XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Giovedì 9 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 

Audizione in videoconferenza del Sostituto procuratore di Reggio Emilia, Valentina Salvi:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 3 
Cavandoli Laura , Presidente ... 6 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 6 
Cavandoli Laura , Presidente ... 6 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 7 
Cavandoli Laura , Presidente ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 9 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 9 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 9 
Ascari Stefania (M5S)  ... 10 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 10 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Ascari Stefania (M5S)  ... 11 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 11 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 11 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 12 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 12 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 12 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 12 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 12 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Cantone Carla (PD)  ... 12 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 13 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Fregolent Sonia  ... 14 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 14 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Pillon Simone  ... 15 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 15 
Pillon Simone  ... 16 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 16 
Pillon Simone  ... 17 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 17 
Pillon Simone  ... 17 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 17 
Pillon Simone  ... 17 
Cavandoli Laura , Presidente ... 17 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 18 
Cavandoli Laura , Presidente ... 18 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 18 
Cavandoli Laura , Presidente ... 18 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 18 
Cavandoli Laura , Presidente ... 18 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 18 
Salvi Valentina , Sostituto procuratore di Reggio Emilia ... 19 
Cavandoli Laura , Presidente ... 19 

Comunicazioni della Presidente:
Cavandoli Laura , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA CAVANDOLI

