XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 20 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore generale presso la Corte d'appello di Milano, Roberto Alfonso:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 5 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 5 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Nugnes Paola  ... 7 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 7 
Nugnes Paola  ... 7 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 8 
Ferrazzi Andrea  ... 8 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 8 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 8 
Lomuti Arnaldo  ... 9 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Alfonso Roberto , Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore generale presso la Corte d'appello di Milano, Roberto Alfonso.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore generale presso la Corte d'appello di Milano, Roberto Alfonso, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul costante ripetersi in alcune zone del Paese del fenomeno degli incendi presso impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, su cui nella passata legislatura era stata approvata una specifica relazione.
  La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connesse al ciclo dei rifiuti.
  Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, su motivata richiesta, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta. Nel caso le dichiarazioni segrete entrassero a far parte di un procedimento penale, il regime di segretezza seguirà quello previsto per tale procedimento. Si invita comunque a rinviare eventuali interventi naturali riservata alla parte finale della seduta.
  Invito il nostro ospite a svolgere la sua relazione, al termine della quale i commissari potrebbero fare qualche domanda specifica.

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Grazie alla Commissione per l'invito e grazie al presidente per aver sollecitato questo mio intervento, che ovviamente ritengo di dover porre in relazione con il discorso che ho pronunciato all'inaugurazione dell'anno giudiziario per il 2019, allorquando ho messo in evidenza degli interventi molto approfonditi della Direzione distrettuale antimafia in materia di incendi dolosi relativi a depositi di rifiuti.
  Debbo dire subito che, essendo procuratore generale, come voi sapete meglio di me, io non svolgo in via diretta delle indagini, ma per poter oggi rispondere alle vostre domande ho chiesto delle informazioni a tutte le procure del distretto e in particolare alla DDA, che si occupa di questa materia.
  Già nel 2016 avevo mandato una relazione con l'indicazione dei processi in corso di trattazione presso la DDA di Milano nella medesima materia, dopo aver fatto monitoraggio in tutte le procure del distretto. Devo anche comunicare alla Commissione che presso la procura generale della Corte di cassazione viene effettuato un monitoraggio per quanto riguarda le indagini in questa materia, non soltanto per i grandi delitti, ma anche per i reati minori, anche per le contravvenzioni commesse nel territorio dello Stato. Pag. 4
  Vi è questo monitoraggio, è stata creata una rete, di cui fanno parte i magistrati delle procure generali che hanno il compito di raccogliere notizie e informazioni, per poi veicolarle verso la procura generale della Cassazione.
  Per quanto riguarda i reati minori, dico subito che già nel luglio del 2018, in seguito ad una serie di riunioni da me convocate di tutti i procuratori del distretto, abbiamo provveduto a redigere un protocollo d'intesa, per consentire lo scambio di informazioni fra l'autorità giudiziaria e l'ARPA della regione Lombardia, nonché il NOE e tutte le forze di polizia giudiziaria che si occupano espressamente di rifiuti, ma soprattutto per mettere in campo delle linee comuni per quanto riguarda l'estinzione dei reati minori, soprattutto linee di carattere interpretativo su alcuni concetti che riguardano questi reati.
  Il riferimento è al procedimento di estinzione delle contravvenzioni, di cui alla parte 6-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, procedimento di estinzione però introdotto con la legge n. 68 del 2015.
  Sta funzionando, quindi gli organi di polizia giudiziaria e l'autorità giudiziaria, nonché l'ARPA della regione Lombardia si tengono in stretto contatto, scambiandosi di volta in volta, per ogni singolo reato commesso, quelle informazioni che servono per dare le prescrizioni agli autori dei reati, delle contravvenzioni e quindi addivenire all'estinzione del reato medesimo.
  Detto questo, veniamo alla parte più interessante.

  PRESIDENTE. Scusi, solo un'informazione: questo protocollo d'intesa è solo nel distretto di Milano?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Sì, io l'ho fatto per il distretto di Milano.

