XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Mercoledì 5 agosto 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione del presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 6 
Zuliani Cristiano  ... 6 
Galizia Francesca (M5S)  ... 6 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 7 
Iwobi Tony Chike  ... 8 
Tuzi Manuel (M5S)  ... 9 
Testor Elena  ... 10 
Silli Giorgio (Misto-NI-USEI-C!-AC)  ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 12 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 12 
Galizia Francesca (M5S)  ... 14 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 15 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 15 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 15 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Relazione sulla missione di una delegazione del Comitato Schengen a Ragusa, Pozzallo, Agrigento, Porto Empedocle e Lampedusa ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 14.20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori

  PRESIDENTE. Avverto i colleghi che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web TV e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19. Ricordo che su questo tema abbiamo già sentito in audizione la presidente della regione Calabria, Jole Santelli, e il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e stiamo concordando un'audizione con il presidente della regione Sardegna, Christian Solinas. Trattandosi di audizione formale, collocata nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Ricordo altresì che il Comitato ha svolto una missione in Sicilia alla fine del mese di giugno, nel corso della quale ha potuto constatare la difficile situazione che si è venuta a determinare nelle zone più interessate dai fenomeni migratori e gravate dall'emergenza epidemiologica. A tale riguardo, riservandomi di proporre in ufficio di presidenza lo svolgimento di una missione anche nel Friuli-Venezia Giulia alla ripresa dei lavori parlamentari, propongo di allegare al resoconto della seduta odierna la relazione sull'ultima missione in Sicilia, già esaminata nella seduta dell'8 luglio scorso. Ringrazio il presidente Massimiliano Fedriga per la presenza in collegamento video e per la sua disponibilità. Il 3 agosto, presidente, abbiamo letto dagli organi di informazione della violenta protesta all'interno di una ex caserma di Udine messa in atto da migranti che non vogliono fare la quarantena. Abbiamo letto le sue dichiarazioni e sappiamo di una sua lettera al Presidente Conte rispetto a una richiesta di chiusura dei valichi minori. A lei la parola. Darò poi la parola ai colleghi deputati e senatori che vorranno intervenire per domande e interventi riguardo all'audizione.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Ringrazio per l'audizione di oggi perché ritengo che sia necessario uno specifico focus sul Friuli-Venezia Giulia. Noi, a differenza di altre parti del Paese, subiamo un'immigrazione irregolare che non viene dalla rotta mediterranea, ma da quella balcanica. Questo è un problema che da qualche anno assedia la nostra regione. In particolar modo, in un momento nel quale le difficoltà legate all'immigrazione clandestina si sommano a quelle relative alla pandemia, è chiaro che la situazione diventa ancora più difficile, sia dal punto di vista gestionale, che dal punto di vista della sicurezza dei cittadini.
  Inizio con questa premessa perché anche l'accoglienza che veniva fatta in Friuli-Venezia Giulia, così come da altre parti d'Italia, è molto diversa rispetto al passato. Pag. 4Banalmente basta ricordare che oggi è giustamente obbligatoria la quarantena. Nei mesi di maggio e giugno scorsi, anche a causa del COVID, l'immigrazione irregolare, attraverso il confine orientale del nostro Paese, è stata più limitata, ma attualmente l'arrivo di immigrati irregolari è ripreso in modo molto consistente. Basti pensare che nel mese di maggio di quest'anno sono entrati quasi mille immigrati irregolari da quanto risulta dai rintracciamenti o da chi si è presentato volontariamente presso le questure. A giugno sono più di 700 gli ingressi irregolari, a luglio – anche se i dati a disposizione non sono completi perché non coprono l'ultima settimana di luglio – abbiamo già superato abbondantemente quota 700 ingressi e purtroppo credo che sfonderemo quota 800. Soltanto nella giornata di oggi sono stati rintracciati altri 50 immigrati irregolari nell'ex provincia di Udine. Questo crea molti problemi per quanto riguarda la gestione dell'immigrazione in Friuli-Venezia Giulia. Anche l'effettuazione della quarantena, comportando l'isolamento dei soggetti interessati, diventa molto difficile. Abbiamo innumerevoli casi di soggetti che non rispettano la quarantena. Centodieci giorni fa, prima che il comune di Udine fosse zona rossa, quaranta soggetti sono usciti dall'ex caserma Cavarzerani, malgrado l'obbligo della quarantena. Per questo il comune di Udine ha voluto far sì – dal mio punto di vista in modo condivisibile – che l'ex caserma Cavarzerani che contiene poco meno di 500 persone, diventasse zona rossa. La misura è stata prolungata proprio qualche giorno fa, visto che un nuovo caso positivo si era verificato all'interno di quella caserma. Precedentemente anche la zona rossa era stata decisa dell'amministrazione comunale di Udine, a seguito della presenza di tre positivi. Ovviamente sono stati allontanati dalla caserma e messi in isolamento in un altro posto. È chiaro che i soggetti che potenzialmente ne sono stati in contatto devono essere sottoposti a quarantena.
  Proprio giorni pochi fa, alla notizia del rinnovo della quarantena, si è sviluppata una protesta molto accesa da parte delle persone presenti nell'ex Cavarzerani che ha comportato l'incendio di materassi, cassonetti e sassi lanciati contro i mezzi della Protezione Civile che in Friuli-Venezia Giulia collabora per il controllo e il rispetto della zona rossa e quindi della quarantena degli immigrati entrati irregolarmente nel nostro Paese, presenti nell'ex Cavarzerani.
  Oggi, rispetto al passato – soprattutto con il cambio del Governo sloveno avvenuto qualche mese fa – sono migliorati i rapporti per quanto riguarda la gestione dell'immigrazione irregolare. Tanto è vero che sono aumentati in modo considerevole, anche se non sufficiente, le possibilità delle riammissioni in Slovenia. Tutti gli immigrati entrati irregolarmente in Friuli-Venezia Giulia (al nostro confine) che vengono rintracciati nelle aree di valico e di retrovalico, entro 24 ore, vengono riammessi dalla Slovenia. In tema di procedure di controlli medici, la regione Friuli Venezia Giulia, per quanto riguarda le sue competenze, ha messo a disposizione un nucleo ad hoc che possa garantire in tempi rapidissimi le visite, affinché si possa procedere alla riammissione in Slovenia. Questo ha comportato un diverso approccio all'ingresso di irregolari in Italia. Precedentemente molti decidevano di superare il confine attraverso i sentieri carsici (principalmente sul confine triestino) ed era più facile rintracciarli nelle aree vicino al confine stesso e provvedere alle riammissioni in Slovenia entro 24 ore. Oggi, essendoci la nuova procedura rafforzata, abbiamo invece casi di migranti irregolari organizzati, dietro ai quali ci sono organizzazioni criminali, che superano il confine attraverso i valichi irregolari usando mezzi per allontanarsi il più possibile dal confine. In alcuni casi sono stati individuati all'interno di centri abitati e non in aree di confine.
  Durante un tavolo tecnico a cui hanno partecipato le prefetture, le questure, le procure del Friuli Venezia Giulia è stata proposta la soluzione della chiusura di una parte dei valichi minori, al fine di evitare che mezzi con all'interno immigrati irregolari potessero entrare senza alcun tipo di controllo e la possibilità di provvedere alla riammissione in Slovenia. Pag. 5
  Perché è stata proposta la chiusura dei valichi minori? Perché, confrontandomi con le istituzioni competenti, si è evidenziato che per controllare tutti i valichi minori del Friuli Venezia Giulia servirebbero dai 600 ai 700 uomini con i relativi servizi che bisogna garantire al personale posti sui confini. Non credo che sia possibile effettuare una misura così importante dal punto di vista del personale e della struttura. È più facile, invece, la chiusura in tutto o in parte dei valichi minori.
  Tutto questo, se permettete il mio punto di vista, lo si può fare in un rapporto costruttivo con la Repubblica di Slovenia, concordando magari i valichi da chiudere. Penso che si possa arrivare a una situazione di assoluta sostenibilità, a differenza di quanto è avvenuto in passato, quando la Slovenia (con il Governo precedente) aveva deciso di chiudere i valichi con dei massi o altre strutture che impedivano il passaggio da un confine all'altro senza informare l'Italia. Penso che la collaborazione tra gli Stati sia fondamentale.
  Allo stato attuale nel Friuli Venezia Giulia ci troviamo nella situazione di non poter più gestire nemmeno i 50 immigrati di oggi a Udine. Non ci sono strutture per effettuare la quarantena. In questo momento in Friuli Venezia Giulia non abbiano la capacità per accogliere altri immigrati. L'allarme dell'amministrazione regionale va lanciato al Governo, c'è stata un'interlocuzione con l'Esecutivo nazionale in tal senso. Ad oggi non mi sembra che la soluzione della chiusura dei valichi sia stata reputata percorribile dal Governo nazionale. Ho letto – non l'ho saputo per rapporti formali o informali con rappresentanti del Governo – che si ipotizza un utilizzo maggiore dell'esercito di confine. Dal mio punto di vista, vista l'importante richiesta di uomini necessari ai fini di un controllo capillare, temo che non ci possa essere un apprezzabile risultato rispetto al contrasto all'immigrazione irregolare. Su una regione di un milione e duecentomila abitanti, se vi sono poco meno di mille immigrati irregolari al mese (nel mese di maggio sono entrati 928 migranti irregolari), la situazione è assolutamente ingestibile e crea una mancata sicurezza, un rischio non irrilevante. Ad oggi il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni che hanno avuto le migliori performance nel periodo del Coronavirus, anche per le scelte che abbiamo compiuto, come le prime chiusure attuate addirittura prima che emergesse il primo contagiato. Abbiamo conseguito, anche nelle settimane successive, misure molto rigide. Abbiamo superato questa prima parte della pandemia con numeri estremamente bassi, malgrado il Friuli Venezia Giulia sia tra le aree più colpite d'Italia, dopo quelle del nord. Oggi quasi tutti i contagi rilevati sono persone che provengono dall'estero o sono straniere. Principalmente mi preoccupano le aree balcaniche, la Serbia e l'Albania. Altri Paesi europei che devono preoccupare sono il Belgio e la Bulgaria. Il Montenegro e la Bosnia sono aree estremamente delicate dal punto di vista della pandemia. Noi abbiamo in cura in terapia intensiva in Friuli Venezia Giulia due cittadine albanesi provenienti da quell'area. Regolarmente, sia ben chiaro, ma provenienti da quell'area. Vi sono immigrati irregolari provenienti da Paesi come Afghanistan e Pakistan con sistemi sanitari estremamente fragili, che, per di più, passano attraverso una rotta con territori con tasso di contagio ad oggi decisamente più alto del nostro. Faccio presente che i contagi della Serbia dell'ultima settimana, rispetto alla popolazione, sono circa dieci volte quelli dell'Italia. Per non parlare della Bosnia, dove invece siamo quasi a venti volte rispetto a quelli dell'Italia in proporzione alla popolazione. È chiaro che la situazione rischia di essere allarmante. Come saprete, in Bosnia c'è un campo di decine di migliaia di immigrati irregolari che, attraverso la Serbia e la Slovenia, raggiungono l'Italia dal Friuli Venezia Giulia. È una situazione che rischia di diventare veramente pericolosa, questo ci allarma. La richiesta che l'amministrazione regionale ha fatto al Governo è di mettere in atto tutte le soluzioni possibili per evitare – in particolar modo in un momento come questo – l'ingresso di immigrati irregolari attraverso il confine terrestre. Pag. 6
  Concludo dicendo che le soluzioni in tale area del Paese, dal mio punto di vista, sono molto attuabili. A differenza della rotta del Mediterraneo, caratterizzata dall'arrivo degli immigrati irregolari via mare, attraverso imbarcazioni a volte fatiscenti, in merito alla quale i Paesi si rimpallano ogni responsabilità, qui siamo di fronte a una situazione in cui il nostro Paese confinante è un Paese europeo, democratico, dove tutti i diritti vengono rispettati, dove non c'è alcun problema di diritto civile. Mi domando perché dobbiamo permettere che entrino nei confini italiani quando attraversano prima la Croazia, poi la Slovenia. Sono Paesi dove non c'è alcun tipo di problema, dunque non vedo perché non sia possibile con fermezza fermare gli ingressi irregolari.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Il quadro esposto è preoccupante e sicuramente da attenzionare. La ringraziamo per gli elementi che ci ha fornito. Abbiamo preso nota e registriamo le criticità esposte. Sarà nostra premura trasferirle al Governo e al Parlamento tutto. Siamo a disposizione per un sopralluogo in Friuli Venezia Giulia. Do la parola ai colleghi deputati e senatori. Senatore Zuliani, prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie al presidente Fedriga che oggi ci ha illustrato la situazione della regione da lui governata. Una rimostranza, presidente, nei confronti della Ministra Lamorgese perché sono deluso e amareggiato. Abbiamo avuto la Ministra qui in audizione, che non si è degnata di rimanere di rispondere ai nostri quesiti. Dal sito istituzionale del Governo ho appreso che la Ministra ha ricevuto due parlamentari, Rojc e Serracchiani, facendo il punto della situazione sul Friuli Venezia Giulia, lasciando fuori dal coinvolgimento l'organo istituzionale parlamentare preposto, quello del Comitato Schengen.
  I due parlamentari, insieme alla Ministra, vantavano il fatto della non chiusura dei valichi minori. Volevo chiedere al presidente se presume che la popolazione locale – secondo me a ragione – possa prendere iniziative per la chiusura in proprio con dei massi, come è già successo, dei valichi minori.
  Per quanto riguarda le responsabilità, leggo alcuni suoi post in cui lei dichiara: «Nei confronti del Governo, per quel che riguarda la rotta balcanica, ognuno si prenderà le proprie responsabilità anche dal punto di vista sanitario.»
  Presidente, a tutela dei cittadini della sua regione, in caso si verificassero contagi da parte di queste persone di origine straniera, per quanto riguarda l'aspetto sanitario, l'emergenza COVID e dovessero nascere dei focolai, volevo sapere se intende intraprendere azioni anche dal punto di vista legale e formale nei confronti del Governo. Il Ministro Boccia, con una gaffe che lui stesso ha ammesso, ha detto che «solo» il 25 per cento degli attuali contagi in Italia è causato da individui di origine straniera che arrivano non sul fronte balcanico, ma Mediterraneo. Prevedibilmente, come si sta vedendo anche nella mia regione Veneto (di cui faccio parte come cittadino), i casi arrivano anche dall'Europa dell'Est.
  Un'altra domanda per il governatore Fedriga. Cosa pensa del documento predisposto dai sindaci che definisce zona rossa la struttura che accoglie i migranti?
  Volevo sapere se intende sostenere i sindaci che vogliono allargare eventuali zone rosse su altri frangenti.
  Come lei ha detto, ricordiamo a tutti i colleghi che c'è stato un uso strumentale dei pareri tecnici. Mentre il Governo si è affidato ai comitati scientifici e tecnici che rilasciavano pareri (tra l'altro stamattina abbiamo saputo che sono secretati), qui abbiamo organi non politici, di partito, ma le prefetture che affermavano che i valichi andavano chiusi. Con posizioni diverse, il Governo ha deciso di lasciarli aperti.

