XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 5 dicembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, sulle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche relative a immigrazione, asilo e Europol:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Salvini Matteo , Ministro dell'interno ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Ravetto Laura (FI)  ... 10 
Salvini Matteo , Ministro dell'interno ... 11 
Ravetto Laura (FI)  ... 11 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 12 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12 
De Luca Piero (PD)  ... 12 
Pacifico Marinella  ... 12 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12 
De Luca Piero (PD)  ... 12 
Salvini Matteo , Ministro dell'interno ... 13 
De Luca Piero (PD)  ... 13 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 13 
De Luca Piero (PD)  ... 13 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 13 
Iwobi Tony Chike  ... 13 
Nugnes Paola  ... 14 
Silli Giorgio (FI)  ... 14 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 14 
Salvini Matteo , Ministro dell'interno ... 14 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 16 
Martelli Carlo  ... 16 
Pagano Nazario  ... 16 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 16 
Zuliani Cristiano  ... 16 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Relazione del Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, consegnata nel corso dell'audizione ... 17

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 8.55.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e successivamente la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera deputati.

Audizione del Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, sulle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche relative a immigrazione, asilo e Europol.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, sulle materie di competenza del Comitato, con particolare riferimento alle politiche relative a immigrazione, asilo ed Europol.
  Buona giornata, ministro. Grazie per essere qui con noi. Questo Comitato è composto da dieci deputati e dieci senatori. Le competenze, che lei conosce, le richiamiamo anche per chi ci sta seguendo: attuazione dell'accordo di Schengen, vigilanza sull'attività di Europol, controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
  Questa è la seconda seduta del Comitato dopo l'elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza. Si è tenuto un ufficio di presidenza in cui abbiamo deciso e stabilito di ascoltare in primis i rappresentanti del Governo.
  Abbiamo deciso di partire con il Ministro dell'interno, Matteo Salvini. Incontrerò a breve il Ministro Savona che ascolteremo qui in audizione. Stiamo richiedendo anche la presenza nel nostro Comitato del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Moavero.
  Volevamo ascoltarla in merito alle tematiche attinenti al nostro Comitato, in particolare in questo momento importante in cui in Parlamento è stato approvato il decreto sicurezza, che sicuramente è di interesse anche per i rappresentanti del Parlamento, che siedono in questo ambito.
  Nella prima parte del Comitato interverrà il ministro e successivamente, partendo magari dai membri dell'ufficio di presidenza e dai capigruppo, i deputati e i senatori che ne manifestino la volontà potranno intervenire e fare domande al Ministro dell'interno.
  Do la parola al ministro per la relazione.

