questi provvedimenti per bloccare tutto, con grave sofferenza del genitore non collocatario, un grave senso di frustrazione, devo riconoscerlo, che emerge chiaramente dal provvedimento stesso dell'Autorità giudiziaria che di fronte al rifiuto ostinato di eseguire un provvedimento non se le è sentita di disporre l'allontanamento del minore, ma allo stesso tempo si è limitata a esortare il genitore collocatario a rivedere le sue posizioni, cosa che non è finora avvenuta e però soprattutto con grandissima sofferenza anche fisica di questi bambini. Allora introdurre anche da questo punto di vista Pag. 7strumenti che rafforzino e diano forza ai provvedimenti dell'Autorità giudiziaria sarebbe un modo anche per prevenire l'adozione di provvedimenti più gravi che poi portano, evidentemente, all'allontanamento del minore, e che portano a quei problemi che conosciamo.
  Un altro aspetto che su cui bisognerebbe intervenire sul piano normativo, riguarda l'ordinamento dei servizi sociali: io per servizi sociali mi riferisco in generale al sistema di protezione del minore, quindi servizi sociali in quanto tali, veri e propri, e comunità di accoglienza di tipo familiare di questi bambini. Perché? Perché il sistema è un sistema caratterizzato da una eccessiva frammentazione e farraginosità delle procedure amministrative, se noi pensiamo che dal momento in cui l'Autorità giudiziaria dispone l'intervento di un servizio sociale a tutela di un minore, qualunque esso sia, al momento in cui questo provvedimento deve essere eseguito materialmente, ci troviamo di fronte a competenze dello Stato attraverso i suoi Ministeri, competenze della regione, competenze delle città metropolitana, competenze delle unioni o dei consorzi dei comuni, competenze dei comuni, competenze delle circoscrizioni: capite bene che un sistema così complesso e così frammentato è un sistema totalmente inefficiente.
  Ed è anche un sistema totalmente inefficace, cioè che non raggiunge mai l'obiettivo che si prefigge, che è appunto quello di rispondere a un bisogno del minore, e questo, ovviamente, crea quel clima di profonda sfiducia che è presente nell'utenza e crea un danno talvolta irreparabile al minore. Quindi questo è il primo aspetto su cui bisogna intervenire: accentrare e comunque raccomandare fortemente l'utilizzo del potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle regioni, nei confronti degli altri enti che abbiano competenza laddove essi siano inadempienti, perché questo altrimenti spesso finisce per rendere inefficace l'azione di tutela del minore.
  L'altro aspetto, quindi oltre alla riduzione dei livelli di governo del sistema, l'altro aspetto su cui è fondamentale intervenire è quello relativo alla continuità dei flussi finanziari. È un aspetto assolutamente drammatico, è presente in tantissime realtà, soprattutto del sud, ma non solo del sud, perché purtroppo le procedure sono complicate, da Trieste a Palermo. L'altro aspetto, dal nostro punto di vista, su cui è fondamentale intervenire è quello della omogeneità dei servizi che vengono previsti a favore dei bambini. Non è degno di uno stato unitario che un bambino altoatesino debba avere servizi per qualità e quantità che un bambino calabrese, o un bambino sardo, un bambino siciliano non è in grado neanche di potere immaginare.
  Su questo si può intervenire in tanti modi: uno è quello dei livelli essenziali delle prestazioni, che però devono essere garantite a tutti in modo assolutamente omogeneo. Altrimenti l'altra soluzione che, secondo noi, è quella preferibile, è quella della definizione di un corpo essenziale di servizi necessari a tutti i bambini, l'individuazione di un modello unico che, poi, possa essere replicato e attuato dalle singole amministrazioni competenti, per evitare proprio questo fenomeno della disparità di trattamento tra bambini di diverse regioni, ma talvolta anche bambini di comuni limitrofi, e questa è una cosa assolutamente drammatica.
  Sul tema sempre dei servizi, un altro aspetto su cui bisognerebbe intervenire è quello relativo ai controlli, sulla qualità e la quantità delle prestazioni che vengono erogate da parte degli enti gestori di questi servizi. Sono enti che agiscono quasi sempre in regime di convenzione o in regime di appalto, e da questo punto di vista noi crediamo che il potere di controllo, di ispezione e anche il potere di sanzione verso questi enti debba restare sempre in capo alla struttura dell'ente che ha stipulato la convenzione, che ha stipulato il contratto di appalto. Per due ragioni: primo, perché delegarla a altri enti, ad altre amministrazioni rischia di rappresentare, anzi rappresenta certamente un ulteriore frammentazione del meccanismo di erogazione del servizio; dall'altro lato, per esempio, si fa riferimento ai garanti come possibili soggetti da individuare per l'applicazione di Pag. 8attribuzioni di poteri di controllo ai garanti, noi riteniamo che i garanti non hanno una struttura dotata delle necessarie competenze tecnico-giuridiche per valutare eventuali inadempimenti contrattuali, per valutare eventuali violazioni e per applicare eventuali sanzioni. Noi possiamo pensare che il dirigente di turno, il garante di turno possa applicare qualunque sanzione nei confronti di una struttura inadempiente, di una struttura che viola le norme contrattuali, ma poi il provvedimento deve essere anche motivato e deve essere soprattutto ben costruito perché va difeso in Tribunale, perché molte volte queste sanzioni vengono anche impugnate e se il provvedimento non è ben costruito, non è ben motivato rischia di risultare assolutamente inefficace, perché l'Autorità giudiziaria giustamente annulla la sanzione. Quindi bisogna concentrare il potere di controllo all'interno, anche, degli enti preposti, che hanno stipulato appunto la convenzione, l'appalto.
