XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 140 di Mercoledì 1 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, Giuseppe Creazzo, sul tema degli abiti usati (l'audito sarà in videoconferenza):
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 4 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 6 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 6 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 7 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Monferini Giulio , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 9 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11  ... 11 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
De Gregorio Leopoldo , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Creazzo Giuseppe , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, Giuseppe Creazzo, sul tema degli abiti usati.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza di Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Partecipano all'audizione i sostituti procuratori DDA (Direzione distrettuale antimafia) Giulio Monferini e Leopoldo De Gregorio. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sui fenomeni illeciti che riguardano i rifiuti tessili, gli indumenti usati nonché l'attività conciaria. La Commissione è interessata a conoscere da questa procura distrettuale notizie circa i processi penali tenutesi nel distretto di Firenze e su eventuali procedenti penali in corso relativi a tale materia. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito il nostro ospite a svolgere una relazione su questi temi. Al termine porremo eventuali domande o richieste di chiarimento.

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Grazie, presidente per l'attenzione che la Commissione parlamentare riserva non da oggi alla nostra Procura, che è motivo di orgoglio, perché è segno che in qualche modo ci diamo da fare anche noi. Vorrei fare una premessa, data anche la prossima entrata in vigore del decreto legislativo sulla presunzione di innocenza. Io mi asterrò dal fare nomi, a meno che non mi si autorizzi, ma data la pubblicità della seduta, mi dica lei, presidente, se è questa la strada giusta. Sia io che i miei colleghi parleremo come da indicazioni solo di procedimenti su cui in tutto o in parte non vi sia più il segreto investigativo.

  PRESIDENTE. Stabilite voi cosa è giusto dire in pubblico, anche perché quello che direte in pubblico noi lo possiamo tranquillamente usare. Se c'è qualcosa di riservato sia nei nomi che nei fatti in qualsiasi cosa che voi ritenete opportuno segnalarci, a noi ovviamente fa molto piacere e finita la seduta possiamo organizzarci in altro modo, magari con una nota riservata che custodiremo volentieri.

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Io partirei dal procedimento che in questo momento è il più importante e anche fra i più recenti, ovvero il procedimento n. 962/18 riguardante i rifiuti derivanti dall'impianto di depurazione degli scarichi dell'industria conciaria, precisamente il depuratore industriale Aquarno, sito nella zona conciaria di Santa Croce. Si tratta di un procedimento che ha avuto molta eco mediatica Pag. 4per le cose che sono venute alla luce nell'ambito dell'investigazione, ovvero la contaminazione di molti siti attraverso un particolare rifiuto che si chiama «Keu», una cenere derivata dall'incenerimento dei fanghi di risulta della depurazione delle concerie. Questo rifiuto veniva conferito a un impianto di recupero di inerti, anche se conteneva sostanze altamente inquinanti, tossiche e nocive, come il cromo e altri metalli pesanti. Nell'aprile 2021, dopo mesi di indagini è stata emessa una misura cautelare che ha riguardato sei persone: tre componenti della famiglia dell'imprenditore cui faceva capo questo impianto di inerti e tre capi dell'associazione dei conciatori che gestiva l'impianto di depurazione per conto del consorzio stesso. Quello che è venuto fuori molto in sintesi – poi magari lascerò la parola al collega Monferini che ha condotto le indagini per tutto il tempo – è che questo materiale, questo Keu, anziché essere smaltito nelle forme consentite, inglobandolo in conglomerati solidi per mattoni o altro, veniva mischiato bellamente a terra e veniva utilizzato per la realizzazione di sottofondi stradali, ma in parte è stato utilizzato anche per il sottofondo della pista dell'aeroporto di Pisa e per riempimenti in generale in maniera che le acque piovane, attraversando questi rilevati, perdessero nel sottosuolo le sostanze nocive e tossiche. È una cosa che ha allarmato moltissimo l'opinione pubblica, una volta venute alla luce le risultanze investigative. Le analisi effettuate durante le indagini, ma soprattutto i successivi carotaggi, hanno confermato in pieno l'ipotesi accusatoria e hanno rilevato questi inquinamenti anche di grave entità. Uno dei principali è quello riguardante una strada regionale di recente costruzione, sotto la quale erano stati effettuati riempimenti per necessità del manto stradale, per molte centinaia, se non migliaia, di tonnellate. Altri siti sono stati scoperti durante le indagini e tutte queste risultanze sono state messe tempestivamente a disposizione della Regione Toscana e anche dei Comuni interessati, in maniera da consentire nel più breve tempo possibile l'inizio delle operazioni di bonifica anche in danno, poiché ci sono anche delle proprietà private di soggetti che avevano consentito lo sversamento di questo materiale nei propri siti. In questo momento vi è l'impianto principale con inerti sotto sequestro, dove – non è ancora stata effettuata una quantificazione esatta – sono stoccate e abbandonate migliaia di tonnellate di questo materiale miscelato che in qualche modo andranno poi anch'esse bonificate. Vi è anche un altro impianto che fa capo allo stesso imprenditore che è sito nella provincia di Arezzo e che si occupava di smaltire anche i rifiuti contenenti sostanze tossiche e nocive dell'industria orafa. Su questo sono ancora in corso di indagini, quindi mi fermo qui. Un altro tipo di indagine riguarda...

  PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ma andrei un caso per volta, altrimenti poi si perde tutto. Adesso concentriamoci su questo, su cui avrei qualche domanda. I fanghi venivano inceneriti nell'impianto di depurazione o portati a un impianto terzo? Una volta che sono stati inceneriti, immagino che le polveri venivano dichiarate inerti e messe nei sottofondi stradali che hanno creato il dilavamento e l'inquinamento del cromo e altri metalli pesanti. Invece, se fossero state utilizzate, come diceva lei, con mattoncini quel processo garantiva l'inertizzazione e il non inquinamento, se ho capito bene. Perché veniva fatto questo? Perché utilizzarlo come sottofondi stradali era più redditizio e meno costoso rispetto a utilizzarlo nella maniera corretta?

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Era certamente molto meno costoso prendere questo rifiuto, queste ceneri e mischiarle alla terra anziché poi sottoporlo al corretto processo. Per maggiori dettagli su questo, se me lo consente, potrei lasciare la parola al collega Monferini.

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Buongiorno a tutti. Per dare risposta al quesito, è meglio puntualizzare alcune situazioni e circostanze di fatto che altrimenti poi sfuggono nel contesto complessivoPag. 5 della vicenda. Innanzitutto, diamo dei numeri. L'impianto di depurazione industriale riceve e tratta scarichi di circa 200-250 concerie e tratta i reflui solo di una parte del comparto industriale, ovvero quello ubicato su una riva dell'Arno. Di questi reflui attraverso il trattamento si produce un quantitativo di fanghi annuale – ovviamente è una stima molto grossolana – di circa 100 mila tonnellate. Queste 100 mila tonnellate di fanghi di depurazione, ovvero di un fango che viene trattenuto dall'impianto e dell'acqua depurata che viene scaricata in un canale che recapita nell'Arno, tramite un impianto chiamato «fangodotto» – una sorta di grosso tubo – vengono trasferite a un impianto limitrofo all'impianto di depurazione, che si chiama «ecoespanso». Fino a qualche anno fa questo impianto era giuridicamente e strutturalmente distinto dall'impianto di depurazione, ma da qualche anno il consorzio di depurazione ha acquisito e inglobato in sé, almeno a sua detta – questo è un tema da accertare – l'attività di trattamento di questo impianto di ricezione dei fanghi e lo considera una fase interna di trattamento. Come tratta l'ecoespanso le 100 mila tonnellate di fanghi che riceve? Le tratta bruciandole e le 100 mila tonnellate di fango di depurazione si trasformano in circa 7 mila tonnellate di ceneri. Queste ceneri non sono un materiale di consistenza pulverulenta come se fosse una sabbia molto fine. A spanne posso dire che consiste in una sorta di granulo molto nero e di pezzatura piuttosto fine. Non è una sabbia molto fine, è un materiale granuloso. Queste 7 mila tonnellate hanno una concentrazione di contaminante all'analisi, con particolare riferimento al cromo, quantificabile in circa 30 mila milligrammi su chilo. Che cosa significa «30 mila milligrammi su chilo di cromo»? Parlo di cromo 3 e non cromo esavalente. Significa che, rispetto ai limiti tabellari del sistema normativo e quindi la possibilità di destinare un materiale con contaminazione di cromo nell'ambiente, i limiti da rispettare sono notevolmente superati, se si dovesse utilizzare tal quale. Do dei numeri molto esemplificativi per capire. Se quel materiale fosse messo così com'è in un'area agricola, il limite da rispettare è di 150 milligrammi e noi siamo a 30 mila. Se dovesse essere mandato così com'è in un'area industriale, che è già una area degradata da un punto di vista ambientale, il limite massimo di cromo è 800 milligrammi chilo. Siamo nell'ordine di decine di volte sopra ai limiti massimi di tolleranza rispetto alla possibilità di mettere questo materiale in qualsiasi area che in qualche modo lo possa ricevere così com'è. Che cosa succedeva allora? Che questo materiale, che così com'è prodotto da ecoespanso è rifiuto ed è classificato come tale dal produttore, veniva destinato a un ciclo di recupero. Il ciclo di recupero originariamente previsto e autorizzato, corredato da relazioni e studi tecnici nell'ottica di soddisfare i princìpi generali