XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Resoconto stenografico



Seduta n. 44 di Martedì 16 marzo 2021

INDICE

Comunicazioni:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Audizione di Francesco Bedino, ex Presidente di Bene Banca, e di Silvano Trucco, ex Direttore Generale di Bene Banca, in merito alle vicende che hanno condotto al commissariamento di Bene Banca nel 2013:
Ruocco Carla , Presidente ... 4 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 4 
Ruocco Carla , Presidente ... 7 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 7 
Ruocco Carla , Presidente ... 7 
Trucco Silvano , Ex direttore generale di Bene Banca ... 7 
Ruocco Carla , Presidente ... 9 
Lannutti Elio  ... 10 
Ruocco Carla , Presidente ... 10 
D'Ettore Felice Maurizio (FI)  ... 10 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
De Bertoldi Andrea  ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 14 
Castiello Francesco  ... 14 
Ruocco Carla , Presidente ... 15 
Pesco Daniele  ... 15 
Ruocco Carla , Presidente ... 15 
Foti Tommaso (FDI)  ... 15 
Ruocco Carla , Presidente ... 16 
Dell'Olio Gianmauro  ... 16 
Ruocco Carla , Presidente ... 17 
Trucco Silvano  ... 17 
Pesco Daniele  ... 19 
Trucco Silvano , Ex direttore generale di Bene Banca ... 19 
De Bertoldi Andrea  ... 19 
Trucco Silvano , Ex direttore generale di Bene Banca ... 19 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Lannutti Elio  ... 20 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 20 
Lannutti Elio  ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Lannutti Elio  ... 20 
Bedino Francesco , ex Presidente di Bene Banca ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 

Allegato 1: (Relazione presentata dall'ex Presidente di Bene Banca, Francesco Bedino) ... 22 

Allegato 2: (Relazione presentata dall'ex direttore generale di bene Banca, Silvano Trucco) ... 27

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 12.10.

Comunicazioni.

  PRESIDENTE. Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria, il «foglio firme» è disposizione sul tavolino davanti al banco della Presidenza.
  Comunico che il senatore Gianmauro Dell'Olio, del gruppo M5S, è stato designato dal Presidente del Senato quale membro della Commissione, in sostituzione della senatrice Rossella Accoto, a cui va il ringraziamento per il lavoro sin qui svolto.
  Do il benvenuto al Senatore Dell'Olio.
  Comunico altresì che l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dello scorso 16 febbraio, ha convenuto sull'opportunità che la Commissione si avvalga della collaborazione, ai sensi dell'articolo 21 del Regolamento interno, in qualità di consulente, scelto tra personalità di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza nelle materie di interesse della Commissione, sulle materie che saranno oggetto del programma dei lavori e per la durata della legislatura, dell'avv. Prof. Lucio Ghia, Professore Straordinario di Diritto del Commercio Internazionale e di Diritto Commerciale presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi.
  L'avv. Prof. Lucio Ghia ha prestato il prescritto giuramento martedì 9 marzo 2021, assumendo in tal modo il pieno esercizio delle funzioni di consulente della Commissione e le conseguenti responsabilità.
  Comunico inoltre che martedì 2 febbraio 2021 ha prestato il prescritto giuramento l'Avv. Antonio Tanza, assumendo il pieno esercizio delle funzioni di consulente della Commissione e le conseguenti responsabilità.
  Comunico infine che il dottor Francesco Bedino, ex Presidente di Bene Banca, e il dottor Silvano Trucco, ex Direttore Generale di Bene Banca, in vista dell'odierna audizione, hanno trasmesso della documentazione in regime libero. Tale documentazione è stata trasmessa per email ai commissari ed è comunque oggi in distribuzione, mentre i relativi allegati sono disponibili presso la Segreteria della Commissione.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati. Ho il piacere di salutare il nostro amico senatore Castiello, con grande giubilo e soddisfazione perché è rientrato da un duro periodo in cui non è stato bene. Però è perfettamente in forma, e di questo siamo molto felici.
  Ricordo che a seguito delle recenti deliberazioni della Giunta per il Regolamento in merito al possibile utilizzo di sistemi di videoconferenza per lo svolgimento delle sedute, nella riunione dell'Ufficio di Presidenza dell'11 novembre 2020, si è convenuto circa l'opportunità che questa Commissione, in considerazione della delicatezza delle materie trattate, continui a svolgere audizioni formali con la presenza fisica in aula sia degli auditi, che dei Commissari.

Audizione di Francesco Bedino, ex Presidente di Bene Banca, e di Silvano Trucco, ex Direttore Generale di Bene Banca, in merito alle vicende che hanno condotto al commissariamento di Bene Banca nel 2013.

Pag. 4

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione Di Francesco Bedino, ex Presidente di Bene Banca e di Silvano Trucco, ex direttore generale di Bene Banca in merito alle vicende che hanno condotto al commissariamento di Bene Banca nel 2013. Con la presente audizione la Commissione intende approfondire le vicende che hanno condotto nel 2013 al Commissariamento di Bene Banca credito cooperativo di Bene Vagienna Società Cooperativa. Con riferimento all'odierna audizione sono presenti l'ex Presidente di Bene Banca, dottor Francesco Bedino e l'ex Direttore Generale di Bene Banca dottor Silvano Trucco. Invito subito il dottor Bedino e il dottor Trucco a svolgere le loro relazioni, cui seguirà il dibattito in Commissione. Prego.

