XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 20 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti del Tavolo nazionale affido:
Cavandoli Laura , Presidente ... 3 
Martini Valter  ... 3 
Cavandoli Laura , Presidente ... 6 
Martini Valter  ... 7 
Amisano Patrizia  ... 8 
Marelli Liviana  ... 9 
Tonizzo Frida  ... 9 
Cavandoli Laura , Presidente ... 10 
Cantone Carla (PD)  ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Cantone Carla (PD)  ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 11 
Cantone Carla (PD)  ... 11 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Ascari Stefania (M5S)  ... 12 
Cavandoli Laura , Presidente ... 12 
Giannone Veronica (FI)  ... 13 
Martini Valter  ... 13 
Giannone Veronica (FI)  ... 13 
Cavandoli Laura , Presidente ... 13 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 13 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Fiorini Benedetta (LEGA)  ... 14 
Cavandoli Laura , Presidente ... 14 
Martini Valter  ... 15 
Marelli Liviana  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 15 
Cantone Carla (PD)  ... 15 
Cavandoli Laura , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione successivamente inviata dal Tavolo nazionale affido ... 17

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA CAVANDOLI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Tavolo Nazionale affido.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, dei rappresentanti di associazioni collegate nel Tavolo nazionale affido, che ringrazio per la disponibilità. Il Tavolo nazionale affido è una forma di raccordo tra associazioni e reti e ha tra i suoi obiettivi quello di sviluppare riflessioni condivise su questioni di rilevanza nazionale o anche locale in materia di affidamento familiare e tutela del diritto dei minori alla famiglia. Ha come base di riferimento il documento «10 punti per rilanciare l'affidamento familiare» in Italia, presentato alla Conferenza nazionale della Famiglia che si è tenuta a Milano dall'8 al 10 novembre 2010. Il Tavolo è dunque un interlocutore importante non solo per la nostra Commissione, ma più in generale per l'elaborazione delle politiche pubbliche.
  Ricordo in particolare che lo scorso 15 giugno la Commissione Giustizia della Camera ha svolto l'audizione informale di rappresentanti del Tavolo nazionale affido e di rappresentanti del Forum delle Associazioni familiari, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge di riforma dell'affidamento dei minori. L'audizione di oggi tiene in conto l'audizione già svolta presso la Commissione giustizia e il documento elaborato in quell'occasione. L'audizione presso la nostra Commissione ha però per riferimento l'articolo 3 della legge istitutiva, e dovrebbe quindi consentire di approfondire maggiormente alcune tematiche di più immediato interesse dell'inchiesta, quali, ad esempio, la questione del monitoraggio degli affidi, del rispetto dei requisiti minimi strutturali e organizzativi delle strutture, dell'uso delle risorse pubbliche. Per la Commissione sarà interessante avere anche informazioni su esperienze specifiche, sia di buone pratiche, che di situazioni difficili o critiche. Per svolgere al meglio l'audizione chiedo agli auditi di darci una breve presentazione generale di pochi minuti. Al termine porrò dei quesiti. Seguiranno quindi le domande dei commissari.
  Poiché gli auditi sono numerosi e rappresentativi di varie associazioni che costituiscono il Tavolo dell'affido, prego di contenere la durata degli interventi. Do quindi la parola, per una breve presentazione agli auditi, partendo da Valter Martini dell'Associazione Comunità papa Giovanni XXIII.

