XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 42 di Mercoledì 16 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione, in videoconferenza, del Capo Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, con particolare riferimento agli effetti del conflitto tra Federazione Russa e Ucraina.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Curcio Fabrizio , Capo Dipartimento della Protezione Civile ... 5 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
De Luca Piero (PD)  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Ravetto Laura (LEGA)  ... 12 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 13 
Iwobi Tony Chike  ... 13 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 13 
Zuliani Cristiano  ... 13 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 14 
Curcio Fabrizio , Capo Dipartimento della Protezione Civile ... 14 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 17 
Curcio Fabrizio , Capo Dipartimento della Protezione Civile ... 18 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione in diretta streaming sulla web-TV della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto dei colleghi senatori e deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento il 4 novembre 2020.

Audizione, in videoconferenza, del Capo Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, con particolare riferimento agli effetti del conflitto tra Federazione Russa e Ucraina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del capo Dipartimento della Protezione civile (DPC), ingegnere Fabrizio Curcio, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone, in relazione agli effetti dell'iniziativa bellica della Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina.
  A nome di tutti i componenti il Comitato, do un caloroso benvenuto e ringrazio l'ingegnere Curcio per la disponibilità a contribuire ai nostri lavori. Il 25 febbraio 2022 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per intervento all'estero in seguito alla crisi in Ucraina. Questa misura ha assicurato il concorso dello Stato italiano ad iniziative di protezione civile a supporto della popolazione colpita, anche attraverso interventi straordinari e urgenti. Il 28 febbraio il Consiglio dei ministri ha deliberato un ulteriore stato di emergenza per assicurare l'accoglienza in Italia della popolazione ucraina in fuga dal proprio Paese. Per gli interventi di assistenza sono stati stanziati 10 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali che si sono aggiunti ai 3 milioni già stanziati nei giorni precedenti, al netto di quanto sarà rimborsato dall'Unione europea. Sono poi intervenute altre misure di protezione civile per assicurare sul territorio nazionale l'accoglienza, il soccorso e l'assistenza alla popolazione in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell'Ucraina, mentre continuano ad affluire carichi di aiuti reperiti grazie al supporto delle regioni e delle province autonome nella Romania nord orientale dove è operativo un hub europeo di smistamento dei materiali. Il Dipartimento, inoltre, ha attivato la CROSS, poi ce lo spiegherà, meglio di me, lei capo Dipartimento, che è la Centrale Remota per le Operazioni di Soccorso Sanitario, per consentire il trasferimento nel nostro Paese dei cittadini ucraini, con specifiche esigenze sanitarie, attualmente presenti nei territori di Polonia, Romania, Slovacchia e Moldavia nell'ambito delle strutture sanitarie regionali.
  Sul piano legislativo, colleghi, le Commissioni affari esteri e difesa della Camera Pag. 4hanno concluso l'esame, in sede referente, del decreto-legge n. 14 del 2022, che reca disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina che è ora all'esame e in conclusione anche in Assemblea alla Camera. Nel corso dell'esame, in sede referente, il contenuto normativo è stato ampliato in maniera significativa, anche al fine di recepire in esso il contenuto del decreto-legge n. 16 del 2022. Alcune disposizioni riguardano espressamente il settore dell'assistenza umanitaria ai rifugiati, dalla semplificazione delle procedure di aiuto in favore di quelle popolazioni ad interventi di sostegno per fronteggiare l'eccezionale esigenza di accoglienza in conseguenza del conflitto bellico in atto. È stata, inoltre, prevista la creazione di un fondo speciale destinato a finanziare iniziative in favore di studenti, ricercatori e professori di nazionalità ucraina e di altre nazionalità muniti di protezione internazionale che siano sul territorio italiano per ragioni di studio e di ricerca.
  Secondo i dati forniti dal Viminale il 14 marzo sono 38.539 le persone entrate nel territorio nazionale: 19.566 donne, 3.373 uomini, 15.600 minori ospitati nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) individuati dalle Prefetture in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere. È stato disposto, anche, un aumento dei posti nel sistema di accoglienza e integrazione per rifugiati e richiedenti asilo.
  Ricordo che l'Italia è il primo Paese in Europa, dopo la Polonia, per presenza di cittadini ucraini, secondo i dati Eurostat (European Statistical Office – Ufficio statistico dell'Unione europea) dei circa 800.000 residenti nell'Unione europea, 230.000 si trovano in Italia.
  La richiesta di ascoltarla, signor capo Dipartimento, nasce dall'esigenza di acquisire, in primo luogo, un quadro informativo aggiornato della strategia con la quale il nostro Paese si sta preparando ad affrontare l'emergenza, sia sul versante dell'accoglienza che dell'assistenza sanitaria, delle forme di raccordo e di coordinamento attivate in questi giorni con il meccanismo europeo di protezione civile.
  Ciò al fine di conoscere meglio i punti di forza e le criticità del sistema e valutare l'adozione di ulteriori interventi normativi mirati, anche alla luce dell'annuncio fatto dal Governo di un nuovo provvedimento d'urgenza volto a fronteggiare la crisi in Ucraina.
  L'Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite stima che il numero di persone che potrebbero lasciare l'Ucraina potrebbe salire fino a 4 milioni. Vorremmo sapere se, sulla scorta dell'esperienza del patrimonio previsionale maturato dal suo Dipartimento, è possibile convenire sull'attendibilità di ipotesi di questo tipo, anche se, come affermato recentemente, ci troviamo di fronte a una tragedia inedita e imprevista.
  Infine vorremmo conoscere una prima valutazione dell'applicazione della decisione, recentemente adottata dal Consiglio dell'UE, che introduce una protezione temporanea a seguito dell'afflusso massiccio di persone in fuga dall'Ucraina a causa della guerra, in applicazione di una direttiva comunitaria del 2001, adottata al termine dei conflitti nella ex Jugoslavia. Si tratta di un meccanismo di emergenza applicabile in caso di afflussi massicci di persone, teso a fornire protezione immediata e collettiva agli sfollati che non possono ritornare nel proprio Paese di origine.
  La normativa non disciplina le procedure alle frontiere e non prevede nemmeno meccanismi di solidarietà, escludendo quote e ricollocamenti obbligatori, come in passato. Ciascuno Stato potrà valutare la propria capacità di accoglienza e verranno fatte delle valutazioni una volta che le persone in fuga dall'Ucraina si stabiliranno nei diversi Paesi.
  Questa è l'introduzione a questa importante audizione che avevamo preparato, anche con il prezioso lavoro dei nostri funzionari.
  Io aggiungo, capo Dipartimento, e mi rivolgo anche ai colleghi, che sono tornato proprio ieri da una missione che è stata organizzata dalla componente giovanile del movimento politico di cui faccio parte: la Lega. Sono stato in Polonia, proprio a un passo dal confine con l'Ucraina, 25 chilometri da Leopoli, a Korczowa, e ho visto proprio con i miei occhi quanto sta succedendo.Pag. 5 Siamo andati con un'auto e un pullman vuoto, siamo tornati con quarantadue persone, quarantadue profughi, di cui ventidue minorenni, che abbiamo aiutato in questo tragitto. Partendo da Korczowa per arrivare prima a Padova, poi a Desenzano del Garda, poi in provincia di Bergamo, poi a Milano e poi a Roma, li abbiamo aiutati a ricongiungersi ai loro cari. Otto dei quarantadue sono ospitati dal comune bergamasco di Rogno di cui mi sento di ringraziare l'amministrazione comunale.
