XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Mercoledì 27 maggio 2020

INDICE

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente) ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione della Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Bellanova Teresa , Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Silli Giorgio (Misto-NI-USEI-C!-AC)  ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Iwobi Tony Chike  ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Pacifico Marinella  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Zuliani Cristiano  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
De Filippo Vito (IV)  ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Bellanova Teresa , Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 13 
Bellanova Teresa , Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali ... 14 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web TV e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza dalla Ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, in merito alla regolarizzazione dei braccianti agricoli come possibile misura in risposta all'emergenza del Covid-19. Trattandosi di un'audizione formale collocata nell'ambito dell'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Ringrazio la Ministra in collegamento con noi per la disponibilità e le do la parola.

  TERESA BELLANOVA, Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, presidente, colleghe e colleghi. Non ribadirò in questa sede quanto in questi giorni ho già avuto modo di sostenere con gli organi di informazione e ancora prima nell'informativa resa alle Camere sull'agricoltura e sulla filiera alimentare al tempo del Coronavirus, che non a caso prendeva le mosse proprio da alcune questioni strettamente connesse e che ci portano al cuore della riflessione odierna. Voglio, però, fin da subito evidenziare che il tema su cui oggi ci interroghiamo, quello della regolarizzazione dei lavoratori stranieri irregolari nel nostro Paese, come viene configurato dalla norma presente nel decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei ministri il 13 maggio scorso, intreccia strettamente questioni che imponevano e impongono alla politica una presa in carico rigorosa e necessaria. Come ho già avuto modo di ribadire più volte, o è lo Stato a farsi carico delle risposte e del coraggio che il nostro Paese attende da tempo, oppure, nel caso del lavoro irregolare e del caporalato, è la criminalità organizzata a occupare tutti gli spazi che vengono scientemente o meno lasciati vuoti. Un tema che si lega fortemente all'emergenza sanitaria che negli insediamenti informali potrebbe dilagare è la carenza di lavoratori stagionali che le associazioni di categoria denunciano. Per questo ho detto da oggi che gli invisibili saranno meno invisibili, perché lo Stato afferma come principi innegoziabili la giustizia sociale, la dignità della persona, la necessità di tutelare tutte quelle migliaia di imprese – e in agricoltura sono la maggior parte – che scelgono la via della legalità e della competizione leale. Ritengo possa essere la chiave politicamente più corretta di lettura della norma. Quelle aziende agricole e alimentari che, rivendicando il valore sociale dell'impresa, hanno scelto un posizionamento sui mercati interni e globali basato su qualità ed eccellenza meritano tutta la nostra attenzione e noi dobbiamo essere capaci di Pag. 4difenderle dalla competizione sleale sul costo del lavoro, così come dal danno di una lesione reputazionale su cui ci avverte proprio chi punta su qualità, rispetto delle regole, riallineamento della catena valore nella filiera. Quello che l'attuazione della norma produrrà anche nel settore agricolo, dove, lo voglio ribadire, non esistono filiere sporche, ma solo imprese che scelgono la via dell'illegalità, è esattamente questo: garantire la possibilità, da oggi, di un permesso di soggiorno a chi nel nostro Paese già vive e lavora, magari da anni, in condizioni spesso di sfruttamento brutale e a margine di tutti e di tutto. Non è un modo di dire, ma è un dato reale. Lo testimoniano per l'ennesima volta i brutali episodi emersi negli ultimi giorni grazie al lavoro delle forze dell'ordine, della magistratura a Terracina e non più di venti giorni fa a Treviso. Nel primo caso due imprenditori agricoli, padre e figlio, sono stati accusati di aver brutalmente picchiato un bracciante agricolo trentatreenne di origine indiana colpevole, secondo la ricostruzione dei fatti, di aver sollecitato più volte ai suoi datori di lavoro i dispositivi di protezione individuale per sé e per i suoi connazionali impiegati nell'azienda, richieste alle quali gli imprenditori hanno risposto con un licenziamento. Dinnanzi alla richiesta di pagamento delle spettanze dovute a meno di 4 euro l'ora per dodici ore di lavoro al giorno, gli imprenditori hanno risposto con minacce, bastonate e pestaggi. Il secondo caso a Treviso: ancora una volta, grazie alla legge contro il caporalato approvata nel 2016, la magistratura ha arrestato datori di lavoro e caporali che sfruttavano venti pachistani nei campi per dodici o tredici ore al giorno di lavoro per poi rinchiuderli la sera in un posto in cui non c'erano né acqua, né gas, né luce, condizioni intollerabili che la pandemia ha reso ancora più precarie e rischiose per migliaia di lavoratrici e lavoratori non solo in agricoltura, ma anche in settori quali l'edilizia e la logistica, come nei servizi alla persona e del lavoro di cura, dove spesso l'organizzazione criminale del lavoro non esita a fare scempio del corpo delle donne. Ecco, dunque, la necessità di una norma capace di assumere l'intero onere dei temi, come indicato in premessa