dell'economia circolare, consisteva nel destinarlo alla produzione di conglomerati cementizi, di laterizi e in qualche modo di intrappolare le sostanze contaminate in materiali inerti attraverso dei cicli di lavorazione, di produzione di questi laterizi. Questo tipo di modalità di recupero ci risulta essere stata abbandonata già dal 2014. Ora non ci risultano le ragioni specifiche, ma verosimilmente le ragioni sono di assoluta inadeguatezza e inidoneità del materiale ad essere commercializzato. Ad ogni modo, non ci risulta che dal 2014 questo tipo di attività sia stata protratta. Che cosa è successo dal 2014, o meglio, già dal 2012? È successo che questo rifiuto è stato destinato quasi integralmente all'impianto di lavorazione di inerti di questo imprenditore che ha un impianto vicino alla sede del depuratore e che non tratta il rifiuto attraverso cicli di lavorazione a caldo o che ne trasforma la natura, bensì semplicemente miscela questo rifiuto con altri rifiuti inerti.
  Ecco la formula magica – consentitemi l'espressione –, per cui dalla somma di due rifiuti viene fuori un non rifiuto, che ha la caratteristica di avere una colorazione molto scura, attraverso cui si individua la presenza del cosiddetto «Keu». Inoltre, tale materiale ha l'ulteriore peculiarità di essere contaminato da concentrazioni di cromo non ai livelli dei 30 mila milligrammiPag. 6 di cui vi parlavo prima, ma da un terzo, un quarto o un quinto di quelle quantità. Stiamo parlando di concentrazioni che a seconda dei campionamenti variano – non vanno mai al di sotto – tra i 2-3 mila milligrammi chilo fino a 5-10 mila. Se ci si ricorda il valore di riferimento che ho detto, stiamo sempre parlando di concentrazioni ben al di sopra dalle 2 alle 10 volte il limite massimo tollerabile per dei siti a destinazione industriale. Questo materiale così miscelato, che miracolosamente diventa non rifiuto è stato accumulato e accatastato nel corso degli anni presso questo impianto, che da deposito temporaneo si è trasformato di fatto in una discarica. Quanto materiale è lì presente? Basta fare i conti: se vi sono 7 mila tonnellate di Keu che venivano portate ogni anno presso questo impianto, il taglio, la miscelazione a tre o quattro volte ci fa stimare che nel corso di otto o nove anni siano stati portate circa 70 mila tonnellate di Keu che, con la miscelazione, sono diventate 250-300 mila tonnellate di questo materiale che ora è lì in gran parte stoccato. Una porzione non preponderante, ma sicuramente significativa, che può variare tra le 30 e le 50 mila tonnellate – è una stima assolutamente grossolana –, è stata comunque già impiegata in questi anni e destinata ai vari cantieri di cui il Procuratore parlava. Si è trattato della realizzazione di rilevati in opere pubbliche, fondazioni in edifici privati, riempimenti e aree funzionali alla realizzazione di centri commerciali o in un caso addirittura al riempimento degli scavi funzionali alla rinnovazione e alla sostituzione di tubazione di acquedotti. Questo è in sintesi il quadro del fenomeno per dare una risposta immediata alla domanda che è stata fatta.

  PRESIDENTE. L'iter giudiziario a che punto è?

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. L'iter giudiziario attualmente è nella fase delle indagini preliminari in corso di completamento. Siamo in attesa di vedere depositata la consulenza tecnica disposta e svolta in contraddittorio con tutte le parti interessate che ha preliminarmente comportato l'acquisizione di campioni di tutti i vari rifiuti e matrici ambientali interessate e che si sta ora traducendo in una relazione tecnica, oltre che in certificati di analisi di questi campioni. Solo all'esito di questa consulenza tecnica si potranno definitivamente prendere le decisioni utili all'esercizio dell'azione penale.

  PRESIDENTE. La notizia di reato da dove è arrivata? Ci sono stati dei controlli dell'ARPA? Ci sono altre persone coinvolte? Come si faceva a fare questi spostamenti e a utilizzare questo materiale? Ci sono anche dirigenti regionali e comunali coinvolti?

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Su questo forse il Procuratore può dare delle indicazioni in termini di possibilità o meno di dare delle risposte sul tema perché le indagini sono in corso.

