XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta n. 38 di Mercoledì 21 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 

Audizione del ministro plenipotenziario, Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 
Vignali Luigi Maria , direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Ungaro Massimo (IV)  ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Vignali Luigi Maria , direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Vignali Luigi Maria , direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 9 
Vignali Luigi Maria , direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10 
Ungaro Massimo (IV)  ... 10 
Vignali Luigi Maria , direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ... 10 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web tv della Camera, come convenuto in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Audizione del ministro plenipotenziario, Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, che saluto e ringrazio per la disponibilità immediatamente manifestata a collaborare con questa Commissione.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta sia a richiesta dell'audito che dei colleghi che formuleranno quesiti o osservazioni.
  Ricordo altresì ai colleghi la prescrizione di indossare la mascherina anche quando prenderanno la parola.
  L'odierna audizione è stata programmata al fine di acquisire elementi sulla tutela della sicurezza degli italiani che si recano all'estero e in particolare delle persone impegnate in progetti di studio e di ricerca al di fuori dei confini nazionali. Tale compito è stato affidato a questa Commissione dalla delibera istitutiva, prendendo le mosse dalla vicenda di Giulio Regeni che peraltro il ministro Vignali ha avuto modo di seguire anche nello specifico, in ragione del suo incarico, con la sua nota e apprezzata professionalità. Al riguardo, rammento ai colleghi che il ministro Vignali ha accompagnato l'allora Segretaria generale della Farnesina, ambasciatrice Belloni, nell'audizione svoltasi il 18 febbraio 2020.
  Invito pertanto il ministro Vignali a svolgere la sua relazione.

  LUIGI MARIA VIGNALI, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Buongiorno. Mi permetta di ringraziare lei e gli onorevoli componenti della Commissione per la possibilità che mi viene oggi concessa, nella qualità di direttore generale per gli italiani all'estero del Ministero degli esteri, di fornire un quadro sintetico sulla sicurezza degli italiani all'estero e sulle relative misure adottate dalla Farnesina.
  I rappresentanti della Procura della Repubblica di Roma hanno già fornito alla Commissione dettagliati elementi sulle indagini che hanno condotto al rinvio a giudizio dei presunti responsabili dell'omicidio di Giulio Regeni. Parimenti, i colleghi diplomatici che mi hanno preceduto vi hanno illustrato con precisione la ricostruzione di alcune azioni politico-diplomatiche condotte sin dal 2016, in particolare attraverso il richiamo all'epoca del nostro ambasciatore al Cairo, per persuadere le autorità egiziane dell'assoluta priorità di Pag. 4far piena luce sulle cause che hanno condotto all'omicidio di Giulio Regeni nonché della ferma aspettativa che i responsabili di un così efferato delitto siano assicurati alla giustizia.
  Scopo del mio intervento oggi innanzi alla Commissione immagino dunque non sia quello di ripercorrere eventi già noti bensì, come peraltro mi è stato specificamente richiesto, quello di fornirvi una sintesi dell'azione svolta dalla Farnesina per garantire al meglio la sicurezza dei connazionali che si recano all'estero, anche con riferimento alle persone impegnate in progetti di studio e di ricerca in altri Paesi.
  I ricercatori italiani all'estero, secondo una recente stima effettuata dalla Farnesina, sono attualmente più di 33.000, diffusi in tutto il mondo. La comunità negli Stati Uniti supera le 15.000 presenze, mentre nel Regno Unito contiamo circa 6.000 ricercatori, 3.500 in Germania, 4.000 in Francia. In Cina abbiamo cinquanta scienziati italiani, in Russia un altro centinaio. Molto grandi sono le comunità in Spagna, significative in Canada, Svizzera, Paesi Bassi e Norvegia.