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. Buongiorno a tutti. Ringrazio questa Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario per il gradito invito, che mi offre l'occasione di illustrare una colossale ingiustizia che ritengo di aver subito. Oltre che alla mia persona, è stato causato un danno alla comunità di oltre 7 mila soci della Bene Banche credito cooperativo di Bene Vagienna. Su richiesta della Onorevole Presidente, rilascio questa traccia che spero utile per integrare gli atti di questa Commissione, chiamata a fare luce su un periodo poco chiaro sia in merito alla gestione aziendale, sia in merito alla vigilanza del sistema bancario nazionale, che ha causato perdite diffuse a carico dei risparmiatori e in ultima analisi allo Stato e, conseguentemente, alla collettività.
  Con la presente audizione desidero rendere testimonianza di una terribile esperienza vissuta sulla mia pelle a causa di un intervento di eccessivo e illecito rigore effettuato da parte della vigilanza di Banca d'Italia su Bene Banca credito cooperativo di Bene Vagienna, della quale ero Presidente, intervento con il quale è stato deciso un commissariamento, in un secondo tempo definito preventivo sia dagli organi della stessa procedura in dichiarazione alla stampa, sia dagli organi della giustizia amministrativa presso i quali gli ex amministratori si erano rivolti presentando ricorso contro questa assurda procedura. La Banca d'Italia era ritenuta sia dall'opinione pubblica, sia dagli operatori del settore, un'istituzione blasonata e stimata, fonte di risorse qualificate da cui la Repubblica Italiana, nel tempo, aveva attinto personalità per ricoprire ruoli fondamentali quali il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica. Successivamente, questa istituzione ha subito una caduta di stile a causa di vari crac e dissesti bancari letteralmente sfuggiti ai controllori che, nonostante reiterate denunce di soci di Istituti di credito o associazioni di risparmiatori (emblematico il caso delle 19 denunce da parte di Adusbef, a partire dal 2008 sulla gestione della Banca Popolare di Vicenza), per anni hanno lasciato operare talune banche, nonostante criticità evidentissime che sono sfociate poi in liquidazione coatta amministrativa, leggasi fallimento.
  Dopo la risoluzione delle quattro banche del centro Italia (Carichieti, Banca Marche, Cariferrara e Banca Etruria), avvenuta nel 2015, decise dal Governo Renzi di domenica notte, nel volgere di pochi minuti la fiducia nel risparmio ha subito una prima bordata micidiale, dal momento che con tale decreto venivano azzerati non solo gli azionisti, ma anche gli obbligazionisti subordinati, facendo miseramente crollare il mito della solidità delle banche italiane, tanto decantato dal Governatore della Banca d'Italia in ogni occasione. I controllori di Palazzo Koch, si affrettarono, da subito, a diffondere dichiarazioni tranquillizzanti, dapprima minimizzando la problematica in funzione della marginalità dei casi di dissesto (in ogni caso riconducibili a sporadici casi di mala gestio, con i relativi vertici accusati di essere ostacolo dell'attività di vigilanza) per poi ricorrere a comunicati stampa di vera e propria autoassoluzione nel tentativo di giustificare all'opinione pubblica il loro operato.
  Cito alcune dichiarazioni. 30/1/2016, Banca d'Italia: «Margine di discrezionalità assai ristretto»; 31/1/2016, Banca d'Italia: Pag. 5«Un'azione troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività» perché se «lo facesse opererebbe al di fuori dei poteri previsti dall'ordinamento»; 25/3/2016 Banca d'Italia: «lettera di intervento per richiedere provvedimenti correttivi da adottare per le banche ispezionate con seri problemi, ma ancora rispettose dei requisiti patrimoniali».
  Estratto dal Comunicato stampa della Banca d'Italia del 30/1/2016 (fonte: www.bancaditalia.it): «Ci sono stati ritardi nel porre le banche in amministrazione straordinaria? La Banca d'Italia esercita l'azione di vigilanza nel continuo, sulla base dei poteri che l'ordinamento le conferisce. I presupposti per porre una banca in amministrazione straordinaria sono fissati nel Testo Unico Bancario (TUB), che fa riferimento a gravi perdite patrimoniali e/o a gravi irregolarità: solo in presenza di tali presupposti la Banca d'Italia può sottoporre le banche ad amministrazione straordinaria. Il margine di discrezionalità di tale decisione è assai ristretto. Un'azione troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività. Se lo facesse, la Banca d'Italia opererebbe al di fuori dei poteri previsti dall'ordinamento».
  Il 30 gennaio 2016 la Banca d'Italia ha diramato un comunicato stampa con cui ha tentato di dare delle risposte alle pressanti domande e interrogativi dei risparmiatori sotto shock dopo il caso delle quattro banche in risoluzione; in particolare con la risposta alla prima domanda: «Ci sono stati dei ritardi nel porre le Banche in amministrazione straordinaria?», Palazzo Koch rivendica un margine di discrezionalità assai ristretto, tanto da non potere ricorrere a un'azione troppo tempestiva perché se lo facesse la Banca d'Italia opererebbe al di fuori dei poteri previsti dall'ordinamento. E questo perché un'azione troppo tempestiva potrebbe indurre a commissariare un istituto ancora in grado di proseguire la propria attività.
  Il 25 marzo 2016 Palazzo Koch ha pubblicato sul proprio sito internet la lettera al Presidente della Commissione consiliare di studio su Banca delle Marche, in cui, nella premessa, via Nazionale scrive testualmente come «una situazione problematica di una banca emerge generalmente a seguito di una ispezione della Vigilanza, disposta in via ordinaria o per ragioni speciali quali l'esito negativo di analisi a “distanza”, eventi giudiziari o informazioni esterne. Se essa rivela che ha dei seri problemi (ad esempio, cattiva organizzazione, pratiche inadeguate o violazioni di norme e regolamenti nel valutare le richieste di credito), ma la banca ispezionata rispetta i requisiti patrimoniali, il passo successivo consiste in una comunicazione formale al Consiglio di Amministrazione della banca, mediante una cosiddetta lettera di intervento, contestuale alla consegna del rapporto ispettivo, in cui si elencano i provvedimenti correttivi da adottare. Questi variano a seconda delle carenze riscontrate: misure di contenimento del rischio (limiti all'erogazione del credito e all'espansione territoriale, maggiori requisiti di capitale e così via), richieste di sostituzione degli esponenti aziendali, di revisione del piano industriale, di aumento del capitale, di aggregazione a un'altra banca. Se la Vigilanza ha successivamente motivo di ritenere che le misure correttive non siano state attuate dalla banca o siano insufficienti, fa in genere seguire altre azioni, quali nuove ispezioni o lettera di intervento. Quando tali azioni non appaiono risolutive dei problemi, almeno in prospettiva, e si manifesta il rischio di un ulteriore peggioramento si dà luogo a un'ispezione i cui esiti saranno determinanti per la successiva azione di vigilanza e che si rivelerà, quindi, “decisiva”. Nell'assetto precedente, la Vigilanza valutava se sussistessero i presupposti di legge per avviare il commissariamento della banca (...).»
  Trattasi di spiegazioni e di risposte che ai più possono apparire plausibili, ma non è così. Non lo è di certo per chi ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza devastante, che ha rovinato l'esistenza e la salute propria e dei familiari, del «commissariamento preventivo» della Bene Banca. Già «preventivo» e non «troppo tempestivo» come era riportato dal comunicato di Palazzo Koch nel gennaio 2016. E a definirlo «preventivo» sono gli organi giudiziari amministrativi Pag. 6 (Tar del Lazio e Consiglio di Stato), nelle sentenze con le quali sono stati respinti i ricorsi contro il commissariamento (compensando però le spese di lite, data «la peculiarità della vicenda»).
  Il 3 maggio 2013, il giorno prima dell'Assemblea annuale di Bene Banca, senza alcun preavviso il Mef comunicava il commissariamento dietro proposta della Banca d'Italia.
  Dai fatti si evince: primo, il Mef non ha effettuato alcuna istruttoria sulla proposta di commissariamento ricevuta da Banca d'Italia; secondo, Banca d'Italia, come riportato nell'estratto del comunicato stampa emesso il 30 gennaio 2016 (riportato precedentemente), non aveva alcun potere di richiedere il commissariamento di Bene Banca, infatti, alla data del 3 maggio 2013, l'Istituto di credito aveva patrimonio e liquidità. Tanto è vero che il commissario dottor Duso, in conflitto di interesse e violando i suoi poteri, trasferì alla Popolare di Vicenza 38 milioni di euro, superando addirittura il 50 per cento del patrimonio netto della banca.
  Dopo l'ispezione, effettuata prima della data dell'Assemblea, la Banca di Italia non segnalò alla Bene Banca alcuna irregolarità, né tanto meno chiese al Consiglio di Amministrazione di non ripresentare la propria lista.
  Si evidenzia infine che il capo dell'ispezione non segnalò ai superiori l'esistenza della denuncia presentata dal sottoscritto alla Magistratura nei confronti dei Sindaci che emettevano rimborsi e spese irregolari.
  Ho fatto un piccolo prospetto perché si possa vedere la situazione della banca. Al 31/12/12 il margine operativo lordo della banca era 12,6 milioni di euro. L'anno prima era di 3, 7 milioni, quindi l'incremento fu del 237,54 per cento. Rettifiche di valori su crediti: 10,4 milioni; l'anno prima era 1,7 milioni, quindi più 512,53 per cento. Patrimonio/impieghi: 13,10 per cento, l'anno prima era 9,25 per cento, con incremento del 41,62 per cento. Il cost/income era sceso da 81,48 a 56,63 per cento, meno 30,49. Il ROE era passato da 6,70 a 16,03 per cento con incremento del 139,37. Il ROI era passato dallo 0,43 all'1,23 con incremento di 187,92.
  Risultato: la Banca è stata commissariata. La durata dell'Amministrazione straordinaria è stata di mesi 12,5; un record per la storia bancaria italiana.
  Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna, dati al 31/12/2012: partite deteriorate/totale crediti: Bene Banca 12,70 per cento, sistema bancario nazionale 15,80 (media sistema BCC). Sofferenze/totale crediti: Bene Banca 7 per cento, media BCC 9,40. Tasso ingresso nuove sofferenze: Bene Banca 2,28 per cento; media BCC 3 per cento.
  Questa è una cosa vergognosa, durata amministrazione straordinaria: mesi 12,5, record per la storia bancaria italiana.
  Voglio concludere con piccole osservazioni. I dati sopra esposti evidenziano inspiegabilmente un commissariamento in via preventiva di una banca in salute, con requisiti patrimoniali pienamente rispettati, e con un'ottima situazione di liquidità. Esiste inoltre una procedura tuttora sub iudice contro una decisione imposta con protervia dagli uomini di Visco per «la necessaria discontinuità nella gestione aziendale» in quanto non «assicurata dalle eminenti elezioni», elezioni in cui era in corsa un'unica lista, caratterizzata dal CdA uscente, peraltro candidatosi il giorno dopo la delibera del Direttorio di Palazzo Koch.
  Un intervento di rigore, frutto di una procedura che suscita perplessità e oggetto di plurime denunce, con da ultimo una querela di falso in sede civile ove, nella costituzione in opposizione, la difesa di Banca d'Italia ha testualmente dichiarato che «quanto riferisce il querelante, lungi dall'attestare la falsità dei documenti interni della Banca d'Italia, ne assevera l'esattezza anche nella loro parte meramente predittiva e prognostica».
  In sostanza, Banca d'Italia ha doti di preveggenza in quanto sapeva – ben un mese prima – che a Bene Vagienna ci sarebbe stata non una votazione, bensì una rielezione per acclamazione del CdA uscente, essendosi presentata un'unica lista di candidati. Verrebbe da chiedersi come mai Banca d'Italia non abbia usato le sue doti Pag. 7prognostiche e predittive nell'anticipare le crisi delle altre banche.
  Infine, per quale motivo la vigilanza non ha notificato, dopo l'ispezione, con una lettera a Bene Banca, la richiesta di sostituzione degli organi aziendali? A Bene Banca, in contrasto con quanto dichiarato dalla stessa Banca d'Italia, sui suoi reali poteri, che l'ordinamento le conferisce, è stato notificato prima il decreto di scioglimento degli organi di amministrazione e controllo e soltanto 20 giorni dopo il commissariamento le è stato notificato il rapporto ispettivo.
  Questa frase qui vorrei che fosse secretata, questa che sto per leggere.

  PRESIDENTE. Un attimo, mi scusi. Per secretare c'è una procedura da seguire. Salti il pezzo che lei ritiene da secretare, perché poi alla fine dell'audizione potremo svolgere la parte segreta della seduta, con le relative domande.

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. Alla luce di quanto esposto, confidando nell'onestà e nella serietà di questa Commissione, sono a richiedere la revoca dell'ingiusto commissariamento, in modo da potere riabilitare il buon nome mio e di tutto il Cda che ha sempre operato con la massima correttezza. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola al dottor Trucco. Prego.

