XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 35 di Mercoledì 15 settembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Presutto Vincenzo , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, del Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza:
Presutto Vincenzo , Presidente ... 2 
de Pascale Michele , Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 3 
Presutto Vincenzo , Presidente ... 4 
Perosino Marco  ... 4 
Presutto Vincenzo , Presidente ... 5 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 5 
Presutto Vincenzo , Presidente ... 5 
Ferrero Roberta  ... 5 
Presutto Vincenzo , Presidente ... 6 
de Pascale Michele , Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 6 
Presutto Vincenzo , Presidente ... 8 

ALLEGATO: documentazione presentata dall'Unione delle Province d'Italia (UPI) ... 9

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
VINCENZO PRESUTTO

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, l'audizione in videoconferenza del presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI), Michele de Pascale, sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Prima di lasciare la parola al presidente de Pascale, ricordo che l'audizione di questa mattina è parte di un ciclo di audizioni che è stato avviato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari e che, secondo quanto da ultimo convenuto nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, del 4 agosto del 2021, è destinato a proseguire nelle prossime settimane con l'obiettivo di approfondire i vari aspetti concernenti l'effettivo e pieno esercizio dell'autonomia finanziaria di cui all'articolo 119 della Costituzione e la compiuta realizzazione del disegno normativo recato dalla legge n. 42 del 2009.
  Nei mesi scorsi sono stati auditi sull'argomento diversi membri del Governo per i profili di rispettiva competenza e in una prossima seduta, che si terrà verosimilmente nel mese di ottobre, è prevista anche l'audizione del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
  La Commissione, inoltre, ha in programma di acquisire il contributo di enti e associazioni rappresentative delle autonomie territoriali tra cui, oltre all'UPI – che potrà oggi illustrare il proprio punto di vista – la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e l'ANCI, nonché di altri qualificati soggetti istituzionali quali la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, la Sose Spa (Società per gli studi di settore), l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Corte dei conti.
  Successivamente si potrà procedere a eventuali ulteriori audizioni, in particolare di tecnici e di esperti, secondo le indicazioni che, come concordato, perverranno dai gruppi parlamentari entro il termine del 20 settembre prossimo.
  Per quanto attiene più specificatamente all'audizione odierna, essa offre l'occasione di implementare il lavoro intrapreso dalla Commissione e di scandagliare ulteriormente le complesse questioni che riguardano le relazioni finanziarie tra lo Stato e gli enti territoriali, a partire dai nodi che attengono al definitivo superamento della finanza derivata e del criterio della spesa storica, all'integrale finanziamento delle funzioni fondamentali e dei livelli essenziali delle prestazioni, alla perequazione per i Pag. 3territori con minore capacità fiscale, alla responsabilizzazione dei diversi livelli di Governo, all'efficiente amministrazione delle risorse pubbliche, agli interventi per le aree in situazioni di svantaggio.
  Il dibattito su questi argomenti, tenuto conto dell'importante mutamento di contesto determinato dalla pandemia, si inserisce tra l'altro nel quadro delle iniziative di riforma che sono delineate nell'ambito del Piano nazionale di Ripresa e resilienza.
  Ricordo che i componenti della Commissione, in virtù di quanto stabilito dalla Giunta per il regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, possono partecipare alla seduta anche da remoto. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori avverto che, secondo le intese intercorse in conformità alla prassi già seguita nelle precedenti sedute di audizioni, dopo lo svolgimento della relazione introduttiva da parte del presidente De Pascale darò la parola a un oratore per gruppo.
  Conclusa questa fase della discussione si potrà valutare, in considerazione del tempo disponibile, se procedere a un'eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica.
  Invito, pertanto, a far pervenire alla Presidenza della Commissione le richieste di iscrizione a parlare. Raccomando altresì ai colleghi di contenere la durata degli interventi.
  A questo punto do il benvenuto al presidente De Pascale, che ringrazio a nome di tutta la Commissione per avere accettato l'invito, cedendogli la parola.