  Il compito di assicurare un costante collegamento tra i ricercatori all'estero e la nostra rete diplomatica e consolare è svolto dagli addetti scientifici, in servizio presso molte delle nostre rappresentanze diplomatiche. Nel corso dell'ultimo biennio il loro numero è stato potenziato e conta oggi 49 posizioni tra addetti scientifici e spaziali in 34 Paesi del mondo. L'importanza di sviluppare la diplomazia scientifica in un'ottica di promozione integrata del sistema Paese ovvero con un approccio che sostenga in maniera equilibrata e sinergica la cultura e la ricerca, ma anche l'export italiano, ha spinto la Farnesina a estendere dunque la rete degli addetti scientifici in tutti i continenti, con un incremento delle posizioni anche in diversi Paesi emergenti, tra cui alcuni africani. Attraverso tali addetti il Ministero incentiva altresì la costituzione di associazioni dei nostri ricercatori italiani nei Paesi esteri. Il Ministero collabora con queste associazioni, proprio per mantenere vivi i rapporti della comunità con il sistema scientifico nazionale. In altre parole, per non disperdere questi ricercatori e non lasciarli soli, per favorire tutte le opportunità di relazione con la madrepatria, per promuovere iniziative di visibilità della ricerca italiana e dell'innovazione italiana nel mondo.
  Oggi ci sono circa 22 associazioni riconosciute dal Ministero. Fra le più attive, l'ISNAF, in America del Nord, che ha migliaia di associati e quindi migliaia di ricercatori italiani, l'AISUK nel Regno Unito e RéCIF in Francia. Queste sono le associazioni principali di ricercatori italiani nel mondo. A sostegno di questa vasta comunità, il Ministero degli esteri gestisce il portale Innovitalia, organizzato in 34 sezioni, dove si pubblicano notizie, opportunità, eventi relativi al mondo della ricerca italiana all'estero e della diplomazia scientifica. Innovitalia invia ai ricercatori una newsletter informativa ogni mese e pubblica ogni anno, in coincidenza con la Conferenza degli addetti scientifici che si tiene annualmente alla Farnesina, l'Annuario dei ricercatori italiani all'estero. Innovitalia aggrega una comunità internazionale di circa 1.300 ricercatori italiani all'estero e punta a favorire il dialogo con le istituzioni di ricerca italiane, le imprese e la diplomazia stessa. Tutti gli iscritti al portale possono mettersi reciprocamente in contatto – quindi si crea una rete – ed essere contattati sulla base di Paesi, professionalità specifiche, settori scientifici e via dicendo.
  Veniamo ora, signor presidente, alle misure adottate dalla Farnesina a tutela dei nostri ricercatori all'estero e di coloro che comunque svolgono studi in istituzioni accademiche di altri Paesi. In termini generali, i ricercatori italiani che si trovino stabilmente o anche solo temporaneamente all'estero possono usufruire di tutti i servizi di informazione messi a disposizione per tutti i nostri connazionali da parte dell'Unità di crisi della Farnesina. Nello specifico mi riferisco in primo luogo a «Viaggiaresicuri», portale istituzionale rivolto agli italiani che desiderano recarsi all'estero per motivi di turismo, lavoro o altro, che oggi contiene – come probabilmente la Commissione sa – oltre 220 schede relative a Paesi, territori, regioni amministrative. In Pag. 5Viaggiaresicuri è possibile consultare informazioni di carattere generale su un determinato Paese, indicazioni sulla sicurezza sanitaria e sulla mobilità. Particolare rilevanza è assunta dalla sezione «Sicurezza» nella quale vengono fornite indicazioni in merito al livello di allerta permanente, ove presente, unitamente ai motivi per i quali si ritiene che quel Paese sia caratterizzato da determinati livelli di rischio, tenuto conto di considerazioni su stabilità politica, stabilità economico-finanziaria, sicurezza interna, qualità delle comunicazioni, terrorismo, rischi ambientali, sanità, mobilità, presenza di Ambasciate e loro livello di allerta suggerito – perché ovviamente ci sono anche le Ambasciate degli altri Paesi che forniscono informazioni e servizi analoghi. In assenza di uno specifico di livello di allerta possono essere indicate comunque delle cosiddette aree di particolare cautela, cioè aree geograficamente delimitate che presentano rischi specifici sotto il profilo della sicurezza e sanitario – non è detto che tutto il Paese sia a rischio. Queste aree di particolare cautela possono essere oggetto di vari livelli di «sconsiglio» – come diciamo noi in gergo – di allerta, per esercitare cautela oppure addirittura evitare completamente spostamenti verso determinate aree. Si forniscono inoltre avvertenze, comportamenti raccomandati o comunque comportamenti da evitare.
