XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 10 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 4 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 5 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 6 
De Luca Piero (PD)  ... 6 
De Falco Gregorio  ... 7 
Galizia Francesca (M5S)  ... 7 
Tuzi Manuel (M5S)  ... 8 
Testor Elena  ... 8 
Iwobi Tony Chike  ... 8 
De Falco Gregorio  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Fedriga Massimiliano , presidente della regione Friuli Venezia Giulia ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Pacifico Marinella  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Pacifico Marinella  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 8.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla Web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

  PRESIDENTE. Comunico che è stata acquisita la prescritta intesa con i Presidenti della Camera e del Senato ai fini della deliberazione dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, con particolare riferimento al tema dell'indagine conoscitiva e ai flussi migratori provenienti dalla frontiera terrestre del Friuli Venezia Giulia.
  Ringrazio per la disponibilità e per la presenza il governatore del Friuli e gli do quindi la parola. Grazie.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. La situazione migratoria legata al confine orientale, ovvero quello col Friuli Venezia Giulia, si sviluppa negli anni principalmente con un'immigrazione diversa da quella che ha subito il resto del Paese, quindi principalmente dalla rotta balcanica.
  Il Friuli Venezia Giulia non ha mai accolto e non ci sono mai stati trasferimenti nei centri di accoglienza o nell'accoglienza diffusa di immigrati provenienti dalla rotta mediterranea, in quanto gli ingressi massicci principalmente di cittadini afgani e pachistani provenienti via terra sono stati sempre molto consistenti.
  L'accoglienza fino allo scorso anno in Friuli Venezia Giulia superava le 5 mila unità, e questa è la situazione fino al 2018. Dal 2018, è stato predisposto un aumento di uomini delle forze dell'ordine al confine con la Slovenia, perché quello con l'Austria era un confine che aveva già visto una collaborazione tra Italia e l'Austria stessa per i controlli bilaterali al confine, e aveva visto quindi una diminuzione di ingressi, e di uscita. In quel caso, infatti, c'era un interesse biunivoco a fermare gli ingressi irregolari dal confine austriaco.
  Dalla Slovenia, invece, abbiamo sempre subito soltanto un flusso in entrata. Su questo il Viminale ha predisposto un aumento di personale in modo temporaneo circa da giugno a settembre 2018, e poi in modo continuativo da settembre in poi.
  Questo ha permesso il rintracciamento di un maggior numero di ingressi irregolari, e infatti qual è il dato particolare? Rispetto agli anni precedenti, gli ingressi sembrano in aumento, semplicemente perché le persone vengono rintracciate. Il dato è confutato dal fatto che in un anno abbiamo visto la diminuzione di accoglienza in Friuli Venezia Giulia di persone entrate irregolarmente di più del 20 per cento. È Pag. 4chiaro, quindi, che il dato sarebbe discordante, perché non si capirebbe perché ci siano più ingressi e meno persone accolte. Questo è dovuto semplicemente al fatto che in realtà gli ingressi reali sono inferiori rispetto agli anni precedenti perché l'opera di dissuasione e di controllo dei confini evidentemente ha portato un risultato migliorativo.
  Negli ultimi mesi, abbiamo visto un rafforzarsi della rotta balcanica, questo per i segnali che arrivano dai Paesi della rotta stessa, in particolar modo, ovviamente, per quanto ci riguarda, da Slovenia e Croazia, ma su tutta la rotta, e pensiamo alla Serbia e alla Bosnia Erzegovina. Arrivano segnali di aumento di questa rotta. Ci sono stati anche dei casi specifici, in questo caso sul confine triestino, perché gli ingressi stessi si sono spostati dal confine goriziano a quello triestino. Nell'ultimo anno, c'è proprio stata un'inversione di ingressi. Questo, probabilmente, è anche dovuto al fatto che a Trieste si è spostata la commissione, che prima invece era stanziale a Gorizia.
  Da quest'aumento è stato predisposto un ulteriore aumento di personale da parte del Viminale di 40 unità tra polizia di frontiera, questura e «Strade sicure», proprio durante la scorsa settimana, per cercare di affrontare in modo ancora più incisivo il problema.
  Due settimane fa sono anche partiti i controlli congiunti insieme alla Slovenia. È stato un percorso, come capirete, un po’ più difficile rispetto ai controlli bilaterali tenuti con l'Austria, perché in questo caso la Slovenia vedeva solo flussi in uscita e non in entrata, e quindi era particolare interesse dell'Italia riuscire a fermare i flussi più che della Slovenia stessa.