  FRANCESCA GALIZIA. Voglio ringraziare il presidente Zoffili e il presidente Fedriga per averci portato una voce del territorio che è giusto ascoltare in merito a una problematica legata all'immigrazione.
  Quando ci siamo incontrati la prima volta, ho detto che la rotta balcanica doveva entrare al centro del dibattito del Comitato Schengen, perché sicuramente sarebbero Pag. 7 arrivati nuovi immigrati da quella zona. Come tutti sappiamo, l'area dei Balcani è molto instabile e rappresenta terra di passaggio delle immigrazioni provenienti anche dall'area mediterranea. È bene tenere alta l'attenzione su questo territorio, perché queste immigrazioni non saranno fermate con grande facilità come qualcuno prospetta.
  Io vorrei fare una doverosa premessa. È evidente che il territorio è profondamente segnato da una problematica, però bisogna anche individuarne le cause.
  Mi domando come sia possibile oggi avere nell'ex caserma di Udine la presenza di così tanti migranti. Questa struttura era stata pensata per ospitare molte meno persone, invece ci troviamo nella situazione paradossale in cui c'è un eccesso di presenza che crea disagi e contagi. Io credo che un problema di fondo sia legato anche ai decreti sicurezza che abbiamo approvato alla Camera. Sottrarre fondi all'accoglienza, come ha detto lei, significa non avere più strutture dove poter accogliere i migranti e non poter adottare tutte le norme di sicurezza legate alla problematica COVID, come creare isolamento, riuscire a dividerli.
  Mi chiedo perché non siano stati smistati in maniera diversa prima. Evidentemente non ci sono le strutture. I bandi di gara vanno deserti, nessuno vuole farsi carico dell'accoglienza perché non è più sostenibile. Abbiano tagliato così tanti fondi che nessuno vuole più occuparsi di questo tipo di attività.
  Io le chiedo, per quante persone era stata pensata questa caserma e quante ce ne sono in eccesso?
  Quale sarà il piano per l'accoglienza, cosa pensa di fare? Quante strutture abbiamo perso per poter accogliere questi migranti?
  So che la Ministra Lamorgese sta lavorando e portando avanti l'attuazione di diverse proposte. Prima si è parlato dei valichi minori, su questo argomento si potrebbe continuare a ragionare. Penso che ci sia un dialogo aperto, per esempio per valutarne la chiusura nelle ore notturne. Non credo che la partita sia totalmente chiusa. Si potrebbe pensare anche a incrementare i controlli alle frontiere. La Ministra Lamorgese ha appena mandato ben 50 nuove unità per il controllo delle frontiere. Mi rendo conto che le frontiere siano molto ampie, stiamo parlando di un'area di confine piuttosto estesa e magari queste risorse potrebbero essere non necessarie. Potremmo pensare a strumenti tecnologici come i droni o altre soluzioni. Noi siamo qui, disponibili ad ascoltare e a portare alla Ministra tutte le soluzioni che possano emergere discutendo qui oggi.
  Tuttavia mi sento in dovere di dover stigmatizzare due episodi che si sono verificati nella sua regione e dei quali vorrei conoscere la sua posizione. Mi riferisco alle parole del consigliere regionale Calligaris che ha detto che «ai migranti sparerebbe tranquillamente». Capisco che la situazione è esasperata, ma non mi sembra il caso che chi ricopre ruoli istituzionali utilizzi parole così forti e violente nei confronti degli immigrati. Il responsabile della Protezione civile di Udine non è stato da meno, dichiarando che «servono squadroni della morte e forni crematori».
  Io sono profondamente amareggiata da queste parole, nessuno può affrontare da solo il problema migratorio, lo abbiamo detto in più occasioni. Né la regione, né il comune, né l'Italia da sola possono farcela. Noi abbiamo sempre chiesto, anche con la Commissione permanente di cui sono componente, un intervento forte da parte dell'Europa e ci stiamo lavorando. Tutto è cominciato con l'Accordo di Malta, ma si sta facendo ancora di più.
  Credo che sia auspicabile la collaborazione di tutti per fermare gli ingressi irregolari ai fini della tutela di tutti i cittadini italiani, compresi quelli della regione Friuli-Venezia Giulia.

  FLAVIO DI MURO. Il quadro delineato dal presidente del Friuli Venezia Giulia Fedriga è assolutamente sconcertante e si ricollega alle audizioni che abbiamo già svolto in questo Comitato quando abbiamo parlato della Calabria, della Sicilia. Io aggiungo anche tutte le questioni che ho sollevato sulla mia città, Ventimiglia. Il quadro delineato è sconcertante perché evidenzia un'incapacità politica e amministrativa Pag. 8 da parte dell'attuale Governo, in particolare della Ministra dell'interno, nel gestire i flussi migratori. Non è solo un problema legato al COVID, abbiamo desunto questa incapacità anche prima dell'emergenza epidemiologica. Leggere da fonti certe che «Il Pakistan e il Bangladesh sono ufficialmente Paesi fuori controllo per il Coronavirus e l'80 per cento dei casi di Coronavirus sono importati», sono notizie che provocano una profonda preoccupazione tra i cittadini. Soprattutto quelli che vivono nelle realtà di confine e più interessati dai flussi dei migranti. Contestualmente sempre lo stesso Governo, incapace di gestire il flusso migratorio, decide di prorogare lo stato di emergenza e costringe milioni di italiani a restrizioni in termini di movimento.
  Qui siamo di fronte a due pesi e due misure. Non possiamo chiedere sacrifici agli italiani, costringerli nei vari comuni della nostra Italia a tenere le mascherine, stare chiusi in casa, prorogare lo stato di emergenza e poi vedere passare da un confine all'altro migranti provenienti da Paesi potenzialmente o dichiaratamente pericolosi a livello sanitario.
  Io chiedo dove sia finita la Ministra Lamorgese. In un'audizione per un'ora ci ha elencato le sue prospettive di Governo, doveva tornare, ma non è più tornata. Noi abbiamo da porle delle domande, comprese quelle segnalate dal presidente Fedriga. In un clima di emergenza sanitaria e di emergenza migratoria – perché i numeri anche degli sbarchi, oltre che dei flussi terrestri parlano chiaro – non è possibile che si neghi a questo Comitato a cui deve fare riferimento per i temi immigrazione e gestione delle frontiere.
  Vorrei chiedere al presidente Fedriga se ha parlato con gli uffici preposti delle forze dell'ordine e della polizia di frontiera e se ha da darci delle indicazioni sulla destinazione che i migranti provenienti dalla Slovenia hanno una volta entrati in Friuli Venezia Giulia.
  Sono molto preoccupato sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista della gestione dei flussi migratori. Sono mesi che si parla delle modifiche auspicate. Ho sentito l'intervento della mia collega del Movimento 5 Stelle. Hanno votato il decreto sicurezza e ora ne auspicano la modifica. Fateci sapere quando lo farete, a me pare che in realtà ci sia un dibattito interno alla maggioranza tra una filosofia buonista e di sinistra che vuole distruggere quanto di buono ha fatto il Ministro Salvini e un imbarazzo del Movimento 5 Stelle che ogni tanto auspica la revisione di questo decreto, ma poi di fatto l'ha votato con noi quando eravamo al Governo. Possiamo giocare, scherzare e dibattere tra parlamentari, ma non possiamo non prendere decisioni. I nostri cittadini aspettano risposte e meritano sicurezza.