  Un secondo strumento accanto a Viaggiaresicuri è l'altro portale dell'Unità di crisi denominato «Dovesiamonelmondo» attraverso il quale i cittadini italiani possono registrare un viaggio all'estero, condividendo con la Farnesina tutte le informazioni relative allo spostamento in programma o in corso. Le informazioni condivise vengono custodite presso la Farnesina, ovviamente nel rispetto della normativa in tema di privatezza dei dati personali, e sono utilizzate al solo scopo di facilitare l'attività del Ministero, ove ciò si renda necessario. In particolare la Farnesina può inviare comunicazioni di sicurezza via sms o e-mail per segnalare delle allerte specifiche, come manifestazioni, proteste, allerte per fenomeni naturali, cicloni, tempeste, incendi e così via. In caso di crisi, i dati condivisi consentono quindi alla Farnesina di facilitare il rintraccio dei connazionali in una determinata zona o comunque nel paese e di stabilire più rapidamente un contatto con eventuali familiari in Italia. Le informazioni, tra l'altro relative a un contatto di emergenza, sono proprio quelle che possono essere inserite da chi usufruisce del portale Dovesiamonelmondo nel momento in cui si registra per un viaggio.
  Da ultimo, i cittadini italiani possono avvalersi di una applicazione gratuita per dispositivi mobili, smartphone o tablet, applicazione dell'Unità di crisi dove sono incorporate tutte le funzionalità presenti nei portali Viaggiaresicuri e Dovesiamonelmondo. Questo con il vantaggio di ricevere in tempo reale un messaggio di, chiamiamolo, «safety check», di controllo, per verificare, in caso di emergenza, che il connazionale potenzialmente in situazioni di pericolo sia incolume. Quella che si può avere attraverso questa applicazione è dunque una modalità interattiva di verifica dell'incolumità dei connazionali.
  In tempi specifici, alla luce della crescente vocazione internazionale delle nostre università e di una nuova mobilità giovanile verso centri di ricerca all'estero, la Farnesina accorda la possibilità, a quegli atenei che lo desiderino, di aderire su base volontaria a una convenzione dedicata, tra la Farnesina e l'università. Alla base di tale servizio vi è l'integrazione mirata tra i sistemi informatici dell'Università e il database Dovesiamonelmondo con riferimento a viaggi e trasferte. L'integrazione consiste quindi nel creare un collegamento per il quale, in modo automatico, i dati dei viaggi e delle trasferte di personale e studenti dell'ateneo vengano riversati dal sistema universitario al database Dovesiamonelmondo in modo che la Farnesina abbia sempre un quadro di coloro che si trovano all'estero a vario titolo, questo per conto dell'università, ovviamente. Ad oggi, sono attive convenzioni con le Università Bocconi, Luiss, Cattolica di Milano e Alma Mater studiorum di Bologna. La Farnesina si sta naturalmente già adoperando per sistematizzare l'adesione degli atenei a questo tipo di convenzioni, quindi sono in Pag. 6corso tanti altri contatti a tal fine, anche con l'obiettivo di elaborare un protocollo di più ampio respiro che coinvolga in primo luogo la Conferenza dei Rettori delle università italiane.