  VALTER MARTINI. Grazie, presidente. Intanto lei ci ha già introdotti, quindi io salterò un po' di presentazioni di quello che è il Tavolo. Le dico che abbiamo concordato in questo modo: io farò una presentazione veloce del Tavolo e di tutte le realtà presenti, ma soprattutto porrò già alcune questioni, alcuni temi specifici, che sono oggetto del vostro lavoro di indagine.
  Successivamente le persone che sono insieme con me a questa audizione risponderanno per loro competenza rispetto alle domande che lei vorrà porre, oppure anche agli altri parlamentari che parleranno. Io Pag. 4farei un'introduzione, che abbiamo un po' concordato tutti insieme, di una decina di minuti, in cui metterei un po' sul tavolo quelle che sono le questioni di maggiore rilevanza rispetto all'affido familiare.
  Intanto la ringrazio veramente di questa opportunità. Ne siamo veramente molto contenti, anche perché – poi lo dirò ancora alla fine – il nostro desiderio è collaborare con voi per tutto questo lavoro importante di indagini che voi siete chiamati a fare.
  Il Tavolo raccoglie in realtà 18 associazioni, reti di famiglie, che in Italia si occupano, appunto, di famiglie affidatarie. Sono le realtà più grandi che ci sono in Italia. Davvero penso che coprano un po' tutto il mondo del panorama di quelle che sono le famiglie affidatarie.
  Alcune delle nostre associazioni non si occupano solo di affido, ma si occupano anche di accoglienza in struttura, in presidi; quindi siamo disponibili fin da ora anche a rispondere, magari a titolo più personale come associazione, rispetto a eventuali domande anche sul tema dei presidi delle comunità.
  Io non vi faccio l'elenco di tutte le 18 associazioni, perché è disponibile – lo trovate anche sul sito del Tavolo nazionale affido – ma vi presento brevemente, e poi avrete modo di conoscere, quelli che oggi sono qui con me a rappresentare il Tavolo. C'è Frida Tonizzo, che rappresenta l'Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie (ANFAA); Patrizia Amisano, che rappresenta le Famiglie per l'Accoglienza; Liviana Marelli, a nome del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA); Laura Ciapparelli, che è qui per Ai.Bi. Amici dei Bambini; Antonella Varricchio, per Ubi Minor, della Toscana; Nazzareno Coppola, che rappresenta il Coordinamento case famiglia per minori della Liguria (COFAMILI); e poi ci sono io – lei mi ha già presentato – che rappresento la Comunità Giovanni Papa XXIII.
  Prima di entrare nelle questioni, però, permetteteci di fare tre brevi sottolineature. Volevo portarvi alcune preoccupazioni che noi stiamo percependo in quest'ultimo periodo.
  Innanzitutto vogliamo esprimervi le nostre preoccupazioni verso il clima di diffidenza e di discredito sull'intero sistema dell'accoglienza, e sull'affidamento familiare in particolare, dovuto a una campagna mediatica sviluppatasi in questi ultimi due anni, la quale ha determinato un preoccupante alone di sospetto su questo intervento, condizionando non solo la disponibilità delle stesse famiglie ad aprirsi all'accoglienza, ma anche determinando un clima di timore da parte delle stesse famiglie in difficoltà – le famiglie d'origine, per intenderci – ad accettare la proposta di affido quale sostegno per la crescita del loro figlio e come aiuto anche a superare le proprie problematiche.
  Questo è un elemento che ha destabilizzato. Rischia di destrutturare un po' tutta l'attenzione che c'è rispetto all'affido. A questa campagna mediatica va poi aggiunto – questo purtroppo non dipende da ciascuno di noi – il fatto che questo periodo di pandemia ha un po' dimenticato i bambini che sono in affido.
  Una seconda sottolineatura che volevamo evidenziare prima di entrare nel merito è la seguente. Noi desideriamo ricordare che le famiglie affidatarie sono soggetti, sono realtà, che si mettono a disposizione delle istituzioni per accogliere bambini e ragazzi a seguito di una richiesta del servizio sociale del territorio, e spesso a seguito di un provvedimento di protezione emesso dall'Autorità giudiziaria minorile. Bambini o ragazzi che a seguito di difficoltà, a volte anche gravi e gravissime delle loro famiglie di origine, trovano una risposta ai loro bisogni profondi: di relazione, di socialità, di contesto che lo accolga.
  Questo per dire che non sono le famiglie affidatarie le responsabili degli allontanamenti dei bambini. L'obiettivo di una famiglia è quello di dare un futuro sereno ai bambini e ai ragazzi accolti, come ormai ampiamente dimostrato dalle esperienze di 40 anni di accoglienza, ma anche dai racconti dei giovani adulti che sono stati in affido familiare e che hanno potuto e possono ancora oggi affrontare la vita con serenità, mantenendo i rapporti con la loro Pag. 5famiglia d'origine e con la famiglia affidataria.
  L'ultimo punto di preoccupazione è questo: emerge sempre di più, a noi sembra, una pericolosa confusione quando oggi si parla di allontanamento, affidamento, pass, CTU (Consulenza Tecnica d'Ufficio), tutto quello che gira attorno al mondo dell'affido, tra quanto oggi è previsto dalla legge n. 54 sulla separazione e divorzio e dalla legge n. 184/1983 dell'affidamento dei minori. Abbiamo segnalato – ringrazio lei che ce lo ha ricordato – anche il disegno di legge attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia. Questa commistione è molto presente e rischia di falsare quella che è la radice e il senso dell'affido familiare.
  Noi quindi oggi – e adesso entro nel vivo – vogliamo stare su questo, vogliamo stare su quello che ha disposto la legge n. 184/1983 con le successive modifiche, vogliamo cominciare a parlare di questo affidamento familiare. Entriamo un attimo nella situazione di quello che è un po' il panorama nazionale, che forse vi può aiutare nella vostra indagine, anche rispetto ad alcune problematicità che abbiamo evidenziato in un documento che abbiamo fatto a novembre, come Tavolo nazionale affido, di commento agli ultimi dati del Ministero sui minori fuori famiglia.
  Il testo lo abbiamo, possiamo poi successivamente sicuramente inviarvi il commento a questi dati, che ricordo sono del 2017; però alcuni elementi sono emersi e ci preoccupano molto. Il primo è l'eccessivo sbilanciamento dell'affidamento familiare nella forma giurisdizionale, e quindi il bisogno di riposizionare l'affido come intervento di prevenzione fondato sull'accordo con la famiglia di origine. Cioè, a nostro avviso va recuperato uno spazio più forte dell'affido consensuale come strumento di aiuto alle famiglie di origine.
  Rispetto al tema della famiglia d'origine dobbiamo anche, però, evidenziare un aumento della complessità della situazione familiare, sempre più evidente nei servizi, sempre più evidente nelle richieste che ci arrivano, e che noi incontriamo. Ci sono situazioni familiari con le quali non sono possibili né soluzioni facili né soluzioni a breve termine. Ci sono delle complessità che hanno bisogno di essere accompagnate per molto tempo.
  Un terzo punto: abbiamo notato il mancato rispetto, in molti territori, della prevalenza del ricorso all'affidamento familiare rispetto, invece, all'inserimento dei minorenni nei servizi residenziali. C'è una disomogeneità sul territorio nazionale molto evidente. Quindi c'è una prima necessità, che voi avete ben chiara, che è quella di un sistema di raccolta dei dati, che possa consentire di avere in tempi più rapidi e in modo più approfondito lo stato della situazione, atteso che le informazioni nazionali sono del 2017 e mancano anche una serie di approfondimenti assolutamente necessari.
  Attualmente, ad esempio, le indagini sono diversificate tra diversi soggetti che le fanno. Pensiamo al Ministero del lavoro, all'Autorità garante per l'infanzia, spesso usando termini diversi che indicano tipologie di risposte anche diverse. Non possiamo non evidenziare che la legge n. 149/2001, quindi venti anni fa, stabiliva l'istituzione di una banca dati che ancora non c'è.
  Parliamo a questo punto di alcune questioni che noi vogliamo sottoporre, e poi ci piacerebbe poter dialogare con voi. Il convegno che abbiamo fatto il 4 maggio di quest'anno, che era intitolato «Verso la giornata nazionale dell'affido familiare», aveva come obiettivo quello di rilanciare – lo diciamo anche a voi – la proposta di istituire il 4 maggio la giornata nazionale dell'affido per ricordare, a distanza di quasi quaranta anni, la legge 4 maggio del 1983. Oltre a lanciare questo, il Tavolo ha posto alcune questioni, che riteniamo di dover ripresentare in questo momento.
  Il primo grande problema sono i livelli essenziali delle prestazioni. Oggi è evidente che tutti i bisogni di accoglienza dei minorenni possono trovare risposte corrette e concrete solo dentro un sistema di servizio pubblico, in collaborazione anche con quello privato e sociale, però capace di programmare, organizzare ed erogare servizi che abbiano come obiettivo la tutela dei minori e il sostegno alla genitorialità. Questo quindi Pag. 6comporta l'approvazione dei LIVEAS, misura ampiamente evocata ma finora non attuata.
  Abbiamo anche verificato un problema a livello regionale: le misure regionali in materia di tutela dei minori a crescere in famiglia. Manca soprattutto, nello specifico, il recepimento da parte delle Regioni di quelle che sono state le linee nazionali emanate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e approvate dalla Conferenza delle Regioni, che sono le linee nazionali sul sostegno alle famiglie vulnerabili, le linee sull'affido familiare e le linee ultime sulle strutture di accoglienza, che non hanno ancora trovato da parte delle Regioni un recepimento di queste linee nazionali. Questa è una carenza, a nostro avviso, molto grave.
  Anche su queste linee sull'affido noi sentiamo l'esigenza che ci sia non solo una mappazione, ma anche un aggiornamento di queste linee che continuamente chiedono di essere modificate e integrate. Abbiamo evidenziato il tema dell'affidamento dei bambini piccolissimi, perché ancora troppi bambini piccoli non vanno in affido familiare ma vanno in altri tipi di strutture non familiari.
  Inoltre vogliamo segnalare anche a voi il ruolo dei media. Il ruolo dei mass-media è importante. C'è bisogno di una corretta narrazione dell'affido. E, ultimo, il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo delle associazioni. Sono tutti temi su cui dopo, se volete chiarimenti, le persone che sono con me potranno intervenire e spiegare molto meglio.
  Vado alla conclusione. Ci sono altre questioni, non meno importanti, che sono state oggetto di riflessione da parte del nostro Tavolo, e anche di denuncia, con documenti e proposte che abbiamo fatto. Non è forse oggi il tempo di affrontarle per esigenze di tempo, però noi siamo convinti dell'assoluta rilevanza di questi aspetti. Allora voglio solo elencarli. Ci riferiamo in particolare ai seguenti temi: l'affidamento a parenti, che è un tema molto importante, perché tocca molte famiglie in Italia; l'affidamento degli stranieri non accompagnati, la cui normativa necessita ancora di essere migliorata per superare alcune criticità che oggi ne impediscono il pieno sviluppo; l'affidamento dei bambini con disabilità e con malattia; gli affidamenti di lunga durata; la continuità degli affetti, con la legge n. 215.
  La lista delle questioni è ampia. Mi avvio a concludere: anche noi come Tavolo nazionale affido guardiamo con attenzione ai lavori della vostra Commissione, perché confidiamo che possa riuscire meglio a comprendere alcuni aspetti importanti sull'affido familiare, quali ad esempio raccogliere in profondità e intervenire su quelle che sono oggi le competenze, ma anche le responsabilità, delle Regioni e degli enti locali rispetto all'applicazione e all'attuazione dell'affido familiare. Ci sono Regioni e comuni che sono eccellenze; altre invece che necessitano di attenzione, perché l'affido non viene assolutamente curato e organizzato adeguatamente.
  Confidiamo anche che la vostra Commissione possa comprendere in modo più articolato l'operato di tutta la magistratura minorile, quindi non solo il Tribunale per i minorenni ma anche il Tribunale ordinario, il Giudice tutelare, al fine di uniformare il loro lavoro affinché questo possa essere svolto sempre più a tutela dei minori. E anche il tema, che sicuramente so che è contenuto nel vostro mandato, della verifica e dell'incompatibilità di alcuni ruoli all'interno dell'azione dei soggetti che intervengono a tutela dei minori.
  Presidente, abbiamo veramente molta fiducia nei lavori della vostra Commissione e siamo veramente disponibili, al di là di oggi che è il primo incontro, a incontrarci con voi anche come singole associazioni o con altre forme di coordinamento, come voi ritenete utile, perché veramente siamo disponibili a collaborare insieme.
  Non rimane altro che aprire in questo momento il confronto e il dialogo. Noi vorremmo dedicare questo tempo che abbiamo – non so quanto sia – per poter ascoltare le vostre domande e vedere di poter, se è possibile, dare le nostre risposte. Presidente, la ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il signor Martini, che ci ha presentato anche gli altri Pag. 7operatori delle associazioni che fanno parte del Tavolo nazionale affido. Inizierei a fare io qualche domanda, intanto che i colleghi si prenotano, per non lasciare cadere le vostre sollecitazioni.
  C'è una prima cosa che mi incuriosisce. Lei ha detto una cosa secondo me molto giusta: c'è molta confusione tra allontanamento e affidamento, nel rapporto che c'è nei confronti dei minori in relazione a situazioni riconducibili al matrimonio, quindi all'interno della separazione e dello scioglimento del matrimonio, e a l'affido familiare, che riguarda un'altra problematica, quindi l'allontanamento dei minori dalla famiglia.
  Lei ha detto che avete proposto per il 4 maggio la giornata nazionale dell'affido familiare. Io però le facevo una richiesta: non sarebbe forse meglio modificare il termine tecnico, quindi non parlare sempre di «affido» ma usare dei termini diversi per indicare l'affido familiare oppure quello nelle separazioni o nei divorzi? Forse da lì si può pensare anche a superare certe problematiche che i media sollevano spesso.
  Poi lei ci ha parlato dei dati, e ci ha giustamente detto che abbiamo una legge del 2001 che dice che ci deve essere una banca dati nazionale per i minori fuori famiglia. Credo che tutti lo vorremmo, per lo meno tutti abbiamo di fronte questa problematica. Vediamo però che i dati di cui disponiamo sono molto diversi e anche abbastanza datati. Lei ha già citato il Ministero e altri enti. Noi sappiamo anche la valutazione che fa l'Istituto degli innocenti.
  Dal vostro punto di vista, qual è l'affidabilità dei dati che circolano abitualmente e che sembrerebbero indicare per l'Italia una situazione di allontanamento dei minori relativamente più contenuta rispetto agli altri Paesi europei? Ritenete che siano più affidabili i dati del Tribunale dei minori o quelli, ovviamente noti, dei Servizi sociali locali?
  Proseguo sempre su quello che sottolineo sempre ai nostri Commissari. Nei compiti della Commissione, che ci fa molto piacere che susciti la vostra attenzione, c'è quello di verificare il rispetto della necessaria temporaneità dei provvedimenti di affidamento. Voi avete parlato anche di una proposta per fare un affidamento di lunga durata al fine di garantire la continuità affettiva delle famiglie affidatarie rispetto al minore. Io vi chiedo: rispetto all'esperienza delle vostre associazioni e in altri casi che avete seguito, ritenete che questo principio sia rispettato?
  L'ultima domanda riguarda l'attività dei Tribunali dei minorenni e l'effettività della loro valutazione nei rapporti provenienti dai Servizi sociali. Lei di questo dato non ha parlato, volevo quindi chiederle come valutate questa attività rispetto al rapporto che c'è tra i Servizi sociali e l'attività dei Tribunali. In particolare, le chiedo se c'è una tempistica giusta, un ascolto delle famiglie, sia per la conferma dei provvedimenti ma anche per un eventuale revoca.