  La seduta comincia alle 10.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza del Sostituto procuratore di Reggio Emilia, Valentina Salvi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza della dottoressa Valentina Salvi, Sostituto procuratore presso il tribunale di Reggio Emilia, che ringraziamo per averci dato la disponibilità a intervenire presso la Commissione.
  La dottoressa Salvi ha sostenuto l'accusa nel processo cosiddetto «di Bibbiano» che ha avuto un primo punto fermo lo scorso 11 novembre con la condanna del dottor Claudio Foti e una serie di rinvii a giudizio. La vicenda in oggetto ha certo una sua specificità, ma anche una sua esemplarità, in quanto evidenzia una serie di cortocircuiti del sistema, soprattutto nello snodo fra servizi sociali e decisioni dei tribunali per i minorenni.
  Il dibattito politico e scientifico su questo tema non sembra ancora essere decollato, anche se casi assimilabili a quelli di Bibbiano sono stati evidenziati sulla stampa anche negli ultimi giorni. La dottoressa Salvi può darci un contributo utile per meglio focalizzare questa tematica.
  Ricordo a tale proposito che la legge istitutiva della nostra Commissione, l'articolo 3, comma 1, lettera c e h, conferisce alla Commissione un mandato molto ampio di – cito i testi della legge –: verificare le modalità operative dei servizi sociali di primo e secondo livello e il loro ruolo nel processo; valutare se nella legislazione vigente sia effettivamente garantito il diritto del minore a crescere ed essere educato nella propria famiglia e rispettato il principio in base al quale l'allontanamento del minore dalla famiglia d'origine deve costituire un rimedio residuale, l'estrema ratio.
  Lascerei ora la parola alla dottoressa Salvi, alla quale chiederei di fornirci una sintetica ricostruzione della vicenda processuale e poi di indicarci dal suo punto di vista, se lo ritiene, quali falle sembrano evidenziarsi in questo sistema degli allontanamenti degli affidi.
  Al termine dell'esposizione i commissari possono porre delle questioni e delle domande. Chiedo già alla dottoressa Salvi se potrà rispondere anche eventualmente per iscritto in un momento successivo. Come tempistica noi dobbiamo tassativamente chiudere la commissione per le ore 12. Grazie, dottoressa Salvi, a lei la parola.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Grazie. Sarò sintetica per quanto riguarda la ricostruzione delle indagini che abbiamo fatto in questo procedimento. Sostanzialmente questa è un'indagine che è nata in procura. Non c'è stata una notizia di reato da parte della Polizia giudiziaria, ma è un'indagine che ha preso avvio proprio in questo ufficio, in quanto noi siamo suddivisi in varie aree specialistiche. Io faccio parte da anni dell'area specialistica relativa alle fasce deboli, quindi maltrattamenti, violenze sessuali e stalking.Pag. 4
  Insieme agli altri tre colleghi dell'area – noi abbiamo un organico abbastanza scarso, poiché siamo una procura piccola – nel 2017 e nel 2018 ci siamo iniziati a rendere conto che stava arrivando da parte della servizio sociale della Val d'Enza un numero spropositato di notizie di reato completamente sproporzionato rispetto a quello di altri distretti. Abbiamo iniziato a porci il quesito del perché si fossero così intensificate notizie di reato proprio da quel distretto e abbiamo iniziato a guardarci dentro in modo critico, a selezionare le notizie di reato e vedere se potevano essere effettuate delle indagini specifiche su alcuni procedimenti.
  In particolare, in un procedimento penale di cui io ero titolare abbiamo notato che a una relazione di una psicologa ora imputata, una relazione che questa psicologa della ASL (Azienda sanitaria locale) di Montecchio inviava all'autorità giudiziaria e contemporaneamente sia alla procura sia al tribunale per i minorenni – evidenziando sospetti in ordine a un abuso sessuale subito una parte di una minore – vi era allegato un disegno abbastanza inquietante che aveva fatto una bambina, in quanto si notava in modo abbastanza evidente che un braccio dell'uomo che le toccava il pube era molto probabilmente aggiunto da un'altra mano.
  Sulla base di questo si è incardinata l'indagine, ed è stata disposta una consulenza tecnica grafologica che ha evidenziato che effettivamente la mano di quel soggetto ritratto in quel disegno era una mano diversa rispetto alla mano della bimba che aveva effettuato il disegno complessivo. La connotazione sessuale di quel disegno era stata fatta astrattamente da un terzo soggetto.
  Sulla base di questo disegno e sulla base della contestazione di falso ideologico e materiale iniziavano le indagini in questo procedimento e in particolare venivano attivate in via d'urgenza delle intercettazioni ambientali all'interno di due distinti studi: sia lo studio di questa psicologa presso l'ufficio pubblico della locale ASL di Montecchio Emilia sia nei locali della cura a Bibbiano, in quanto in quel momento non sapevamo dove questa psicologa avrebbe proseguito la trattazione della terapia con questa bambina.
  Devo dire che siamo rimasti molto sorpresi, perché da subito abbiamo potuto iniziare ad ascoltare delle sedute che si svolgevano contemporaneamente presso la ASL di Montecchio e presso il centro «La Cura» di Bibbiano, sedute che hanno destato in noi molto stupore in senso negativo, in quanto da subito era evidente che si trattava di sedute effettuate con modalità decisamente anomale.
  Contemporaneamente abbiamo ascoltato sia l'imputata presso la ASL di Montecchio sia un'altra imputata presso La Cura di Bibbiano, una psicologa che poi abbiamo ricostruito far parte dello studio Hansel e Gretel di Moncalieri.
  In particolare queste sedute si caratterizzavano per l'audizione di questi bambini poste in essere con modalità serrate, domande chiuse, domande suggestive, domande suggerenti. Vi sono delle sedute in cui veramente i bambini venivano incalzati per essere non solo convinti a tirare fuori degli abusi sessuali o dei maltrattamenti, ma venivano letteralmente preparati in vista di audizioni che i bimbi avrebbero dovuto fare sia nell'ambito del procedimento minorile sia nell'ambito dei procedimenti penali, quindi in sede di audizione con il pubblico ministero o audizione in sede di incidente probatorio.
  Visti questi risultati positivi nel senso giuridico, e visto in particolare che presso La Cura avevamo sentito l'imputata, la psicologa facente parte di Hansel e Gretel, applicare addirittura la famosa «macchinetta dei ricordi», che è un dispositivo che non poteva essere commerciato in Italia, ma questa dottoressa lo aveva importato dagli Stati Uniti e diceva ai bambini che veniva utilizzato per i reduci delle guerre, perché era una macchinetta capace di tirar fuori i ricordi – alcuni estratti di quelle sedute sono stati trasmessi anche durante l'udienza preliminare per far capire al giudice di cosa stavamo parlando –, abbiamo ampliato la complessiva attività di indagine e abbiamo iniziato a porre in essere l'attivitàPag. 5 di ascolto anche a carico di molti altri soggetti.
  Mi riferisco, in particolare, non solo alla dirigente dei servizi sociali della Val d'Enza, ma anche di diversi assistenti sociali della Val d'Enza e contemporaneamente anche a carico degli altri esponenti del Centro studi Hansel e Gretel. Questo perché avevamo compreso che si era instaurata una sorta di connubio ideologico o basato su rapporti amicali che aveva portato nel lontano 2014 il servizio sociale della Val d'Enza a incaricare sostanzialmente gli psicologi della Hansel e Gretel per l'effettuazione della psicoterapia presso La Cura di Bibbiano in assenza di qualunque tipo di procedura a evidenza pubblica. Sostanzialmente l'intero servizio di psicoterapia della Val d'Enza era stato appaltato di fatto illecitamente – vi è anche un capo di imputazione che riguarda l'abuso d'ufficio – per il rapporto con i rappresentanti della Hansel e Gretel.
  Le indagini complessive, in particolare le intercettazioni telefoniche ma soprattutto un numero elevatissimo di sommarie informazioni dei soggetti escussi durante le indagini, hanno evidenziato sostanzialmente due tipologie di condotte: a monte, il servizio sociale nella persona della dirigente dei servizi e anche da parte di altri assistenti sociali, che hanno avuto nella vicenda un ruolo primario, che ponevano in essere un numero svariato di falsi ideologici nelle relazioni degli assistenti dei servizi sociali dirette all'Autorità giudiziaria minorile, contenenti sostanzialmente dati assolutamente non veritieri e falsi al fine di determinare o l'Autorità giudiziaria minorile a disporre di iniziativa l'allontanamento dei minori dalle famiglie di origine oppure per giustificare allontanamenti d'urgenza da parte dello stesso servizio sociale, ex articolo 403.
  In particolare in queste dettagliate relazioni – parliamo di tantissimi capi di imputazione – gli assistenti sociali ponevano in evidenza dei dati falsi che dimostravano sostanzialmente uno stato di abbandono del bambino o del minore in realtà inesistente o/e – era sempre un dato abbinato – la sussistenza di forti sospetti in ordine alla commissione da parte dei parenti o dei genitori di abusi sessuali e/o maltrattamenti in famiglia.
  Questo sistema assolutamente collaudato permetteva al servizio sociale di ottenere l'allontanamento disposto dal tribunale per i minorenni o la giustificazione di un allontanamento d'urgenza ex articolo 403.
  Contemporaneamente le relazioni dei servizi sociali contenenti un numero svariato di informazioni false e quindi di falsi ideologici servivano per veicolare i minori, una volta allontanati dalle famiglie d'origine, alla cura specialistica di Hansel e Gretel che, come ho detto, avveniva all'interno dei locali de La Cura, in assenza di qualunque tipo di gara pubblica e in assenza di alcuna liceità.
  Questo è il sistema che sostanzialmente abbiamo ricostruito con le indagini. Si tratta di circa 107 capi di imputazione. All'esito della udienza preliminare che è durata circa un anno, come la presidente ha prima rappresentato, è stato svolto il giudizio abbreviato a carico del dottor Foti che si è concluso con la sentenza di condanna a quattro anni di reclusione ed è stato disposto il rinvio a giudizio per 17 soggetti, tra cui la dirigente dei servizi sociali, diversi assistenti sociali, la psicologa che citavo prima della ASL di Montecchio Emilia, e la psicologa, che sempre citavo, di Hansel e Gretel. Questa è la ricostruzione che abbiamo fatto e questo è l'esito dell'udienza preliminare.
  Devo dire che il GUP (giudice dell'udienza preliminare) sostanzialmente ha ratificato quelle che erano le richieste della procura. Infatti, sono state disposte delle sentenze di assoluzione ex articolo 425 per reati bagatellari, per la maggior parte dei quali la stessa procura durante la trattazione dell'udienza preliminare aveva richiesto l'assoluzione. Il cuore dell'imputazione e i più di cento capi di imputazione sono stati considerati assolutamente sussistenti e per questi motivi è stato disposto il rinvio a giudizio e la prima udienza dibattimentale si terrà l'8 giugno del 2022.
  Quello che ha caratterizzato lo sviluppo delle indagini e quello che è stato un supporto fondamentale per le indagini, come Pag. 6dicevo prima, al di là delle attività di ascolto che hanno evidenziato delle modalità di trattazione della psicoterapia in modo assolutamente inquietante – io stessa non definirei quella una psicoterapia, perché quelle non sono modalità di psicoterapia, ma erano delle vere e proprie sedute serrate finalizzate ai punti che citavo prima –, è stato l'apporto delle stesse assistenti sociali che durante le indagini hanno sostanzialmente reso dichiarazioni confessorie in ordine alle pressioni ricevute da parte della dirigente dei servizi sociali per inserire nelle relazioni dati non veritieri.
  Posso fare un esempio per farmi capire. Una coimputata che è uscita dal procedimento già in fase di indagini preliminari, avendo raggiunto con il pubblico ministero un accordo per il patteggiamento, ha ammesso chiaramente che in una circostanza è stata costretta dalla dirigente a dichiarare nella relazione diretta all'Autorità giudiziaria di essersi recata all'interno dell'abitazione di un nucleo familiare interessato da questa vicenda e aver verificato uno stato dei luoghi sostanzialmente disastroso: una casa piena di muffa, l'assenza di giochi per bambini, la sporcizia ovunque. Questa relazione aveva determinato l'allontanamento della minore che è tornata a casa dopo cinque anni. In quell'occasione questa coimputata ha ammesso in realtà di non essere mai andata in quella abitazione. Questo per rendervi l'idea della gravità dei falsi che sono contenuti in quelle relazioni.
  Allo stesso modo abbiamo altre dichiarazioni di altre assistenti sociali che non sono stati indagate, ma che sono state escusse come persone informate sui fatti, che dichiarano di essere state indotte dalla dirigente e non solo a scrivere nelle relazioni, ad esempio, di essersi recate a incontrare una minore che in realtà non avevano mai incontrato.
  Addirittura sono state costrette – in particolare mi riferisco a una – a scrivere una relazione in 40 minuti dove si dava atto di conoscere perfettamente il nucleo familiare e le condizioni drammatiche in cui versava quel nucleo familiare, e questa relazione ha determinato l'Autorità giudiziaria e in particolare il tribunale per i minorenni a emettere un decreto di allontanamento anche di questa minore. Questo è il succo del discorso.
  Al di là dei reati che vengono contestati e di cui vi parlavo, ovvero falsi ideologici e frodi processuali – perché nell'ambito delle sedute psicoterapeutiche si contesta alle psicologhe di aver alterato lo stato omnestico ed emotivo dei minori al fine di frodare l'Autorità giudiziaria –, sono contestati anche i più gravi reati di lesioni dolose gravissime.
  In particolare a carico di molti imputati e a carico dello stesso Foti, che per questo reato è stato condannato, viene imputato che con una serie complessiva di condotte quali l'allontanamento, la denigrazione costante delle figure genitoriali, l'impossibilità di far incontrare il minore con i genitori di origine – quasi sempre i minori non incontravano più i genitori e la famiglia d'origine – le modalità di effettuazione di quelle sedute psicoterapeutiche hanno creato nei minori delle lesioni nella mente gravissime di carattere irreversibile.
  Ovviamente, per addivenire a questa conclusione io mi sono avvalsa anche della consulenza tecnica di due psicologhe che hanno studiato i documenti, hanno intervistato i minori ormai a casa, hanno analizzato quelle sedute terapeutiche e hanno concluso nel senso della sussistenza di lesioni personali gravissime dolose.
  Questo è il sunto dell'indagine. Non so se ci sono dei chiarimenti da chiedere subito.

  PRESIDENTE. Dottoressa, le chiedo se lei preferisce finire l'intervento o facciamo le domande. In genere raccogliamo almeno due gruppi di domande e poi la faccio rispondere, se per lei va bene.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Per me è assolutamente identico. Io posso rispondere anche subito e poi magari passo a parlare delle criticità del sistema che io ho potuto verificare. Come preferite voi.