proprio nel comma 1, di garantire livelli adeguati di tutela della salute individuale e collettiva in conseguenza della contingente ed eccezionale emergenza sanitaria connessa alla calamità derivante dalla diffusione di contagio del Covid-19, di impedire il dilagare negli insediamenti informali di un'emergenza sanitaria di dimensioni difficilmente controllabili tale da trasformare le persone costrette nei ghetti in una minaccia per se stessi e per gli altri, di rispondere con l'incrocio trasparente domanda-offerta attraverso una piattaforma pubblica alla carenza di lavoratori stagionali in agricoltura determinatasi in seguito alla pandemia, carenza ribadita costantemente dalle associazioni di settore nei colloqui intercorsi con i nostri uffici per un fabbisogno indicato tra le 270 e le 250 mila unità. Se irrisolta, il rischio evidente è quello di lasciare marcire nei campi interi raccolti mentre contemporaneamente il nostro Paese fa i conti con il moltiplicarsi di un'emergenza alimentare che ha reso necessario il decreto Rilancio dopo il Cura Italia per implementare il Fondo indigenti di 250 milioni di euro. È questo l'intreccio di temi che abbiamo dovuto affrontare con i Ministeri del lavoro, dell'interno e del Mezzogiorno, non partendo da zero, ma sulla scia di quanto già condiviso nel piano triennale di contrasto al caporalato, che tra le azioni da realizzare contempla innanzitutto la mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo e la realizzazione della piattaforma pubblica per l'incrocio di domanda e offerta di lavoro. Peraltro, giova ricordare che nella nostra agricoltura trovano occupazione circa 346 mila lavoratrici e lavoratori di ben 155 Paesi diversi che con oltre 30 milioni di giornate lavorative rappresentano il 26,2 per cento del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane. Una buona metà degli stranieri occupati si concentra in quindici province dove, nei molti distretti agricoli, i lavoratori immigrati rappresentano una componente ben integrata nel tessuto economico e Pag. 5sociale, il che fa della nostra agricoltura anche un grande laboratorio di integrazione. Allo stesso tempo, altri lavoratori invisibili ai più, cosiddetti irregolari, vivono in insediamenti informali, sottopagati e sfruttati spesso in modo inumano. Sono persone che nella maggior parte dei casi già lavorano nel nostro territorio, alla mercé, insieme alle imprese a cui danno le braccia, di quella criminalità che chiamiamo caporalato e che per me significa mafia. Nella situazione attuale le condizioni di questi irregolari sono ancora più complicate e fragili, più esposte al rischio sanitario e alla fame. L'emergenza sanitaria di carattere mondiale ha imposto, dunque, una riflessione sulla necessità di garantire all'intera collettività adeguati standard di salute utili a evitare il diffondersi del contagio. Collocare l'inclusione dei cittadini irregolari in un percorso sanitario di prevenzione, diagnosi e cura è oggi indispensabile per la salute di tutti e del resto il nostro regolamento già conosce disposizioni che consentono, in caso di eventi calamitosi internazionali, di poter opportunamente disporre il rilascio di permessi di soggiorno temporanei a cittadini stranieri regolarmente soggiornanti. La stessa Commissione europea ha recentemente affermato che, nell'ipotesi in cui i rimpatri non possano essere effettuati, gli Stati membri dispongono di un ampio potere discrezionale per concedere il permesso di soggiorno o altra autorizzazione, così da riconoscere ai migranti irregolari il diritto di soggiornare per motivi caritatevoli, umanitari o di altra natura a norma dell'articolo 6, paragrafo 4, della direttiva rimpatri 2008/115. Accanto a tale esigenza si pone, dunque, quella di consentire a queste persone di partecipare in sicurezza e con dignità alla vita economica del Paese al fine di eliminare il bacino di approvvigionamento soggetto allo sfruttamento sfociante alla riduzione in schiavitù dei lavoratori, come testimoniato proprio da recentissimi casi richiamati in premessa. In piena emergenza Covid-19 le aziende italiane devono continuare a ricevere messaggi coerenti e credibili da parte delle istituzioni dello Stato. Devono, cioè, essere messe in condizione di reclutare i lavoratori e le lavoratrici attraverso le liste di disoccupazione che la legge affida ai centri per l'impiego in modo semplice e chiaro, applicando le predisposizioni normative e contrattuali. Anche per questo ho proposto di creare un percorso di legalità per le persone presenti nel nostro Paese e non solo per il settore primario, ma anche per una scelta di civiltà, per garantire sicurezza alla comunità, per non lasciare la criminalità indisturbata nello sfruttamento delle persone e delle imprese. Se non è lo Stato a farsi carico della lotta al caporalato e allo sfruttamento liberando lavoratori, lavoratrici, aziende agricole oneste e anche famiglie da questa piaga, l'alternativa è lasciare campo libero alle mafie. È noto che le cosiddette regolarizzazioni in Italia sono state molteplici e costanti nel corso degli ultimi trent'anni. Si tratta di un procedimento che consente ai cittadini stranieri che rispettano determinati requisiti di richiedere il permesso di soggiorno autodenunciando le loro posizioni irregolari e ancorando i requisiti soprattutto a rapporti di lavoro già in essere o di ricerca di lavoro. Nel 1986 la legge Foschi fece emergere dalle irregolarità 116 mila persone straniere. Nel 1990 la legge Martelli regolarizzò 215 mila persone. Nel 1995 la sanatoria del Governo Dini riguardò 244 mila stranieri, mentre tre anni più tardi la regolarizzazione della legge Turco-Napolitano coinvolse 217 mila immigrati. Nel 2002 con