  VALTER MARTINI. Lei ha fatto quattro domande molto importanti. Io proporrei questo: sulla temporaneità dell'affido, la terza domanda, dico due parole io, mentre sulla prima domanda chiederei a Patrizia Amisano di rispondere. Sui dati chiederei a Frida Tonizzo o a Liviana Marelli di rispondere, e lo stesso sul Tribunale per i minorenni. Chiederei a voi due di dividerci un po', in modo che tutti interveniamo. Io chiederei di essere sintetici nelle nostre risposte, perché le domande sono tante. Sulla temporaneità: certamente l'affido è l'intervento che deve avere una durata breve, perché dovrebbe favorire il rientro dei minori alla famiglia di origine. Noi però assistiamo spesso a un problema, che abbiamo chiamato «interventi tardo-riparativi». Cioè, l'affido non viene sempre visto come un sostegno a una famiglia. Vi è allora un affiancamento familiare, con forme di accoglienza come l'affidamento diurno, che esiste in alcune realtà. Cioè, strumenti e aiuti per aiutare alcune famiglie a tenere, a reggere, a migliorare le proprie capacità, intanto a far star meglio quel bambino.
  Poi però, quando la situazione è complessa, allora l'intervento è quello di fare in modo che quel bambino che vive una situazione di sofferenza possa essere sostenuto da una famiglia. L'obiettivo è certo la temporaneità. Noi riteniamo che i due anni, con la possibilità di proroga, sia un tempo Pag. 8buono e congruente. In realtà sta avvenendo che ci sono degli affidi che effettivamente rientrano in quel periodo, in quel tempo; altri affidamenti che invece si protraggono. Questo perché spesso c'è una situazione davvero di complessità delle famiglie.
  Noi seguiamo l'indirizzo di non tagliare completamente i rapporti con le famiglie d'origine, e quindi di non andare verso l'adozione. Seguiamo l'indirizzo di dare sempre di più la possibilità alle famiglie di origine di poter recuperare. L'esperienza, anche mia personale, mi dice che quando c'è una famiglia che, per esempio, ha un bambino in affidamento ma uno dei due inizia una nuova relazione, questo rimette in moto tutto il percorso per capire: questa nuova relazione di questa mamma con questo bambino sarà adeguata, sarà sufficiente? Verifichiamo, diamoci un po' di tempo. E il tempo a volte passa, perché davvero ci sono degli elementi che non si recuperano così facilmente. Però l'affido ha questo grande elemento: non sradica i rapporti con la famiglia di origine. La famiglia affidataria è una famiglia in più data a quella famiglia di origine.
  Allora noi diciamo che gli affidamenti a tempi lunghi, sine die, devono essere affidamenti che devono avere una chiarezza, cioè devono avere una progettazione, non essere abbandonati. Una progettazione per dire: sì, continuiamo l'affidamento anche con tempi lunghi, ma lo seguiamo, lo monitoriamo, vediamo come va, vediamo se migliora. Questo è importante. È importante, per il bene di quel bambino, di quel ragazzo, magari poter continuare a stare in quella famiglia affidataria e vedere la sua famiglia d'origine, magari rientrare quando può, rientrare nelle vacanze. Questo non rappresenta un danno per il bambino, per cui noi siamo favorevoli. Certo, sarebbe bello avere tempi più certi; però vediamo che molte situazioni questo non lo permettono, non perché non lo si vuole.
  Darei la parola a Patrizia Amisano, per le questioni relative alla legge n. 54 e alla legge n. 184.