  SILVANO TRUCCO, Ex direttore generale di Bene Banca. Ringrazio l'illustrissima Commissione e l'onorevole presidente per il gradito invito, sperando che sia un'occasione utile per far luce su una vicenda che a dir paradossale forse è poco, però per noi che l'abbiamo vissuta sulla pelle – sono ormai 8 anni di battaglie continue – non vi nascondo che è stata molto, molto dura. Non vorrei leggere, come ha fatto l'ex Presidente la mia nota, ma vi rimando alla sua lettura, anche perché ripercorre gran parte delle cose dette dal Presidente. Forse qualcuno di voi potrà pensare che non ho la dote della sintesi, se avete letto i miei documenti, l'approfondimento tecnico, eccetera, però vi devo dire che tutto quanto ho scritto deriva da atti, da esposti, da denunce, da giudizi amministrativi, da procedimenti penali archiviati, dove l'esame di una copiosa documentazione ha fatto sì che, da ogni lato guardassimo la vicenda del commissariamento di Bene Banca, emergessero dei profili che cozzano in maniera inequivocabile con quanto Banca d'Italia ha dichiarato al pubblico in questa Commissione e nella I Commissione della XVII Legislatura.
  Vorrei quindi fare un attimo un ripasso per esplicitare in maniera chiara e netta cosa è successo alla Banca di Bene Vagienna. Nel 2013 è stata commissariata il giorno prima dell'Assemblea. Nel 2013 era in vigore l'articolo 70 del Testo Unico Bancario che contemplava l'amministrazione straordinaria delle banche e che recitava così: «Il Ministro dell'economia e delle finanze su proposta della Banca d'Italia, può disporre con decreto lo scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e di controllo delle banche, quando: a) risultino gravi irregolarità nell'Amministrazione ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie, che regolano l'attività della banca; b) siano previste gravi perdite del patrimonio; c) lo scioglimento sia richiesto con istanza motivata degli organi amministrativi ovvero dell'Assemblea straordinaria».
  Sempre nel 2013, coevo con il Commissariamento di Bene Banca, c'è da prendere spunto da uno studio redatto dalla dottoressa Annamaria Carriero, dirigente di Banca d'Italia e all'epoca Vice Capo servizio Costituzione e gestione delle crisi, che ha fatto proprio uno studio sull'Amministrazione straordinaria delle banche, pubblicato nel volume «Ricerche giuridiche», vol. n. 2 del dicembre 2013. In questo studio molto approfondito occorre rilevare le seguenti affermazioni: «Le possibili forme nelle quali si esplicano gli interventi della Vigilanza sono caratterizzate da una proporzione diretta tra intensità dell'intervento e gravità delle anomalie. Ne consegue che quando la situazione della banca evidenzi i primi segnali di problematicità sono attivabili, ai sensi dell'articolo 53 del TUB Pag. 8una serie di misure che incidono in maniera graduale sulla situazione societaria. Tra esse si distinguono: misure preventive, esse possono consistere nell'invio di una lettera di intervento a seguito di accertamenti ispettivi o dopo un'azione offside molto intensa con cui la Banca d'Italia richiede, ad esempio, la convocazione degli organi collegiali stabilendo l'ordine del giorno e propone l'assunzione di determinate decisioni. Azioni correttive, si tratta di misure specifiche anche di carattere individuale, imposte attraverso provvedimenti amministrativi diretti a singole banche, emanati in un'ottica prudenziale. Tali misure possono consistere nell'imposizione di restrizioni operative (ad esempio, divieto di effettuare determinate operazioni) o della struttura territoriale (ad esempio, divieto di apertura di nuovi sportelli) o limitazione nella distribuzione degli utili o di altri elementi del patrimonio. Misure straordinarie, consistono nel divieto di intraprendere nuove operazioni o nell'ordine di chiusura di succursali nell'ipotesi di violazione di disposizioni legislative, amministrative o statutarie, di irregolarità nella gestione che non assumono carattere di gravità». Questa è la frase più importante: «Nella scelta del ventaglio delle misure da adottare, la vigilanza si ispira a una logica di necessaria gradualità consentendo di norma all'impresa di intraprendere in autonomia iniziative correttive e intervenendo solo successivamente con atti autoritativi. Viceversa quando la situazione presenta già un deterioramento dei profili tecnici, si avvia il procedimento per la sottoposizione della banca a misure straordinarie o a vere procedure di crisi».
  Queste affermazioni della dottoressa Carriero sono state di lì a poco nelle considerazioni finali del 30 maggio 2014 del Governatore Visco, dove lo stesso ha dichiarato: «Se è necessario, la vigilanza richiede di rinnovare radicalmente la composizione degli organi amministrativi, di rafforzare la struttura organizzativa e patrimoniale, di elaborare nuovi piani industriali. Questo consente di scongiurare il ricorso a provvedimenti di natura straordinaria» – leggasi commissariamento – «che il permanere delle situazioni critiche riscontrate potrebbe comportare. La nostra azione diverrebbe ancora più incisiva con l'attribuzione alla Banca d'Italia del potere di rimuovere, quando necessario e sulla base di fondate evidenze, gli amministratori di una banca dal loro incarico».
  Questa possibilità è prevista dalla proposta di recepimento della direttiva Europea sui requisiti di capitale. Poi il potere di removal è stato accordato alla Banca d'Italia nel 2015 dal Governo. Sempre Visco, il 31/10/2014 all'Acri ha commentato così «Le potenziali carenze di capitale riguardano due banche, le cui difficoltà sono in ampia misura l'eredità di episodi passati di mala gestio che la Banca d'Italia, in stretto raccordo con l'autorità giudiziaria, ha contribuito a portare alla luce inducendo un radicale cambio di dirigenza».
  Quindi alla luce di queste dichiarazioni e di questi studi si evidenzia come la Banca d'Italia dovrebbe approcciare la procedura di massimo rigore del commissariamento con estrema gradualità, cosa che non è avvenuta nel caso della Bene Banca. Ma vi è di più, per giustificarsi del mancato commissariamento della Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca, la Banca d'Italia con comunicato del 2016 disse che aveva un margine di discrezionalità assai ristretto e che non poteva commissariare una banca, ancorché avesse delle elevate criticità, se rispettava ancora i requisiti patrimoniali. Probabilmente si è dimenticato del caso di Bene Banca, perché Bene Banca era forte di un free capital di oltre il 20 per cento, ossia aveva il 20 per cento di capitale in eccesso rispetto ai requisiti minimi di vigilanza. Aveva i dati patrimoniali abbondantemente in regola, aveva degli ottimi ritorni economici, il 2012 è stato l'anno in cui ha avuto i migliori risultati, con un MOL quasi triplicato, un ROE al 16 per cento, tanto che a livello di federazione delle BCC del Piemonte e della Valle d'Aosta dall'ultima posizione in classifica di un anno prima, si era classificata a ridosso delle prime, se non la prima, in qualche indice di redditività. La Banca aveva un ottimo andamento, ripeto, aveva una crescita a doppia cifra anche del numero di correntisti, del Pag. 9capitale, del numero dei soci, nulla lasciava presagire un intervento di rigore di questa portata. Poi abbiamo visto che sempre la vigilanza ha riferito come non può disporre un commissariamento troppo tempestivo perché violerebbe l'ordinamento. Il commissariamento di Bene Banca non è stato «troppo tempestivo», ma addirittura è stato definito «preventivo», ossia disposto prima che sorgessero eventuali problemi in grado di minarne la solidità patrimoniale. Questo l'hanno detto sia gli esponenti della Banca d'Italia, sia gli organi della procedura di amministrazione straordinaria, sia la giustizia amministrativa, con il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato.
  In ordine alla elevata discrezionalità di cui gode la Banca d'Italia in queste procedure di commissariamento, c'è una sentenza del Consiglio di Stato che fa giurisprudenza, che dice che il sindacato del giudice per questi casi di commissariamento si limita ai soli casi di manifesta erroneità o irragionevolezza, ossia il giudice non può entrare a discutere dell'ampia discrezionalità della Banca d'Italia in queste decisioni se non quando si evidenziano degli errori o ci siano delle situazione di irragionevolezza. Ebbene, nel caso della Bene Banca errori ce n'erano più di uno, citati punto per punto nei vari ricorsi, tant'è che la giurisprudenza è stata stravolta con una sentenza del Consiglio di Stato del 19 febbraio 2015 che ha respinto il ricorso contro il commissariamento intentato dagli ex amministratori, dicendo che questi vizi per cui può essere invocato il sindacato giurisdizionale per esaminare se Banca d'Italia abbia sbagliato o meno nella procedura di commissariamento, non sono affetti da vizi di entità macroscopica. Quindi se non ci sono errori di natura macroscopica il Giudice non può sindacare l'operato di Banca d'Italia. Ma cosa vuol dire macroscopico? È difficile trovare una definizione corretta, inquadrare la portata del termine, probabilmente magari quando la Banca d'Italia commissaria la Banca X invece della Banca Y, però di fatto la giurisprudenza in materia è stata stravolta per il caso Bene Banca, dove nessun Tribunale della giustizia amministrativa adito ha messo il naso nelle carte, perché i vizi citati dai ricorrenti non erano vizi di entità macroscopica e quindi, non essendoci errori di natura macroscopica, il sindacato del Giudice non è stato ammesso. E quindi Banca d'Italia ha operato correttamente, nessuno ha messo il naso nelle carte e questa è la questione. Peccato che la Banca d'Italia, per giustificarsi dopo il crac delle quattro Banche del centro Italia, delle due Popolari, eccetera, abbia detto che la Banca d'Italia ha un margine di discrezionalità assai ristretto. Questo non è, perché nessuno più di noi lo può dire, in quanto le sentenze sia del Tar del Lazio che del Consiglio di Stato hanno sancito che gli errori da noi rilevati erano critiche immuni da macroscopica erroneità, quindi si concluse che la situazione non fosse migliorata. Non migliorando la situazione, la Banca d'Italia ha fatto bene a commissariare Bene Banca. Ma la situazione era migliorata, come ripeto velocemente: il MOL 12,6 milioni, più 237 per cento; Roe a 16,03, più 139 per cento, Roi 1,23, più 188 per cento; il cost/income, una delle richieste specifiche di Banca d'Italia alla Bene Banca nell'ispezione del 2010, che doveva scendere perché era troppo elevato, è sceso del 30,49 per cento, al 56,63. Anche sul lato delle criticità dei crediti deteriorati, Bene Banca aveva sofferenze sul totale crediti del 7 per cento contro la media del sistema bancario in pari data del 9,4. Aveva un tasso di ingresso annuo di sofferenze del 2,28 per cento sul totale dei prestiti, quando la media del sistema bancario era del 3 per cento in quella data, salvo poi venire esplicitata dal Ministro Padoan in Parlamento in occasione del decreto «salva risparmio», citando che nel 2013 ci furono punte di un tasso di ingresso di sofferenza pari al 4,8. Quindi Bene Banca era inferiore al 50 per cento di queste punte registrate sul sistema bancario, però è stata commissariata. Ci sono altre questioni che vorrei dire, ma le diciamo alla fine, magari in modalità segretata. Grazie.