  Considerata, poi, l'entità anche della spesa, dal nostro punto di vista, e qui lo confesso c'è un piccolo personale conflitto di interesse da parte mia perché sono un avvocato dell'INAIL (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro), andrebbe rafforzato in potere di controllo, andrebbero sollecitati gli Enti previdenziali, ma anche gli SPRESAL (Servizio prevenzione sicurezza ambienti di lavoro), perché facciano in modo sistematico controlli sull'inquadramento professionale, sul rispetto dei contratti collettivi e anche sulla sicurezza dei luoghi, perché molte volte, molti genitori ci segnalano la difficoltà di dover cambiare con una certa frequenza l'interlocutore di turno con cui si confrontano rispetto al singolo progetto, rispetto alla situazione del singolo minore, perché queste persone spesso hanno contratti precari, spesso hanno contratti che non corrispondono al loro corretto inquadramento. L'eccessiva rotazione e ricambio del personale che viene utilizzato rappresenta anche esso un ostacolo sul percorso sulla buona riuscita del progetto.
  In generale su questo sistema la percezione che abbiamo noi è quella di una situazione, se non tranquillizzante, sicuramente non allarmante. Lo slogan che spesso viene riferito «Bibbiano è ovunque», dal nostro punto di vista, per la percezione che abbiamo noi, è uno slogan falso. Molte delle lamentele riguardano inefficienza dei servizi, del sistema, ma sono aspetti che non hanno nulla a che vedere rispetto alla specificità dei fatti che sono avvenuti a Bibbiano, e laddove questi fatti emergono, dalle informazioni così che noi abbiamo, dalla percezione che noi abbiamo è che l'Autorità giudiziaria interviene.
  Perché è importante questo aspetto anche secondo noi? Perché continuare con un approccio allarmistico di quel tipo contribuisce anche esso a rendere il sistema meno efficiente, a ingolfarlo ancora di più, e quindi da questo punto di vista evitare atteggiamenti allarmistici, aiuterebbe molto a rasserenare i rapporti tra i genitori coinvolti in queste vicende, e gli operatori.
  Rispetto a Bibbiano, però, c'è un aspetto che secondo noi è fondamentale, che è quello appunto relativo alla formazione degli operatori. Dai giudici, agli assistenti sociali, passando per gli avvocati e gli psicologi e tutte le figure professionali coinvolte in questo processo. Va bene spingere sulla formazione degli operatori, ma dobbiamo capirci anche che tipo di formazione viene fatta agli operatori. Se per formazione noi intendiamo il «metodo Foti», cioè un metodo che non è avvalorato da alcuna evidenza fattuale, non ha nessun riconoscimento scientifico né a livello nazionale, né a livello internazionale, allora non facciamo formazione, facciamo una cattiva formazione. Lì sì che facciamo dei danni, perché poi, diventa anche sistematico quel tipo di attività e rischia davvero di creare grossi problemi.
  Se invece per formazione noi facciamo una formazione basata su dati empirici, e le risultanze della letteratura scientifica, come può essere, per esempio, la «Carta di Noto», e quindi facciamo riferimento a precisi settori anche culturali in questo ambito allora le cose cambiano. Quindi da questo punto di vista va bene la raccomandazione di rafforzare la formazione degli operatori, ma deve essere una formazione che abbia una sua validità scientifica e sia Pag. 9sempre anche essa orientata rispetto al tema iniziale, cioè quello della tutela degli interessi dei figli, perché il «metodo Foti» nulla aveva a che fare con la tutela degli interessi dei figli. Questo è evidente, tutelava, perseguiva altri interessi e questo non può essere consentito.