  Ho aperta questa parentesi perché tante persone si stanno muovendo in queste operazioni di grande solidarietà a titolo volontario. Capo Dipartimento, lo dico anche ai colleghi, quello che ho visto a Korczowa, in questo hub di accoglienza per profughi, è un grande impegno dell'Esercito polacco, della Polizia polacca, dei volontari polacchi, del Governo polacco in genere ma mi duole rilevare, porre all'attenzione anche del Comitato, la totale assenza dell'Europa. Io mi sarei aspettato di trovare, in questo hub di accoglienza a Korczowa, le pettorine con la bandiera dell'Unione europea; io ho visto solo divise di Polizia, di Esercito, di volontari della Polonia per gestire queste persone in evidente difficoltà, persone che stanno scappando da bombe, missili e da una guerra, che hanno bisogno di supporto e di aiuto, tantissimi sono minori. Lasciando da parte emozioni che sono assolutamente nel cuore, quello che rilevo e porto all'attenzione pubblica, anche del Parlamento, in quel preciso contesto di Korczowa – poi magari da altre parti l'Europa si sta impegnando un po' di più, ma non voglio far polemica ma portare dei dati dei fatti – la bandiera europea era assolutamente assente. Dal Comitato ringrazio l'impegno degli operatori polacchi.
  Ho fatto questa premessa per dirle che, nell'ambito di questa crisi che stiamo vivendo, il taglio che voglio dare all'impegno del nostro Comitato parlamentare, è un taglio utile, concreto e operativo. Io lascio le geopolitiche ad alcuni dibattiti televisivi; qua, attraverso il lavoro parlamentare, vogliamo intervenire nell'ambito normativo ed essere il più possibile utili e concreti. Per questo, dopo il verificarsi del conflitto, abbiamo voluto sentire come prima persona proprio lei, capo Dipartimento, perché lei, con le sue donne, coi suoi uomini, che siano funzionari del Dipartimento o volontari presenti in tutte le regioni, dal Nord al Sud del nostro Paese, rappresenta proprio l'operatività e la concretezza. Abbiamo bisogno di indicazioni da lei, sempre per quanto di sua competenza, anche per indirizzare al meglio la disponibilità e il grande cuore delle nostre regioni e dei nostri sindaci che stanno accogliendo, e son pronti ad accogliere anche altri profughi ucraini, in un contesto dove per i comuni e le amministrazioni comunali, anche dal punto di vista economico a causa delle crisi che stiamo vivendo, la situazione è delicata poiché già per la pandemia stanno vivendo una condizione di stress. Noi ci interfacciamo, da parlamentari, con molti sindaci e amministratori che dal Governo hanno bisogno di risposte chiare per poter lavorare ogni giorno nell'ambito di una procedura il più possibile precisa, nell'ottica di gestire al meglio l'emergenza. In un contesto in cui c'è un conflitto in corso, ognuno può fare la propria parte, aiutare queste povere persone a, per quanto possibile, tornare alla normalità. Grazie, le do la parola.

  FABRIZIO CURCIO, Capo Dipartimento della Protezione Civile. Grazie, presidente. Grazie anche per questa introduzione molto dettagliata. Io ringrazio e saluto tutti i commissari che saranno presenti a questa audizione. Io mi inserirò nelle molte cose che ha già sottolineato nell'ottimo lavoro, effettivamente, svolto dai funzionari che vi hanno confezionato il quadro nel quale ci muoviamo.
  Per quello che ci riguarda io, se è d'accordo presidente, se i commissari condividono, mi muoverei intanto in una sorta di contesto generale, quello che lei ha già fatto ma andando un po' più nel dettaglio.
  Andiamo a definire, pertanto, un po' più nel dettaglio, quello che è l'inquadramento normativo, cioè quali sono gli strumenti che noi oggi abbiamo a disposizione, quello che è stato fatto come quadro degli aiuti. Andiamo a raccontare e descrivere quella che è la governance dell'impostazione nazionalePag. 6 nell'aiuto alle persone che stanno arrivando sul nostro territorio. Racconterò brevemente, ma disponibile a qualunque interlocuzione e precisazione, come stiamo ragionando sul piano di accoglienza e di assistenza nazionale e poi farò qualche brevissima considerazione rispetto agli aspetti finanziari che, ovviamente, sono aspetti particolarmente rilevanti considerato il numero delle persone.
  Il contesto generale lo ha descritto già lei in maniera molto dettagliata: siamo di fronte ad una situazione francamente inedita, la tipologia di evento, cioè una guerra in territorio europeo che provoca milioni di rifugiati. Al netto che non sono europei dal punto di vista tecnico ma sono pienamente europei dal punto di vista geografico, è una situazione con la quale tutto il sistema internazionale europeo si confronta per la prima volta. I numeri sono veramente drammatici. Ad oggi le organizzazioni internazionali forniscono un dato che sostanzialmente, oramai, è attorno ai 3 milioni di profughi già in corso, già in essere. Quindi, quel dato che veniva riportato prima, a sensazione, lo consideriamo attendibile, se ad oggi già viene considerato che 2 milioni 950.000 persone, quindi fondamentalmente 3 milioni di persone hanno lasciato l'Ucraina. Queste persone sono per lo più donne, bambini e anziani, quindi una tipologia di persone da accogliere molto diversa rispetto a quelli che sono stati i flussi migratori che hanno interessato l'Europa, ma in particolare il nostro Paese, fino ad oggi. Come è ben noto, infatti, gli uomini non possono lasciare, se non in determinate condizioni specifiche, i loro territori; pertanto queste donne con bambini e anziani sopra i sessanta anni o sotto l'età maggiore, prevalentemente si sono posizionati nei Paesi limitrofi, cioè, in primo luogo, in Polonia dove abbiamo più del 60 per cento di questi profughi e poi nelle aree immediatamente limitrofe quindi Romania, Slovacchia, Moldavia e Ungheria. I flussi sono molto complicati da definire nella loro imprevedibilità. Sono, infatti, persone che, fondamentalmente, vorrebbero rientrare nei propri territori e sono in attesa di comprendere quelli che saranno gli sviluppi di pace o di guerra in Ucraina. Con ogni probabilità, nel caso, che tutti guardiamo con favore ma che non dipenderà purtroppo da noi, in cui si dovesse arrivare ad una tregua, ad una pace ovvero ad una forma di stabilizzazione diversa, questi flussi diminuiranno e, perché no, in buona parte rientreranno. Oppure questo 60 per cento di persone che oggi sono in Polonia, nel momento in cui dovessero realizzare, così come gli altri, che non sono imminenti le possibilità di rientrare nel proprio territorio nazionale, potrebbero definire delle soluzioni diverse e quindi muoversi e certamente anche arrivare nel nostro Paese dove, ricordo, la comunità ucraina, che è poco al di sotto delle 250.000 persone, è la più popolosa in ambito europeo. Sono popolazioni molto coese, molto fiere, sono popolazioni che vedono nel legame familiare un punto di riferimento e su questo, se me lo consentirete, entrerò un pochino più nel dettaglio dopo, quando andrò a caratterizzare quelle circa 47.000 persone che sono oggi entrate. Il dato aggiornato a stamattina dal Ministero dell'Interno è di circa 47.000 persone, di cui il 50 per cento per l'appunto donne, il 40 per cento bambini e il 10 per cento uomini. Quindi, questo è il quadro nel quale ci stiamo muovendo con una certa incertezza dei flussi, proprio per le motivazioni che ho poc'anzi descritto.
  Cosa sta facendo il sistema nazionale e, in particolare, il Dipartimento? Ma al di là del Dipartimento, io vorrei parlare del Servizio Nazionale di Protezione civile (SNPC). Noi ci muoviamo su due filiere diverse; abbiamo una filiera, chiamiamola, di aiuto esterno, cioè di attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile (EUCPM), e una filiera di come ci stiamo organizzando nel nostro Paese. Le tratterei in maniera differenziata.
  Per quello che riguarda la parte degli aiuti verso l'esterno, devo dire che questa situazione è abbastanza delicata. Mi permetto di evidenziare il fatto che noi forniamo aiuti, nell'ambito del meccanismo europeo, in quelle che sono le regole che l'Europa si è data per affrontare le emergenzePag. 7 in generale, quindi non solo questa, ma in generale.