  MATTEO SALVINI, Ministro dell'interno. Grazie, presidente. Ho buttato giù una relazione su quanto fatto e quanto in essere. Avrei bisogno di circa dieci minuti. L'abbiamo fatta più succinta possibile. Poi, se ci sono domande, sono a disposizione. Non so se oggi avete lavori d'Aula, Camera e Senato. Se dovete liberarvi alle 9.30 cercherò di tagliare ulteriormente e di essere il più rapido possibile.
  Fin dal suo insediamento il Governo ha messo in campo misure e azioni per il contrasto dei flussi migratori irregolari e contro il business del traffico degli esseri umani nel Mediterraneo. Tali iniziative si inseriscono nel quadro di politiche che, in ragione della complessità del fenomeno, operano su diversi livelli e in differenti direzioni. Pag. 4
  In sede europea abbiamo affermato in maniera decisa il principio di necessaria condivisione della responsabilità della difesa delle frontiere esterne. Abbiamo sostenuto, in particolare, la necessità di rivalutare le attuali procedure search and rescue, con riferimento alla responsabilità dei diversi Paesi interessati, nonché di riformare il Regolamento di Dublino, la cui attuazione attualmente penalizza il nostro Paese. Gli esiti al momento sono stati pressoché nulli, come è evidente a tutti.
  È stata posta con altrettanta decisione l'attenzione sulla presenza delle navi ONG nel Mediterraneo, che rischiava di incentivare le partenze soprattutto dalle coste della Libia. Sul piano delle relazioni internazionali va da sé che un'azione europea condivisa recherebbe un valore aggiunto rispetto all'azione dei singoli Stati.
  È superfluo sottolineare, infatti, che il fenomeno migratorio può essere meglio affrontato in una dimensione ampia, che favorisca le condizioni di sviluppo nei Paesi di origine e transito dei flussi, condizione dalla quale non può che derivare la riduzione drastica delle partenze.
  Tuttavia, come ho accennato, nei sei mesi di Governo ho registrato un sostanziale stallo delle iniziative programmate a Bruxelles. È anche per questa ragione che il Governo italiano ha imposto un cambio di passo sul versante del contrasto all'immigrazione irregolare, conseguendo i risultati di cui andrò a parlare a breve.
  Sul piano interno ci siamo mossi in poco tempo in diverse direzioni su cui avrò modo di soffermarmi nel corso del mio intervento, a partire dal decreto-legge sicurezza da pochi giorni convertito e firmato.
  Decreto immigrazione e sicurezza. I passaggi principali delle nuove disposizioni approvate. In materia di protezione internazionale, è stata disposta l'abrogazione del permesso umanitario riconducibile nella previgente legislazione a situazioni eterogenee non sempre afferenti alla tutela di diritti inviolabili della persona, con eccessivi margini di discrezionalità.
  Per questo motivo sono state regolamentate specifiche esigenze di protezione complementare tipizzate in fattispecie oggettive e determinate.
  Va considerato al riguardo che all'alto numero di permessi di soggiorno per motivi umanitari riconosciuti negli ultimi tre anni, a seguito del rigetto della domanda di asilo, non è neppure seguita un'effettiva inclusione sociale e lavorativa dello straniero.
  Nel periodo considerato, infatti, su circa 40 mila tutele umanitarie concesse, solo 250 sono state poi convertite per ricongiungimenti familiari e solo 3.200 per permessi di lavoro.
  La conseguenza è che la gran parte di queste persone è rimasta in Italia senza concrete prospettive di stabilizzazione, con il rischio molto concreto di essere attratta in percorsi di illegalità. Nel decreto è stata ampliata la platea dei reati, aggiungendo lesioni personali, violenza sessuale, rapina ed estorsione, furto aggravato dal porto di armi o narcotici, furto in abitazione, produzione, traffico e detenzione ad uso non personale di droga, pratiche di mutilazione dei genitali femminili, minaccia a pubblico ufficiale, che comportano diniego e revoca della protezione internazionale.
  Alcuni di questi erano già previsti quale condizione ostativa, ma solamente nella forma aggravata, altri sono di nuova introduzione.
  Sono state introdotte norme intese ad impedire il ricorso strumentale alla domanda di protezione internazionale quando presentata in modo reiterato o in circostanze tali da far presumere la mera finalità di ritardare l'esecuzione del provvedimento di espulsione.
  È stato previsto l'esame immediato da parte della competente commissione prefettizia della domanda del richiedente asilo che commette gravi reati e, in caso di rigetto, che questi possa essere allontanato dal territorio nazionale.
  Il richiedente ha l'obbligo di lasciare il territorio nazionale anche in caso di proposizione del ricorso giurisdizionale, fatti salvi i profili autorizzatori riservati all'autorità giudiziaria, ovviamente.
  Sono state introdotte specifiche norme per agevolare e velocizzare l'attività delle commissioni territoriali per il riconoscimento Pag. 5 dello status di rifugiato. È stata prevista l'adozione della cosiddetta «lista dei Paesi di origine sicuri», che consente un esame accelerato e, ove possibile, svolto in frontiera delle domande di protezione di coloro che provengono da tali Paesi.
  Nelle controversie giurisdizionali è stato escluso il gratuito patrocinio quando l'impugnazione è dichiarata inammissibile, al fine di evitare ricorsi temerari volti soltanto al prolungamento del tempo di permanenza sul territorio nazionale.
  In materia di contrasto dell'immigrazione clandestina è, invece, previsto il prolungamento da novanta a centottanta giorni della durata massima del trattenimento dello straniero nei centri permanenza per il rimpatrio (ovviamente con spese a carico dello Stato), il trattenimento dei richiedenti asilo negli hot spot conformemente alla direttiva europea per un periodo non superiore a trenta giorni, al fine di accertarne identità alla cittadinanza e, ove necessario, al medesimo fine, successivo o eventuale trasferimento nei CPR (centri di permanenza per il rimpatrio), la possibilità di trattenimento degli stranieri da espellere anche in altre strutture idonee nella disponibilità della pubblica sicurezza in caso di indisponibilità nei CPR, l'aumento del Fondo rimpatri, il ricorso alla procedura negoziata al fine di assicurare una tempestiva realizzazione o ampliamento dei centri di permanenza per il rimpatrio, con l'attribuzione all'ANAC della funzione di vigilanza collaborativa.
  In materia di accoglienza il decreto prevede che il sistema già denominato SPRAR (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sia riservato ai soli titolari di protezione internazionale, ai minori stranieri non accompagnati e ai titolari delle nuove forme tipizzate di protezione speciale, considerati quali soggetti in condizione non temporanea destinati ad integrarsi nel tessuto sociale.
  Le strutture straordinarie di accoglienza devono essere attivate previo parere dell'ente locale interessato. È previsto, altresì, un monitoraggio da effettuare nei prossimi dodici mesi, finalizzato alla valutazione dell'andamento dei flussi migratori in vista della progressiva chiusura di tali centri.
  Il decreto, inoltre, prevede che onere dei gestori, dei centri accoglienza o di rimpatrio, sia pubblicare sul proprio sito o portale la rendicontazione delle spese di gestione. Gli stessi dati saranno resi disponibili dalle prefetture attraverso un link al sito del gestore.
  In materia di cittadinanza si dispone la revoca della cittadinanza acquisita per i condannati in via definitiva per reati di terrorismo. Sono ampliati, inoltre, i termini per l'istruttoria del procedimento di concessione da ventiquattro o quarantotto mesi.
  Si richiede, infine, per l'acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio e per naturalizzazione, anche il possesso da parte dell'interessato di un'adeguata conoscenza della lingua italiana.
  Analisi dei flussi migratori. Nei primi sei mesi di Governo si è registrato un netto abbattimento del flusso migratorio che aveva raggiunto il picco più elevato alla fine del mese di giugno del 2017.
  Dati dal 1° giugno al 30 novembre 2018. Sono giunti in Italia 9.581 immigrati a fronte dei 56.814 dello stesso periodo del 2017, meno 83 per cento. La diminuzione del flusso migratorio ha riguardato in particolar modo gli sbarchi provenienti dalla Libia, con una riduzione del 92 per cento. Nel corso del 2018 emergono, inoltre, significative variazioni in merito alle provenienze geografiche dei migranti sbarcati.
  Il raffronto con l'anno precedente rivela, infatti, una netta diminuzione di migranti proveniente dalle seguenti nazioni: Bangladesh meno 96 per cento, Gambia meno 95 per cento, Siria meno 94 per cento, eccetera. Poi lascio agli atti la mia relazione.
  Dal 1° giugno al 30 novembre sono state rimpatriate 2.774 persone in posizione irregolare, di cui 1.984 con accompagnamento alla frontiera. I Paesi di provenienza di soggetti rimpatriati sono: Tunisia per il 32 per cento, Albania per il 21 per cento, Marocco per il 13 per cento.
  Con riferimento all'attività di polizia giudiziaria connessa agli eventi di sbarco si fa presente che sempre dal 1° giugno al 30 novembre scorso sono state arrestate 123 Pag. 6persone di diverse nazionalità per reati connessi all'immigrazione clandestina.
  Attività di prevenzione antiterrorismo ed espulsioni per motivi di sicurezza nazionale. Dal 1° giugno sono stati adottati sessantasei provvedimenti di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato o di prevenzione del terrorismo, con un trend in crescita rispetto ai primi mesi dell'anno nel corso del quale erano stati quarantotto i provvedimenti.
  In generale, in ragione del rischio di infiltrazione terroristica nei flussi migratori si sta lavorando per un'azione sempre più integrata tra le strutture di intelligence nazionali ed europee.