  Un altro dato su cui, secondo noi, bisognerebbe riflettere è quello relativo al ruolo della stampa. Tra il modo in cui il dottor Luca Ponzi, che voi avete sentito, ha descritto i fatti di Bibbiano, e il modo in cui è stata raccontata all'opinione pubblica italiana la vicenda Apadula-Massaro c'è un abisso: da un lato c'è una descrizione oggettiva, asettica, strettamente collegata ai fatti e soprattutto completa di questi, e dall'altro lato c'è una rappresentazione assolutamente unilaterale dei fatti, c'è una rappresentazione dei fatti non solo distorta, ma addirittura falsa, perché Apadula è stato addirittura accusato di essere un padre abusante, un uomo violento, quando invece l'Autorità giudiziaria ha, credo sempre, archiviato indagini e procedimenti che lo hanno riguardato, quindi una realtà totalmente diversa. Questo crea allarme sociale, perché si dà una immagine di una Magistratura superficiale, si dà l'immagine di una Magistratura distratta, di una Magistratura addirittura partigiana, perché sarebbe una Magistratura che tutela un genere, piuttosto che un altro genere, e quindi addirittura connivente con chi commette dei reati, e il che non è assolutamente vero.
  Ma soprattutto c'è un certo filone giornalistico che ogni qualvolta intercetta notizie relative a possibili allontanamenti di minori si scatena, perché, scusate l'immagine un po' forte, avverte l'odore del sangue e inizia subito a inseguire le notizie relative a questi allontanamenti, inizia a dare anche lì una rappresentazione sempre unilaterale che è quella del genitore che subisce il provvedimento. È sempre molto parziale, esclude sempre totalmente i fatti così come sono stati accertati dall'Autorità giudiziaria. Allora questo tipo di giornalismo è un giornalismo che nuoce gravemente agli interessi dei figli, perché esso rappresenta un ostacolo oggettivo all'esecuzione dei provvedimenti, è un giornalismo che viola palesemente la «Carta di Treviso». Chiedetevi come si sentirà il figlio dei signori Apadula-Massaro il giorno in cui qualcuno dei suoi compagni lo stigmatizzerà come il figlio di un uomo violento, che cosa penserà quel bambino? E cosa penserà quel bambino il giorno in cui scoprirà che il padre non è stato neanche contravvenzionato per un divieto di sosta, come si sentirà quel bambino? E soprattutto perché la vita di quel bambino, ma di tanti altri bambini, di tutti i bambini che sono coinvolti in questo genere di provvedimenti, in queste vicende, deve essere così accanitamente scandagliata dalla stampa.
  Davvero c'è un limite, e in questo per esempio, andrebbe rafforzato molto il ruolo del Garante nazionale, ma anche il ruolo dei Garanti regionali. Andrebbe rafforzato molto il potere sanzionatorio dei garanti verso la stampa, verso l'ordine dei giornalisti, anche il potere dell'Autorità garante per le comunicazioni andrebbe molto valorizzato da questo punto di vista, perché ripeto questo genere di trasmissioni televisive, soprattutto, non solo creano allarmi del tutto sproporzionati, ma gettano discredito su tutto il sistema, e questo è anche esso un oggettivo danno alla tutela del minore.
  L'ultima considerazione che vorrei fare riguarda il tema dell'alienazione parentale. È in parte collegato al deficit di misure che valorizzino, in qualche modo garantiscano, l'effettiva esecuzione dei provvedimenti dell'Autorità giudiziaria, in parte, perché nella fase iniziale sicuramente è collegato al fatto che nei casi di crisi familiari. Per esempio, nei casi di separazione dei genitori sicuramente è legato al fatto che la negazione dell'accesso alla relazione con l'altro genitore non è sanzionato, o è difficilmente sanzionato, e solo dopo molto tempo, e quindi questo crea poi quel clima di disaffezione, crea quel clima di allontanamento e soprattutto crea quello squilibrio tra i due genitori che, poi, produce un danno al sistema delle relazioni familiari del figlio, che come diceva la Corte costituzionale, è parte integrante dell'interesse del minore.Pag. 10
  Questo sicuramente è un aspetto. L'altro aspetto è che l'alienazione parentale nasce da quello, ma soprattutto l'alienazione parentale riguarda altro, cioè è una condizione di relazione disfunzionale tra un genitore e un figlio, che non ha alcuna caratterizzazione di genere, ed è riconosciuta al pari di altri fenomeni e di altre relazioni, uso un termine un po' forte, però quello che è sostanzialmente, una «relazione tossica», una relazione difficile, molto complicata per una delle due parti al pari del mobbing, al pari dello stalking, ed è una condizione che è riconosciuta dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Quindi da questo punto continuare a rifiutare di affrontare questo tema è, a nostro modo di vedere, un errore sotto diversi profili: è un errore, innanzitutto, perché crea un danno al figlio, ripeto non lo diciamo noi, lo dice l'organizzazione mondiale della sanità. Il benessere psicofisico delle persone dipende dalla qualità delle loro relazioni familiari, delle loro relazioni sociali, quindi da questo punto di vista buone relazioni familiari contribuiscono e rappresentano uno strumento di tutela della salute del minore. Da questo punto di vista è un danno anche caratterizzarlo per il genere, è una doppia discriminazione anche verso le donne.
  Noi abbiamo toccato con mano molte volte la frustrazione di talune madri, vittime esse di alienazione parentale, quando vedono associato il tema al genere come forma di reazione, come accusa ingiustificata, sproporzionata, infondata verso le donne, perché vedono da un lato negato svilito il loro ruolo materno, ma vedono anche svilita la loro figura femminile.