  MICHELE de PASCALE, Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI). Buongiorno a tutte e a tutti, grazie mille per questa opportunità. Innanzitutto mi preme informare che abbiamo fornito come UPI un documento scritto più dettagliato di quella che sarà la mia relazione, che è a disposizione di tutte le forze parlamentari per un ulteriore approfondimento, premesso che come UPI rimaniamo a disposizione per fornire tutte le integrazioni necessarie.
  Faccio una premessa: la legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale avrebbe dovuto imprimere una svolta decisiva nella realizzazione di un sistema finanziario basato sull'autonomia di entrate e di spesa degli enti locali, in un sistema tributario nazionale coerente dove tutti i soggetti istituzionali avrebbero dovuto contribuire in modo responsabile alle scelte di obiettivi di finanza pubblica per il Paese.
  Purtroppo dobbiamo essere sinceri: benché siano trascorsi ben dodici anni dall'entrata in vigore della legge, questo percorso è ancora molto lontano dal completarsi e soprattutto per le Province il bilancio non può che essere del tutto negativo.
  Sono troppi ancora i nodi irrisolti, sia da un punto di vista prettamente finanziario che istituzionale, a bloccare l'avanzare della riforma. Uno degli strumenti che è indiscutibilmente fallito è la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che nelle intenzioni della legge avrebbe dovuto essere uno dei capisaldi del nuovo sistema. La Conferenza è stata sì istituita, ma non ha mai svolto i compiti assegnati e previsti dalle norme. Si riunisce una o due volte all'anno per l'espressione di pareri, ma non è quel luogo che ci aspettavamo e che il legislatore voleva che fosse.
  Un primo tema per noi rimane la fragilità finanziaria delle Province tra mancata autonomia e tagli. La questione di fondo è che le Province non hanno alcuna leva fiscale che permetta davvero di arrivare a un'autonomia e, anzi, a causa dei tagli che abbiamo subìto negli anni si trovano a dover assolvere le funzioni fondamentali loro assegnate ed erogare servizi essenziali con bilanci ridotti all'osso e fortemente fragili.
  Anche gli interventi molto positivi, che noi abbiamo applaudito, di rifinanziamento delle nostre principali linee di investimento hanno una logica completamente opposta a quella del federalismo fiscale. Partono dall'alto, sono risorse ripartite e le Province sono attuatori di queste risorse. Non c'è nessuna scelta discrezionale del territorio su come modulare la fiscalità rispetto agli investimenti e ai servizi che devono offrire.Pag. 4
  La delega avrebbe dovuto individuare ulteriori tributi. Questo non è mai avvenuto. Noi rimaniamo collegati a IPT e RC Auto, che peraltro hanno anche una correlazione di senso con la gestione del patrimonio stradale. Non ne hanno alcuna con la gestione dell'edilizia secondaria superiore. Non c'è manovrabilità e la base imponibile è molto fragile.
  Su queste entrate già deboli poi si sono abbattuti i tagli delle manovre finanziarie della spending review. Su 3 miliardi e 389 milioni di entrate, le Province subiscono un taglio di quasi 1 miliardo e 100 milioni. Abbiamo 2 miliardi e 800 milioni su cui dovremo coprire tutte le spese fondamentali, con l'entrata in vigore del decreto legislativo sui fabbisogni standard, che ha rappresentato di fatto un'ulteriore perdita importante di risorse. I trasferimenti soppressi non sono mai stati compensati e si è imposta una riduzione di ulteriori 415 milioni di euro sui trasferimenti erariali.
  Inoltre c'è la questione del Fondo sperimentale di riequilibrio, che doveva essere uno strumento transitorio verso il Fondo perequativo vero e proprio, ma che invece ha assunto le forme di un fondo strutturale sostanzialmente azzerato a causa delle progressive riduzioni di risorse.
  A questo si aggiunge il tema del mancato riordino istituzionale, su cui anche in questa sede mi preme perorare la causa, anche perché nei discorsi con le diverse forze politiche abbiamo sempre in questi mesi riscontrato una forte coesione su questo tema e sulla necessità di una riforma che corregga alcuni elementi della legge n. 56 del 2014, sia sul sistema elettorale che sull'indeterminatezza delle funzioni. Non mi dilungo su questo. C'è nella nostra relazione, però per noi rimane sempre un tema centrale.
  Concludendo, le nostre principali richieste sono: il riordino della disciplina delle Province con il consolidamento e l'ampliamento delle funzioni fondamentali; la definizione di una vera autonomia tributaria delle Province correlata alle funzioni esercitate; assicurare piena operatività alla Conferenza permanente per la finanza pubblica; definire i fabbisogni standard e porli in correlazione con l'autonomia finanziaria, ma ancora più nello specifico con la capacità fiscale delle Province; in ultimo prevedere l'applicazione dei criteri e delle finalità del federalismo fiscale anche agli enti locali delle Regioni a statuto speciale. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente de Pascale per il suo intervento. Ora passiamo agli interventi dei colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni. È iscritto per primo a parlare il senatore Perosino. Ne ha facoltà.