  PRESIDENTE. Sa se venga fatto già in altri distretti?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Probabilmente sì, ma non glielo so dire (ne ho una copia che vi posso lasciare), ovviamente provvedo per il mio distretto, così come domani è fissata una riunione da me convocata circa un mese fa proprio per mettere in piedi un protocollo, delle linee guida o comunque delle direttive da dare alla polizia giudiziaria per i grandi delitti in materia in materia ambientale, atteso che, come voi sapete, l'articolo 118-bis delle disposizioni di attuazione del Codice, così come modificato dalla legge n. 68 del 2015, prevede una informativa da parte di ciascun procuratore al procuratore generale del distretto, perché questi possa eventualmente, se necessario, procedere alle attività di coordinamento.
  Mi sembra quindi opportuno (domani spingerò in questa direzione) redigere un protocollo d'intesa fra tutti i procuratori, perché si possano trovare delle indicazioni interpretative comuni, delle linee guida e comunque soprattutto scambio di informazioni e, se necessario, di atti di indagine, per consentire a tutte le autorità giudiziarie di portare al risultato le loro indagini.
  Come voi sapete, qui c'è la doppia competenza. Per quanto riguarda il reato di cui all'articolo 452-quaterdecies vi è la competenza della direzione distrettuale antimafia, perché questo reato non è altro che la trasposizione della stessa fattispecie incriminatrice che prima era prevista dall'articolo 260 del decreto legislativo 152 del 2006, è sostanzialmente identica e, così come la competenza per quel reato era già della direzione distrettuale antimafia, anche per l'articolo 452-quaterdecies è rimasta la medesima competenza della direzione distrettuale antimafia, mentre per tutti gli altri reati che sono stati inseriti nel codice penale sotto la voce di reati ambientali, pur trattandosi a volte di reati più gravi perché più gravemente puniti rispetto a quello di competenza della DDA, restano di competenza delle procure circondariali.
  Questo comporta che, svolgendo le indagini l'uno e l'altro ufficio, il patrimonio conoscitivo o si mette in comune oppure viene conosciuto solo parzialmente dai due uffici. Mi insegnate che mezza prova a disposizione di una procura e mezza prova a disposizione di un'altra procura portano Pag. 5a due archiviazioni, unificando le due metà e giungendo ad un elemento di prova arriviamo a due risultati positivi da parte di due procure diverse. Questa è la logica che spinge al coordinamento delle indagini, specialmente sotto il profilo della conoscenza comune e dello scambio di informazioni, di dati e, se necessario, di atti di indagine e persino compimento congiunto di attività investigative. Ecco perché ho organizzato questa riunione domani, che credo porterà a buon risultato.
  Vi dico subito fin dall'inizio che prima di venire qui ho fatto una verifica e, tranne la DDA di Milano, altri uffici non hanno dei procedimenti, nel senso che la procura di Pavia aveva due o tre procedimenti, che però ha trasmesso alla DDA di Milano proprio perché le indagini hanno consentito di verificare che era ravvisabile nei fatti la fattispecie incriminatrice di competenza della DDA. Si tratta quindi di due o tre processi che dalla procura di Pavia sono migrati verso la DDA di Milano.
  Qualche altro processo credo sia stato trasmesso dalla procura di Como, che ne aveva tre in tutto, però due sono stati inviati alla DDA e uno è stato archiviato. Per quando riguarda le altre procure circondariali, non vi sono processi o indagini in corso, quindi l'attenzione va indirizzata esclusivamente verso la DDA.
  Veniamo ai fatti. All'inizio dell'anno 2018 o forse fine 2017 si verificarono degli incendi molto gravi e molto estesi come spazio, ma soprattutto come tempo per lo spegnimento, in provincia di Pavia, uno in particolare a Corteolona. Ovviamente le indagini misero subito in evidenza che si trattava di un incendio doloso e poi successivamente si capì finalizzato ad uno smaltimento facile, veloce, molto proficuo dal punto di vista economico di rifiuti che lì erano accatastati.
  La questione fece nascere e giustamente le preoccupazioni del prefetto di Pavia, il quale organizzò una specie di convegno (se così si può chiamare), al quale invitò pure me. Io andai, perché mi serviva cercare di capire eventualmente anche per dare delle direttive agli uffici di procura, e lì si discusse a lungo, c'erano moltissimi sindaci del territorio e si decise di dare corso a questa collaborazione che necessariamente doveva esserci fra tutte le autorità, fra tutte le istituzioni, quindi partendo dal prefetto, l'autorità giudiziaria, le autorità locali, i comuni, le polizie locali, ma soprattutto le forze di polizia giudiziaria specializzate in questo settore investigativo, e così fu fatto.
  Una seconda riunione fu organizzata alcuni mesi dopo, credo in giugno, e in quella riunione alla quale andai c'era anche il presidente della regione Lombardia, così come c'era il dirigente dell'ARPA, quindi decidemmo di passare dai ragionamenti ai fatti, tanto che il prefetto si incaricò di fare un monitoraggio su tutto il territorio di sua competenza di ogni cascina, di ogni campo, di ogni immobile presso il quale c'era o poteva esserci un immagazzinamento di un deposito di rifiuti, cosa che ha fatto.
  Si tratta di un lavoro molto corposo e molto importante, che mette a disposizione dell'autorità giudiziaria che dovesse indagare sul punto.
  Sulla base di quella spinta adottai anch'io le mie iniziative, convocai le forze di polizia giudiziaria, il direttore dell'ARPA e da lì si giunse poi a quel protocollo investigativo di cui vi ho già parlato e che, se lo ritenete di interesse, vi posso lasciare in copia. Ovviamente intervennero il Comando regione Lombardia, i Carabinieri forestali, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri e soprattutto l'ARPA, che ha svolto un ruolo importante in questo settore.