  Ancora ieri sulla nostra pagina Facebook una madre ha pubblicato un messaggio rivolto alla figlia, che non vede da due anni. Il fenomeno dell'alienazione parentale non ha nessuna connotazione di genere, se ce l'ha, ce l'ha in relazione al fatto che nell'affidamento dei figli il genitore collocatario nella maggioranza dei casi è prevalentemente la madre e questo da un punto di vista statistico, quindi ragioni legate alla dimensione dell'affidamento alle madri, del ruolo di genitore collocatario alle madri appunto, si verifica di più da quel lato, ma è vero anche il contrario. Noi abbiamo la sensazione che un buon 20-25 per cento dei casi che conosciamo di alienazione riguardano donne.
  E non è che lo diciamo noi, anche a livello internazionale abbiamo esperienze di questo genere. Se voi pensate anche all'esperienza, alla vita di Lady Catherin Meyer, scoprirete una storia interessantissima di questa madre che per 11 anni non ha visto le due figlie, perché il padre le ha riportate in Germania e per 11 anni ha dovuto combattere in tutti i Tribunali tedeschi, ma anche dinanzi alla Corte Europea dei diritti dell'uomo per riuscire ad affermare il proprio ruolo di genitore che le era stato negato da quest'uomo, che aveva portato via le figlie e aveva impedito qualunque forma di contatto, qualunque forma di relazione con la madre. È un fenomeno che si verifica in modo assolutamente frequente nei casi di sottrazione internazionale. Poc'anzi è stato citato il caso di Erik Zardo, ma c'è anche il caso di Emilio Vincioni, perché magari Zardo ha caratteristiche peculiari relative ai rapporti tra l'Italia e l'Ucraina, ma noi abbiamo il caso appunto di Emilio Vincioni che era sposato con una cittadina greca che ha pensato bene, subito dopo la nascita della figlia, di trasferirsi in Grecia e di negare qualunque forma di rapporto con il padre, che da sei anni che cerca di avere un minimo di relazione, anche attraverso strumento telematici, e gli viene sistematicamente negato.
  Quindi questo è un dato di realtà. Sull'alienazione parentale credo davvero che non ci possano essere dubbi sia sull'esistenza del fenomeno, sia sulla validità scientifica di questa teoria, perché basta andare su una qualunque banca dati pubblica per accertare il numero di studi da cui è corroborata questa teoria. In Irlanda, per esempio, qualche mese fa il Ministro della giustizia irlandese, rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha riconosciuto che l'alienazione parentale è un problema caratteristico che succede frequentemente all'interno delle separazioni e va trattato come una forma di abuso psicologico. In Pag. 11Inghilterra, quando hanno riformato il Child abuse act, proprio grazie al ruolo di Lady Meyer, hanno previsto che l'alienazione parentale come una forma di abuso psicologico verso i figli.
  A Malta, in modo assolutamente bipartisan, sia i partiti di destra, sia i partiti di sinistra trattano quotidianamente il tema dell'alienazione parentale e stanno portando avanti un progetto di riforma del loro Codice civile volto a prevenire e reprimere questo fenomeno, che è gravemente lesivo dei diritti dei figli e li espone a gravi rischi per la salute.
  Do l'ultima informazione, qualche giorno fa, la settimana scorsa a Acri in Israele si è svolta una conferenza alla quale hanno partecipato professori universitari di mezzo mondo, dagli Stati Uniti, appunto a Israele, passando per il Canada, Irlanda, Malta, la Serbia, la Croazia e l'Inghilterra, molti dei quali sono consulenti di Ministri, a dimostrazione del fatto che nelle istituzioni di quei paesi c'è una forte sensibilità verso questo tema, e non si capisce perché di questo tema in Italia non si possa parlare, si debba bollare come una teoria priva di fondamento scientifico, quando in realtà così non è, con posizioni peraltro anche della Giurisprudenza assolutamente alternanti. Abbiamo letto tutti quanti la sentenza Massaro, ma qualche giorno fa mi hanno segnalato un'altra sentenza, sempre alla Corte di cassazione, che ribalta di nuovo l'orientamento, adesso non so bene, perché non l'ho ancora letta se è relativa al tema della responsabilità genitoriale o relativamente al tema specifico dell'alienazione parentale, però è chiaro che la Corte di cassazione non può cambiare opinione ogni tre per due rispetto a quella che è una condotta assolutamente inadeguata di un genitore.
  Ora chiamiamola come vogliamo, e noi siamo perché le cose si chiamino con il loro nome e cognome, alienazione parentale in questo caso, però sul tema quanto meno dell'adeguatezza di un genitore che ostacola i rapporti con l'altro genitore non ci possono essere dubbi. Quando questo comportamento è protratto nel tempo, è assolutamente infondato, è assolutamente ingiustificato, continuare a tollerare un comportamento ostativo rischia di creare grossi danni ai figli.