  All'attività di informazione e soprattutto di prevenzione che vi ho brevemente descritto, si affianca quella relativa all'assistenza che viene fornita dalle nostre Ambasciate e dai nostri Consolati ai ricercatori, a tutti coloro che temporaneamente si trovano all'estero per motivi di studio come così come a qualsiasi connazionale, lo dicevo prima, che si trovi in altri Paesi in una situazione di difficoltà o di bisogno. La rete diplomatica e consolare, sostenuta e coordinata proprio dalla Direzione generale per gli italiani all'estero, gestisce attualmente una notevole mole di casi di assistenza. Nel 2020 più di 40.000 casi di assistenza a connazionali italiani che possono assumere le forme più varie e il più delle volte sono correlate alla sicurezza e alla protezione dei nostri concittadini all'estero, inclusi ovviamente i ricercatori. Si va dalle situazioni più semplici e di facile soluzione come il furto o lo smarrimento di un passaporto, cui si può ovviare con rilascio di un nuovo documento o con l'emissione del cosiddetto emergency travel document, che permette il rientro in Italia dell'interessato, o ancora il furto o lo smarrimento di un portafoglio, la probabile mancanza momentanea di fonti di sostentamento che, in determinate condizioni, può condurre anche alla concessione a favore del connazionale di un prestito, che dovrà essere restituito una volta rientrato nel nostro Paese, fino purtroppo ad accadimenti più seri e complessi come possono essere un ricovero ospedaliero, un rimpatrio sanitario, ad esempio a seguito di un grave incidente stradale. È particolarmente in questi frangenti che le nostre Ambasciate e i nostri Consolati, in stretto raccordo con la Direzione generale per gli italiani all'estero, si adoperano per prestare la massima attenzione all'infermo e ai suoi familiari, intervenendo presso le competenti autorità locali perché siano assicurate all'interessato tutte le cure necessarie o, se richiesto, organizzando tutto quanto occorra perché il connazionale possa fare rientro nel nostro Paese in condizioni di sicurezza, per ricevere un adeguato trattamento sanitario sostenuto anche dal conforto dei propri parenti.
  Prima di concludere questa breve esposizione, presidente, vorrei soffermarmi però nuovamente sulla tragica scomparsa di Giulio Regeni. La Direzione generale per gli italiani all'estero ha profuso davvero il massimo sforzo per sostenere il lavoro dei nostri investigatori e per agevolare, purtroppo solo fino a quando è stato possibile, la collaborazione tra autorità giudiziaria italiana e l'omologa egiziana, nel far luce sul barbaro omicidio di Giulio. Abbiamo quindi sviluppato un rapporto costante e molto stretto con la Procura di Roma, provvedendo sempre ad assicurare un rapido scambio di informazioni e agevolando al massimo la raccolta delle testimonianze e di ogni elemento utile alle indagini, anche attraverso un'interlocuzione diretta fra la Procura e le nostre Ambasciate. Ho inoltre personalmente avviato una stretta collaborazione con l'avvocata Ballerini che assiste, come sapete, la famiglia Regeni, affinché almeno da parte della Direzione generale, fosse sempre messa in condizione di ricevere rapidamente tutta l'assistenza e gli elementi possibili.
  Signor presidente, mi auguro che questi sintetici elementi che ho fornito in merito alla sicurezza dei ricercatori italiani all'estero e di coloro che per motivi di studio si recano in altri Paesi, così come l'assistenza in ogni caso fornita a tutti gli italiani, si possa rilevare utile per i lavori della Commissione da lei presieduta. Se lo riterrà opportuno, sono naturalmente pronto a rispondere a eventuali domande o richieste di approfondimento.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Vignali. Chiedo ai colleghi se intendano porre domande o richieste di chiarimento. Do la parola al collega Ungaro.

  MASSIMO UNGARO. Grazie presidente. Ringrazio il direttore Vignali per essere venuto qui stamattina a illustrarci le convenzioni, le linee-guida e gli strumenti che già esistono per mettere in sicurezza i Pag. 7nostri connazionali all'estero. Molti non li conoscevo, benché io mi trovi spesso all'estero in ragione del mio collegio elettorale. Alla luce di quello che ci ha illustrato, le volevo chiedere se secondo lei ci siano altre cose che mancano. Lei sa che la delibera istitutiva stabilisce tra i compiti della Commissione quello di individuare misure per incrementare la sicurezza degli italiani all'estero soprattutto, ma non soltanto, ricercatori. Quindi le chiedo se ci può dare ulteriori suggerimenti a tal fine. Lo scorso anno abbiamo audito un'associazione di ricercatori che suggerì la diffusione di protocolli con linee-guida dirette ad aumentare la sicurezza dei ricercatori sul campo, soprattutto in riferimento ai rapporti tra tutor e dottorando. Ovviamente questo esula in parte dalle sue competenze, però volevo conoscere il suo punto di vista sul modo con cui la Commissione possa agire su questo fronte. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al ministro Vignali.