  PRESIDENTE. Per noi è meglio che lei proceda con la sua relazione esponendo le Pag. 7criticità che ha rilevato – molte ce le ha già anticipate – nel sistema degli affidi, e anche nel sistema legislativo. Noi siamo comunque una Commissione parlamentare, e quindi ci dobbiamo prendere in carico anche la possibilità di modificare la normativa. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Prego. Quello che io ho analizzato è stato un sistema patologico, perché l'Autorità giudiziaria minorile si vedeva arrivare delle relazioni che provenivano da un soggetto qualificato e che in realtà contenevano dei dati che non corrispondevano al vero. Io ho analizzato la fattispecie da un punto di vista patologico, dal mio punto di vista.
  Quello che ho potuto verificare con mio grande stupore è che la procura per i minorenni ha delle funzioni diverse rispetto a quelle che ha la procura ordinaria, perché la procura per i minorenni apre il procedimento e poi la palla passa al tribunale per i minorenni. Il tribunale per i minorenni non dispone della possibilità di effettuare nell'immediatezza un controllo sulla situazione che viene rappresentata dall'assistente sociale.
  Nel mio caso pervenivano all'Autorità giudiziaria minorile delle relazioni in cui venivano ricostruiti i fatti e venivano portati degli elementi di prova, anche se questi elementi di prova vengono definiti in modo improprio. L'Autorità giudiziaria minorile ratificava l'operato dei servizi sociali con un successivo provvedimento non tempestivo, non immediato ma successivo.
  Il primo punto di criticità è sostanzialmente questo: il fatto che in questo tipo di procedimenti, che hanno come oggetto una libertà personale, una libertà costituzionalmente garantita, gli elementi di prova nell'immediatezza dei fatti vengono sostanzialmente raccolti da assistenti sociali che a mio avviso non sono dei soggetti qualificati per poter effettuare una ricostruzione dei fatti. Non c'è un intervento specifico e immediato della Polizia giudiziaria, quindi tutti gli elementi raccolti vengono fatti confluire nelle relazioni che poi vengono inoltrate al tribunale per i minorenni.
  A mio avviso questo è un dato che dovrebbe essere modificato, perché vi dicevo prima che l'assistente sociale, sia nel mio caso – io parlo di soggetti che sono imputati, quindi sicuramente dal mio punto di vista in malafede – ma sia nel caso ordinario non sono soggetti qualificati per poter svolgere delle indagini.
  Durante le effettuazioni delle indagini a volte sono rimasta basita dall'indeterminatezza delle informazioni che venivano raccolte e riversate all'interno delle relazioni. Vi faccio un esempio che forse vi potrà chiarire questo concetto. Vi è un caso in particolare in cui sostanzialmente si poneva l'accento su un eventuale abuso sessuale intrafamiliare subìto da una minore, in cui non si sapeva sostanzialmente chi lo avrebbe commesso, ma certamente era un abuso intrafamiliare. Negli appunti degli assistenti sociali abbiamo rinvenuto: «padre-nonno voci di paese». La voce di paese veniva utilizzata allo stesso modo in cui noi utilizziamo qualunque altro mezzo di ricerca della prova.
  Si tratta di informazioni riversate nelle relazioni assolutamente generiche, indeterminate e provenienti sostanzialmente da fonti di prova non qualificate. Questo è il primo punto di criticità che io ho potuto notare, ovvero il fatto che il tribunale per i minorenni si trovi a non poter disporre nell'immediatezza di una Polizia giudiziaria che possa in qualche modo effettuare delle indagini su quel nucleo familiare, acquisire delle fonti di prova oggettive e degli elementi di conferma.
  Il secondo punto di criticità che ho potuto constatare nello svolgimento delle indagini è il fatto che nella fase immediatamente successiva rispetto all'allontanamento posto in essere o con provvedimento del tribunale per i minorenni o urgenza ex articolo 403 non vi è la possibilità di incardinare un vero e proprio contraddittorio.
  Poiché mi sono trovata a vivere in questo mondo parallelo che io non conoscevo, avendo dovuto imparare la procedura presso il tribunale per i minorenni svolgendo questa indagine, nella mia semplicità mi sono trovata a fare l'esempio parallelo di quello Pag. 8che accade quando c'è un soggetto che viene arrestato. Nel caso in cui ci sia la privazione della libertà personale di un soggetto arrestato, il nostro sistema pone in essere una serie di procedure volte a garantire nell'immediatezza il contraddittorio, dando la possibilità a quel soggetto di fornire una sua versione dei fatti e dando a quel soggetto la possibilità di impugnare il provvedimento, sia con ricorso per Cassazione per il provvedimento di convalida d'arresto sia mediante il ricorso al tribunale della libertà per quanto riguarda l'applicazione di misure cautelari personali.
  Questo sistema non esiste nell'ambito del procedimento minorile, perché nella maggior parte dei casi immediatamente dopo l'allontanamento dei minori o l'adozione del provvedimento ex 403, non si instaura un vero e proprio contraddittorio. Gli atti vengono secretati e molto spesso i genitori, i soggetti ai quali il minore viene tolto, non hanno la possibilità di prendere visione degli atti, dei provvedimenti e degli elementi di prova su cui si fondano le valutazioni che hanno determinato l'allontanamento per molti mesi e non ci sono veri e propri sistemi di impugnazione. Soprattutto non vi è la possibilità che quel provvedimento disposto dall'Autorità giudiziaria venga vagliato da un'altra Autorità giudiziaria in modo tale che questa situazione possa essere valutata complessivamente da più soggetti, come accade – mi riferisco al sistema parallelo – nel caso dell'arresto.
  Ricordo che parliamo comunque di libertà che sono costituzionalmente garantite sia per quanto riguarda un minore che viene allontanato e sradicato dal contesto di origine, sia per quanto riguarda le figure genitoriali.
  Un altro elemento di criticità che ho potuto notare – faccio sempre riferimento al sistema patologico che ho analizzato – è il discorso che riguarda la scelta dei soggetti affidatari. Infatti, nella maggior parte dei casi nel nostro procedimento gli affidatari non venivano scelti tra un elenco di soggetti definiti come idonei, ma venivano scelti tra una rete amicale, quindi soggetti conosciuti per ragioni di amicizia dalla dirigente dei servizi, ai quali venivano affidati i minori in alcuni casi anche all'improvviso, senza che gli stessi soggetti affidatari fossero preparati per iniziare a vivere questo tipo di esperienza.
  Ricordo che nel mio procedimento c'è anche un capo di imputazione che riguarda il reato di maltrattamenti che contestiamo a due signore affidatarie di una minore, perché nell'ambito delle indagini, in particolar modo mediante l'attività di ascolto, abbiamo potuto osservare delle condotte vessatorie poste in essere da queste due signore ai danni della minore. Questo perché si tratta di un caso in cui le stesse imputate non erano pronte per gestire quella situazione. Abbiamo anche verificato che in molti casi questi soggetti affidatari non avevano svolto corsi di preparazione che, invece, sono fondamentali.
  Un altro elemento di criticità collegato proprio a questo discorso riguarda la scelta del luogo dove inserire il minore. Teniamo conto che il minore subisce già un trauma incredibile nel momento in cui viene tolto dalla famiglia d'origine, ma a questo si aggiunge lo sradicamento completo non solo dalle figure genitoriali, ma anche dal luogo in cui il minore viveva, perché magari noi siamo a Reggio Emilia e il minore veniva trasferito a Parma.
  Nella maggior parte dei casi il minore doveva contemporaneamente cambiare famiglia, cambiare casa e doveva cambiare scuola, sradicandolo completamente da ogni tipo di collegamento che lui aveva sul territorio, con i genitori, con gli amici e quant'altro.
  Questi sono sostanzialmente gli elementi di criticità. Potrei aggiungere anche un discorso che riguarda la competenza specialistica di quelli che sono i giudici onorari che vengono affiancati ai giudici togati.
  Nella mia esperienza il dato abbastanza inquietante sta nel fatto che proprio nelle fasi immediatamente successive agli allontanamenti, forse a distanza di un paio di mesi, venivano convocati i genitori o le figure parentali ma non era il giudice togato a svolgere l'audizione di questi soggetti, bensì l'audizione veniva delegata agli onorari che a mio avviso, per la mia esperienza,Pag. 9 non avevano le competenze specialistiche per poter effettuare un certo tipo di valutazione, soprattutto in una fase critica del genere.
  Questi sono i punti su cui mi volevo soffermare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, dottoressa, anche per la schematicità che ci ha sicuramente agevolato. Lascio ora la parola ai commissari che si sono prenotati per intervenire.