  Come funziona il meccanismo? Lo Stato membro o anche lo Stato non membro, in questo caso l'Ucraina non è uno Stato membro ma ha fatto richiesta comunque di aiuto a Bruxelles, fa la richiesta d'aiuto al Centro di coordinamento europeo di Protezione civile, facendo un elenco di quelle che sono le necessità. Il coordinamento europeo lo rilancia agli Stati membri, gli Stati membri, quando viene accettato, mettono l'aiuto in campo. Noi ci siamo mossi in questa filiera. Devo dire che, come Paese, siamo stati tra i primi – questo ci è stato riconosciuto nelle numerosissime riunioni che abbiamo fatto – e il sistema si è mosso, sostanzialmente, per portare alcuni aiuti che vi vado ad elencare in maniera molto rapida. In primo luogo, abbiamo portato più di mille effetti letterecci, quindi tende, azioni di assistenza collettiva alle persone in Polonia; inoltre, abbiamo attivato, sempre tramite il canale europeo e, in particolare, la parte sanitaria, una serie di aiuti di tipo medico che si sono sostanziati in più di venti TIR (Transport Internationaux Routiers) di materiale medico: medicinali, elettromedicali, materiale di consumo. Là c'è l'elenco completo che va dagli incubatori per i neonati ai defibrillatori, insomma tutto il materiale medico di dettaglio che è stato richiesto. Stiamo completando la consegna di ventitré ambulanze che saranno portate a Suceava, in Romania, per poi trasferire il materiale in Ucraina. Io stesso mi sono recato la settimana scorsa proprio a Suceava, contestualmente all'arrivo del primo carico, perché la Commissione europea ha aperto degli hub intorno all'Ucraina dove vengono consegnati questi materiali. Le autorità ucraine arrivano in questi hub, prendono in consegna il materiale e lo trasferiscono in Ucraina. Questo perché, come sistema di protezione civile, noi non abbiamo accesso a territori bellici, quindi portiamo il materiale nelle Nazioni limitrofe e poi gli Ucraini se lo vengono a prendere e se lo portano via. Questo per precisione. Ovviamente, con quel meccanismo del quale vi parlavo prima, sono state fatte tante altre cose: materiale donato dal MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) in favore della Moldavia. Noi stessi stiamo terminando due operazioni molto importanti: una in Slovacchia, dove verrà allestito un campo da 250 persone da parte del Friuli Venezia Giulia. Quando parlo del sistema regionale, parlo del sistema regionale completo, quindi con il mondo del volontariato, con tutti quelli che collaborano nel nostro sistema per far sì che questo sia attuale; stiamo poi finalizzando un altro campo di 500 persone in Moldavia, perché la Moldavia è un Paese molto delicato in questo scenario, c'è una preoccupazione forte che se la parte di Odessa non dovesse reggere, da un punto di vista militare, la parte moldava farebbe una pressione eccezionale sulla parte rumena e quindi poi nell'ingresso europeo. Abbiamo, inoltre, messo a disposizione tendostrutture in favore di UNHCR per un campo di transito in Ucraina; abbiamo messo in stand-by, su richiesta della Commissione europea, anche un EMT2 (Emergency Medical Team Type 2), che è un ospedale da campo importante, reso disponibile dalla regione Piemonte. Questo nell'ambito della filiera del sistema internazionale. Inoltre, ci sono una serie di relazioni bilaterali molto forti, molto importanti che si stanno finalizzando con altre specifiche donazioni. Penso, in particolare, alla disponibilità che ha dato il Corpo nazionale dei vigili del fuoco di alcuni loro mezzi di trasporto, da destinare a nazioni limitrofe a quella dell'Ucraina. Prima di chiudere questo punto vorrei evidenziare un tema importante: le donazioni. È un tema molto sentito dal punto di vista territoriale. Molte sono state le associazioni, enti, singoli cittadini che, nello spirito che contraddistingue, in maniera assolutamente positiva, il nostro Paese, sta mettendo a disposizione il materiale più vario. Noi, come parte istituzionale, non possiamo farci carico delle donazioni, per esempio vestiti o materiali di altro tipo, perché noi non ne abbiamo avuto richiesta. Tra le altre cose, anche nell'ambito delle associazioni umanitarie, con le quali siamo in strettissimo contatto, pare che questi materiali siano largamente disponibili e quindi bisognerà Pag. 8capire bene queste donazioni, che spontaneamente si sono create in ambito nazionale, dove andranno a finalizzarsi. Molto spesso sono le grandi associazioni umanitarie che raccolgono questo materiale ma il sistema nazionale, ovviamente, si fa carico delle azioni istituzionali che sono quelle di cui vi ho parlato prima.
  Nell'ambito nazionale, invece, ci siamo mossi e ci stiamo muovendo partendo dal presupposto delle famose 47.000 persone che sono oggi transitate attraverso le nostre frontiere. La maggior parte di queste persone transitano attraverso la frontiera slovena, quindi la parte di Fernetti Trieste, una percentuale molto elevata transita da quella frontiera lì, e si distribuisce sul territorio nazionale in maniera, ad oggi, autonoma. Nel senso che, di queste 47.000 persone, solo 2500 sono state accolte nei sistemi strutturati, di cui poi brevemente riporterò l'organizzazione, quindi la maggior parte di loro si sta organizzando tramite un rapporto diretto tra ricongiungimenti, parenti e amici e non sono al momento inseriti nell'ambito dell'assistenza strutturata. Noi, tuttavia, non possiamo escludere che non lo saranno in futuro perché, ovviamente, c'è un primo momento di generosità e di accoglienza che poi deve trovare una forma di organizzazione più ampia. Anche su questo brevemente ci tornerò dopo.
  Quali sono stati gli strumenti normativi? Li ha citati lei presidente, quindi non ritornerò su quelle che sono state le due delibere di stato di emergenza: quella del 25 febbraio, che ha definito la possibilità del sistema nazionale di Protezione civile di lavorare all'estero ed è, quindi, lo strumento giuridico con il quale noi stiamo svolgendo quelle operazioni di aiuti all'estero e che abbiamo finalizzata con un'ordinanza di Protezione civile del 2 marzo, in particolare, la n. 870; e poi, anche lei ha citato la delibera del 28 febbraio 2022 che ha l'obiettivo di assicurare il soccorso e l'assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale. Questa delibera che attiene alla seconda filiera, rientrando nel meccanismo del sistema di Protezione civile, di fatto definisce che per l'organizzazione e l'attuazione degli interventi di soccorso e di assistenza si opera tramite ordinanze di Protezione civile. Noi lo stiamo facendo, siamo alla terza ordinanza di Protezione civile, abbiamo emanato la n. 872 il 4 marzo, la n. 873 il 6 marzo e la n. 876 il 13 marzo. Queste ordinanze stabiliscono le regole d'ingaggio giuridiche attraverso le quali fornire questa assistenza. Mi appresterò, brevemente, a descrivere il quadro entro il quale ci stiamo muovendo.
  Ricordo che il Consiglio europeo, il 4 marzo scorso, ha deliberato la protezione temporanea proprio per i cittadini ucraini provenienti dal territorio bellico e questo, da un punto di vista normativo, comporta che l'Italia, in base al decreto legislativo n. 85 del 2003, deve recepire questa protezione temporanea con una serie di azioni e di attività e, in particolare, con un DPCM che è in corso di adozione.
  Quindi noi abbiamo un DPCM in corso di adozione e una delibera del Consiglio dei ministri per l'assistenza. Perché il doppio strumento? Perché, in realtà, il tema della protezione temporanea è molto più ampio rispetto all'assistenza. È un tema che tiene conto di tutta una serie di aspetti che vanno dalla categoria degli sfollati, la disponibilità ricettiva, le procedure per il visto; tutta una serie di elementi che, ovviamente, sono riportati nel decreto legislativo che ho citato e che faranno parte di questo DPCM. Poi il DPCM prevede, anche, le misure assistenziali che in questo caso, con ogni probabilità, confluiranno nella filiera: delibera stato di emergenza, ordinanza di Protezione civile, ma il DPCM è in corso di redazione quindi dovremo attendere la sua emanazione.