  TONY CHIKE IWOBI. Grazie presidente e grazie al presidente Fedriga per la sua analisi preoccupante da tutti i punti di vista. Credo che la discussione in atto non riguardi l'immigrazione in generale in quanto tale. Io preferisco soffermarmi su questo argomento, su questa realtà. Siamo tutti consapevoli che l'immigrazione appartiene profondamente alla cultura umana. Ma se stiamo parlando, come immagino, d'immigrazione clandestina, anzi, di ignobile traffico di esseri umani con tutti gli effetti connessi di sicurezza, allora sono d'accordo, ne discutiamo. Probabilmente la mia riflessione può svegliare alcune coscienze dei colleghi di maggioranza, ma bisogna essere in grado di riconoscere quando l'immigrazione in quanto tale sia una ricchezza reciproca, sia per il Paese ospitante – come il nostro che in questo momento sta subendo questo torto – che per gli stessi immigrati e incentivarlo. Quando è dannoso e contro la dignità umana, come ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, va combattuto con ogni mezzo per il bene e nel rispetto della persona. Stiamo assistendo al cosiddetto evento ciclico, cioè l'antica storia che ha segnato negativamente la storia dell'umanità in passato e che oggi si sta ripetendo sotto gli occhi di tutti. Parlo dello schiavismo moderno, non mi stancherò mai di dirlo. Quello che sta avvenendo oggi in questo Paese è lo schiavismo moderno di cui non voglio fare parte. Il compito sacrosanto della politica è regolamentare l'immigrazione irregolare, ponendo Pag. 9 fine a questa barbarie contro gli esseri umani e non farlo diventare strumento ideologico, soprattutto nel momento in cui il Paese fatica nel gestire l'aspetto sanitario ed economico a causa dalla pandemia che ha investito il mondo e in particolare il nostro Paese. Credo sia importante, meno costoso in termini economici, meno rischioso e più dignitoso salvare le vite in loco che salvarle in mare spalancando i nostri confini in modo indiscriminato. L'abbiamo dimostrato con i fatti, quando eravamo al Governo con Matteo Salvini Ministro dell'interno. Colui che ha difeso i confini dello Stato, riducendo i morti in mare e gli arrivi indiscriminati, viene processato, mentre questo Governo, con il suo silenzio consenziente, sta rimettendo in crisi il Paese, già in grave crisi sanitaria ed economica.
  Spesso la sinistra italiana cerca di motivare la clandestinità giustificandola in modo inappropriato e inaccettabile. I numeri parlano chiaro, senza i quali la politica stessa è fondata sul nulla. Abbiamo visto quanti sono arrivati in questo Paese. Inoltre non dimentichiamo che questi Paesi di transito e di partenza dei clandestini residenti in questo Paese, godono delle rimesse dei loro cittadini residenti regolarmente in questo Paese. Non sono Paesi in guerra né Paesi sofferenti dal punto di vista economico.
  Non vedo perché l'Italia debba continuare a subire questa beffa e gli insulti dei trafficanti di esseri umani e il potere connesso con il silenzio totale del nostro Governo e soprattutto degli organismi internazionali. Più che porle una domanda, io mi unisco alla sua richiesta a gran voce, presidente, che il Governo si assuma la propria responsabilità di fronte al Paese nel rispetto del popolo italiano e della dignità umana, soprattutto attivando da subito il blocco e intensificando i controlli di polizia nel valichi principali, in quanto la competenza esclusiva e la responsabilità è del Governo centrale. Sarebbero necessari accordi bilaterali con i Paesi coinvolti per una collaborazione mirata.
  Io mi fermo qua, la mia è una riflessione. Sono d'accordo con lei, il Governo deve farsi sentire in modo accurato e giusto, ma subito.

  MANUEL TUZI. Grazie, presidente Fedriga per l'aggiornamento. Sicuramente c'è stata una spiegazione esaustiva delle situazioni sviluppatesi nelle ultime 24-48 ore, ma ci sono dei punti che, per quanto ci riguarda, andrebbero chiariti e specificati meglio. Innanzitutto la prima cosa che le chiedo è se quel centro di cui parlava prima la mia collega, dove è scoppiato effettivamente il caso, fosse effettivamente a bando di gara e destinato solo a 300 persone. In questo caso ce ne erano 436. È evidente che se questo fosse vero, in quel centro ci sarebbe una gestione fallace in questo contesto. Anche l'eventuale distribuzione sul territorio sarebbe stata utile e da richiedere, soprattutto viste le condizioni precarie da un punto di vista sanitario che si potevano verificare. Era una situazione oggettivamente da evitare, in cui si poteva fare prevenzione. Se non sbaglio, alcuni di questi sono già stati spostati a Castellerio, in una zona limitrofa.
  Come Movimento 5 Stelle abbiamo una posizione favorevole su quello che lei ha detto sui valichi minori e siamo anche molto favorevoli all'utilizzo di tecnologie, come per esempio l'utilizzo dei droni, soprattutto sui confini, anche perché avete un territorio molto esteso in termini di confini. Sicuramente da questo punto di vista è stato già inviato un contingente militare negli ultimi mesi di un circa centinaio di unità. Se non vado errato, dovrebbero arrivarne altre 50. Sicuramente c'è una buona base di partenza, ma è ovvio che vada implementato, quindi le informazioni che ci ha fornito sono preziose.
  L'ultima cosa che volevo chiederle riguarda le spiacevoli e inopportune dichiarazioni da cui mi auguro si dissoci pubblicamente anche lei. Mi riferisco alle dichiarazioni del consigliere della Lega Calligaris che in assemblea, quindi nel luogo più alto delle istituzioni regionali del Friuli-Venezia Giulia, ha detto: «Se fosse per me, io sono uno di quelli che gli sparerebbe.»
  Io penso che questa frase faccia rabbrividire chiunque, ma più che altro perché non solo viene detta in un luogo delle Pag. 10istituzioni, dove le istituzioni dovrebbero volare alto, ma soprattutto viene detta da un rappresentante dei cittadini italiani in un contesto che non c'entra nulla con la gestione del fenomeno migratorio. Lo assocerei più al razzismo che alla gestione del fenomeno migratorio. Parallelamente ci sono state anche le spiacevoli dichiarazioni del responsabile della Protezione civile che ha detto: «Servono squadroni della morte e forni crematori.»
  Sono dichiarazioni da cui prendere le distanze, da cui dissociarsi pubblicamente e per cui magari chiedere un passo indietro, perché in queste situazioni la politica può riprendere anche il suo vigore, quello che dovrebbe essere il ruolo di sua competenza, cioè quello di rappresentare i cittadini e le istituzioni ed evitare dichiarazioni di questa natura. Il consigliere Calligaris, secondo lei, si dovrebbe dimettere in una situazione del genere oppure no? A mio avviso sì, se si dicono cose del genere a dei cittadini all'interno di un consiglio regionale. Credo che il fenomeno della migrazione e soprattutto gli ingressi illegali in Italia non possano più essere tollerati e non possano più essere gestiti in questo modo. Questo fenomeno va controllato a monte. Nella precedente audizione avevamo avuto un piacevole incontro in cui lei ci aveva esposto le difficoltà dei rapporti bilaterali con la Slovenia. Vorrei sapere se da questo punto di vista sono migliorati e come sono gli accordi. Sappiamo che il Ministero degli esteri si sta interessando proprio in queste ore della questione.

  ELENA TESTOR. Buongiorno, presidente Fedriga. Dispiace dover audire ancora una volta un presidente, dopo il presidente Musumeci e la presidente Santelli, che si trova in difficoltà nel gestire la situazione migratoria, non per problemi legati al territorio, ma per necessità a cui il Governo non riesce a dare risposte. Come sottolineato da lei, la differenza sostanziale è tra chi arriva dal mare e chi arriva dalla rotta balcanica. Io ritengo che la sua richiesta di chiudere i valichi minori sia corretta. Il Governo dovrebbe prendere atto che è necessario avere un controllo sul territorio senza dover mettere in campo 600-700 unità delle forze dell'ordine per garantire la sicurezza del suo territorio, quando basterebbe un accordo bilaterale. Tante volte abbiamo richiesto che il Ministro degli esteri si attivi per tessere i rapporti necessari per garantire la tutela del territorio.
  Trovo doverosa la preoccupazione legata alla pandemia, come ha sottolineato lei. Gli italiani hanno fatto profondi sacrifici e sono stati diligenti per cercare di fermare la pandemia, ma soprattutto per poter accelerare la ripresa economica. Adesso che si inizia a vedere un po' di luce in questi termini, ci si ritrova nuovamente a dover gestire una situazione potenzialmente pericolosa. Come già detto dai miei colleghi, in questo momento l'80 per cento del virus è d'importazione e credo che il Governo non possa sottovalutare questi dati, debba assolutamente prenderne atto e lavorare con i territori. A sentire i colleghi del Movimento 5 Stelle l'Accordo di Malta è la panacea di tutti i mali, ma ricordo i dati che abbiamo raccolto all'interno del Comitato Schengen. Senza disporre ora di dati e andando a memoria, da settembre 2019 a giugno 2020 le persone ricollocate sono circa 540 a fronte di 12 mila ingressi in Italia, quindi mi pare che questo accordo non stia funzionando. L'Italia è definito Stato di primo approdo e abbandonato come sempre.
  La domanda del collega Di Muro è la stessa che avrei voluto fare io: qual è la destinazione finale degli immigrati irregolari? Vorrei comprendere quale sia il loro luogo di destinazione. Esprimo il mio dispiacere e la mia solidarietà per la situazione che sta vivendo, soprattutto per i casi che sono successi alla caserma Cavarzerani. Occorre insistere col Governo affinché metta in campo tutte le richieste che vengono fatte dai territori.