  LUIGI MARIA VIGNALI, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Rispondo volentieri alla domanda dell'onorevole Ungaro. Direi che un sistema preventivo di preparazione dei nostri ricercatori e dei nostri studiosi all'estero e in generale degli italiani che si recano soprattutto in alcuni Paesi andrebbe sicuramente ampliato. Si tratta di coinvolgere gli interessati, di prepararli a un'esperienza all'estero, la quale cosa ha profili che non sono esclusivamente di ricerca, di studio e di promozione esterna della cultura italiana, ma anche proprio di sicurezza, di raccordo con la nostra rete di Ambasciate e Consolati, di preparazione a un contesto culturale, ambientale e sociale che può essere estremamente diverso. Su questo versante c'è ancora da fare e questo lo dico proprio come direttore generale degli italiani all'estero anche per coloro che si recano all'estero per lavoro, per questa cosiddetta nuova mobilità che prevede flussi imponenti, e, al di là degli aspetti di sicurezza, sono purtroppo ancora tanti gli italiani che partono per l'estero senza neanche conoscere la lingua, anche in Europa, e che si mettono in condizioni ovviamente non così drammatiche come quelle di cui stiamo trattando oggi, ma in condizione di essere a rischio di marginalità e di sfruttamento. Un lavoro preparatorio degli italiani in generale che vanno all'estero va sicuramente svolto e strutturato soprattutto attraverso la collaborazione dell'Università e del mondo della scuola. Per quanto riguarda specificamente gli aspetti di sicurezza, credo che occorra almeno un raccordo automatico con le Ambasciate e con i Consolati. Insomma che il ricercatore italiano che va all'estero sappia che – a parte i portali – si deve far conoscere, si deve presentare al Consolato o all'Ambasciata, in particolare in determinati contesti. Questo andrebbe fatto e stiamo cercando di sviluppare al massimo questo tipo di informazione. Non sempre è semplice farla passare. I mezzi di comunicazione e di trasporto pre-pandemici erano talmente sviluppati e talmente rapidi che tutto sembrava a portata di mano, tutto sembrava facile, anche andare in determinate aree geografiche dove la sicurezza è invece molto più delicata. Confermo quello che prospettava l'onorevole Ungaro circa un sistema di preparazione, di prevenzione e di coinvolgimento delle università. È sicuramente importante e ci stiamo lavorando, come ho detto prima, attraverso il collegamento con la CRUI, le convenzioni con alcune università e il riversamento nei database.

  PRESIDENTE. Grazie. Mi permetterò di formulare alcune osservazioni; poi le vorrei rivolgere anch'io alcune domande. Stiamo svolgendo questa audizione ad esito di un percorso di approfondimento sul tema. Indubbiamente c'è un prima e c'è un dopo l'omicidio di Giulio Regeni per quanto riguarda la sicurezza della ricerca all'estero. Fino alla morte di Giulio Regeni il rischio maggiore che veniva considerato, soprattutto per chi svolgeva attività di ricerca in Paesi che potevano essere considerati pericolosi, era probabilmente quello di essere – com'è accaduto a tanti ricercatori e lo abbiamo visto anche per alcuni colleghi di Pag. 8Giulio Regeni in Egitto – rimandati a casa e quindi di non poter concludere il percorso di ricerca. Da quel momento in poi sappiamo che, soprattutto per i ricercatori italiani e direi per i ricercatori occidentali, Paesi come l'Egitto sono diventati invece molto pericolosi, Paesi in cui il rischio che si può correre è anche quello di perdere la vita. È come se ci fosse una pietra miliare da questo punto di vista. Alla luce di questo rischio che cambia completamente il contesto, la sensazione che io ho avuto, e penso l'abbiano avuta anche i colleghi nel corso delle audizioni e del lavoro che abbiamo svolto in questa Commissione, è che a distanza di quasi sei anni non sia stata implementata un'attività adeguata a tutti i livelli. Non sto parlando della sua direzione, in riferimento alla quale invece lei ci ha riportato una serie di attività di implementazione che sono state compiute, ma a tutti i livelli è come se in qualche modo non ci fosse stata la dovuta velocità con cui invece si doveva procedere rispetto a una condizione che era ormai acclarata. A tal proposito una delle domande che le pongo è se lei ritiene che occorra un intervento normativo per poter definire, almeno nelle linee generali, le casistiche dei rischi, le procedure da seguire, le competenze e le eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti, in una parola i protocolli. In tutta questa dinamica vediamo che il rischio geopolitico è un elemento che spesso non viene considerato.
