XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 32 di Mercoledì 19 maggio 2021

INDICE

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). ... 2 

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 2 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Zuliani Cristiano  ... 9 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 10 
Ravetto Laura (LEGA)  ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 14.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema televisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito della indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio area Schengen con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone, l'audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese che ringrazio per la sua presenza a nome di tutti i componenti. Do il benvenuto e ringrazio anche la delegazione che la accompagna, composta dal prefetto Riccardo Carpino, direttore dell'ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari, dal dottor Fabrizio Gallo, capo ufficio staff libertà civili e immigrazione e dal dottor Francesco Flavio Marzano, capo ufficio staff relazioni parlamentari.
  Segnalo che questa è la prima audizione della Ministra dell'interno presso il nostro Comitato dopo l'insediamento del Governo Draghi, ma è la quarta audizione nell'ambito di questo Comitato, tre delle quali si sono svolte in presenza e una in collegamento. Prima di iniziare volevo informarla che questo fine settimana abbiamo avuto modo di visitare Lampedusa per la quinta volta, per quanto mi riguarda. Non le nascondo la mia personale preoccupazione rispetto alla situazione che riguarda il traffico di esseri umani che stiamo vivendo. L'impegno unanime di questo Comitato è quello di lavorare insieme affinché la situazione possa migliorare.
  Do la parola alla Ministra.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Saluto i presenti senatori e deputati, componenti di questo organismo parlamentare. Ringrazio per l'invito che mi è stato posto che mi dà l'opportunità di fare il quadro della situazione anche dei rapporti a livello internazionale con i vari Paesi europei e di inquadrare la questione, per poi passare in concreto ai numeri che riguardano gli arrivi e le iniziative in corso che stiamo ponendo in essere in questo periodo.
  In una prima parte vorrei parlare delle politiche migratorie e dello stato dei negoziati europei sul sistema comune di asilo. Sapete che è in atto la discussione a livello europeo sul nuovo patto sull'asilo e d'altra parte noi non possiamo non tenere conto che da tempo è maturata la consapevolezza che le politiche migratorie richiedono un'elaborazione articolata con un approccio ad ampio raggio che tenga conto del contesto internazionale e geopolitico e degli obblighi internazionali assunti dall'Italia sia in ragione del carattere strutturale che le migrazioni hanno acquisito nel tempo, sia per Pag. 3gli inevitabili riflessi sul piano sovranazionale, nazionale e locale.
  In un'ottica complessiva perseguiamo con spirito costruttivo, ma anche con determinazione, l'evoluzione del quadro normativo europeo, senza perdere di vista i fondamentali interessi del nostro Paese.
  In questo mese l'aspetto principale delle politiche migratorie di asilo è costituito dal negoziato in corso. Si tratta di un progetto ambizioso di misure non solo legislative che, secondo le intenzioni della Commissione, dovrebbe instaurare un quadro europeo sostenibile e duraturo di gestione delle politiche migratorie e di asilo. In questo senso la Commissione ha elaborato un pacchetto di misure molto ampio e diversificato che spazia dalla gestione integrata delle frontiere esterne alla lotta al traffico di essere umani, dalla politica dell'integrazione agli aspetti della governance del sistema.
  Ritengo che l'attuale formulazione delle proposte della Commissione non possa ritenersi soddisfacente per l'Italia – l'ho detto più volte – e ho chiarito la nostra posizione che sinteticamente posso condensare su tre linee direttrici: il riconoscimento della specificità della gestione delle frontiere marittime con sistema di relocation almeno dei migranti salvati in mare nel corso delle operazioni SAR (search and rescue) come prevedeva il meccanismo di Malta del 2019; la considerazione delle misure contenute nel nuovo patto europeo secondo una logica di pacchetto, basata su un giudizio onnicomprensivo e interconnesso delle singole proposte normative che lo contengono; l'affermazione di un equilibrio fondamentale tra responsabilità nella gestione delle frontiere esterne dell'Unione e solidarietà tra gli Stati membri.
  Soprattutto quest'ultima priorità è stata al centro dell'incontro ad Atene lo scorso 20 marzo con i Ministri dell'interno dei Paesi mediterranei – Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta – fortemente esposti ai flussi come Paesi di primo ingresso. In quell'incontro vi è stato un risultato politico, ovvero un documento congiunto che abbiamo mandato alla Commissione europea, in cui vengono esplicitati due punti fondamentali: il principio di responsabilità abbinato all'equa ripartizione delle responsabilità e la necessità di istituire un meccanismo europeo gestito a livello centrale per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati.
  Su questi temi mi sono già confrontata a Parigi con il Ministro dell'interno francese Darmanin e a breve incontrerò anche il mio omologo tedesco Seehofer, con cui stiamo lavorando per riattivare il processo di Malta. Spero davvero che a breve riusciremo a portare un protocollo di intenti tra questi Paesi che possa dare aiuto anche al nostro Paese nel momento in cui andiamo incontro all'estate, in cui il patto sull'asilo e immigrazione non ha ancora visto la luce e secondo me ci vorrà ancora un po' per limare tutti gli aspetti da noi non condivisi e su cui non abbiamo chiarezza.