  GIORGIO SILLI. Mi scuso di essere arrivato in ritardo, ma ero impegnato in un'altra Commissione. Non ho sentito l'intervento del presidente Fedriga, ma ho sentito gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e devo dire che mi hanno stimolato a intervenire. Premetto che l'intervento del senatore Iwobi è, a mio avviso, da Pag. 11applausi. Glielo dico da democristiano, da uomo moderato di centrodestra che ha a cuore prima di tutto la persona con la P maiuscola. Io ho avuto modo di fare un intervento simile forse due o tre settimane fa. Ho sentito poco fa il collega del Movimento 5 Stelle fare riferimento a dei fatti spiacevolissimi. È chiaro che io con persone che considerano una razza, tra virgolette, superiore a un'altra, con razzisti non condividerei neppure un'aula scolastica, figuriamoci se siederei nello stesso Parlamento. Certo è che queste sono avvisaglie che non possono essere sottovalutate e declassate a meri episodi di razzismo. Questa è la cartina al tornasole (chi mastica un po' di chimica sa che la cartina al tornasole serve a indicare che qualcosa è cambiato in una soluzione chimica) che la nostra società è sovrasatura di certe situazioni. Io non credo che tutti coloro che hanno avuto occasione di parlare, forse con parole sbagliate, dell'immigrazione siano tutti formalmente e intimamente dei razzisti da sempre. Io credo, piuttosto, che ci sia un'asticella, un livello oltre il quale la popolazione, il cittadino non è abituato ad andare, non è abituato a convivere. La nostra immigrazione è stata molto violenta. Per violenta io intendo il numero di migranti in riferimento al tempo. Tutte le società riescono ad integrare e a metabolizzare l'immigrazione (passatemi questo brutto termine, ma che rende l'idea) se in numeri normali. Purtroppo in Italia l'immigrazione è stata negli ultimi dieci anni molto violenta e molti cittadini, forse anche persone che non hanno viaggiato, che non hanno avuto grandi contatti con il mondo, si trovano spiazzati e infastiditi. Perché non è razzismo essere infastiditi da una società che cambia radicalmente, non è razzismo dire «in questa città fino a qualche anno fa eravamo tutti vicentini o padovani». Sono delle preferenze. Anch'io se potessi, tornerei indietro agli anni Sessanta perché era un momento storico in cui l'Italia galoppava. Sono preferenze. Cosa facciamo, demonizziamo un cittadino perché vorrebbe tornare a 20-30 anni fa, dove a Vicenza c'erano solo vicentini, per esempio? No.
  Concludo, in riferimento all'intervento del senatore Iwobi, dicendo che, proprio perché al primo posto deve esserci la dignità della persona, noi dobbiamo fare di tutto affinché non ci siano più scontri o episodi incresciosi come quelli degli ultimi giorni. La responsabilità deve essere della politica e della cosa pubblica. La politica deve creare le condizioni affinché non si accenda ancora di più il contrasto tra migranti e cittadini autoctoni. Badate bene, non parlo di migranti e italiani, parlo di migranti e cittadini autoctoni. Più noi lasciamo entrare, più passa l'idea, magari anche sbagliata, che ci siano le porte spalancate, che il migrante abbia più diritti rispetto al cittadino autoctono e più l'opinione pubblica si orienterà verso una parte.
  Quindi io mi rivolgo al Governo e concludo dicendo che non è un male dire che l'immigrazione vada governata. Una volta per tutte bisogna ammettere che forse negli ultimi mesi, rispetto a un anno fa, ci sono stati dei risultati pessimi, i numeri parlano chiari. Non è un male dire che se i porti rimangono chiusi, noi siamo i cattivi. Il mondo non è diviso tra buoni e cattivi come troppo spesso la sinistra italiana e mondiale ci vuole far credere. Il mondo è diviso tra governare bene e male un Paese, in base a degli indirizzi politici. Ma se noi continuiamo a far entrare chiunque in maniera incondizionata come sta avvenendo, poi non ci lamentiamo se tra un anno, due o tre anche la «signora Maria» nell'andare a fare la spesa, magari scontrandosi con un migrante, potrebbe usare dei termini pessimi. La colpa è della politica se il razzismo aumenta in un Paese. È della politica, della formazione e della comunicazione istituzionale.

  PRESIDENTE. Esauriti gli interventi dei colleghi parlamentari, prima di dare nuovamente la parola al presidente Fedriga, ricordo che la Ministra dell'interno, Lamorgese, in audizione in Comitato il 30 giugno, ha svolto il suo intervento, ma non c'è stato tempo per gli interventi dei colleghi parlamentari. È stato quindi concordato di riaggiornare l'audizione. In data 2 luglio le ho scritto una lettera per invitarla nuovamente in Comitato. Ci sono state delle Pag. 12interlocuzioni tra gli uffici della segreteria del Comitato e il gabinetto del Ministro. Ad oggi non è stata definita ancora una data e colgo l'occasione per invitarla nuovamente per dar modo ai colleghi di intervenire e per avere dal Ministro un aggiornamento rispetto al tema del fenomeno migratorio, per quanto di nostra competenza, a seguito degli sviluppi che riguardano il territorio nazionale e singole regioni come il Friuli-Venezia Giulia, la Sicilia, la Sardegna, la Liguria.