  PATRIZIA AMISANO. Ringrazio anche io la Commissione per questa opportunità. Rispetto alla casistica, cioè rispetto alla domanda sulla distinzione attraverso un nuovo nominativo, in questo momento non saprei cosa rispondere sinceramente.
  Sono andata a riprendermi gli articoli 330 e 333 del cosiddetto «procedimento de potestate», come si dice in gergo giuridico, che sono quei procedimenti che sono finalizzati alla valutazione della capacità genitoriale, e che si collegano ai procedimenti, diciamo, di separazione e divorzio. Il termine che viene usato dal legislatore è quello di «allontanamento»: nel momento in cui viene rilevata una situazione di pregiudizio per il minore, viene disposto l'allontanamento.
  Poi però, sempre in materia di famiglia, abbiamo l'affido esclusivo, l'affido semiesclusivo, l'affido superesclusivo – adesso c'è anche questo nuovo termine – per cui in questo momento non saprei trovare un'altra parola rispetto ad «affido».
  È chiaro che queste sono situazioni in cui abbiamo due genitori, che ci sono, che sono presenti, e che stanno vivendo una problematica collegata alla loro separazione. Ma nell'ipotesi, invece, dell'affido, quello della legge n. 184, abbiamo un'ipotesi di genitori che hanno una difficoltà oggettiva: sono persone che hanno bisogno esse stesse di essere aiutate. L'istituto dell'affido familiare, come dice la legge, è proprio finalizzato a garantire che in quel periodo – che può essere un anno, due anni, come dicevamo prima, o anche più, perché dipende anche dalla famiglia di origine – in cui i genitori hanno bisogno di rimettersi a posto, il bambino possa essere collocato tranquillamente in una famiglia dove possa comunque godere dei benefici familiari e continuare a mantenere un rapporto con la famiglia d'origine.
  Nell'affidamento familiare previsto dalla legge n. 184 può anche non esserci una situazione di decadenza della responsabilità genitoriale, ma perché c'è proprio un momento in cui i genitori devono mettersi a posto, devono sistemarsi, per tantissime cose. Nell'altro caso, invece, è una situazione completamente diversa, che concerne la separazione e il divorzio. Sicuramente si possono prevedere dei termini diversi, però Pag. 9anche già la parola «allontanamento» mi sembra una parola che possa essere significativa. Spero di essere stata esaustiva.

  LIVIANA MARELLI. Ci siamo accordati che sui dati intervenga io. Intanto grazie anche da parte mia per questa opportunità. Saremo disponibili, ovviamente, anche in tutti gli altri momenti che saranno utili, perché questi temi sono decisamente importanti per tutti.
  Sui dati ha toccato in maniera adeguata una delle questioni gravi e importanti, che peraltro il nostro Tavolo anche con altre organizzazioni ha sempre posto, sia sui documenti che abbiamo prodotto come Tavolo nazionale affido, sia all'interno dei vari report di monitoraggio dello stato di attuazione della Convenzione di New York in Italia, ma anche all'interno dell'Osservatorio in sede di definizione del Quinto Piano nazionale Infanzia. Qui siamo assolutamente concordi sul fatto che occorra arrivare ad avere in maniera definitiva l'avvio del Sistema Simba, che peraltro è previsto dalla legge, come abbiamo detto, in fase di costruzione e di definizione. Ma continuiamo a spostare un po' in là il dato dell'avvio dell'uso di questa modalità, perché oggi noi dobbiamo avere anche onestà intellettuale e dire che noi abbiamo una conoscenza ancora limitata e parziale.
  Lei chiedeva quali sono i dati affidabili. È un po' difficile rispondere a questa domanda, perché noi abbiamo di fatto tre fonti di rilevazione. Come lei ricordava, quella del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in accordo con l'Istituto degli innocenti. E devo dire che prevalentemente non è tanto un'affidabilità, ma è forse un dato più lungo storicamente e che quindi ci permette anche una possibile valutazione longitudinale dei dati. Per questa ragione, quando parliamo di dati fermi al 31 dicembre del 2017, facciamo riferimento a questi, a quelli del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, fatti in accordo con l'Istituto degli innocenti. Però sono vecchi, perché gli ultimi sono del 31 dicembre del 2017. Hanno una rilevazione a volte a campione, e quindi non esaustiva. Raccolgono i dati dalle Regioni prevalentemente, mentre invece l'Autorità garante raccoglie i dati attraverso le Procure, quindi attraverso i Tribunali per i minorenni. L'Istat tiene un po' insieme dati di minorenni, di bambini e di ragazzi, allontanati a scopo di protezione e di tutela dalla famiglia di origine, ma anche bambini e ragazzi accolti in strutture di tipo sociosanitario per ragioni più di carattere sanitario.
  Credo che sia necessario conoscere le fonti dell'affidabilità e conoscere quali sono i processi attraverso cui si arriva a dare quel dato, che non è un dato approssimativo ma è un dato che ha comunque delle limitazioni. Su questo dobbiamo avere onestà intellettuale. Prevalentemente facciamo riferimento, anche nei report della CRC (Convention on the Rights of the Child) – qui citando sia quelli dell'Autorità garante che dell'Istat – a quelli del Ministero, perché hanno una durata nel tempo più lunga; quindi ci permette una sorta di confronto longitudinale negli anni. A volte vengono fatti degli approfondimenti qualitativi, e questo permette delle riflessioni rispetto a quali sono le caratteristiche dei bambini e dei ragazzi allontanati dalle famiglie di origine, quali sono le motivazioni eccetera; quindi permette qualche riflessione aggiuntiva.
  È indubbio che l'obiettivo che tutti abbiamo, e credo anche la Commissione correttamente, è quello di superare questa frammentarietà, di arrivare all'attuazione il prima possibile, mi viene da dire, del sistema Simba, di rilevazione dei dati, in modo da avere coerenza con il dato di realtà in tempi ravvicinati – ormai gli ultimi sono del 2017 – capaci di restituirci la storia degli allontanamenti e quanti sono, ma anche dove sono, qual è il loro progetto, e permetta di orientare in maniera puntuale anche le scelte politiche, uscendo anche da incertezze e da autoreferenzialità. Credo che solo il sistema Simba risolverà positivamente la domanda posta. Mi fermo qui per ora, disponibile poi ad approfondire se è necessario.