la legge Bossi-Fini la regolarizzazione riguardò ben 634 mila stranieri a seguito della presentazione di 697 mila domande, di cui 340 mila per colf e badanti e 357 mila per lavoratori subordinati. Nel 2012 le domande di regolarizzazione sono state 134.576. Nelle scorse settimane il Governo ha già adottato misure di potenziamento delle azioni di tutela della salute dei cittadini migranti residenti negli insediamenti irregolari al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19 in contesti particolarmente a rischio, ma non è sufficiente. Al tempo stesso so bene come questa crisi provocherà, e anzi lo Pag. 6sta già facendo, l'uscita dal mondo del lavoro di molte persone, come ad esempio gli stagionali del turismo, della ristorazione, come tanti precari di altri settori. Per questo ho rimarcato l'indispensabilità di intraprendere percorsi necessariamente strutturali, più coraggiosi e incisivi, perché abbiamo da dare risposte a una platea così ampia e complessa e perché non è più possibile tollerare in questo Paese la piaga del lavoro nero. Il mio impegno segue tre direttrici: agevolazione dei rientri in Italia e proroga dei permessi degli immigrati; lotta al caporalato anche mediante la regolarizzazione; facilitazione delle assunzioni di lavoratori al momento inoccupati. In tale quadro applicativo abbiamo lavorato al fine di individuare uno strumento in grado di raggiungere due finalità imprescindibili: emersione dell'invisibilità di migliaia di persone che vivono o lavorano nel territorio italiano, adeguata tutela della salute personale e pubblica. Il campo di applicazione della proposta si riferisce ai seguenti settori di attività: agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura, assistenza alla persona per sé stessi o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza, lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare. Le fattispecie di regolarizzazione disciplinate dalla norma sono le seguenti: regolarizzazione di coloro i quali già risultano inseriti in un'occupazione al momento non formalizzata con un contratto a causa dello status dell'immigrato; regolarizzazione di coloro i quali abbiano la disponibilità da parte del datore di lavoro alla conclusione di un contratto di lavoro subordinato; regolarizzazione di coloro i quali, pur non avendo un'attuale disponibilità di un contratto di lavoro, si impegnino in un percorso di avviamento al lavoro. Le prime due ipotesi di regolarizzazione sono a istanza del datore di lavoro, tenuto al pagamento di un importo forfettario di 500 euro. Esse riguardano cittadini italiani o stranieri presenti sul territorio nazionale in possesso di passaporto o documento d'identità equivalente in corso di validità sottoposto a rilievi fotodattiloscopici in data anteriore all'8 marzo 2020, ovvero soggiornanti in Italia precedentemente all'8 marzo in forza di una dichiarazione di presenza resa ai sensi della legge 28 maggio 2007, n. 68 e che non abbiano lasciato il territorio nazionale dall'8 marzo 2020. Esse danno diritto a un permesso di soggiorno commisurato alla durata del rapporto di lavoro. Se il rapporto di lavoro cessa, anche nel caso di contratto a carattere stagionale, i cittadini stranieri beneficiano in ogni caso di un permesso di soggiorno temporaneo. La terza ipotesi di regolarizzazione, comma 2, è a istanza del cittadino straniero, tenuto al pagamento di un importo forfettario di 130 euro, oltre ai costi relativi alla presentazione della domanda nel limite massimo di 30 euro aggiuntivi. Riguardo ai cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 presenti sul territorio nazionale alla data dell'8 marzo 2020 senza essersene allontanati e che abbiano svolto attività lavorative nei settori contemplati dalla norma, dà diritto a un permesso di soggiorno temporaneo della durata di sei mesi convertibile in permesso di soggiorno per lavoro, a condizione che il cittadino straniero sottoscriva un rapporto di lavoro subordinato alle condizioni normative vigenti e implica, su impulso del richiedente, la registrazione del soggetto nelle liste dei disoccupati con immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa. Se il rapporto di lavoro cessa, anche nel caso di contratto a carattere stagionale, i cittadini beneficiano di un permesso di soggiorno temporaneo. Al momento della presentazione della richiesta, possibile dal primo giugno del corrente anno e fino al 15 luglio, il cittadino straniero riceverà l'attestazione che gli consentirà di soggiornare legittimamente nel nostro Paese, di accettare offerte di lavoro, di iscriversi nelle liste di disoccupazione. Nel decreto è, inoltre, esplicitamente previsto che chi ha le pendenze penali, chi è stato condannato anche in primo grado per reati connessi al caporalato o relativi all'ingresso illegale nel Pag. 7territorio italiano delle persone straniere, non può beneficiare in alcun modo della regolarizzazione. Signor presidente, colleghe e colleghi, un ultimo passaggio: in questi mesi gli organi di informazione e anche le associazioni di categoria hanno sottolineato l'importanza dei corridoi verdi in Europa per il rientro dei lavoratori stagionali dai Paesi dell'Est e in parte dall'Africa settentrionale. È stata la mia prima preoccupazione e se abbiamo potuto parlare di corridoi verdi per le merci e per alcune categorie professionali, inclusi i lavoratori agricoli stagionali, è anche grazie alle pressioni che personalmente ho esercitato in sede europea. Vorrei, però, sfatare alcuni miti e riportare le questioni alla loro concretezza e oggettività numerica. Per i lavoratori agricoli provenienti dal Marocco si segnalano attualmente due voli, nel 21 e 22 maggio scorsi, con a bordo 250 lavoratori agricoli