  La seconda domanda riguarda proprio i portali Viaggiaresicuri e Dovesiamonelmondo. So che non sono di diretta competenza della sua Direzione e che rispondono all'Unità di crisi. Sul sito Viaggiaresicuri si dà appunto notizia delle convenzioni stipulate dall'Unità di crisi con alcune delle università a cui lei faceva riferimento, definite come poli maggiormente vocati alla dimensione internazionale e si legge che: «il tema della sicurezza degli studenti italiani ha assunto una particolare attualità negli ultimi anni anche a seguito di eventi tragici che hanno colpito grandi capitali europee». Ferma restando l'assoluta gravità dei recenti attentati terroristici e il cordoglio e la vicinanza alle famiglie per le vittime che spesso erano studenti o ricercatori italiani all'estero, non viene citata la vicenda di Giulio Regeni, le cui torture e il cui omicidio, oltre che il Paese tutto, hanno direttamente colpito il mondo della ricerca italiana all'estero. Penso che se si fa riferimento al tributo di sangue che ricercatori e studenti italiani hanno pagato all'estero, quello di Giulio Regeni, proprio in termini di sicurezza – stiamo parlando di Viaggiaresicuri e Dovesiamonelmondo – è forse il caso più emblematico a cui fare riferimento, soprattutto in relazione ai protocolli che dovrebbero essere stipulati con le università. Le chiederei pertanto se ci può trasmettere il testo delle convenzioni che sono state stipulate o almeno un modello di tali convenzioni e se, nel lavoro diretto all'allargamento dell'adesione delle università a questi protocolli, che ora avviene su base volontaria, ci sia un dialogo con la CRUI rispetto alla possibilità che venga sottoscritto e implementato proprio da parte della Conferenza dei Rettori.
  Un'ulteriore domanda riguarda le attività che il Ministero svolge dal punto di vista comunicativo per realizzare proprio quello che lei auspicava, ovvero che chi si reca all'estero, anche per brevi periodi e in particolar modo per motivi di ricerca, si iscriva ai portali Viaggiaresicuri e Dovesiamonelmondo. Che tipo di attività viene svolta dalla Farnesina per incentivare questa iscrizione? Ciò, anche in considerazione del fatto che il 5 febbraio 2020 la Camera dei deputati ha approvato una mozione che impegna il Governo a proseguire e rafforzare le campagne informative in tal senso, utilizzando tutti gli strumenti mediatici e telematici disponibili, mozione a prima firma del collega Zoffili che è componente di questa Commissione.
  Il Rettore dell'Università di Trieste, professor Roberto Di Lenarda, ha affermato in audizione che non si ha precisa contezza del numero dei ricercatori e degli studenti che vanno all'estero. Da questo punto di vista, credo che le statistiche che lei ci ha fornito facessero riferimento più agli studenti e ricercatori stanziali, o meglio, mi chiedo se le sue statistiche tengano conto anche di coloro che vanno all'estero per un Pag. 9breve periodo come era nel caso di Giulio Regeni, che non aveva un contratto ma andava a realizzare un progetto di ricerca. Il Rettore proseguiva sottolineando l'assoluta rilevanza della questione anche in termini di programmazione e gestione della sicurezza. Ritiene che ci sia un modo per ovviare a questo problema? Una delle proposte avanzate dal Rettore era di costituire un database nazionale. Le convenzioni sottoscritte possono essere un modello per predisporre un protocollo che fissi per l'università un obbligo di comunicare se i propri studenti si rechino all'estero per breve tempo, in particolare se si tratti di Paesi a rischio.
  Qui mi riallaccio alla questione cui accennavo prima, relativa al tema del rischio geopolitico. Intrecciando la parte che riguarda Viaggiaresicuri – quindi le schede-paese con gli alert sulla sicurezza – con il portale cui ha fatto riferimento prima e che si occupa di chi risiede all'estero per ragioni di ricerca, non potrebbe essere utile compilare un elenco dei Paesi con un indice di rischio geopolitico per ragioni di dinamiche politico-sociali e su cui ci siano particolari obblighi di cautela in termini di sicurezza da parte di chi vi si reca?