  Sul piano tecnico abbiamo attivato questa operazione con questi due Paesi che rappresentano i Paesi che maggiormente hanno contribuito all'Accordo di Malta, almeno fino a quando è stato vigente, perché l'Accordo aveva una vigenza di sei mesi. Fino a quando non c'è stato il COVID-19, l'Accordo ha funzionato, ma la pandemia ha inciso sulla ripartizione, perché ovviamente c'è stato un momento di fermo dei principi di solidarietà.
  Il 16 agosto ho incontrato al Viminale il Ministro per gli affari europei greco e l'incontro è stata l'occasione per ribadire la sintonia tra i nostri Paesi, Italia-Grecia, sull'esigenza di prevedere meccanismi operativi di solidarietà, un principio che vale per noi, ma anche per i cinque Paesi – i Med-5, come li chiamiamo – in modo da rappresentare anche in Europa una presa di posizione comune di cinque Paesi europei che certamente ha più presa che non agire in forma isolata.
  Abbiamo convenuto che è urgente sviluppare con la Commissione dei progetti di partenariato a beneficio dei Paesi terzi e introdurre un sistema di rimpatri europei. Su questo ci stiamo spendendo molto e ne abbiamo parlato anche con la Commissaria Johansson, proprio perché riteniamo che il principio di far partire a livello europeo degli accordi di rimpatrio possa avere una Pag. 4maggiore forza con tutti i Paesi. Se consideriamo che uno degli accordi che funzionano è quello con la Tunisia, ci sono dei Paesi con cui non si è in grado di fare accordi di rimpatrio concreti. Infatti, basti pensare che, per esempio, a suo tempo abbiamo fatto un accordo con la Costa D'Avorio proprio perché anche da lì arriva un numero abbastanza importante di arrivi, ma effettuare i riconoscimenti è difficile perché la Costa D'Avorio non ha l'anagrafe. Quindi, ci sono dei Paesi che devono essere davvero aiutati perché, non essendoci l'anagrafe, non vi è un riconoscimento concreto e quindi anche i consoli al momento del riconoscimento non procedono e il sistema di rimpatrio è difficile da effettuare.
  Ritengo essenziale che ci siano delle politiche migratorie strutturate sul piano della cooperazione internazionale con i Paesi terzi di origine e di transito dei flussi. In tale ambito, si rileva una convergenza di opinioni a livello europeo sulla necessità di un rilancio della cooperazione quale snodo strategico per il governo delle migrazioni, obiettivo che l'Unione europea può perseguire sotto il profilo della sussidiarietà più o meno dei singoli Stati membri.
  Ho avuto modo di sottolineare questo punto anche nel GAI (Consiglio giustizia e affari interni) del 15 marzo scorso, dedicato proprio alla dimensione esterna della politica migratoria europea, ribadendo che serve uno sforzo straordinario dell'Unione europea per rilanciare il dialogo politico e gli accordi di partenariato con i Paesi terzi, andando incontro alle aspettative dei Paesi del Nord Africa per prevenire i flussi migratori e facilitare le attività di rimpatrio, sviluppando e intensificando la cooperazione nel campo dello sviluppo economico sostenibile della migrazione legale.
  In questa prospettiva il 27 marzo successivo ho ricevuto anche il Ministro degli affari esteri tunisino, con il quale ho avuto modo di confrontarmi sul tema del contrasto al traffico dei migranti, al fine di incrementare la collaborazione bilaterale anche attraverso forme più efficaci di rapida comunicazione tra i due Paesi con l'apertura di un canale informativo dedicato. Su questo mi ci confronterò anche domani, 20 maggio, poiché con la Commissaria Johansson andrò in Tunisia per sviluppare un sistema di linea dedicata con i tunisini in modo da operare insieme nel contrasto del traffico di migranti irregolari. L'obiettivo è di migliorare la cooperazione già esistente.
  Resta ferma la necessità anche in questo campo di un sostegno deciso dell'Unione, che è stato dimostrato dalla Commissaria Johansson con l'incontro insieme al Ministro Di Maio e al Commissario Várhelyi – colui che governa gli aspetti economici a livello europeo – perché riteniamo che servano degli aiuti europei per contribuire a rafforzare l'economia tunisina.
  Parimenti essenziale per l'Italia è contribuire al processo di stabilizzazione della Libia, dalla quale registriamo un innegabile aumento dei flussi in questo periodo e quindi è importante che ci sia un rafforzamento di questo storico rapporto bilaterale che unisce i due Paesi. Vorrei ricordare che il 19 aprile ho incontrato a Tripoli le massime autorità libiche proprio al fine di rinsaldare la collaborazione bilaterale sul dossier sicurezza e immigrazione. Vi è l'auspicio di una rapida stabilizzazione politica del Paese e in questi termini ho manifestato anche la disponibilità dell'Italia a sostenere progetti di collaborazione a tutto campo e a sollecitare l'Unione europea a prestare al Governo di Tripoli un sostegno efficace. Anche il Presidente Draghi prima di me, quando si è recato in Libia il 7 aprile, ha manifestato la necessità di un maggiore coinvolgimento dell'Europa per supportare le progettualità dei Paesi terzi proprio ai fini della stabilità e dello sviluppo di quei territori. Ritengo utile – ho rappresentato anche questo – un maggiore coinvolgimento non soltanto dell'Unione europea, ma anche dell'UNHCR e dell'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Su questo stiamo lavorando per cercare di organizzare quanto prima un incontro a Roma, un'esigenza che era stata rappresentata anche dall'Alto Commissario ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) per i rifugiati.