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Questa, signor presidente, è una parte investigativa non ancora arrivata a maturazione. Stiamo lavorando anche su aspetti concernenti eventuali reati contro la pubblica amministrazione e altro. In più c'è un'altra parte di puro e semplice inquinamento che ancora va esplorata e che riguarda altre cose, come accennavo prima. La pubblicità di questa seduta non ci consente di parlarne oltre. Magari questa è una di quelle parti che potremmo riservarci di farvi sapere per altra via.

  PRESIDENTE. Perfetto. Noi dalle prossime volte, anche con le nuove disposizione Covid-19, faremo le audizioni in presenza. Questa ormai è andata così, ma si può ovviare con una nota riservata poi ci mettiamo d'accordo con i relativi uffici. Prego, onorevole Potenti.

  MANFREDI POTENTI. Sì, la ringrazio, presidente. Buongiorno ai nostri interlocutori, li ringrazio anch'io per la loro presenzaPag. 7 e per l'occasione che ci danno nell'approfondire materie particolarmente delicate. Vorrei porre due domande sempre in relazione all'oggetto di questa ultima nostra trattazione, ovvero l'indagine riguardante il Keu. Le risulta come sito di conferimento di queste sostanze miscelate anche la discarica di Rosignano, conosciuta con il nome di «Scapigliato», come risulterebbe da un articolo di stampa del 24 aprile 2021? Sempre da notizia di stampa, vi è poi quella relativa a possibili pressioni esercitate nei confronti di un funzionario, che i titoli dei giornali definivano «sgradito», il quale nel dicembre 2018 avrebbe sottoscritto, in qualità di responsabile del settore bonifiche della Direzione ambiente della Regione Toscana, uno dei quattro atti che riguardavano i risultati dei test di cessione del Keu, contestando al consorzio Aquarno la non conformità al recupero diretto in ambiente; tutto ciò, attraverso un'azione amministrativa che veniva fatta oggetto di attenzione da parte del gruppo così sottoposto a indagini. Sempre da notizie di stampa, apprendiamo che l'indagano Francioni riferiva che i dirigenti regionali sarebbero stati un po' strigliati dall'allora Governatore. Ho posto queste due domande per capire se nelle ipotesi di indagine sono state prese in esame anche alcune attività. Infine, relativamente a uno dei siti dove abusivamente venivano conferiti questi rifiuti – precisamente il sito della strada 429 –, vista anche la possibilità di riconoscere per colorazione i materiali che venivano portati sul sito di cantiere, chiedo se è stata presa in considerazione l'ipotesi di responsabilità da parte di coloro che sono deputati alle verifiche sul cantiere – responsabili della sicurezza o di direzione dei lavori – rispetto ai materiali che venivano conferiti.

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Grazie per le domande. Io rispondo alla seconda e poi lascio la parola al collega Giulio Monferini. Le cose che sono venute fuori sulla stampa relativamente al funzionario «sgradito» sono contenute nelle intercettazioni riportate nell'ordinanza di custodia cautelare a cui la stampa ha attinto a piene mani. In relazione a questi e ad altri aspetti credo che si debba riservare ulteriori eventuali notizie al prosieguo delle indagini. Per le altre domande, lascio la parola a Giulio che ha il polso della situazione.

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Sulla prima questione della destinazione del Keu alla discarica Rea, allo stato posso dire che fra le destinazioni che aveva l'impianto di trattamento dei rifiuti dopo aver ricevuto il Keu non era prevista una discarica per un motivo molto semplice: la discarica è un sito di trattamento di un rifiuto diverso da quello per cui il circuito vedeva destinatario questo impianto che era quello di un recupero. Essendo recupero, il risultato finale di questa miscelazione che ha queste anomale peculiarità era quello di portare a definizione o alla classificazione di un non rifiuto, di un materiale inerte riciclato, di una materia prima. Che poi il soggetto quasi regalava o vendeva a prezzo irrisorio è un'altra circostanza, ma il dato oggettivo è questo: non era un materiale da destinare a discarica perché non più rifiuto. Sulla possibile destinazione del Keu a questa discarica, sono in corso degli accertamenti, sicuramente è un fatto che, se dovesse essere accertato, è riconducibile ai periodi più recenti rispetto ai quali in questo momento non ci sono dati di accertamento ostensibili. Quanto alla terza questione relativa alla destinazione di una parte di questi materiali riciclati e classificati abusivamente come non rifiuti per i manufatti nella strada regionale 429, evidenzio che sull'individuazione dei punti dove è stato fatto lo smaltimento sono stati già fatti accertamenti che in qualche modo hanno consentito di individuare in maniera abbastanza precisa i luoghi del tracciato dove questo rifiuto è stato impiegato e conferito. In effetti, i campionamenti che sono stati fatti e le successive relative analisi hanno dato un riscontro positivo. I quantitativi che risultano essere stati conferiti sono tracciati documentalmente e fanno riferimento a una porzione ben delimitata del cantiere rispetto al quale poi, anche con la collaborazione di ARPA, Pag. 8è stata fatta una prima mappatura. Essendo le indagini non ancora complete, non si ha una risposta definitiva e certa, però la delimitazione è ben individuata. Sui profili di responsabilità di direttore di cantiere o direttore dei lavori, non dico nulla perché ovviamente non è il tema specifico della gestione dei rifiuti di conceria, soprattutto nell'ottica di eventuali diversi profili di responsabilità che allo stato non sono in alcun modo oggetto di possibile discussione. Tuttavia, sicuramente c'è una serie di elementi di verifica anche documentale che dà conto della fornitura di questi materiali e della loro contabilizzazione sempre come materie prime.