  Io concluderei qui e resterei poi a vostra disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie avvocato. Sull'alienazione parentale adesso, al di là di tutto, lei ha citato tutti gli ordinamenti del Common Law, e quindi chiaramente noi siamo per il potere legislativo che deve decidere, e quindi statuire e mettere giù una normativa. Altrimenti chiaramente si va avanti con le pronunce giurisprudenziali che prevedono un rimedio vero, la remissione delle Sezioni Unite in caso di contrasto tra i vari giudicati. Ora al momento non c'è questa remissione, aspettiamo. Forse ci sarà o vediamo se il Parlamento riterrà di pronunciarsi.
  Io chiedo ai Commissari se ci sono delle domande, tenendo presente però che sono le 14:30 e che avevo chiesto appunto di chiudere per questo orario. Abbiamo ancora davanti al massimo un quarto d'ora. Se qualcuno vuole prenotarsi dei commissari? Onorevole Giannone, prego, le chiedo di essere brevissima per favore, grazie.

  VERONICA GIANNONE. Grazie mille, ci provo. Io non so da dove iniziare, parlava di dati di realtà, cioè: quei dati legati ai minori allontanati dalle donne molto spesso vittime di violenza non rappresentano una realtà, io ho ripreso le sue parole, e me le sono scritte, quindi lei è in grado di darci dei dati di realtà? Prima domanda, così magari ce li fa avere e cerchiamo di capire quali sono i veri dati della realtà.
  Passerei, poi, al diritto di eguaglianza genitoriale. Io non credo che esista una eguaglianza, ma una eguaglianza in generale, perché siamo persone diverse, ognuno è diverso, esiste il diritto ad avere entrambi i genitori quello sì, assolutamente, è innegabile, ma non è una eguaglianza tra l'uno e l'altro. Ognuno ha il suo rapporto con il proprio figlio, che sia la madre, che sia il padre, ma così vale anche per i nonni, e quindi io non so che cosa intende per eguagliata, se magari ci può scrivere o ci fa sapere di che tipo di eguaglianza parla per favore.Pag. 12
  Parlava anche di contesto di maggiori interessi dei figli, che si debbano in qualche modo attuare delle nozioni che rispondano alle esigenze del minore, e per evitare situazioni che impongano un allontanamento del minore, e quindi le chiedo: quante volte con la sua associazione si è trovato a avere casi di imposizione di allontanamento del minore? Ma la cosa che più mi piacerebbe chiederle, visto che sono tanti anni, chi è che richiede principalmente l'allontanamento del minore, e quindi l'allontanamento da uno dei due genitori? Visto che prima parlava delle separazioni sarebbe anche importante da questi dati di realtà capire quali sono effettivamente i numeri precisi.
  Poi, parlava di un apparato sanzionatorio maggiore per il genitore che oppone resistenza anche passiva, tant'è che parlava anche dell'articolo 614-bis del Codice di procedura penale per la coercizione indiretta etc. etc. Lei ha iniziato oggi il suo discorso, ma forse non se ne è accorto, dicendo che in realtà siete un gruppo che vuole eliminare il contrasto tra i genitori, da tutto quello che ha detto oggi a me sembra che lei vuole soltanto aumentarlo e alimentarlo questo contrasto: aumentiamo le sanzioni, puniamo le persone, prendiamo più facilmente i bambini, facciamo in modo che vengano allontanati, perché bisogna punire anche tutti quei genitori che o non ottemperano andando a portare i loro figli in casa famiglia, come se fosse praticamente a una sorta di terapia la casa famiglia o una struttura residenziale per i minori. Non so, forse le conviene riascoltarsi.
  Per non parlare, poi, della sua opinione sulla frustrazione dei Magistrati, se io fossi un Magistrato mi sarei innervosita un sacco su questa cosa. Come si permette lei di dire che i Magistrati sono frustrati e scrivono sentenze e ordinanze a causa della frustrazione che provano. Questa è una opinione personale, cioè è sua, perché non ha nulla di obiettivo o di oggettivo. Io non so lei come possa dire certe cose senza avere un minimo di prova, eppure mi pare che sia avvocato, così ha detto, forse all'INAIL è diverso.
  Poi parlava appunto delle misure applicative maggiori, un'eccessiva farraginosità sui provvedimenti di allontanamento per rispondere ai bisogni del minore, un danno irreparabile chi non ottempera al provvedimento di allontanamento: il danno è irreparabile qualsiasi bambino, per qualsiasi bambino o bambina o adolescente, è quello di vivere non soltanto lontano dalla sua famiglia, e non parlo di mamma o papà, famiglia in generale, chiunque esso sia secondo le sue volontà e secondo i suoi bisogni che lui descrive e non che lei decifra. Ma, soprattutto, il danno più grande è che un bambino possa crescere per anni all'interno di una struttura residenziale che non è vita, non è vita e non so come possiate venire in una Commissione di inchiesta su questi temi a venire a dire certe cose. Cioè una struttura residenziale, togliere un figlio per problematiche legate a madre e padre, qualunque esse siano, di rinchiudere un ragazzino in una struttura residenziale che non può vivere la sua vita, è vergognoso. Sono ormai mesi che sento dire queste cose da alcuni di voi e io sono stanca di sentirle, da madre prima di tutto, e lo dico anche per mio marito che è un gran padre e si vergogna di sentirvi anche lui, e questa è una mia opinione personale, come tante ne ha dette lei.