  Aggiungo che di recente al Viminale ho incontrato l'Alto Commissario delle Nazioni Pag. 5 Unite per i rifugiati, con il quale mi sono confrontata sui dossier di interesse comune anche con riguardo agli effetti della pandemia sulla crisi economica che poi ha comportato un aumento dei flussi e anche sull'esigenza di incrementare e intensificare le iniziative comuni per l'accoglienza dei profughi e dei rifugiati anche attraverso le organizzazioni di corridoi umanitari.
  Sempre sul piano dei dialoghi con i Paesi africani, l'11 maggio scorso si è svolta una videoconferenza sulla gestione dei flussi migratori organizzata dalla Presidenza di turno del semestre portoghese, del Consiglio dell'Unione europea, con la partecipazione di numerosi Paesi africani. In quella sede sono stati analizzati dati e le previsioni sui futuri flussi migratori verso i Paesi mediterranei particolarmente esposti come l'Italia per sottolineare la necessità di interventi strutturali nel sistema di gestione del fenomeno all'interno dell'Unione europea con l'attivazione di meccanismi concreti di solidarietà, non senza realizzare una strategia condivisa per la lotta ai trafficanti di esseri umani e per il contrasto all'immigrazione illegale.
  Nella Conferenza di Lisbona ho avuto modo anche di porre in evidenza l'esigenza che l'Unione europea definisca un'adeguata strategia per i canali legali di ingresso. Questa politica dovrebbe inquadrarsi in una logica di migrazione circolare e, da ciò che è emerso durante questa riunione, avrebbe diversi vantaggi come una maggiore sintonia tra gli ingressi dei lavoratori immigrati e le esigenze del mercato europeo, la riduzione degli ingressi irregolari e la semplificazione del rientro dei lavoratori nei Paesi di origine, senza dimenticare che tale politica potrebbe anche incidere e ridurre il business dell'immigrazione illegale, colpendo le organizzazioni criminali dedite a questo sistema di illegalità.
  Un capitolo importante riguarda la rotta balcanica. Il 16 aprile scorso ho incontrato il Ministro dell'interno sloveno, con il quale ho sviluppato i temi della collaborazione transfrontaliera tra forze di polizia nei due Paesi. Il 4 maggio mi sono recata a Vienna dal Ministro dell'interno austriaco, con il quale mi sono confrontata sui temi di comune interesse, inclusi quelli migratori, inquadrandoli nella cornice bilaterale di una consolidata relazione che abbiamo con quel Paese.
  Sul tema della rotta balcanica ho posto alla Commissaria europea Johansson e al Vicepresidente Schinas la questione dell'urgenza di un confronto tra tutti gli Stati membri su una problematica che abbiamo avuto in Italia, determinata da una sentenza del tribunale di Roma per quanto riguardava l'accesso nel nostro Paese di un cittadino pakistano. Secondo il ricorso effettuato e la decisione del tribunale, era stata valutata illegittima la nostra presunta riammissione in Slovenia, perché, secondo il contenuto della decisione del tribunale, l'Italia doveva immaginare che dalla Slovenia sarebbe andato in Croazia e dalla Croazia sarebbe andato poi in Bosnia, dove non ci sono garanzie dei diritti umani. Abbiamo fatto reclamo e abbiamo avuto ragione proprio per mancanza dell'elemento su cui si basava il ricorso, perché il pakistano non era mai arrivato sui nostri territori e non risultava in nessuna banca dati con tutta la documentazione che le forze di polizia hanno potuto rappresentare.
  A prescindere dall'esito del ricorso in cui è stato affermato che mancava la materia del contendere, ho ritenuto di coinvolgere l'Europa, ritenendo non corretta la visione della non riammissione in un Paese europeo, perché in occasione degli incontri dei Ministri dell'interno siamo tutti presenti con la Slovenia e la Croazia e quindi non mi sembra corretta questa impostazione. Così ho chiesto che ci sia un orientamento e un incontro con tutti i Paesi interessati coordinato dall'Unione europea, ma al momento ancora non c'è stato.
  Come vediamo, si tratta di iniziative che sono state poste e proiettate su vari fronti a livello internazionale, da una parte con i Paesi di provenienza e di transito dei migranti, dall'altra con i partner europei, la cui solidarietà e il cui supporto è essenziale per qualunque tipo di politica si voglia portare avanti in questa fase.
  L'insieme delle iniziative di cooperazione che stiamo portando avanti non si Pag. 6limita alla dimensione politica, ma presenta anche una dimensione tecnico-operativa che ritengo importante illustrarvi. È evidente che soltanto adottando un approccio inquadrato in una visione capace di dare risposte concrete alle esigenze dei Paesi terzi beneficiari diventa possibile affrontare il fenomeno dell'immigrazione illegale.