  PRESIDENTE. La notizia di reato come vi è arrivata? Dagli organi di controllo o come segnalazione di comitati?

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Io posso dare una risposta non in termini troppo dettagliati, ma complessivi. Il fenomeno non era completamente sconosciuto all'ufficio perché era già stata sviluppata e approfondita un'indagine relativa a una frazione di trattamento di scarti del comparto conciario in qualche modo integrata con quella della depurazione. In particolare, faccio riferimento al consorzio che trattava i carnicci, cioè la parte dei pellami di risulta dopo i loro trattamenti nei bagni di cromo. Questa parte di rifiuto veniva gestita da un consorzio collegato a quello della depurazione e i trattamenti di questi carnicci producevano uno scarico che finiva sempre nell'impianto di depurazione industriale di Aquarno. Gli spunti che hanno determinato la notizia di reato sono relativi ad una lettura integrata di una serie di circostanze, fatti anomali e ipotesi di reato conosciute all'ufficio che hanno consentito di evidenziare sin da subito particolari anomalie. Una su tutte – questa si può tranquillamente evidenziare – era quella per cui questo consorzio di trattamento delle acque depurate da un anno all'altro improvvisamente non ha più compilato i modelli dichiarativi dei quantitativi di rifiuti prodotti e da centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti si era passati praticamente a zero. Un altro profilo che poi è stato anche oggetto di controllo giurisdizionale da parte del giudice amministrativo era stato quello di rilevare anomali quantitativi di rifiuti liquidi in extraflusso rispetto agli scarichi in depurazione, quindi rifiuti liquidi portati da autobotti che venivano conferiti all'impianto nonostante l'impianto operasse in deroga, ovvero con la possibilità di scaricare al di sopra delle tabelle previste dalla legge. Mettendo insieme tutti questi elementi si era ipotizzata una originaria attività illecita che, in particolare, si concentrava nella produzione di questo Keu, laddove le anomalie emergevano innanzitutto dalla lettura dell'atto autorizzativo rispetto all'effettivo impiego di questo rifiuto nella produzione di inerti.

  PRESIDENTE. Se posso permettermi, quando si rilascia un'autorizzazione, imponendo comunque delle prescrizioni e così via, gli enti di controllo come Arpa Toscana dovrebbero verificare i test di cessione. Mi sembra che in tutto questo la figura dell'ente di controllo è venuta a mancare, o sbaglio?