  Tornando agli ingressi in Italia e all'organizzazione, come detto i numeri parlano abbastanza chiaro: possiamo dire che, al netto di quella percentuale più bassa di uomini, queste 47.000 persone sono donne e bambini, che sono entrati e stanno entrando in Italia occupando le strutture organizzate ma che, soprattutto, si stanno inserendo in una filiera di solidarietà che ha come capisaldi le comunità ucraine in Italia che sono principalmente stabilite in alcune città: Roma, Milano, Napoli, Bologna.Pag. 9 Queste sono le città dove la comunità ucraina e più numerosa e dove, evidentemente, l'afflusso di persone si sta riversando proprio perché è la rete parentale, familiare e amicale che si è messa in moto.
  Che cosa prevede come governance il sistema di accoglienza? È un sistema di accoglienza molto complicato, inedito, che dovrà prevedere, e prevede, anche ragionamenti un po' diversi rispetto alle accoglienze degli immigrati fatte fino adesso, proprio per tipologie culturali diverse. L'immigrazione negli ultimi anni non è un tema di protezione civile, ma con esso la Protezione civile si è comunque confrontata in passato. Era un'immigrazione, ed è un'immigrazione perché anche quella non è terminata, fondamentalmente di raccolta di popolazioni che provengono dal bacino del Mediterraneo, dalla parte del Nord Africa. Pertanto, anche la strutturazione della risposta di assistenza andava su target di persone, uomini, magari giovani, ma soli, oltre che il tema dei minori sul quale poi dirò due parole. Qua parliamo di una categoria completamente diversa per la quale ci si sta attrezzando anche da un punto di vista strutturale. Allora la governance prevede, come detto, che il Dipartimento di Protezione civile sia il coordinatore generale di queste azioni, proprio perché stabilito dalla delibera del Consiglio dei ministri, in quanto si entra nella filiera di Protezione civile. Abbiamo una competenza molto importante di materia che è del Ministero dell'interno, perché queste comunque, tecnicamente, sono popolazioni extraeuropee, seppure oggi inserite nel meccanismo di protezione temporanea, ma sono cittadini fuori dalla Comunità europea. Chiaramente gli strumenti che oggi sono a disposizione, in particolare del Ministero dell'interno, sono strumenti che non riescono a dare risposta a numeri così importanti, poiché non sono solo quelli già in corso ma anche quelli che arriveranno. Basti pensare che se una piccola percentuale delle persone che oggi si sono sistemate da sole chiedessero sistemazione, già il sistema sarebbe messo in crisi. Allora il sistema di Protezione civile integra il sistema ordinario con la nomina dei presidenti di regioni, commissari delegati del Dipartimento di Protezione civile nella gestione territoriale. Quindi la gestione non può che essere territoriale ed integrata. Territoriale perché la risposta di Protezione civile è regionale, integrata perché bisogna tener conto di tutte le strutture che sono presenti in ambiti territoriali e, in particolare, delle prefetture e dei sindaci sui quali grava un peso enorme nell'accoglienza, sia nei rapporti con il Ministero dell'interno sia in assoluto, perché comunque anche quando si fanno accoglienze di Protezione civile, vengono fatte sul territorio e quindi in alcuni comuni. In particolare, la governance ha previsto, con un'ordinanza che ho firmato domenica sera, anche l'istituzione di un commissario delegato per i minori stranieri non accompagnati. Questo è un tema molto delicato sul quale ci siamo sin da subito concentrati, questa quantità di bambini che stanno provenendo da quei territori che fanno parte di reti come orfanotrofi o altre situazioni del genere. Ricordo che in Ucraina negli orfanotrofi non ci sono solo i bambini che non hanno i genitori, per i quali non c'è la patria potestà, ma ci sono anche bambini di persone indigenti, quindi con genitori che hanno fatto la scelta, credo obbligata in molti casi, di far assistere questi bambini in strutture diverse. Quindi il tema è molto complicato, la nomina del commissario, che è di tre giorni fa, ha proprio come obiettivo la focalizzazione di questo sistema in maniera specifica sui minori non accompagnati.
  Tuttavia, nella governance generale noi non possiamo non tener conto che se i temi di cui stiamo parlando e i numeri di cui stiamo parlando, raggiungono valori prossimi anche in percentuale alla popolazione evacuata già, quindi a quei famosi 3 milioni, la rete di Protezione civile non sarà sufficiente a sopportare questo peso. In questo senso abbiamo aperto dei contatti, siamo in via di finalizzazione, con le cosiddette «reti del terzo settore», perché non c'è dubbio che dobbiamo utilizzare anche tutto quello spontaneismo che viene offerto dai nostri cittadini, la famiglia che oggi, sensibilizzata dagli eventi e dalle immagini televisive e dall'informazione, dice: Pag. 10«Io voglio ospitare una famiglia, una donna, un bambino, un vecchio, un anziano di questi che stanno arrivando». Ovviamente, questo meccanismo tra l'ospitante e l'ospitato, è un meccanismo molto delicato e stiamo lavorando con i soggetti del terzo settore per far sì che la garanzia di questo incontro tra ospitato e ospitante venga fatta dalle regole del terzo settore, che sono associazioni che sono un vanto del nostro Paese e lo fanno in ordinario. I Piani regionali devono tener conto di questa integrazione, quindi devono tener conto delle strutture prefettizie presenti e in collegamento con i sindaci, devono tener conto della possibilità di ospitare in via temporanea con strutture di protezione civile e terranno conto – dico terranno conto perché oggi lo si sta facendo già ma lo vogliamo fare in maniera ancora più strutturata – appena chiuderemo gli accordi a livello nazionale della disponibilità che viene fornita dal cosiddetto «terzo settore». Il Piano nazionale di accoglienza e di assistenza quindi come è costituito? Sostanzialmente è costituito dall'insieme dei piani regionali, dal piano specifico che verrà fatto sui minori stranieri non accompagnati e da quello che noi chiamiamo il concorso nazionale, cioè delle strutture temporanee di livello nazionale che si dovessero rendere necessarie. Noi stiamo pianificando e organizzando per l'accoglienza di grandi numeri. Tutto questo insieme fa parte del cosiddetto «piano di accoglienza e assistenza nazionale».
  Chiudo dicendo che stiamo spingendo molto su una serie di azioni. Una delle azioni più importanti su cui stiamo lavorando è la condivisione di dati su informazioni che mettiamo a disposizione in maniera trasversale su piattaforme, chiamiamole dashboard, che sono strumenti informatici che stiamo finalizzando con tutti i soggetti con i quali abbiamo interlocuzioni. In primo luogo, per avere una maggiore condivisione dei dati, per esempio, di ingresso, di arrivo e di dove sono queste persone. Quindi stiamo finalizzando con le amministrazioni competenti, in particolare l'Interno, questo dato che viene restituito al territorio, in base al quale si può fare un'analisi di ciò che entra e come è distribuito per immaginare le risposte. Un ulteriore lavoro che stiamo facendo come piattaforma informatica è proprio quell'incontro tra domanda e offerta, anche della sistemazione spontanea, proprio per consentire alle associazioni del terzo settore, in una cornice condivisa a livello nazionale, di fornire l'assistenza migliore. Stiamo valutando un'ipotesi di sostegno alle famiglie che oggi operano già. Cioè, se queste 45.000 persone che hanno trovato assistenza parentale possono continuare a rimanere dove si trovano ma hanno necessità di un sostegno da un punto di vista economico – non fosse altro che uno grava su una famiglia, da un punto di vista dei consumi elettrici, energetici o quello che è – stiamo immaginando una serie di ipotesi operative che sottoporremo alla valutazione politica per definirne la fattibilità o meno. Quindi è una terza fattispecie, cioè un contributo alle famiglie che ospitano, dato sotto forma di contributo al profugo, non alla famiglia in particolare. Su questo punto, però, stiamo ancora cercando di capire come muoverci perché dobbiamo fare una valutazione attenta, non solo delle esigenze finanziarie, e questo non c'è dubbio, ma dobbiamo anche evitare di mettere in piedi meccanismi che nascono col massimo della positività ma che se utilizzati in maniera spregiudicata possono creare qualche problema.