  In questi termini assume rilievo il programma regionale di sviluppo e protezione per il Nord Africa, per il quale l'Italia è capofila di un consorzio di 14 Stati membri e associati. Il programma è volto a rafforzare la protezione dei migranti e dei rifugiati, migliorando la loro condizione di vita e offrendo valide alternative all'immigrazione irregolare.
  Fino ad oggi l'Unione europea per il 90 per cento e il Ministero dell'interno per il 10 per cento hanno investito nel programma 61,7 milioni di euro per la realizzazione di 57 progetti in Algeria, Egitto, Ciad, Libia, Marocco, Mauritania, Niger e Tunisia in collaborazione con organizzazioni internazionali, quali OIM, ACNUR, e Unicef.
  Il Ministero dell'interno è impegnato anche in ulteriori sedici progettualità con una dotazione di 10 milioni di euro, finalizzati a promuovere lo sviluppo socio-economico di alcuni Paesi di origine dei flussi migratori e a migliorare la gestione dei flussi misti.
  Noi sappiamo che molti migranti si mettono in cammino verso l'Europa senza informazioni circa i rischi del viaggio e per questo abbiamo condotto una specifica azione finalizzata a finanziare una campagna informativa rivolta ai potenziali migranti, affinché siano posti in grado di prendere delle decisioni informate e consapevoli circa i rischi che corrono, legati anche alla rete dei trafficanti di esseri umani e all'immigrazione irregolare.
  L'Italia è anche impegnata in una azione di assistenza ai Paesi partner finalizzata a migliorare le capacità operative di controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione irregolare e alla tratta. I principali programmi di assistenza riguardano la Libia, la Tunisia, l'Egitto e molti di questi programmi sono di natura bilaterale e finanziati dall'Unione europea.
  Adesso vorrei parlare delle dinamiche dei flussi migratori e del contrasto all'immigrazione irregolare. Le dinamiche dei flussi variano nel tempo in funzione delle diverse aree di crisi dei migranti e delle attività di contrasto sviluppate dagli Stati. Tali variazioni evidenziano le notevoli capacità di adattamento delle organizzazioni criminali transnazionali attive in Nord Africa, Grecia e Turchia in grado di pianificare il traffico di esseri umani fino ai dettagli più minuti legati al trasporto.
  Nel bacino del Mediterraneo si identificano diverse direttrici migratorie. Tra di esse quella che maggiormente interessa il nostro Paese è la rotta del Mediterraneo centrale che parte dalla Libia, dalla Tunisia, dall'Algeria e si dirige verso la Sicilia e la Sardegna. Questa direttrice è la principale via di ingresso in Europa utilizzata da consistenti flussi di migranti provenienti dall'Africa del Nord, dall'Africa subsahariana e dal Corno d'Africa.
  Venendo ai numeri, ad oggi sono sbarcati oltre 13.358 immigrati nel nostro Paese e il Paese principale di partenza è la Libia con 8.987 arrivi. Inoltre, abbiamo registrato un picco superiore ai 3.500 soltanto in quest'ultimo mese di maggio. La Tunisia è il secondo Paese di partenza con 3.041 arrivi nel 2021.
  Vorrei darvi anche i dati della rotta balcanica di cui occorre tener conto oltre a quelli relativi al Mediterraneo. Nelle province di confine con la Slovenia, nel 2020, sono stati rintracciati 8.133 immigrati, mentre nei primi cinque mesi del 2021 vi sono stati 2.145 rintracci. Si tratta di numeri sensibilmente inferiori, se facciamo il confronto con gli analoghi arrivi dell'anno precedente.
  Sono un po' aumentati, invece, gli arrivi via mare dalla Grecia e dalla Turchia, dove abbiamo rilevato circa mille unità di arrivi.
  Questo è da addebitare alla situazione di instabilità politica e di precarietà economica di alcuni Paesi di partenza e, come dicevamo prima, è necessario combattere le organizzazioni criminali che lucrano sui migranti. Noi crediamo che soltanto rompendo Pag. 7 questo anello e combattendo l'immigrazione illegale, potremo ridurre il numero delle vite umane perse in mare. Il contrasto richiede un approccio condiviso con i Paesi terzi che devono essere supportati nella costruzione di adeguati sistemi di controllo, ma devono essere supportati anche nella stabilizzazione da un punto di vista economico e finanziario proprio di quei Paesi. Occorre, quindi, un intervento ben preciso per stabilizzare quei Paesi.
  La credibilità delle politiche migratorie presuppone anche il controllo delle frontiere marittime esterne. Uno strumento importante è stata l'operazione Themis di pattugliamento congiunto sotto l'egida di Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), finalizzata alla sorveglianza marittima per il controllo dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo centrale.
  Sempre in tema di controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea, uno sviluppo di grande rilievo è costituito dal Corpo permanente della Guardia di frontiera e costiera europea che rappresenta la più significativa evoluzione di Frontex in chiave operativa. A questo riguardo, nel corso di quest'anno, il Ministero dell'interno è stato impegnato nelle attività attuative connesse all'organizzazione operativa dell'Agenzia, così come è stata riformata. Pensate che nel tempo sono previste circa 10 mila unità per Frontex. È una struttura che crescerà. Attualmente del nostro personale italiano abbiamo 28 unità di personale per missioni di lungo corso, di cui 22 della Polizia di Stato, e 264 unità per impieghi di breve periodo, di cui 230 della Polizia di Stato.