  GIULIO MONFERINI, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Su questo penso di potere dire di no, perché in corso di indagini sono stati adottati dei provvedimenti da parte dell'ente di controllo quantomeno come sollecitazione all'emissione di diffide nei confronti dell'impianto di trattamento degli inerti che in qualche modo corroborava le ipotesi investigative che in quel momento erano in corso di accertamento. Su questo punto mi permetterei di evidenziare due criticità del sistema che sono proprio sistematiche, al di là della vicenda specifica. Queste due criticità trovano poi un'utilizzazione a fini abusivi da parte di una serie di soggetti coinvolti in queste indagini. La prima riguarda le modalità di certificazione dei rifiuti. Che cosa succede nelle fasi diffuse in tutte le vicende più delicate di gestione dei rifiuti? Succede che il soggetto produttore del rifiuto per la certificazione, Pag. 9per l'omologa dello stesso si rivolge a dei laboratori autorizzati che fanno delle analisi secondo procedure standard. Qual è il momento di criticità? Il momento di criticità è quello della formazione del campione, poiché non vi è un atto normativo che impone l'obbligo al laboratorio di analisi di certificare tutta la filiera della classificazione del rifiuto. Che cosa succede? Nella vicenda specifica abbiamo notato che lo stesso produttore del rifiuto formava un campione a proprio gusto, piacimento e comodo e poi lo forniva al laboratorio che rispetto a quel campione certificava le caratteristiche analitiche che evidentemente erano veritiere, ma rispetto a un campione che non era stato formato dal professionista incaricato. L'altro profilo di criticità si trova in tanti atti autorizzativi, ciò perché c'è un non detto in tutta la materia e in tutta la disciplina che è strumentalizzata da chi vuole operare abusivamente. Il non detto è che l'atto autorizzativo che disciplina le modalità non può essere esaustivo di tutti gli obblighi e di tutte le prescrizioni, poiché c'è una cornice normativa generale che impone obblighi e prescrizioni di ordine generale. Nel caso specifico degli impianti di trattamento degli inerti attraverso il Keu, il riferimento al test di cessione per il recupero di rifiuti inerti è scritto in maniera sintetica, ma implicitamente non può che essere riconducibile al sistema normativo generale e, in particolare, al sistema delle modalità di recupero previste dal decreto ministeriale 5 febbraio del 1998, che rappresenta – questa è l'altra criticità – una normativa residuale che fa riferimento solo alle autorizzazioni semplificate, ovvero alle autodichiarazioni. Questa normativa residuale, il minimo di tutela, non può essere dimenticata e l'atto autorizzativo, per non aver detto esplicitamente certe cose, non può essere interpretato nel senso di poter derogare a quel minimo di tutela. Queste sono le due criticità che, a volte, permettono al sistema di concedere un alibi, una scusa o un espediente a chi vuole operare abusivamente.

  PRESIDENTE. Mi permetto di suggerire una cosa. Oltre a questo, noi ci siamo occupati di alcuni diversi aspetti come i gessi rossi, ma soprattutto stiamo conducendo in generale un'indagine sugli abiti usati. Non so se si è trattato di un errore tra segreterie, però noi avevamo chiesto anche varie documentazioni per quanto riguarda la questione degli abiti usati con esponenti del clan Birra-Iacomino, in primis con Vincenzo Ascione. Volevamo avere maggiori informazioni sull'attività d'indagine perché la riteniamo fondamentale.

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Sinceramente mi sfugge in questo momento la richiesta di documentazione, ma ovviamente a stretto giro la recupereremo e ve la invieremo. Non ricordo di averla ricevuta, probabilmente ci può essere stato un disguido di segreteria. In ogni caso naturalmente farò seguito, mandandovi tutti i documenti concernenti i principali step dei processi del passato. Per quanto riguarda una serie di indagini sui rifiuti tessili, lascerei la parola a Leopoldo De Gregorio che ha più di un processo anche ereditato dalla collega Pietroiusti, che ha lasciato la DDA per scadenza dei termini qualche anno fa.

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Buonasera a tutti. Per quanto riguarda procedimenti in materia di rifiuti tessili essenzialmente prodotti dalle ditte riferibili a soggetti cinopopolari di Prato, sto trattando quattro procedimenti, uno dei quali è in fase dibattimentale, due in fase di udienza preliminare e uno è prossimo alla chiusura delle indagini. Per quanto siamo ancora in fase di indagini preliminari, non è più coperto da segreto perché in questo procedimento sono state emesse misure cautelari già note ai principali indagati, che quindi sono già a conoscenza dell'esistenza del procedimento. Il dato caratterizzante di questi quattro procedimenti, che sono il 14406/19, il 19068/14, il 18604/18 e il 14489/18, è rappresentato dal fatto che sono state individuate delle organizzazioni composte da soggetti di nazionalità italiana i quali, attraverso degli intermediari appartenenti alla comunitàPag. 10 cinese, entrano in contatto con gli imprenditori che producono questi scarti tessili, si occupano dell'attività di raccolta e di primo stoccaggio in area Toscana. Spesso vengono anche realizzati degli impianti che sono formalmente autorizzati alla raccolta di questi rifiuti e all'attività di recupero, che non viene svolta, ma che viene semplicemente a livello cartolare attribuita allo status di materie prime e seconde attraverso una non effettuata di recupero e di riciclo e di selezione. Questi rifiuti, che sostanzialmente rimangono rifiuti anche se trasformati in materie prime e seconde, vengono spostati e trasferiti dai centri di raccolta qui in Toscana a magazzini reperiti attraverso altri soggetti nel Nord Italia, magazzini appartenenti o a società sottoposte in difficoltà economiche abbandonate o non impiegate che vengono così saturate da questi rifiuti. In parte questi rifiuti, laddove non sia possibile allocarli in tali magazzini, vengono bellamente abbandonati lungo la via pubblica e un'ultima metodologia di «recupero illecito» è quella della vendita delle stesse materie prime e seconde all'estero. Quindi, abbiamo anche dei trasferimenti transfrontalieri di ciò che rimane sostanzialmente del rifiuto. In sintesi, c'è una raccolta che consente una prima fonte di guadagno illecito rappresentato dal pagamento spesso a nero dell'attività di raccolta degli scarti tessili a prezzi maggiormente concorrenziali rispetto a chi opera regolarmente. Questi scarti non vengono portati in discarica, ma non vengono nemmeno selezionati, così si risparmia sui costi di gestione dell'impianto perché non si fa nulla se non riempire sacchi neri da caricare su camion o autoarticolati che poi vengono o abbandonati per strada o in depositi che ricercati e reperiti all'occorrenza o addirittura venduti con materie seconde all'estero con un'ulteriore forma di guadagno illecito, quindi di convenienza per questa tipologia di affari.