  Proprio nella giornata dell'altro ieri, la Slovenia ha annunciato un aumento di forze impiegate per i controlli al confine con la Croazia.
  Allo stato attuale, le situazioni di particolare tensione sono in Bosnia Erzegovina, in diversi campi, in particolar modo in uno molto vicino al confine sloveno, perché c'è il tratto di Croazia più ristretto e c'è un accampamento in cui, da informazioni che abbiamo, si va dalle 10 mila alle 15 mila unità, principalmente sempre di etnie afgana e pachistana, anche se devo dire che a marzo c'è stato un incremento particolare, che dopo non si è ripetuto, di algerini, probabilmente perché anche degli accordi che ci sono per l'ingresso in Turchia da parte degli algerini stessi rendono facile il passaggio.
  Come Friuli Venezia Giulia abbiamo segnalato al Ministero competente e al Governo il rischio di quest'aumento di ingressi irregolari che hanno creato e creano diversi problemi, soprattutto per il fatto che nella provincia di Trieste esiste di fatto il monopolio per chi gestisce l'accoglienza. Ci sono la Caritas e la cooperativa ICS. Caritas era già più piccola, ma evidentemente per scelte proprie sta alleggerendo questo tipo di attività. ICS, invece, di fatto ha il monopolio.
  Questo comporta anche difficoltà di negoziazione da parte della prefettura sui nuovi bandi per l'accoglienza. È alquanto particolare – devo dirlo – che chi manifesta contro misure restrittive rispetto agli ingressi irregolari sia lo stesso che fa l'accoglienza e sia lo stesso che ha il monopolio e quindi decide di trattare il prezzo a suo uso e consumo e di non partecipare ai bandi. Per un'amministrazione pubblica è difficile negoziare con chi detiene il monopolio, fa le manifestazioni a favore degli ingressi, ed è lo stesso che li gestisce e prende i soldi per gestirli. L'equazione diventa difficile. Questo è un po’ il quadro generale.
  Ho cercato di essere sintetico, presidente, perché mi ha detto che alle 9.20 sarete impegnati in Commissione esteri. Sono a disposizione per eventuali, ulteriori informazioni ed approfondimenti da presidente di regione di un'area del Paese che sta vivendo una situazione un po’ più difficile rispetto ad altre nelle quali c'è stata una drastica diminuzione degli ingressi irregolari.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 5

  IVAN SCALFAROTTO. Grazie al presidente Fedriga. Lo ringraziamo moltissimo per essere qui.
  Visto che questa credo sia la terza audizione che facciamo – abbiamo sentito il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il presidente della regione Friuli Venezia Giulia – immagino che stiamo parlando di una situazione scottante, immagino percepita dalle popolazioni come un'emergenza.
  Devo dire che i numeri di cui il presidente Fedriga parla, però, mi lasciano piuttosto perplesso. Ho capito che la situazione più grave è stata quando, in una regione di 1.215.000 abitanti, c'erano 5 mila persone da ricevere. Mi chiedo se quest'allarme sociale, che evidentemente anche noi come Comitato abbiamo percepito, sia reale o se stiamo parlando di una questione che mi sembra fisiologica nel panorama europeo e occidentale, con un flusso migratorio che mi sembra assolutamente sotto controllo.
  Devo dire ancora una volta che parliamo in assenza di qualsiasi dato numerico. Gli unici dati che riceviamo sono dati che sentiamo dal nostro audito, ma noi non abbiamo la possibilità di sapere quali siano i numeri. Non ci sono numeri certificati. Abbiamo già chiesto al presidente Zoffili, che sono sicuro si è fatto parte diligente, di ottenere nuovamente i numeri del cruscotto dal Ministero dell'interno con un'assoluta regolarità.
  Per fare un esempio, al presidente Fedriga mi piacerebbe molto più chiedere quanti «dublinanti» gli arrivano dall'Austria, cioè se i migranti che sono respinti verso il nostro Paese sulla base dell'accordo di Dublino, che il nostro Governo ha accettato di non modificare, se non all'unanimità, non siano più di quelli che arrivano dalla frontiera con la Slovenia.
  Per quanto, poi, attiene a queste «famose» pattuglie miste, vorrei chiedere qualche informazione.