  PRESIDENTE. Interrompo solo per dire che ci interessa e che già nella scorsa legislatura, nel 2016 se non erro, visto che è compito anche della nostra Commissione, ci siamo presi l'incarico di verificare l'attuazione della legge sugli ecoreati, quella di formare una sorta di uniformità tra i vari soggetti interessati, e riuscimmo a fare un protocollo d'intesa a Bologna, con la procura di Bologna, l'ARPA...

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Io non c'ero, ero già andato via...

  PRESIDENTE. Il protocollo è stato fatto a Bologna.

Pag. 6

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Io sono stato procuratore di Bologna, però...

  PRESIDENTE. Visto che continuiamo questo lavoro di analisi, ci fa piacere leggere il vostro protocollo.

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Torniamo ai processi che dalla procura di Pavia furono trasmessi alla DDA. Vi rendete conto che le DDA non hanno risorse inesauribili e infinite, però per cercare di raggiungere non soltanto il risultato del buon esito delle indagini, ma anche quello di mettere la DDA in condizione di operare nell'immediato più agevolmente, ma anche in prospettiva nell'eventualità di un futuro dibattimento, ho applicato un collega della procura di Pavia, esattamente il collega che aveva avviato le indagini, alla DDA di Milano, perché potesse proseguire assieme ai colleghi della DDA nello svolgimento delle indagini.
  Questo comporta non soltanto un aiuto alla direzione distrettuale antimafia, ma soprattutto che, se si dovesse arrivare al dibattimento, questo può essere seguito direttamente dal collega che proviene da Pavia. Non soltanto quindi si alleggerisce la DDA, ma resta a Pavia un patrimonio di conoscenza molto importante anche per eventuali indagini future, in occasione gli altri fatti delittuosi.
  Ciò ho fatto esattamente in due procedimenti, ma il dato non è importante; l'importante è sapere che questo aiuto, questa collaborazione che si dà alla DDA fa parte della collaborazione complessiva che ci deve essere nella materia.
  Ci sono stati tantissimi altri incendi nel 2018, qualcun altro in provincia di Pavia ma anche in altre zone del territorio lombardo, all'interno del distretto della Corte d'appello di Milano, così come ci sono stati incendi anche in altre regioni come ad esempio il Piemonte, che hanno indotto i magistrati dell'una direzione distrettuale e dall'altra direzionale distrettuale ad effettuare delle riunioni di coordinamento per cercare di trovare elementi comuni alle due indagini, perché probabilmente i nomi delle società si ripetono, i nomi di alcuni soggetti si ripetono e si capisce che evidentemente il fenomeno ha una regia che può essere ricondotta o a soggetti singoli o a medesime società interessate in tutto il territorio nazionale allo smaltimento dei rifiuti.
  Per quanto riguarda le attività in corso, nella DDA di Milano in questo momento sono in corso tredici procedimenti; di questi tredici dieci sono ancora nella fase delle indagini preliminari, quindi comprendete bene che si tratta di informazioni ancora riservate perché coperte dal segreto investigativo, almeno in due di queste indagini sono in corso di redazione le richieste di misure cautelari, che si spera possano essere accordate a breve.
  Per quanto riguarda tre procedimenti molto gravi e molto complessi sono già state eseguite misure cautelari, c'è stato il rinvio a giudizio, quindi questi procedimenti sono stati già definiti pur trattandosi di fatti molto gravi.
  Debbo precisare che tutti questi tredici procedimenti tranne tre riguardano fatti del 2018. Questo significa che il fenomeno diventa sempre più grave, che continua e si ripete molto più spesso. Da qui la necessità di una maggiore attenzione, di un'attenzione soprattutto costante, perché ponendo attenzione a questi fatti è più facile l'approfondimento ed è più facile il risultato investigativo.