  PRESIDENTE. A questo punto, facciamo prima le domande per questa parte e poi proseguiamo l'audizione in modalità segreta. Senatore Lannutti, prego.

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  ELIO LANNUTTI. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli auditi, che hanno patito una gravissima ingiustizia, subendo un commissariamento di una banca che, è stato dimostrato, aveva i conti in ordine. E non è solo la Banca Bene Vagienna che è stato dimostrato che al 31/12 aveva i conti più che in ordine, non lo voglio ripetere, ma ci sono state anche altre banche commissariate con i conti in ordine che magari dovevano essere commissariate in precedenza, come la Cassa di Risparmio di Chieti, ce lo ricordiamo, dovevano essere commissariati in precedenza e non lo furono e furono commissariati insieme alle altre tre banche. Questo commissariamento si intreccia con la Banca Popolare di Vicenza, noi abbiamo avuto nella scorsa audizione il Procuratore Capo della Repubblica di Vicenza e nel mio intervento, per chi lo ricorda, io seguii quella vicenda, e ho ricordato che non c'era solo il «sistema Palamara» descritto per quanto riguarda alcuni magistrati, per quanto riguarda il CSM, ma c'è stato anche un «sistema Vicenza» dove tutti sapevano, tutti conoscevano e nessuno era intervenuto per evitare un crac che poi ha messo in mezzo a una strada 117 mila risparmiatori. Perché c'è questo intreccio con la Banca Popolare di Vicenza? Perché Gianbattista Duso che era stato il Commissario di Bene Banca, era anche l'ex amministratore di Marzotto Sim che era partecipata della Banca Popolare di Vicenza. Dopo solo 6 giorni dall'insediamento, quindi diventato Commissario, tra il 3 e il 9 maggio 2013 decide di trasferire 38 milioni di euro alla Banca Popolare di Vicenza, che i conti in ordine non li aveva, che aveva bisogno di liquidità, addirittura superando il patrimonio netto di vigilanza del 50 per cento.
  Io sono lieto che questa Commissione abbia audito anche gli ex amministratori e si è visto la tristezza, il dolore per questa ingiustizia, che hanno espresso in questa audizione. Secondo me c'è stato un errore, un errore che non è stato finora rilevato, ma è importante anche che noi li abbiamo ascoltati, anche per impedire che casi del genere, fatti del genere, sofferenze del genere possano ripetersi. Poi mi riservo di fare ulteriori domande. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, prego.

  FELICE MAURIZIO D'ETTORE. Grazie Presidente. Ho seguito con interesse l'esposizione e comprendo anche quanto dice il collega Lannutti; posso anche comprendere i profili personali, umani che possono avere evidenziato il dottor Bedino e il dottor Trucco, però, visto che siamo una Commissione di inchiesta parlamentare – quindi noi siamo anche tenuti ad approfondire i temi che riguardano le audizioni – volevo ricordare che il nostro sistema è fondato anche sui giudicati giurisdizionali, cioè sulle decisioni che sono prese. Ho visto un richiamo a un Consiglio di Stato, io me lo sono riguardato, come faccio sempre quando abbiamo le audizioni, ed è la sentenza del Consiglio di Stato n. 835 del 19 febbraio 2015. Ma tutta la vicenda parte dal disposto dello scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e controllo, quindi è bene che rimanga agli atti della Commissione con la mia dichiarazione l'excursus dei provvedimenti giurisdizionali, perché nel nostro sistema, al di là dei vari richiami (Palamara o meno, che vedo che ora sono richiamati, tempo fa nessuno le richiamava queste questioni) però le sentenze sono sentenze, e i giudicati sono giudicati. La Banca d'Italia nel periodo ricompreso tra il 28 novembre del 2012 e il 15 febbraio del 2013 ha svolto un'ispezione ai sensi dell'articolo 54 del TUB, e presso Banca di credito Cooperativo Vagienna, Società Cooperativa appunto, denominata Bene Banca, venivano riscontrate una serie di violazione della disciplina in materia bancaria. Veniva a quel punto proposto al Mef l'emissione di un provvedimento e in base alla proposta il Ministro disponeva lo scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e controllo, insomma metteva Bene Banca in amministrazione straordinaria. Lo stesso dottor Bedino come Presidente del Consiglio di Amministrazione di Bene Banca, Giacomo Arcostanzo, Giovanni Bellino, Dario Comba, Roberto Pio, Caterina Rinaudo, Pag. 11Ombretta Tomatis, Ennio Tonoli, Nicola Tortone, ex membri del Consiglio di Amministrazione di Bene Banca proponevano ricorso. Il Tar Lazio con sentenza 18 marzo 2014, n. 2954 respingeva il ricorso ritenendo che fosse del tutto legittima la decisione, motivata con finalità relative alla procedura e riguardava l'oggettiva conduzione dell'attività aziendale che era tale che impediva l'ordinaria prosecuzione in capo agli esponenti aziendali in carica dell'attività gestionale. Con decisione che è stata citata dal dottor Trucco del Consiglio di Stato, sezione IV, 19 febbraio 2015, n. 835 veniva confermata in via definitiva sul piano della giurisdizione amministrativa la sentenza, richiamando quello che ho sentito, ma che è un decisus oramai importante, questa sentenza, come altre in materia, per chi la conosce dettagliatamente, può riguardare l'interpretazione dell'articolo 70 del Testo Unico Bancario. La sentenza rileva che l'amministrazione non è tenuta a specifiche sull'indispensabilità o meno della misura afflittiva e sull'inadeguatezza o meno di altre meno intense, la norma è chiara, ormai interpretata da giurisprudenza amministrativa del tutto consolidata e costante in questo senso e quindi se fosse intenso o meno come è la discrezionalità tecnica valutativa tra la proposta della Banca d'Italia e la decisione del Mef, o si cambia la norma o la norma ha quel significato tecnico giuridico e quindi non si deve fare la valutazione di inadeguatezza riguardo alla scelta che è rimessa alla singola ispezione, alla singola valutazione, caso per caso. Avverso tale decisione è stato anche proposto ricorso per Cassazione con riguardo alla violazione dei limiti esterni della giurisdizione da parte del Consiglio di Stato. Scusate, vado nel tecnico ma sono questioni tecniche, quindi o si conoscono o non si conoscono. È un ricorso del tutto particolare questo, con riguardo alla proposta che fece la Banca d'Italia di amministrazione straordinaria. Le Sezioni unite della suprema Corte di Cassazione, con sentenza 21 marzo 2017 n. 7156 rigettarono quel ricorso, confermando le decisioni e i giudicati relativi alla attività della giurisdizione amministrativa. Queste pronunce hanno confermato – e su questo ci sono scritti, chi conosce questa materia e la studia lo sa bene – la legittimità della decisione di sottoposizione di Bene Banca all'amministrazione straordinaria, anzi queste decisioni sono state anche considerate, nell'orientamento consolidato della giurisprudenza della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, come elementi guida per le attività successive da parte della Banca d'Italia. Con riguardo dell'irrogazione delle sanzioni, con provvedimento 11 febbraio 2014 sono state irrogate sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti dei componenti del disciolto Consiglio di Amministrazione per carenza nell'organizzazione dei controlli interni, per carenza nel processo del credito, per operatività speculativa in valuta. Dell'ex Direttore Generale, invece, per carenza in organizzazione dei controlli interni, per carenza nel processo del credito, per operatività speculative in valuta, e dei membri del disciolto collegio sindacale per carenze nei controlli. Il provvedimento è stato impugnato dal dottor Bedino con opposizione rigettata dalla Corte di Appello con decreto 30 ottobre 2015 n. 8438, confermato dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza 29 gennaio del 2019 n. 2462 che ha respinto il relativo ricorso. In altri casi ha deciso diversamente, quindi in questo caso ha ritenuto che fossero fondate sul piano giuridico e sul piano tecnico, giuridico e fattuale. L'opposizione che è stata proposta dal signor Silvano Trucco, ex Direttore Generale, è stata a sua volta rigettata dalla Corte di Appello di Roma con decreto 15 marzo 2018 n. 3363.
  L'iter deliberativo della proposta di commissariamento. Il Tar e il Consiglio di Stato nell'ambito dei richiamati giudizi (rileggo anche scritti che sono sui giornali, dove potete trovarli), qui mi sono letto la decisione, incidentalmente si sono pronunciati anche sulla correttezza dell'iter deliberativo, della proposta di commissariamento concludendo nel senso che le relative censure sollevate nel ricorso non fossero state adeguatamente supportate essendo basate su mere illazioni. Cioè nell'ambito dei non semplici obiter dictum della sentenza, ma Pag. 12motivazioni fondamentali ai fini della decisione si dice che erano fondate. Mi dispiace ma visto che avete parlato e qui siamo una Commissione d'Inchiesta e i parlamentari che conoscono questa materia in questa sede si viene dicendo tutto quello che fa parte del procedimento giurisdizionale e dei contenuti delle sentenze, che non è che noi non conosciamo, noi siamo in grado di conoscere sia in quanto parlamentari, sia in quanto persone che si occupano di queste materie. E quindi di fronte a noi, così come di fronte all'Autorità Giudiziaria si esplicitano chiaramente tutti i passaggi. Perché noi tuteliamo anche i risparmiatori, i soggetti, gli investitori e tutti coloro che operano in questo mercato e che devono conoscere quali sono i disposti delle sentenze in materia, ai fini della loro tutela nel futuro.
  Il dottor Francesco Bedino ha proposto le medesime censure avviando un giudizio anche per querela di falso in via principale ex articolo 221 Codice di procedura di civile, la querela di falso si può fare in giudizio in opposizione o si fa il disconoscimento della querela di falso in questo caso è un'azione diretta immediata, quindi di una estrema rilevanza sul piano processuale civile, perché riguarda un falso documentale ed è quel falso riferito anche agli atti, alle proprie sottoscrizioni, alla propria attività e questa querela di falso, guardando i documenti che vengono proposti anche dall'autorità pubblica, ha una rilevanza enorme perché è immediata in via diretta l'azione, la querela di falso come prescrive l'articolo 221 del Codice di Procedura Civile – Contro la Banca d'Italia e dinanzi al Tribunale di Roma per fatti che (io mi sono guardato poi le decisioni) sono in parte coincidenti nella citazione, perché è un atto di citazione la querela di falso, con quanto presentato con la stessa denuncia penale conclusasi con archiviazione. Perché poi c'è la querela di falso civile, si presenta anche la denuncia penale che è stata archiviata.
  Nel ricorso per querela veniva sostenuto, così si legge dalla sentenza, la falsità di alcuni atti del procedimento che portò alla formulazione della proposta della Banca d'Italia di scioglimento degli organi di Bene Banca e di sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, la querela di falso così come in sede penale è stata archiviata, in sede civile è stata rigettata dal Tribunale di Roma, poi ci saranno eventualmente impugnative, gli altri erano tutti giudicati sui quali si può dire poco, questa non so se è stata impugnata ma la sentenza è della Sezione Civile 2, Tribunale di Roma, sentenza 28 luglio del 2020 n. 11064. Quindi c'è anche la sentenza che rispetto a quello che veniva detto ha rigettato anche la querela di falso in sede civile, e in sede penale è stata dichiarata archiviata la procedura.
  Perché ho detto questo? Perché comprendo benissimo le vostre, noi spesso nelle archiviazioni siamo ben consci di comprendere le difficoltà di fronte a procedimenti così particolari e complessi dei singoli, però bisogna anche, questo è il compito della Commissione d'Inchiesta, così come noi chiediamo una Commissione d'inchiesta su ciò che emerge dai fatti evidenziati in un libro e forse in un altro dal dottor Palamara e siamo molto precisi, ma siamo anche molto attenti alla decisione giurisdizionale, siamo attenti alle garanzie che riguardano non solo coloro che amministrano le banche, ma anche i soggetti che si rivolgono alle banche. E qui ci sono più decisioni che non credo possono essere diversamente votate, finché non sarà detto che queste decisioni sono non congrue, ma siccome ci sono tutti i passaggi e li ho ricostruiti sia in sede amministrativa, quindi giustizia amministrativa, giustizia ordinaria, giustizia civile, giustizia penale sono tutti qui, me li sono andati a ricercare tutti, come è bene che noi facciamo in ogni audizione, perché immaginavo da altre dichiarazioni che ci potessero essere altre valutazioni. Capisco le valutazioni personali, ma sul piano giuridico la vicenda è chiarissima, purtroppo non per voi, ma contrariamente a quanto voi sostenete, con giudicati civili e giudicati penali e amministrativi. La domanda è, poi se andiamo in modalità secretata farò altre richieste: perché non riportate, quando fate le vostre relazioni questi passaggi? Lei ha citato solo la sentenza del Consiglio di Pag. 13Stato del 2015 che è una sentenza che lei ha citato a modo suo ma che ha dato torto rispetto ai ricorsi. Io ho tutte le motivazioni, quindi se lei mi dà risposte che non sono congruenti, io le motivazioni le conosco esattamente quasi a memoria perché me le sono lette tutte.