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Volevo solo dire che più tardi incontrerò con una piccola delegazione di deputati siciliani, la Ministra Lamorgese. In quella sede ribadirò informalmente l'impegno preso durante l'audizione. Le chiederò di comunicare una data, anche per i primi giorni di settembre, per permettere ai colleghi di intervenire.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Perconti per questo messaggio che porterà alla Ministra dell'interno. Può riferirle che per quanto mi riguarda sono disponibile anche per il mese d'agosto, vista la situazione. Credo che sia utile ascoltarla rispetto a quanto si sta vivendo in questi giorni.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Ringrazio il presidente, gli onorevoli deputati e senatori per l'interlocuzione e alcune domande che mi permettono di approfondire il tema, in particolar modo su determinate circostanze.
  La prima. Vorrei sottolineare che – come sicuramente deputati e senatori sanno – non rientrano nelle competenze della regione Friuli-Venezia Giulia (magari lo fosse) il controllo dei confini, né la gestione dell'accoglienza. Su entrambi i temi noi possiamo dare un contributo costruttivo, ma le regioni in questo caso non possono prendere decisioni di carattere autonomo, né tantomeno operare in tal senso. Dico questo per ricollegarmi alla domanda relativa alla gestione dell'ex caserma Cavarzerani. Voglio sottolineare che quando nel 2018 fui eletto presidente di questa regione e qualche mese successivo si è creato l'esecutivo, a seguito delle elezioni del 4 maggio del medesimo anno, con il precedente Governo abbiamo trovato una situazione nella quale nell'ex caserma Cavarzerani c'erano circa mille persone. Con il precedente esecutivo, i numeri sono crollati all'interno dell'ex caserma Cavarzerani e adesso, invece, rivedono un aumento con quelle 480 persone di cui parlavamo precedentemente. Personalmente la soluzione di ritornare a un'accoglienza diffusa mi vedrebbe profondamente contrario. Pensiamo cosa vorrebbe dire mettere in accoglienza diffusa persone che oggi devono essere sotto l'obbligo di quarantena. Di fatto sarebbe impossibile effettuare controlli affinché quella quarantena venga rispettata. Addirittura in questa struttura abbiamo dovuto mettere a disposizione la Protezione civile che dipende dalla regione Friuli-Venezia Giulia e dai diversi comuni, per collaborare nel controllo del perimetro di quella caserma, altrimenti la quarantena non sarebbe stata rispettata. Figuriamoci se si tornasse alla quarantena all'interno di appartamenti, di condomini o palazzi. Di fatto sarebbe come se la quarantena non venisse svolta. Quindi, personalmente ritengo estremamente difficile garantire la sicurezza sanitaria ai cittadini della mia regione, perché la parte sanitaria è una responsabilità, una competenza di carattere regionale e allo stato attuale, come sapete, è estremamente sotto stress. Tutte le sanità delle regioni italiane devono occuparsi anche di questo problema, malgrado le conseguenze buone o negative, nelle quali non voglio entrare nel merito. Le scelte non sono in mano alle regioni sulle quali ricadono le conseguenze di tipo sanitario. Per questo motivo ritengo che l'unica soluzione attuabile in questo momento sia il controllo dei confini e non sparpagliare gli immigrati che devono fare la quarantena in tutto il territorio regionale o nazionale.
  Per quanto riguarda i suggerimenti in merito a quanto può fare la regione Friuli-Venezia Giulia per il controllo dei confini, ricordo che già diversi mesi addietro ho dato disponibilità anche formale, di mettere Pag. 13 a disposizione mezzi della Protezione civile, tra cui droni, per esempio, per collaborare al controllo dei confini.
  Noi non vogliamo imporre soluzioni su scelte che non sono di nostra competenza. A noi basta che la soluzione porti dei risultati, non siamo innamorati di una o dell'altra scelta. Noi vorremmo che la legalità fosse preservata nel confine orientale italiano. Con questo mi ricollego a un tema che è stato sollevato, anche se non era oggetto del dibattito di oggi, ma tengo a rispondere. Io vorrei sottolineare che quando si parla di lotta all'immigrazione clandestina, non si parla di lotta a un'economia o a una razza. Immagino che questo vedrebbe chiunque contrario. Noi non stiamo distinguendo una persona dal colore della pelle o dal Paese di provenienza. Stiamo distinguendo le persone che rispettano o no le leggi e le regole. Possono venire dal Pakistan, dall'Afghanistan, dalla Svezia o degli Stati Uniti, ma se non rispettano quelle regole, evidentemente devono trovare uno Stato democratico che contrasti atteggiamenti che violano le leggi di questo Paese.
  Per quanto riguarda il consigliere regionale intervenuto ieri, in realtà non erano in corso i lavori della commissione. C'è stata un'interruzione, con un ingresso illegittimo e illegale da parte di rappresentanti di una forza politica extra assemblea che non è stata eletta in Parlamento né in assemblea regionale. Durante questo acceso scontro con il consigliere regionale, questi ha avuto una uscita davvero condannabile. Però non la sto condannando io, ma l'ha fatto lui stesso. Immediatamente dopo ha prodotto delle scuse perché nell'acceso dibattito o scontro verbale che c'era stato ha usato termini assolutamente inaccettabili. Lui stesso ha immediatamente sottolineato essere inaccettabili Per quanto riguarda il dipendente, evidentemente le notizie non sono state lette correttamente. Non si parla di un dipendente del comune di Udine, ma del comune di Grado. Su questo posso dire che mi dispiace abbiate letto solo una parte della notizia. In quella completa la Protezione civile regionale, nazionale e il comune di Grado sono intervenuti. Non è competenza della regione. Il sindaco di Grado sta già provvedendo a portare avanti provvedimenti disciplinari. Ricordo che la Protezione civile e regionale è intervenuta prontamente. Penso di avere esposto la posizione dell'attuale amministrazione in modo molto chiaro. Spero altrettanto che casi come questi non vengano utilizzati per nascondere un problema, parlando di senatori e deputati rispetto alla comunicazione verso l'opinione pubblica per nascondere un problema, quello di cui abbiamo trattato in modo pertinente fino adesso che evidentemente investe in modo molto difficile il nostro territorio regionale.
  Rispondo ad altre sollecitazioni. «Dove vanno gli immigrati entrati clandestinamente nel nostro Paese?» Questa purtroppo è una domanda alla quale non sono in grado di dare una risposta perché non è di competenza delle regioni. Le informazioni che posso dare sono quelle che mi mettono a disposizione le istituzioni competenti, ovviamente per quanto riguarda il territorio regionale. Capisco che la domanda è estremamente interessante perché anche da questo punto di vista – ma parlo più che altro per un'intuizione che per cognizione di causa data da dati oggettivi – immagino che molte di queste persone dopo si spostino in modo irregolare all'interno di altre regioni del nostro Paese, quindi alimentando ancora di più l'immigrazione irregolare.
  In merito ai rapporti con la Slovenia, come dicevo prima, sono rapporti costruttivi. Sulle riammissioni di cui parlavamo prima, credo che servirebbe una collaborazione più forte a livello europeo per quanto riguarda tutti i confini extraeuropei. Da lì nascono i primi ingressi, all'interno dell'Unione europea stessa, cosa che non dovrebbe essere permessa. Oggi noi stiamo parlando di un confine, quello orientale italiano, che non è un confine europeo. Ed è grave, evidentemente c'è un vulnus di carattere comunitario, che i Paesi di confine europeo non siano messi in grado di controllare i confini stessi che, ricordo, invece sono chiamati a controllare. Da questo punto di vista credo che un intervento Pag. 14a livello continentale sia particolarmente importante.
  Se permettete, oltre a ribadire i ringraziamenti per l'audizione di oggi, voglio sottolineare che, per quanto riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia, noi non ipotizziamo – malgrado non sia nostra competenza – nuovi centri per l'accoglienza. Non sono in grado di gestire una situazione – come è stato sollevato da qualche proposta – di nuovi centri che il sistema sanitario regionale dovrebbe tenere sotto controllo anche dal punto di vista sanitario, oltre ai rischi legati alla sicurezza di chi ha commesso un atto illegittimo nel territorio. Per quanto ci riguarda non siamo disponibili, per quanto ci compete, a fare piani per allargare l'accoglienza e dare nuovi posti per accogliere immigrati entrati irregolarmente.
  Il nostro confine si può e si deve presidiare, non ci sono problemi. Se uno entra in Italia, lo ribadisco, può fare domanda di protezione internazionale in territorio sloveno. Non c'è alcun pericolo umanitario, alcun rischio di vita, non c'è nulla che possa giustificare l'entrata irregolare nel nostro Paese. Devo dire che negli anni scorsi si è fortemente alleggerita la situazione di accolti in Friuli-Venezia Giulia. Nel 2018 e in parte del 2019 si è passati da circa 4500, anzi quasi 5 mila accolti in Friuli-Venezia Giulia a circa 2500-2600. Oggi siamo risaliti, abbiamo sfondato quota 3 mila accolti di immigrati entrati irregolarmente in Friuli-Venezia Giulia. I numeri stanno risalendo, dopo un netto calo in un anno. I numeri che prima citavo dell'ex caserma Cavarzerani (oggi qualcuno si è stupito che siano 480) sono anche questi in salita rispetto a un anno fa. Ricordo che quando sono diventato presidente della regione ne ho trovati mille. Io penso che l'unica direzione in cui possiamo operare nel confine orientale è quello di un presidio serio dei confini per evitare che l'illegalità possa attraversare i confini del Friuli-Venezia Giulia.
  Nel chiudere aggiungo che sono convinto che i delinquenti che si occupano del traffico di esseri umani cambino strategia continuamente. Noi dobbiamo essere in grado di seguire queste strategie e contrastarle, non pensando che ci sia una soluzione statica per risolvere il problema. Prima passavano via terra perché era facile nascondersi nei boschi. Quando hanno constatato che nei boschi vicino al confine potevamo fare riammettere le persone, hanno cominciato con i mezzi. Hanno iniziato a dichiararsi tutti minorenni. Anche questo è un problema legislativo per cui faccio appello agli onorevoli senatori e deputati. Se un soggetto si dichiara minorenne, anche se è palese che non lo sia, occorre un accertamento dal punto di vista sanitario per verificarlo. Questo comporta la necessità dell'avallo del giudice, l'allungamento dei tempi di una settimana, se non viene fatto in 24 ore non è possibile la riammissione in Slovenia. Sono molto informati, c'è una comunicazione all'interno dei traffici illegali molto serrata su tutte le scelte. Io ho trovato tra chi compie traffici illegali persone che avevano informazioni, addirittura mie dichiarazioni, rispetto all'immigrazione illegale. Quindi c'è un'informazione molto diffusa, molto dettagliata da parte di chi opera all'interno dei traffici di esseri umani. È chiaro che viene utilizzata ogni strategia per eludere ogni tipo di controllo e di regola. Penso che la dinamicità sia l'elemento essenziale. Magari oggi serve chiudere i valichi minori, magari fra un mese o due settimane si dovranno mettere in campo strategie diverse per combattere l'immigrazione irregolare. Però dobbiamo essere pronti ed avere anche la consapevolezza che sia necessario operare in tal senso se si vogliono ottenere dei risultati di successo.

  FRANCESCA GALIZIA. Io vorrei approfittare ancora della sua presenza. Condivido tutto quello che lei ha detto in quest'ultima parte, soprattutto sulla dinamicità dei controlli e dell'utilizzazione di più strumenti possibili. Sono d'accordo con lei e sono convinta che presto ci si attiverà in questo senso. Per quanto riguarda la questione sanitaria, avrei una domanda. Anche l'immigrazione sta mettendo a dura prova il servizio sanitario nazionale di cui lei è competente. Sarebbe utile attivare il MES (Meccanismo europeo di stabilità), per esempio Pag. 15? Ritiene opportuno per il Friuli-Venezia Giulia avere questa ulteriore risorsa nel settore sanitario?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Ribadisco che, per quanto mi riguarda, non entro nel merito delle scelte che deve fare Governo. L'approvvigionamento finanziario può essere fatto dal Governo attraverso diversi strumenti, dal MES al Recovey Fund, all'emissione di titoli di Stato. Io credo che serva un investimento nella sanità. Il Governo può anche scegliere di emettere nuovi titoli di Stato per finanziare le regioni. Non è il MES che decide se ci sono o non ci sono investimenti sanitari. Il MES è un approvvigionamento finanziario e il Governo si prende la responsabilità di attivarlo o meno, così come decide di attivare o meno l'emissione di nuovi titoli. La scelta è se serve o non serve un investimento nel campo sanitario. Io credo di sì. Tengo a precisare che la regione Friuli-Venezia Giulia paga il 100 per cento con risorse proprie, attraverso le compartecipazioni il sistema sanitario.
  Detto questo, io penso che bisogna distinguere le due strade. Io credo che sia opportuno alzare gli investimenti in Italia. È una scelta del Governo quale strumento finanziario attivare per l'approvvigionamento. Ovviamente su questo ho le mie opinioni, ma non penso sia la sede opportuna per entrare nel dibattito. Non vincolerei. Non trovo sia un'analisi chiara della situazione dire «in Italia si può fare solo se si attiva il MES». Non è così, poi ognuno avrà le sue opinioni sul MES stesso, se sia conveniente o no dal punto di vista finanziario. Ribadisco, di approvvigionamenti finanziari ce ne sono molti e il Governo ha diverse possibilità di scelta sulle quali optare e sulle quali non voglio entrare nel merito in questa circostanza perché non è mia competenza come istituzione regionale.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Fedriga. Credo che si ritenga indispensabile una missione, un sopralluogo nella sua regione visto il quadro che ci ha esposto. Tratteremo adesso la questione in ufficio di presidenza. Grazie ancora, buon lavoro, un saluto alla sua giunta, al consiglio regionale e ai suoi cittadini.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Grazie. Buon lavoro al Parlamento tramite lei, visto il lavoro difficile che dovete affrontare in questo momento. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie presidente, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.

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ALLEGATO

RELAZIONE SULLA MISSIONE DI UNA DELEGAZIONE DEL COMITATO SCHENGEN A RAGUSA, POZZALLO, AGRIGENTO, PORTO EMPEDOCLE E LAMPEDUSA

23, 24 E 25 GIUGNO 2020

  Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla «Gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'Accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone», il 23, 24 e 25 giugno 2020 una delegazione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione ha svolto una missione a Ragusa, Pozzallo (RG), Agrigento, Porto Empedocle (AG), e Lampedusa (AG) in seguito all'intensificarsi dei flussi migratori, che hanno ulteriormente aggravato le difficoltà della gestione dei fenomeni connessi all'immigrazione, soprattutto durante la pandemia da Coronavirus, e del funzionamento degli hot spot presenti sul territorio.
  La delegazione, presieduta dall'on. Eugenio Zoffili, era composta dai deputati Filippo Giuseppe Perconti (M5S), Rosalba Cimino (M5S), Vito De Filippo (IV) e dal senatore Tony Chike Iwobi (L-SP-PS d'Az).