  Ecco, questo è il terreno all'interno del quale ci stiamo muovendo, non so se sono stato nei tempi, presidente, spero di non aver abusato della vostra pazienza. Sono a disposizione per domande, per approfondimenti e per qualunque necessità voi riteniate opportuno consultarmi.

  PRESIDENTE. La ringrazio ingegnere capo Dipartimento. Io la conosco personalmente per la sua competenza, per la sua professionalità e per la sua sensibilità.
  Ha parlato dei bimbi. Li ho visti anch'io, li ho visti personalmente proprio l'altro giorno in questo padiglione, in particolare, i bimbi non accompagnati. Mi ha rincuorato l'assistenza che viene loro fornita, mi ha rincuorato anche vedere con loro il presidio di agenti e personale in divisa militare per evitare quello che non voglio Pag. 11neanche poter immaginare. Perché poi ci sono anche degli aspetti di sicurezza su cui gli organismi preposti stanno lavorando a tutela dei bimbi che non devono assolutamente essere toccati ma devono essere solo curati, accarezzati e tutti noi dobbiamo lavorare ad ogni livello per il loro futuro. Nell'ambito della sua sensibilità e professionalità quale Capo dipartimento, le chiedo di lavorare nell'ottica, e l'ha dimostrato nel suo intervento, di non lasciare mai soli i primi amministratori, i primi rappresentanti delle istituzioni sul territorio che sono i sindaci. Come Dipartimento, mi raccomando, continuate a stare vicino ai nostri sindaci che dopo il Covid stanno gestendo questa emergenza.
  La parola ai parlamentari. Ha chiesto di intervenire l'onorevole De Luca da remoto e poi l'onorevole Ravetto. Prego, onorevole De Luca del Partito Democratico.

  PIERO DE LUCA. La ringrazio presidente. Saluto anch'io e ringrazio l'ingegner Curcio. Mi dispiace che abbiamo i minuti contati e faccio una richiesta formale affinché si possano organizzare, in modo più confacente alle esigenze di questo Comitato, i lavori perché diventa davvero complicato riuscire a partecipare con sette minuti di tempo. Quindi la invito a rispettare anche i tempi di noi commissari perché è complicatissimo in questo modo riuscire a gestire delle audizioni.
  Giusto una considerazione, perché il tempo purtroppo è limitato e la materia è talmente complessa e difficile che meritava, e meriterebbe, maggiore disponibilità di tempo. Un invito anche da parte del Partito Democratico a supportare al massimo i comuni e gli enti locali e una richiesta di capire i tempi entro cui saranno stipulate le convenzioni con il terzo settore, sarà predisposta la contabilità speciale che ancora oggi non è stata attivata per supportare le regioni, i comuni e, soprattutto, le famiglie, come ricordava benissimo l'ingegner Curcio, che ha perfettamente a cuore le difficoltà di questo tipo di emergenza che riguarda soprattutto donne e minori, in tanti casi minori non accompagnati, che hanno necessità di un sistema di accoglienza fortemente legato al terzo settore che non può essere, purtroppo, assolto dagli attuali CAS e, in misura solo ridotta, può esserlo dai SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione). Per cui è necessaria la predisposizione di una struttura e di una procedura di accoglienza completamente differente rispetto a quella a cui siamo stati abituati negli anni passati. Pertanto, faccio un invito davvero accorato a predisporre quanto prima tutte le procedure giuridiche, amministrative e finanziarie che consentano alle persone, sono 47.000 e saranno tante di più nei prossimi giorni, di essere accolte e integrate, soprattutto per quanto riguarda i minori che hanno necessità di attivare dei percorsi scolastici, dei percorsi educativi, percorsi di integrazione linguistica affinché questa accoglienza possa essere, come sempre accade nel nostro Paese, svolta nel miglior modo possibile e in modo efficiente nella maggiore sensibilità e solidarietà che caratterizza il nostro Paese.
  Chiudo con una considerazione sull'Europa. A me pare che l'Europa stia reagendo con misure straordinarie inedite finora. La decisione di applicare la direttiva del 2001 è una decisione straordinaria che sta consentendo agli Stati membri di attivare questa protezione immediata, rispetto ai rifugiati dall'Ucraina. È di adesso la notizia da parte della von der Leyen che il sistema elettrico nazionale ucraino si sta agganciando a quello europeo. Credo sia questo il momento, davvero lo dico con tutto il senso di responsabilità alle forze politiche, di lavorare in sinergia e in sintonia per rafforzare l'Europa, che sta facendo passi avanti anche sul tema della difesa comune. Quindi metterei da parte qualche polemica, semmai è stata fatta in partenza dal presidente. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca. Sull'ordine dei lavori volevo informarvi che ho fatto una verifica sia con la Camera che con il Senato, mi si conferma che non ci saranno votazioni quindi, data l'importanza del tema, possiamo estendere di alcuni minuti l'audizione per consentire gli interventi dei colleghi parlamentari e le conclusioni alle risposte del nostro capo Dipartimento di Protezione civile, ingegner Curcio.Pag. 12
  Mi permetto, assolutamente nessuna polemica sull'Europa, io ho richiamato quello che ho visto coi miei occhi. Sono stato di persona nel centro commerciale di Korczowa, in Polonia, che è il centro profughi a 25 chilometri da Leopoli e proprio vicino al confine con l'Ucraina.
  Guardo il nostro capo Dipartimento, abbiamo voluto audire proprio lei nell'ambito di un'operatività utile anche in questo ambito parlamentare, la nostra Commissione bicamerale, l'ho voluto fare anche per una sensibilità che credo, lo dico con la massima umiltà, maturata da ex volontario della Protezione civile. Sto cercando di portare anche questo spirito nella nostra bicamerale.
  Onorevole Ravetto, mi scusi, mi perdoni se mi sono dilungato. Prego.

  LAURA RAVETTO. Grazie, presidente. Grazie al nostro capo della Protezione civile. Grazie davvero per quello che fate e grazie per l'audizione di oggi.
  Io ho tre domande velocissime, poi lascio spazio ai colleghi. La prima è di ordine generale, due specifiche. Quella di ordine generale: lei, correttamente, ci ha detto: «Ovviamente non possiamo spingerci in territori di conflitto, di guerra». Vorrei capire se vi spingete su altri territori; per esempio, c'è una presenza fisica in Polonia? E se sì, sollecitata dal presidente, ritiene che sarebbe necessario potenziarla, magari a livello europeo, creando delle strutture organizzate vere e proprie su quel confine? Questa è la domanda generale, non c'è nessuno spirito polemico antieuropeo anzi è per capire come organizzare meglio questa situazione.
  Poi arrivo ai due punti specifici che interessano me per il mio impegno quotidiano sulle pari opportunità, sulla questione dei minori. L'ha detto lei stesso, l'ha detto il presidente, su 38.000 persone arrivate oggi, 19.000 sono donne, 15.000 sono bambini; allora, lei ci ha annunciato la presenza di questo Commissario, benissimo, grazie, perché i territori che hanno questa volontà di accoglienza dei minori, si trovano a farsi delle domande sulla legislazione, sulle possibilità. Parliamo spesso di minori non accompagnati, quindi la ringrazio davvero se solleciterete un chiarimento su questo tema specifico, non solo dei minori ma anche dei minori non accompagnati. C'è poi un altro tema che è quello delle vaccinazioni, anche qui, non assolutamente in nessuno spirito polemico anzi costruttivo. Cioè, i sindaci, gli amministratori, gli assessori che vogliono creare integrazione scolastica di questi bambini, si trovano però a fronteggiare una normativa che, per esempio, ai bambini italiani chiede un protocollo di vaccinazione. Quindi, come si creano le compatibilità normative in questi casi? Naturalmente sempre con uno spirito di assoluta inclusione, questi bambini devono essere accolti e devono poter andare a scuola, devono essere immessi nel sistema. Quindi, l'aiuto che chiedono gli amministratori è di coordinamento, come immagino stiate già facendo con le regioni, con i sindaci.