  FRIDA TONIZZO. Ringrazio anche io per questa opportunità. È difficile dare una risposta complessiva alla questione posta dalla presidente. Noi riteniamo che, già in base alla normativa attuale, il Tribunale Pag. 10per i minorenni quando dispone l'affidamento familiare possa dare delle indicazioni estremamente utili e precise su come l'affidamento deve essere realizzato, comprendendo anche nel provvedimento la precisazione se con questo atto il Tribunale intende anche sospendere o limitare la responsabilità genitoriale dei familiari.
  La legge dice chiaramente – ma non sempre questo viene attuato, e giustamente questo fatto è stato anche richiamato nella legge n. 107 – che il Tribunale deve ben motivare questi provvedimenti. Nel provvedimento, però, devono essere chiaramente indicate le scelte che il Tribunale fa a tutela dei minori. Quando si parla di affidamento familiare, deve essere precisato che i servizi locali pubblici che devono dare attuazione a questo intervento devono procedere all'affidamento familiare. Ed è compito poi, certo, del servizio preparare e individuare le famiglie e le persone che possono essere disponibili per l'affidamento, dare una valutazione, supportarle. Ma supportare non solo preparando l'incontro del bambino con la famiglia affidataria insieme alla famiglia d'origine, ma anche supportare le famiglie d'origine.
  In questo senso mi sembra importante richiamare la necessità di una puntuale verifica delle relazioni che ogni sei mesi i servizi dovrebbero fare al Tribunale per i minorenni – ma anche al Giudice tutelare se si tratta di un affidamento consensuale – sull'andamento dell'affidamento familiare, riferendo come sta il bambino, o quali interventi si sono fatti per il recupero delle famiglie d'origine e quali eventuali interventi sono stati fatti per supportare gli affidatari.
  Faccio questo particolare richiamo sulla necessità del supporto alle famiglie d'origine perché, come chi mi ha preceduto ha già precisato, le famiglie d'origine dei bambini affidati, soprattutto adesso che abbiamo oltre il 70 per cento degli affidamenti disposti a seguito di un provvedimento del Tribunale, rappresentano delle situazioni complesse: genitori con passati e presenti di tossicodipendenza, di malattia mentale, di detenzioni lunghe, di deprivazioni. Sono situazioni che rendono impossibile per la tutela del bambino la sua permanenza, pur continuando un rapporto del bambino con i suoi familiari perché, come è noto, l'affidamento familiare non comporta un cambiamento dello status giuridico del bambino, che continua a vedere la sua famiglia in varie forme a seconda anche delle situazioni, con dei rientri, con degli incontri in luoghi protetti e quant'altro.
  Noi riteniamo che sia importante anche un riconoscimento del ruolo degli affidatari attraverso una corresponsione di un rimborso spese che i medesimi sostengono per il mantenimento dei bambini. Per dirla a parole brevi, come giustamente dicevo, l'amore non si paga ma tutto il resto sì. E secondo noi il rimborso spese agli affidatari rappresenta da una parte – non è ovviamente uno stipendio, perché qua andiamo da cifre che vanno dai 250 euro in su e non sempre sono corrisposte – un riconoscimento del ruolo sociale e solidale che gli affidatari svolgono in quanto volontari, e dall'altra parte consente a famiglie che non hanno magari grandi disponibilità economiche di poter accedere a questo tipo di intervento.
  Un'ultima precisazione: noi siamo impegnati anche affinché i Tribunali e le Autorità giudiziarie si rapportino, creando anche dei protocolli di intesa con gli enti locali, per favorire una maggiore comunicazione. Importante è certamente anche l'attuazione della legge n. 173 sulla tutela della continuità degli affetti, che riconosce anche un ruolo degli affidatari, nel senso che il Tribunale deve obbligatoriamente ascoltarli prima di decidere sul futuro di questi bambini e ragazzi. È con loro che il bambino affidato vive, e sono loro che possono portare degli elementi importanti ai Tribunali per i minorenni.
  C'è poi il problema dei tempi, che richiederebbe un ulteriore approfondimento, ma mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Vi sono dei Commissari che vorrebbero fare altre domande. Si è prenotata per intervenire l'onorevole Cantone, poi l'onorevole Ascari, l'Onorevole Giannone, che è in videoconferenza, e l'onorevolePag. 11 Bellucci. Prego, onorevole Cantone.

  CARLA CANTONE. Io credo – ma ne parleremo tra noi, presidente – ci sia bisogno di stabilire come organizzare i lavori, perché ognuno di noi che è in questa Commissione sente l'esigenza di fare delle domande e di capire, essendo una Commissione molto delicata. Io ringrazio molto il dottor Martini, ma anche chi è intervenuto dopo.
  Una prima cosa: la relazione del dottor Martini è una relazione importante, che io gradirei acquisire, perché credo che dobbiamo avere il tempo di capire meglio – proprio perché è una Commissione delicata – e di essere messi tutti nelle condizioni di poter fare durante le audizioni delle domande specifiche e di non ripeterci; ogni gruppo magari ha un'esigenza di un certo tipo. Altrimenti non facciamo un lavoro utile a noi stessi, ma soprattutto non lo facciamo agli auditi. Loro giustamente ci rispondono; hanno fatto bene a rispondere alle domande importanti che lei, presidente, ha fatto, e la ringraziamo di questo. Io almeno sento questa esigenza.