  Il primo incontro si è svolto presso la prefettura di Ragusa con il prefetto Filippina Cocuzza, il questore Pinuccia Albertina Agnello, il vice comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, tenente colonnello Giuseppe Marseiglia, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Ragusa, colonnello Giorgio Salerno, il vice comandante provinciale della Capitaneria di porto di Pozzallo, capitano di fregata Ferruccio Alessandro Grassia, il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna.
  Il prefetto Cocuzza ha sottolineato come Pozzallo sia un territorio oggetto di sbarchi di migranti, ricordando quello avvenuto nel giorno di Pasqua (12 aprile 2020). In quell'occasione, 101 immigrati sono stati ospitati nell'ex centro di sperimentazione agricola della Regione siciliana «San Pietro», struttura tra Comiso e Ragusa, allestita per fare fronte all'emergenza sbarchi. Il prefetto ha assicurato che tutti i migranti sono stati oggetto di controllo sanitario e, a fine quarantena, di un tampone Covid. Inoltre, ha sostenuto che, nella delicata e complessa fase dell'accoglienza, è stata mostrata la capacità sinergica di tutti i soggetti istituzionali coinvolti (forze di polizia, amministrazione comunale, prefettura, Protezione civile e Croce Rossa). Pertanto, secondo l'opinione del prefetto, l'hot spot di Pozzallo potrebbe essere giudicato un ottimo modello di gestione dell'immigrazione. Nell'ambito di tale struttura per la vigilanza ci si è avvalsi di 50 unità facenti capo all'operazione Strade sicure dell'Esercito italiano, mentre il personale medico era di riferimento dell'USMAF (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), quindi fornito dal Ministero della salute, per svolgere i controlli sanitari. Pag. 17
  Giova peraltro ricordare che, al fine di evitare situazioni critiche che sarebbero favorite da presenze prolungate, l'hot spot di Pozzallo è ora caratterizzato da un continuo flusso di migranti che, venendo trasferiti entro pochi giorni in altri centri di accoglienza, non hanno il tempo materiale di organizzare azioni problematiche, come quelle avvenute invece negli scorsi anni all'interno della struttura. Da segnalare, comunque, che l'hot spot di Pozzallo è una struttura ben isolata dal centro abitato.
  Il primo screening svolto a terra è a cura dell'azienda sanitaria locale, il secondo avviene all'ingresso nell'hot spot con il fotosegnalamento. La struttura può ospitare 234 immigrati, al momento della missione, il 23 giugno, ne ospitava 97 e la permanenza all'interno variava da 36 a 72 ore. La nazionalità maggiormente rappresentata al momento era del Bangladesh, uno dei Paesi con il più alto numero di poveri al mondo e con un'alta disoccupazione strutturale.
  I soggetti auditi hanno affermato che i migranti sono sempre «tracciabili», seguiti nel corso della permanenza e nella fase della destinazione. Negli hot spot e negli altri centri di accoglienza sono frequenti le attività ispettive da parte delle forze di polizia. In tal senso, sono previste sanzioni e penalità per inosservanze da parte dei gestori delle strutture di accoglienza ai quali, per ogni immigrato, in risposta a quanto espressamente chiesto dal senatore Iwobi al prefetto, venivano in precedenza corrisposti 32 euro al giorno, poi scesi, con disposizione del passato Governo, a 23 euro, ora in via di ridefinizione, essendo andato deserto l'ultimo bando.
  Alla domanda del presidente Zoffili circa eventuali connessioni tra il fenomeno migratorio e le mafie locali, il prefetto ha risposto che questa interferenza è soprattutto presente nel caporalato. Per questo motivo la prefettura ha voluto rinnovare un protocollo di legalità avviato nel 2016, articolato su cinque tavoli tematici (incontro tra domanda e offerta; rete agricola di qualità; assistenza sanitaria; contrasto al lavoro irregolare; sensibilizzazione degli enti locali per la ricerca di immobili da destinare alla sistemazione dignitosa della popolazione immigrata) volti a favorire la regolarità dei rapporti di lavoro, l'emersione del lavoro nero, l'opportuna informazione in merito agli adempimenti secondo l'articolo 103 del decreto Rilancio.
  Alla osservazione dell'onorevole De Filippo secondo cui l'Africa potrebbe rappresentare una «bomba» demografica, il prefetto ha risposto che il fenomeno non è nuovo e viene gestito con serenità dalla popolazione locale e sinergia istituzionale.
  Inoltre, la prefettura gestisce un centro polifunzionale nel quale vengono sviluppate azioni a favore degli immigrati che possono trovare, grazie alle professionalità che vi operano, i riferimenti ai propri problemi, nell'ottica di garantire dignità alle persone che vengono accolte.
  In seguito alla richiesta di chiarimento del senatore Iwobi circa i criteri seguiti per l'individuazione dei minori non accompagnati, il prefetto ha precisato che questi sono considerati tali in base alle proprie prime dichiarazioni e che, in casi dubbi, vengono successivamente verificate da esami clinici.
  Sempre in risposta al senatore Iwobi, il prefetto ha ricordato che la presenza di mafie nigeriane è stata accertata in casi di sfruttamento Pag. 18di donne costrette alla prostituzione e in casi di tratta di esseri umani da parte di scafisti.
  Il prefetto ha, inoltre, voluto sottolineare come, in alcuni casi di migranti economici, essi siano al limite della sopravvivenza; pertanto la commissione territoriale deve valutare se vi siano i requisiti per lo status di rifugiato. Tale status, infatti, può essere riconducibile non solo a situazioni di guerra o di persecuzione, ma anche a gravissime situazioni economiche che non consentano il sostentamento per sé e la propria famiglia.
  Per altro verso, giova altresì ricordare che, secondo gli ultimi dati del Ministero dell'interno riferiti al mese di aprile, per quanto riguarda il Bangladesh, che è la prima nazionalità dichiarata al momento dello sbarco, il numero di richieste di asilo è stato di sedici persone, potendosi così affermare che solo una minoranza degli arrivi vede riconosciuta la propria richiesta di asilo.
  Successivamente il questore Agnello, che ha assunto l'incarico a metà novembre 2019, ha voluto sottolineare come l'hot spot rappresenterebbe un riferimento virtuoso dove ogni attore agisce secondo la propria funzione. Prova ne è stata data, ad esempio, nel corso del citato sbarco di Pasqua, in seguito al quale l'intervento sarebbe stato immediato.
  Infine, anche in questa occasione, è stata segnalata la presenza della mafia gelese nel caporalato e il necessario rafforzamento dei dispositivi di sicurezza per gestire il fenomeno migratorio.
  Sul fenomeno del caporalato l'onorevole Cimino aveva infatti chiesto informazioni, dopo aver informato che nel comune di Grotte (AG) cinquanta migranti sono in quarantena.
  Il tenente colonnello Giuseppe Marseiglia dell'Arma dei carabinieri nel proprio intervento ha comunicato di essere stato impiegato nell'operazione Sophia, descritta come un'ottima forma di collaborazione che ha salvato molte vite umane, ostacolando l'attività criminale che sfrutta la tratta di esseri umani. Ha altresì ricordato come le coste italiane rappresentino il confine dell'Europa e ha confermato l'esistenza di presenze ricollegabili alle mafie nigeriane.
  Il colonnello Giorgio Salerno, della Guardia di finanza, ha denunciato le difficoltà nel fronteggiare con le risorse disponibili un fenomeno in aumento esponenziale. Il comportamento dei soggetti sbarcati varia in funzione ai trascorsi personali e alle etnie. Ad esempio i migranti provenienti dall'area geografica del Maghreb appaiono più stazionari e tendenti ad avere una comunità.
  Il vice comandante provinciale della Capitaneria di porto, Alessandro Grassia, operativo a Pozzallo dal 2002, è stato impegnato fin dall'inizio nel contrasto del fenomeno dell'immigrazione via mare, che risale ad almeno quindici anni, intervenendo nella fase del salvataggio in mare. La zona ha 100 chilometri di costa e in banchina 2.400 metri quadrati attrezzati per l'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia Covid 19. Anche in questa occasione è stato affermato che lo spirito di sacrificio sopperisce alla carenza di personale, in un momento in cui alle attività ordinarie si aggiungono eventi straordinari. Molte imbarcazioni di migranti, per le proprie piccole dimensioni, sfuggono ai rilevamenti dei radar. Come anche dichiarato dal colonnello Salerno, Pag. 19anche la Capitaneria di porto si interfaccia e ha scambi con agenti Frontex, che a Catania ha una cellula.
  Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha confermato l'esistenza della sinergia istituzionale con la quale vengono affrontate con serenità le emergenze del territorio, così come sempre le interlocuzioni con la burocrazia del Viminale sono state caratterizzate da collaborazione e disponibilità negli avvicendamenti dei Ministri dei Governi nazionali. Pozzallo ha una radicata cultura marittima, ispirata al salvataggio in mare, occorre però un'azione di prevenzione che non può prescindere dal necessario rafforzamento sia delle forze di polizia distaccate sul territorio che della polizia locale, anch'essa sotto organico. Il ruolo della prefettura, nel gestire le gare relative alle strutture di accoglienza, in quanto rappresentante locale del Governo nazionale, rappresenta una garanzia nello svolgimento delle relative procedure, il sindaco ha però sottolineato come sia opportuno e auspicabile che si riconosca un ruolo del sindaco di affiancamento nel controllo dell'hot spot.
  In merito al recente sbarco avvenuto il giorno di Pasqua, il sindaco ha altresì riferito che i soggetti arrivati apparivano riposati e non assetati; a tale riguardo, ritiene che sarebbe opportuno attenzionare meglio l'attività svolta dall'isola di Malta.
  In conclusione dell'incontro, il prefetto ha sottolineato il rapporto di mutuo soccorso tra i dodici sindaci della provincia che, per cercare di sopperire alle carenze di organico, effettuano scambi di energie e di collaborazione come ad esempio con vigili «intercomunali» e agenti di polizia locale. Il sindaco Ammatuna ha aggiunto che, poiché il 32% del bilancio del comune è destinato alle spese per il personale, non sono possibili sforamenti, pertanto poter incrementare il numero di vigili urbani consentirebbe di rendere più efficienti le forze di polizia.
  La delegazione ha poi visitato la struttura dell'hot spot di Pozzallo, dove ha avuto occasione di incontrare rappresentanti delle forze di polizia, delle agenzie Frontex ed Europol, dell'ente gestore del centro, delle organizzazioni che vi operano, nonché i medici che hanno illustrato alcuni dettagli della loro attività all'interno della struttura.
  Il presidente del Comitato Zoffili ha assicurato, sia a conclusione dell'incontro in prefettura che della visita presso l'hot spot di Pozzallo, che si farà portavoce delle istanze ricevute volte al potenziamento delle forze di polizia e delle unità facenti capo all'Operazione Strade sicure dell'esercito italiano.