  Per non parlare poi della questione del paragone che lei ha fatto tra quello che riguarda Bibbiano, quello che è venuto a dire il giornalista e come i giornalisti si vengono a porre sulla questione Apadula-Massaro. Ma lei è venuto a fare l'avvocato di Apadula? Le chiedo anche questo, visto che era presente l'altra volta, anche se era soltanto in collegamento in remoto come avvocato, ma a me non risultava da nessuna parte, anche se non ha detto mezza parola, quindi lei è avvocato di Apadula, è venuto qui come avvocato di Apadula, perché non ho capito neanche quest'altra cosa. Sarebbe interessante che lei ce lo spiegasse, per non parlare ancora del fatto che ha dato opinioni personali.
  Il falso lei lo dichiara in che modo? Lei ha detto chiaramente che la stampa ha scritto e descritto falsità. Come le prove queste falsità? Chi è lei per provare le Pag. 13falsità? Interpretare l'ordinanza della Cassazione a modo suo, dare opinioni personali. Lei non è qui dare opinioni personali e mi piacerebbe tanto sapere come mai è nata questa associazione, questa sua associazione anni fa? Da cosa è nata? Ci dica perché l'ha fatta nascere? Visto che lei è il Presidente. Ci interesserebbe molto capire perché.
  E concludo, so che ho preso tempo, ma bisognava prenderlo, alienazione parentale. Ad oggi lei può citare quello che vuole, comunque in Italia, e lo ha scritto anche il Ministro Speranza nell'ultima interpellanza depositata, e abbiamo avuto risposta, è stato determinante in altri momenti e situazioni, anche dalla Cartabia, vada a rivedere anche le interpellanze urgenti e i question time fatti in aula: non è riconosciuta né scientificamente e né giuridicamente, punto.
  E quindi è inutile che continuiamo a combattere su questa cosa, come ha detto bene la Presidente poi si vedrà il da farsi, ma per favore smettetela di venire qui a parlare per avere qualche minuto, essere conosciuti, ma soprattutto per avere opinioni personali. Ho finito.

  PRESIDENTE. C'è qualche altro Commissario che vuole intervenire? No. Chiedo all'avvocato Di Martino se vuole rispondere adesso, oppure se preferisce darci una risposta anche schematica scritta, mi dica lei.

  SALVATORE DIMARTINO, presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto. Io mi aspettavo delle domande e invece ho assistito a uno sfogo di cui non comprendo la ragione, quanto meno per i livelli di astiosità che sono stati espressi nei miei confronti personalmente, e anche nei confronti dell'associazione che rappresento.
  Per quanto riguarda il concetto di eguaglianza mi pare che l'onorevole Giannone abbia le idee un po' confuse, e in generale tutto quello che ha detto è una palese manipolazione del mio pensiero.
  Sul tema dell'alienazione parentale insisto e ribadisco: è un tema che il Parlamento si propone di affrontare e di risolvere sin dal 2013. Il dibattito sul disegno di legge numero 735, Pillon, ha fatto dimenticare a qualcuno che nel 2013 il senatore Bonafede e altri, e quindi il Movimento cinque stelle al quale apparteneva l'onorevole Giannone prima di cambiare partito, e il Partito Democratico a firma della senatrice Cirinnà e altri, nel 2015, hanno presentato un disegno di legge che non solo presenta le stesse e identiche caratteristiche, le stesse e identiche soluzioni del disegno di legge Pillon, su tutti gli aspetti critici dell'affidamento condiviso, e quindi la Legge 54 del 2006, ma sul tema specifico dell'alienazione parentale insistono sia il disegno di legge a firma Bonafede, sia il disegno di legge a firma della senatrice Cirinnà, insistono molto. E prevedono addirittura sanzioni anche di carattere penale verso coloro che utilizzano l'espediente delle false accuse, cioè di accuse che vengono presentate in modo strumentale per iniziare a creare un clima di discredito nei confronti di uno dei due genitori.
  Ora noi, ripeto, possiamo negare qualunque cosa, possiamo negare l'evidenza, si può anche fare una legge che dice: «In Italia è vietato parlare di alienazione parentale», benissimo. Sarebbe una legge assolutamente incostituzionale, qualunque Giudice la reputerebbe assolutamente incostituzionale.