  LUIGI MARIA VIGNALI, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie presidente per queste domande che effettivamente vanno al cuore della questione consistente nel rapporto fra il Ministero e la sua rete di Ambasciate e Consolati con i ricercatori italiani all'estero e su come strutturare tale rapporto al meglio.
  Lei ha chiesto innanzitutto se possa servire un intervento normativo in questo senso, se possa costituire anche uno stimolo. Io direi sicuramente di sì, soprattutto nel senso di rafforzare la collaborazione fra il Ministero e altre istituzioni, come la rete universitaria e altre amministrazioni. Il Ministero ha come suo mandato istituzionale quello di proteggere gli italiani all'estero, e quindi anche i ricercatori. Altre amministrazioni hanno probabilmente una visione meno prioritaria di questo aspetto e quindi la creazione di database comuni e un rafforzamento del livello della collaborazione strutturata potrebbe essere sostenuta da un intervento normativo. Infatti l'adesione alle convenzioni che ho menzionato e probabilmente anche a quelle che verranno predisposte con la Conferenza dei Rettori è su base volontaria. Non possiamo costringere le università a fare una convenzione con il Ministero degli esteri. Un intervento normativo in questo senso potrebbe quindi darci una mano.
  Lei ha poi menzionato il portale Viaggiaresicuri e l'assenza di riferimenti specifici a Giulio Regeni. È vero, ne prendo atto e sicuramente questo sarà un aspetto sul quale mi confronterò con i miei colleghi alla Farnesina. Peraltro, al di là dei ricercatori e della tragedia di Giulio, vi sono altri casi ugualmente importanti che non riguardano i ricercatori. Cito per esempio Carmine Paciolla, più recentemente Nadia De Munari e Michele Colosio, casi – ripeto – non di ricercatori e che quindi esulano dall'incontro odierno, ma di italiani all'estero che si sono purtroppo trovati in situazioni molto gravi e che hanno perso la vita.

  PRESIDENTE. Più controverso da ultimo è stato il caso di Luca Ventre. Lo aggiungo perché è più controverso per quanto ci riguarda, visto il luogo in cui è avvenuto.

  LUIGI MARIA VIGNALI, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Non lo paragonerei agli altri per varie ragioni, ma è anche quello un caso drammatico. Sicuramente questa menzione potrebbe essere opportuna, anzi importante.
  Mi ha chiesto il testo delle convenzioni con le Università e se esiste un modello per quello della CRUI che si possa applicare agli altri. Provvederò senz'altro a far avere alla Commissione tutti i documenti che possediamo.
  Per quanto riguarda la comunicazione, come far conoscere ai nostri studiosi, ai ricercatori, ai giovani che vanno all'estero soprattutto per studiare o per ricerca i Pag. 10rischi cui si potrebbero esporre, soprattutto in certi Paesi? Il Ministero degli esteri svolge un'attività molto intensa di comunicazione esterna attraverso i social, i mezzi di comunicazione più diffusi e anche attraverso eventi specifici come la «Settimana dell'amministrazione aperta» o ancora le visite che si possono fare, per esempio presso la stessa Unità di crisi. L'attenzione del Ministero a una comunicazione fatta proprio in chiave di prevenzione e di allerta verso tutti coloro che si recano all'estero, ricercatori o meno, è dunque costante e operata a tutti i livelli. Può essere sicuramente ancora rafforzata. I recenti accadimenti relativi ai nostri studenti italiani all'estero, anche se per motivi di studio della lingua e anche quello che sta succedendo in questi giorni a Malta, in Grecia, in Spagna e altrove, dimostra che la comunicazione effettivamente non è mai abbastanza in chiave preventiva.
  Infine lei ricordava l'interlocuzione con l'Università di Trieste e la necessità prospettata da quell'Ateneo di un database nazionale. Potrebbe essere una soluzione, ma è uno di quei casi in cui ci sarebbe però bisogno di un intervento normativo anche perché, tra l'altro, strutturare un database nazionale porrebbe problemi di conservazione dei dati personali.