destinati a imprese abruzzesi, oltre a circa 40 lavoratori per imprese laziali inclusi tra i passeggeri dei voli di rimpatrio dei connazionali. È vero che le autorità del Marocco stanno dimostrando collaborazione ed è vero che probabilmente anche nei prossimi giorni potrebbero essere allestiti ulteriori voli. Al momento non abbiamo, dalle nostre informazioni diplomatiche, esatta contezza sul numero dei probabili lavoratori coinvolti. È bene, però, chiarire che parliamo di lavoratori altamente specializzati e in ogni caso nell'ordine delle centinaia, dunque molto lontane dai fabbisogni espressi dalle associazioni agricole. Allo stesso tempo non appare per nulla semplice l'arrivo dei lavoratori dai Paesi dell'Est. Se è vera la riapertura delle frontiere, è altrettanto vero che il trasferimento dei lavoratori della Romania dovrà avvenire per indicazione precisa delle autorità rumene, previo non solo contratto di lavoro, ma anche permesso di soggiorno, assenso del Paese di destinazione e di quelli di attraversamento, garanzie sul rispetto delle misure di sicurezza, protezione e stanziamento a bordo dell'automezzo. Inoltre, come sappiamo, in molte zone della Romania fino a qualche giorno fa era stato intimato il coprifuoco per la stessa emergenza sanitaria vissuta nel nostro Paese. In ogni caso, chi farà ritorno in Romania sarà tenuto all'isolamento domiciliare, il che, come è evidente, potrebbe costituire un motivo deterrente per quei lavoratori. Nel frattempo i lavoratori a cui questa norma restituisce dignità, tutele, diritti, identità, visibilità, sono già nel nostro Paese. Essi hanno già maturato, almeno in parte, competenze e saperi nel lavoro agricolo, già prestato la loro opera in agricoltura e oggi rischiano di costituire una minaccia alla propria salute e a quella degli altri, nonché a rimanere altrimenti forza lavoro alla mercé dello sfruttamento. Ecco perché nell'avviarmi alle conclusioni tengo a evidenziare il carattere innovativo di una norma che consente ai cittadini stranieri, ma anche a quelli italiani, di emergere dall'invisibilità e dall'informalità per ritornare a essere finalmente protagonisti di un nuovo percorso di vita lavorativa e sociale, liberi dal ricatto e dal giogo dello sfruttamento e del caporalato. È un cambio di passo importante e non solo per i lavoratori irregolari stranieri. Non c'è chi non vede, infatti, il ruolo distorsivo che il lavoro nero produce anche nei confronti del lavoro regolare e nei confronti dei lavoratori italiani. Più lavoro nero significa automaticamente meno economia pulita, meno sviluppo sano, meno lavoro regolare, più ricattabilità per tutti i lavoratori e le lavoratrici del nostro Paese. Una dinamica che già nell'indagine conoscitiva sui fenomeni distorsivi del mercato del lavoro da me proposta e approvata all'unanimità nel 2010 dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati appariva in modo incontrovertibile. Ancora una volta siamo chiamati a dire con grande nettezza e rigore se siamo nella condizione di far lavorare le persone straniere o connazionali (non fa differenza) in maniera regolare dando loro dignità oppure no, ben sapendo che, se i lavoratori stranieri rimangono invisibili, anche gli italiani saranno più deboli, perché più alto è il bacino irregolare, più si indebolisce il lavoro legale. A questa domanda la norma Pag. 8risponde con grande saggezza e in modo puntuale indicando come irrinunciabili i valori della legalità e della giustizia sociale. Io vi ringrazio per questa audizione che avete voluto concedermi e sono pronta a rispondere alle vostre domande. Sono convinta che insieme potremmo fare un importante lavoro per affermare nel nostro Paese dignità e rispetto delle persone.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Do la parola ai colleghi senatori e deputati. Fisso il tempo per gli interventi dei colleghi parlamentari in massimo tre minuti. Alle 15 chiudiamo i lavori. Onorevole Silli, prego.

  GIORGIO SILLI. Grazie, presidente. Chiedo scusa ai colleghi senatori, ma ho un'altra Commissione in concomitanza. Grazie, signor Ministro, per questa esposizione e sicuramente grazie per aver portato all'attenzione ancora di più dell'opinione pubblica che cos'è il caporalato, che cosa si vive nelle campagne, e non solo nelle campagne; ci sono anche aziende manifatturiere dove vengono sfruttati i migranti ridotti quasi in schiavitù. Questo, signor Ministro, le fa assolutamente onore. Devo, però, dire francamente e senza polemica alcuna, da persona che si occupa di immigrazione oramai da più di dieci anni, che mi sfugge un po' il nesso elementare tra sanatoria o regolarizzazione, chiamiamola come vogliamo, e la lotta al caporalato. È un po' quello che io dissi a un amico radicale che voleva liberalizzare la droga perché così la malavita non ci avrebbe più guadagnato. Lo Stato è debole, non riesce a debellare il caporalato e allora noi regolarizziamo i migranti? Effettivamente non vedo quale nesso possa esserci e da ignorante, da persona che forse non conosce a fondo il fenomeno del caporalato, domando se qualcuno per caso proibisce ai caporali di arruolare in regime di semischiavitù anche delle persone che siano state regolarizzate. Io credo di no, perché alla fine che una persona sia regolare o no, se un imprenditore è senza scrupoli e sfrutta il lavoro nero, io credo che continuerà a farlo fino a che lo Stato non debellerà realmente questo fenomeno. Quindi, in sintesi, non capisco veramente il nesso tra questa sanatoria e la lotta al caporalato in sé per sé.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Silli. In accordo con la Ministra ascoltiamo le domande degli interventi degli altri colleghi iscritti. Senatore Iwobi, prego.