  Il giorno successivo, 24 giugno, la delegazione si è trasferita ad Agrigento, dove in prefettura si è svolto un incontro con il prefetto, Maria Rita Cocciufa, il questore, Rosa Maria Iraci, il vice comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, tenente colonnello Luigi Di Santo, il vice comandante provinciale della Guardia di finanza, tenente colonnello Giuseppe Dell'Anna, il comandante provinciale della Capitaneria di porto, capitano di fregata Gennaro Fusco, il colonnello Giuseppe Averna del ROAN della Guardia di finanza, i sindaci di Agrigento, Calogero Firetto, di Porto Empedocle, Ida Carmina, di Siculiana, Leonardo Lauricella, i rappresentanti della Croce Rossa Italiana Ignazio Schintu (responsabile nazionale emergenze), Francesca Basile (segretario nazionale migrazioni) e Giuseppe Giordano (segretario regionale della Sicilia), Enzo Vita (presidente del comitato Agrigento), Pag. 20 esponenti del sindacato autonomo della Polizia di Stato (SAP) tra cui Giuseppe Coco (segretario nazionale), Lorenzo Airò (responsabile della struttura di accoglienza Villaggio Mosè) e Domenico Giglio (responsabile della struttura di accoglienza Villa Sikania di Siculiana).
  Il prefetto Cocciufa ha ricordato come alla difficoltà dell'accoglienza si sia aggiunta la difficoltà dell'emergenza sanitaria che ha comportato un grande sforzo del Ministero dell'interno e, di conseguenza, del suo ufficio territoriale rappresentato dalla prefettura.
  L'emergenza Covid 19 ha reso necessaria l'individuazione di strutture idonee a garantire l'effettuazione del periodo di quarantena. Ad esempio, alcuni migranti sono stati ospitati in strutture già utilizzate come CAS, individuando quelle con caratteristiche adatte allo scopo. Il prefetto ha sostenuto che all'arrivo il migrante viene sottoposto ad una prima visita e, se la temperatura rilevata è alta, il soggetto viene tenuto in isolamento. Ha inoltre assicurato i controlli sanitari, affermando che a tutti i presenti verrebbe sia misurata la temperatura due volte al giorno sia che si effettuerebbero i tamponi necessari.
  Si sono verificati tentativi di fuga, alcuni dei quali riusciti, in particolare ad opera di soggetti tunisini, valutati particolarmente refrattari all'osservanza delle regole, molti dei quali, pur essendo migranti economici, hanno avanzato richiesta di protezione internazionale.
  Al 20 maggio scorso risale l'arrivo della nave da crociera Moby Zazà, adibita alla quarantena dei migranti, dalla capienza di 250 posti, allocata in rada. Il prefetto ha considerato come l'arrivo della nave abbia dato un grande aiuto nel garantire l'accoglienza e soprattutto la quarantena dei migranti ospitati. In caso di mare mosso, la nave viene autorizzata all'attracco in banchina. La vigilanza è affidata alla Capitaneria di porto e alla Guardia di finanza e viene previsto un rafforzamento in caso di presenze di soggetti di cittadinanza tunisina. Si riscontra una sinergia tra le attività delle forze di polizia e una continua comunicazione con i sindaci dei comuni interessati che sono molto presenti e attenti.
  È stato riscontrato, proprio nella mattina del 24 giugno, un soggetto proveniente dalla nave Sea Watch, ospitato sulla Moby Zazà, positivo al Covid 19, ricoverato attualmente a Caltanissetta. Erano in corso accertamenti su soggetti a bordo della Moby Zazà, in quanto risultava che altre 28 persone, sempre sbarcate dalla Sea Watch, fossero ugualmente positive al COVID. La delegazione non ha quindi potuto effettuare il previsto sopralluogo sulla nave, non essendo presenti le opportune condizioni sanitarie. Si è tuttavia recata sul molo ove era ormeggiata la nave per incontrare gli agenti delle forze dell'ordine in servizio e portare loro un ringraziamento e un saluto. In tale occasione è stato anche notato come la nave Sea Watch, da cui erano stati trasferiti i migranti risultati positivi al Covid, peraltro non messa sotto sequestro, fosse tuttavia attenzionata. Il presidente Zoffili ha infatti più volte sottolineato, nella riunione in prefettura ad Agrigento, l'importanza di effettuare tamponi a tutto l'equipaggio e, in attesa del relativo esito, rispettare la quarantena.
  Quanto all'hot spot di Lampedusa, si è cercato di limitare la permanenza dei migranti per il tempo strettamente necessario. Una Pag. 21nave fa infatti la spola tra Porto Empedocle e Lampedusa e, in caso di necessità, subentra la Capitaneria di porto.
  Il prefetto ha sottolineato come a Lampedusa, non essendovi una struttura sanitaria adeguata, la competenza ad esaminare i tamponi sia dell'ASP di Palermo, circostanza questa che determina un certo disagio. L'effettuazione del tampone all'arrivo dei migranti comporterebbe infatti la necessità di aspettarne l'esito, con il conseguente ingolfamento della struttura di accoglienza. L'hot spot di Lampedusa ha la capienza di soli 96 posti, almeno fin quando la disponibilità raddoppierà grazie alla ultimazione di alcuni lavori di ristrutturazione, resi necessari a seguito di un incendio che era stato appiccato nella struttura ad opera dei migranti stessi.
  Il questore Iraci ha sottolineato il forte impegno delle forze di polizia fornendo dati precisi e aggiornati. Ha altresì tenuto a ricordare l'operazione del 15 settembre 2019, nel corso della quale ci sono stati arresti collegati al reato di tortura: per la prima volta, quindi, sono state applicate le norme relative a tale reato, commesso da cittadini stranieri in Italia. L'indagine è tuttora in corso.
  Il sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella, ha segnalato come il fenomeno degli sbarchi arrechi gravi danni all'economia del territorio, basata principalmente sul turismo, e ritiene auspicabile trovare allocazioni fuori il centro abitato a salvaguardia della sicurezza dei cittadini. Il centro di accoglienza di Siculiana è di proprietà del comune, mentre sarebbe opportuna l'individuazione di strutture governative da dedicare all'accoglienza dei migranti.
  Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, ha informato la delegazione che, in seguito e a causa della presenza di immigrati, dopo sedici anni sono tornate sul territorio patologie che erano scomparse. Inoltre, per la gestione dei minori stranieri non accompagnati, il Ministero dell'interno riconosce un importo forfettario insufficiente, ciò comporta conseguenze finanziarie sul bilancio del comune: un debito di 1 milione 700 mila euro che grava su una comunità di 58 mila abitanti. In tal senso il sindaco ha affermato che, sebbene la città di Agrigento sia per tradizione storica accogliente, vi è il rischio di reazioni popolari di intolleranza. Ritiene opportuno un maggiore coinvolgimento dei sindaci nelle scelte di governo, per esempio nella individuazione delle strutture da destinare all'accoglienza. Sostiene che sia necessario manifestare maggiore vicinanza al comparto turistico e a quello commerciale.
  Secondo il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, il suo territorio, che è una città portuale, paga un prezzo molto alto in questo momento di emergenza e lamenta come l'attenzione mediatica sia principalmente rivolta a Lampedusa da cui arrivano i migranti. In tal senso, si è mostrata molto preoccupata affermando come dall'Africa possa provenire una bomba pandemica. Ha affermato di essere in continuo collegamento con i cittadini e gli organi di stampa che le comunicano quando si verificano gli sbarchi, così da agevolare la sua funzione di sorveglianza. A questo proposito, ha denunciato assembramenti e mancanza di uso di dispositivi di sicurezza e di sanificazioni. Ha ricordato che solo nell'Hotel Tiziana di Porto Empedocle erano ospitati 128 migranti e in 6 mila chilometri di costa vi è carenza di vigili urbani. Ha manifestato pertanto il timore che la presenza di Pag. 22positivi al Covid potesse avere pesanti conseguenze in un territorio già problematico (917 percettori di reddito di cittadinanza in una zona altamente criminogena) in cui i sindaci corrono seri rischi di persona. Inoltre ha sottolineato il suo disappunto per la continua autorizzazione di trasferimenti di migranti salvati dalle ONG, quando in Italia è ancora vigente il cosiddetto decreto porti chiusi ed è ancora in corso l'emergenza sanitaria. In ossequio a tale decreto, aveva ella stessa emesso un'ordinanza di chiusura della struttura portuale di Porto Empedocle, che tuttavia è stata completamente ignorata.
  Il colonnello del ROAN della Guardia di finanza, Giuseppe Averna, ha dichiarato che, a causa delle incombenze dovute alla Moby Zazà, si è verificata una diminuzione della sorveglianza in mare. Ha inoltre sottolineato l'importanza della cooperazione internazionale, specie con la Tunisia, da cui provengono ingenti flussi, nonostante il Paese disponga di unità navali efficienti, peraltro di provenienza italiana, che consentirebbero un migliore controllo delle coste.
  Il senatore Iwobi ha ricordato che l'accordo di collaborazione con la Tunisia non è attuato, a differenza di quello con la Libia. La soluzione al problema dell'immigrazione irregolare, secondo il senatore, andrebbe cercata andando oltre ogni ideologia politica, altrimenti si rischierebbe solo di alimentare la tratta di essere umani e quello che può essere definito uno schiavismo moderno.
  Il prefetto ha espresso condivisione per le preoccupazioni dei sindaci per i riflessi psicologici ed economici dell'emergenza, ma ha sostenuto che l'esigenza di trasferire ed allocare i migranti in determinate strutture rientra in un progetto politico nazionale. Ha precisato, peraltro, che le maggiori difficoltà nascono da soggetti di nazionalità tunisina, mentre i subsahariani, grazie alla loro indole più docile e pacifica, non generano gravi problematicità.
  Il comandante della Capitaneria di porto, Gennaro Fusco, ha informato la delegazione che la Capitaneria ha verificato le caratteristiche e l'idoneità della nave adibita alla quarantena allo scopo, ma la presenza di tanti soggetti nella stessa nave per molti giorni può rappresentare un rischio di focolaio. La nave Sea Watch si trova in rada in quarantena, ma non è sotto sequestro.
  L'onorevole Perconti ha dichiarato che l'alto costo della nave destinata alla quarantena dei migranti è, a suo parere, giustificato dall'importante ed utile funzione svolta da questo mezzo.
  Il dottor Stabile dell'USMAF ha spiegato che nella Moby Zazà sono previste dieci cabine destinate all'isolamento. I limiti legati alla capienza si manifesterebbero nel caso di un aggravamento del fenomeno pandemico.
  I rappresentanti della Croce Rossa intervenuti hanno dichiarato di essere coordinati con il personale USMAF. Due medici, due infermieri, due ostetriche, due psicologi, due mediatori culturali sono dedicati all'attività sulla nave. Vi è attenzione alla osservanza del distanziamento sociale e all'uso dei dispositivi di sicurezza. A specifiche domande in merito degli onorevoli Perconti e De Filippo, è stato precisato che l'attività della Croce Rossa Italiana è volta anche ad agevolare i ricongiungimenti familiari e a fornire informazioni alle vittime di tratta per favorirne l'emersione. Le strutture della nave si prestano anche alla cura di patologie gravi, nonostante le limitazioni dovute alla riconversione Pag. 23 del mezzo, che assicura un'adeguata separazione in zone, senza connessioni neanche riguardo agli impianti di circolazione dell'aria. La scelta della nave per la quarantena si è rivelata quindi efficace e il personale della Croce Rossa è apparso sereno nel gestire l'emergenza.