  Lei accennava a possibili obblighi per i ricercatori nei Paesi al rischio. Come ho detto prima, il primo importante obbligo dovrebbe essere quello di segnalare la propria presenza all'Ambasciata e al Consolato, di raccordarsi in qualche modo con essi. Chi va all'estero per risiedere permanentemente ha l'obbligo di iscriversi all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), come sappiamo. Chi si reca temporaneamente in determinati Paesi, per periodi comunque prolungati, anche se non per anni, dovrebbe effettivamente essere condotto a iscriversi a un registro presso l'Ambasciata o il Consolato. Su questo non posso che essere d'accordo e, ancora una volta, collegandomi idealmente all'inizio di questa risposta, un intervento normativo potrebbe aiutare.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Do nuovamente la parola al collega Ungaro per un breve intervento.

  MASSIMO UNGARO. Solo una battuta. Molti cittadini non si iscrivono all'AIRE, lo sappiamo. Non è semplice riuscire a promuovere l'iscrizione all'AIRE. Comprendo l'intervento normativo sulla questione della convenzione con le università e sui ricercatori, è chiarissimo. Noi però avremmo bisogno di altri metodi per incentivare l'iscrizione all'AIRE perché oggi sappiamo molto bene che coloro che si iscrivono saranno meno del 50 per cento delle presenze all'estero e in certi contesti, in certi Paesi più difficili, è un serio problema perché così non sappiamo dove stanno e cosa fanno i nostri cittadini. È un problema di non facile soluzione.

  LUIGI MARIA VIGNALI, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Ringrazio l'onorevole Ungaro. Si tratta di un tema effettivamente molto importante. Basti menzionare quello che è accaduto con la Brexit. Nei nostri registri consolari, quindi tra gli iscritti all'AIRE, avevamo meno di 300.000 italiani in epoca pre-Brexit. Adesso, a conclusione del processo di registrazione presso l'autorità britannica, obbligatorio per poter risiedere nel Regno Unito, ne risultano oltre 500.000. Chiaramente non si sono spostati in questi due anni, ma stavano già lì e non si erano registrati. È un discorso complesso che attiene anche ad aspetti di prevenzione sanitaria e di perdita dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale nonché ad aspetti fiscali. Quindi non posso che essere d'accordo sul fatto che qualsiasi intervento volto a incentivare l'iscrizione all'AIRE finirebbe anche per aiutare la tracciabilità dei nostri studiosi all'estero, di coloro che vi rimangono molti anni. Ce ne sono in Paesi non così al limite di quelli di cui abbiamo parlato, ma soprattutto nei Paesi europei, del Nord America e dell'Oceania.

  PRESIDENTE. Si potrebbe dire che la settima città d'Italia per numero di abitanti è il Regno Unito.Pag. 11
  La ringrazio ministro Vignali. Tengo a sottolineare che lei è l'ultimo appartenente al corpo diplomatico che la Commissione ha chiamato in audizione. Più volte – adesso nel caso specifico è toccato a lei, anche se il portale del Ministero non è di diretta competenza della sua Direzione – più volte ci siamo trovati a sottolineare, nel corso dei lavori della Commissione, sviste nel riportare informazioni sull'Egitto e sui rischi per la sicurezza. All'inizio abbiamo trovato una dimenticanza del caso Regeni nella scheda sulla sicurezza generale del Paese, l'abbiamo di nuovo trovata in altre schede con riferimento ai rischi di manifestazioni, inoltre in alcuni comunicati che riguardavano i rapporti commerciali tra Italia ed Egitto, e adesso, da ultimo, questa, che riguarda la parte sulle convenzioni con le università.
  Le consegniamo dunque un messaggio di prestare maggiore attenzione rispetto a questa vicenda nel portale della Farnesina perché ovviamente capisce che è come se a un certo punto ci fosse una rimozione quando si parla di Egitto. Per un cittadino italiano la vicenda di Giulio Regeni forse rappresenta il caso più emblematico di possibilità di rischio e quindi andrebbe messa per prima.
  La ringrazio molto per la sua disponibilità, per le informazioni che ci ha fornito, per il contributo importantissimo ai lavori della Commissione e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.