  PRESIDENTE. In genere chi è che compra? Perché è disposto a pagare? Addirittura c'è chi paga per prendersi questi scarti che sono un rifiuto?

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Vengono mandati all'estero. Abbiamo delle spedizioni fatte a Johannesburg, in Sud Africa, in Croazia o in Paesi dell'Est Europa. Documentalmente non sono rifiuti, ma risultano essere materie prime perché sono stati recuperati.

  PRESIDENTE. Questo sì, però mi sembra strano che addirittura paghino dei soldi per ricevere questa roba. Forse ho capito male ed è il contrario. Per esempio, forse in Africa se li prendono non pagandoli e li smaltiscono non propriamente secondo i nostri canoni ambientali.

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. In alcuni Paesi dell'Est Europa c'è una legislazione meno rigorosa e attenta, quindi li ricevono e li smaltiscono in maniera molto più ben attenta, per usare un eufemismo. Un altro canale è quello della vendita «regolare»: chi acquista pensa di acquistare un prodotto che è stato oggetto di recupero, lavorazione e selezione perché proviene da un impianto abilitato a questo. Ha un suo ruolo di mercato e viene acquistato sulla base di prezzi che sono quelli del mercato. Sono prodotti tessili recuperati e vengono ceduti come tali, anche se in realtà, quando li ricevono, potranno accorgersi del fatto che hanno ricevuto rifiuti, ma nel frattempo rimangono in piedi un tempo limitato e vengono ceduti. Il profilo civilistico del recupero del denaro erogato diventa di difficile esecuzione. C'è il guadagno immediato e a distanza di mesi, quando l'acquirente si rende conto di essere stato truffato, dovrà poi rivolgersi all'autorità giudiziaria, attivando una graduatoria e quando si andrà a cercare il venditore italiano, quest'ultimo ormai ha già ceduto l'impresa ed è già sparito.

  PRESIDENTE. Perfetto, immagino che si tratti di un iter lungo e spesso un buco nell'acqua. All'estero, quando vengono truffati, si rivalgono sempre dei propri diritti oppure spesso e volentieri non fanno nulla?

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  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Nell'ultimo procedimento – una cosa piuttosto recente – dalla Croazia abbiamo un riscontro documentale. Una volta che in Croazia si sono resi conto che erano rifiuti, li hanno rimandati indietro alle stesse ditte che li avevano spediti e ora sarà onere della ditta italiana oggetto di indagine provvedere allo smaltimento. A questo punto noi abbiamo un ulteriore elemento di prova a carico come trasporto transfrontaliero. In questo caso, il soggetto straniero ha fatto in tempo a rendersi conto del danno che gli era stato provocato e al tempo stesso noi siamo stati messi in condizione di acquisire un ulteriore elemento di riscontro al fatto che ciò che era stato spedito come materia seconda, in realtà era semplicemente rifiuto. Tuttavia, non sempre il soggetto straniero riesce ad attivarsi tempestivamente.

  PRESIDENTE. Gli enti di controllo doganali non sono riusciti a intercettarlo?