  Come vi dicevo, non posso fornire notizie sui procedimenti, essendo procedimenti che non tratto io. Le notizie sui procedimenti, ammesso che possano essere date, vanno date dall'autorità che svolge le indagini e da cui originano gli atti di indagine, perché si tratta delle sole autorità che hanno la disponibilità a farle conoscere se il segreto investigativo non arreca pregiudizio.
  Sarà quindi una volta vostra scelta eventualmente sentire o richiedere alla DDA copia di atti o informazioni specifiche sulle indagini che vengono condotte dalla DDA di Milano, con cui io ritengo domani, all'esito della riunione, di poter trovare dei punti di riferimento tali da consentire un Pag. 7secondo protocollo, che possa agevolare l'attività di tutte le procure.
  Io non ho altro da aggiungere, mi fermerei qui, ho l'elenco dei procedimenti, ma è un appunto che – ripeto – non vi posso lasciare perché non è mio, altrimenti ve lo metterei a disposizione, però se mi fate richieste specifiche in questo senso, lo dirò espressamente ai colleghi procuratori che decideranno se inviarvele oppure no e, in caso negativo, mi spiegheranno le ragioni per cui l'atto non può essere comunicato. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Procediamo con le domande dei commissari; avverto che dovremmo chiudere tra 20-25 minuti per consentire lo svolgimento dei lavori.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  PAOLA NUGNES. La ringrazio moltissimo. Sulla questione degli impianti e delle discariche che sono andate a fuoco e che, come lei dice, è in incremento, è stata valutata la tipologia di impianti a che tipo di autorizzazioni sia soggetta, a che tipo di controlli, se ci siano degli anelli deboli da un punto di vista normativo a cui si possa fare riferimento, oltre a quello che lei giustamente ha detto, maggiore e più frequente attenzione?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Gli organi investigativi hanno accertato entrambe le ipotesi. Ci sono situazioni in cui delle autorizzazioni vi sono, i rifiuti vengono classificati, solo che nella realtà poi non corrispondono; un rifiuto viene certificato in un certo modo ma non risponde alla certificazione apposta, così come vi sono impianti e stabilimenti dove non c'è alcuna autorizzazione e si è potuto verificare che essa era stata richiesta, ma non concessa per l'attività che vi si voleva svolgere.
  Nei procedimenti che vi ho segnalato, quindi, in alcuni casi c'è l'autorizzazione, però non corrispondono le attività svolte con quelle autorizzate, in altri non c'è affatto.

  PAOLA NUGNES. Specifico meglio la domanda: se nella tipologia degli impianti autorizzati non si prevede per esempio la VIA, il tipo di controllo che la regione è tenuta a fare tramite l'ARPA è limitato e a campione, quindi probabilmente questi impianti necessitano di autorizzazioni più stringenti. Questo può risultare...?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Per poter verificare questo, secondo me occorre valutare attraverso gli atti di indagine esattamente cosa in concreto è stato trovato, cosa è stato riciclato, cosa è stato certificato e cosa è stato smaltito, non è una risposta che si può dare in generale, perché ogni procedimento tratta fatti e attività diverse.
  Qui il monitoraggio si può fare prendendo gli atti di indagine dei vari procedimenti (questo si potrebbe fare almeno per quelli conclusi) per vedere dove sia l'anello mancante, come lei lo ha definito, il buco nero che consente di fare certe cose che invece, se creassimo una norma nuova, non si potrebbero più fare. Ho capito quello che lei intende dire, però non ho una risposta...
  Bisogna poi esaminare le carte e vedere dove stava quella lacuna che ha consentito di operare in un certo modo anziché in un altro. Normalmente i rifiuti sono certificati secondo la direttiva europea, però poi bisogna vedere se è vero, se non è vero, se corrispondono.
  Posso etichettare in un certo modo questo rifiuto e, invece, poi quel rifiuto andrebbe etichettato in maniera diversa e il procedimento di lavorazione sarebbe a quel punto diverso. Questo in concreto si può fare. In teoria, può pure accadere e probabilmente sarà accaduto. Però, poi, va verificato di volta in volta.