  Sul tema dell'alienazione parentale, che è un tema serio, e va trattato con serietà e con scrupolo, sarebbe utile riprendere, non relativamente al tema dell'alienazione parentale, ma rispetto al modo in cui il sapere scientifico deve trovare ingresso nel processo civile e in quel caso nel processo penale, richiamare, riprendere gli insegnamenti della sentenza Cozzini, dove viene proprio spiegato molto bene, da un giurista autorevole, qual è il dottor Rocco Blaiotta, quale serie di meccanismi deve utilizzare il Giudice allorquando si trova di fronte a una teoria scientifica che non è pienamente condivisa dal mondo scientifico.
  Lì ci sono delle indicazioni molto chiare. Riguardano un tema specifico delle malattie professionali, però il metodo è sicuramente applicabile anche al tema della alienazione parentale e su questo, per fortuna, Pag. 14e grazie a Dio, la riforma civile utilizza un meccanismo o fa riferimento a un meccanismo molto simile, cioè quello del metodo scientifico. Se noi applicassimo correttamente il metodo scientifico alla teoria dell'alienazione parentale io sono sicuro che anche l'onorevole Giannone riconoscerebbe la fondatezza di questa tesi.
  Per il resto, ripeto, mi sembra accuse fondate sulla manipolazione delle mie affermazioni, io non ho minimamente inteso accusare di frustrazione i Magistrati. Ho semplicemente evidenziato il fatto che anche i magistrati si rendono conto, sono consapevoli perfettamente del fatto che i provvedimenti non possono essere eseguiti, e non potendo essere eseguiti molte volte non si riesce a raggiungere l'obiettivo che l'ordinamento si prefigge. Poi, dopo di che, l'ordinamento può anche decidere di declamare principi di grande livello retorico, ma non dotarsi di strumenti concreti che consentano di realizzare questi obiettivi e va bene uguale, per fortuna esistono anche altri Giudici, esistono tanti Giudici, esistono altri Giudici oltre il livello italiano, c'è la Corte Europea dei Diritti dell'uomo che sistematicamente condanna l'Italia per l'inefficienza del suo sistema di garanzia del diritto alle relazioni familiari dei figli, e quindi va bene.
  La sentenza sul caso Apadula-Massaro sarà una delle tante sentenze schizofreniche che abbiamo nella nostra Giurisprudenza. Ci sono altri Giudici, non solo in Italia, ma anche altrove che troveranno un rimedio, daranno delle indicazioni per risolvere questo problema.
  Guardate, sulla alienazione parentale l'Italia è il paese più condannato in tutta Europa, è una vergogna che questo tema non lo si affronti, e non lo si affronta perché? Perché qualcuno pensa di avere individuato una propria costituency elettorale legata al genere. Non è così: di madri alienate ce ne sono, non tanto quanto i padri, ma proporzionalmente ce ne sono molte di più, e ignorarle significa offenderle due volte. Per il resto, ripeto, io non credo di dovere rispondere neanche per iscritto all'onorevole Giannone perché non ho trovato domande specifiche. Se ritiene di farmi delle domande specifiche rispondo in modo altrettanto specifico per iscritto, però ripeto mi faccia domande specifiche per iscritto e io risponderò con la stessa modalità.

  PRESIDENTE. C'è qualcun altro che vuole intervenire? Allora faccio io rapidamente due domande all'avvocato Di Martino. In relazione alla legge delega 206 del 2021, in realtà le chiedevo un parere su quelle che sono le nuove regole del contraddittorio che devono seguire gli assistenti sociali appunto nei processi di allontanamento dei figli, dei minori.
  E poi in relazione, questa è una cosa che ci preme molto, ai curatori speciali, a quelli che in base alla novella dovranno sempre essere nominati, e che però dovranno avere alla formazione specifica, non si sa se necessariamente solo avvocati, e secondo lui quale preparazione dovrebbero avere. Le chiedo di essere schematico, grazie.

  SALVATORE DIMARTINO, presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto. Sulla prima questione sicuramente la scelta fatta dalla norma è sicuramente positiva, perché lì i problemi sono due e in questo modo, a nostro modo di vedere, sono sostanzialmente risolti, o comunque sono molto meno rilevanti rispetto a prima. Da un lato perché si è chiarito definitivamente qual è il ruolo degli assistenti sociali, e in questo mi pare che anche le indicazioni che ha dato la dottoressa Salvi sono coerenti con quello che noi riteniamo. Gli assistenti sociali non devono poter fare valutazioni sulle capacità genitoriali, non è il loro ruolo, non sono preparati per quello. Il loro ruolo deve essere quello eventualmente di osservatori, cioè devono riferire i fatti nella loro oggettiva consistenza, spesso invece succedeva in passato che, anziché fatti, riferivano opinioni.