  Un altro capitolo centrale al contrasto dell'immigrazione è l'organizzazione dei rimpatri. Chi non ha titolo effettivamente deve essere rimpatriato, ma questo principio non è di facile attuazione, perché è reso difficile dalla complessità tecnica delle procedure di rimpatrio. Come ho già detto, riteniamo essenziale anche un intervento dell'Europa nel negoziare nuovi accordi di rimpatrio, sostenendo finanziariamente l'implementazione da parte degli Stati membri impegnati in questo esercizio.
  Per rafforzare la cooperazione in materia di identificazione e di rimpatrio, l'Italia ha condotto specifici negoziati per la conclusione o per il rinnovo delle intese tecniche già esistenti con diversi Paesi di origine dei flussi migratori che prevedono anche l'invio in missioni in Italia di funzionari di questi Paesi incaricati di collaborare con le autorità italiane nelle procedure di identificazione degli stranieri irregolari. Ricordo che i Paesi sono la Costa D'Avorio, il Gambia, la Nigeria e il Senegal. Anche la situazione sanitaria determinata dalla pandemia ha avuto un impatto sui rimpatri. Infatti, la chiusura totale delle frontiere terrestri e aeree da parte dei principali Paesi di destinazione e di transito ha di fatto bloccato le operazioni di rimpatrio nella prima fase dell'anno. A partire dal 2021, con la temporanea regressione degli effetti della pandemia e quindi l'allentamento delle misure precauzionali poste in essere dai vari Paesi, è stato possibile riprendere in modo regolare l'attività di rimpatrio verso alcuni Paesi, tra cui la Tunisia e l'Albania. Nel corso del 2020 il totale dei rimpatri è stato di 3.607 unità, mentre nel corrente anno, alla data del 9 maggio, nonostante tutte le difficoltà, sono state rimpatriate circa 1.300 persone.
  Riguardo ai rimpatri che hanno interessato i tunisini, vorrei dire che all'inizio del 2021, proprio in considerazione del fatto che avevamo avuto nel 2020 un numero elevato di flussi dalla Tunisia, il Governo tunisino ha concesso dodici voli aggiuntivi. Nel 2020 abbiamo eseguito soltanto 2.016 rimpatri tunisini, di cui 1.831 con voli dedicati e voli charter.
  In questo ambito vorrei ricordare la situazione dei CPR (Centri Per i Rimpatri). Attualmente sono operativi nove CPR su tutto il territorio nazionale e stiamo lavorando anche all'implementazione della capacità ricettiva di tali strutture e alla ricerca tramite i prefetti che dovranno comunicarci eventuali nuove soluzioni da poter utilizzare sui vari territori, di intesa con i presidenti delle regioni, come prevede la normativa. È in itinere una gara per garantire la piena funzionalità di tutti i posti attualmente destinati a coloro che devono Pag. 8essere rimpatriati. La gara è a cura di Invitalia per la stipula di accordi quadro che consentirà di accelerare le attività di manutenzione, uniformando i costi e gli standard qualitativi delle varie strutture.
  Le forze di polizia sono particolarmente impegnate nella prevenzione del traffico dei migranti. La polizia di Stato collabora con Frontex, mettendo in essere anche delle metodologie investigative e conoscenze del fenomeno, e intrattiene rapporti di collaborazione con organismi investigativi di Paesi europei da cui tradizionalmente hanno origine i flussi migratori, anche attraverso gli ordinari canali della cooperazione internazionale di polizia, tra cui INTERPOL (Organizzazione internazionale della polizia criminale) ed EUROPOL (Ufficio europeo di polizia). Inoltre, sono operative numerose progettualità europee, tese a facilitare le indagini sulle principali direttrici migratorie e a migliorare la cooperazione soprattutto con i Paesi terzi.
  Con riferimento alle iniziative contro il fenomeno della tratta di esseri umani, è operativo il progetto denominato «ETUTU» che ha come obiettivo il contrasto alle organizzazioni criminali nigeriane dedite alla tratta e allo sfruttamento sessuale di connazionali in tutta l'Unione europea.
  Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto al terrorismo e possibili infiltrazioni nei flussi migratori, le iniziative di prevenzione si rivelano quelle che derivano dalla azione integrata degli organi di contrasto nazionali e delle agenzie europee. Già a partire dal 2017, in accordo con l'Unione europea, sono stati attivati i cosiddetti «controlli secondari di sicurezza» per scongiurare il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori irregolari. Lo strumento si sostanzia in una cooperazione rafforzata per i controlli alle frontiere in chiave antiterrorismo con EUROPOL, che invia in Italia propri funzionari da affiancare alle nostre articolazioni investigative nazionali. Attraverso questa collaborazione da ottobre del 2018 al 30 aprile del 2021 sono state sottoposte a controllo circa 4 mila persone.