  PRESIDENTE. Prego, senatore De Bertoldi.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, presidente. Ringrazio naturalmente gli intervenuti e inizio sulla falsa riga del collega D'Ettore che dalla docenza universitaria oggi lo inquadriamo di più in veste di procuratore, dell'accusa. Iniziando quindi dal suo intervento vorrei chiedere, se fosse possibile naturalmente, maggiori chiarimenti da parte vostra, anche ovviamente con documentazione che potreste farci avere, relativamente alle irregolarità e violazioni normative che avrebbero giustificato l'intervento di Banca Italia e quindi del Mef. Perché è su questo aspetto che noi dobbiamo innanzitutto capire come si è svolto il procedimento. Quindi prima di poter esprimere un parere, ho bisogno di capire meglio.
  Qui forse mi distanzio dall'amico e collega, io le sentenze le rispetto sempre, ma visti tanti precedenti della magistratura e della giurisprudenza preferisco andare con i miei occhi a vedere i documenti che le hanno determinate. Quindi avrei piacere di conoscere meglio queste irregolarità e violazioni.
  Adesso però mi distacco un attimo, divento un po' meno vicino al procuratore e un po' più tribuno del popolo, e devo dire che mi sono stupito molto nel leggere i vostri documenti che, come dicevo, necessitano di integrazione. Mi sono stupito perché guardando da commercialista i fondamentali della vostra banca, guardando la storia del comportamento di Banca Italia che spesso noi abbiamo criticato per essere arrivata sempre quando le mucche erano scappate dalla stalla, e mai prima, troviamo un caso nel quale non solo non c'è stata progressività di intervento – in qualche seduta delle scorse settimane con un'Autorità di Vigilanza a una nostra domanda ci hanno detto «Dobbiamo intervenire in modo progressivo». Io personalmente chiedevo in quella fattispecie: come mai non avete commissariato una certa realtà? E ci è stato detto: «Noi interveniamo in modo progressivo». Cosa che io peraltro in linea generale condivido. Qui da voi c'è stato tutt'altro che la progressività, c'è stata una preventività a prescindere, voglio quasi dire, sulla base di quello che avete illustrato. Allora io mi sono davvero stupito, credo che la Commissione debba approfondire, che sia giusto ovviamente dopo avere sentito voi sentire sicuramente Banca d'Italia perché noi dobbiamo capire le reali motivazioni. Il collega Lannutti ha parlato di errore, io credo poco che ci possano essere errori in percorsi così importanti e da parte di personaggi e realtà così qualificate. L'errore è qualcosa di diverso. Voglio capire davvero se, come dicevo prima, ci sono state delle irregolarità a prescindere dai fondamentali della banca, magari per eccesso di rischio nella vostra attività eccetera, delle irregolarità degli organi amministrativi che hanno giustificato il comportamento della Banca d'Italia, ovvero se ciò non fosse tale da poter portare a questo, se vi possono essere altre ragioni, che a quel punto sarebbero sicuramente molto meno nobili, che hanno portato a voler estraniare voi dalla gestione della banca.
  Quindi, concludendo, oltre alla richiesta iniziale sulla documentazione, sulle violazioni e le irregolarità, vorrei chiedervi: l'andamento successivo a voi della banca dove ha portato? Sostanzialmente, ci potrebbe essere un collegamento tra chi ha voluto commissariare e quello che è successo dopo? Vorrei capire un po' anche a livello di percorso quello che è successo. Lo vorrei capire perché noi dobbiamo il massimo rispetto alla Magistratura che in questo caso non vi ha dato ragione, dobbiamo il massimo rispetto all'Autorità Bancaria di Vigilanza, alla nostra banca nazionale, però proprio per questo dobbiamo fare sì che queste autorità siano assolutamente cristalline, non possiamo permettere che nel comportamento della nostra Banca d'Italia ci sia il benché minimo dubbio di non avere Pag. 14agito secondo correttezza. Per questo, concludendo, chiedo alla Presidente ovviamente, che al più presto si possa sentire Banca Italia e si possa chiarire il perché vi è stato questo comportamento ovviamente motivandolo con atti, documenti giustificativi. Grazie.

  PRESIDENTE. Valuteremo questa richiesta ovviamente nell'apposito Ufficio di Presidenza. Senatore Castiello, prego.