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Ci siamo accorti che l'attenzione che le dogane italiane stanno mettendo fa sì che mentre prima venivano spediti in container attraverso i vari interporti sul territorio nazionale, ora si preferisce trasferire all'estero questo tipo di materia prima o seconda/rifiuto sostanziale – formalmente materia seconda ma sostanzialmente rifiuto – su gomma, facendoli viaggiare con documenti di trasporto e non con formulari. Nel caso in cui il veicolo impiegato per il trasporto venga fermato e controllato su strada da una pattuglia della stradale o qualunque altro corpo di Polizia, a meno che non fa una verifica del carico, visionando e verificando effettivamente cosa c'è all'interno del contenuto del camion, documentalmente si trova un prodotto che può circolare legittimamente. L'attenzione della dogana italiana ha fatto sì che si stia preferendo per questi soggetti la via del trasporto su gomma con documenti di trasporto falsi e su gomma vengono trasferiti direttamente all'estero. Il caso che dicevo prima del trasferimento a Johannesburg siamo riusciti a monitorarlo perché abbiamo potuto verificarlo fin dalla partenza, poiché il container destinato a essere trasferito a Johannesburg è stato bloccato al porto di Livorno. Ancora una volta documentalmente sarebbe stato impossibile accertare la natura del rifiuto, se non ispezionando il contenuto del container. Siccome era stata comunicata alla Polizia giudiziaria l'attività già di raccolta dell'impianto della provincia pistoiese e il trasferimento su automezzi era stato pedinato fino al porto di Livorno, una volta giunto al porto di Livorno, è stato bloccato e controllato, ma ancora una volta formalmente i documenti erano documenti regolari che attestavano l'esportazione di merce recuperata. Con la collaborazione partita sulla base di questi procedimenti con le varie dogane c'era comunque una maggiore attenzione e abbiamo notato lo spostarsi più su un trasporto su gomma nel tentativo di passare la frontiera, arrivare all'estero e procedere allo scarico.

  PRESIDENTE. Quindi, tutti e quattro questi procedimenti sono grosso modo simili?

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Sì, anche perché abbiamo individuato una certa professionalità in questa tipologia di illeciti, specie nel rapporto con la comunità cinese, per cui alcuni degli imputati sono soggetti presenti nei diversi procedimenti. Sostanzialmente l'uno ha permesso l'apertura e l'approfondimento dell'altro.

  PRESIDENTE. Quindi, si può dire che dietro c'è un'organizzazione ormai collaudata e che il fenomeno è diffuso, non è solo un fenomeno occasionale.

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Non è un fenomeno occasionale, ma più che altro appartiene alla «competenza» di una serie di imprenditori che operano in maniera illecita, che sono «professionisti» di questo settore e Pag. 12che hanno coltivato i giusti canali e i giusti contatti con la criminalità imprenditoriale e cinopopolare che c'è a Prato, utilizzando degli intermediari che svolgono anche una sorta di mediazione culturale con chi produce gli scarti, che molto spesso si limita semplicemente a scegliere quel soggetto, perché gli offre un prezzo più concorrenziale.

  PRESIDENTE. Nell'ambito di vostra competenza, il distretto di Prato passa al 100 per cento tutto lì oppure questi fenomeni si stanno un po' allargando e non sono poi così prettamente localizzati?

  LEOPOLDO DE GREGORIO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Noi stiamo verificando che gli imprenditori toscani coinvolti in questo tipo di reati sostanzialmente si occupano e hanno come principale fonte di guadagno illecito la gestione degli scarti tessili prodotti dall'area pratese. Hanno collegamenti con altri imprenditori nel settore del traffico illecito, ma perché sono coloro i quali nelle zone di Rovigo o di Brescia possono mettere a disposizione capannoni o individuano dei capannoni abbandonati o in disuso dove poter stoccare e abbandonare i rifiuti. Come dicevo, una parte provano a rivenderla, ma un'altra parte viene semplicemente «abbandonata» non in Toscana, ma laddove reperiscono dei capannoni abbandonati e probabilmente la ricerca di un altro territorio finora è stata fatta per cercare di allontanare il rischio dell'indagine. Se un corpo di Polizia individua un capannone abbandonato colmo di rifiuti e non ha idea da dove provengano, tenderà a sviluppare un'attività investigativa in quella località e in quella zona. Per localizzare e allontanare dalla Toscana i luoghi finali di stoccaggio e di abbandono definitivo, questo è stato utilizzato come espediente per allontanare l'indagine.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Non so se volete aggiungere altro su questo o se avete altre indagini sempre in ambito tessili o abiti usati. Volete segnalarci qualcosa di importante?

  GIUSEPPE CREAZZO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Presidente, credo che le cose più importanti sono quelle che vi abbiamo illustrato. Naturalmente mi riservo di inviarvi gli atti relativi ai procedimenti che lei ha indicato, che certamente sono di epoca anteriore al 2017, ma anche prima, secondo la mia memoria. Sono qui dal 2014 e ricordo che il procedimento nei confronti degli Ascione era cominciato ben prima della mia venuta. So che per il momento è in fase di giudizio e ci sono centinaia di imputati, ma il Covid-19 finora ha impedito la celebrazione del processo. Per quanto riguarda gli altri procedimenti, se potessi avere la lista dei procedimenti che vi interessano, farei le ricerche e invierei subito gli atti.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Intanto vi ringrazio e buon lavoro. Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.