  PRESIDENTE. Senza una casistica così dettagliata, che si può provare a fare, nella sua esperienza, visto che in genere si parla di impianto rifiuti andato a fuoco, visto che i casi sono molteplici, come casistica principale si sente di dire che magari c'è più che altro o una discarica o un impianto di trattamento o addirittura – è il caso più Pag. 8frequente – un semplice capannone dove si buttano dentro gli scarti?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Esatto. Non sono degli stabilimenti, delle aziende vere e proprie. A volte – questo è un fenomeno sottoposto ad attenzione – si comprano dei capannoni dismessi da tantissimi anni, si riempiono di rifiuti di vario genere, anche urbani, e poi, alla fine, invece di smaltirli correttamente così come la legge impone, si dà fuoco al capannone. Lo smaltimento, quindi, è stato più celere e anche più produttivo, più economico dal punto di vista del profitto. Ce ne sono tanti di casi, probabilmente sono pure la maggioranza, però va verificato di volta in volta.

  ANDREA FERRAZZI. Vorrei chiedere se è possibile capire, alla luce delle indagini in corso, che tipo di organizzazioni stanno dietro agli incendi diffusi nel territorio, l'origine criminale e anche la provenienza geografica. Sono eventi che hanno un collegamento l'uno con l'altro, sono all'interno di un disegno complessivo oppure sono eventi sporadici che non c'entrano nulla?

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. In sintesi, l'avevo già detto nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Certamente la prima categoria alla quale possiamo attribuire l'identità soggettiva degli autori del reato è quella aziendale. È chiaro, hanno tutti una forma societaria e si muovono attraverso questi strumenti. Però, è diversa l'origine, perché abbiamo potuto verificare che soggetti campani e soggetti calabresi legati a organizzazioni ’ndranghetiste si muovono nel territorio proprio per svolgere questo tipo di attività che è molto lucrosa.
  Dicevo già nella mia relazione che si è potuto verificare che in alcuni casi la provenienza dei rifiuti è di origine campana. È l'imprenditore che svolge questo tipo di attività; imprenditore che ha nome e cognome, non è uno sconosciuto. La direzione distrettuale antimafia lo ha identificato, sa chi è e, ovviamente, lo sta seguendo nelle indagini. Allo stesso modo è in grado di riferire nome e cognome degli ’ndranghetisti che sono dietro alcuni di questi fatti di cui abbiamo parlato e che abbiamo accennato.
  Ripeto, se volete conoscere di più da questo punto di vista basta soltanto richiedere alla procura della Repubblica, che è titolare delle indagini, informazioni più specifiche.

  ALBERTO ZOLEZZI. È dalla scorsa legislatura che proviamo insieme a dare qualche risposta aggiuntiva. Le faccio solo qualche sollecitazione e le chiedo se avete acquisito dati in coordinamento con le Camere di commercio, con la stessa Autorità garante della concorrenza, per avere, anche in maniera più rapida, alcuni dati, anche perché le stesse Camere di commercio, a mio parere, stanno cercando di eliminare le mele marce e spesso possono fornire dati molto utili.
  Vorrei sapere se è stato deciso di valutare la validità delle autorizzazioni e delle iscrizioni all'Albo dei gestori ambientali per le varie ditte operanti sul territorio e se le risultano casi dubbi di incendio di rifiuti.
  Giustamente è stata fatta questa mappatura dei capannoni, dei luoghi che potevano ospitarli, però a me risulta che in un paio di casi ci sia stato un dubbio, e mi riferisco alla provincia dove risiedo, Mantova, se si trattava di incendio di rifiuti o meno. Poi, andando a vedere dentro e con le analisi dei Vigili del fuoco c'erano anche i rifiuti. In realtà, apparentemente, dovevano essere stivati solo bancali o materiali di questo genere, però, in due casi, Marmirolo e Novagli, ci furono due incendi piuttosto grandi.
  Mi risulta un'inchiesta che da Milano portò anche a Mantova. Credo sia stata una delle poche dove ci sono state delle misure cautelari. Grazie.