  Da quello che mi risulta, rispetto a una frontiera credo di 242 chilometri, queste pattuglie pattugliano una linea di 10 chilometri su 242, appunto, quindi circa il 4 per cento della frontiera complessiva. E capisco che queste pattuglie lavoreranno per quattro turni a settimana. I turni sono di sei ore, quindi abbiamo 24 ore alla settimana su una settimana fatta di 168 ore. Vorrei capire se, oltre all'aspetto propagandistico, ci sia o meno qualcos'altro di più sostanzioso.
  Posto che recentemente c'è stata un'importante visita ufficiale del Governo ungherese nel porto di Trieste a seguito di un accordo per la cessione all'Ungheria di una bella porzione di alcune decine di ettari, da quello che riportano i giornali, del porto di Trieste, che ha anche aspetti estremamente interessanti legati al fatto che il regime fiscale di quelle zone è estremamente importante, vorrei anche chiedere se per caso il governo locale, regionale, e il Governo nazionale, rappresentato dal Ministro dell'interno, abbiano avuto occasione di discutere con il Governo ungherese, al quale abbiamo fatto una grossa concessione, della loro disponibilità ad accogliere dei migranti in ricollocazione.
  Mi risulta che il Governo ungherese non abbia accolto finora neanche un migrante e sia stato renitente alla leva, per così dire. Quando anche gli accordi di ricollocamento si sono fatti, l'Ungheria non ha ricevuto nessuno. Vorrei capire se nella creazione di un'alleanza così stretta con un Paese non cooperante sulla gestione del fenomeno migratorio si sia ottenuto qualcosa in cambio o se abbiamo fatto un regalo, sostanzialmente, a un Paese che non coopera con l'Italia nella gestione di quest'importantissima questione.
  Infine, il presidente Fedriga – «governatore» mi suona sempre un po’ strano, preferisco «presidente» – non ce ne ha parlato oggi, ma noi abbiamo avuto occasione di leggere sui giornali moltissimo della costruzione di questo muro, una cosa che va di gran moda nella politica internazionale in questa fase. Vorrei chiedere se questa vicenda è stata completamente sepolta.
  Leggevo che il Ministro dell'interno a Trieste ha detto che il muro serviva a prevenire, non a curare. È stato detto chiaramente che non c'è nessun problema. Tutto il problema che c'è in Friuli Venezia Giulia Pag. 6è un problema di prevenzione, non di cura. Stiamo pensando, quindi, di spendere dei soldi e anche la stessa riunione di oggi è tutta una questione di prevenzione.
  Vorrei capire se questo muro si farà; se i 243 o 232 chilometri di frontiera, anche con terreno impervio... se nella Carnia, a Sella Nevea, facciamo passare il muro; esattamente quale sarebbe il costo.
  Vorrei sapere anche se c'è stata un'analisi di clima.
  Che mi risulti, proprio nella sua regione, signor presidente, è caduto l'ultimo muro europeo, quello che separava Nova Gorica da Gorizia. Sappiamo che in quella città era un po’ come a Berlino, c'era l'ospedale da un lato, la gente guardava dalla finestra e aveva un confine in casa. Che mi risulti, le popolazioni del Friuli Venezia Giulia espressero un'enorme soddisfazione per la caduta di quel muro, che veniva vissuto come qualcosa che aveva separato le famiglie, le biografie delle persone.
  Vorrei sapere quale accoglienza venga fatta, appunto, in una regione che è stata separata dai propri vicini per tanti anni. Finalmente, quando la pace è scoppiata, si è riusciti ad abbattere una barriera fisica. L'idea balzana è che noi abbiamo subito un muro fatto da altri, per decenni, durante la Cortina di ferro – noi eravamo quelli che dicevano «io sono un berlinese» quando i russi costruivano i muri – e adesso che i muri finalmente sono caduti, siamo noi a fare muro nei confronti degli altri.
  Vorrei sapere se popolazioni del Friuli Venezia Giulia siano preoccupate per questo o non lo siano piuttosto del fatto che recentemente si è chiuso un punto nascita di 800 persone in un posto per poi riaprirne uno che ne serviva 400. Tutto questo non serve a coprire l'insoddisfazione per le sue politiche, per esempio, sulla salute, signor presidente?

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Vorrei chiedere se ci sono dei dati pubblici relativi agli ultimi anni, e soprattutto all'ultimo periodo, in riferimento agli arrivi via terra. Il Movimento 5 Stelle, con un'interrogazione senza risposta, aveva già presentato in Commissione affari esteri tale quesito. C'è anche una mozione a prima firma De Carlo che vuole avere risposta sul problema. Vorrei sapere se ci sono questi dati, in modo da affrontare in maniera strutturale il problema e non aspettare l'emergenza.