  PRESIDENTE. Onorevole Cantone, scusi, l'ho detto prima. Era la relazione già presentata alla Commissione Giustizia della Camera.

  CARLA CANTONE. Sì, ma io non ce l'avevo la relazione della Commissione Giustizia della Camera, mi perdoni.

  PRESIDENTE. È sempre disponibile.

  CARLA CANTONE. Ho capito. Però, presidente, dobbiamo organizzarci meglio per essere tutti nelle condizioni di svolgere un ruolo importante in questa Commissione così delicata e difficile. Ma non è un problema, basta che ci organizziamo.
  Ha fatto bene il dottor Martini, prima di entrare nel merito, a dire che c'è una campagna di sospetti per l'affidamento e per l'accoglienza. Io penso che non bisogna mai sparare nel mucchio. È sempre un errore quando questo succede, perché occorre sempre avere le informazioni chiare e precise prima di accusare. Quindi lo capisco, ma d'altra parte è proprio la delicatezza del problema che ti porta a volte ad affrontare delle situazioni talmente pesanti che si può anche sbagliare, anche se questo non dovrebbe avvenire.
  Come ho detto prima, abbiamo bisogno di ragionare con conoscenze e possibilmente con competenza di merito non dal punto di vista ideologico. Credo che questa audizione sia importante. Questa è la prima. Questo tavolo è fondamentale per noi per conoscere. Io sono per ripeterla, magari a settembre, perché è troppo delicata. Proprio per le cose che ho sentito anche nelle risposte, da qui bisognerebbe decidere quali sono le priorità da affrontare, presidente, e anche capire bene che cosa fare.
  Perché dico che voglio ritornarci sopra con questa audizione? Perché non penso che avremo il tempo per tutti, e gli auditi non avranno tempo per rispondere a tutti. A me piacerebbe discutere e capire anche la giornata dell'affido: cosa interessante, bella, parliamone. Non voglio dare un giudizio; può essere una cosa bella e giusta, ma voglio poi capire la finalità.
  Aggiungo un'altra considerazione: abbiamo parlato dei livelli essenziali di assistenza. Io voglio capire, quando parliamo di livelli essenziali, se parliamo solo di assistenza oppure che cosa c'è dentro. L'istruzione? Anche quella è un livello essenziale. Mi piacerebbe discuterne, capire che cosa pensa questo Tavolo così importante del significato di «livello essenziale».
  Altro argomento che mi interessa moltissimo è quello relativo ai bambini piccoli. Io penso che ci vorrebbero delle regole precise anche per i bambini piccoli, per evitare che finiscano in qualche ente che non è proprio adatto a loro. A volte finiscono nelle carceri. Quanti bambini finiscono nelle carceri perché le mamme sono lì? Vogliamo ragionare? Io avrei qualche idea, però ci vuole un po' di tempo.
  Mi piacerebbe anche discutere del ruolo dei genitori. Questo è un punto fondamentale perché, quando due si separano e non si mettono d'accordo su chi affidare il bambino, allora il bambino viene affidato Pag. 12alla famiglia, magari alla madre o il padre se sono persone per bene. Magari non tutti e due sono drogati, non tutti e due hanno delle pendenze penali, non tutti e due sono violenti. E spesso quando non si mettono d'accordo – ne parlavamo prima – è chiaro che finiscono lì. Io di questo vorrei ragionare con questo Tavolo, che per me è fondamentale, e con questa Commissione.
  Chiudo quindi ribadendo la richiesta se sia possibile, magari a settembre, avere ancora un incontro con loro. Sono interessantissime le risposte che hanno dato a lei, ma mi piacerebbe ragionare un po' più a fondo. Grazie.

  PRESIDENTE. Io intanto chiedo la disponibilità ai rappresentanti del Tavolo di darci delle risposte scritte, perché ci siamo un po' dilungati con i tempi. Lascerei il giro di domande ai commissari e poi magari ci potete delle risposte scritte. Ha chiesto la parola l'onorevole Bellucci sull'ordine dei lavori. Onorevole Bellucci, un minuto.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Guardi, anche meno. Proprio perché abbiamo impegni in altre Commissioni, io chiedevo di rinviare la seduta, perché non c'è neanche la possibilità di poter proporre delle domande con la serenità e il rispetto dovuto anche per le persone che stiamo audendo. Chiedo quindi di poter rinviare la seduta, al fine di avere tempi più adeguati anche per approfondire quanto abbiamo ascoltato fino ad adesso. Grazie.

  PRESIDENTE. A me sembra poco rispettoso rinviare la seduta quando comunque siamo convocati almeno dalle ore 13 alle ore 14, come era stato concordato in Ufficio di Presidenza. Io quindi mi permetto – per rispetto degli auditi, dei commissari presenti e anche di chi sta seguendo la Commissione – di finire il giro di domande. Prego, onorevole Ascari.

  STEFANIA ASCARI. Grazie, presidente. Ringrazio il dottor Martini e le associazioni oggi presenti per l'importantissimo ruolo che svolgete e il contributo che avete dato anche in Commissione Giustizia.
  Per quanto riguarda le domande, io vorrei chiedervi una cosa sul ruolo delle famiglie affidatarie, che è un ruolo di colonna portante e di supporto nel caso ci sia una fragilità familiare. Come avviene la formazione di queste famiglie affidatarie? Chi è che chi le forma e le aiuta in questo percorso delicatissimo di accompagnamento di questi minori, e con le famiglie di origine? C'è un elenco delle famiglie affidatarie?
  Un'altra domanda che vorrei fare riguarda i tipi di affidamento di cui avete parlato prima. Vorrei chiederle: l'affidamento part-time, in base alle vostre conoscenze, quante volte lo avete visto e con quali risultati ed effetti? Per quanto riguarda, poi, i rapporti con la famiglia di origine, in particolare anche con i fratelli e le sorelle, avete verificato se continua a sussistere una situazione di continuità? Potete dirci qualcosa anche di questo aspetto?
  Altro tema fondamentale che voi avete toccato è l'affidamento dei bambini da zero a sei anni: un tema delicatissimo, che riguarda purtroppo anche bambini spesso con disabilità. Questo è un problema serio, perché spesso dei neonati vengono collocati in comunità educative, in cui non è garantita quella che è la figura familiare. Vorrei che poteste, se possibile, fare una disamina di quello che è oggi l'orientamento (famiglia affidataria, case famiglia, comunità di tipo familiare, comunità educative), elencando gentilmente le caratteristiche, le best practices, e le criticità che andrebbero migliorate.
  Queste sono alcune questioni che mi sento di porre all'attenzione, e concludo con un'ultima domanda: l'affidamento di lunga durata degli affidamenti spesso diventa in realtà sine die, purtroppo. Voi avete parlato di un progetto che deve essere accompagnato all'affidamento. Vorrei capire, in base alla vostra esperienza, se questi progetti ci sono, se sono illustrati, che monitoraggio c'è di questi progetti, e ogni quanto tempo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ascari. Do ora la parola all'onorevole Giannone.