  Coordinamento e integrazione sono anche alla base dell'impegno che l'Unione europea, nell'ottica del rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, ha profuso per rafforzare i cosiddetti «controlli di secondo livello» connessi all'immigrazione irregolare a fini antiterrorismo condotti con la collaborazione di Europol.
  All'indomani degli attentati di Parigi del novembre 2015 il nostro Paese ha condiviso con Europol l'esigenza di potenziare gli strumenti di prevenzione del terrorismo attraverso l'invio in Italia di guest officers individuati dalla predetta Agenzia per collaborare con le articolazioni investigative nazionali.
  Pertanto, dopo i controlli di sicurezza di primo livello espletati negli hot spot italiani con la collaborazione di Frontex, l'attività di questi ufficiali si concentra sui soggetti che, in base a specifici indicatori, destano sospetti e paiono meritevoli di ulteriori controlli.
  L'avvio di tale cooperazione con Europol ha consentito complessivamente di sottoporre a controlli di secondo livello 5.500 persone in occasione dei vari eventi di sbarco che hanno interessato le coste italiane fino allo scorso mese di ottobre. Tale attività ha generato quarantacinque segnali positivi relativi a ipotesi di reingresso illegale in territorio Schengen o possesso e fabbricazione di documenti falsi.
  Situazione degli hot spot e dei centri di permanenza per il rimpatrio. Ad oggi sono operativi quattro hot spot: Lampedusa, Pozzallo, Messina e Taranto. Alla luce del consistente calo dei flussi migratori, il centro di Trapani ha cessato di funzionare quale hot spot e ha riassunto le funzioni originarie di CPR.
  Per le medesime ragioni sono cessate le procedure volte all'attivazione di ulteriori strutture, che erano in costruzione e abbiamo fermato o riconvertito, ad Augusta, Crotone e Corigliano. È in fase di ultimazione il centro presso il porto di Reggio Calabria, che verrà reso attivo solo nel caso in cui dovesse verificarsi una ripresa dei flussi migratori irregolari.
  Risultano operativi, invece, sette centri di permanenza per il rimpatrio nelle seguenti cinque regioni per complessivi 1.035 posti, di cui però effettivamente disponibili solo 715: Torino, Roma, Bari, Brindisi, Potenza, Caltanissetta e Trapani.
  Il cronoprogramma dei lavori in corso in alcune strutture prevede che entro il mese di gennaio 2019 si potrà disporre della capienza massima prevista.
  Nella necessità di procedere all'aumento dei posti per conferire efficacia alle misure di rimpatrio per chi non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale, sono in corso lavori di ristrutturazione per attivare, tra gennaio e giugno 2019, nelle seguenti quattro regioni, nuove strutture per ulteriori 400 posti: Macomer (Sardegna), l'ex CIE (Centri di identificazione ed espulsione) di Gradisca in Friuli Venezia Giulia, l'ex CIE di Milano in via Corelli, l'ex CIE di Modena in Emilia-Romagna.
  Ulteriori 100 posti derivanti dall'ampliamento dei CPR di Palazzo San Gervasio e Macomer potranno essere attivati nel secondo semestre del 2019. Si prevede, inoltre, la realizzazione di un CPR in Calabria e l'ampliamento dell'attuale CPR di Caltanissetta.
  Accoglienza minori stranieri non accompagnati e nuovo capitolato per gli appalti dei centri. Alla data del 30 novembre 2018 risultano presenti nelle strutture di accoglienza 141.851 immigrati, registrandosi una diminuzione pari a circa il 24 per cento rispetto al numero di stranieri accolti alla stessa data dell'anno scorso, che erano 186.884. Pag. 7
  Per quanto riguarda il numero delle strutture destinate all'accoglienza, al 30 novembre 2018 sono attivi 14 centri dedicati alla prima accoglienza, 9.024 strutture temporanee, nel sistema denominato SPRAR sono presenti 27.444 migranti.
  Il fenomeno degli arrivi dei minori stranieri non accompagnati sulle coste italiane, negli scorsi anni, purtroppo in costante aumento, ha subìto una significativa riduzione del 2018. In particolare, dal 1 giugno al 30 novembre di quest'anno il numero di minori sbarcati sul nostro territorio è stato di 1.395, con una riduzione dell'81 per cento rispetto all'anno scorso.
  Il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti al 31 ottobre all'interno di strutture di accoglienza ad essi dedicate, comprese quelle gestite dai comuni, è di 11.838, a fronte dei 18.479 presenti alla stessa data dell'anno scorso. In particolare, alla data del 30 novembre le presenze complessive nei centri accoglienza per minori non accompagnati, organizzati dal Ministero dell'interno, assommano a 2.979 (ovviamente tutti i numeri rimangono agli atti della presidenza per chi volesse prenderne nota).
  Per quanto riguarda la gestione di centri di accoglienza, abbiamo proceduto a una completa revisione del precedente capitolato d'appalto in collaborazione con l'ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione, con la quale è stato stipulato il 23 luglio scorso un apposito accordo di supporto istituzionale. Il nuovo schema supera il precedente modello di affidamento, fondato su uno schema di capitolato unitario, prevedendosi ora diversi disciplinari di gara a seconda della tipologia del centro, in aderenza alla reale situazione dell'accoglienza praticata. Più piccoli sono i centri, maggiore ovviamente è il contributo, perché maggiore deve essere l'investimento e minori sono i risparmi di scala.
  Relativamente alle prestazioni da erogarsi in accoglienza ai richiedenti asilo è assicurata la salvaguardia del livello qualitativo dei servizi da rendersi, nel rispetto ovviamente dei dettami della relativa direttiva europea del 2013. Continuano infatti ad essere erogati tutti i servizi essenziali, che includono vitto, alloggio, cura dell'igiene, assistenza generica alla persona, tutela sanitaria, scheda telefonica, sussidio che l'ospite potrà utilizzare per piccole spese quotidiane.
  Attività delle commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale. Nel corso del 2018, al fine di accelerare la definizione delle procedure di asilo migliorandone la qualità, è stata ridisegnata la composizione delle commissioni territoriali, inserendo 250 funzionari amministrativi altamente qualificati assunti lo scorso maggio. Sono in corso ulteriori assunzioni per cento 169 funzionari risultati idonei nel relativo concorso pubblico. Nel corso di quest'anno è stata altresì operata una redistribuzione delle commissioni territoriali e le sezioni sul territorio attualmente sono 50.
  Per quanto riguarda l'attività svolta, a fronte di 130 mila domande presentate nel 2017 sono state adottate 81 mila decisioni di prima istanza, con i seguenti esiti: status di rifugiato 8 per cento, protezione sussidiaria 9 per cento, protezione umanitaria 25 per cento, dinieghi 58 per cento. Nel 2018, invece, alla data del 23 novembre sono state presentate 49.636 domande di asilo, con un decremento percentuale rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente pari al 60 per cento. Le posizioni esaminate nell'anno in corso sono state 86.446, quindi in crescita rispetto all'anno scorso, con il seguente esito: rifugiato 7 per cento, sussidiaria 4 per cento, umanitaria 23 per cento, dinieghi 66 per cento.
  Movimenti secondari dei dublinanti e ricollocazioni. Negli ultimi anni nel nostro Paese è aumentato in maniera esponenziale il numero dei procedimenti relativi alla individuazione, ai sensi del Regolamento di Dublino, dello Stato effettivamente competente all'esame della domanda di asilo. Ciò in considerazione del fenomeno dello spostamento dei richiedenti asilo all'interno del territorio europeo.
  Le procedure sono aumentate in misura esponenziale. In base al principio di responsabilità, l'esame delle domande di protezione, sancito in capo al Paese di primo ingresso nel quale è stata presentata, dall'inizio dell'anno al novembre 2018 sono Pag. 8state accertate oltre 31 mila competenze italiane e complessivamente sono state trasferite in Italia 5.919 persone.
  Le richieste effettuate dall'Italia agli altri Stati sono state quantitativamente inferiori, anche se in crescita, e nel 2018 sono state accertate 3.424 competenze estere ed effettuati 135 ricollocamenti in altri Paesi della Comunità. Per quanto riguarda la procedura di relocation, si segnala che si è sostanzialmente conclusa con 12.723 trasferimenti in altri Stati europei. Sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso giugno, si sono altresì sperimentate forme di ricollocazione su base volontaria a seguito dello sbarco a Pozzallo della nave Diciotti, per un totale di 129 immigrati.
  Rimpatri volontari assistiti e corridoi umanitari. Il rimpatrio volontario assistito ha come obiettivo affiancare in maniera organizzata i migranti che intendono su base volontaria fare rientro nel proprio Paese di origine, realizzando un percorso di inserimento socioeconomico. Il numero complessivo dei rimpatri volontari assistiti dal 1° giugno al 30 novembre è pari a 523, con un aumento del 14 per cento rispetto all'analogo periodo del 2017.
  Inoltre, l'iniziativa dei corridoi umanitari consente il trasferimento di persone bisognose di protezione internazionale dal Paese di primo asilo in Italia in modo sicuro e legale, grazie alla cooperazione tra il pubblico e il privato. I beneficiari sono individuati dalle associazioni private proponenti e, dopo i controlli di rito, sono accolti dalle stesse senza oneri a carico dello Stato. Dal 1° giugno ad oggi gli arrivi attraverso i corridoi umanitari hanno riguardato 436 immigrati. Ricordo da ultimo i recenti arrivi di 51 immigrati provenienti dal Niger, giunti a Pratica di Mare il 14 novembre scorso, e di 70 arrivati dal Libano provenienti dalla Siria il 30 novembre scorso.