  Ultima domanda specifica sulle tempistiche. Lei, giustamente, ci ha detto una cosa importante e cioè che bisogna coinvolgere il terzo settore e che, effettivamente, ci sono molte famiglie desiderose di creare questo incontro. Però poi noi siamo amministratori, politici dobbiamo fronteggiare la realtà: i tempi. Cioè, io ho parlato con alcune associazioni che si occupano, appunto, del terzo settore che mi hanno detto: «Noi diciamo alle famiglie: “Stimiamo almeno un arco minimo temporale di sei mesi”». Il tema vero è l'accoglienza. Tutti la vogliamo fare, però deve essere spiegato alle famiglie destinatarie di questa accoglienza che non si tratta di una cosa che si fa fino ad agosto e poi ci si accorge che, magari, ad agosto tutti vogliono andare in viaggio – auspicabilmente, perché speriamo che tutto torni in una situazione di pace – e questi bambini, queste donne in che situazione si trovano, si possono spostare con le famiglie? Quindi, vorrei chiederle come state stimando i tempi, anche perché se, auspicabilmente, si arrivasse in una situazione di riappacificazione, ci sarà una fase di ricostruzione e di riorganizzazione, comunque questi soggetti saranno immessi, giustamente, nel sistema dell'accoglienza. Quindi, che tempi stimate e come Pag. 13lo spiegate agli interlocutori del terzo settore o delle famiglie? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Ravetto, mi permetto di dire, data l'eccezionalità del tema che stiamo affrontando, che la percezione che ho avuto rispetto alle famiglie, poi chiedo eventualmente conferma sul campo, è che queste donne, queste mamme, queste mogli hanno voglia di tornare nelle proprie case. Quindi, noi ci occupiamo in questa Bicamerale di controllo e vigilanza sull'immigrazione, altri tipi di immigrazione, di voglia di tornare alle proprio case no, loro hanno proprio voglia di tornare ad abbracciare i propri compagni, i propri mariti e di rivedere la propria casa.
  Senatore Iwobi. Prego.

  TONY CHIKE IWOBI. Grazie, presidente. Grazie ingegnere Curcio per la sua relazione e per il lavoro che state svolgendo in questo momento particolarmente difficile. I profughi ucraini godono di un permesso speciale collegato al movimento di un alto numero di profughi per motivi umanitari, come è giusto che sia, che però pesa sul territorio cioè le regioni e, in particolare, i comuni. I comuni sono già stressati e sofferenti, insieme con la crisi energetica anche per la presenza, solo nel 2021, di 70.000 immigrati giunti dal Nord Africa. Per cui credo sia necessario e urgente pretendere un fondo europeo solo per la gestione di questi profughi speciali e l'attuazione di questa direttiva 2001. Nell'articolo 2 il Consiglio europeo ha già dato il via libera a questi permessi, quindi sarebbe opportuno usufruire di tale opportunità per chiedere questi fondi per dare sostegno ai nostri enti pubblici, particolarmente i comuni, anche per poter gestire meglio questi profughi speciali che abbiamo il dovere di ospitare e di tutelare, almeno fino a quando possiamo farlo.
  Le mie tre domande sono queste. La prima è questa: dei 47.153 profughi ucraini risulta che oltre 19.000 sono minori; chiediamo se sono tutti minori non accompagnati o solo una parte. La seconda: può, cortesemente, chiarire con precisione la questione della governance? Perché bisogna entrare nel merito per capirne il contenuto. Poi l'ultima domanda: chiediamo di conoscere se c'è la volontà di sostenere l'accoglienza tramite CAS o favorire rete famiglia e volontariato territoriale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Iwobi. Senatore Zuliani. Prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, presidente. Grazie Capo Dipartimento, per l'esposizione. Serviva veramente in questo momento, anche per la rete di aiuti. Io sono sindaco di un comune della provincia di Verona e insieme ad altri amministratori condivido le preoccupazioni. Pur condividendo questa tematica, siamo tutti disponibili all'accoglienza, sono soggetti che vengono dalla guerra, stiamo vedendo degli ottimi risultati a livello umanitario. Queste persone, pur nella richiesta di asilo nei nostri territori, vorrebbero tornare quanto prima nel loro Paese. È per questo, come già sottolineato da altri colleghi, che, da sindaci, siamo preoccupati per la rete di aiuti, anche a livello economico e pratico, che riguarda i comuni, soprattutto quelli più piccoli, e per le tematiche minori non accompagnati. Ricordiamo che tra i minori non accompagnati rientrano anche quei minori che sono accompagnati da una persona adulta ma non sono familiari di questa. Per cui, laddove i genitori rimangano in patria, c'è tutta una questione da seguire a livello di istruzione, trasporto, sanità e altro, perché, stando ad alcune comunicazioni che sono arrivate, anche dalla questura sul territorio di Varese, si incaricano, si delegano i sindaci a seguire questi minori. Poi, come ha detto la collega Ravetto, servono protocolli chiari di sanità e scuola, serve chiarezza. Proprio sul discorso scolastico, dove abbiamo famiglie con minori che debbono comunque andare a scuola e non possono avere garanzia, gli amministratori non sanno cosa fare per partecipare alle attività scolastiche. Chiedo anche chiarezza e quando dico chiarezza, Capo Dipartimento, il mio tono non è critico ma è per evidenziare le criticità, perché ragionandoci insieme le cose possono funzionarePag. 14 meglio. Chiarezza sui fondi alle regioni e ai comuni, perché ora ognuno si improvvisa però in questo periodo difficile, con un'economia di guerra, con i rincari energetici, i comuni non riescono a mettere a bilancio le risorse per fronteggiare le esigenze da riversare sulla comunità, anche a livello sociale. Se non ci sono comunicazioni su questo a un certo punto un sindaco, piuttosto che un governatore, iniziano a fare dei ragionamenti e dire: «Sì, vi aiuto però come faccio a far quadrare i conti nel bilancio dell'ente che amministro?».
  Un altro aspetto critico, che sottolineo, è sull'ordinanza della Protezione civile che non è chiara sulle competenze alloggiative. Cioè, il ruolo delle regioni, ad esempio, sarebbe sussidiario rispetto a quello della prefettura. Però, concretamente, cos'è che succede in questi giorni? Ad esempio, la prefettura di Milano, sentendo amministratori della regione Lombardia, chiama la regione per il trasporto e l'alloggio di queste persone, che sicuramente hanno bisogno di aiuto, però in mancanza di indicazioni, con documenti che vengono inviati dagli enti di competenza alla regione, bisogna chiarire di chi è la governance. Chi è che deve seguire questo? È la prefettura con fondi statali? È la regione, ma la regione non ha certezza di fondi statali, piuttosto che dell'Unione europea?
  E poi volevo capire qual è l'intenzione della Protezione civile, sempre che serva un rapporto politico con altre istituzioni dello Stato, su come procedere. Se tramite i Centri di accoglienza straordinaria o simili, con altri nomi, o favorire le reti delle famiglie del volontariato. Questione molto importante, al di là dei minori non accompagnati, anche quella delle persone con disabilità, magari anziani, degli orfani e di tutta quella categoria, anche di ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che arrivano dal territorio straniero con bisogno di sostegno psicologico. Da valutare inoltre, Capo Dipartimento, la carenza di personale della Protezione civile, perché è oberata e dobbiamo prepararci a scenari peggiori – speriamo di no – in cui i flussi siano in aumento, e magari anche di molto, con defezioni per casi di positività – speriamo di no – del personale di Protezione civile. Chiederei una valutazione se affiancare l'Esercito al personale della Protezione civile.