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. So che a Mantova si è proceduto in questa direzione, ma lei sa bene che Mantova non appartiene al mio distretto e quindi non ho richiesto nulla a Mantova perché non posso Pag. 9farlo. Non so esattamente cosa sia accaduto.
  Per quanto riguarda gli accertamenti alla Camera di commercio e all'Autorità del garante è chiaro che il pubblico ministero questo lo decide di volta in volta. Se ne ha bisogno nell'ambito dell'indagine che sta svolgendo, si rivolge non soltanto a quelle, ma a qualsiasi altra organizzazione o istituzione che possa fornire un dato utile per il proseguimento, per lo sviluppo e per il buon esito delle indagini dette.
  Normalmente l'attività più proficua e che più comunemente si fa è il raccordo con le altre DDA. Milano, per esempio, si è coordinata con la DDA di Torino. Mi risulta che nel primo autunno del 2018 la procura nazionale ha tenuto una riunione di coordinamento con le DDA sia del nord che del sud, in particolare quelle calabresi e campane, Napoli e Salerno, proprio per fare il punto della situazione e verificare soprattutto se vi fossero delle convergenze investigative.
  Il dato che va ricercato deve avere o ha normalmente questa connotazione. È finalizzato all'attività di indagine. Probabilmente altre se ne faranno, ma si decide di volta in volta. Tenete conto che il procuratore nazionale antimafia è stato in maniera compiuta informato dalla DDA di Milano su tutte le indagini che sono in corso e quindi deciderà eventualmente anche lui, laddove vi fosse bisogno, di convocare delle riunioni e acquisire dei dati.
  Tra l'altro, la procura nazionale ha a disposizione tantissime banche dati alle quali può attingere per avere le notizie che le servono.

  ARNALDO LOMUTI. Torno un po’ indietro nel tempo. A seguito degli incendi a cavallo fra il 2017 e il 2018, il prefetto di Pavia convocò un po’ tutte le parti e gli attori in gioco. Successivamente a questo convegno, c'è stato un monitoraggio capillare del territorio.
  Su questa attività volevo fare tre brevi domande che riguardano la modalità della ricerca, quali sono stati i risultati e le eventuali difficoltà o criticità connesse proprio alla ricerca e connesse all'attività di indagine.

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. La modalità utilizzata dal prefetto non la so, né il prefetto è tenuto a comunicarmela. Io ho soltanto i risultati di questa attività di monitoraggio in cui, località per località, è indicato indirizzo, via e tipo di immobile nel quale sono contenuti. Questo è chiaro che può essere utile alle varie procure che si occupano del fenomeno. D'altra parte, poi c'è uno specchietto di sintesi iniziale dove si danno dei numeri indicativi del dato che il monitoraggio ha fornito.
  Credo che queste informazioni, se le chiedete al prefetto, ve le trasmetterà, così come le ha mandate a me, le ha mandate alla direzione investigativa antimafia, perché è chiaro che quello è l’input che si vuole dare; un input di carattere investigativo alla DDA e alla procura di Pavia che era la procura che per prima si era occupata di questo tipo di fenomeno, perché nel suo territorio vi erano stati questi episodi gravissimi.
  Pensate che per spegnere l'incendio di Corteolona i pompieri sono stati impiegati e impegnati per circa dieci giorni. È stato un fatto di gravità inaudita.
  L'ARPA ha verificato il tipo di inquinamento che era stato creato, i livelli di diossina, eccetera, ma è chiaro che questa è un'attività diversa il cui dato finale interessa all'autorità giudiziaria, ma poi si applicano strumenti che sono gli strumenti che ognuno ha a disposizione per le finalità che deve raggiungere.

  PRESIDENTE. Non ci sono altre domande da parte dei colleghi.
  Nella mia limitata e magari superficiale esperienza, posso permettermi di dire che probabilmente questa tipologia di reato, questi incendi, come lei ha detto, stanno aumentando sempre di più. Questo, da un lato, secondo me, potrebbe essere strettamente legato al fatto che la Cina ha chiuso i ponti, non acquista più il materiale, prevalentemente plastico, che va facilmente...
  Siccome il nostro Paese non ha ancora un mercato di recupero di materia delle plastiche, che andrebbe sviluppato, si è creato un surplus che, attualmente, non essendoci una filiera industriale, ha un Pag. 10costo di smaltimento notevole e quindi è molto più facile bruciarlo dentro un capannone.
  Mi hanno sorpreso le sue parole riguardanti una regia unica dietro al traffico di rifiuti che dalla Campania vanno al nord. Questo sicuramente è vero. Però, visto che questa tipologia di rifiuti plastici è prodotta in tutto il territorio italiano, alcune aree hanno una filiera di selezione più o meno efficiente, altre un po’ meno, però gli scarti plastici li produciamo tutti, mi interesserebbe capire se questa regia criminale riguarda soltanto il trasporto di questi rifiuti che girano per tutta Italia. Il capannone, quindi, sta a nord e la regia di questi traffici è prevalentemente di origine criminale: campana o, come ha detto lei, magari calabrese o se comunque è difficile ricostruire anche questo. Quei rifiuti plastici vengono prodotti in tutta Italia.