  TONY CHIKE IWOBI. Grazie, presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua disponibilità. In queste settimane il dibattito politico e mediatico sta affrontando un tema di sua competenza che riguarda la necessità dei lavoratori nel campo dell'agricoltura. Ciò nonostante, mi sembra, soprattutto in questi ultimi tempi, che la questione sia stata strumentalizzata dalla maggioranza per far pesare la propria voce all'interno del Governo, che non ha più un'unità di indirizzo politico. Occorre essere realisti. La priorità deve essere quella di dare una risposta efficace alla richiesta dei lavoratori nel campo agricolo, per lo più stagionale. L'ipotesi di una sanatoria generalizzata agli oltre 6 mila immigrati irregolari che vivono nel nostro Paese presentata come una soluzione che possa risolvere di punto in bianco la piaga del caporalato non è e non può essere una soluzione che guardi in faccia la realtà. Non vorrei che sia frutto di una posizione ideologica sul tema dell'immigrazione. Già di per sé è una piaga che continua a dilagarsi, visti gli arrivi continui dei barconi senza una minima volontà politica di risolvere il problema. Prima di tutto, secondo le stime del DEF (documento di economia e finanza), la disoccupazione in Italia arriva a toccare l'11,6 per cento, con un aumento di quasi due punti percentuali rispetto allo scorso anno. Come pensa, signora Ministra, a questo punto, di affrontare questo scenario che riguarda oltre mezzo milione di cittadini italiani e immigrati irregolari? Ecco la nostra prima proposta: quella di aiutare gli italiani colpiti duramente dalla crisi ad accedere al mondo del lavoro, tenendo conto, inoltre, che i dati della Global Slavery Index parlano chiaro: prima della grave crisi che Pag. 9stiamo ancora attraversando ci sono 145 mila persone nel nostro Paese che vivono in condizione prossima alla schiavitù e la colpa in larga parte è dovuta alla politica migratoria, che non ha fatto i conti con le conseguenze della propria decisione e che continuano, ovviamente, a perpetrarsi senza un minimo di controllo dei confini nazionali. Io credo che il lavoro stagionale, con gli strumenti necessari, possa senza dubbio essere una risposta temporanea che consentirà di smussare, almeno in parte, le conseguenze di questa pesante crisi che stiamo vivendo. Per questo riteniamo necessario che si debba valutare la nostra seconda proposta, cioè l'introduzione dei voucher per garantire la retribuzione legale e commisurata alle ore di lavoro svolte. Non dimentichiamoci che il motivo principale per cui c'è richiesta di lavoro nel campo agricolo è legato ai mancati arrivi di cittadini stranieri, comunitari. Ecco la nostra terza proposta: le chiederei di valutare qual è l'applicazione dei corridoi verdi per far rientrare questi operai.

  PRESIDENTE. Prego senatrice Pacifico del Movimento 5 stelle.

  MARINELLA PACIFICO. Grazie, presidente Zoffili. Buonasera, Ministro, e benvenuta nel nostro Comitato. L'ho ascoltata attentamente e volevo subito spezzare una lancia a favore degli imprenditori di Latina – io sono residente proprio in questa città – in quanto lei ha ricordato i fatti denunciati qualche tempo fa, ma qualche giorno addietro il giudice per le indagini preliminari di Latina, Giuseppe Molfese, ha revocato le misure cautelari nei confronti dei due imprenditori agricoli e ha declinato queste denunce durante gli interrogatori di garanzia. Questa notizia di qualche giorno fa è uscita sulla stampa locale, quindi magari è sfuggita. Per quanto riguarda il suo intervento, ha fatto una relazione molto dettagliata che riprende l'articolo 103 del decreto Rilancio, ma io ho delle perplessità, perché quando lei parla di invisibili e della possibilità di far emergere dall'anonimato queste persone attraverso l'emersione del rapporto di lavoro, non pensa che, vista la temporaneità del contratto, cioè un contratto di sei mesi, queste persone, dando le generalità e l'indirizzo, poi tornando inevitabilmente nella clandestinità alla fine del contratto di lavoro, possano essere rintracciate velocemente? Inoltre, perché gli imprenditori agricoli dovrebbero fare un contratto di lavoro con gli immigrati quando in realtà in sei mesi non riescono a risolvere i problemi relativi al raccolto? A quel punto io penso che forse possano preferire i lavoratori domestici. Poi c'è un problema, un rischio molto forte che io avverto: potrebbero essere fatti dei contratti fittizi da parte della criminalità organizzata per assicurare a queste persone un permesso di soggiorno, seppure temporaneo. Quindi, le chiedo se sono stati previsti dei controlli attraverso l'ispettorato del lavoro per accertarsi che in realtà il lavoratore effettua proprio un contratto di carattere agricolo. Grazie, Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Pacifico. Senatore Zuliani, della Lega. Prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, presidente. Buonasera, Ministro. Sarò brevissimo. Ho solo un quesito, anche se ne avrei tanti altri, ma devo partecipare ai lavori al Senato. Signora Ministra, in base a quali dati e fonti lei ha capito che servivano 600 mila braccianti agricoli di origine straniera? Controllando anche gli organi di stampa, leggo alcune dichiarazioni di presidenti, di associazioni di categoria, come Dino Scanavino, il quale dichiara che in primo luogo sarebbe opportuno cominciare a utilizzare gli italiani economicamente in difficoltà, dai cassaintegrati ai percettori del reddito di cittadinanza. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, dichiara che nei campi servono altri 200 mila braccianti (non parla di 600 mila). Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, dichiara che in agricoltura i regolari non sono più di 1.500. Volevo sapere quali fonti le hanno dato modo di pensare e capire che servono 600 mila braccianti agricoli di origine straniera. Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie al senatore Zuliani. Onorevole De Filippo, di Italia Viva. Prego.