  Stato dei negoziati in sede europea. Nell'ambito del Gruppo Affari Interni il confronto fra gli Stati membri si sta svolgendo intorno ai seguenti temi: la revisione del Regolamento Frontex, che disciplina l'Agenzia europea della Guardia costiera e di frontiera, per la creazione di un Corpo permanente di Guardia di frontiera di 10 mila unità, la riforma della direttiva rimpatri, con la quale si intende rendere più spedite le procedure di rimpatrio dei migranti irregolari, la riforma del sistema europeo comune di asilo, in una logica di maggior bilanciamento tra i princìpi di responsabilità e solidarietà.
  Frontex. L'Italia sostiene il rafforzamento del mandato della Guardia costiera e di frontiera europea, tuttavia guarda con estrema attenzione alle misure che possono limitare la sovranità nazionale. In particolare, un punto di criticità nella proposta della Commissione sta nella parte in cui prevede la possibilità di dispiegamento delle Guardie europee sul territorio nazionale in assenza del consenso del Paese interessato, che potrebbe concretizzare una violazione evidente della sovranità dello stesso Paese.
  Nel corso del Consiglio GAI dell'ottobre scorso abbiamo evidenziato il rischio che una presenza massiccia di navi nel Mediterraneo possa avere un effetto attrattivo sui flussi di migranti, sollecitando un maggiore impegno dell'Unione nella cooperazione con la Libia per accelerare i tempi del processo di stabilizzazione di quel Paese.
  Direttiva rimpatri. La proposta della Commissione europea nasce dall'esigenza di sopperire alla scarsissima efficacia delle politiche europee di rimpatrio (nel 2017 la media dei rimpatri effettivi si è attestata al 36 per cento) e di rafforzare invece la cooperazione tra l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo e Frontex. Noi sosteniamo la convinzione che, in presenza di percentuali ridotte di riconoscimenti di protezione, è assolutamente fondamentale dotarsi di strumenti efficaci per attuare la politica dei rimpatri, aumentando il numero degli accordi di riammissione e agendo sui movimenti primari.
  A proposito invece della riforma del sistema comune europeo di asilo, nel corso dell'ultima riunione di ottobre non sono emerse significative novità sull'avanzamento dei negoziati in particolare sui temi della riforma di Dublino. La posizione dell'Italia sulla riforma del Regolamento di Dublino è stata ormai più volte ribadita: contestiamo il criterio della responsabilità dello Stato di Pag. 9primo ingresso, che attualmente penalizza i Paesi i cui confini terrestri e marittimi coincidono con i confini esterni dell'Unione.
  Al momento il negoziato è bloccato, la maggioranza degli Stati non vuole l'obbligatorietà del meccanismo e tendenzialmente non vuole forme di redistribuzione, preferendo supporto logistico attraverso finanziamenti, mezzi ed esperti. Su questo aspetto ricordo che l'Italia è riuscita, in occasione del Consiglio europeo di giugno, a far emergere nelle conclusioni un riferimento alla necessità di tenere in considerazione la questione degli sbarchi a seguito di operazioni di salvataggio e soccorso in mare. L'individuazione del porto sicuro di approdo deve rimanere circoscritta alla fase di perfezionamento del soccorso in mare e non determinare automaticamente anche lo Stato responsabile dell'esame della richiesta di protezione internazionale.
  Nella giornata di domani, in un'altra riunione GAI-Affari interni che si terrà a Bruxelles la posizione italiana sarà riconfermata nei termini che ho appena enunciato.
  Con riguardo invece alla necessità di procedere ad una sostanziale revisione del piano operativo dell'operazione Eunavfor Med Sophia, il cui mandato scadrà il prossimo 31 dicembre, manteniamo ferma l'indisponibilità dell'Italia a continuare ad attuare le procedure di sbarco previste dal piano operativo, che vedono solo i porti italiani quali punti sicuri di approdo, perché ricordo che tutti gli immigrati soccorsi e salvati da questa missione internazionale sono arrivati solo e soltanto in Italia.
  Al momento non si sono registrati significativi progressi sul negoziato, nonostante la reiterata richiesta italiana di elaborare regole d'ingaggio per la distribuzione degli immigrati tra tutti gli Stati membri partecipanti all'operazione. In assenza di convergenza sulla nostra posizione, ritengo che non appaia opportuna la prosecuzione della missione.
  Da ultimo ma ovviamente non da ultimo, cooperazione con i Paesi terzi in materia di immigrazione. Il Governo è impegnato da tempo nella revisione e nell'ampliamento degli accordi di collaborazione con i Paesi più esposti alle dinamiche migratorie. Una delle prime azioni è stata quella di sostenere con mezzi e formazione adeguati lo sforzo delle autorità libiche per una più efficace azione il pattugliamento delle coste (ricorderete il decreto della scorsa estate sulla cessione di unità navali alla Libia).
  È stato avviato un percorso di confronto sui temi migratori, oltre che con la Libia, anche con la Tunisia, l'Egitto, il Ghana e prossimamente con la Nigeria, per rafforzare intese finalizzate al contrasto dell'immigrazione illegale e la cooperazione in campo economico.
  Si segnala inoltre che sta procedendo l'attuazione del progetto di capacity building a supporto delle autorità libiche, per lo sviluppo di un sistema di gestione integrata delle frontiere e dell'immigrazione già finanziato con 46 milioni di euro. Nei prossimi giorni il potenziamento del progetto sarà all'ordine del giorno del Comitato operativo del Trust Fund europeo, in vista dello stanziamento di ulteriori 45 milioni di euro a favore di progetti in via di definizione di aiuti alle organizzazioni internazionali che operano nel sud della Libia; 35 dei 45 milioni individuati dalla Commissione europea provengono dai Paesi del cosiddetto Gruppo Visegrád (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia).
  Misure di controllo dello spazio Schengen, per arrivare al nome e alla ragione sociale della stessa Commissione. In attuazione dell'Accordo di Schengen, il Regolamento 458 del 2017 in vigore dall'aprile scorso ha imposto il controllo in banche dati sia degli stranieri che dei cittadini di Paesi europei che viaggiano da e verso Paesi extra Schengen. Nel dicembre 2017 è stato inoltre adottato un Regolamento che introduce il nuovo sistema di entrata e uscita, il quale consente l'individuazione dei soggiornanti fuori termine, nonché l'identificazione delle persone prive di documenti nello spazio Schengen. Tale sistema sarà operativo a partire dal 1° gennaio 2020.
  In aggiunta, in questo sistema di controllo saranno registrati anche i respingimenti dei cittadini di Paesi terzi non ammessi per soggiorni di breve durata nello spazio di libera circolazione. Per facilitare le operazioni di registrazione al momento Pag. 10dell'attraversamento della frontiera saranno ammesse alcune soluzioni tecnologiche, quali l'uso di varchi elettronici o sistemi self-service. Grazie alla registrazione telematica degli ingressi e delle uscite, la polizia di frontiera e le forze di polizia che operano sul territorio potranno verificare la durata del soggiorno dello straniero nell'area Schengen non più attraverso la lettura dei timbri apposti sul documento di viaggio, ma semplicemente consultando questo sistema informatico.
  A settembre 2018 è stato adottato il Regolamento ETIAS (European Travel Information and Authorization System), che, sul modello dell'ESTA (Electronic System for Travel Authorization) degli Stati Uniti, si applica ai cittadini di Paesi terzi esenti dall'obbligo di visto. Il Regolamento, in vigore dal 9 ottobre di quest'anno, prevede un sistema elettronico di autorizzazione al viaggio per cittadini dei Paesi terzi esenti dal visto per soggiorni di breve durata, che consiste in un pre-travel information system volto ad ottenere un'autorizzazione ai viaggi preventiva per l'ingresso nell'area Schengen tramite una domanda on line.
  Le informazioni presentate in ciascuna domanda sono trattate automaticamente sulla base di altre banche dati dell'Unione europea, per determinare se vi siano motivi per il diniego dell'autorizzazione al viaggio.
  Il quadro delle misure di controllo si è arricchito con l'introduzione della disciplina dell'uso dei dati del codice di prenotazione, ai fini di prevenzione, accertamento e indagine nei confronti dei reati di terrorismo e altri reati gravi. I nuovi controlli si svilupperanno attraverso l'analisi delle informazioni che ciascun passeggero fornisce ai vettori aerei in fase di prenotazione del volo. Tali dati consentiranno un'attività di analisi di assoluto rilievo, all'esito della quale potranno essere individuati i soggetti che, per le caratteristiche dei viaggi effettuati o per altre informazioni desumibili dal codice, appaiano meritevoli di ulteriori approfondimenti ai fini del contrasto al terrorismo e ad altre gravi forme di criminalità.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro, per la relazione. Ci tenevo a informarla che è imminente una missione a L'Aja, alla sede di Europol, per approfondirne l'attività – nel rispetto di quanto deve fare questo Comitato – su quello che fa Europol e per rendere ulteriormente utile ed efficace la nostra azione parlamentare.
  Informo il Comitato e anche lei, ministro, che un membro deputato, l'onorevole Di Muro, ha fatto pervenire (poi tratteremo la questione in Ufficio di presidenza) una richiesta di convocazione di questo Comitato a Ventimiglia. Nel rispetto del mandato che mi è stato conferito con l'elezione a presidente, in questi giorni ho voluto approfondire i dati che riguardano i cadaveri recuperati in mare, e volevo farle i complimenti perché questo è sicuramente un dato positivo rispetto alle tragedie che si sono verificate durante questi sbarchi. A metà novembre, paragonando l'anno 2017 con l'anno 2018, se nel 2017 purtroppo sono stati recuperati in mare 912 corpi di immigrati, nell'anno 2018 si è scesi a 23, sicuramente un dato positivo rispetto all'attività del Governo e anche del suo ministero.
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