  Un'altra risorsa fondamentale è il CASA (Comitato di analisi strategica antiterrorismo), che riunisce le forze di polizia e l'intelligence, rendendo possibili delle valutazioni, degli approfondimenti. Nel 2020 sul parere del CASA la polizia di prevenzione ha adottato 867 provvedimenti di inammissibilità in territorio europeo per motivi di sicurezza nazionale, a fronte dei 489 provvedimenti del 2019. Già in questo anno, sino al 14 maggio, ne ha assunti circa 510. L'inammissibilità sul territorio europeo vuol dire che non possono entrare nei nostri territori. Questa è un'attività molto importante.
  Se interessa il Comitato, posso parlare brevemente del sistema di accoglienza che ha conosciuto diverse rimodulazioni e, sulla scorta di esperienze maturate, abbiamo posto in essere protocolli sanitari molto stringenti per fronteggiare l'epidemia in corso. Si è trattato sempre di protocolli tesi a garantire la tutela dei diritti non soltanto degli operatori, ma anche degli stessi migranti. Oggi, alla data del 18 maggio scorso, risultano presenti negli hotspot 732 migranti, 49.759 persone nei centri di prima accoglienza e 25.589 persone nei centri del SAI (sistema di accoglienza e integrazione).
  Per lo svolgimento del periodo di quarantena sono state impiegate cinque navi ed è stata stipulata una convenzione con la Croce rossa che, oltre alle prestazioni di prevenzione sanitaria, ha previsto anche servizi alla persona, quali la mediazione linguistico-culturale, l'assistenza sociale, l'individuazione delle persone vulnerabili e le attività di supporto psicologico.
  In quest'ambito è stato importante anche il ruolo garantito dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il cui supporto consiste nell'attività di informazione ai richiedenti asilo circa l'eventuale possibilità di chiedere la protezione e nell'individuazione delle persone portatrici di particolari esigenze.
  Proprio perché la pressione migratoria di quest'ultimo periodo ha coinvolto la Sicilia, il 13 maggio ho incontrato il presidente della regione Siciliana e il sindaco di Lampedusa per fare il punto della situazione (ne parlavo prima con il presidente Zoffili, anch'egli recatosi a Lampedusa) e per ringraziare dello spirito di collaborazione, Pag. 9 ma anche per affermare un impegno del Governo a limitare al massimo le ricadute su quel territorio che non può essere penalizzato per la propria posizione geografica.
  Per quanto riguarda i minori non accompagnati, purtroppo abbiamo constatato che è un problema in crescita. Il sistema di accoglienza dei minori non è gestito esclusivamente dal Ministero dell'interno, ma concorre l'azione degli enti locali, a cui per legge va la competenza specifica. Voi sapete che è prevista una prima fase di accoglienza in strutture governative ad alta specializzazione e un'accoglienza di secondo livello nell'ambito del SAI.
  Inoltre, per i minori non accompagnati abbiamo previsto che la quarantena venga effettuata non sulle navi, laddove possibile, perché riteniamo più opportuno – così come ci è stato chiesto anche dai vari garanti – che venga svolta e assicurata ricorrendo ai centri attivati dai prefetti e gestiti in convenzione con gli enti locali.
  Alla data del 30 aprile del 2021 nelle strutture finanziate dal Ministero dell'interno risultavano presenti 4.082 minori stranieri non accompagnati, di cui 97 nelle strutture temporanee attivate dai prefetti, 196 nei centri di prima accoglienza FAMI (Fondo asilo migrazione e integrazione) e 3789 nella rete SAI.
  Vorrei parlare anche dei reinsediamenti, dei corridoi umanitari e dei rimpatri. Per quanto riguarda i rimpatri, dal 2016 al 13 maggio sono stati effettuati 2.989 rimpatri assistiti. Dal 2017 al 2020 il Fondo migrazione ha contribuito al rimpatrio volontario assistito dai Paesi di transito di circa 85 mila migranti dalla Libia verso gli altri Paesi, mentre nello stesso periodo dal 2018 al 2020 sono stati rimpatriati forzosamente 17.464 migranti. Tenevo a fornire questi dati.

  PRESIDENTE. Stiamo verificando l'andamento dei lavori al Senato. Si è prenotato il senatore Zuliani, capogruppo della Lega. Prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, Ministra, per la sua disponibilità a conferire con il Comitato Schengen. L'ultima volta che ci siamo visti è stato in occasione del Governo precedente, nel quale la forza politica della Lega era all'opposizione. Coerentemente porto avanti un discorso che le avevo già fatto e che ricordo che l'ha molto colpita, perché nell'occasione in cui la Sea Watch si macchiò del fatto di schiacciare la motovedetta della Guardia di finanza nei giorni successivi lei – lei disse perché è portata al dialogo – accolse i rappresentanti della Sea Watch al Viminale.
  Non ero d'accordo, ma democraticamente ognuno – soprattutto lei come Ministro – valuta come procedere, però non è stato dato un bel segnale, in quanto già l'Italia e il Mediterraneo soffrono in generale del fenomeno dell'attrazione, il cosiddetto «pull factor», inoltre abbiamo visto che mediaticamente, a livello della zona mediterranea africana, non è stato dato un bel segnale, in quanto si è verificata un'impennata degli sbarchi in questo anno 2021 rispetto ai precedenti 2020 e 2019.