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  VERONICA GIANNONE. Grazie, presidente. Io cercherò di essere veloce, anche perché molti quesiti sono stati già posti e quindi evito di ripeterli. Grazie, dottor Martini. Si parlava di ciò che deve essere l'interesse superiore per ogni bambino o bambina. Abbiamo inoltre parlato di quello che è un allontanamento o un affido – anche se dobbiamo distinguere i due termini – presso famiglie affidatarie o, in altri casi, presso strutture residenziali, e con riferimento alle famiglie affidatarie è stato anche trattato il tema della lunga durata.
  Proprio rispetto alla lunga durata, io vorrei fare più che una domanda un ragionamento. Un bambino deve prima allontanarsi dalla sua situazione familiare, che può essere molte volte – come avete detto voi – problematica, critica, dannosa per lo stesso. Altre volte invece non lo è, perché anche se non vogliamo parlare nello specifico dei casi di allontanamento dall'ambito familiare per motivazioni giudiziarie, che sono un percorso purtroppo obbligato a causa di alcune separazioni non consensuali, comunque spesso i bambini si ritrovano allo stesso tempo inseriti anche in strutture residenziali o famiglie affidatarie; i più piccoli principalmente in famiglie affidatarie.
  Questi bambini devono tristemente adattarsi a una situazione che non è la loro, con grandi difficoltà, con grande sofferenza, con grande dolore. Piangono, si deprimono e quant'altro. Poi si ritrovano ad affezionarsi alle persone. Io ho prove concrete di questo, anche con videoregistrazioni.

  VALTER MARTINI. Non sempre accade.

  VERONICA GIANNONE. Ci mancherebbe, non generalizzo. Però ci sono anche questi casi e bisogna prenderli in considerazione, anche fosse uno soltanto. Quando si affezionano poi agli altri genitori affidatari, iniziano ad avere amicizie anche con la famiglia di questi genitori, abitudini e quotidianità, e in quel caso poi rischiano nel tempo di dover essere, un giorno, magari, allontanati di nuovo per reinserirsi nella famiglia di origine o, per esempio, essere resi adottabili e avere un'adozione diversa.
  In questo caso è possibile che non si sia in grado di valutare nel concreto il dolore e le problematiche che i bambini possono avere anche nel loro sviluppo? Abbiamo la disponibilità di dati, delle risultanze, sino ad oggi, degli effetti che ci sono stati nella vita di persone – oggi adulte, intendo – ma che sono cresciute in situazioni del genere? Io mi ritrovo addirittura ad avere bambini, anche in tenera età, che chiamano «mamma» e «papà» i genitori affidatari, mentre chiamano ancora «mamma» e «papà» i genitori originari, i genitori naturali, e che ad esempio – faccio un esempio proprio pratico, che può sembrare una stupidaggine ma che per me è importante – nella ricorrenza della festa della mamma, la fotografia che viene messa nel lavoretto per la mamma non è quella della sua mamma naturale, che pure continua a vedere, bensì della mamma affidataria.
  Scusate, ma questo a me non sembra assolutamente tutelare l'interesse dei minorenni, bensì creare confusioni e gravi danni anche per lo sviluppo di questi bambini. Io su questo vorrei ragionare. Se dobbiamo trovare soluzioni bisogna pensare anche a queste situazioni, perché non è possibile che si facciano delle valutazioni o si prendano decisioni senza andare a valutare l'effettivo interesse, che è quello di sapere cosa fare per far vivere serenamente la vita ai bambini. Per il resto io accetto tutte le domande che sono state fatte fino adesso, e quindi non le ripeto. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Bellucci.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Prima faccio un intervento sull'ordine dei lavori e poi mi permetto di fare una domanda. Al momento sono le ore 14,03, quindi quando ho sottoposto la questione del rispetto per gli auditi è perché l'organizzazione del tempo deve essere fatta in una maniera tale da poter permettere a tutti i commissari di fare delle domande e poi di avere anche la possibilità, se ci sarà il tempo, di avere le risposte.
  I tempi che lei benissimo ha ricordato, presidente, prevedevano uno spazio dalle Pag. 1413 alle 14, ed essendo superate le 14 ora non si rivelano congrui. Io avevo fatto una proposta nell'Ufficio di Presidenza: ci si può vedere con un lasso di tempo un po' più ampio e pensare a una convocazione prima, anche addirittura all'inizio della mattinata. E la rinnovo, perché sennò continueremo con la stessa difficoltà di non riuscire ad avere la serenità dovuta per cercare di arrivare a questioni che sono così delicate.
  Detto questo – e quindi chiudo il mio intervento sull'ordine dei lavori sancendo il fatto che abbiamo superato le ore 14 – la mia domanda è legata a questo: vorrei sapere – sarò estremamente sintetica – che ne pensano gli auditi dell'adozione mite, nella misura in cui c'è stato comunque un intervento importante durante la relazione da parte del dottor Marini, che faceva riferimento all'affidamento temporaneo e all'allungamento della durata dell'affidamento, cosicché da poter mantenere il legame con la famiglia d'origine e quindi la famiglia naturale. Sappiamo tutti benissimo quanto in ogni decisione debba essere prima di tutto riconosciuto il supremo interesse del bambino. Allora mi chiedo se ci sono soluzioni per le quali il supremo interesse del bambino possa essere anche compatibile con dei tempi di certezza in cui vi sia una base certa e sicura per quel bambino.
  In tal senso mi chiedo, e chiedo agli auditi, se secondo loro l'adozione mite possa essere uno strumento che dà sicurezza nel legame di attaccamento e anche nella possibilità, poi, di prendere delle decisioni, assumendosi ovviamente – da parte di chi la esercita – la responsabilità genitoriale. Chiedo se hanno avuto esperienze di questo tipo e se ritengono che possa essere una soluzione percorribile, secondo quello che hanno detto, da affiancare comunque a un allungamento dei tempi dell'affido che, però, sembrerebbero essere sine die, perché non è data comunque una certezza rispetto alla tempistica. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Fiorini.