  LAURA RAVETTO. Grazie, presidente. Ho due velocissime domande, anche per rispetto verso i colleghi che probabilmente saranno impegnati in Aula al Senato.
  Innanzitutto grazie, ministro, perché lei è impegnatissimo e ha dato attenzione a questo Comitato, e complimenti al presidente che ha organizzato l'audizione del ministro. Delle due domande, una riguarda Schengen in generale. Lei ci ha spiegato dei data base, benissimo. Può darci una sua opinione su quanto sta succedendo nella discussione di merito su Schengen? Ci sono dei dossier da parte di alcuni Stati, capofila anche la Germania, in cui si sta prospettando una limitazione di fatto dell'accordo di Schengen.
  Da una parte noi potremmo avere un'esigenza di controllo maggiore rispetto alle frontiere interne, perché tutti si concentrano sul Mediterraneo, però abbiamo i flussi dalla Slovenia al Friuli, dall'altra. Come sa, siamo un Paese sul mare e quindi Pag. 11possiamo rischiare di diventare un Paese imbuto se le frontiere interne vengono troppo presidiate, e comunque abbiamo visto che sul Brennero, quando ci sono state queste limitazioni, abbiamo avuto degli effetti economici negativi. Lei in rappresentanza del nostro Paese come si sta ponendo rispetto a queste richieste e qual è la sua opinione?
  La seconda domanda, che anticipo perché credo che le verrebbe posta comunque, riguarda il suo decreto sicurezza. La critica che viene mossa a questo decreto è che dall'abolizione della protezione umanitaria e dal ridimensionamento degli SPRAR di fatto si potrebbero creare delle sacche di clandestinità.
  Premetto che (penso di parlare a nome di tutto il mio gruppo) abbiamo votato questo decreto anche perché non riteniamo che, per evitare sacche di clandestinità, si dovesse continuare con delle sanatorie mascherate quali erano le protezioni umanitarie, che, come lei ha spiegato benissimo, oggi invece sono state riportate ad una coerenza giuridica. Lei ha spiegato benissimo che negli SPRAR rimangono i minori e le persone in particolari situazioni, quindi riteniamo che lei abbia fatto molto bene con quel decreto su questo fronte. Ma sui numeri, lei stesso ha parlato di 40 mila persone che potrebbero vedersi non più titolari di questo tipo di...