  FRANCESCO CASTIELLO. Presidente, io mi soffermo sul terzultimo capoverso della relazione del Presidente Bedino, nel quale capoverso si rappresenta che il decreto di scioglimento, quindi il decreto di commissariamento, è stato adottato prima della notifica del rapporto ispettivo. Vedete noi dobbiamo non solo esaminare e approfondire la sostanza, ed è giusto che lo si faccia, sono perfettamente d'accordo con i colleghi che hanno rivendicato questa necessità esplorativa, ricognitiva. Ma dobbiamo anche pensare alla regolarità, riflettere sulla regolarità del procedimento, perché qui la forma è sostanza, perché tocchiamo interessi di valore costituzionale. Allora, posto che il principio del giusto procedimento, legificato nel 1990 con la legge n. 241 agli articoli 7 e 8 è stato dichiarato dalla Corte Costituzionale (sentenza Cassese n. 104 del 19 marzo 2007) principio di rango costituzionale, significa che tu amministrazione non puoi assolutamente assumere un provvedimento che sia ablatorio come nella fattispecie, perché incide con effetti caducatori sulla libertà di impresa e di impresa cooperativa, quindi non solo l'articolo 41 della Costituzione, ma l'articolo 45 che sottopone a tutela rafforzata l'impresa cooperativa a carattere di mutualità e senza fine di speculazione privata. Categoria nella quale si inquadrano le casse rurali oggi Bcc.
  Dicevo, come si fa prima a sferrare il pugno in mezzo agli occhi e poi a dire «Guardati che ti sta arrivando il pugno»? Allora, il rapporto ispettivo, che costituiva la notifica dell'avviso di avvio del procedimento di amministrazione straordinaria, avrebbe dovuto avere la necessaria precedenza; non dimentichiamo che, quando è stata varata la legge n. 241/90 c'è stato il padre del diritto amministrativo contemporaneo, Massimo Severo Giannini, che l'ha definita una legge di giurisdizionalizzazione del procedimento amministrativo. Vale a dire, apparentando il procedimento amministrativo col processo, e allora nel processo penale, accostamento fatto dall'adunanza plenaria del Consiglio di Stato con una storica sentenza del 1992, tu non puoi procedere se non c'è stato prima l'avviso di reato. Questo apparentamento, non sottoscritto certamente da persone incompetenti, ma sottoscritto dall'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, la quale tra l'altro ha detto che l'unica eccezione è quando ci sia un'urgenza qualificata, vale a dire effettiva e motivata. Ma se noi dobbiamo giudicare, il collega l'ha detto molto bene prima, e prima del collega l'avete detto voi, se dobbiamo giudicare dai fondamentali della banca, dalla sua consistenza patrimoniale non intaccata da episodi di mala gestio, ci possono anche essere state – per carità – irregolarità formali, ma nella prassi di vigilanza e in quello che predica la Banca d'Italia, si dà importanza prioritaria alla robustezza patrimoniale della banca che, se non intaccata, fa sì che possono indubbiamente esercitarsi i poteri sanzionatori ma gradualmente, cioè rapportati chiaramente alla entità della gravità accertata. Qui invece siamo partiti con probabili violazioni del principio di proporzionalità e gradualità, anch'esso principio costituzionale, siamo passati immediatamente alla sanzione più grave che è l'intervento sostitutivo, che rimuove gli organi sia di amministrazione attiva che di controllo e per giunta notificando dopo il verbale ispettivo. Quindi c'è una grave anomalia, veramente una grave anomalia. Concludo ricordando che il principio del giusto procedimento è costituzionalizzato non solo nell'ordinamento interno, ma è costituzionalizzato a livello di ordinamento europeo, perché la carta di Nizza del 2000 che lo prevedeva, audit et alteram partem, non dimentichiamo che è stata recepita dal trattato di Lisbona del 2009. E poiché la nostra Costituzione dice che il legislatore interno e Pag. 15l'Amministrazione, sono tenuti a rispettare i princìpi dell'ordinamento costituzionale, allora io qui vedo due profili di illegittimità sotto il profilo del diritto interno e sotto il profilo del diritto comunitario. Quindi per me è un procedimento formalmente sbagliato, in quanto hanno invertito la tempistica: prima il commissariamento e poi la notifica del verbale ispettivo è una follia, perché vi hanno privato del diritto al contraddittorio. Voi siete stati costretti ad avanzare un contraddittorio in sede giurisdizionale violando lo spirito della legge n. 241, che anticipa il contraddittorio dal processo al procedimento, questo è poco ma sicuro.

  PRESIDENTE. Senatore Pesco, prego.

  DANIELE PESCO. Ringrazio il dottor Trucco, e anche l'ex Presidente della Bene Banca Vagienna il dottor Bedino, per il fatto che ci hanno raccontato in modo schematico e chiaro ciò che è successo omettendo però moltissime cose che secondo me andrebbero ricordate. Come ad esempio, come ha ricordato il collega Lannutti, sui collegamenti con la popolare di Vicenza o come ha ricordato il collega D'Ettore tutte le vicissitudini legate a nuove indagini che sono nate dopo, tutte archiviate, insomma moltissime altre cose che andrebbero sicuramente approfondite, e mi lego alla richiesta del collega di sentire Banca d'Italia il più presto possibile, perché questa Commissione ha diritto di sapere quali erano i veri motivi alla base di questo Commissariamento. Tant'è che, anche in un articolo di giornale del 2015 il Fatto Quotidiano faceva riferimento a un film «Minority Report» nel quale i presunti colpevoli venivano messi nella condizione di non nuocere ancora prima che commettessero i danni, eventuali cattive azioni. A noi viene in mente un altro film, spero che non si senta offeso nessuno, indagini sul cittadino al di sopra di ogni sospetto, laddove l'ispettore poteva compiere qualsiasi atto, anche penale, sapendo che comunque avrebbe avuto in futuro un trattamento diverso da quello che hanno gli altri cittadini. Una cosa che veramente crea molto imbarazzo.
  Ora vi chiedo questo, chi sono oltre a voi le persone che hanno avuto più nocumento da queste vicissitudini? Io immagino i soci della Cooperativa di Bene Banca Vagienna e penso l'intera comunità, e se da loro è nata qualche azione, per ottenere quanto meno un piccolo risarcimento, anche se è una cosa indiretta se è la comunità che ha patito il nocumento. Vi chiedo cortesemente, se riuscite, di darci qualche delucidazione su uno dei motivi che adottò Banca d'Italia per potere commissariare, quali litigi tra la Governance e il Collegio Sindacale. Se potete dirci qualcosa, se in questo caso vi era quasi una concorrenzialità tra la Governance e il Collegio Sindacale nel guidare la banca. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Foti, prego.

  TOMMASO FOTI. Sì, signora presidente, noi non siamo qui per riformare le sentenze passate in giudicato, perché non è il nostro ruolo, possiamo legittimamente criticarle, ma poi finisce lì. Penso invece che si debbano dire alcune cose, a esempio che non è la prima volta che si parla nella Commissione di inchiesta banche di Bene Banca, perché anche nella passata Commissione d'inchiesta il tema venne trattato e vennero auditi anche altri soggetti a partire da Banca d'Italia che fornirono, piaccia o non piaccia, delle spiegazioni. Quindi, se si vogliono chiedere dei chiarimenti sulle spiegazioni fornite, questo fa parte della nostra attività di indagine, un commento alle sentenze, lo dico sinceramente, mi sembra abbastanza superfluo. Vedo alcuni elementi che indubbiamente devono farci riflettere, però, per correttezza: ad esempio, sulla proposta di approvazione del bilancio che era stata presentata, e che sarebbe stata valutata dall'Assemblea, vi è un parere contrario del Collegio Sindacale come della società di revisione. Questo è un elemento che va detto, a prescindere dal momento in cui, e io concordo che è una procedura abbastanza irrituale per non dire anomala, far arrivare la notizia dell'avvio di un procedimento 17 giorni dopo in cui è stata assunta la decisione del commissariamento. Però quell'elemento fattuale c'era. Pag. 16Non è che non ci fosse, e va detto, perché diversamente non comprendiamo le ragioni, poi se fosse dato da litigi tra Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale, da una contrapposizione che poi dal piano tecnico diventa personale, è elemento che riguarda l'interno dell'istituto di credito e che noi potremmo solo accertare, ma per capire chi ha acceso la luce su Banca d'Italia, perché Banca d'Italia, tra parentesi, mi pare che intervenga proprio in relazione a una segnalazione del Collegio Sindacale. Anche questo va un attimo messo in fila, diversamente, mi dà l'idea che tradizionalmente si fanno i processi alle banche e ai Consigli di Amministrazione delle banche da parte di certe forze politiche, su queste invece si fa l'assoluzione a prescindere. Dato che noi non siamo qui né per condannare, né per assolvere, dobbiamo cercare di chiarire bene i vari passaggi al fine di una valutazione definitiva. Certo, vi sono degli elementi che vanno indubbiamente approfonditi ad esempio il ruolo del dottor Ossola, ma questo anche in riferimento a un'altra vicenda, alla sanzione che è stata successivamente inferta al dottore Ossola, ai sensi di una violazione del Testo Unico Bancario, in altra vicenda però non riferita a questa, e che porta alla sostituzione del dottor Ossola da Banca Marche, ma non viene sollevato dall'incarico per quanto riguarda Bene Banca. Questo è un elemento che si può sicuramente approfondire, come si possono approfondire le ragioni per le quali il dottor Duso abbia dopo pochi giorni aperto un conto corrente sulla Banca Popolare di Vicenza con un trasferimento di 38 milioni di euro, che anche questa è un'operazione che potrebbe essere giustificata solo se vi fossero state delle condizioni di grandissimo favore, perché diversamente anche tecnicamente è difficile che si facciano dei trasferimenti così importanti e su un solo Istituto di Credito quando in genere si spalmano su altri. Queste sono domande legittime, che dovremmo porre anche ad altre persone.
  Chiedo invece una cosa. Si è parlato, non parlo della parte dei ricorsi amministrativi perché mi pare di aver capito che il Consiglio di Stato in ultima analisi quasi fa una decisione monitoria, se non funziona questo sistema perché voi ritenete che Banca d'Italia abbia troppo potere, per legge dovete togliergli questo potere, finché lasciate una norma di questo tipo, la Banca d'Italia è legittimata a intervenire. Io chiedevo invece in relazione ai procedimenti penali, per capire esattamente se erano a carico vostro e dato che si è parlato di archiviazione e vi sono state archiviazioni a parte di terzi su denuncia vostra e vi sono state archiviazioni o meno, perché dire che ci sono dei procedimenti penali archiviati è un dato oggettivo, ma non si capisce rispetto a quali parti in causa vi sia stata questa attività. L'ultima questione: poiché penso che l'iniziativa di Banca d'Italia è stata definita preventiva, a questo punto può essere preventiva, ma fino a un certo punto, allora mi chiedo se la gestione commissariale che è seguita abbia poi concluso, nel senso di una citazione nei vostri confronti in sede civile, per eventuali o meno danni alla gestione della banca, perché anche questo mi pare un elemento che debba essere approfondito e che possa essere oggetto poi di successive nostre valutazioni in ordine allo svolgimento dei fatti.