  STEFANIA ASCARI. Dottoressa Salvi, grazie mille per il suo importantissimo contributo. Io volevo solo sottolineare che un mese prima dallo scandalo e del caso inquietante di «Angeli e Demoni» avevo presentato un'interrogazione parlamentare, chiedendo di fare ispezioni in merito agli allontanamenti dei minori. In seguito successe questo caso gravissimo a danno soprattutto di bambini che non meritavano conseguenze di questo tipo.
  Ad oggi c'è una proposta di legge in Commissione e, per quanto riguarda il contraddittorio, dottoressa, nella nostra proposta di legge lo abbiamo espressamente anticipato proprio al momento della segnalazione. Spero che la Ministra di competenza prenda in considerazione questo aspetto.
  Passo alle domande che si intendono poste nei limiti di disponibilità dell'eventuale segreto istruttorio. Alcuni aspetti li ha già evidenziati, però vorrei che venissero ulteriormente formalizzati a verbale a seguito delle mie domande.
  Le voglio chiedere se, secondo quanto ricostruito dalla procura, le relazioni dei terapeuti e dei servizi sociali furono mai sottoposti a verifica dai magistrati minorili, e le chiedo se i magistrati minorili ascoltarono mai i minorenni interessati, ed eventualmente se li hanno ascoltati quante volte.
  Le chiedo se qualche operatore o avvocato segnalò mai ai magistrati minorili le anomale modalità di conduzione dei trattamenti sui bambini.
  Le chiedo se sono state sottoposte al vaglio tutte le vicende di cui si erano occupati nel corso del servizio gli operatori incriminati.
  Le chiedo poi se i minorenni avevano tutori o curatori speciali che fossero informati dei trattamenti.
  Infine, ho altre due domande. Le chiedo se è stato appurato sulla base di quali criteri e da parte di chi venissero scelti terapeuti, strutture ausiliarie e affidatarie, e quali forme di controllo esercitavano l'amministrazione territoriale e il giudice minorile.
  L'ultima domanda è se sono state ricevute segnalazioni di vicende relative ad altri territori ma caratterizzati dal medesimo modus operandi, sempre nel rispetto del segreto istruttorio. Grazie, dottoressa Salvi.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Le domande sono molte e non ho avuto la possibilità di segnarle, quindi magari le chiederò di formularle di volta in volta. Inizio dalle ultime.
  Per quanto riguarda i soggetti affidatari, lei mi chiedeva se ci sono criteri di selezione degli affidatari e se abbiamo verificato un sistema di selezione dei soggetti affidatari?

  STEFANIA ASCARI. Le ripeto le ultime tre domande. Le chiedo se i minorenni avevano tutori o curatori speciali che fossero informati dei trattamenti, se è stato appurato sulla base di quali criteri e da parte di chi venissero scelti terapeuti, strutture ausiliarie e affidatarie e quali forme di controllo esercitavano l'amministrazione territoriale e il giudice minorile. Le chiedo se sono state ricevute segnalazioni di vicende.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Per quanto riguarda la domanda che lei mi faceva sul tutore, questo è un elemento di criticità che volevo mettere in evidenza, perché nel nostro caso la scelta della figura del tutore coincideva con la figura del dirigente dei servizi sociali. Qui c'era un palese conflitto di interessi, poiché non erano due figure distinte. Infatti, nella maggior parte dei casi il tutore era anche la dirigente dei servizi sociali, quindi è ovvio che nessun tipo di controllo Pag. 10parallelo veniva svolto dalla dottoressa Anghinolfi.
  Per quanto riguarda la scelta degli affidatari, come prima le ho detto, non c'era una selezione oggettiva dei soggetti affidatari, perché spesso e volentieri o forse sempre, nel mio caso, i soggetti affidatari venivano scelti in una rete amicale. Sostanzialmente erano amici della dirigente dei servizi sociali.
  Per quanto riguarda delle criticità che sono emerse nell'ambito di altri servizi, le posso rispondere nei seguenti termini. Noi avevamo avviato un procedimento anche nei confronti di una minore che era gestita da un comune limitrofo e abbiamo iniziato le indagini, perché pensavamo che si trattasse dello stesso sistema che stavamo analizzando noi, perché in particolare il comune di Modena aveva incaricato – mi riferisco a una singola minore – per l'effettuazione di psicoterapia a favore di questa bambina lo stesso Centro studi Hansel e Gretel. Poi abbiamo verificato che si trattava di un incarico non indeterminato effettuato da parte della psicologa di Hansel e Gretel, ma si trattava di un singolo incarico. Si trattava quindi di una situazione da un punto di vista giuridico molto diversa rispetto a quella che stavamo trattando noi, perché noi stavamo trattando l'appalto di un intero sistema di psicoterapia, a tempo indeterminato e per una serie indeterminata di minori. Abbiamo reputato opportuno stralciare questa posizione, inviarla per competenza alla procura di Modena che, sulla base delle stesse nostre argomentazioni, ha archiviato il procedimento. Queste sono le risposte alle prime domande.
  Per quanto riguarda la domanda che lei mi faceva su delle osservazioni che i soggetti interessati avevano rivolto a soggetti deputati al controllo, io posso rispondere in questi termini.

  STEFANIA ASCARI. La rifaccio, se vuole, dottoressa. Era importante sapere se qualche operatore o avvocato segnalò mai ai magistrati minorili le anomale modalità di conduzione dei trattamenti sui minori. Questo sarebbe importante saperlo.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Su questo le posso rispondere di sì. Ci furono delle richieste che vennero fatte all'Autorità giudiziaria minorile, perché in particolare c'erano delle situazioni che si stavano protraendo da anni.
  Mi riferisco sempre al caso che ho citato in precedenza relativo a questa minore che venne allontanata dalla famiglia di origine – non sto a spiegarvi la genesi, perché sarebbe veramente molto lungo, anche se interessante – sulla base di una falsa relazione di un'assistente sociale che dava atto di aver rinvenuto la casa in condizioni drammatiche e non tornò più a casa fino a dopo cinque anni. La minore aveva cinque anni al tempo, il fratellino piccolo che venne allontanato aveva due anni e quando questi due fratellini tornarono a casa, il bambino non sapeva più neanche chi fossero i genitori, perché non se ne ricordava più.
  Nonostante la posizione del padre di quella minore che era stato segnalato dai servizi sociali per un sospetto abuso sessuale ai danni di quella bambina e nonostante il procedimento penale fosse stato archiviato nel 2017, l'Autorità giudiziaria minorile continuò a secretare gli atti e quindi quella bambina poi ritornò a casa poco tempo fa. In quell'occasione so che il legale della famiglia aveva tentato di avere contatti con l'Autorità giudiziaria minorile.
  Per quanto riguarda, invece, un'altra figura che dovrebbe essere deputata al controllo della situazione, ovvero il garante per l'infanzia, io ho degli elementi contenuti in atti per ritenere che diversi genitori interessati dal procedimento tentarono di rivolgersi anche a questa figura istituzionale.
  Il dato paradossale è stato che a fronte di queste proteste da parte dei genitori, il garante per l'infanzia in buona fede si limitò a richiedere nuove informazioni ai servizi sociali, ma qui il sistema era un sistema chiuso e non si arrivò assolutamente a nulla.
  Per quanto riguarda un'altra figura istituzionale che astrattamente era deputata al controllo della situazione, ho in atti degli elementi da cui si ricava che alcuni genitori Pag. 11e anche alcuni legali che rappresentavano i genitori si rivolsero direttamente ai sindaci del paese di competenza per avere informazioni su quello che si stava verificando, reiterando queste richieste in particolare al sindaco, anch'egli imputato in questo procedimento, il quale non ritenne mai di fornire alcuna risposta. Questo è quello che posso dire.