  MARCO PEROSINO (FIBP-UDC). Grazie, presidente. Devo dare atto al presidente dell'UPI che questa relazione, seppur breve, è molto efficace e corrisponde alla reale situazione delle Province.
  Ci sono stati e sono ancora in corso politicamente diversi tentativi per aggiustare un po' quella che è stata la legge n. 56 del 2014, che ha scombussolato completamente il sistema per dare in pasto all'opinione pubblica l'idea che si fosse inciso su qualcosa o si fosse abolito qualcosa.
  Ma con l'intento di creare qualcos'altro, come gli enti di varia vasta, che sarebbe stato ben peggiore, ci si è fermati. La Provincia ha perso un sacco di competenze e su qualcuna devo riconoscere che magari aveva un po' esorbitato, cioè era un duplicato di funzioni svolte da altri enti. Ma sulle funzioni fondamentali che riguardano il servizio dei cittadini, strade, scuole superiori, ambiente, caccia e pesca, che sono rimaste di competenza, occorre ragionare e dotare il sistema di adeguate risorse, come lei ha richiesto.
  Penso che il sistema elettorale a cui lei ha accennato sia un po' più difficile, che necessiti di un accordo politico molto vasto e ha dei tempi politici e tecnici un po' lunghi. Invece sarebbe più facile riordinare le funzioni, ribadendo quelle che sono state previste, ma ribadendole con dotazione adeguata a livello di personale e a livello di fondi.
  Lei accenna nella sua relazione all'autonomia fiscale. Lei ha citato l'IPT, RC Auto. Presidente, le chiedo se la TEFA sia Pag. 5stata abolita. Non mi ricordo più, ho un vuoto di memoria. Comunque, su queste entrate lo Stato attua una riduzione, cioè l'Agenzia delle entrate non le riversa per legge. Qui nel sistema è pari a 1.089 milioni, che è in percentuale molto alta, è il 30 per cento dell'incassato. Già questa potrebbe essere una prima dotazione.
  Nel conto capitale ho notato che negli ultimi tempi c'è stato un miglioramento, ma le Province si trovano, come lei sa, nell'oggettiva difficoltà di poter progettare in mancanza di personale. Quindi i fondi restano lì e si rischia addirittura di perderli, perché restano lì anche per parecchio tempo. Quello che le chiedo è che l'UPI si faccia portavoce della riforma o dell'adeguamento della situazione di diritto alla situazione di fatto; cioè, quello che devono fare, le Province lo devono fare e lo devono poter fare. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Perosino. È iscritto a parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

  GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, presidente. Ringrazio anche io il presidente de Pascale per la capacità anche di sintesi di porre le questioni che ormai sappiamo essere datate e critiche sulle Province italiane.
  Io sinceramente volevo soffermarmi su una questione che ci preme molto come Partito Democratico, anche in vista della messa a terra di importanti risorse del PNRR del sistema degli enti locali. Quando mi riferisco al sistema degli enti locali mi riferisco principalmente, come è giusto che sia, ai Comuni e alle Province.
  Da questo punto di vista, oltre ai 4,6 miliardi, alla perequazione infrastrutturale, che nella relazione è stata giustamente inserita, vorrei capire come secondo lei, senza ledere nessuna autonomia, riusciamo a costruire un impianto importante, ribadisco, di quella messa a terra, che sono circa 87 miliardi di risorse di attuazione del PNRR per gli enti locali. E mi rivolgo in particolare a un tema fondamentale, che ha visto già le Province protagoniste negli ultimi anni ma che andrà rafforzato, che è quello delle stazioni appaltanti per i Comuni non capoluogo. Anche qui ci sarà una sovrapposizione e un grosso proliferare di gare e di necessità di spendere queste risorse, e sappiamo le Province essere impegnate. Così come sul tema che dovrà transitare sempre più in un soggetto sovraordinato ai Comuni, come quello delle Province rispetto all'assunzione di personale. Anche questo rappresenta una sfida importante per gli enti locali.
  Ma vado oltre: ci saranno delle risorse che riguarderanno e che verranno applicate a breve anche sulla rigenerazione urbana. La Provincia aveva delle competenze importanti rispetto alla pianificazione territoriale. Con la riforma è stata lasciata qualche difficoltà sulle funzioni che non erano prettamente attinenti alla gestione delle scuole secondarie di secondo grado e della parte più legata ai trasporti e alle infrastrutture. C'è anche un tema legato a un intervento più complessivo di rigenerazione urbana, di riqualificazione. Penso in particolare ai Comuni medio-piccoli; non tanto alle città capoluogo e ai comuni più grandi, che riescono spesso a costruire una certa progettualità.
  Su questi temi, oltre giustamente a chiedere quello che è fondamentale per le Province, cioè delle risorse aggiuntive sia sulla parte degli investimenti ma anche sulla parte corrente, che è quella più carente e che è quella che dovrà essere interessata da nuove risorse, volevo chiedere anche se come UPI state pensando a un impianto molto più di servizio e preparatorio rispetto alla grande sfida del PNRR, che riguarderà molti Comuni italiani; ma non tutti saranno attrezzati e potranno essere attrezzati per fronteggiare questa sfida. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Fragomeli. È iscritta ora a parlare la senatrice Ferrero.

  ROBERTA FERRERO (L-SP-PSd'Az). Grazie al presidente dell'UPI de Pascale per il breve ma incisivo intervento. In effetti il suo intervento rimarca proprio quelle che sono le problematiche che riscontriamo Pag. 6nelle Province, dovute al fatto che sono state depotenziate dopo la riforma Delrio. In qualche maniera un po' si rimarca il fallimento di quella riforma, perché le Province sono rimaste un limbo, non sono più elettive. Nello stesso tempo non hanno più risorse, e ne vediamo le conseguenze a livello locale.
  L'intervento è stato molto generico, però molto incisivo, su questo aspetto. Ci riserviamo di leggere la relazione completa anche per contestualizzare quello che lei comunque ci ha riportato all'interno del PNRR, cioè per capire come le Province sono state coinvolte all'interno di questo grosso progetto. Magari se potesse darci qualche indicazione in più la ringrazio, ma comunque le avrà sicuramente ricomprese nella sua relazione in modo esaustivo. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la senatrice Ferrero. Non ci sono più iscritti a parlare, quindi sono esauriti gli interventi. Do la parola al presidente de Pascale per la replica.