  Il gestore della struttura Villaggio Mosè, Lorenzo Airò, ha spiegato che Villaggio Mosè è una zona commerciale limitrofa all'accesso al mare; la struttura è adeguata alla sua funzione di accoglienza, sebbene in passato fosse emerso qualche problema connesso alla sicurezza. La prima fuga organizzata si è verificata il 6 giugno da parte di 14 migranti rintracciati dopo poche ore. Dopo la seconda fuga, avvenuta l'8 giugno da parte di migranti che, con l'escamotage di una simulazione di una fuga da un lato della struttura, sono poi fuggiti da un altro lato, attualmente è stata messa in sicurezza. È prevista un'assistenza medica quotidiana.
  Il gestore della struttura Villa Sikania di Siculiana, Domenico Giglio, è inoltre vice presidente della struttura di accoglienza Oltre il mare. La prima è una ex struttura alberghiera a norma di legge che dispone di 106 posti letto più 120 in un gazebo e nella quale le forze di polizia sono molto presenti. La data di apertura risale all'11 aprile 2020 e ha ospitato 454 persone, ha convenzioni con l'azienda sanitaria provinciale per i protocolli sanitari. Ad oggi sono comunque circa 60 mila le persone che sono state ospitate nel centro. Poiché a Siculiana nel prossimo mese di ottobre sono previste elezioni amministrative, il tema migratorio viene affrontato frequentemente nelle campagne elettorali.
  Il segretario nazionale del SAP (Sindacato autonomo di Polizia), Giuseppe Coco, ha rappresentato la preoccupazione del rischio di contagio di Covid 19 per le famiglie degli agenti in contatto con i migranti. Poiché appena sbarcato il migrante viene sottoposto al fotosegnalamento da parte di personale delle forze di polizia e poi messo in quarantena, ha chiesto di valutare l'opportunità di prevedere la quarantena prima del fotosegnalamento a garanzia della salute degli agenti di polizia, ossia di invertire le due fasi successive allo sbarco. La vigilanza, che deve essere più rigida durante la quarantena, comporta un maggiore impiego delle risorse delle forze dell'ordine presenti sul territorio e rende più evidente la carenza di circa 3 mila uomini di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza. A farne le spese, il contrasto ai fenomeni del territorio siciliano caratterizzato, purtroppo, dalla presenza di criminalità organizzata autoctona. Ha segnalato le criticità relative alla struttura demaniale San Pietro, in contrada Cigoli (Ragusa), struttura non adeguata alla vigilanza e che non garantisce standard minimi di sicurezza anche in considerazione della carenza di personale. Il 23 giugno, dal centro di accoglienza di Comiso, 25 soggetti in quarantena sono sfuggiti alla vigilanza. Il centro di Siculiana, sotto il profilo della sicurezza, appare invece l'unico adeguato, considerando che per un controllo ottimale necessitano almeno cinque squadre, ciascuna da venti uomini, per un totale, quindi di cento uomini. Per quanto riguarda il contrasto al fenomeno del caporalato il numero delle istanze ai sensi dell'articolo 103 del decreto Rilancio è stato di 480 domande su 3.500-4 mila persone stimate. A tale riguardo, ha fatto presente che gli uffici immigrazione, laddove aumentasse il numero delle domande, non sarebbero attrezzati per far fronte ad eventuali Pag. 24richieste, che dovessero provenire dalle questure. Ha quindi auspicato che vengano attuati adeguamenti e potenziamenti del personale.
  A Lampedusa la delegazione è stata accolta a bordo di un pattugliatore della Guardia di finanza.
  Il 25 giugno presso l'aula consiliare del comune di Lampedusa la delegazione ha incontrato insieme al prefetto Cocciufa, al questore Iraci e al sindaco Salvatore Martello, i rappresentanti del Comitato spontaneo Lampedusa, Giacomo Sferlazzo e Rosario Costanzo che hanno hanno espresso il grave disagio per problemi legati non solo al fenomeno migratorio, che incide negativamente sul turismo, ma anche all'aumento di casi di tumore probabilmente originati dalla presenza di radar, antenne militari e civili e di altro materiale tossico. Hanno spiegato che le barche utilizzate dai migranti e spesso affondate, oltre a causare l'aggravamento di danni ambientali per inquinamento, provocano pesanti ripercussioni e nocumento all'attività della pesca marittima.
  L'onorevole De Filippo, nel considerare ragionevoli le proposte di carattere sanitario avanzate dal comitato spontaneo, ha chiesto se la Regione siciliana ne sia a conoscenza, visto che esiste un'apposita linea di finanziamento dedicata alla sanità nelle isole; a tale considerazione Sferlazzo ha risposto in modo affermativo. Inoltre l'onorevole De Filippo ha fatto presente che l'incidenza di patologie tumorali è estesa in varie zone geografiche dell'Italia e non è provato scientificamente il nesso causale della presenza di radar con l'insorgenza di tali patologie.
  Sul medesimo argomento l'onorevole Perconti ha comunicato di aver acquisito informazioni presso la Commissione difesa della Camera dei deputati che si erano rivelate tranquillizzanti, ma si è detto disponibile ad ulteriori approfondimenti.
  L'onorevole Cimino è intervenuta per informare che la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, della quale è componente, sta portando a termine un progetto di legge sul tema della pesca, pertanto porterà nelle sedi competenti le istanze ascoltate.
  I rappresentanti del comitato, al termine dell'incontro, hanno formalmente consegnato alla delegazione un documento, nel quale si chiede la chiusura dell'hot spot e l'apertura di un ospedale oltre all'esplicitazione delle altre tematiche sopra descritte.
  Il sindaco Martello ha confermato il danno arrecato all'attività di pesca dalle imbarcazioni affondate che vengono trainate dalle reti dei pescatori. Inoltre, le imbarcazioni utilizzate per gli sbarchi e lasciate senza ormeggi vanno a scontrarsi con i pescherecci, danneggiandoli.
  Relativamente al recente incendio doloso delle imbarcazioni di fortuna con cui i migranti arrivano sull'isola, sul quale sono in corso indagini per l'accertamento dei responsabili, il sindaco ha precisato che lo smaltimento dei resti del materiale carbonizzato deve avvenire secondo particolari procedure e quindi anche la relativa rimozione comporta delle difficoltà.
  Per quanto concerne la rottamazione delle imbarcazioni utilizzate per gli sbarchi, sequestrate e successivamente dissequestrate, Legambiente ha espresso parere favorevole. Alcune aree dell'isola sono già state in precedenza utilizzate a questo scopo e un'impresa locale ha già dato disponibilità per il deposito delle imbarcazioni da rottamare. Pag. 25
  Il sindaco ha riferito che, alla richiesta di ottenere maggior controllo delle acque territoriali dell'isola a tutela dell'attività di pesca, dal Governo centrale è stato risposto che sul campo operano Guardia di finanza e Capitaneria di porto, ma ha osservato che queste sono impegnate per lo più nel fronteggiare i problemi legati all'immigrazione.
  Nel corso dell'intervento del sindaco è emerso il problema di carenza di organico del personale sanitario, aggravato dalla recente emergenza da Coronavirus, che ha influito sia sulla regolarità dei mezzi di trasporto che collegano l'isola alla terraferma, che sull'impiego degli operatori sanitari presenti sull'isola, impegnati per i controlli sui migranti. Lo stesso comitato spontaneo dei cittadini di Lampedusa ha sottolineato il grave disagio in cui versa l'isola a causa dell'assenza di un ospedale e di un idoneo presidio sanitario.
  Il consigliere comunale Filippo Mannino è intervenuto per sottolineare come l'amministrazione comunale non possa essere coinvolta e chiamata in causa per questioni per le quali non ha i poteri né i mezzi per la soluzione.
  Il prefetto Cocciufa ha ricordato che Lampedusa rappresenta un approdo di transito, ha invitato alla serenità che è necessaria per affrontare le difficoltà dei momenti in cui avvengono gli sbarchi e che occorre un lavoro di squadra. Ha ringraziato il sindaco per la collaborazione prestata e ha sottolineato la disponibilità dell'autorità ecclesiastica per aver fornito una struttura della Caritas per l'accoglienza. Finora a Lampedusa non sono stati riscontrati casi positivi al Coronavirus, tranne una situazione di criticità legata ad un soggetto poi trasferito a Pozzallo. Rispondendo anche a specifiche domande dell'onorevole De Filippo, ha dichiarato che è in corso una gara della Agenzia delle Dogane per lo smaltimento delle imbarcazioni che provocano danni all'isola nei termini e nei modi più veloci possibili, azione resa tuttavia difficile a causa dei molteplici vincoli esistenti sull'isola.
  A conclusione dell'incontro nella sala consiliare, la delegazione si è recata, su invito del comitato spontaneo dei cittadini, a piazza Libertà, ove era presente anche il sindaco, per svolgere un intervento istituzionale, svolto dal presidente Zoffili, di saluto alla cittadinanza.
  La missione si è conclusa con un sopralluogo nell'hot spot che ospitava in quel momento 99 persone a fronte della capienza di 96 posti. Ad accogliere la delegazione anche la vice direttrice Alice Bisso della Nova Facility, l'ente gestore che è subentrato dal 1° febbraio 2020 e resterà fino al 31 luglio 2020.
  Il sindaco ha ringraziato la delegazione per l'attenzione dedicata, ribadendo la preoccupazione che una mancata soluzione dei problemi evidenziati potrebbe sfociare in tre emergenze: la prima di carattere sanitario per la pandemia da Coronavirus, la seconda legata al flusso migratorio, la terza economica per le ripercussioni delle due precedenti e che potrebbe generare problemi di ordine pubblico e di tenuta del tessuto sociale.
  Inoltre, qualora non arrivino soluzioni ai problemi esposti, nel prossimo autunno si verificherà uno «sterminio» delle aziende locali. Al Governo nazionale si chiede dimostrazione di vicinanza non solo in termini verbali di solidarietà, ma in termini di interventi urgenti e concreti di tipo economico nei confronti della popolazione, che per Pag. 26circa l'80 per cento vive di attività commerciali legate al turismo che rischiano il totale fallimento. Infine all'Europa si chiede di essere più presente in un territorio che da sempre, anche per motivi geografici, ne rappresenta una parte di frontiera.
  Il presidente del Comitato Zoffili, anche a nome della delegazione, ha assicurato il suo impegno a riferire al Ministro dell'interno, in occasione dell'audizione prevista dinanzi al Comitato il 30 giugno, la necessità urgente di rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine e dell'Esercito dell'operazione Strade sicure, presenti in loco, auspicando la presenza del Ministro stesso sull'isola per verificare di persona la situazione.