  Un'ultima questione sulla quale vorrei una sua parola è se la Protezione civile, insieme agli organi di Governo, intenda valutare un'agevolazione, visto che comunque le deroghe ci sono state, per consentire un'accoglienza immediata a queste povere persone, questi soggetti, per favorire l'affidamento familiare di questi bambini e bambine presso le famiglie che sono disposte a farsene carico. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Zuliani. Chiudiamo gli interventi dei parlamentari. Intervento conclusivo per le risposte del Capo Dipartimento Curcio. Prego, ingegnere.

  FABRIZIO CURCIO, Capo Dipartimento della Protezione Civile. Grazie, presidente. Ringrazio i parlamentari per le considerazioni e per le domande alle quali proverò, brevemente, a dare risposta, laddove io sono in grado di dare risposte, ovviamente non a tutte, ma a quelle alle quali posso dare risposta proverò volentieri.
  In preambolo mi preme sottolineare che la presenza di ANCI – io non so a quante riunioni siamo arrivati negli ultimi quindici giorni – è stata costante in tutte le interlocuzioni, per tutte le ordinanze di Protezione civile. Per noi il sistema di Protezione civile, che ovviamente è strutturato su base regionale quindi non c'è dubbio che la regione sia il punto di caduta territoriale, pone al centro i comuni e, non a caso, proprio con l'ordinanza n. 872, il Capo dipartimento si è dotato di un comitato di lavoro che è rappresentato dal Capo del Dipartimento di Protezione civile, dal Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione (DLCI) del Ministero dell'interno, quindi il soggetto ministeriale che ha la competenza di gestire l'immigrazione, dal Direttore centrale per l'Immigrazione e la Polizia di frontiera, che è fondamentale per consentire la valutazione dei flussi, dal Coordinatore tecnico della Commissione di protezione civile e della Conferenza delle Pag. 15regioni e dal Segretario generale di ANCI. Questo proprio per evidenziare l'importanza strategica di queste decisioni, che vengono prese tramite le ordinanze e vengono poi comunque riportate, analizzate e discusse con i soggetti che sul territorio le devono mettere in atto. Fermo restando che io stesso, appena ne avrò la possibilità, vorrò fare degli incontri territoriali, non per verificare ma per prendere atto, mi auguro, che la stessa unità che noi stiamo provando a mettere insieme a livello nazionale ci sia sul territorio e che, quindi, regioni, prefetture, comuni, enti di terzo settore, dialoghino sul territorio, come noi, non senza fatica ma con entusiasmo, stiamo cercando di fare a livello centrale.
  Alcune considerazioni rapide: contabilità speciali. Allora, tutti i fondi di cui stiamo parlando sono fondi statali, anche quelli che le regioni oggi stanno utilizzando provengono dalle delibere del Consiglio dei ministri e, mi auguro, proverranno anche dall'incremento finanziario che verrà stabilito nei prossimi atti normativi, anche d'urgenza. Per quello che riguarda le contabilità speciali noi siamo pronti, ho già scritto ai presidenti di regione e ai commissari, sono loro che devono aprire le contabilità speciali, possiamo compulsarli ma io sono pronto. Anzi, nella logica del miglioramento dei collegamenti finanziari, abbiamo messo in piedi una procedura per cui, a chi apre immediatamente la contabilità speciale, noi forniamo indistintamente, su tutte le regioni, 500.000 euro di anticipazione, in modo da avere i fondi immediatamente disponibili, mentre invece le seconde tranche saranno rilasciate a fronte di una rendicontazione di quello che è stato inizialmente impegnato. Questo per dire che i fondi che abbiamo li mettiamo subito a disposizione, noi siamo pronti per le procedure amministrative e le regioni si stanno attrezzando, mi auguro che ciò avvenga rapidamente.
  L'onorevole Ravetto poneva questioni importanti: potenziamento territoriale. Ora, noi abbiamo già personale del Dipartimento in ambasciata in Polonia per cercare di collegare al meglio i rapporti tra noi e quello Stato, proprio perché è lo Stato più numerosamente interessato dall'esodo. È evidente, potremmo anche immaginare dei centri avanzati, ma noi senza l'autorizzazione o la richiesta del Governo polacco questa cosa non la possiamo fare. Cioè, mentre se io sono un'associazione singola, privata o senza scopo di lucro, l'associazione Fabrizio Curcio, posso prendere e andare in Polonia e mettere il mio stand e fare l'accoglienza, io sono Governo italiano, parte tecnica del Governo italiano, per fare quel tipo di discorso ho bisogno di un'autorizzazione e di una richiesta che, al momento, il Governo polacco non fa. E su questo, ovviamente, noi ci fermiamo. Quindi non posso io andare a potenziare un qualche cosa che in uno Stato non mi viene richiesto, noi stiamo cercando di lavorare su questo, siamo pronti per farlo ma dobbiamo essere rispettosi della sovranità dello Stato.
  Per quello che riguarda i minori non accompagnati, è un tema importantissimo. Noi abbiamo visto che molti sono stati gli interventi su questo tema, che c'è, in effetti, lo ricordava il senatore Zuliani, poca conoscenza di alcuni meccanismi. I minori non accompagnati non sono solo quelli che non hanno l'adulto di riferimento ma anche quelli che provengono da un orfanotrofio, per fare un esempio, ma per i quali il legame tra l'accompagnatore dall'orfanotrofio e i minori deve essere certificato, uso un termine sbagliato, dalla norma italiana. Per cui noi, con il commissario per i minori stranieri non accompagnati, stiamo proprio immaginando: punto primo, un censimento; punto secondo, delle procedure che non vadano assolutamente in deroga al meccanismo previsto per legge, ma che facilitino questi percorsi. Questi, infatti, sono percorsi che in questo momento si stanno facendo in maniera molto affrettata e che vedono, e questo è noto a tutti, la partecipazione di diversi soggetti centrali e territoriali cito, per esempio, il Tribunale dei minori, che è un soggetto essenziale nella gestione del minore, così come è essenziale il sindaco perché, come sapete, è l'autorità che poi li prende in carico.
  Molto importante è il tema dell'integrazione scolastica e del protocollo vaccinale e Pag. 16in effetti si sta ragionando su questo tema, è un tema di assoluto rilievo. Per la parte sanitaria e la salute, lo spirito con il quale fino a oggi ci siamo mossi – poi vedremo quello che stabiliranno, se lo stabiliranno, le novità i decreti legge – è che noi, sostanzialmente, non stiamo derogando a ciò che accade anche per gli altri, per esempio, per i cittadini italiani. Noi stiamo accelerando, con le ordinanze di Protezione civile, alcune tempistiche, cioè, ad esempio, tu non puoi viaggiare con il super green pass – io ovviamente non entro in questo meccanismo, non è un meccanismo che dipende dal sistema di Protezione civile, il sistema di protezione civile ha la necessità di portare questa gente a destinazione – allora noi deroghiamo al super green pass per l'ucraino che arriva in Italia per cinque giorni e per cinque giorni può usare i mezzi di trasporto senza il super green pass, anche perché non avrebbe possibilità di farlo in quanto il ciclo vaccinale non glielo consentirebbe, ma deve avere un tampone negativo. Questo è uno degli esempi. Quindi anche per gli altri aspetti attinenti alla salute, noi non stiamo andando in deroga a quello che viene previsto per gli altri, perché il sistema non vuole derogare rispetto agli altri cittadini, stiamo bensì mettendo in piedi dei sistemi, soprattutto temporali, che consentano di adeguarsi. Dopodiché deve essere qualcun altro a decidere se il bambino ucraino a scuola dovrà avere esattamente gli stessi vaccini del bambino italiano, non il sistema di protezione civile. Non vorrei entrare in questo meccanismo perché è un meccanismo, secondo me, più ampio. Io devo fare in maniera tale che le cose possano avvenire in fretta, ma senza andare a sovvertire dinamiche che risiedono in altri livelli decisionali.