  PRESIDENTE. Perfetto, grazie. Abbiamo un'ultima domanda dell'onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Solo un'altra domanda importante. Vorrei sapere i minori sono stati mai sentiti dal giudice minorile.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Vado a memoria e penso di fornirvi questo dato. I bambini più piccoli sicuramente non furono mai sentiti. Ad ogni modo, su questo mi riservo di essere più precisa e magari, come da suggerimento della presidente, posso fornirvi una risposta scritta più precisa rispetto a quello che sto dicendo in questo momento.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Salvi. Cedo la parola all'onorevole Fiorini in presenza e poi a seguire alla senatrice Fregolent da remoto.

  BENEDETTA FIORINI. Grazie, presidente. Grazie, dottoressa Salvi. Sono anch'io di Reggio Emilia, quindi ho seguito personalmente tutta la vicenda dall'inizio. La ringrazio per l'esposizione dettagliata e precisa che naturalmente ha illustrato. Come giustamente ha detto lei, è una situazione oltre che inquietante orribile. Faccio veramente fatica non a non arrabbiarmi anche da cittadina e da madre.
  Uno dei punti principali è proprio quello che ha detto lei, ovvero che non è più garantita la libertà costituzionale a questi poveri bambini e a queste famiglie a cui sono stati sottratti per anni, e mi chiedo ancora oggi come potranno andare avanti in tutto questo e come potranno voltare pagina perché, come dice lei, cinque anni sono tanti. Lo sradicamento dalla società, dalla famiglia e dagli amici senza un motivo per me non ha risarcimento.
  Partiamo dal presupposto che secondo me il dottor Foti ha preso anche pochi anni e mi auguro che questo dottore non lavori mai più con i bambini a questo punto, perché dalla sua esposizione mi sembra tutto chiaro.
  La parte politica deve intervenire immediatamente, come ha detto lei, per rimettere al centro non solo il bambino, ma anche la famiglia perché avvenga un contraddittorio e perché queste famiglie, se tutto è corretto, non avevano nemmeno la possibilità di esporre la loro relazione e la loro vita.
  Le chiedo con che criterio questi bambini venivano scelti, su quale base venivano portati via e in quanto tempo da parte degli psicologi. È vero che esisteva questo modello che poteva portare via in poche ore il bambino, e che il genitore solo dopo tanti mesi poteva sapere dove era finito il proprio figlio?
  Qual era il nesso con le amministrazioni locali? Lei ha confermato che il sindaco di quel paese, di Bibbiano, era venuto probabilmente a conoscenza del fatto che anche altri avvocati o altre persone gli avevano sottoposto almeno il dubbio di una situazione che stava degenerando. Quando parlo di «dubbio di una situazione che stava degenerando», sono anche molto buona.
  Le chiedo anche il tema relativo al fatto del tutore che coincideva, quindi era un cane che si mordeva la coda praticamente.
  Infine, mi sembra che ci sia stata anche un'assenza, un vuoto da parte anche del tribunale dei minori. È corretto, dottoressa?

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. È il sistema che ha creato quel vuoto, a mio avviso. Tra l'altro, io ho indicato il Ministero come persona offesa in questo procedimento, e che si è anche costituito parte civile. Io ho indicato l'Autorità giudiziaria come parte frodata in questo procedimento. Ribadisco che è il sistema che ha creato quel vuoto, la mancata possibilità da parte dei magistrati di porre in essere un controllo effettivo sulle situazioni.

Pag. 12

  BENEDETTA FIORINI. E purtroppo, dottoressa, se non si interviene immediatamente, questo sistema può continuare a essere malato e deleterio.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Ci sono situazioni che sono andate avanti per tre, quattro o cinque anni con decreti provvisori che hanno fatto sì che ci fossero minori che non incontrassero la famiglia di origine per tutto questo tempo, privandoli anche della possibilità di effettuare incontri protetti, perché ovviamente nel momento in cui c'era la volontà di effettuare un certo tipo di incontro, arrivava la solita relazione dei servizi sociali in cui si dava atto di qualche comportamento e qualche elemento negativo che rendeva inopportuno l'incontro con i minori. Quindi, vi era la denigrazione costante delle figure genitoriali e anche l'impedimento ai bambini di continuare a mantenere il rapporto con i genitori e con le figure parentali.
  Lei mi chiedeva anche qual è stato il criterio di scelta di questi bambini?

  BENEDETTA FIORINI. Sì, grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Il criterio di scelta è assolutamente casuale. Venivano scelte le situazioni in modo casuale da parte del dirigente dei servizi sociali e dell'assistente sociale più anziano del servizio, il coimputato dell'Anghinolfi, il dottor Monopoli, che hanno sostanzialmente il maggior numero di contestazione di reati penali, ma quello che abbiamo potuto notare è che venivano scelte volutamente tra nuclei familiari disagiati.
  Dobbiamo essere onesti e dire che non si trattava certamente della famiglia del Mulino Bianco. Erano dei nuclei familiari che avevano delle problematiche, ma non erano le problematiche evidenziate nelle relazioni dei servizi.
  Nella maggior parte dei casi si sceglievano nuclei familiari disagiati anche con scarse risorse economiche per prendersi un avvocato, e per fare luce su quello che stava succedendo.
  In un caso è capitato che si scegliesse, invece, un nucleo familiare più inserito all'interno della società e casualmente da quel procedimento è partito tutto questo procedimento penale, perché la famiglia aveva sicuramente più risorse per opporsi a quell'allontanamento, quindi nominare dei difensori che si relazionassero con l'Autorità giudiziaria. Dico «casualmente», perché è partito tutto proprio da quel procedimento penale che aveva come oggetto questo nucleo familiare più inserito nell'ambito sociale.

  BENEDETTA FIORINI. Grazie, dottoressa. Questo punto è fondamentale perché, come ha detto lei, è partito tutto casualmente. Mi sto chiedendo, se non fosse stato fatto questo errore da parte di questa associazione o da parte di chi sceglieva, magari non sarebbe neanche partita questa indagine. La ringrazio perché questo un punto fondamentale. Noi dobbiamo lavorare proprio su questo ed è veramente orribile quello che purtroppo abbiamo di nuovo sentito oggi.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Vorrei puntualizzare una cosa, a scanso di equivoci. Tutta la fase preliminare relativa all'allontanamento del minore dal contesto familiare è una fase gestita esclusivamente dai referenti dei servizi sociali. Quando io parlo del Centro studi Hansel e Gretel, mi riferisco a soggetti che intervengono in una fase successiva.
  Il Foti della situazione o la Bolognini della situazione non sono intervenuti alcun modo nella situazione diciamo preliminare, che però consentiva loro di far confluire questi minori all'interno dei locali de La Cura, dove poi venivano sottoposti alle sedute psicoterapeutiche.

  PRESIDENTE. Benissimo, grazie. Adesso sempre in presenza c'è l'onorevole Cantone. Chiedo scusa alla senatrice Fregolent, ma la faccio intervenire dopo. Prego, onorevole Cantone.