  PIERO DE LUCA. Ringrazio anch'io il presidente Fedriga per la disponibilità ad accogliere l'invito formulato dal presidente.
  Anch'io mi permetterei di chiedere qualche dato in più, francamente, se il governatore è in possesso di queste informazioni.
  Lei parlava di 5 mila arrivi in Friuli solo nel 2018. Come siete venuti al corrente di questi 5 mila? Da dove desumete questo dato? Avete fatto dei censimenti? Li avete bloccati alla frontiera? Dove sono queste 5 mila persone entrate solo in Friuli, quindi non in Italia, via terra nel 2018? Per quello che ho potuto capire, erano questi i dati da lei forniti. Sono in campi d'accoglienza? Sono rimasti in Friuli, secondo i dati a sua disposizione, sono andati in altre regioni d'Italia o addirittura in altre regioni d'Europa? Se è in possesso di queste informazioni, ai fini dell'attività che svolgiamo come Comitato Schengen, sarebbe utile avere dati al riguardo.
  Siete riusciti a farvi un'idea se si trattasse di persone che hanno inoltrato domanda di protezione internazionale, quindi se si trattasse di potenziali rifugiati o se si trattasse solo di migranti di natura economica, come vengono definiti?
  Avete distinto se non fossero persone europee, comunitarie? Voi siete al confine con la Slovenia, poco lontana della Croazia, e dal 2007 la Slovenia è pienamente dentro il sistema Schengen, per cui vige, come lei sa meglio di me, un sistema di libera circolazione delle persone.
  Al riguardo, anch'io mi associo, oltre che alla richiesta di questi numeri che mi sono permesso di formularle, alla domanda che faceva il mio collega Scalfarotto: davvero ritiene che la costruzione di un muro sia la soluzione a un problema, a un'emergenza reale, se tale è l'emergenza di cui lei parla, o non si tratta soltanto di una boutade politica, che fa parte della dialettica politica, per carità legittima, ma che non ha Pag. 7nessuna valenza concreta e per cui non c'è nessun progetto concreto?
  Effettivamente, al riguardo sarebbe utile capire se avete ripreso dei «dublinanti» che sono arrivati in Friuli Venezia Giulia, cioè persone che spettava, secondo il Regolamento di Dublino, all'Italia accogliere ed espletare le procedure per la richiesta di asilo, e invece sono andate con movimenti secondari in altri Paesi e sono rientrati in Italia. Sarebbe utile avere queste informazioni.
  Lei ha parlato con autorità slovene di quest'idea del muro uscita nella cronaca pubblica politica giornalistica? Noi, ovviamente, come Partito Democratico siamo profondamente contrari, quindi diciamo chiaramente, senza giri di parole, che non è sicuramente questa la soluzione. A nostro modo di vedere, è una proposta anche da un punto vista politico grave, preoccupante. Vuol dire rialzare muri all'interno dell'Unione europea. La soluzione è mettere in campo azioni per una gestione condivisa, ordinata, solidale, strutturale, europea del fenomeno migratorio.
  Noi ci auguriamo che lei e le forze che sono al Governo in questo momento possano andare in quella direzione e lavorare in quella direzione, piuttosto che lavorare per dividere l'Italia dal resto d'Europa con muri che francamente ricordano epoche passate e sono soluzioni che a noi non convincono per nulla, per usare un eufemismo.

  GREGORIO DE FALCO. La ringrazio per la sua disponibilità.
  Cercherò di essere telegrafico e per punti, con due temi: porto, che ovviamente mi interessa, e muro. Partiamo da quest'ultimo. E mi ricollego a quello che ha già detto il collega Scalfarotto, sempre cercando di essere estremamente sintetico.
  Che cosa c'è di vero? È una questione semplicemente giornalistica o c'è qualcosa di vero sulla questione del muro, o comunque della barriera fisica? Come questa può essere giudicata compatibile con Schengen, col fondamentale principio di libera circolazione, che prevede – lo ricordo a me stesso – eventuali deroghe soltanto di carattere emergenziale e di breve durata?
  Inoltre, ci sono i costi, a fronte di un numero comunque abbastanza esiguo, per quanto possa essere variabilmente in aumento o in diminuzione di 5 mila persone. I costi si possono stimare, facendo un raffronto con i muri americani, in 2 miliardi.