  MATTEO SALVINI, Ministro dell'interno. Quelli erano i numeri del passato.

  LAURA RAVETTO. Perfetto. Può spiegarci quali sono i veri numeri? Alcuni commentatori giornalisti ci hanno detto che da questa riduzione di SPRAR più il combinato disposto della revoca della protezione umanitaria ai 600 mila che teoricamente ci sono sul territorio si aggiungono 130 mila. Può ridimensionare questi numeri e ci può anche spiegare quali progressi sta facendo sui rimpatri? Ha già detto che ha disposto la creazione di quattro centri nuovi, però naturalmente ci chiediamo se riuscirà a rafforzare il Fondo rimpatri, ministro, se abbia già un progetto di rafforzamento. Grazie.

  FLAVIO DI MURO. Grazie, ministro, di essere qui. Devo registrare un cambio di passo da parte del Governo e del suo Ministero sull'immigrazione non tanto per ideologia politica quanto per dinamismo e pragmaticità. Sicuramente l'argomento è stato trattato finalmente in maniera seria. Come si deve trattare? A mio avviso, bloccare i nuovi flussi, la prima cosa che è stata fatta sul Mar Mediterraneo (abbiamo visto sui porti la disponibilità che è stata data); avviare e concludere accordi con i Paesi africani, l'ha già detto nella sua relazione; cambiare le norme interne e abbiamo appena approvato il decreto sicurezza, che ora è legge, e vedremo nelle prossime settimane se ci saranno questi problemi che i giornali evidenziano o se, come penso io e come pensa il mio gruppo politico, non vi saranno.
  C'è poi tutta una partita, della quale questo Comitato è protagonista, che riguarda le riforme delle direttive europee e dei patti bilaterali dei Paesi comunitari. La domanda (più una constatazione che una domanda) è se non ritenga deleterio il combinato disposto dell'attuale Regolamento di Dublino con la sospensione programmatica, che taluni Paesi fanno, dell'Accordo di Schengen per l'Italia.
  Il problema è che stiamo cercando e risolvendo i problemi dei nuovi flussi, l'organizzazione anche di sicurezza interna al Paese, e poi ci ritroviamo soli come Italia, contornati da Paesi europei e da Commissione europee totalmente sorde, che creano dei nuovi flussi in ingresso all'Italia dove magari non ce lo aspettiamo. È notizia di stanotte che un altro giovane emigrante è morto, perché sul treno a Ventimiglia è stato folgorato per raggiungere la Francia, quindi ci sono ancora delle questioni purtroppo che vanno affrontate. Giustamente andavano affrontate dopo quello che è stato fatto sul blocco del Mediterraneo e con la riforma dell'ordinamento nazionale. Grazie e l'aspettiamo a Ventimiglia.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Muro. Al Senato non sono ancora iniziati i lavori e il primo punto è la discussione di mozioni sulla tutela del settore agroalimentare Pag. 12 italiano. Se nessuno fa richiesta formale, io andrei avanti.

  PAOLA NUGNES. Io faccio richiesta formale. Noi comunque aspettavamo il ministro per le 8.30, quindi abbiamo perso mezz'ora e comunque i lavori di Aula o gli impegni che gli altri senatori avevano già preso impongono di lasciare alle 9.30 questa seduta.
  Nello stesso tempo c'è la precedenza che lei giustamente dà ai componenti dell'ufficio di presidenza e quindi il ritardo per chi non è in ufficio di presidenza a poter intervenire si accumula. Faccio notare che questa audizione non si risolve in dieci minuti.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ci rivedremo assolutamente. Il ministro era impegnato con il sottoscritto per dieci minuti. La ringrazio per la disponibilità, ministro.

  PIERO DE LUCA. Noi preferiremmo comunque poter continuare a fare altre domande. Terminiamo almeno le domande e poi semmai ci riaggiorniamo per le risposte in un'altra sede, però non vorremmo che passassero uno o due mesi senza aver avuto la possibilità di avere almeno un confronto sulla relazione ascoltata dal ministro. Raccogliamo almeno le nostre impressioni sulla relazione.

  MARINELLA PACIFICO. Complimenti per la sua esauriente esposizione, l'approfondiremo con la lettura di quanto vorrà lasciarci. Vorrei riprendere l'argomento che riguarda l'informativa, cioè il sistema informatico che dà la possibilità di seguire i singoli immigrati nell'area Schengen.
  Vorrei sapere se questo sistema possa essere a disposizione anche dei consolati, perché è possibile che immigrati che compiano reati e vengano espulsi possano ottenere dei visti anche prima della scadenza del termine previsto nel provvedimento loro attribuito. Vorrei saperlo perché è importantissimo per tutelare i confini esterni dell'area Schengen e dare anche meno lavoro alle forze dell'ordine. Grazie.

  PRESIDENTE. Prima di chiudere darei la parola ad un rappresentante del PD anche per la rappresentatività dei Gruppi. Prego, onorevole De Luca.

  PIERO DE LUCA. Ringraziamo il ministro per la disponibilità e per la sua relazione, ma francamente abbiamo un po’ di perplessità come gruppo del Partito Democratico, perché, al di là dei dati letti in modo impeccabile, la nostra impressione è che, al di là dell'attenzione rinnovata e della tensione rinnovata sul tema della sicurezza e dell'immigrazione, i risultati siano nella sostanza fallimentari. Questa è la posizione del Partito Democratico.
  La riduzione degli sbarchi cui il ministro dell'interno faceva riferimento è assolutamente in linea con quelli già registrati, l'80 per cento in meno nei primi sei mesi del 2018 grazie alle misure messe in campo dal Ministro Minniti. I rimpatri o le espulsioni dei migranti in posizione irregolare nel nostro Paese sono ridotti rispetto ai primi sei mesi del 2018, sono diminuiti. Questi sono i dati ufficiali. Ci ha raccontato alcuni dati ma, se li paragoniamo con quelli dei primi sei mesi del 2018, sono in riduzione.
  Non c'è stato un accordo bilaterale di riammissione in più rispetto ai cinque stipulati dal Governo del Partito Democratico in questi primi sei mesi. Sulla relocation ho ascoltato con grande rispetto (ci mancherebbe altro) l'impressione del ministro dell'interno, però a questo punto farei una riflessione, perché il signor ministro parlava di conclusione del processo di ricollocamento dei 40 mila richiedenti asilo che l'Unione europea e gli altri Stati membri si erano impegnati a ricollocare dall'Italia nel 2015 grazie a due decisioni adottate su spinta del Governo Renzi.
  Per dare un dato chiaro in questo Comitato, finora i ricollocamenti sono quasi 13 mila effettuati di cui ha parlato il ministro. In questi primi sei mesi il percorso però è andato avanti, il problema è che ne sono stati collocati semplicemente sedici, non si è interrotto, dobbiamo concluderlo.
  Da parlamentare della Repubblica italiana interessato alle sorti del nostro Paese nella sostanza, non nella propaganda, auspicherei che il Governo rafforzasse la continuazione Pag. 13 e il completamento di questo processo e di questo programma, perché si è bloccato (lei sa meglio di me) per la riluttanza di alcuni Stati, quelli dell'asse di Visegrád che lei conosce bene, i quali dovrebbero rimpatriare e rilocalizzare ancora oggi più di 10 mila richiedenti asilo al nostro Paese (questi sono i dati ufficiali)...

  MATTEO SALVINI, Ministro dell'interno. La prima è la Francia.

  PIERO DE LUCA. Ha ragione, condivido, però se vede i numeri... Dobbiamo fare questa azione nei confronti di tutti, però ci sono alcuni Stati come l'Ungheria e la Polonia che non ne hanno preso nemmeno uno! L'interlocuzione è interessante, ma lo dico nell'interesse del nostro Paese, credo sia più interessante innanzitutto portare avanti i ricorsi per inadempimento che la Commissione ha instaurato innanzi alla Corte di giustizia nei confronti dell'Ungheria per il mancato rispetto di quelle che sono decisioni obbligatorie.
  Nell'ultimo Consiglio, nell'ultimo vertice, il nostro Governo ha approvato il principio della volontarietà nel ricollocamento, principio che invece va contro le decisioni adottate dal Governo PD, che prevede l'obbligo di ricollocamento. Di cosa stiamo parlando? Sono preoccupato perché abbiamo accettato la volontarietà, ed è per me sbagliato, soprattutto perché sono decisioni vincolanti e vanno rispettate in quanto tali.
  Sul Regolamento di Dublino (e chiudo perché non voglio togliere tempo alle eventuali risposte o all'ulteriore dibattito) il Ministro Salvini ha giustamente ribadito in quest'Aula, in questo consesso, la volontà di modificare il Regolamento di Dublino, però Lega e Movimento 5 Stelle il 16 novembre 2017 in Parlamento europeo, quando si è discusso di modificare il Regolamento di Dublino, hanno votato contro la modifica, quando si è discusso di instaurare un meccanismo strutturato obbligatorio di ripartizione per quote dei migranti che giungono nel nostro Paese e di non far ricadere sullo Stato di primo approdo, cioè in particolare l'Italia, la Grecia e la Spagna, tutto l'onere della gestione dei migranti che giungono e quindi delle domande di asilo, Lega e 5 Stelle hanno votato contro. Anche nell'ultimo Consiglio europeo si è annacquata, se non insabbiata, la modifica del Regolamento di Dublino.
  Chiederei allora davvero qual è la volontà politica, perché se la volontà, come noi del Partito democratico crediamo, è quella di riformare la struttura del Regolamento di Dublino, siamo sulla stessa linea, se però a questa linea nei consessi europei e anche in Parlamento europeo la Lega vota contro, allora fateci capire, perché c'è una sorta di schizofrenia politica tra quello che dite e quello che in realtà fate. Sul dire siamo anche d'accordo...