  CARLA CANTONE. Ringrazio la dottoressa Salvi. Ho due cose in premessa. Ci Pag. 13sono alcune proposte di legge: una l'ha ricordata la collega Ascari, ma c'è anche qualcos'altro. Credo che faranno il loro corso e avremmo modo di sentirle.
  Mi associo a ciò che hanno già detto e chiesto le mie colleghe. È una cosa che può sembrare semplice, ma non so se poi la dottoressa Salvi può rispondermi, però per me è importante saperlo.
  Le chiedo come venivano assunti gli assistenti sociali e gli psicoterapeuti, chi li selezionava e se erano richieste esperienze precedenti con i minori. Inoltre, le chiedo se questi operatori avevano ogni tanto rapporti con i servizi sociali del comune di Bibbiano, quindi se c'erano dei rapporti fra coloro che lavoravano in questa associazione e il comune, se il comune ogni tanto chiedeva come stavano le cose. Le chiedo se gli operatori sia sociali che loro avevano dei rapporti almeno saltuari, se non continui. Inoltre, mi interessa come venivano assunti. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Prima ho omesso di dire che è nel 2014 che questi due mondi si uniscono: la dirigente dei servizi sociali Anghinolfi e il suo «braccio destro» Monopoli incontrano il mondo di Hansel e Gretel. È dal 2014 che i loro rapporti nascono, si intensificano e diventano anche rapporti di amicizia. Noi abbiamo in atti la dimostrazione che questi soggetti condividevano la stessa ideologia del negazionismo, dell'adultocentrismo e dell'ascolto empatico del minore che prescinde da qualunque tipo di conferma di quelle che sono le dichiarazioni di un bambino. Condividevano la stessa ideologia.
  È ovvio che questi mondi si incontrano e i rapporti si intensificano nel corso degli anni. Nel 2016 viene inaugurata La Cura, ma già prima dell'inaugurazione de La Cura gli psicoterapeuti di Hansel e Gretel stavano operando in modo attivo.
  Specifico che nel 2014 e nel 2015 i bambini in carico al servizio sociale della Val d'Enza venivano portati a Moncalieri per essere sottoposti alle cure degli specialisti di Hansel e Gretel con comodissimi viaggi tra Reggio Emilia e Moncalieri in giornata. Poi si sono resi conto che il numero dei bimbi stava aumentando sempre di più e che era un po' antieconomico procedere a delle trasferte che sottoponevano anche il minore a un forte stress; quindi in assenza di qualunque tipo di provvedimento amministrativo o di procedura di evidenza pubblica, decidono di iniziare a effettuare la psicoterapia all'interno dei locali de La Cura.
  Che questi rapporti si stavano intensificando sempre di più è dimostrato anche dal fatto che negli anni in cui sono state svolte le nostre indagini era in atto un enorme progetto condiviso dal sindaco di Bibbiano, dagli psicologi dell'Hansel e Gretel, dalla dirigente dei servizi sociali e dal dottor Monopoli. Il progetto era quello di insediare sempre a Bibbiano un'enorme comunità di accoglienza dei minori in cui Hansel e Gretel si sarebbe insediata a tempo indeterminato.
  Erano stati già stabiliti gli importi che si sarebbero dovuti spendere per ospitare i minori all'interno della comunità, erano stati già stabiliti gli importi che Hansel e Gretel avrebbe ricavato dall'effettuazione della psicoterapia ed erano stati già stabiliti gli stipendi che Foti in qualità di presidente di questo progetto, avrebbe percepito mensilmente. Se non fossimo intervenuti noi, sicuramente in questo momento quella comunità esisterebbe.
  Il dato che mi ha sorpreso moltissimo è che Hansel e Gretel, grazie alla sponsorizzazione dei servizi sociali e anche del sindaco di Bibbiano, si è inserita in modo trasversale all'interno della nostra piccola realtà reggiana non solo tramite il progetto de La Cura e si sarebbe poi inserita tramite il futuro progetto Utopia, ma anche all'interno della locale ASL, dove Foti negli anni 2015 e 2016 ha tenuto un corso di formazione proprio degli stessi psicologi che avrebbero poi dovuto effettuare le sedute di psicoterapia.
  Il dato abbastanza inquietante che io ho notato e che ho chiesto ai diretti interessati è che nessuno si è mai preoccupato di chiedere quali fossero le competenze specialistiche di quel centro studi e quali fossero le metodologie applicate da quel centro studi, il quale teneva un sito Internet in Pag. 14cui effettuava quotidianamente delle pubblicazioni, dalle quali era possibile percepire in modo chiarissimo quale fosse la posizione che quel centro studi aveva in ordine alle metodologie da applicare nell'ambito di un'audizione di un bimbo.

  PRESIDENTE. Do la parola alla senatrice Fregolent da remoto.

  SONIA FREGOLENT. Grazie, presidente. Buongiorno, dottoressa Salvi. Innanzitutto la volevo ringraziare per il prezioso lavoro che lei ha fatto in questi anni e per aver dato giustizia a quei bimbi senza voce e a quelle famiglie che hanno subìto queste gravi ingiustizie.
  Volevo soffermarmi un attimo sulle patologie del sistema di cui lei parlava prima, perché dal lavoro svolto finora in Commissione è evidente che queste patologie non erano soltanto del sistema Bibbiano, ma probabilmente erano determinate da come è stato costruito il sistema in Italia sia per i tribunali dei minori che si limitano talvolta a prendere atto in modo molto sterile delle relazioni dei servizi sociali senza andare a fondo, sia delle competenze e anche dell'arroganza dei servizi sociali che talvolta si sentono al di sopra di tutto e di tutti. Ciò accade proprio per questo non approfondimento e non controllo che c'è da parte del tribunale sulle loro relazioni, ma aggiungerei anche per il fatto che spesso e volentieri nessuno difende, come lei diceva prima, la famiglia di origine o gli affidatari che non vengono messi nelle condizioni di poter accedere ai fascicoli perché vengono secretati.
  Volevo capire se lei vede delle possibili soluzioni, e se sì che cosa si sente di suggerire e proporre alla Commissione per sanare queste storture del sistema. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Allora, mi rifaccio un po' al discorso che ho fatto prima. Trovo abbastanza inquietante – utilizzo di nuovo questo termine – il fatto che la raccolta iniziale degli elementi di prova venga fatta dagli assistenti sociali, i quali non sono soggetti qualificati per effettuare questo tipo di analisi. A mio avviso nella fase preliminare occorrerebbe un vaglio da parte di personale qualificato nella raccolta degli elementi di prova e nella raccolta degli elementi di conferma già nella fase iniziale.
  Il dato che stona nel sistema è che il tribunale per i minorenni debba utilizzare come Polizia giudiziaria gli assistenti sociali. È una cosa che ammetto aver scoperto mentre stavo facendo queste indagini e mi ha lasciato assolutamente basita, perché ho trovato delle relazioni in cui si fa menzione di voci di paese. Ritengo che la vita di un bimbo e degli stessi genitori non possa rischiare di essere rovinata da quelle che sono voci di paese e per il mio lavoro non sono assolutamente nulla, poiché servono elementi oggettivi su cui basare le valutazioni iniziali.
  Credo che l'ascolto immediato dei genitori, delle figure parentali da parte dell'Autorità giudiziaria e l'ascolto immediato di un minore attraverso personale qualificato siano essenziali per poter garantire una fase di contraddittorio già nella fase iniziale.
  Inoltre, ritengo anche che l'introduzione di un sistema di impugnazione di quella decisione iniziale sia altrettanto essenziale affinché la situazione venga vagliata da più autorità giudiziarie, come esiste nel sistema di cui parlavo prima, relativo alla privazione della libertà personale a carico dei soggetti che vengono arrestati in flagranza di reato. A mio avviso, è esattamente la stessa cosa, perché parliamo sostanzialmente di privazioni di libertà personali che sono costituzionalmente garantite e che devono avere un sistema solido di verifica nel contraddittorio e la sussistenza dei fatti che legittimano l'adozione di determinati provvedimenti.
  Ovviamente qui parliamo di situazioni specifiche in cui deve essere utilizzato personale qualificato. Parlo sia di Polizia giudiziaria sia di consulenti tecnici che possano coadiuvare il magistrato nella fase di audizione dei bambini.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Salvi. Do la parola al senatore Pillon, da remoto.