  VITO DE FILIPPO. Grazie. Solo un brevissimo commento all'audizione della Ministra, che ringrazio. Solo una conoscenza profonda della manodopera in agricoltura poteva portare il Governo, su proposta del Ministro, a formulare l'articolo 103 che, per chi conosce questo mondo, anche sulla base di esperienze non solo istituzionali, ma anche personali, io considero una positiva rivoluzione per il futuro. Il dibattito si è sviluppato, purtroppo, in questi giorni su traiettorie che erano assolutamente estranee alla formulazione dell'articolo 103, perché questo articolo parla soprattutto di legalità, di invisibili e non di un tema che fa molto gola alla discussione pubblica da un po' di anni: immigrazione sì, immigrazione no, italiani sì, italiani no, che sono argomenti che fanno presa. Io credo che il Governo abbia fatto un'operazione molto importante sulla base di questa rivoluzionaria proposta. È molto evidente, e concludo, che anche il tema del caporalato, che ha trovato formulazioni normative negli scorsi anni assolutamente importanti, potrà essere ancora di più combattuto, superato e dissolto, anche nella sua incivile durezza che si declina nei campi del nostro Paese, solo attraverso una battaglia verso l'opacità. Quindi la regolarizzazione è sicuramente un contributo molto importante, perché è evidente che il caporalato e chi lo organizza spesso si annidano esattamente nell'opacità, nell'illegalità e nell'invisibilità di tanti lavoratori in agricoltura. Non ho domande da fare se non un ringraziamento anche per questa audizione e un incoraggiamento ad andare avanti in questa direzione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole De Filippo. Onorevole Di Muro, della Lega. Prego.

  FLAVIO DI MURO. Grazie, presidente. Gentile Ministro, questa sanatoria, la sua battaglia, è diventata una questione politica, ideologica e partitica; nulla c'entra con i bisogni delle imprese agricole, imprese che hanno bisogno di salvarsi, di non chiudere definitivamente, imprese che hanno bisogno di liquidità. Ci sono tante aziende agricole, forse in Italia la maggioranza, che sono a gestione familiare, magari da generazioni. Alcune non hanno mai utilizzato manodopera straniera, ma, Ministro, lei è Ministro dell'immigrazione o dell'agricoltura? Anzi, formuliamo meglio la domanda: lei è il Ministro di alcune grandi aziende agricole della sua regione di riferimento o di tutte le aziende agricole italiane? Quella che per lei è la battaglia della vita, glielo dico, non è mai stata chiesta da nessuna associazione del mondo agricolo. Non solo: si è fatta passare l'immagine del mondo agricolo come un ambito in cui il lavoro viene solo sfruttato, quando non è così. Solo una minoranza degli immigrati che abitano nei ghetti lavorano in agricoltura. Molti, ad esempio, si occupano di edilizia. Se veramente volete la regolarizzazione dei migranti e il loro benessere, perché questo Governo si occupa solo di quelli impiegati in agricoltura e non di quelli impiegati negli altri settori? Mi pare una questione affrontata con assoluta ipocrisia. Poi i tempi stridono. I primi lavoratori che verranno regolarizzati con questa sanatoria non saranno pronti prima della fine di settembre, quando nei campi italiani non ci sarà più niente da raccogliere. Un conto è allungare il permesso di lavoro a chi ha già un contratto di lavoro, e può avere un senso; un altro conto è quello che fa questa sanatoria indiscriminatamente a chiunque dica: «Io ero in Italia prima dell'8 marzo 2020». Ha parlato di varie linee di azione del suo Ministero, ma vorrei capire cosa pensa, ad esempio, delle proposte della Lega; queste sì che sono condivise dal mondo dell'agricoltura, come la creazione di corridoi verdi, punto primo, per far rientrare in Italia i lavoratori temporanei regolari, anche comunitari, bloccati all'estero dalla pandemia. Ormai sono più di quindici giorni che Germania, Francia e Regno Unito hanno aperto i corridoi e lei ha detto che è stata l'azione dell'Italia in Europa ad aprire questa prospettiva, ma poi si è fermata l'azione del Pag. 11suo Dicastero. Vediamo se dà qualche risposta almeno in questa audizione. Seconda proposta della Lega, su cui chiedo una sua risposta: come intende aiutare gli italiani colpiti duramente dalla crisi e introdurli nel mondo dell'agricoltura? Abbiamo visto che sono più di 24 mila gli italiani che tramite i siti Internet delle associazioni di categoria hanno già dato la disponibilità per andare a lavorare, ad esempio, nei campi, da Nord a Sud di questo Paese. Molte sono le vittime economiche del Coronavirus: ex baristi, ex commesse, muratori, guide turistiche, ragazzi e ragazze. Ministro Bellanova, vogliamo dedicare un po' della sua sensibilità anche a queste persone fragili? Concludo, presidente, perché c'è anche un aspetto che non viene mai citato dal Ministro: è il costo di questa sanatoria, perché sono milioni e milioni di euro che poi magari elencherò in un'altra occasione. Non si poteva, ad esempio, fare come l'Olanda, che ha deciso di stanziare solo per il comparto florovivaistico 600 milioni? Ricordiamoci che altri Paesi europei sono concorrenziali con l'Italia e in particolare col ponente ligure, che è il leader di questo settore. Allora, copiamo le best practice degli altri Paesi europei, aiutiamo tutte le aziende agricole italiane e, per favore, lasci perdere invenzioni come questa sanatoria, che non interessa a nessuno. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Di Muro. Onorevole Perconti, capogruppo del Movimento 5 stelle in Comitato. Prego, onorevole.