  PRESIDENTE. Sulla schizofrenia...

  PIERO DE LUCA. Politica, per carità, ovviamente.

  PRESIDENTE. Assolutamente. Però evitiamo in questo Comitato termini che ogni tanto magari sentiamo in Aula.

  TONY CHIKE IWOBI. Credo che questa non sia una sede di polemica. Dobbiamo ascoltare e fare tesoro di quanto abbiamo appreso questa mattina.
  Signor ministro, innanzitutto colgo l'occasione della sua visita per esprimere la mia soddisfazione per il decreto sicurezza e immigrazione, una norma di buonsenso, che aiuta i veri profughi a essere accolti e a integrarsi dignitosamente nel nostro Paese e punisce chi approfitta della nostra tutela e chi commette gravi reati.
  Il decreto sarà senza dubbio un punto di partenza per il lavoro di questo Comitato e credo che ne faremo tesoro. Sono convinto che questo decreto certamente metterà sempre al centro le persone e i loro diritti, specialmente i più meritevoli e bisognosi. Non è vero che il decreto potrebbe lasciar finire in strada gli immigrati, come qualcuno ingiustamente e malamente riporta.
  Grazie, ministro. Io credo che questo decreto metterà fine ai 18 mila morti in mare in cinque anni, metterà fine ai 14 miliardi di euro spesi per l'immigrazione Pag. 14senza senso. Dobbiamo essere al corrente di quanto abbiamo vissuto in questi anni, della politica migratoria veramente senza rispetto per la dignità umana. Io mi limito a ringraziarla, ministro. Andiamo avanti perché siamo sulla giusta strada.

  PAOLA NUGNES. Ringrazio il ministro. Non faccio commenti, che già sono noti, sul decreto, perché qui bisogna fare le domande.
  Ministro, lei e il suo gruppo avete detto che sono importanti la cooperazione e la condivisione della gestione dei flussi migratori in Europa. È vero quanto mi risulta, ovvero che per quanto riguarda la revisione del Regolamento di Dublino il gruppo della Lega non si è seduto ai tavoli, o è una falsa notizia? Io ho visto un video di un deputato a settembre che diceva che non si erano seduti perché non volevano fare mal comune mezzo gaudio, ma assolutamente non vogliono gli immigrati in Europa.
  Rispetto al non rivedere il Regolamento di Dublino e, in conseguenza, non sedersi al tavolo per il Global compact, non ritiene che queste due azioni vadano in contrasto con l'idea di ridistribuire la gestione?
  In secondo luogo, è stato detto che bisogna attuare i rimpatri assistiti, che sono la parte migliore del rimpatrio, però mi risulta che siano stati tolti fondi a questa voce.
  Per quanto riguarda i rimpatri, lei ci ha detto che sono in atto revisioni sui rimpatri con i Paesi terzi e accordi, però è stato lei stesso ad affermare che ci vorranno 80 anni per rimpatriare tutte queste persone irregolari, che comunque verranno a gravare sugli italiani – è stato calcolato – 120 mila in più, che potranno accedere soltanto al lavoro irregolare, non avranno possibilità di iscriversi all'anagrafe e accedere a strutture pubbliche sanitarie e non potranno affittare una casa in maniera regolare.
  Quanto tempo lei ritiene che ci vorrà rispetto alle azioni messe in campo? Quanto tempo dobbiamo aspettare affinché queste persone, che sono irregolari e creano insicurezza sul nostro territorio, siano rimpatriate?
  Per quanto riguarda lo sviluppo dei Paesi di origine, lei ha ribadito qui che è uno degli obiettivi principali. Ha valutato che l'emendamento sulla tassazione delle rimesse degli stranieri dell'1,5 per cento a partire da 10 mila euro nell'ultimo decreto passato al Senato toglierà 60 milioni dei soldi che vanno ai Paesi di origine e che questo flusso di denaro è la maniera più opportuna che sia stata messa in atto, non in maniera attiva dall'Europa, ma fattiva dagli immigrati stessi che lavorano sui territori italiani, che aiuta gli stranieri a casa loro? Noi andiamo a sottrarre ai Paesi terzi l'aiuto che nel tempo potrà limitare l'immigrazione.
  Su dove vadano a finire gli immigrati che non arrivano sulle nostre coste non dico nulla. Questo parte dal decreto Minniti-Orlando, su cui do un giudizio molto pesante.

  GIORGIO SILLI. Non entro nel merito dei commenti a questo decreto, anche perché l'intervento mio e del nostro gruppo alla Camera dei deputati è stato chiaro. Noi abbiamo votato convintamente questo decreto, sebbene, come ha egregiamente esposto la nostra capogruppo Ravetto, ci siano dei punti da approfondire, perché crediamo assolutamente che tutto sia perfettibile. È una questione di ratio, di come si vede il mondo, con o senza le frontiere. Se le frontiere ci sono vanno gestite, credo sia una cosa normale per chi rappresenta le istituzioni.
  Mi perdoni, ministro, ma visto che ci sono ricordo una cosa al presidente. Ha parlato di missione all'Aja e a Ventimiglia. La mia è una richiesta molto più umile e vicina. Si ricorda? Gliel'ho detto: al polo Tuscolano, dove c'è la direzione della polizia di frontiera, perché questo Comitato si renda conto fisicamente di quello che viene fatto al momento della presa in carico del migrante.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silli. La invito anche a formalizzare questa richiesta.
  Do la parola al Ministro Salvini per la replica.