  Inoltre, questa barriera fisica sarebbe costruita all'interno di Schengen e non, come accade in altri luoghi, tra Schengen ed extra Schengen. Questa barriera fisica sarebbe, quindi, difficilmente sostenibile, secondo il mio avviso, appunto in relazione ai princìpi fondanti l'Unione europea, e quindi la libera circolazione.
  Quanto al porto, si è parlato di cessione agli ungheresi. Vorrei capire se c'è già un'ipotesi giuridica, del titolo giuridico in base al quale verrebbe ceduto questo compendio nel porto di Trieste.
  Ancora, quale sarebbe il regime fiscale? Ne ha parlato anche il collega Scalfarotto: quelle zone sono appetibili proprio per il regime fiscale.
  Si è tenuto conto, e quindi di che tipo di relazione ci sarebbe, con la cosiddetta Via della Seta? Il porto di Trieste e il porto di Genova sono veramente le nostre risorse per la portualità per il futuro, e per nostre intendo dell'Italia, e non soltanto di alcune zone d'Italia.

  FRANCESCA GALIZIA. Anch'io ringrazio il presidente Fedriga per essere qui oggi con noi.
  Io vorrei, invece, ribadire a tutti che effettivamente il confine con la Slovenia molto presto tornerà alla ribalta sulle pagine dei giornali, perché la rotta balcanica si sta riaprendo, vista la chiusura dei flussi migratori provenienti dal nord Africa attraverso le barche. Dobbiamo tenere attenzionata quest'area, perché per la teoria dei vasi comunicanti prima o poi i migranti devono trovare uno sbocco per arrivare in Europa. È giusto, quindi, dare un focus a quest'area.
  Ovviamente, io comprendo che l'idea del muro possa essere provocatoria. Già quando abbiamo avuto l'incontro con Bontempi a Ventimiglia, il prefetto ci diceva che si stava lavorando a un accordo con la Slovenia per lavorare celermente sui rimpatri. Ovviamente, restano i vincoli legati al rimpatrio Pag. 8entro le 24 ore o al ritrovamento di questi migranti che sono all'interno dei dieci chilometri per poter accelerare il processo di rimpatrio.
  Ho letto recentemente anche un articolo su un giornale che diceva che gli uffici della Slovenia chiudono alle 16 e quindi spesso è difficile poter fare i rimpatri in tempi celeri.
  Le chiedo conferma di questa notizia. Onestamente, ho molti dubbi sui giornali. In particolare, le vorrei chiedere se secondo lei si può lavorare meglio su quest'accordo tra Italia e Slovenia per poter superare questo vincolo della burocrazia che rallenta questi processi piuttosto che lavorare su un muro.

  MANUEL TUZI. Ringrazio per la presenza il presidente Fedriga.
  Al di là di tutte le questioni legittimamente sollevate dai colleghi, penso che la sospensione di Schengen e il muro non siano neanche lontanamente in discussione.
  Nello stesso tempo, cercando di essere concreti – questo Governo deve cercare di cambiare le cose e cambiarle in meglio, al di là delle barriere – mi chiedo, secondo la sua esperienza sul campo, quali possano essere le soluzioni pratiche, quali siano state messe fino adesso a disposizione da questo Governo in termini di soluzioni concrete. Soprattutto, vorrei avere delle informazioni relative al numero dei rimpatri che sono stati effettuati, alla spesa per il fenomeno migratorio nella sua area, nella sua regione.
  Ancora, in termini di accordi congiunti con la Slovenia, notizia stampa, vorrei avere delle specifiche in merito a eventuali accordi e a come pensa di gestire questi eventuali bilaterali.

  ELENA TESTOR. Voglio ringraziare anch'io il presidente per l'audizione.
  Mi trovo in accordo con alcuni miei colleghi e in disaccordo con altri. Trovo fondamentale che un presidente che presidi il suo territorio lanci un allarme sentito dalla popolazione. Credo sia fondamentale anche per noi come Comitato Schengen conoscere queste criticità.
  Ho sentito dal suo intervento che sono stati aumentati insieme al Ministro dell'interno i controlli sui confini verso la Slovenia: questi aumenti di persone destinate al controllo del confine sono sufficienti o lei ritiene che si debbano aumentare le forze per garantire il controllo sul territorio italiano?