  PRESIDENTE. Prego, collega Dell'Olio.

  GIANMAURO DELL'OLIO. Grazie Presidente. In tutto questo, quello che volevo capire era, poiché c'è stata questa gestione commissariale, giusta o sbagliata che sia, con tempistica sbagliata o meno, non voglio entrare nel merito in questo momento, nella mia domanda, ma la questione è proprio se c'è una gestione commissariale che mi pare sia durata poco più di un anno, questa gestione commissariale finisce perché immagino sia finito il problema che ha fatto sorgere questa gestione commissariale. Allora, se il problema, non erano i fondamentali della banca in quanto da quello che avete detto voi i fondamentali della banca erano buoni, allora la gestione commissariale ha lasciato migliorando ancora di più questi fondamentali e/o avendo eventualmente effettuato alcune operazioni che hanno, perdonatemi, sventato la possibilità che la banca andasse peggio, perché Pag. 17se stava messa bene prima e poi è stata lasciata bene dopo allora o non ha fatto nulla la gestione commissariale o ha fatto qualcosa per impedire quello che stava succedendo. Quindi volevo capire eventualmente la situazione posteriore, ma soprattutto che cosa è stato fatto di particolare al di fuori dell'ordinario in questo periodo di tempo, tale da poter fare pensare che ci siano stati miglioramenti, anche perché la questione del trasferimento dei 38 milioni di euro è quanto meno singolare anche perché andava verso un altro istituto di credito che poi dopo non credo che abbia avuto un esito positivo. Questa è la mia domanda, grazie.

  PRESIDENTE. Dottor Trucco, prego.

  SILVANO TRUCCO, ex direttore Generale di Bene Banca. Provo ad andare con ordine nelle risposte. Probabilmente sono stato fuorviato o fuorviante nella relazione, non era assolutamente mia intenzione andare a sindacare le sentenze che ci sono state. Tutto quanto io ho riferito, a mio avviso dovrebbe essere utile per il futuro per evitare casi come quello che è successo a noi, ma nell'ottica dell'intero sistema bancario, perché se la vigilanza si giustifica che non ha potuto commissaria la Popolare Vicenza e Veneto Banca con danni per miliardi e miliardi di euro, e poi come mai non ha questo margine di discrezionalità assai ristretto e anzi dalla giustizia amministrativa viene riconosciuta la totale e amplissima discrezionalità, al punto che il sindacato del giudice non può essere tirato in ballo se non per vizi ed errori macroscopici? Quindi Banca d'Italia poteva commissariare benissimo la Popolare di Vicenza. Non che non l'ha commissariata, come ha dichiarato in un comunicato stampa, perché rispettava i requisiti patrimoniali ancorché avesse gravi criticità, e abbiamo visto le criticità dove l'hanno portata, al default.
  Bene Banca ha chiuso un bilancio commissariale, per risponderle, in crescita, con un patrimonio in crescita di 4,57 per cento, con la liquidità più che raddoppiata, di cui 38 milioni sono andati a Vicenza, ma ai 38 milioni bisogna aggiungere altri 10 milioni di obbligazioni che hanno comprato della Banca Popolare di Vicenza, quindi sono 48 milioni investiti a Vicenza a fronte di un patrimonio di 60.
  Per rispondere sulle varie sentenze che sono arrivate in giudicato, in ordine alle mie sanzioni è pendente il ricorso in Cassazione, quindi quando ci sarà la pronuncia della suprema Corte vedremo se ha ragione Banca d'Italia o se avrà ragione il sottoscritto. In ordine alla querela di falso per le discrasie evidentissime dei protocolli e nelle date che hanno condotto la vigilanza al commissariamento di Bene Banca, è stato proposto ricorso alla Corte di Appello di Roma il primo marzo, notificato in termini e iscritto a ruolo. Per rispondere ad altra questione, è vero, il bilancio al 31/12/2012 ha ricevuto il parere contrario dei Sindaci e il parere con osservazioni della Società di revisione in ordine a una posta di 1,6 – 1,7 milioni, vado a memoria.
  A dire il vero anche noi pensavamo che quello fosse stato l'elemento scatenante per il commissariamento, ma per tornare in ordine alle date che nella procedura di Bene Banca sono tutte fuori ordine cronologico, il commissariamento è stato disposto su parere dell'ufficio di Banca d'Italia del 10 aprile e della decisione del Direttorio del 16 aprile, il parere contrario è arrivato dopo, tant'è che non è citato minimamente nella proposta di commissariamento, il parere contrario al bilancio. Quindi non poteva essere, ma per questioni di date, sicuramente il motivo per cui è stata commissariata Bene Banca.
  In ordine alle criticità, mi rendo conto che ci sono migliaia e migliaia di pagine, nel mio approfondimento tecnico ci sono una serie di controdeduzioni e rilievi di Banca d'Italia tutti minuziosi e bene indicati, probabilmente non li avete letti vista la prolissità del documento. Su tutti gli elementi noi abbiamo controdedotto e ciò nonostante tutto ci è stato respinto, perché o irrilevante o perché inammissibile. Irrilevante, come la crisi economica e irrilevante nel giudicare le attenuanti per un eventuale commissariamento, peccato che la crisi economica è stata invocata a più Pag. 18riprese dalla Banca d'Italia per giustificare le crisi delle banche, che è una crisi senza precedenti, una crisi che è la peggiore dal dopoguerra e quindi è evidente che questo si ripercuotesse sui bilanci delle banche. Per Bene Banca questo era irrilevante, mentre per il resto del sistema sì, questo era rilevante. Il mio intervento nella fattispecie voleva essere questo, fare presente a questa illustrissima Commissione che cosa dice Banca d'Italia apparentemente è corretto, lo dicono i suoi massimi esponenti, poi però va a cozzare in maniera radicale con cosa succede nei Tribunali, dove alla Banca di Italia è riconosciuta la massima discrezionalità. Solo questo vogliamo dire, nessuno qua vuole che vengano ridiscusse sentenze passate in giudicato. Ci sono ancora pendenze e si valuterà man mano che arriveremo a sentenze anche su quelle.
  Per rispondere sempre a lei, procedimenti penali ce ne sono parecchi e sono stati elencati tutti nel mio approfondimento tecnico, e le spiego come noi siamo venuti a conoscenza di questi procedimenti. Nel 2016 riceviamo l'avviso di garanzia. Il procedimento poi viene archiviato, nel 2017 abbiamo così diritto di accedere al fascicolo. Il fascicolo è voluminoso al massimo, migliaia e migliaia di pagine, all'interno di questo fascicolo ci sono 4 procedimenti penali, il 199/13 procedimento contro anonimi scaturito in seguito alla segnalazione di Banca d'Italia dell'11 giugno 2013, quindi successivo al commissariamento e successivo al rapporto ispettivo, protocollo numero 559201 inoltrato dalla vigilanza post verifica ispettiva e a commissariamento avviato, denunciante: Banca d'Italia, annotazione di polizia giudiziaria a firma del Tenente Enrico Galvano. Esito: archiviato il 10 settembre 2014 per irrilevanza penale. Questo era contro il sottoscritto e il qui presente ex Presidente Bedino. Io all'epoca non avevo ricevuto nessun avviso di garanzia e non lo sapevo di questo procedimento.
  Poi il 1286/15 procedimento contro il Commissario Duso, per i presunti reati di abuso di ufficio e infedeltà patrimoniale per la vicenda del deposito milionario presso la Popolare di Vicenza, denunciante Francesco Bedino ex Presidente di Bene Banca, annotazione di Polizia Giudiziaria a firma del solito tenente Enrico Galvano, consulente tecnico del P.M. nel procedimento viene nominato il dottore Salvatore Ricci ex funzionario di Banca d'Italia. Esito: archiviato il 27 aprile 2016, riconosciuto solo il comportamento deontologicamente censurabile del commissario, escluso il reato perché non hanno trovato i vantaggi personali.
  Poi il 4950/15, procedimento rubricato contro il solo Commissario Duso anche se la denuncia era indirizzata alla Banca d'Italia e al Presidente del Comitato di Sorveglianza dottor Ossola per il presunto reato di false comunicazioni sociali in ordine al bilancio di fine procedura 31 maggio 2014, chiuso volutamente in perdita di 7,8 milioni per la mancata contabilizzazione di plusvalenze oggettive sul portafoglio di proprietà, titoli di Stato per 11,4 milioni lordi, al netto della fiscalità pari a 8,324 milioni. Quindi se venivano valutati a prezzo corrente, non a costo storico, la banca non chiudeva in perdita, ma in utile. Il denunciante Francesco Bedino ex Presidente, annotazione di Polizia Giudiziaria Tenente Enrico Galvano, esito: archiviato il 18 novembre 2016. Dato che il bilancio è stato approvato dal Comitato di sorveglianza e dalla Banca d'Italia i quali non hanno formulato alcuna osservazione in merito, una perizia al riguardo apparirebbe meramente esplorativa e non giustificata delle risultanze in atti. Difetta quanto meno l'elemento soggettivo del reato ed eventuali contestazioni in merito alla bontà delle valutazioni potranno e dovranno essere sollevati nelle competenti sedi civili e amministrative.
  Poi vengo all'ultimo provvedimento, il quarto, il 585/16 contro il sottoscritto e il Presidente che è la riproposizione di quello del 2013, dove denunciante non c'è nessuno, perché il fascicolo è stato aperto d'ufficio dal PM Picozzi l'8 febbraio 2016 in seguito alle risultanze del procedimento contro il Commissario Duso sulla scorta della relativa annotazione di Polizia Giudiziaria, guarda caso prodotta in duplice copia quel giorno. Esito: archiviato il 24 Pag. 19maggio 2017, del tutto infondata la notizia di reato, pratica trattata in maniera scrupolosa e accorta, in presenza di un corretto iter di approvazione della pratica, alcuna censura può essere mossa nei confronti degli odierni indagati. Aiutatemi se devo ancora rispondere a qualche quesito.