Pag. 15

  SIMONE PILLON. Grazie, presidente. Buongiorno, dottoressa Salvi, è un onore averla qui in Commissione. La invito ad andare avanti. Il suo è stato un gesto di grande coraggio ed è stato anche coronato evidentemente – anzi vorremmo dire quasi purtroppo – da un successo giudiziario.
  Quello che a me meraviglia non è tanto che a Reggio Emilia si siano riscontrate queste situazioni, ma che ancora non siano state riscontrate in altri tribunali, perché purtroppo, come lei ha detto in modo molto esplicito, non è solo un problema territoriale, ma è un problema di sistema. Se il sistema ha prodotto tutto questo a Reggio Emilia, sicuramente – noi, che oltre a fare i parlamentari, facciamo anche gli avvocati, possiamo esserne testimoni – purtroppo lo sta producendo e lo ha prodotto anche in altri territori.
  Anche io ho alcune domande da porle. La prima domanda è come mai non si è avuto l'intervento del garante dell'infanzia, né del garante nazionale né dei garanti territoriali che a norma di legge dovrebbero intervenire e vigilare in situazioni come queste.
  La seconda domanda è: quanti soldi muoveva tutta questa organizzazione? Quanto denaro è stato usato sulla pelle di questi bambini? Qual è il giro d'affari di questa realtà che lei ha coraggiosamente denunciato?
  Ha già accennato un po' la risposta alla mia prossima domanda, ma vorrei che ci fosse, se possibile, ancora più chiarezza. Il tribunale per i minorenni di Bologna in tutto questo dove stava? Come è possibile che non si sia accorto di nulla?
  Oltre a Hansel e Gretel, io ho prova – in Commissione infanzia lo abbiamo già fatto emergere – che ci siano anche altre realtà che condividono dal punto di vista ideologico l'impostazione di Hansel e Gretel. Mi riferisco in particolare al CISMAI (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia) che, per esempio, fa firmare ai propri soci una dichiarazione che prevede l'adesione a un protocollo di intervento fondato sul presupposto che il bambino sia sempre abusato e che quindi vadano semplicemente trovati gli elementi di questo abuso.
  Noi abbiamo cercato di porre alcuni limiti al sistema con la riforma del processo civile e siamo riusciti a introdurre alcune varianti, alcune migliorie. La prima è l'obbligo di audizione del minore con la videoregistrazione, e le chiedo se secondo lei questo è un buon intervento. La seconda miglioria è una modifica dell'articolo 403 che ora prevede che il provvedimento debba essere motivato e modificabile in ogni momento anche su semplice istanza delle parti, che debbono essere però in contraddittorio. Le chiedo se secondo lei questa sia una modifica sufficiente.
  Le lascio l'ultima domanda che riguarda il gigantesco problema dell'ideologia che lei ha adombrato più e più volte, e che è emerso dalla cronaca giudiziaria. Le chiedo quanto in questa indagine sia emerso il fatto di avere agito in esecuzione di un'ideologia che vuole il superamento della famiglia e vuole fare esperimenti sociali perché si vuole dimostrare che i bambini crescono bene anche con due mamme, con due papà o comunque al di fuori della famiglia. Questo è l'ultimo aspetto che le chiedo. Grazie ancora, avremmo bisogno di tanti magistrati come lei. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Sarò sintetica. Per quanto riguarda la prima domanda che mi faceva sul garante per l'infanzia, prima già avevo accennato in una risposta circa l'intervento del garante: abbiamo in atti degli elementi per ritenere che alcuni genitori ci sono rivolti al garante per protestare e per avere risposte che non riuscivano ad avere da parte dei servizi sociali e da parte di altre figure istituzionali.
  Come stavo dicendo prima, nel mio caso il garante per l'infanzia si è limitato a recepire queste proteste e chiedere nuovamente agli stessi assistenti sociali di aggiornare la situazione con ulteriori relazioni che io definirei in questo momento «false». Il garante per l'infanzia sicuramente era un soggetto in buona fede che in quel momento ha ritenuto di rivolgersi al servizio sociale per avere informazioni, ma anche qui parliamo di un cane che si morde la Pag. 16coda, perché poi il servizio sociale rispondeva sempre con le false informazioni. È un sistema che si è rivelato abbastanza fallimentare. Questo è l'intervento del garante dell'infanzia che noi abbiamo registrato in questo procedimento.
  Per quanto riguarda le cifre e i soldi di cui lei mi chiedeva, noi lo abbiamo quantificato nel capo di imputazione, in cui sono coimputati il sindaco di Bibbiano, la dirigente dei servizi e gli psicoterapeuti di Hansel e Gretel, che riguarda l'abuso d'ufficio e il capo di imputazione da cui poi storicamente parte tutto l'impianto accusatorio. Devo dire che secondo la nostra ricostruzione in circa due o tre anni di psicoterapia costantemente affidata al Centro studi Hansel e Gretel, nelle tasche di Hansel e Gretel sono finiti circa 200 mila euro. Questo è il dato che mi risulta.
  Per quanto concerne la terza domanda, mi domandava del CISMAI?

  SIMONE PILLON. Esattamente, sì.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Allora, io non ero a conoscenza del protocollo che lei ha citato. Sono a conoscenza di diversi movimenti interni e diverse correnti che ho appreso facendo le indagini. Quello della psicologia forense era un mondo che mi era abbastanza sconosciuto e ho capito che ci sono sostanzialmente due correnti contrapposte.
  So che Foti e il Centro studi hanno avuto dei contatti con il CISMAI, ma da quello che so il dottor Foti non ne fa più parte. Sicuramente ci sono stati dei contatti abbastanza costanti che abbiamo registrato in questo procedimento tra la dirigente dei servizi sociali e l'esponente del CISMAI a livello provinciale o regionale, se ricordo bene.
  Lei mi dice di soffermarmi sull'ideologia. Quando ho iniziato l'indagine e ho capito che si sarebbe affrontato questo discorso ideologico, ho concordato con la Polizia giudiziaria con cui ho svolto queste indagini – rammento che siamo in quattro ad aver svolto l'indagine, ovvero io, due marescialli e un appuntato – che l'ideologia non sarebbe mai entrata a far parte di questo procedimento. Volutamente ho scelto dei consulenti tecnici facenti parte di quell'ambiente che non avevano bandiera, e questo è un punto su cui noi tutti abbiamo voluto essere sempre molto chiari.
  Tuttavia, se lei mi chiede se l'ideologia ha un peso in questo procedimento, le rispondo di sì nei confronti degli imputati. Sicuramente il filo costante che legava le condotte di questi soggetti era la condivisione della stessa identica ideologia fatta della lotta all'adultocentrismo, al negazionismo, al voler considerare la Carta di Noto testualmente come «un vangelo apocrifo scritto da quattro pedofili».
  Certamente questo è un filo costante e silenzioso che ha sempre legato le condotte di tutti. Al di là dei rapporti di amicizia, questo è stato un elemento costante sicuramente condiviso dalle figure apicali di questo procedimento, quindi dalla dirigente, dall'assistente sociale Monopoli e dagli esponenti del Centro studi Hansel e Gretel.
  Per quanto riguarda le proposte di modifica, devo dire che è una vita che io sostengo che le audizioni dei minori debbano essere videofilmate in ogni contesto, perché lavorando in questa fascia specialistica da diversi anni mi sono resa conto che spesso ci perdiamo le fasi preliminari, che sono fondamentali nel rivelato dei bambini. Per questo motivo la suggerirei come una modalità operativa da introdurre in modo generale anche al di là delle Aule giudiziarie. Infatti, farei imparare all'operatore che trova a rapportarsi col minore già nelle prime fasi il concetto che il bimbo deve essere sempre registrato. Se ci sono dei dialoghi che vengono svolti anche in assenza dell'Autorità giudiziaria, è bene che quei dialoghi vengano videoregistrati.
  Se fossero stati videoregistrati, probabilmente non esisterebbe parte di questo procedimento, perché non potrebbero esistere relazioni contenenti dichiarazioni false che sarebbero state rese dai minori agli assistenti sociali, perché anche di questo parliamo.
  Per quanto concerne la proposta di modifica del 403, sono assolutamente d'accordo con quello che lei ha detto prima. Pag. 17Sicuramente vi è la necessità di una motivazione esaustiva di quelle che sono le ragioni che dispongono l'allontanamento in via d'urgenza del minore dal contesto familiare.

  SIMONE PILLON. In realtà queste sono già legge dello Stato, perché sono state approvate nella modifica. Le avevo chiesto anche del tribunale per i minorenni di Bologna, e se ci potesse dire come mai non c'è stato un intervento tempestivo. Addirittura lei ha detto che non sono stati verificati alcuni momenti relazionali e che non si è intervenuto per dei casi che erano stati segnalati come critici. Per questo chiedevo come mai secondo lei il tribunale per i minorenni di Bologna non è intervenuto.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Io credo di non poterle rispondere a questa domanda, perché successivamente a questi fatti non mi sono mai rapportata con i colleghi.
  Quello che posso dirle è la sensazione che ho avuto io nella gestione delle indagini. Io ho anche contattato un paio di colleghi durante lo svolgimento delle indagini, compatibilmente con il dovere di segreto istruttorio che io avevo in quel momento.
  La sensazione che io ho avuto è che il tribunale per i minorenni avesse – come doveva avere – una fiducia totale nell'operato del servizio sociale. È in questa fase che secondo me il sistema si è rotto, utilizzando gli operatori del servizio sociale alla stregua di una Polizia giudiziaria, con la piccola differenza che il servizio sociale non è un personale qualificato per svolgere delle indagini.
  Al di là di questo io non posso risponderle alla domanda sul perché il tribunale per i minorenni non sia intervenuto a seguito delle richieste di alcuni genitori o alcuni avvocati, perché non posso essere io a risponderle.