  Riguardo al muro, penso sia una provocazione. Giudico, invece, fondamentale lavorare sui confini Schengen perché all'interno del nostro territorio non vi siano questi problemi, ma si lavori, come abbiamo sempre detto, in concerto con gli altri Stati affinché il fenomeno dell'immigrazione sia controllato.

  TONY CHIKE IWOBI. Grazie, presidente Fedriga, per il suo intervento esaustivo.
  Io devo dire che sono profondamente d'accordo con lei, con la sua tesi e con le sue preoccupazioni. Credo che l'immigrazione sia un fenomeno che appartiene all'umanità. Di conseguenza, nessuno potrà mai fermarla. Va, però, assolutamente controllata ed è compito della politica controllarla. Credo sia ciò che oggi politicamente cerchiamo di fare. E lo stiamo facendo con coraggio e con diligenza.
  Oggi, però, presidente, non assistiamo più a un fenomeno migratorio regolare, ma a una vera e propria tratta di esseri umani. Dobbiamo essere coscienti, dobbiamo essere consapevoli di ciò che sta succedendo in questo Paese da un po’ di anni ormai. Chiamiamo col suo vero nome questo fenomeno di tratta di esseri umani.
  Ciò che sta succedendo oggi non ha nulla a che vedere con l'immigrazione che conosco io, che ho vissuto, o che conosciamo quasi tutti. È tratta di essere umani. Di conseguenza, tutti dobbiamo unire le forze per combatterla fino in fondo, trovando una soluzione adeguata e duratura, senza girarci intorno. La Nazione è una sola e appartiene a tutti noi. Abbiamo il compito di trovare una soluzione a questa piaga.
  Il controllo dei confini è e resterà una priorità per ogni Nazione e per ogni comunità. La sua preoccupazione, presidente Fedriga, è la nostra. Ed è per questo che Pag. 9siamo veramente vicini alla sua preoccupazione, per trovare una soluzione ben precisa, giusta.
  Io non voglio alimentare nessuna propaganda. Dobbiamo comunque cercare di trovare tutti insieme una soluzione. I confini di ogni Nazione sono sacrosanti e dobbiamo difenderli. Credo che, finché esisteranno i confini degli Stati nazionali, l'immigrazione clandestina o la tratta di esseri umani andrà combattuta. Mi fermo qua. Sappia che siamo proprio con lei.

  GREGORIO DE FALCO. Finisco il concetto, presidente.
  La gerarchia delle fonti impone di considerare che nel nostro ordinamento, e non in chissà quale altro, sono entrate delle convenzioni attraverso gli articoli 10, 11 e 117 che hanno rango costituzionale.
  Sono d'accordo con la collega Testor, nel senso che occorre difendere i confini europei. I confini nazionali hanno funzioni differenti.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Fedriga per la replica.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Scalfarotto, cerco di intervenire velocemente.
  Quanto all'allarme sociale e ai numeri bassi, intanto sono più bassi di quanto lei diceva. I 5 mila, così rispondo anche alle domande successive e le metto insieme, non sono gli ingressi, ma gli irregolari accolti in Friuli Venezia Giulia col Governo del Partito Democratico. Noi li abbiamo portati sotto i 4 mila, sono 3.800.
  Al Governo ho chiesto di intervenire, come ricordava giustamente la deputata del Movimento 5 Stelle, in modo preventivo. Penso che il modo intelligente in un'azione di contrasto all'immigrazione irregolare non sia quello di subire un fenomeno, ma di prevenirlo, altrimenti si affronta il problema semplicemente quando il problema è scoppiato e quindi è più difficilmente gestibile. Ringrazio il Governo per questo.
  Che mi risulti – non ho i dati della prefettura – non abbiamo «dublinanti» dall'Austria, anzi dovremmo attivare Dublino perché, non essendo confine europeo, quelli che arrivano passano attraverso altri Paesi europei. Per chi ha Eurodac (European Dactyloscopie) positivo con altri Paesi europei, noi possiamo attivare Dublino.
  Che cosa succedeva?
  La normativa precedente, prima del primo decreto sicurezza, prevedeva che i ricorsi su Dublino venissero presentati al tribunale di Roma. In teoria, le risposte dovevano arrivare entro cinque giorni, ma arrivavano entro sette-otto mesi. Noi possiamo attivare Dublino, e quindi prevedere la riammissione nel Paese di primo ingresso, entro sei mesi. Più di 900 migranti per cui era stato attivato Dublino, sono rimasti così sul territorio del Friuli Venezia Giulia.