  BENEDETTA FIORINI. Grazie, presidente. Intanto volevo ringraziare gli auditi e i commissari che sono qui presenti con noi, e lei, presidente, per aver fatto una domanda molto importante, che chiedo di approfondire, cioè il rapporto che avviene tra le associazioni e i Tribunali dei minorenni, e quindi il rapporto tra Tribunali minorili, CTU e associazioni.
  Partiamo dal presupposto che questa Commissione è stata istituita proprio perché vogliamo mettere al centro soprattutto il bene del bambino, e siamo quindi qua per tutelare soprattutto il bene dei bambini. Ci sta che si possa avere anche il tempo per approfondire maggiormente, di fare più domande, perché sono tanti i punti, le domande e le risposte che dobbiamo attendere soprattutto da voi, tra le quali anche se esiste una banca dati, come viene fatto il monitoraggio, con quale tempistica, e anche come vengono scelte le famiglie affidatarie. Una delle relatrici che ha parlato prima ha citato più di tre volte il fatto che i genitori si devono mettere a posto. Che cosa intende con questa affermazione? Lì si possono nascondere anche dei preconcetti o delle ideologie che dobbiamo togliere.
  Partiamo quindi dal presupposto che tutti i commissari presenti in questa Commissione non siano mossi da nessuna ideologia, ma soltanto dalla volontà di tutelare e di rimettere al centro il bene del bambino e il bene delle famiglie. Bambino, famiglie e genitori devono essere ascoltati e devono essere tutelati. Se anche un solo bambino si attacca ed esprime dei sentimenti, o comunque possono intravedersi delle ripercussioni a livello psicologico, le associazioni e chi di dovere si devono porre delle domande e devono cercare di prevenire e tutelare sempre l'educazione, l'evoluzione e la crescita affettiva e psicologica di un bimbo.
  Sono tantissime, presidente, le domande che vorrei fare, ma so che ci sarà l'opportunità anche nelle prossime audizioni. Ribadisco che so che avremo modo di fare un grande lavoro con lei, e con tutti quanti i commissari. Grazie.

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare. Ringraziamo anche i rappresentanti del Tavolo nazionale affido. Faccio Pag. 15una proposta sia agli auditi che ai commissari. Avete capito che forse abbiamo operato male con i tempi; mi assumo le mie responsabilità. Chiederei agli uditi se fosse possibile per voi proseguire questa audizione – sempre mantenendo la modalità di videoconferenza e in modo da poterci dare le risposte – anche la prossima settimana, in una data che adesso decideremo all'Ufficio di Presidenza.

  VALTER MARTINI. Rispondo io. Quando sono stato contattato dagli uffici per organizzare l'audizione odierna, era evidente che – essendo il primo incontro – io ho chiesto: «Ma cosa vi aspettate da noi? Che cosa ci chiedete? In cosa possiamo esservi d'aiuto?». Credo che l'incontro di quest'oggi abbia definito alcune questioni che a voi stanno a cuore, e a cui noi dobbiamo provare a rispondere in modo più dettagliato. È indubbio che le domande di alcuni onorevoli, che abbiamo già incontrato con la Commissione Giustizia, necessitano di avere una risposta più articolata e più precisa.
  Io sono più favorevole – però vorrei sentire anche gli altri – che ci possiate dare un po' di tempo per provare a rispondere, eventualmente anche per iscritto, alle domande che ci avete posto. Quella sull'adozione mite – mi permetto – è una domanda interessantissima, ma non la possiamo spiegare in tre minuti. È una domanda complessa, in quanto c'è tutto il discorso dell'interruzione dei rapporti. Ci vuole una risposta e un dialogo più articolato.
  Io non mi permetto di dire che cosa dovete fare voi, però preferirei – per un lavoro più articolato in cui noi vi rispondiamo – che le domande che oggi avete posto ce le possiate fare pervenire, magari anche in modo più dettagliato, in modo che cominciamo a rispondere.
  Dopodiché siamo favorevolissimi a fare un successivo incontro, però credo che forse potrebbe essere meglio a settembre od ottobre, in base alle vostre esigenze di orari e di tempi. Credo che la settimana prossima sia difficile per noi lavorare alle vostre domande e rispondere, anche perché molti hanno degli impegni già definiti. Questa è la mia proposta.

  LIVIANA MARELLI. Mi permetto di dire che sono d'accordo con Valter Martini. Non abbiamo avuto modo di confrontarci come membri del Tavolo oggi, sia per la complessità sia anche per lo spessore delle questioni poste, che richiedono un approfondimento importante, alcune delle quali peraltro intercettano responsabilità e ruoli che stanno al di fuori del Tavolo nazionale affido, che ovviamente non è esaustivo di tutto quanto riguarda i compiti della Commissione.
  Credo che possiamo provare a rispondere per iscritto – quindi c'è anche una documentazione da parte nostra – a quelle questioni che riguardano direttamente il Tavolo nazionale affido, provando anche a indicare, nel caso, eventuali altre organizzazioni nazionali che possono essere complementari rispetto all'approfondimento di alcuni temi. Penso, per esempio, al Coordinamento nazionale del servizio affidi, che esprime la responsabilità pubblica in materia e che non sta nel tavolo; nel tavolo sta l'esperienza, stanno le reti, stanno le famiglie. Però una serie di questioni che sono state poste, dal nostro punto di vista, meriterebbero anche un approfondimento e una conoscenza da parte di altri soggetti, di altri coordinamenti nazionali.
  Noi siamo disponibilissimi, io credo, ad altri incontri, con una disponibilità sia a rispondere che ad approfondire. Preferisco pensare a un dialogo, piuttosto che a domande e risposte. Un dialogo di costruzione, perseguendo il superiore interesse verso i bambini e le famiglie tutte – sia quelle affidatarie che quelle di origine – con le modalità che indicava Valter Martini. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. C'è un'ulteriore richiesta di intervento da parte dell'onorevole Cantone. Prego.

  CARLA CANTONE. Volevo cercare di dare qualche contributo per chiudere bene – almeno secondo me – questa riunione, che è molto importante. Abbiamo tutti degliPag. 16 impegni sia alla Camera che al Senato. Io sono molto d'accordo con il dottor Martini; d'altra parte la presidente l'aveva pure già indicato. È la prima audizione, presidente. Abbiamo tutti voglia di fare delle domande. Quindi non rinunciamo a un altro incontro con il dottor Martini e agli interventi che ci sono stati, molto interessanti. Programmiamolo più avanti, perché ha ragione Martini; la settimana prossima saremmo punto e a capo. Io chiedo che venga aggiornata una nuova riunione alla ripresa di settembre, ma nel frattempo chiedo di avere la documentazione dell'audizione alla Commissione Giustizia – tanto a voi non vi costa niente inviarla – con la relazione di Martini e gli interventi di risposta dei nostri auditi, in modo che i vari commissari possono avere il tempo di mandare – ovviamente a lei, presidente – delle ulteriori domande che poi rinvierà agli auditi per le risposte, in modo che la prossima riunione siamo tutti un po' più sereni, e un po' più preparati. Grazie.

  PRESIDENTE. Bene. Propongo di rinviare il seguito dell'audizione ad altra seduta, da svolgere nel mese di settembre, e di trasmettere una serie di quesiti scritti agli auditi. Grazie a tutti.

  La seduta termina alle 14.15.

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