  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. È il dato anomalo che ha incuriosito l'ufficio, l'organo che sta investigando. È chiaro che se c'è un'inversione di percorso rispetto a ciò che è accaduto fino all'anno scorso, il pubblico ministero ha il compito, ha l'obbligo di cercare di capire perché il fenomeno sta subendo queste modifiche.
  Probabilmente, è una questione di persone; c'è una regia unica, ci sono più regie coordinate fra di loro. Questi sono aspetti che il pubblico ministero deve capire, soprattutto il pubblico ministero della DDA che indaga su una fattispecie che prevede il traffico organizzato compiuto o da una sola persona oppure da più persone diverse in associazione fra di loro.
  Il reato ambientale, che è di competenza della DDA, a differenza degli altri reati associativi, perché sia commesso e si configuri, non ha bisogno di avere tre o più persone associate fra di loro, perché il riferimento dell'organizzazione è oggettivo, è all'attività.
  È l'attività che deve essere organizzata, ma la persona che compie il fatto, che commette il delitto può essere anche una soltanto, che si organizza in tutto il territorio, sia con i mezzi di trasporto, sia con gli impianti, sia organizzando e costituendo diverse società che gli consentono di operare in una città e in una regione piuttosto che in un'altra o nell'una e nell'altra.
  Tutto questo lo deve verificare il pubblico ministero che, sulla base delle indagini che ha in corso, ha segnalato questi fatti. Intanto c'è un'inversione. Probabilmente è un fatto economico, costa di meno.
  Il problema che gli imprenditori hanno avuto non è soltanto che non potendo più mandare gli scarti in Cina sono costretti a farlo in Italia, in una situazione di necessità, ma c'è anche un problema di economicità, perché poi se ne spendono meno nel farlo con le modalità con cui lo fanno è chiaro che scelgono queste modalità e non una modalità che, pur essendo legale, costa di più. C'è un profilo di convenienza, di profitto da parte dell'imprenditore. Anche questo è un dato che va verificato. Sono manifestazioni di situazioni complesse, che vanno approfondite sotto tutti i profili, perché soltanto alla fine il risultato è quello che consente di dare una fotografia ben precisa di ciò che sta accadendo nel territorio e nel Paese.
  Certo, le indagini portano a dire al procuratore della Repubblica di Milano che a loro giudizio c'è una regia unica, perché probabilmente ci sono le stesse società che compaiono in più parti oppure vi sono diverse società i cui organi sociali indicano la presenza di una medesima persona fisica.
  Sono diversi gli aspetti e questo, evidentemente, è un dato che mi hanno comunicato. Siccome, secondo me, è un dato rilevante, io ne ho riferito nella mia relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. È chiaro che nel discorso, che complessivamente deve durare quindici minuti, io faccio un accenno, ma già nella relazione scritta c'è qualche cosa di più. Se poi voi chiedete le carte a Milano, probabilmente troverete negli atti che Milano vi potrà mandare delle situazioni specifiche molto più interessanti.

  PRESIDENTE. Naturalmente chiederemo tutto. Un'ultima domanda. Quanto il fuoco rende più difficile risalire alla natura colposa o dolosa?

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  ROBERTO ALFONSO, Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano. Dipende dall'intensità e dal volume del fuoco. Saranno i Vigili del fuoco, gli esperti, a stabilire un po’ meglio il tutto.
  In alcuni siti sono state trovate tracce degli incendi già fatti, compiuti magari tempo fa. Davano soltanto un'indicazione che lì non soltanto si depositavano i rifiuti, ma evidentemente, nel tempo, periodicamente, venivano bruciati. È un dato, è un elemento indiziante particolarmente significativo, che può spingere il pubblico ministero a indirizzare le indagini in una certa direzione piuttosto che in un'altra.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Chiederemo più documentazione possibile proprio per cercare di ricostruire il fenomeno. Grazie della disponibilità. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.