  Oggi, col decreto sicurezza il ricorso viene inoltrato al tribunale di competenza territoriale, che è quello di Trieste. Ci auguriamo che tutte le procedure per attivare a nostro vantaggio Dublino possano funzionare.
  I turni che ricordava l'onorevole Scalfarotto, è vero, sono quattro, per disponibilità di personale della Repubblica di Slovenia. Per quanto ci riguarda, il Viminale ha dato ufficialmente disponibilità, anche in mia presenza, a mettere tutto il personale necessario per aumentare i turni. Noi ci auguriamo che la Slovenia sia recettiva – ovviamente, l'abbiamo fatto presente – per aumentare i controlli bilaterali, cosa che non dipende esclusivamente dallo Stato italiano, perché non possiamo andare con pattuglie solo italiane sul territorio sloveno, come tutti capiranno facilmente.
  Quanto al porto di Trieste, tengo a precisare che, a differenza di altri porti europei, i porti italiani non sono in vendita e non sono acquistabili da nessun privato, semplicemente perché sono porti pubblici, quindi non ci sono aree vendute all'Ungheria. Sono concessioni, perché i porti sono pubblici. È stata acquistata, invece, un'area della parte terrestre che non era del porto di Trieste, ma dell'area ex Teseco, un'altra Pag. 10società che ha acquistato una società legittimamente ungherese.
  Capisco che a qualcuno stia antipatica l'Ungheria, però penso che siamo ancora in un libero mercato in cui una società può comprare aree appartenenti a un'altra società. Ringrazio, anzi, il Governo dell'Ungheria, perché farà un investimento di 100 milioni di euro e riqualificherà un'area inquinata.
  Non chiediamo che l'Ungheria si prenda degli immigrati entrati irregolarmente in Friuli Venezia Giulia, e anzi io devo ringraziare il Governo ungherese perché ha fatto quello che prevede Schengen, che non prevede soltanto la libera circolazione all'interno dei Paesi dell'Unione europea, ma anche che i Paesi di confine dell'Unione europea presidino quei confini, che non sono più del singolo Stato nazionale, ma sono confini europei.
  Sorprende il fatto che venga ricordato del trattato di Schengen semplicemente la questione che tutti possono muoversi all'interno dei Paesi europei e non che i confini europei devono essere controllati. Non controllare i confini europei è violare il trattato di Schengen, un trattato firmato da tutti i Paesi dell'Unione europea. L'Unione europea dovrebbe aiutare i Paesi che hanno quest'onere a vantaggio di tutti gli altri Paesi dell'Unione europea, e invece troppe volte questi Paesi sono stati condannati, a cominciare dall'Ungheria che ringrazio perché sta facendo il proprio dovere. Insieme alla Croazia, sono stati Paesi attaccati da molte realtà dell'Unione europea e da partiti politici.
  Quanto al muro, sorprende che evidentemente sia stata letta soltanto una parte delle notizie stampa e non tutte. Intanto, la prima intervista uscita, decisamente fantasiosa, parlava di un muro di 243 chilometri. Peccato che il confine tra Italia e Slovenia sia di 232, quindi avrei dovuto allungare addirittura sul mare un po’ di muro. Non ho mai parlato, ovviamente, di un muro che si estendesse per 232 chilometri.
  Ho detto: ci auguriamo di non farlo, ma se non c'è un rispetto dei trattati, tra cui anche Schengen, e quindi del controllo dei confini da parte di tutti i Paesi, ipotizziamo dei barrieramenti sulle aree più sensibili semplicemente per incanalare gli ingressi in punti che possiamo controllare. L'area sensibile è di 30 chilometri, in questo momento, non di 232, che è l'area triestina, ma non si può mettere, come capirete, un poliziotto ogni metro di quest'area.
  Utilizzare dei barrieramenti per controllare e monitorare gli ingressi è una di quelle soluzioni, ovviamente forti, che ci auguriamo di non mettere in atto mai, ma che se tutti non rispettano le regole che si è data l'Europa stessa, è necessario mettere in conto. Non è una minaccia, è una reazione, la reazione che ha avuto l'Austria quando governava addirittura il centrosinistra in Austria.
  Lo sa, onorevole Scalfarotto, che Schengen attualmente è sospeso con Austria e Slovenia? Lo sa che attualmente Schengen è sospeso con la Francia? Mi sorprende che le sue affermazioni non si rivolgano al Presidente Macron, che attualmente ha sospeso Schengen con l'Austria.