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Grazie, presidente. Una domanda, una considerazione al Ministro, che ringrazio per essere presente oggi in audizione. In premessa vorrei dire che potrei essere anche d'accordo con una regolarizzazione dei migranti anche ai fini sanitari. È un mondo sommerso che va sicuramente attenzionato, anche perché sui rimpatri non si sa bene come operare. Le voglio chiedere innanzitutto se ha preso in considerazione il fatto che con il decreto sicurezza, per gravi motivi relativi ai Paesi di origine, potevano essere rinnovati i permessi di soggiorno. Parlo da persona che non si occupa di questo settore, ma non capisco perché un datore di lavoro che assume il proprio personale tramite caporalato, e quindi in maniera del tutto illecita e illegale, dovrebbe andare a fare un contratto e a regolarizzare una posizione che gli costerebbe quasi il doppio, oppure perché una persona che permette di lavorare a una badante in nero e che paga in nero regolarmente, fatemi passare il termine, ogni settimana dovrebbe andare a creare un contratto a questa persona solo perché è stata regolarizzata. Queste sono state dichiarazioni importanti. I Paesi dell'Africa seguono la nostra politica e certe dichiarazioni fungono anche da pull factor. Infatti, nelle ultime settimane gli sbarchi sono molto aumentati. Le chiedo se non poteva essere, magari, più prudente provare ad applicare gli articoli del decreto sicurezza e quindi prorogare i permessi di soggiorno per causa di forza maggiore.

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Perconti. Ministra, prego.

  TERESA BELLANOVA, Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, presidente. Le domande sono tante. Cerco di rispondere. Poi, se ritenuto utile, sono disponibile a ritornare e a riprendere il confronto. Partiamo da questo: siamo consapevoli che il nostro Paese, più degli altri Paesi, è andato incontro a una crisi tremenda che il Coronavirus ha fatto deflagrare in tutta la sua gravità. Proprio per questa ragione noi abbiamo bisogno di immettere iniezioni di legalità nella competizione, perché la crisi rischia di portare dentro il sistema un di più di lavoro nero. Noi, invece, abbiamo bisogno di svuotare il bacino del lavoro nero; noi abbiamo bisogno di affermare il sostegno a tutte quelle imprese – e sono la stragrande maggioranza, anche nel settore agricolo – che vogliono competere nella legalità. Qui c'è la Ministra che ha combattuto per avere una norma nei provvedimenti che sono in discussione in Parlamento contro le pratiche sleali, perché questo è un tema dirimente. Pag. 12Come si compete? Si compete sui costi o si compete sulla qualità. Noi siamo un Paese che ha il dovere e il diritto di competere sulla qualità. Noi usciremo da questa crisi con un sistema produttivo in piedi se investiremo sulla qualità, se daremo prodotti che sono prodotti di eccellenza, e più il mercato del lavoro è legale, più forte è anche la qualità delle imprese. Mi è stato chiesto che cosa c'entra la questione della regolarizzazione con il lavoro irregolare, con la lotta al caporalato. È una cosa semplicissima, cari colleghi. Semplicemente, l'impresa malata rischia di schiacciare l'impresa sana. L'economia illegale rischia di estromettere l'economia legale, perché più ampio è il bacino dell'illegalità, più vengono sottomessi e indeboliti i caratteri della legalità; più ampio è il bacino delle persone che si possono strumentalizzare e manovrare con rapporti di lavoro illegali, più vengono indeboliti i rapporti di lavoro legali. È una norma semplicissima. Basta riflettere su quello che accade nella vita quotidiana. Dentro questo, i disoccupati italiani: io credo tanto che noi dobbiamo incrementare la presenza dei lavoratori italiani in questo settore. Li ho esortati dal primo giorno che ho messo piede al Ministero. Sono andata in giro nelle scuole a dire ai ragazzi, ai docenti, di individuare questo settore come un settore nel quale costruire il proprio futuro. Noi, però, non possiamo obbligare per decreto le persone a lavorare in questo settore o in un altro settore, tanto è vero – lo sottolineo ai colleghi, che avranno sicuramente letto con attenzione il decreto che è stato presentato – che abbiamo lavorato per prevedere una norma che renda possibili i sussidi per il lavoro in agricoltura, i sussidi per il reddito di cittadinanza, il sussidio di disoccupazione, tutti quegli strumenti che danno risorse alle persone che hanno perso un lavoro o che un lavoro non l'hanno mai trovato, facendo sì che non perdano il diritto a quel sussidio se hanno delle giornate di lavoro all'interno del settore agricolo. Trenta giorni prorogabili. Quindi, grande spazio per le persone che vogliono lavorare in questo settore. Tuttavia, la disponibilità che c'è al momento non è sufficiente, come è stato dichiarato a più riprese da tutte le associazioni agricole. Già prima del Coronavirus le associazioni avevano posto un problema di carenza di manodopera nel settore. Perché i datori di lavoro dovrebbero scegliere di competere nella legalità? Perché c'è qualcosa che si chiama «dignità» e «legalità», perché ci sono tante imprese che vogliono liberarsi dal sistema del caporalato, che, ve lo ricordo sempre, prima sottomette e ricatta i lavoratori e poi, quando afferma il suo ruolo di soggetto indispensabile per la fornitura di lavoro, ricatta le imprese. Ci sono fior di indagini nel nostro Paese che mostrano imprese che sono state ricattate, che sono state sottomesse perché non accettavano e volevano ribellarsi al servizio che forniva il caporale. A prescindere da come la pensiamo politicamente, noi abbiamo il dovere di essere a fianco e di sostenere quelle imprese che vogliono competere nella legalità. I corridoi verdi sono uno strumento importante. Io ribadisco quello che ho detto nell'intervento introduttivo. Si può andare sui siti delle riunioni dei Consigli dei Ministri europei per verificare che io ho chiesto ai colleghi di sostenere con forza questo