  Volevo sottoporle un'altra questione. Lei ha parlato dell'impegno della Comunità europea a dialogare con il Governo di Tripoli. Chiedo se ci sia la possibilità in tempi rapidi di un impegno economico dell'Unione europea nei confronti della Turchia per la gestione del fenomeno migratorio e se vi sia la speranza – in tempi rapidi perché purtroppo in questi giorni la situazione sta degenerando – di investimenti affinché si riescano a bloccare le partenze dalla Libia o dalla Tunisia anche con il potenziamento dei pattugliamenti.
  Per i migranti che arriveranno e che stanno arrivando, ho notizia che ci sarà una redistribuzione sul territorio nazionale. Me lo conferma? Sarà su piccoli o su grandi centri?
  Non bisogna dimenticarsi dei sindaci – io sono sindaco di una piccola comunità –, perché non sempre le comunità sono in linea con le decisioni del Governo. Nonostante il Governo sia coinvolto in una gestione di tipo europeo, purtroppo l'Italia – è un dato di fatto di questi giorni – sta diventando il campo profughi dell'Europa.
  È comodo per la Comunità europea tergiversare e rimandare le decisioni, ma i Pag. 10problemi sono di questi giorni e le ripercussioni saranno sulle nostre comunità. È giusto che i minori vengano tutelati, ma sappiamo benissimo che non ci saranno solo i minori. Chiedo quali notizie ci può dare come Ministro su eventuali ricollocamenti. Grazie.

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Intanto volevo ringraziare la Ministra per la sua relazione molto esaustiva. Sarebbe opportuno che ci lasciasse una nota perché ha fornito dati molto importanti. Volevo fare delle riflessioni. Innanzitutto la Ministra ha dimostrato molta sensibilità durante lo scorso Governo, dimostrando molta attenzione nei confronti dei territori impegnati nella gestione dei flussi migratori, le navi di quarantena. Il mio collegio elettorale è Agrigento e posso dire che sono state davvero di fondamentale importanza per garantire la quarantena dei migranti, anche in considerazione di quanto ci ha esposto l'ambasciatore italiano in Tunisia: nell'Africa settentrionale le norme di distanziamento non vengono così tanto rispettate. Avere quelle navi ha dato una sensazione di grande sicurezza alla popolazione. Voglio ricordare anche i fondi extra assegnati a comuni come Porto Empedocle e Siculiana. Secondo un accordo tra il Ministero dell'interno e l'ANCI vengono dislocati sul territorio nazionale 2,5 migranti ogni mille abitanti. È un accordo un po' datato, ma ha un certo senso, perché molto spesso piccole comunità si ritrovano un numero spropositato di migranti. Le chiedo se c'è la volontà di rispettare questo accordo o di rinnovarlo. A tale proposito avevo presentato un emendamento che non è passato nel decreto Immigrazione.
  Infine, le chiedo se si può porre maggiore attenzione alle prefetture impegnate nella gestione dei flussi – non mi riferisco solo a quella di Agrigento – che non hanno il personale necessario a fronteggiare questa impegno. Dai dati il numero dei migranti è triplicato rispetto all'anno scorso e, a mio avviso, questo problema va attenzionato.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Ministra, per la sua relazione. Per quanto riguarda il suo atteggiamento verso la Sea Eye 4, abbiamo visto che adesso c'è un sindaco che si è espresso, tuttavia abbiamo a che fare con una ONG che ha fatto già sei interventi. Vorremmo capire quale sarà il comportamento, perché lei ci ha parlato di interventi all'estero che riguardano sia la politica interna che quella estera, però qui si porrà un tema sulle ONG. Una domanda riguarda, quindi, l'atteggiamento che si avrà verso la Sea Eye 4.
  Passando a un'altra domanda, noi riteniamo che sia necessario fare diventare legge nazionale il Codice Minniti. Nel Codice Minniti vi erano delle cose chiare: non si fa il trasbordo e non si interviene in acque libiche. C'è differenza tra un salvataggio doveroso in mare e un semi-intervento in acque libiche. Anche per la Sea Eye non si era capito molto: erano acque maltesi, acque libiche, si chiama Malta, ma Malta non risponde.
  Nel Codice Minniti vi era anche divieto di geolocalizzazione, la necessità di poter avere il personale di polizia a bordo e il divieto di spegnimento. Tutti questi elementi erano dei punti che noi riteniamo che dovrebbero diventare, se non legge nazionale, almeno una regola applicativa.
  In merito all'atteggiamento degli altri Paesi europei, lei giustamente ci ha detto che parliamo di solidarietà, però sappiamo che sia la Germania che la Francia a breve andranno alle elezioni e ci risulta un po' complicato pensare che da parte di questi Ministri degli interni ci sia la disponibilità a parlare di ricollocazioni. Abbiamo visto anche che in Spagna hanno schierato gli eserciti a Ceuta e non mi sfugge la differenza tra esercito su terreno e avere dei confini in mare, però bisogna trovare un punto comune a livello europeo. Non è che da una parte schierano gli eserciti e dall'altra noi dobbiamo intervenire in soccorso e accogliere una nave che ha chiamato Malta e, come se Malta non facesse parte della Comunità europea, non risponde. Secondo noi questo è un punto che va chiarito.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ministra, sono tenuto a interrompere l'audizione perché ci sono delle votazioni concomitanti in Pag. 11Senato. Abbiamo ascoltato le domande del senatore Zuliani, dell'onorevole Perconti e l'intervento dell'onorevole Laura Ravetto, ma erano prenotati da remoto anche l'onorevole Galizia e l'onorevole Dell'Olio.