  SIMONE PILLON. Però, parlando da avvocato – e non tanto da senatore – è da 21 anni che faccio questo lavoro e ho sempre notato che la relazione del servizio sociale diventa molto spesso acriticamente il contenuto del provvedimento del tribunale per i minorenni. Quando si va in Corte d'appello, la Corte d'appello dice: «Il tribunale per i minorenni avrà già fatto il vaglio.» e quindi normalmente c'è una conferma. Quando si va in Cassazione, la Corte dice: «Sono già intervenuti due giudici di merito, vuoi che non abbiano verificato?» e la verità è che poi nessuno verifica: si arriva fino in Cassazione e alla fine il giudizio è stato emesso dall'assistente sociale.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Certo, ma è questo il sistema che non funziona. È lo stesso meccanismo che si applica quando io ricevo una notizia di reato o una richiesta di misura cautelare. È vero che le mie richieste di misura cautelare non sono identiche a quella che è l'informativa di reato, ma io prendo gli elementi da lì e non saprei da dove altrimenti prenderli. Il tribunale per i minorenni giustamente prende gli elementi della relazione del servizio, ma a mio avviso questo è un sistema non corretto. Non so se sono stata abbastanza chiara.

  SIMONE PILLON. È stata chiarissima. Grazie di cuore.

  PRESIDENTE. Dottoressa, le faccio velocemente due domande che sono state anche sollecitate da alcuni commissari che non sono riusciti a seguire. Successivamente, darò la parola anche all'onorevole Bellucci che ha chiesto di intervenire.
  Le chiedo: se gli assistenti sociali, come dice lei, non sono personale qualificato, ci dice chi può esserlo? Sono le forze dell'ordine, la Polizia giudiziaria? Lei come inquadra il personale qualificato a poter chiedere provvedimenti di allontanamento o comunque di sollecitare il tribunale per i minorenni?
  La seconda domanda riguarda gli esposti pervenuti alla Commissione. Ne abbiamo numerosi, e ce ne sono alcuni che dicono di avere già presentato esposti e denunce soprattutto nei confronti dei servizi sociali, ma che spesso vengono archiviati.Pag. 18 Io le chiedo se e in che modo la procura si occupa di queste segnalazioni che evidentemente a volte vanno avanti e altre volte un po' meno.
  L'ultima cosa riguarda, nella fattispecie del processo «Angeli e Demoni», i bambini che sono tornati a casa. Le chiedo se lei sia a conoscenza se sono in qualche modo seguiti, se hanno un accompagnamento terapeutico o un sostegno. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Inizio dall'ultima domanda. I bambini che sono oggetto del procedimento sono tutti rientrati a casa. Quello che voglio sottolineare è che, quando sono state applicate le misure cautelari – parliamo di giugno 2019 –, il tribunale per i minorenni ha disposto quasi immediatamente, nell'ambito di tutti i procedimenti aperti in relazione a quei minori, delle CTU (consulenza tecnica d'ufficio) che hanno evidenziato la necessità che questi minori facessero rientro all'interno dei nuclei familiari.
  È per questo che dicevo che in un procedimento così tecnico e così delicato quale quello minorile, a mio avviso è indispensabile che l'Autorità giudiziaria venga aiutata da personale qualificato, quindi da consulenti tecnici.
  Per quanto riguarda le segnalazioni che mi diceva a carico dei servizi sociali, lei intende denunce e querele che vengono sporte?

  PRESIDENTE. A volte anche solo esposti.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Qui a Reggio Emilia intende?

  PRESIDENTE. No, ci mancherebbe, in tutta Italia. Le chiedo se c'è un modus operandi che magari lei segue e che sa possa essere seguito dalle altre procure. Questa era la domanda.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Direi che la risposta non può che essere generica, nel senso che ovviamente ogni situazione va valutata nel caso concreto. Nel mio caso ci sono degli esposti o delle denunce a carico degli assistenti sociali che trovano seguito e altri esposti che, per l'assoluta infondatezza o genericità, sono oggetto di archiviazione.
  Direi che non c'è un disegno comune nel gestire procedimenti che hanno a oggetto l'operato dell'assistente sociale, ma occorre valutare caso per caso quanto siano concreti gli elementi portati dal denunciante e se ci sia quindi un fumus in ordine alla fondatezza della notizia di reato che poi può consistere in diversi reati, perché non parliamo sempre della stessa tipologia di reato che può commettere un assistente sociale nell'esercizio della sua attività.
  Per quanto riguarda la terza domanda, lei mi chiedeva se posso fornire un contributo in ordine al personale. A mio avviso, come dicevo prima, l'assistente sociale sicuramente non è un soggetto qualificato, poiché non ha proprio le competenze specialistiche per poter operare sul territorio un accertamento oggettivo e una ricostruzione dei fatti. Per quello serve una Polizia giudiziaria.
  La mia idea è che in quei tribunali dovrebbe essere istituita una sezione specializzata, magari anche con un ampliamento dell'organico all'interno di quegli specifici uffici, con personale qualificato che possa sia contemperare le competenze in ambito operativo, sia conoscere quegli elementi peculiari che connotano questa tipologia di procedimenti aventi ad oggetto soggetti minorenni.

  PRESIDENTE. Benissimo, grazie. Do la parola all'onorevole Bellucci, a cui chiedo di essere sintetica perché siamo oltre il termine delle ore 12.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Sarò brevissima. Ringrazio la procuratrice Salvi per l'audizione, ma soprattutto anche per il lavoro che ha svolto. Senza di lei, probabilmente oggi non riusciremo a parlare di sistema Bibbiano, ma soprattutto non riusciremo ad accendere il riflettore importante su quelli che sono i punti critici rispetto alla tutela dei minori e in particolarePag. 19 di quelli più fragili che vengono allontanati dalle famiglie.
  Ho ascoltato le domande fatte dagli altri colleghi e le relative risposte, quindi non mi ripeto perché sono state assolutamente esaurienti. Volevo soltanto richiederle se sono state fatte delle visite e dei controlli all'interno delle case famiglia, se vi sono state richieste o se comunque voi avete operato per vedere lo stato in cui operano le case famiglia presenti sul territorio che hanno accolto questi bambini. Grazie.

  VALENTINA SALVI, Sostituto procuratore di Reggio Emilia. Le devo rispondere in senso negativo, poiché le comunità nel procedimento in oggetto hanno avuto un ruolo assolutamente marginale. Noi ci siamo occupati principalmente di soggetti affidatari privati. Per questo motivo devo dire che l'impatto dell'indagine sulle comunità è stato assolutamente negativo, né è stata ravvisata l'esigenza investigativa di operare un controllo sul territorio a carico di questa tipologia di ente. Quindi, la risposta è no.

  PRESIDENTE. Se non c'è nessuno che deve fare altre domande, noi ringraziamo la dottoressa Valentina Salvi per la sua attività e anche per la disponibilità a essere intervenuta in Commissione. Le auguriamo un buon lavoro.
  Dichiaro chiusa l'audizione, e proseguiamo con l'Ufficio di Presidenza.

  (La seduta in Commissione plenaria è sospesa dalle 12.00 alle 12.10 per lo svolgimento dell'Ufficio di Presidenza)

Comunicazioni della Presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di procedere con le audizioni dei Garanti regionali dell'Infanzia, nonché di richiedere al Consiglio superiore della magistratura i dati relativi ai giudici onorari minorili operanti dal 2020 in poi, concernenti le modalità di selezione, e le verifiche compiute in relazione al possesso dei requisiti. Comunico inoltre che sono pervenuti alla casella funzionale della Commissione cinque esposti riservati, e due esposti di libera consultazione, tutti relativi a vicende di allontanamento di minori dalle famiglie di origine.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 12.15.