  MATTEO SALVINI, Ministro dell'interno. Io capisco se ci sono colleghi che devono andare. Pag. 15
  Posso dire qualcosa adesso velocemente, però rischio di ripetermi, posso lasciare qualcosa per iscritto. Ovviamente lascio la relazione integralmente per iscritto.
  Per quanto concerne i Paesi con cui stiamo lavorando per accordi di riammissione permettetemi di comunicarlo a cose fatte, perché non vorrei interrompere un percorso avviato. Sono diversi Paesi con cui non esisteva nulla e con cui ovviamente è complicato dialogare, però lo stiamo facendo e sono ottimista.
  Vi posso dire, ad esempio, che con il Ghana, da cui sono arrivate più di 10 mila persone negli ultimi anni, stiamo lavorando e ho incontrato il Presidente della Repubblica e il Primo ministro per avere un accordo che offra vitto, alloggio, formazione professionale e avviamento al lavoro a regime a circa 80 mila persone. Entro l'anno lo chiudiamo e, quindi, saprò essere più preciso.
  Sulla riforma del Regolamento di Dublino onestamente non ho seguito negli ultimi mesi gli europarlamentari della Lega, ma l'ho fatto fino a febbraio. L'obiettivo è condiviso, ma poi bisogna vedere come si vuole riformare Dublino, perché a volte ci dicono che vogliono farlo in termini peggiorativi. Quindi, riforma di Dublino, sì, ma è chiaro che se è una riforma deteriore evidentemente bisogna mettersi d'accordo, come su Schengen.
  Ci sono attualmente, se non ricordo male, sei Paesi che hanno sospeso tranquillamente e bellamente Schengen. Il principale Paese carente per ricollocamenti è la Francia. L'Ungheria è inadempiente per 300, la Francia è inadempiente per 9 mila, quindi sono entrambi inadempienti. Glielo garantisco io, i numeri li ho letti. Sono entrambi inadempienti, quindi sono entrambi in torto nei confronti degli impegni presi con il nostro Paese, però 9 mila è più di 300. Comunque, l'inadempienza è evidente da parte di entrambi.
  Sul Global compact abbiamo fatto una scelta «alla Svizzera» di democrazia e trasparenza, il Parlamento dirà e il Governo ne trarrà conseguenza effettiva.
  Sulla protezione umanitaria adesso stiamo raccogliendo i dati delle prefetture e probabilmente, se riesco, già questa settimana riuniamo al Viminale tutti i prefetti per avere il quadro aggiornato in tempo reale con i numeri e le diverse fattispecie.
  Io ricordo che comunque il decreto – qualche giornalista evidentemente è sbadato o disinformato – non è retroattivo, quindi tutti i percorsi SPRAR iniziati vanno a compimento. A leggere i giornali sembrava che io buttassi fuori la vigilia di Natale donne incinte, bambini e anziani. Chi è nello SPRAR arriva a fine percorso SPRAR, se uno ha ancora un anno sta lì un anno. Evidentemente nessun decreto può retroattivamente cambiare quello che è già in essere. Semplicemente da qui al futuro il sistema SPRAR, per assurdo, darà più spazio ai rifugiati politici veri, riconosciuti in quanto tali, che in questa situazione a volte non avevano accesso al sistema SPRAR perché era occupato da altri, quindi c'era l'avente diritto che non entrava e il presunto avente diritto che era dentro. Era una situazione a mio modo di vedere paradossale, poi tutto è migliorabile e perfettibile, per carità di Dio.
  Degli accordi di riammissione ho parlato. Sul ruolo dei consolati – la collega è andata via – sentiamo gli Esteri come possono collaborare.
  Sul fondo rimpatri la manovra non è ancora manovra, perché ovviamente sarà manovra dopo che Camera e Senato l'avranno approvata, però a mia memoria i fondi europei destinati a questa voce erano in aumento rispetto all'anno precedente, nel senso che io avevo ridestinato alla voce rimpatri volontari dei fondi europei che invece erano destinati ad altre fattispecie, secondo me non particolarmente utilmente sfruttate.
  Su Dublino e Schengen – ripeto – e sulle tre domande magari vi faccio avere la posizione comune del Governo, anche perché su questo ovviamente c'è il collega agli Esteri che va a trattare su alcuni temi. Non faccio il Ministro degli esteri e mi sembra anche utile avere la sua posizione e non parlare a nome di tutti.
  Sul fallimento è una posizione politica, ci mancherebbe altro. La competenza è sovrapposta a quella degli Esteri evidentemente, Pag. 16 perché alcuni temi sono più di sua competenza che non di mia competenza.
  Sugli accordi di riammissione, come ho detto, fatemeli sottoscrivere e poi fatemeli portare, perché non vorrei che qualcuno lamentasse fughe di notizie e, quindi, fossi incriminato anche per altro.
  Sulla volontarietà approfondisco, non sono onnisciente, per carità di Dio. Se ho dimenticato qualcosa poi magari vi lascio qualcosa per iscritto, per evitare che chi è andato via debba ricominciare da capo.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. Prenderemo contatto con la sua segreteria per fissare una nuova audizione d'aggiornamento con lei. Chiaramente il ministro è a disposizione anche attraverso la presidenza per domande, quesiti o altro e sarà mia premura trasmetterle direttamente al ministro e al ministero.
  Io ringrazio i collaboratori del ministro che sono qui con noi: il prefetto Marco Valentini, direttore dell'ufficio affari legislativi e relazioni internazionali, e il dottor Angelo De Prisco, capo ufficio di staff ufficio relazioni parlamentari.
  Ci sono altri brevi interventi sull'ordine dei lavori.

  CARLO MARTELLI. Per le prossime volte chiedo se è possibile avere preventivamente la relazione che verrà letta, perché, come in questo caso, essendo stati forniti molti dati e molti numeri, sarebbe più comodo avere i dati sotto mano. Ove possibile naturalmente, diventerebbe più facile per noi seguire tutto.

  NAZARIO PAGANO. Mi pare evidente che, come giustamente è stato ricordato dalla collega Ravetto, la questione Schengen diventa una questione di fondamentale importanza, a cui è legato ovviamente anche il Ministro degli esteri.
  Ovviamente chiedevo che venisse posta agli atti e che ci venisse consegnata copia della relazione del ministro, ma mi pare che questo sarà fatto. Non so se è possibile anche inviarcela per posta elettronica.

  PRESIDENTE. Sì, il ministro ci ha autorizzato.

  CRISTIANO ZULIANI. Per quel che riguarda l'impegno economico sul bilancio UE per la gestione di migrazione e asilo, passerà dai 7,3 miliardi per il quinquennio 2014-2010 agli 11,3 per il nuovo periodo.
  Una cosa che ho già accennato durante la riunione dell'ufficio di presidenza e che ritengo importante è continuare a impegnarsi sulla lotta alla contraffazione. Comunque, già vedo un'ANSA del 26 novembre 2018 in cui si riporta che Europol ha chiuso 33 mila siti di prodotti contraffatti che producevano copie illegali di film, musica, ma anche di apparecchi elettronici.
  Per la tutela del nostro territorio e del nostro Paese, è importante l'immigrazione, ma dobbiamo tutelare anche le attività produttive. Viste le funzioni di Europol auspico che ci sia un impegno da parte di questo Comitato e del ministro affinché si tuteli il nostro made in Italy.

  PRESIDENTE. Grazie anche al senatore Zuliani, capogruppo della Lega.
  Io sono a vostra completa disposizione, anche con il vicepresidente, il collega Tuzi, con l'ufficio di presidenza, la nostra segreteria particolare e gli uffici.
  Avverto che la relazione del Ministro dell'interno sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.

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ALLEGATO

Relazione del Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, consegnata nel corso dell'audizione

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