  Volevo chiedere alla Ministra la disponibilità a tornare, data l'importanza e l'urgenza delle tematiche che stiamo affrontando e dato il fatto che questo Comitato è composto da dieci senatori e dieci deputati e anche altri avrebbero voluto esprimere commenti e domande rispetto ai temi dell'audizione.
  Concludiamo l'audizione e resto con la richiesta di aggiornamento, vista l'importanza del momento che stiamo vivendo. Prego.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Vi posso fare una nota scritta. In merito alla domanda del senatore Zuliani che io avrei ricevuto la Sea Watch, volevo riferire che io ho ricevuto tutte le ONG e non soltanto la Sea Watch. Vi do anche notizia che la prossima settimana riunirò un'altra volta tutte le ONG. Quindi, non ho accolto una sola ONG, le ho ricevute tutte e la prossima settimana farò un altro incontro.
  Per quanto riguarda quello che si diceva sugli investimenti veloci, questo è quello che ha detto il nostro Presidente. Il 25 ci sarà il Consiglio europeo e certamente questo è un problema che viene posto alla attenzione dell'Europa. Su questo tema c'è grande attenzione e impegno da parte europea.
  Per quanto guarda la questione dei fondi ai comuni e il personale delle prefetture, io ho fatto una richiesta al Ministro della funzione pubblica di un piano straordinario di assunzioni secondo quelle che sono le carenze di organico. Con il Ministro Brunetta stiamo vedendo di porre in essere delle iniziative in modo da colmare le carenze che sono in tutte le prefetture e certamente alcune prefetture sono davvero penalizzate nei loro compiti ordinari.
  Per quanto riguarda il Codice Minniti e la riunione che farò la prossima settimana, vorrei dire una cosa sulla questione dell'accordo ANCI al 2,5 per cento. Quando arrivano dopo il periodo di quarantena, i migranti che sono arrivati sono poi stati distribuiti sui territori, così come è successo l'anno scorso. I prefetti svolgono un'attività di coordinamento di intesa con tutti. Non possiamo pensare che coloro che arrivano poi stiano soltanto in Sicilia o in Sardegna e queste regioni di frontiera debbano essere penalizzate.
  Sulla questione della gestione dei flussi, è vero quello che diceva l'onorevole Ravetto. Alla fine devo dire che in Europa non ho trovato grande disponibilità, perché «disponibilità» è una parola generica che non porta a niente. Noi stiamo scrivendo un protocollo. Quando sarà firmato, ne darò conto e ragione e avrò veramente il piacere di ritornare per illustrare le varie fasi contenute nel protocollo. Ci possiamo quindi riaggiornare dopo la firma del protocollo. Come ho sempre detto, l'Europa non esiste se si parla di princìpi generali e non c'è una forma di solidarietà.
  La questione dell'enclave in Spagna è completamente diversa. Vorrei dire che anche noi abbiamo collocato 200 militari in Friuli-Venezia Giulia. L'Europa ha attuato i pattugliamenti congiunti anche ai confini con la Serbia – ritengo che il numero sia diminuito anche per questo –, ma noi ci siamo comportati come si è comportata la Spagna. Non si può dire: «Il Viminale cosa fa?» mentre loro hanno messo i militari. Se voi mi date un consiglio su dove mettere i militari in mare, forse riusciamo a risolvere prima il problema. Il problema non è questo, bensì il problema è che purtroppo i confini marittimi sono diversi dai confini terrestri. Anche noi abbiamo fatto tutto questo sui confini terrestri. Per quanto riguarda, invece, i confini marittimi, secondo i dati arrivati in autonomia nel 2020 abbiamo avuto 4 mila operazioni SAR e 29.628 autonomi. Non c'erano ONG o navi mercantili che tenevano, perché tante volte vanno sulla piattaforma dell'Eni. Ad esempio, le navi Asso 30 e Asso 29 portano i migranti e bisogna liberarli sùbito, perché se si verifica un incidente sulla piattaforma loro dovranno essere presenti.
  Il problema riguarda i rapporti diplomatici che richiedono tempi lunghi, ma Pag. 12spero davvero che prossimamente vi possa dare risposta nei termini che vi ho detto.
  Infine, mi hanno detto che la Sea Eye 4 ha fatto la richiesta di porto, ma – devo dire la verità – non l'ho ancora affrontata.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Ministra. Devo tutelare la partecipazione di ogni gruppo e di tutti i deputati e senatori che rappresentano il Comitato, quindi la disturberò nuovamente con una richiesta di audizione. La ringrazio. L'audizione è conclusa.

  La seduta termina alle 15.15.