  DANIELE PESCO. Sulle parti lese?

  SILVANO TRUCCO, Ex direttore generale di Bene Banca. Sì, sulle parti lese sicuramente gli organi di vertice della Banca, ma tutti i soci, poi non vi ho parlato della questione perché era già stata oggetto di plurimi articoli di giornale nel periodo, non mi sembrava che fosse di particolare utilità per questa Commissione, ma la questione è stata questa: durante il Commissariamento sono stati chiusi i rubinetti e la banca ha ridotto i finanziamenti per oltre 70 milioni di euro. Di contro, è aumentata la liquidità – era 50 il giorno del Commissariamento ed è passata a 109 milioni di euro – e per assurdo sono stati chiusi finanziamenti BCE per 47 milioni di euro e sono stati depositati i soldi alla Vicenza. Quindi a spese dei soci della Banca, ai quali non è stata attribuita assistenza finanziaria, è stata attribuita assistenza finanziaria alla lontana Popolare di Vicenza, a tassi peraltro irrisori, lo 0,375. Questa è questione che è stata discussa su varie fonti giornalistiche, però grazie della domanda.

  ANDREA DE BERTOLDI. Scusi, sull'irregolarità e violazioni normative che avrebbero determinato il provvedimento, può dirci qualcosa di più? Inoltre la invito a mandarci anche qualcosa.

  SILVANO TRUCCO, Ex direttore generale di Bene Banca. Io vi manderò tutta la documentazione. Ribadisco cosa ho detto prima: non sono venuto qua per dirvi «Ci è successo questo, abbiamo fatto questo, non doveva capitare questo». No, sono venuto qui per l'unico precipuo fine che questa questione potesse servire per un futuro, perché non succedano più casi dove la Vigilanza non interviene, a danno dei risparmiatori, dove si giustifica il margine di discrezionalità assai ristretta in carenza di poteri quando in realtà può fare qualsiasi cosa, e questo lo riconosce la giustizia amministrativa, solo questo volevo dire. Sui rilievi se lei guarda l'approfondimento tecnico ci sono le risposte – mi rendo conto che non vi ho mandato le accuse, vi manderò tutta la documentazione ci mancherebbe –, ci è stato contestato un incondizionato sostegno a clientela in difficoltà, elencando tre, forse quattro posizioni di rischio, i clienti erano 70 mila in Bene Banca, quindi questo incondizionato sostegno dovrebbe manifestarsi in più di uno sporadico numero di pratiche. Ci è stata contestata una violazione sulla normativa antiriciclaggio, perché c'erano 131 casi di anagrafiche senza il questionario di adeguata verifica, 131 casi su 70 mila clienti, la banca è stata commissariata. Vi ricordo il caso dell'IW Bank che è su tutti i giornali, è stato aperto anche un procedimento penale, dove i conti correnti senza questionario di adeguata verifica erano 106 mila su 140 mila totali, ma non è stata commissariata IW Bank. Bene Banca aveva 131 casi, questi 131 casi sono sorti dal decreto n. 231 del 2007 fino al 2013, ma non è detto che siano tutti sorti durante il periodo di mandato dell'Amministrazione Bedino, magari c'erano già prima. Tant'è che, se voi guardate nel mio approfondimento tecnico, ho scritto tutte le attività che ha fatto il Commissario, che ha rendicontato nel bilancio di fine procedura. Ha ridotto i costi, tagliando i costi degli affitti di qualche filiale, ha ridotto il costo delle auto in benefit al personale togliendo le auto in benefit al personale, ha licenziato il Direttore Generale, ha demansionato l'altro dirigente, e ha risolto o per lo meno ha detto che circa il 70 per cento di questi 131 casi sarebbero stati risolti in questo anno di vigenza dell'amministrazione straordinaria, mentre per il restante 30 per cento non è stato potuto far nulla perché erano clienti irreperibili che erano tanti anni che non venivano più in banca e quindi non era possibile acquisire il questionario di adeguata verifica. Dico ancora una cosa, in ordine alla normativa sull'antiriciclaggio e sul questionario di adeguata verifica, questa Pag. 20 norma è entrata in vigore il primo gennaio 2014, quindi post commissariamento di Bene Banca, e imponeva alle banche in assenza di questionario di adeguata verifica, rafforzata o meno, di chiudere i rapporti. Prima, quindi torniamo al 3 maggio giorno di commissariamento, questa norma non era ancora entrata in vigore, quindi 131 casi saranno tantissimi per la vigilanza, erano tantissimi sicuramente per Bene Banca non per IWBank dove i casi erano molti di più. Ma in ordine a questa problematica e a queste critiche vi manderò il rapporto ispettivo che, come detto, è stato notificato dopo il Commissariamento, e la proposta di Commissariamento dove non si parla di questo parere contrario al bilancio reso dal Collegio Sindacale e in parte dalla società di revisione.

  PRESIDENTE. Il Senatore Lannutti voleva aggiungere qualcosa.

  ELIO LANNUTTI. Volevo intanto chiarire che quando io ho proposto questa audizione, non c'era in me alcun pregiudizio verso nessuno, conoscevo le sentenze, ho seguito la vicenda di Bene Banca anche con il collega Pesco, perché noi siamo sempre stati dalla parte dei risparmiatori, dei truffati, sempre, siamo stati in piazza e quindi senza alcun pregiudizio. Nessuno qui ha negato che c'erano le sentenze, che ci sono anche altri giudizi in corso. Prima che il Presidente proceda con la parte secretata, volevo dire che qui anomalie ce ne sono, le ha anche rappresentate in maniera magistrale il nostro collega Castiello (e anch'io mi associo ai rallegramenti per la sua guarigione). Quindi c'è da approfondire, per evitare che ci siano errori futuri. Quindi nessun pregiudizio, e io che mi sono sempre battuto da 35 anni dalla parte della povera gente, dei diritti, della legalità, lo riaffermo anche qua, e qui è la storia di Davide contro Golia, una minuscola banca che viene colpita ingiustamente, come il senatore Castiello ha magistralmente motivato. Ripeto è una storia di Davide contro Golia e io, mi permetta anche l'amico deputato professore, nella mia vita ho subito tante rappresaglie, le sto ancora subendo, ma io sono sempre stato dalla parte di Davide, mai dalla parte di Golia. Grazie.

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. Presidente, mi consenta una piccola replica.

  PRESIDENTE. Sì, prego. C'era anche una parte che lei voleva esporre in modalità secretata, per quanto fosse contenuta già nella relazione che non era stata secretata quindi in realtà risulta in regime libero.

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. È un piccolo paragrafo che può anche essere reso pubblico.

  PRESIDENTE. Va bene, allora preciso che non procediamo in seduta segreta.

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. Era già pubblico, va bene così. Innanzitutto vi ringrazio molto per le vostre domande, però una cosa che vorrei chiarire è che Banca d'Italia deve anche essere onesta quando fa le valutazioni: quando ha commissariato la nostra banca ha detto che non c'erano praticamente delle novità, delle liste nuove. Questo l'ha detto il 16 di aprile, non c'era ancora nessuna lista presentata, come ha potuto dire una cosa così che era falsa, la nostra lista è stata presentata il 17. Quindi questa è un'altra falsità della Banca d'Italia e finisce qui.

  ELIO LANNUTTI. Presidente, il presidente Bedino non può pronunciare la parola «falsità», perché ci sono state delle sentenze.

  PRESIDENTE. Moderiamo i termini perché ci sono state delle sentenze.

  ELIO LANNUTTI. Quindi, presidente Bedino, ritiri la parola «falsità».

  FRANCESCO BEDINO, ex Presidente di Bene Banca. Ritiro «falsità».

  PRESIDENTE. Ha ritirato l'espressione, va bene. Non essendovi altre richieste di Pag. 21intervento, ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione. Autorizzo la pubblicazione delle relazioni e i relativi allegati sono disponibili presso l'Archivio della Commissione. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 13.50.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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