strumento. Tuttavia, non per mie statistiche, ma per quelle che sono state mostrate dalle associazioni del settore e per quelle che sono rilevabili da tutti gli uffici di statistica, in Italia c'erano tra i 110 e i 150 mila lavoratori che venivano dai Paesi dell'Est (almeno 110 mila dalla Romania). In Romania, cari colleghi, c'è il virus esattamente come in Italia. In Romania, a differenza dell'Italia, il Ministro della difesa aveva dichiarato lo stato di emergenza, anzi, aveva dichiarato il coprifuoco. Ora, va benissimo far venire le persone in Italia con i voli charter che devono organizzare, come hanno fatto i tedeschi, le associazioni, come stanno facendo. Ho richiamato prima due esempi. Parliamo dell'ordine di alcune centinaia di persone. Voi pensate che per le prossime campagne di raccolta si potrà far arrivare in Italia con i voli charter decine e decine di migliaia di lavoratori? Se così sarà, ne prenderemo atto. Certo, io ho detto alle associazioni agricole, e lo dico anche a voi, che se le Pag. 13persone che arrivano in Italia arrivano da realtà in cui c'è ancora la dichiarazione di zona rossa, seppure sia stato rimosso il coprifuoco, bisogna sapere che bisogna avere la disponibilità di queste persone ed essere in grado nel territorio di organizzare la presenza di queste persone, mettendo in sicurezza la loro salute e anche la sicurezza delle imprese e dei lavoratori che lavorano insieme in queste imprese. Questo è un punto, perché altrimenti noi non comprendiamo quello che è accaduto in questi due mesi. Noi abbiamo detto a 60 milioni di cittadini italiani di stare chiusi a casa per evitare il contagio. Adesso possiamo dire che ci sono persone che arrivano da zone rosse senza avere tutta la strumentazione per farle vivere in sicurezza? Questo è il lavoro che si deve fare e che secondo me si sta facendo. Noi dobbiamo collaborare con le associazioni per tutte le persone che vorranno essere disponibili ad arrivare in Italia, perché noi lo sappiamo, possiamo metterla come vogliamo. Il secondo intervento mi poneva il problema dei lavoratori italiani. Certo, tutto il sostegno e quello che è utile per fare arrivare nel settore cittadini italiani e farli lavorare e svolgere funzioni. Dobbiamo anche sapere che se andiamo in giro in Lombardia, nelle aziende zootecniche, la maggior parte delle persone che lavorano, per esempio, nelle stalle, è costituita da cittadini indiani che vivono tranquillamente in una logica di integrazione con quei territori. Molti cittadini indiani sono rimasti bloccati nel loro Paese e non si sono potuti muovere proprio per il Coronavirus. Nel distretto di Saluzzo, dove c'è un importante insediamento produttivo agricolo, il 75 per cento dei lavoratori impegnati è composto da cittadini extracomunitari. Vogliamo non riconoscere questa funzione? Vogliamo non dare a quelle imprese la possibilità di avere persone con permessi di soggiorno regolari e quindi che possono essere assunti regolarmente o vogliamo farli vivere nell'illegalità? L'azienda poi è costretta e quello che dobbiamo fare è liberare le imprese, non costringerle a ricorrere a rapporti di lavoro irregolari. Ho già parlato dei voucher nell'informativa che ho fatto al Parlamento. Certo, bisogna riconoscere che – lo dico al senatore che mi ha fatto la domanda – io sono qui da circa otto mesi. L'inquilino che stava prima di me in questo palazzo aveva fatto più di una conferenza stampa e una comparsata televisiva dicendo che finalmente si era risolto il problema dei voucher in agricoltura e nel turismo. Evidentemente, se oggi viene richiesta tanta forza, questo strumento non era proprio stato risolto. Ma io non mi voglio fermare qui. Dico a voi quello che ho già detto in Parlamento: in base alle caratteristiche delle persone che andranno a lavorare nel settore, dobbiamo lavorare sugli strumenti. Se ci sono persone che possono costruire il loro futuro nel lavoro agricolo e fanno più di 51 giornate, noi dobbiamo aiutarle ad avere anche diritto alla previdenza agricola. Se ci sono persone, come pensionati, come studenti, come persone che lavorano in un altro settore e che momentaneamente si vogliono impegnare in un settore, se c'è bisogno di intervenire per affinare ulteriormente lo strumento che attualmente c'è, cioè i voucher, noi faremo ogni passaggio necessario. L'ultima questione: i lavoratori saranno pronti almeno a settembre? Non so da dove viene fuori questa informazione, perché ho cercato di dire con chiarezza nell'intervento introduttivo che il decreto prevede la presentazione della domanda dal primo giugno e, nel momento in cui viene presentata la domanda, il cittadino dà la disponibilità a essere iscritto nella lista dei disoccupati, riceve un permesso temporaneo e dal giorno dopo può essere occupato in agricoltura in modo legale. Quindi, settembre non esiste. Se vogliamo polemizzare, per carità, ognuno è libero di farlo. Siccome siamo in una sede istituzionale e svolgiamo funzioni importanti per questo Paese, io credo che sia corretto dare le informazioni per quello che effettivamente sono. I cittadini che faranno richiesta del permesso di soggiorno temporaneo, dal giorno dopo, quindi dal 2 giugno, saranno nella condizione di essere occupati se ci saranno datori di lavoro che saranno interessati a fare loro un contratto di lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Ci riserviamo di invitarla nuovamente per un'audizione Pag. 14 presso il nostro Comitato, sperando di poterci vedere anche di persona. Noi continueremo nel nostro ruolo di controllo e vigilanza a trattare questa tematica. È in programma un'audizione del Ministro del lavoro, Catalfo, che a breve definiremo all'interno dell'ufficio di presidenza. Grazie ancora alla Ministra e a voi colleghi. La seduta è terminata.

  TERESA BELLANOVA, Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, presidente. Buon lavoro e grazie per avermi dato l'opportunità di chiarire.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro.

  La seduta termina alle 15.