  Mi sorprende che non si rivolga alla Cancelleria tedesca, la Cancelleria austriaca, dove nessuno rimprovera che il trattato di Schengen è stato sospeso tra Austria e Slovenia. Mi sorprende, quindi le faccio presente il contesto europeo.
  Non entro, ovviamente, nel tema del punto nascita, perché non è tema di competenza di questo Comitato, ma la invito a informarsi meglio coi suoi colleghi, perché il Governo precedente, del suo partito politico, aveva chiuso un punto nascita che serviva 200 mila abitanti, a Lignano. Durante l'estate, aveva aperto un punto nascita distante venti minuti da altri due punti nascita semplicemente perché il sindaco era del Partito Democratico, ma non entro nel merito.
  In Friuli Venezia Giulia, come dicevo, non sono 5 mila gli ingressi, rispetto all'altra sollecitazione, ma sono gli accolti prima che cambiasse il Governo della regione a livello nazionale.
  Quello che chiediamo all'Europa, assolutamente importante, oltre al fatto che venga fatto rispettare Schengen, è che venga utilizzato anche Frontex per i controlli dei Pag. 11confini extra Unione europea, cosa che l'Europa sta facendo poco e male.
  Per quanto riguarda il muro, penso di aver già risposto in modo esplicito, superando le notizie di stampa, che poco avevano a che fare con la realtà dei fatti.
  Sull'area degli ungheresi dell'ex Teseco ho risposto.
  Per quanto riguarda l'apertura fino alle 16, è vero. Dipende dalla disponibilità del personale sloveno che gli uffici chiudano alle 16. Non possiamo entrare nelle decisioni organizzative di Paesi stranieri. Devo dire, però, che con la Slovenia c'è una grande collaborazione, perché le riammissioni fatte in 48 ore non è scontato che un Paese le accetti, come non sono scontati i controlli bilaterali e l'aumento del personale che la Slovenia ha messo sul controllo col confine croato.
  Per quanto riguarda la spesa del muro, non ci torno, perché mi sembra di aver risposto abbastanza esaustivamente sui 232 chilometri di muro, che non sono nelle nostre intenzioni.
  Devo dire, e concludo veramente, che il successo di quest'aumento di controlli è anche uno, secondo me, molto importante: non si è soltanto riusciti a fermare l'ingresso di immigrati irregolari, ma si è riusciti finalmente a rintracciare e ad aumentare in modo consistente l'arresto di trafficanti di esseri umani.
  La politica dei confini aperti a prescindere ha in realtà aiutato in questi anni chi, per esempio nei campi della Bosnia Erzegovina o della Serbia, guadagna soldi per trafficare in esseri umani. Non controllare prima di tutto vuol dire aiutare chi fa business con la carne umana.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, per l'audizione molto utile e interessante.
  Ci teniamo, ovviamente, in aggiornamento. Monitoriamo la situazione. Siamo stati a Ventimiglia. Il 22 e il 23 luglio andremo a Lampedusa. Proporrò all'ufficio di presidenza di venire anche sul suo confine per verificare di persona sul posto e tra la gente la situazione.
  Ho visto che c'è stato dibattito e giudicherei assolutamente utili interventi da parte di tutti voi, colleghi, ma sono le 9.25. Abbiamo Commissione. Non voglio che ci si alzi e si dica: non abbiamo avuto modo di. La mia disponibilità c'è tutta, ma sono le 9.25, colleghi. Ci aggiorniamo con un'altra audizione.
  Onorevole segretario, prego.

  MARINELLA PACIFICO. Il collega ha chiesto dati ufficiali sul numero dei migranti e sull'etnia.

  PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, così dobbiamo riaprire gli interventi. Pensavo fosse un intervento un po’ più tecnico nel suo ruolo di segretario.

  MARINELLA PACIFICO. Voglio solo sapere se sarà possibile avere dei dati ufficiali sulle etnie e sui numeri.

  PRESIDENTE. Grazie. Sarà nostra premura.
  Ovviamente, abbiamo recepito le indicazioni per quanto riguarda le richieste di dati. I nostri uffici sono assolutamente al lavoro. Ricordo che sono comunque disponibile h24 per fornirvi ogni delucidazione su ogni dato richiesto.
  Grazie e buon lavoro per la giornata di oggi. Arrivederci, presidente.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.