  Mi è stato chiesto delle tempistiche sul terzo settore. Noi siamo pronti, ho bisogno di una norma primaria ma confidiamo che, allo stato, ci si stia lavorando. Noi stiamo chiudendo le procedure operative quindi, quando sarà possibile, siamo pronti per partire.
  Il senatore Iwobi parlava del Fondo europeo. Teoricamente non è mia competenza ma non posso che condividere il pensiero che ci sia necessità, ma è un tema più politico che non da Dipartimento di Protezione civile quello di capire le opportunità che l'Europa ci pone a disposizione su questo tema.
  Per quello che riguarda il tema della governance, vorrei provare a dare una risposta che, spero, soddisfi anche il senatore Zuliani, forse non sono stato abbastanza chiaro proverò a ripeterlo. La governance attiene alla circostanza che oggi chi arriva dovrebbe essere accolto nei CAS o nei SAI del Ministero dell'interno. Questo molto spesso – il senatore Zuliani ha fatto l'esempio di Milano ma ci sono altri esempi – non avviene per una serie di motivi: perché magari il CAS ancora non è pronto, perché stanno cambiando la tipologia, perché malgrado ci siano delle deroghe la prefettura non ha fatto in tempo ad acquisirlo. Viene interessato il sistema di Protezione civile regionale – sempre fondi statali, in questo senso non cambia l'aspetto dei fondi –, il sistema di Protezione civile regionale dà una risposta temporanea, che è l'albergo piuttosto che l'altra soluzione temporanea che il sistema sta immaginando, il collettore finale sarà di nuovo il CAS nel momento in cui la prefettura sarà in grado di accettarlo, ma saranno anche gli altri sistemi che parallelamente dovranno partire. Io, personalmente, non credo che ci possa essere un unico sistema in grado di reggere a questo tipo di numeri. Questi numeri noi riusciremo a soddisfarli, al netto della parte emergenziale regionale, se metteremo in fila i sistemi preesistenti del Ministero dell'interno, CAS e SAI. Se metteremo insieme, tramite il terzo settore, l'accoglienza familiare, ripeto, ci stiamo lavorando, stiamo chiudendo, speriamo di chiudere presto, abbiamo bisogno di una norma primaria ma ci si sta lavorando. Terza filiera, la cosiddetta «autonoma sistemazione», cioè quella sorta di sussidio al profugo che non richiede servizi. Infatti, mentre il CAS e il SAI e la rete familiare noi dobbiamo accompagnarle con dei servizi, perché questi cittadini ucraini non hanno solo bisogno di dormire e di mangiare ma hanno bisogno di servizi integrativi, c'è una terza tipologia, chi magari sta nella casa della cugina, nella Pag. 17casa della mamma che era già presente in Italia, che tutto sommato non necessita di servizi aggiuntivi particolari ma necessita di un minimo supporto economico. Ecco, queste sono le tre filiere di cui una certamente già attiva, che è quella tipica del Ministero dell'Interno, le altre due hanno necessità di alcuni bilanciamenti e sulla tempistica io mi auguro veramente di chiudere a brevissimo, dipenderà anche dallo strumento legislativo in corso d'urgenza di prossima adozione. Spero così di aver risposto al tema della governance.
  Chiudo solamente con gli ultimi due temi che mi ero segnato. Esercito. Allora l'Esercito è parte del Servizio nazionale di Protezione civile, è all'interno del meccanismo. Nel momento in cui dovessero esserci delle richieste specifiche, le faremmo presenti al Comando operativo di vertice interforze (COVI), che è parte del sistema di Protezione civile nell'ambito del Comitato operativo. Io il 3 marzo ho radunato un comitato operativo nazionale di Protezione civile riunendo intorno al tavolo tutti i soggetti, di cui l'Esercito è parte. Ricordo, ma lo sa bene il senatore Zuliani, che quando si parla di Esercito bisogna dargli dei task operativi specifici; cioè, che cosa ci serve che può essere soddisfatto dalla Forza armata? Si taska l'esigenza e si chiede alla Forza armata di intervenire, sempre nel quadro di cui stiamo parlando. Quindi, non vedo problemi particolari, se non il fatto che anche la Forza armata oggi è parecchio impegnata su tanti fronti.
  L'affidamento familiare è un tema molto delicato perché ci sono tante famiglie che sono disponibili ma la tutela del minore, come voi avete sottolineato, è fondamentale. Noi la questione dell'affidamento familiare la riportiamo, tramite il commissario, nella filiera ordinaria, cioè dobbiamo avere le autorizzazioni del Ministero della giustizia e di tutte le amministrazioni dell'Interno che consentano di finalizzare un percorso molto importante ma anche molto delicato sul quale dobbiamo, come avete sottolineato voi, prevedere tutte le filiere di sicurezza a tutela del minore.
  Chiudo con una sola considerazione sul tema dei minori, che non ho fatto durante la spiegazione ma ho colto, e vi ringrazio, una grande attenzione da parte dei commissari e del presidente. Ho omesso, per rapidità di esposizione, che nell'ambito degli aiuti internazionali noi abbiamo attivato quella che il presidente ha correttamente definito la centrale remota del soccorso sanitario. Permettetemi, è un vanto nazionale, noi mettiamo tutte le nostre capacità di evacuazione medica a disposizione dell'Europa. Abbiamo mezzi e strutture operative, quindi non solo mezzi medici, ma aerei, anche privati, dati su donazione, abbiamo mezzi delle forze operative che stanno aiutando, laddove ce ne sono i requisiti, l'evacuazione medica. In particolare, abbiamo fatto quattro voli al momento con 16 pazienti oncologici. Si tratta di bambini che oggi sono ospitati presso i nostri centri oncologici nazionali migliori in Lombardia, in Liguria e nel Lazio e continueremo a farlo fin quando ne avremo la richiesta e la forza. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, capo Dipartimento, dell'efficienza della CROSS. Ne abbiamo avuto testimonianza anche nel corso della pandemia da Covid. Io la ringrazio perché sono emersi degli elementi utili e importanti per il lavoro di ogni singolo parlamentare, che sia deputato o senatore, e per le competenze che ha questa bicamerale, in particolare, il controllo e la vigilanza sull'immigrazione ma anche il controllo e la vigilanza sull'attuazione dell'accordo di Schengen.
  Mi permetto di salutarla e per suo tramite, capo Dipartimento, le chiedo di ringraziare e salutare i collaboratori al Dipartimento che lavorano con lei sia in questa emergenza ma anche nell'ordinario. I dieci senatori e i dieci deputati che compongono questa Bicamerale rivolgono un ringraziamento anche a tutti i dipendenti della Protezione civile, agli organi che compongono il sistema della Protezione civile. Lei prima ha richiamato anche l'Esercito, penso anche ai vigili del fuoco e a tutti gli altri ma soprattutto, mi permetta, ad ogni singolo volontario che da Nord a Sud compone questa grande macchina. Sono sicuro che il nostro papà della Protezione civile, Zamberletti,Pag. 18 vi guarda da lassù e la guarda con grande soddisfazione per il grande lavoro.
  Le assicuro, ma lei lo sa non glielo devo dire, che vedere in autostrada alle cinque del mattino, in lontananza, delle colonne con i lampeggianti blu che poi avvicinandosi si vede che hanno i loghi delle varie protezioni civili d'Italia, anche riuniti insieme, è una grande emozione e una grande soddisfazione per il Paese che rappresentiamo. Grazie veramente di cuore per il vostro grande lavoro. Noi ci siamo.

  FABRIZIO CURCIO, Capo Dipartimento della Protezione Civile. Grazie a voi.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.30.