  Faccio un esempio molto banale: vasetto di yogurt scaduto da un giorno dentro il frigorifero, la relazione riportava «cibo avariato». Capite bene che c'è un abisso tra i due modi di rappresentare questo dato. L'altro aspetto è che sicuramente favorire il contraddittorio tra le parti è il modo migliorePag. 15 per garantire sia trasparenza, ma anche per garantire il diritto di difesa dei genitori che sono coinvolti in questo genere di procedimenti. Quindi da questo punto di vista la riforma per noi è una soluzione condivisibile.
  Riguardo a quali dovrebbero essere le competenze dei curatori: oggettivamente non glielo saprei dire, sicuramente dovrebbero essere molto valorizzate le competenze di tipo pedagogico. Anche i servizi sociali dovrebbero essere molto orientati sulla pedagogia, noi invece oggi abbiamo servizi sociali sbilanciati troppo su altri aspetti, perché la pedagogia è lo strumento base da cui partire.
  La materia prima sono i bambini, allora non dobbiamo partire con psicologi, non dobbiamo partire dalla psicologia, dobbiamo partire innanzitutto dal sentire, dal capire quali sono i bisogni dei bambini. Quindi sicuramente una competenza di tipo pedagogico. Poi se debbano essere solo avvocati o anche altre figure professionali, qualche difficoltà ce l'avrei, nel senso che secondo me sicuramente gli avvocati hanno la forma mentis, capiscono meglio i meccanismi processuali. Per altri versi la forma mentis dell'avvocato è una forma mentis troppo legata al contenzioso, e quindi da questo punto di vista rischia anche qui di creare ulteriori difficoltà e ulteriori problemi. Quindi non le saprei dire, se non una forte preparazione sul piano pedagogico.

  PRESIDENTE. Grazie. Esprimo una mia opinione, per quello che vale. Siccome questo curatore speciale deve avere necessariamente dei poteri dal punto di vista della rappresentanza del minore e quindi giuridica, è un po' problematica la sua formazione, e quindi se deve essere un giurista facciamo fatica anche a credere che sia un pedagogo.
  Se nessuno vuole intervenire io direi che chiudo l'audizione. Onorevole Giannone lei ha già parlato, per cui se chiede ancora di intervenire le chiedo di essere brevissima.

  VERONICA GIANNONE. Ripropongo le domande, visto che non ha risposto. Prima ho chiesto perché è nata la sua associazione, da dove è nata? Da dove è venuta l'idea di crearla? Ho chiesto anche se era l'avvocato di Apadula, riprendendo quello che ho già detto prima e che non ripeto. Ho chiesto anche se quello che lei ha definito bisogno del minore è, secondo lei, l'inserimento, quindi l'allontanamento e l'inserimento nella struttura residenziale per minori, e quindi di domande ne ho fatte, non ha risposto neanche a una, se può rispondere almeno per iscritto.
  E poi, per finire, io non ho alcun astio, non la conosco, ma lei invece ha tanto tempo da perdere con me e con altre colleghe, non facendo altro che esprimere opinioni o prese in giro tipo «Sbattete contro il muro della Ministra Cartabia».

  PRESIDENTE. Onorevole Giannone a cosa si riferisce?

  VERONICA GIANNONE. Rispetto a quello che ha detto prima, mi riferisco al signor Salvatore Di Martino che scrive sul mantenimento diretto. Se vengo accusata di una cosa, io devo rispondere.

  PRESIDENTE. Onorevole Giannone restiamo nell'ambito dell'audizione. La pregherei di concludere il suo intervento e lasciamo lo spazio, se vuole, all'avvocato di Martino per rispondere.

  VERONICA GIANNONE. Va bene, ma non doveva intervenire in questo caso accusandomi di astio o altre cose, perché io non ho offeso nessuno.

  PRESIDENTE. Avvocato Di Martino se vuole rispondere, sennò chiudiamo l'audizione. Prego.

  SALVATORE DIMARTINO, presidente dell'Associazione Mantenimento Diretto. Sì, alle domande che sono riuscito a percepire rispondo. L'associazione nasce nel 2013 da un gruppo Facebook. Ha avuto un'evoluzione naturale nel corso di questi anni. Abbiamo operato per molto tempo come associazione di fatto, ci siamo costituiti come associazione non riconosciuta nel 2018, Pag. 16nel 2020 ci siamo trasformati in associazione di promozione sociale. I nostri bilanci, se qualcuno ha interesse, sono pubblici. Stasera facciamo l'assemblea per l'approvazione del bilancio del 2021, troverete solo le quote degli associati.
  Per quanto riguarda Apadula, ci tengo, invece, particolarmente a rispondere: io non sono l'avvocato di Apadula, faccio un altro lavoro nella vita, non ho nessuno interesse di alcun genere, se non di tipo ideale, perché il tema è un tema che ci interessa, ci coinvolge, ci riguarda direttamente. L'avvocato Zagaria mi ha fatto la cortesia di condividermi il link dell'audizione del signor Apadula e ho semplicemente assistito e ascoltato il dibattito. Niente di particolarmente segreto, né di particolarmente rilevante.

  PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14:55