  MICHELE de PASCALE, Presidente dell'Unione delle Province d'Italia (UPI). La ringrazio, presidente. Io nella mia relazione mi ero concentrato sugli aspetti più correlati al tema del federalismo fiscale, ma sicuramente colgo questa straordinaria occasione per dare alcune risposte anche più in generale rispetto ai temi che per le Province sono rilevanti.
  Io faccio una breve premessa, e penso che ci siano due grandi questioni politiche aperte su cui il Parlamento debba prendere un orientamento. Noi abbiamo sul versante dei livelli di Governo due tensioni molto retoriche e poco efficaci. La prima è una tensione neo-centralista, che ritorna ciclicamente nel nostro Paese e che alla fine, quando qualcosa non funziona e quando c'è un problema, invoca poteri sostitutivi dello Stato: intervento diretto dello Stato, strutture di progettazioni centralizzate e loro potenziamento, Agenzia del demanio, CTP, Provveditorato alle opere pubbliche. Tutto centralizzato, come se le strutture centrali amministrative dello Stato siano esempi di buon funzionamento. Adesso nulla voglio dire, ma pensiamo all'ANAS (Azienda nazionale autonoma delle strade), e non aggiungo altro.
  Noi non siamo convinti che la centralizzazione della progettazione e della gestione amministrativa sia un esempio di efficienza in questo Paese. Tutt'altro. La seconda tensione, però, altrettanto retorica, è «il piccolo è bello», l'Italia degli ottomila Comuni, il Comune di cento abitanti, il Comune di mille abitanti, che è un presidio fondamentale in termini di tenuta del Paese e anche di identità delle comunità, che noi rispettiamo e che vogliamo valorizzare, ma che non è assolutamente funzionale alla gestione di aspetti amministrativi. Parliamo di progettazione e decidiamo di potenziare gli uffici di progettazione dei Comuni, andiamo a potenziare 8 mila uffici, e mettiamo un quarto di ingegnere per comune. È una cosa che è solo retorica, non ha alcun effetto pratico.
  Noi stiamo cercando di affermare un principio che prescinde dalla scelta che spetta al Parlamento se le Province devono essere di primo o di secondo livello, come veniva detto prima. Sono di secondo livello in questo momento. Quindi non esistono i Comuni e le Province. Esistono gli enti locali, perché le Province sono amministrate dai Comuni. Io sono sindaco della mia città, e in quanto sindaco della mia città sono presidente della mia Provincia, eletto dai miei colleghi sindaci. È un unicum, e noi riteniamo che la dimensione provinciale metropolitana sia quella giusta su cui appoggiare alcune funzioni molto importanti.
  Sul rilancio degli investimenti, noi ci siamo battuti e ci stiamo battendo. Se lo Stato deve assumere mille ingegneri, non li assuma l'Agenzia del demanio. Si vadano a potenziare cento centrali di progettazione nel Paese, perché per fare un viadotto a Cuneo bisogna essere a Cuneo, perché spesso bisogna parlare con la Sovraintendenza del posto, perché bisogna parlare con le agenzie ambientali del posto, perché c'è da confrontarsi con le comunità locali, perché c'è da parlare con le aziende agricole che devono interfacciarsi con quel viadotto. E Pag. 7bisogna esserci sul territorio in questo nostro straordinario e meraviglioso Paese.
  Non lo può fare il Comune di mille abitanti montano che ha un territorio enorme, e non lo può fare l'ANAS, non lo può fare lo Stato, non lo può fare l'Agenzia del demanio. È un appello e un'invocazione che facciamo: sono due anni che siamo a più 20 per cento in termini di capacità di appalto e di realizzazione di opere pubbliche, come sistema delle Province sugli investimenti. È un numero che non ha altri livelli della Repubblica. Siamo stati trattati talmente male che poi crescere era meno difficile sicuramente, ma noi vogliamo continuare con questo trend di crescita. Stiamo spendendo. Ovviamente le eccezioni ci possono sempre essere, ma nel complesso stiamo spendendo le risorse sia sulle strade che sulle scuole.
  Per affrontare non solo il PNRR, ma un trend di investimenti importanti, abbiamo bisogno di potenziare queste strutture di progettazione. E noi diciamo allo Stato, al Parlamento: «Mettete la forza e la capacità di progettazione in quel luogo». Oltre, ovviamente, ad altre funzioni. Anche qui, noi abbiamo ancora la TEFA, che è una compartecipazione alla tassa rifiuti, ma siamo stati spogliati di quasi tutte le competenze ambientali. Ne abbiamo delle residuali, qualche Regione ce le ha tolte. Abbiamo dovuto fare ricorso alla Corte costituzionale, che ci ha dato ragione, però pensiamo che le funzioni ambientali abbiano assolutamente senso se collocate in Provincia.
  Pensiamo che ATO (Ambito Territoriale Ottimale), e agenzie di vario tipo, possano essere concentrate in Provincia e quindi giustamente il tema della TEFA lo rilanciamo. Oggi è una compartecipazione marginale, ma secondo noi invece può avere sicuramente un senso. Così come, ripeto, ci sono altri ambiti che oggi non hanno corrispondenza, perché l'edilizia scolastica non ha una tassazione provinciale coerente con quel tipo di funzione, perché né l'RC Auto né la TEFA hanno una visione.
  Anche per precisare: quando parlavo di sistema elettorale non mi riferivo al ritorno all'elezione diretta, che è un tema su cui deve decidere il Parlamento e che, immagino, al netto delle opinioni, sia molto difficile da affrontare in questa fine legislatura, ma a una serie di proposte che abbiamo condiviso con il Ministero dell'interno, e che lì sono al momento custodite. Lo sprone è perché da lì escano, che vadano a correggere alcune storture. Noi abbiamo il Consiglio che si rinnova ogni due anni, il mandato del presidente ne dura quattro, non abbiamo una Giunta. Ci sono una serie di storture oggettive, condivise da tutti, e che secondo noi devono andare a positiva soluzione.
  Chiudo sul PNRR. Noi sul PNRR abbiamo avuto un coinvolgimento significativo da parte dei due Governi che se ne sono occupati, quindi non possiamo non esprimere un giudizio positivo alla fine per il nostro coinvolgimento. Però è chiaro che diamo due valutazioni molto diverse. Sull'edilizia scolastica ci sono risorse importanti, e noi siamo i principali attuatori di una componente rilevante, quella delle scuole superiori. Secondo noi la scelta di escludere completamente le reti viarie dal PNRR è una scelta che deve trovare una compensazione nel bilancio dello Stato, perché qui non si tratta spesso di fare nuove strade, consumo di suolo, la cementificazione. Si tratta di rifare ponti e viadotti che altrimenti vengono giù. Dire che non è strategico rifare un ponte, che è l'unico strumento di connessione per un territorio con il resto del Paese, è qualcosa che l'Unione europea fatica a comprendere.
  L'altra cosa è il tema della qualificazione delle stazioni appaltanti sul PNRR. Noi abbiamo bisogno, così come per gli uffici di progettazione, anche per le stazioni appaltanti di centri ubicati sul territorio. E noi ci candidiamo a essere quel luogo che consente anche ai piccoli comuni di potere appaltare.
  L'ultimissima riflessione. Qui mi rivolgo forse solo a una parte dei parlamentari, ma credo che sia un tema a cuore di tutti. Noi abbiamo anche un tema di equità tra territori metropolitani e territori non metropolitani. Lo pongo come tema per le Province, ma non inteso come ente bensì come territori. Noi abbiamo troppe linee di finanziamento in questo Paese che vanno Pag. 8esclusivamente sulle città metropolitane e non sulle metropoli, permettetemi questo gioco di parole.
  In Italia ci sono tre grandi metropoli e poi ci sono, credo, complessivamente 14 città metropolitane, che includono aree di montagna e campagna. Valicando le Alpi troviamo un cartello, «Città metropolitana». Non è che Bergamo o Brescia sono meno strategiche di altre città metropolitane del Paese, e serve un principio di equità. Se si parla di città con milioni di abitanti che hanno problematiche diverse, è assolutamente corretto un trattamento diversificato. Lo dico anche per quei deputati e senatori che rappresentando pur la Nazione poi rispondono anche ai cittadini che li hanno eletti: su molte linee di finanziamento non esiste una ratio giuridica per differenziare su tante fonti di finanziamento – penso alla riforestazione, penso a molti temi – genericamente territori di provincia con territori metropolitani. Ripeto: Roma Capitale è Roma Capitale, Milano è Milano, Napoli è Napoli, ma il resto del territorio è un territorio molto simile in questo Paese, e andrebbe trattato con maggiore equità.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare nuovamente il presidente de Pascale per la sua esauriente relazione, dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.50.

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ALLEGATO

Documentazione presentata dall'Unione delle Province d'Italia (UPI).

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